ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00179

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 178 del 18/05/2009
Abbinamenti
Atto 1/00165 abbinato in data 18/05/2009
Atto 1/00178 abbinato in data 18/05/2009
Atto 1/00180 abbinato in data 18/05/2009
Atto 1/00181 abbinato in data 18/05/2009
Atto 1/00184 abbinato in data 26/05/2009
Firmatari
Primo firmatario: COTA ROBERTO
Gruppo: LEGA NORD PADANIA
Data firma: 18/05/2009
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SIMONETTI ROBERTO LEGA NORD PADANIA 18/05/2009
FAVA GIOVANNI LEGA NORD PADANIA 18/05/2009
REGUZZONI MARCO GIOVANNI LEGA NORD PADANIA 18/05/2009
ALLASIA STEFANO LEGA NORD PADANIA 18/05/2009
TORAZZI ALBERTO LEGA NORD PADANIA 18/05/2009
PINI GIANLUCA LEGA NORD PADANIA 18/05/2009


Stato iter:
26/05/2009
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 18/05/2009
Resoconto PINI GIANLUCA LEGA NORD PADANIA
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 18/05/2009
Resoconto SAGLIA STEFANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 18/05/2009

DISCUSSIONE IL 18/05/2009

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 18/05/2009

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 26/05/2009

RITIRATO IL 26/05/2009

CONCLUSO IL 26/05/2009

Atto Camera

Mozione 1-00179
presentata da
ROBERTO COTA
testo di
lunedì 18 maggio 2009, seduta n.178

La Camera,

premesso che:

gli effetti della crisi economica stanno avendo forti ripercussioni anche sul mondo del lavoro, soprattutto sulle imprese manifatturiere e su quelle che svolgono attività di ricerca, sperimentazione ed innovazione. L'Istat, nel IV trimestre 2008, conferma che la produzione manifatturiera nazionale è arretrata del -10,7 per cento (- 4,8 per cento su tutto il 2008);

a preoccupare è soprattutto il vuoto di domanda che le imprese si trovano a fronteggiare, come indica la consistenza del proprio portafoglio ordini a fine anno, in calo dell'8,8 per cento nel mercato nazionale e del 7,4 per cento su quelli esteri. Gli indicatori di merito confermano che il carattere della congiuntura, anche per parte del 2009, non sarà diverso;

pesante è poi la flessione del fatturato (-8,8 per cento), che, tuttavia, grazie ad un primo semestre sostanzialmente stabile, segna solo un -2,9 per cento nel complesso del 2008. La decisa caduta delle quotazioni delle materie prime (in particolare quelle energetiche e i metalli) e la contrazione della domanda hanno raffreddato i prezzi alla produzione, che, dopo le impennate della prima parte del 2008, contengono gli aumenti a +0,6 per cento. Nei settori più legati al ciclo degli investimenti, metalli, meccanica e mezzi di trasporto, i listini prezzi registrano variazioni negative;

il tessuto delle attività manifatturiere italiane, in particolare quello del Nord e del Centro, è tra i più performanti d'Europa; secondo elaborazioni di dati Eurostat 2005, nel Nord-Centro Italia (dove vive una popolazione solo di poco inferiore a quella della Spagna) il valore aggiunto manifatturiero pro capite, è assai elevato senza che per questo il Nord-Centro Italia presenti un «deludente» valore aggiunto totale pro capite rispetto agli altri maggiori Paesi dell'Unione europea; anzi quello del Nord-Centro Italia è tra i più elevati in Europa;

in particolare, la Lombarda ed il Nord Est presentano il valore aggiunto manifatturiero pro capite più alto in assoluto rispetto ai maggiori Paesi dell'Unione europea e, nello stesso tempo, è, però, anche un'area capace di generare un valore aggiunto pro capite nei rimanenti settori dell'economia (costruzioni, servizi ed altri) tra i più elevati rispetto agli altri maggiori Paesi dell'Unione europea;

dagli ultimi dati che l'Istat ha diffuso per il terzo trimestre del 2008, emerge che il tasso di disoccupazione è salito al 6,1 per cento, con un incremento dello 0,5 per cento rispetto al precedente anno; il numero delle persone in cerca di occupazione ha registrato il terzo aumento tendenziale consecutivo, portandosi a 1.527.000 unità, il 9 per cento in più rispetto allo stesso periodo 2007;

i dati sulle forze di lavoro, a detta dell'Istat, tracciano «un quadro in deterioramento del mercato del lavoro: si riduce molto la crescita dell'occupazione e si associa a un ulteriore allargamento della disoccupazione»;

l'industria ha registrato un'ulteriore riduzione tendenziale dell'occupazione (-1 per cento, pari a 53.000 unità), concentrata nel lavoro indipendente; d'altro canto, stando alle rilevazioni dell'Inps, anche il regime della cassa integrazione sta subendo incrementi eccezionali, con altissimi ricorsi alla sospensione dal lavoro per effetto del calo dei consumi;

