ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00158

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 167 del 28/04/2009
Abbinamenti
Atto 1/00148 abbinato in data 29/04/2009
Atto 1/00153 abbinato in data 29/04/2009
Atto 1/00155 abbinato in data 29/04/2009
Firmatari
Primo firmatario: MISITI AURELIO SALVATORE
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 28/04/2009
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DONADI MASSIMO ITALIA DEI VALORI 28/04/2009
BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 28/04/2009
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 28/04/2009


Stato iter:
29/04/2009
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 29/04/2009
Resoconto ROCCELLA EUGENIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 29/04/2009
Resoconto FRANCESCHINI DARIO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto CAZZOLA GIULIANO POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD PADANIA
Resoconto PEZZOTTA SAVINO UNIONE DI CENTRO
Resoconto MISITI AURELIO SALVATORE ITALIA DEI VALORI
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 29/04/2009

NON ACCOLTO IL 29/04/2009

PARERE GOVERNO IL 29/04/2009

DISCUSSIONE IL 29/04/2009

RESPINTO IL 29/04/2009

CONCLUSO IL 29/04/2009

Atto Camera

Mozione 1-00158
presentata da
AURELIO SALVATORE MISITI
testo di
martedì 28 aprile 2009, seduta n.167

La Camera,

premesso che:
il 22 aprile 2009 l'Istat ha presentato il nuovo metodo di stima della povertà assoluta, come definito dalla commissione di studio appositamente costituita dal medesimo istituto;

la suddetta commissione di studio, in linea con standard condivisi a livello internazionale, ha avuto l'incarico di rivedere i requisiti del paniere utilizzato per la stima della povertà assoluta;

sulla base alla nuova metodologia di stima, l'Istat ha, quindi, presentato alcuni dati sulla povertà assoluta. Nel 2007, in Italia, 975 mila famiglie si trovano in condizioni di povertà assoluta (il 4,1 per cento delle famiglie residenti). In queste famiglie vivono 2 milioni 427 mila individui, il 4,1 per cento dell'intera popolazione. Il fenomeno è maggiormente diffuso nel Sud e nelle Isole, dove l'incidenza di povertà assoluta (5,8 per cento) è all'incirca il doppio del resto del Paese. Per quanto riguarda il Nord, la percentuale delle famiglie povere, in termini assoluti, è del 3,5 per cento e del 2,9 per cento per il Centro Italia;

le incidenze maggiori si hanno tra le famiglie più numerose e la povertà è, inoltre, associata a bassi livelli di istruzione, a bassi profili professionali e all'esclusione dal mercato del lavoro;

vale la pena sottolineare che questi dati sulla povertà assoluta del 2007, appena presentati dall'Istituto di statistica, forniscono un quadro della situazione alla vigilia della crisi economica e, quindi, non scontano gli effetti della crisi economica in atto;

si ricorda che, a differenza delle misure di povertà relativa, che individuano la condizione di povertà nello svantaggio di alcuni soggetti rispetto agli altri, la povertà assoluta rileva l'incapacità di acquisire i beni e i servizi, necessari a raggiungere uno standard di vita «minimo accettabile»;

per quanto riguarda invece la povertà relativa (che individua le disuguaglianze tra poveri e ricchi sulla base di una spesa media mensile fissata per tutti), i dati Istat disponibili parlano di 2 milioni 623 mila famiglie, che rappresentano l'11,1 per cento delle famiglie residenti. Si tratta di oltre 7 milioni e mezzo di persone, pari a circa il 13 per cento della popolazione, ma con un forte ed evidente squilibrio territoriale;

il rapporto Istat sulla povertà relativa in Italia nel 2006 stima anche un altro dato importante e particolarmente significativo: sono poco meno di due milioni le famiglie non povere, ma che sono tuttavia a rischio di indigenza. Ossia quelle che si trovano appena sopra la soglia di povertà, in una condizione di incertezza economica tale per cui basterebbero interventi mirati, probabilmente anche minimi, per fare la differenza e far uscire queste persone da un'area di rischio;

