ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00153

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 166 del 27/04/2009
Abbinamenti
Atto 1/00148 abbinato in data 27/04/2009
Atto 1/00155 abbinato in data 27/04/2009
Atto 1/00158 abbinato in data 29/04/2009
Firmatari
Primo firmatario: PEZZOTTA SAVINO
Gruppo: UNIONE DI CENTRO
Data firma: 24/04/2009
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CAPITANIO SANTOLINI LUISA UNIONE DI CENTRO 24/04/2009
VIETTI MICHELE GIUSEPPE UNIONE DI CENTRO 24/04/2009
VOLONTE' LUCA UNIONE DI CENTRO 24/04/2009
CICCANTI AMEDEO UNIONE DI CENTRO 24/04/2009
COMPAGNON ANGELO UNIONE DI CENTRO 24/04/2009
NARO GIUSEPPE UNIONE DI CENTRO 24/04/2009
GALLETTI GIAN LUCA UNIONE DI CENTRO 24/04/2009
LIBE' MAURO UNIONE DI CENTRO 24/04/2009
OCCHIUTO ROBERTO UNIONE DI CENTRO 24/04/2009


Stato iter:
29/04/2009
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 27/04/2009
Resoconto CAPITANIO SANTOLINI LUISA UNIONE DI CENTRO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 27/04/2009
Resoconto MISITI AURELIO SALVATORE ITALIA DEI VALORI
Resoconto MISIANI ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO GOVERNO 27/04/2009
Resoconto PIZZA GIUSEPPE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ISTRUZIONE, UNIVERSITA' E RICERCA)
 
PARERE GOVERNO 29/04/2009
Resoconto ROCCELLA EUGENIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 29/04/2009
Resoconto FRANCESCHINI DARIO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto CAZZOLA GIULIANO POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD PADANIA
Resoconto PEZZOTTA SAVINO UNIONE DI CENTRO
Resoconto MISITI AURELIO SALVATORE ITALIA DEI VALORI
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 27/04/2009

DISCUSSIONE IL 27/04/2009

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 27/04/2009

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 29/04/2009

NON ACCOLTO IL 29/04/2009

PARERE GOVERNO IL 29/04/2009

DISCUSSIONE IL 29/04/2009

RESPINTO IL 29/04/2009

CONCLUSO IL 29/04/2009

Atto Camera

Mozione 1-00153
presentata da
SAVINO PEZZOTTA
testo di
lunedì 27 aprile 2009, seduta n.166

La Camera,

premesso che:

secondo il rapporto 2008 sulla povertà e l'esclusione sociale in Italia, presentato nel mese di ottobre 2008 da Caritas italiana e Fondazione Zancan, il 13 per cento della popolazione italiana è costretto a sopravvivere con meno di metà del reddito medio italiano, ossia con meno di 500-600 euro al mese, e, con riferimento all'Europa dei 15, l'Italia presenta una delle più alte percentuali di popolazione a rischio povertà;

in particolare, sarebbero due le fasce di popolazione maggiormente in difficoltà: le persone non autosufficienti e le famiglie con figli: risulta, infatti, povero il 30,2 per cento delle famiglie con 3 o più figli, di cui il 48,9 per cento vive nel Mezzogiorno (secondo gli ultimi dati disponibili del 2006). Avere più figli in Italia comporta un maggiore rischio di povertà, con una penalizzazione non solo per i genitori che si assumono questa responsabilità, ma soprattutto per i figli, costretti a una crescita con meno opportunità;

questa tendenza è confermata dai dati che l'Istat ha recentemente fornito a partire dalla misura della povertà assoluta, che segnala la presenza per il 2007 del 4,1 per cento delle famiglie in condizioni di mancato accesso ad un paniere di beni e servizi essenziali, vale a dire circa due milioni e mezzo di persone;