sia a livello europeo, sia a livello nazionale e regionale, si afferma che, per fare fronte alla crisi in atto, una delle misure da sostenere sia l'incremento delle attività di ricerca e sviluppo tecnologico, prevedendo una linea privilegiata per il finanziamento pubblico alle azioni messe in atto dalle imprese che si orientano in questa direzione;

gli effetti della crisi stanno mettendo, tuttavia, in grande difficoltà proprio le attività private, soprattutto piccole e medie imprese della produzione manifatturiera e quelle della ricerca e di sperimentazione, che costituiscono l'offerta di tecnologia per le imprese della produzione;

queste imprese, ad elevatissimo investimento in forza lavoro specializzato e dotate di grandi patrimoni immateriali costituiti da brevetti, modelli e marchi, si sostengono con forti anticipazioni di risorse finanziarie da parte degli istituti di credito. Pertanto, è opportuno mettere quanto prima in atto interventi finanziari per sostenere l'operatività delle imprese che svolgono ricerca, sperimentazione e sviluppo in nuove tecnologie, per l'immediato ed il medio periodo;

nell'ambito delle imprese del settore manifatturiero si è ultimamente accentuato un ulteriore fenomeno destabilizzante, che si riverbera negativamente sull'intera tenuta del sistema produttivo ed occupazionale del Paese. Si tratta di un aspetto indotto dal processo della globalizzazione e noto come dislocazione dei processi produttivi, ovvero dell'organizzazione del processo produttivo su scala mondiale;

tale fenomeno non interessa più come in passato le sole imprese multinazionali, ma si estende ormai a tutte le imprese e prende il nome di delocalizzazione;

si assiste così ad un trasferimento vero e proprio di attività o di fasi della produzione da un Paese all'altro, soprattutto in vista di poter produrre a costi sempre più bassi. La spinta fondamentale a questo processo è duplice: le imprese cercano di essere presenti in mercati di sbocco, che appaiono sempre più vasti, e di ridurre i costi del lavoro per mantenere la loro competitività;

i fenomeni in questione esplicano conseguenze nel medio e lungo periodo spesso devastanti per i luoghi d'origine delle imprese dislocanti, poiché avvengono senza gradualità alcuna e senza che il Paese oggetto della delocalizzazione abbia il tempo di maturare la propria crescita. Si assiste, quindi, ad un fenomeno che vede un impoverimento del Paese di origine senza alcun beneficio immediato al Paese in cui è avvenuta la delocalizzazione. Gli effetti di tale mancanza di gradualità sono molto negativi, ripercuotendosi sulla sfera economica, sulla struttura e sulla composizione dei sistemi produttivi, nonché sulla sfera sociale di entrambi i Paesi;

il sistema produttivo italiano subisce gravi lesioni dal processo di delocalizzazione e le conseguenze sono anche più preoccupanti a causa delle difficoltà dell'economia italiana: ciò non solo rispetto agli eccezionali tassi di crescita di alcuni Paesi emergenti, ma anche rispetto alle altre economie internazionali ed europee;

la peculiare caratteristica del settore industriale ed artigianale italiano è la dimensione distrettuale del suo sistema produttivo;

l'organizzazione e la localizzazione del sistema produttivo formato da piccole e medie imprese, organizzate in concentrazioni territoriali, ha permesso alle relative aziende di beneficiare di vantaggi competitivi determinati dall'ambiente sociale ed economico in cui si collocano, da un sistema di risorse e di fornitura locale che consente di contenere il costo del lavoro e assicura flessibilità alle imprese, da un complesso di capacità e conoscenze di imprenditori e lavoratori che costituiscono la base dell'originalità e della qualità dei prodotti italiani;

zone particolarmente colpite e penalizzate dagli effetti della delocalizzazione industriale sono il Lombardo-Veneto ed il Piemonte, soprattutto riguardo al settore manifatturiero dell'industria della moda, dell'abbigliamento e del tessile;

la maggior parte, se non tutte, le aziende produttrici di abbigliamento hanno avviato vasti processi di trasferimento degli impianti in parti del mondo in cui più convenienti sono i fattori della produzione e, fra tutti, la forza lavoro e gli oneri sociali;
i Paesi esteri in cui hanno scelto di delocalizzare sono, in particolare, quelli a basso costo di manodopera, come: Marocco, Tunisia, Libia, Turchia, Egitto, Romania, Bulgaria, Moldavia. Bisogna fare i conti, in particolare in questo difficile momento di crisi economica, con le ripercussioni che tali fenomeni generano sulle imprese dell'indotto, che nei luoghi d'origine si sono sviluppate per fornire materie prime, servizi, forza lavoro e competenze immateriali alle imprese delocalizzanti;

piccole e medie imprese dell'indotto, con in media poche decine di operai, oggi sono in estrema difficoltà e molte in procinto di chiudere; molti posti di lavoro persi poi sono prettamente femminili;

