Atto Camera
Mozione 1-00239
presentata da
ANTONIO DI PIETRO
testo di
martedì 22 settembre 2009, seduta n.218
La Camera,
premesso che:
il nostro Paese è da lungo tempo impegnato in missioni internazionali di stabilizzazione e di mantenimento della pace: dalla prima missione in Libano del 1982 a quella in Afghanistan iniziata nell'agosto del 2003 in ambito Isaf (Nato), che - di fatto - si può considerare una continuazione dell'iniziativa statunitense Enduring freedom, avviata all'indomani dell'attentato alle Torri gemelle dell'11 settembre 2001;
una differenza ed una contraddizione evidente c'è sempre stata fra queste due ultime missioni: la Isaf è sempre stata intesa e percepita, e come tale si è sviluppata, come assistenza o sostegno alla popolazione, secondo i canoni di una vera o propria operazione di peacekeeping, mentre quella sotto il diretto comando Usa è sempre apparsa come una missione di lotta al terrorismo, secondo le logiche e le strategie di una guerra tout court;
tuttavia, nonostante il diffuso apprezzamento per l'azione del nostro contingente in Afghanistan, negli ultimi 4 anni si sono contati già 21 caduti fra i nostri militari e nel frattempo sembrano svaniti o dimenticati i presupposti e le ragioni per cui i nostri soldati partecipano alla missione Isaf;
come risulta da numerose denunce anche degli osservatori dell'Unione europea e dell'Onu, la produzione di oppio è continuata a crescere e i grandi trafficanti hanno fatto campagna elettorale in stretta alleanza con i signori della guerra;
l'attuale presenza militare internazionale ed italiana in quel Paese ha, ormai, assunto i caratteri di un vero e proprio conflitto armato, che mal si concilia e che, invece, è necessario torni a conformarsi con il dettato della nostra Carta costituzionale, e con la dovuta attenzione alla sicurezza dei nostri militari;
il nostro contingente si trova a operare nel pieno di una vera e propria guerra civile ed è quindi necessario porre al centro dell'attenzione nelle sedi internazionali una exit strategy, fermo restando il nostro impegno per la ricostruzione dell'Afghanistan;
il nostro Paese, allorquando il Presidente degli Stati Uniti ha annunciato la nuova strategia americana, prevedendo l'invio di 30.000 soldati in più in Afghanistan entro l'estate 2010, ha fatto sapere di poter assicurare la presenza di ulteriori 1.000 nostri militari (170 dei quali da subito, come indicato nel decreto-legge n. 1 del 2010, in attesa di essere convertito in legge tra qualche settimana), senza che un impegno di tal genere fosse stato portato all'attenzione nelle opportune sedi parlamentari;
il 28 gennaio 2010 si terrà a Londra una conferenza internazionale sull'Afghanistan e la sua stabilizzazione politica, cui parteciperà ovviamente anche il nostro Paese, e proprio su questo vale la pena ricordare che il neo Segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha dichiarato: «ora sarà necessario un nuovo patto, un contratto tra Afghanistan e la comunità internazionale con una conferenza che al più presto, all'inizio del 2010, lanci un messaggio forte e chiaro»;
è pertanto auspicabile e non più rinviabile l'avvio di un confronto parlamentare, di un dibattito sereno, equilibrato e maturo sul nostro impegno in Afghanistan,
impegna il Governo:
a porre, senza indugi, nelle sedi internazionali, l'esigenza di un riesame e di una modifica dei tempi e della strategia d'intervento di ristabilimento della pace e della democrazia in Afghanistan, avviando un percorso di exit strategy, fermo restando il nostro impegno per la ricostruzione dell'Afghanistan;
a compiere tutti i passi necessari, in occasione della partecipazione alla citata conferenza internazionale di Londra, per tradurre in azioni concrete e efficaci gli intenti della nostra diplomazia circa la maggior responsabilizzazione del Governo Karzai sulle varie questioni che riguardano il futuro dell'Afghanistan, quali la lotta alla corruzione e al crimine organizzato, la stabilizzazione politica, la riconciliazione nazionale.
(1-00239)
(Nuova formulazione) «Di Pietro, Donadi, Leoluca Orlando, Evangelisti, Di Stanislao, Borghesi».