la crisi economica internazionale in atto ha acuito le difficoltà incontrate da queste fasce di popolazione: inoltre, oggi la povertà economica è legata ad una complessità di fattori, che, intrecciandosi, contribuiscono ad allargare la fascia della vulnerabilità. Ciò significa che, per parlare con correttezza di povertà, si deve tenere conto della multidimensionalità del fenomeno, dei processi di impoverimento e non solo della povertà come esito;

precarizzazione del lavoro, contrazione del welfare, fragilità familiare sono i tre fattori che moltiplicano la vulnerabilità, la allargano a fasce sociali un tempo relativamente al sicuro e accrescono l'ansia nei confronti del futuro: molte famiglie dichiarano di avere meno risorse di quanto soggettivamente considerato necessario;

la povertà economica si intreccia spesso con altri di fattori di debolezza sociale: mancanza o perdita del lavoro, disagio psichico, dipendenze, lacerazione dei legami familiari;

ci sono poi persone cadute nell'emarginazione senza neppure aver potuto sperimentare una vita lavorativa e familiare normale, persone con una traiettoria di mobilità discendente, contrassegnata dalla perdita del lavoro, dei legami familiari, della stabilità abitativa, persone senza famiglia, che con l'avanzare degli anni si trovano senza sostegni, donne sole con bambini, prive del sostegno del coniuge o con compagni a loro volta colpiti dalla precarietà occupazionale, da malattie o inabilità o con genitori anziani da assistere, persone che subiscono a livello psicologico e relazionale i contraccolpi della disoccupazione o del fallimento e della cessazione di attività autonome;

i rischi di impoverimento non potranno che aumentare a seguito di un prevedibile peggioramento della situazione economica, della riduzione delle disponibilità di risorse per la protezione sociale, dell'aumento della fragilità delle unioni familiari;

l'insuccesso dei tentativi volti a ridurre o eliminare il rischio povertà è dettato, tuttavia, non solo dall'esiguità delle risorse disponibili, ma anche dalla loro cattiva utilizzazione;

i trasferimenti sociali operati in Svezia, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Germania e Irlanda riescono a ridurre del 50 per cento il rischio di povertà, mentre in Italia hanno un minor impatto;

la spesa per la protezione sociale italiana ha registrato una crescita considerevole nel corso degli anni, soprattutto a causa della componente previdenziale: le prestazioni erogate a fini sociali sono per il 66,3 per cento per pensioni, mentre quella per l'assistenza sociale è pari all'1,9 per cento, evidenziando uno squilibrio funzionale;

secondo il rapporto Caritas-Zancan, l'incidenza dei trasferimenti sociali potrebbe avere un diverso impatto attraverso il passaggio da trasferimenti monetari a servizi e la gestione decentrata della spesa sociale;

i Paesi che investono di più in servizi (intesi come forme di aiuto che vanno dagli interventi domiciliari a interventi intermedi o territoriali, come i centri diurni o i servizi educativi, a interventi residenziali, come le case famiglia, le residenze per persone non autosufficienti ed altro), piuttosto che in trasferimenti monetari, riescono a combattere la povertà con indici di risultato, che raggiungono anche il 50 per cento;

nel confronto europeo l'Italia è agli ultimi posti per incidenza della spesa «altri servizi» sul totale delle prestazioni sociali;

nel nostro Paese solo l'11 per cento della spesa per l'assistenza sociale è gestita a livello locale, per cui risulta urgente intervenire, collegando strutturalmente il passaggio da trasferimenti a servizi e da gestione centrale a gestione locale;