è necessario ed urgente, quindi, scongiurare il pericolo di chiusura di molte di queste imprese e garantire la ripresa dell'indotto dell'industria dell'abbigliamento nel territorio italiano, in particolare nel Lombardo-Veneto e nel Piemonte, e parallelamente attivarsi in maniera pertinente e strategica affinché le imprese a rinomanza internazionale che operano nei mercati mondiali non decidano di delocalizzarsi ed anzi, ove già l'avessero fatto, siano incentivate a rafforzarsi e ad investire nelle sedi d'origine;

in queste circostanze sarebbe indispensabile attivare iniziative volte alla concessione di risorse immediate alle piccole imprese per permettere loro di fare fronte alla temporanea mancanza di liquidità e di proseguire la loro gestione produttiva, ma anche attuare una nuova politica di tutela delle realtà distrettuali del settore dell'abbigliamento tramite la concessione di agevolazioni e riduzioni degli oneri amministrativi e dei carichi fiscali e sociali, ma ad ogni modo legati al rispetto di specifiche condizioni, tra cui la permanenza nei luoghi d'origine, l'assunzione di forza lavoro locale, l'assegnazione di commesse ad imprese dell'area d'appartenenza;

nella comunicazione della Commissione europea «Small business act» viene sottolineata l'importanza delle piccole e medie imprese, in quanto creatrici di posti di lavoro e protagoniste della crescita delle comunità locali e regionali. La Commissione europea ha, quindi, individuato le iniziative essenziali da adottare, sia a livello europeo che degli Stati membri, verso tali realtà produttive, favorendo la creazione di condizioni di concorrenza paritarie per le piccole e medie imprese. Il 5 maggio 2009 la Commissione attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati ha approvato all'unanimità la risoluzione sullo «Small business act»;

con il decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, sono state previste una serie di misure organiche e mirate per il salvataggio, la ripresa ed il sostegno delle imprese, segnatamente quelle piccole e medie dei settori in maggior crisi. Si rende urgente a riguardo dare immediata attuazione alle pertinenti previsioni del predetto decreto-legge che disciplinano tali misure;

da ultimo si deve anche ricordare che sulla Gazzetta ufficiale del 24 marzo 2009 è stata pubblicata la delibera Cipe sui criteri e modalità di funzionamento del fondo per il finanziamento degli interventi consentiti dagli orientamenti europei sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese in difficoltà (ex decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80). All'articolo 6 della citata delibera Cipe è prevista l'emanazione entro trenta giorni dalla predetta pubblicazione di un decreto ministeriale per l'attuazione della delibera;

risulta che lo schema di tale decreto ministeriale sia stato trasmesso da pochi giorni alla Conferenza Stato-regioni per l'iscrizione all'ordine del giorno. Sarebbe in tal senso indispensabile attivarsi affinché l'iter di valutazione del decreto sia urgentemente compiuto per l'immediata emanazione da parte del Governo,
impegna il Governo:
a dare immediata attuazione alle disposizioni relative alle misure urgenti a tutela dell'occupazione, alle disposizioni in favore delle piccole e medie imprese, nonché alle ulteriori norme volte al superamento dell'attuale crisi finanziaria, allo scopo previste dal decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33;

ad intraprendere le occorrenti iniziative affinché sia urgentemente emanato il decreto ministeriale previsto dalla delibera Cipe sui criteri e modalità di funzionamento del fondo per il finanziamento degli interventi consentiti dagli orientamenti europei sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese in difficoltà;

ad attivare un'organica azione di difesa e di sostegno alle imprese del settore del tessile dei territori votati, segnatamente dei distretti industriali, ricomprendendo in tali azioni l'osservanza da parte dei beneficiari di impegni diretti alla loro permanenza nei luoghi d'origine, al mantenimento e all'incremento della forza lavoro locale, all'assegnazione di lavori e all'eventuale esternalizzazione di processi produttivi ad imprese appartenenti all'indotto in cui esse operano;

a perseguire gli obiettivi di cui sopra, anche attraverso iniziative riguardanti:

a) la sottoscrizione di accordi con le organizzazioni rappresentative del sistema del credito per la concessione di prestiti temporanei ed a tassi agevolati, volti a mantenere in vita le imprese in difficoltà, prevedendo anche la possibilità di concordare con il sistema del credito una moratoria, per tutte le pratiche di finanziamento alle imprese, delle rateizzazioni della parte capitale fino al 31 dicembre 2009, limitando per tutto il periodo i pagamenti dovuti alla sola parte interessi;

b) la semplificazione degli adempimenti amministrativi;

c) la riduzione dei carichi fiscali (iva ed imposte sulla produzione) e degli oneri sociali;

d) la concessione di contributi per gli investimenti diretti alla ristrutturazione ed all'ammodernamento, soprattutto in campo tecnologico;

e) la riduzione del costo dell'energia, riportandolo sui livelli degli altri Paesi dell'Unione europea, con particolare riferimento ai settori con elevati consumi energetici, come l'industria tessile.

(1-00179)
«Cota, Simonetti, Fava, Reguzzoni, Allasia, Torazzi, Pini».
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

aiuto alla ristrutturazione

aiuto alle imprese

conseguenza economica

controllo degli aiuti di Stato

delocalizzazione

disoccupato

impresa in difficolta'

industria dell'abbigliamento

piccole e medie imprese

politica dell'impresa

politica di sostegno

ristrutturazione industriale