il rapporto Eurispes 2005 parla della società dei tre terzi: «un terzo vive all'interno di una zona di sicuro disagio sociale e indigenza economica, un terzo appare assolutamente garantito e la fascia centrale (i ceti medi) vive in una condizione di instabilità e di precarietà». La stessa Caritas segnala come sempre più spesso i suoi «utenti» appartengano a classi sociali tradizionalmente lontane dalla fruizione dei servizi di assistenza dell'associazione;

le rilevazioni ufficiali e i dati statistici relativi alle persone in difficoltà, se consentono di delineare un quadro chiaro e significativo del problema, spesso non riescono ad intercettare una ben più vasta area di povertà materiale e di esclusione ufficiale;

nell'ambito di un'audizione al Senato della Repubblica del 21 aprile 2009, il direttore del servizio studi della Banca d'Italia, dottor Brandolini, ha, tra l'altro, sottolineato come i confronti internazionali sfavoriscono l'Italia, anche per quanto riguarda le povertà. Il livello della povertà e della disuguaglianza dei redditi familiari nel nostro Paese è di molto superiore a quello delle nazioni nordiche e dell'Europa continentale e in linea con quello di altri Paesi mediterranei;

sempre nel corso dell'audizione è stato ribadito come in una fase di recessione i lavoratori a termine e quelli parasubordinati siano chiaramente i più esposti alla perdita di occupazione e contemporaneamente anche i meno protetti dagli ammortizzatori sociali. Peraltro, in una situazione in cui molte famiglie hanno risorse patrimoniali limitate, assume rilievo la debolezza della rete di protezione sociale italiana e pesa la mancanza di strumenti di sostegno al reddito nelle condizioni di maggiore difficoltà economica;

fattore casa, contrazione del welfare, precarizzazione del lavoro, riduzione del potere d'acquisto sono i principali fattori che favoriscono il processo di impoverimento e moltiplicano la vulnerabilità e l'incertezza, estendendole a fasce sociali fino a qualche anno fa relativamente al sicuro;

il rapporto Eurispes 2008 parla di un aumento della povertà nel Paese e di una povertà sempre più «giovane». Al Nord, in un solo anno, le famiglie povere con a capo un giovane con meno di 35 anni sono passate dal 2,6 per cento del 2004 al 4,8 per cento del 2005, mentre al Sud si è verificato un aumento dal 23,5 per cento al 24,9 per cento;

secondo il rapporto annuale Istat 2007, il 50 per cento dei nuclei familiari vive con meno di 1.900 euro al mese, il 15 per cento delle famiglie non arriva alla quarta settimana, il 6,2 per cento ritiene di non potersi permettere un'alimentazione adeguata;

nell'ambito delle politiche di contrasto della povertà e del disagio, è indispensabile intervenire con interventi fiscali non una tantum, ma strutturali, mirati nei confronti degli incapienti, ossia di quei circa 5 milioni di persone, di cui oltre la metà pensionati, che, proprio per il loro basso reddito, sono nell'impossibilità di godere di qualunque deduzione e/o detrazione;

risulta evidente che le politiche fiscali non possono esaudire del tutto il bisogno di protezione sociale delle famiglie, ma è indispensabile che dette politiche debbano essere integrate con efficaci politiche dei servizi, nell'ambito dell'istruzione, della salute, del lavoro;

da questo punto di vista, il fondo nazionale per le politiche sociali (le cui risorse sono ripartite annualmente con decreto del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali) è uno strumento fondamentale per il finanziamento dei servizi sociali e degli interventi di solidarietà sociale. La dotazione complessiva del fondo risulta, però, del tutto insufficiente e la legge finanziaria per il 2009 ha ridotto ancora le risorse complessive ad esso assegnate;

