Atto Camera
Mozione 1-00168
presentata da
ARTURO IANNACCONE
testo di
lunedì 11 maggio 2009, seduta n.174
La Camera,
premesso che:
la crisi economica e finanziaria su scala internazionale colpisce in particolare modo un Mezzogiorno che si presenta ancora con il suo pesante fardello di problemi irrisolti. Il «check up Mezzogiorno», elaborato dall'Istituto per la promozione industriale e dall'area Mezzogiorno di Confindustria, ha confermato che «l'economia meridionale si è comportata in modo anticiclico rimanendo ai »margini« delle oscillazioni del ciclo economico, ma solo perché poco inserita nell'economia globale»;
tuttavia, il Mezzogiorno oggi non è più al riparo dagli eventi negativi esterni: la «protezione» derivante dall'isolamento è ora meno attiva. I sistemi economici sono molto più «connessi» che in passato e sicuramente anche il Mezzogiorno lo è, anche perché «la soggettività, i bisogni, gli atteggiamenti socio-culturali sono sempre più quelli tipici della modernità, non distinguibili dal resto d'Italia»;
la concatenazione fra problemi strutturali irrisolti e nuove minacce derivanti dalla globalizzazione rende l'economia delle regioni meridionali ancora più fragile; il Mezzogiorno non attrae investimenti, esporta poco, soprattutto se si esclude il contributo della grande industria a controllo esterno, e si presenta di fronte ai nuovi pericoli con il carico dei suoi problemi strutturali;
stando alle stime dell'Ufficio statistico delle Comunità europee (Eurostat) nel 2005 il prodotto interno lordo per abitante del Mezzogiorno era pari al 70 per cento della media UE27, con un lieve arretramento rispetto al 71 per cento del 2004. Anche nel Centro-Nord si è registrato un peggioramento, da 126 a 124. Nell'intervallo 2004-05, fra i vecchi Stati membri dell'UE15, Francia, Grecia, Olanda e Irlanda migliorano la propria collocazione, mentre peggiora la Gran Bretagna. Riguardo al livello di prodotto interno lordo per abitante, il Mezzogiorno è superato ormai non solo da Spagna, Grecia e Portogallo, ma anche da alcuni Paesi di nuovo accesso, come Repubblica ceca, Slovenia, Malta e Cipro. Fra le regioni meridionali, i valori più bassi sono registrati da Sicilia, Campania, Calabria e Puglia, le quattro regioni dell'obiettivo «convergenza». Gli alti tassi di sviluppo dei nuovi Paesi membri fanno prevedere un ulteriore peggioramento del posizionamento relativo del Mezzogiorno;
dodici punti separano il tasso di occupazione del Mezzogiorno e quello medio italiano, punti che diventano 20 se il confronto viene fatto con l'Italia settentrionale;
nel periodo 1995-2008, gli occupati sono aumentati di 2 milioni 701 mila unità nel Centro-Nord e di 483 mila unità nel Mezzogiorno; in termini percentuali, del 19 per cento nel primo caso, e dell'8 per cento nel secondo. Soprattutto, nel Sud l'aumento dell'occupazione si è esaurito nel periodo 1998-2002, mentre è continuato nel Centro-Nord. Tra il 2008 e il 2007 (primi tre trimestri), l'occupazione è cresciuta soltanto nel Centro-Nord (240 mila unità), a fronte di una sostanziale stazionarietà nel Mezzogiorno;
nel periodo 1995-2008, il tasso di disoccupazione è progressivamente disceso, prima nel Centro-Nord e successivamente, con circa cinque anni di ritardo, anche nel Mezzogiorno, fino al minimo del 2007, in cui sono stati raggiunti valori pari a circa la metà di quelli registrati all'inizio del periodo. I primi tre trimestri 2008 evidenziano un rialzo, più sensibile nel Sud. Alcune componenti, come le donne, i giovani e i disoccupati di lungo periodo, manifestano a Sud un particolare disagio, con un tasso di disoccupazione che si attesta al 32,3 per cento per i giovani meridionali;
da vari anni è ripreso un forte movimento migratorio dal Mezzogiorno verso le regioni del Centro-Nord. Negli ultimi cinque anni, l'emigrazione interna ha comportato ogni anno per il Mezzogiorno una perdita di oltre il 2 per mille della popolazione, con valori intorno al 2,4/2,5 per mille abitanti a partire dal 2004, particolarmente intensi in Campania (-4,3 per mille nel 2007), Calabria (-3,9) e Basilicata (-3,7);
alla luce dei dati sopra esposti, occorre rivedere la politica sull'utilizzo del fondo per le aree sottoutilizzate, dal quale, recentemente, l'Esecutivo ha attinto somme non destinate alla riduzione del divario infrastrutturale e al potenziamento dei servizi pubblici,
impegna il Governo:
a rafforzare le iniziative già assunte in direzione:
del sostegno alle imprese private che assumono;
dell'accompagnamento, attraverso meccanismi di finanziamento della microimpresa, delle iniziative autonome imprenditoriali dei giovani del Sud;
dell'accelerazione degli investimenti già individuati per colmare il gap infrastrutturale;
a prevedere, in un quadro di sostenibilità finanziaria e nel rispetto del patto di stabilità, ogni iniziativa utile a migliorare la qualità ed i livelli occupazionali della Pubblica Amministrazione.
(1-00168) «Iannaccone, Lo Monte, Belcastro, Commercio, Latteri, Lombardo, Milo, Sardelli, Brugger».