la profonda crisi finanziaria ed economica in atto ha, peraltro, acuito drammaticamente le disparità sociali, creando situazioni socialmente ed economicamente sempre più insostenibili per le classi sociali più deboli ed esposte del nostro Paese;

l'alto debito pubblico e le risorse limitate impongono delle scelte e delle priorità da parte del Governo per individuare le risorse finanziarie necessarie a dare risposte adeguate alle vecchie e nuove povertà. Il primo ambito nel quale individuare le opportune risorse è sicuramente quello della lotta all'evasione e all'elusione fiscale, ma finora le scelte di politica economica e fiscale del Governo hanno dimostrato, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, un evidente lassismo in questo senso, se non addirittura un «allentamento» delle norme in materia;

si ricorda, tra l'altro:

a) la soppressione disposta dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, dell'obbligo di allegare alla dichiarazione iva degli elenchi clienti/fornitori, che, peraltro, in ragione dell'ormai generalizzata informatizzazione nella tenuta delle contabilità, non avrebbe provocato particolari complicazioni gestionali ed oneri aggiuntivi ai contribuenti;

b) l'abrogazione, sempre contenuta nel decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, della disposizione in materia di limitazione dell'uso di contanti e di assegni, di tracciabilità dei pagamenti e di tenuta da parte dei professionisti di conti correnti dedicati;

così come va sottolineato che non meno di tre miliardi di euro sarebbero reperibili - per fare un altro esempio - dall'obbligo per i soggetti che avevano aderito alle norme sul condono, di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 289, a concludere i versamenti rateali previsti. È ben noto, infatti, che molti evasori hanno potuto beneficiare degli effetti favorevoli del condono, senza in realtà pagare neppure le somme, ampiamente scontate rispetto a quanto originariamente dovuto, ma limitandosi al pagamento della sola prima rata;

la recente approfondita indagine della Corte dei conti sugli effetti del condono fiscale 2003-2004, voluto dal secondo Governo Berlusconi, conferma come la politica dei condoni abbia prodotto gravi danni alla finanza pubblica e aggravato l'iniquità del prelievo fiscale, avvantaggiando ulteriormente gli evasori e, di fatto, aumentando l'onere per i contribuenti onesti,
impegna il Governo:
a predisporre interventi fiscali che consentano di ridisegnare una curva redistributiva più favorevole ai redditi medio-bassi, anche attraverso l'incremento delle detrazioni per i carichi familiari e, in particolare, per i figli minori;

a restituire il drenaggio fiscale, a cominciare dai contribuenti con più basso reddito;

a prevedere interventi strutturali di carattere fiscale per quei cittadini che, in conseguenza del loro basso reddito, sono nell'impossibilità di poter beneficiare di qualunque deduzione e/o detrazione;

a prevedere una somma aggiuntiva alla pensione, non tassata ed erogata una sola volta all'anno, per sostenere i titolari di pensioni basse;

ad introdurre nuove forme di sostegno per i lavori cosiddetti atipici;

a mettere in atto una convincente e seria politica di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, che consentirebbe di liberare risorse per molti miliardi di euro, da poter destinare a politiche perequative, di sostegno al reddito, a interventi di solidarietà sociale e a tutela delle fasce sociali più deboli e povere della popolazione;

nell'ambito della finalità di reperire nuove risorse, ad attivarsi per il recupero delle somme dovute, e solo parzialmente versate, da parte dei soggetti che avevano aderito alle norme sul condono fiscale, di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 289, e sue successive modificazioni ed integrazioni;

ad incrementare le risorse del fondo per le politiche sociali, attualmente del tutto insufficienti e in costante riduzione.

(1-00158)
«Misiti, Donadi, Borghesi, Evangelisti».
Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

DECRETO LEGGE 2008 0112

EUROVOC :

basso salario

beni e servizi

crisi monetaria

disuguaglianza sociale

evasione fiscale

livello di insegnamento

poverta'

problema sociale

protezione della famiglia

recessione economica

sicurezza sociale

tenore di vita