è possibile dare una concreta risposta ai problemi della povertà, senza aumentare la spesa complessiva per la protezione sociale, riallocando una parte delle risorse destinate alla spesa sociale, passando da un approccio per categoria ad un approccio basato sulla persona, la sua effettiva condizione, i suoi bisogni di protezione e promozione sociale e trovando soluzioni perché almeno una parte del trasferimento monetario possa essere fruita in termini di servizi accessibili, come prestazioni di sostegno alla domiciliarità, attività di socializzazione, servizi per l'inserimento lavorativo, di accoglienza familiare part-time ed altro;

il rapporto opera anche un confronto temporale tra le diverse regioni italiane rispetto alla modernizzazione dei sistemi di protezione sociale, eliminazione della povertà infantile e garanzia di un alloggio dignitoso, evidenziando come sulla modernizzazione dei sistemi di protezione sociale venga confermata la tesi del divario Nord-Sud, pur con un grado di eterogeneità interna molto elevato, dovuto al maggior peso di alcuni indicatori rispetto agli altri, un divario che si conferma anche rispetto alla povertà infantile, alla disoccupazione femminile di lunga durata e alla mortalità infantile;

servono disponibilità politiche ed economiche per accompagnare e gestire socialmente le situazioni, ma non basta solo l'intervento diretto delle istituzioni: è sempre più necessario, infatti, far crescere un'imprenditorialità sociale che aiuti a superare l'assistenzialismo per generare percorsi di promozione;

il recente «libro verde» presentato dal Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali può essere un'occasione per sviluppare un dibattito chiaro sul tema della povertà in Italia, per arrivare ad un piano organico di contrasto alla povertà e di promozione delle persone povere, impoverite o emarginate;

occorre ricordare che, per effetto della riforma del titolo V della Costituzione, le politiche sociali (comprese quelle di contrasto della povertà mediante forme di «reddito minimo di inserimento» o di «reddito di cittadinanza») sono diventate di esclusiva competenza regionale, mentre restano in capo allo Stato la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e le politiche redistributive basate sulla leva fiscale e su quella pensionistica (di tipo previdenziale o assistenziale);

il 9 ottobre 2008 è stata approvata dalla Camera dei deputati una mozione che impegnava, tra l'altro, il Governo: a considerare la lotta alla povertà, tenendo conto della multidimensionalità del fenomeno e dei processi di impoverimento e non solo della povertà come esito, un obiettivo ordinario e non straordinario della politica del Paese; a dare rilievo all'aspetto culturale e valoriale delle scelte, a partire dal riconoscimento della centralità della persona, di una maggiore attenzione alla primaria difesa della vita e alla concreta valorizzazione del ruolo della famiglia e dei minori; ad elaborare una nuova riqualificazione della spesa sociale, intervenendo soprattutto, d'intesa con gli enti locali e regionali, laddove gli squilibri territoriali sono maggiori; a produrre la riorganizzazione in ogni ambito del servizio di sostegno economico all'inclusione sociale, con il superamento dell'erogazione dei sussidi e contributi una tantum e a pioggia; a mettere in atto azioni incisive di contrasto all'esclusione sociale e alla povertà con idonee azioni territoriali, a seconda della natura dei fenomeni di esclusione presenti nell'ambito territoriale; a valorizzare, nei progetti e nelle azioni di inclusione, l'integrazione fra politiche sociali, politiche del lavoro, politiche per la formazione, politiche abitative e politiche della salute; a procedere in tempi rapidi ad una riforma degli ammortizzatori sociali, che allo stato attuale presenta criticità e strozzature,
impegna il Governo:


a procedere celermente all'adozione dei provvedimenti conseguenti agli impegni contenuti nella sopra citata mozione, approvata dall'Assemblea della Camera dei deputati il 9 ottobre 2008;

ad adottare politiche redistributive di tipo strutturale, usando la leva fiscale a favore di due gruppi prioritari: le famiglie con più minori a carico (a cominciare da quelle monogenitoriali) e le famiglie con persone disabili;

a prevedere risorse aggiuntive da destinare al fondo nazionale per le politiche sociali (assegnate alla regioni) per il sostegno delle famiglie e dei soggetti deboli e per attivare misure volte a contrastare la povertà e l'esclusione sociale.

(1-00153)
«Pezzotta, Capitanio Santolini, Vietti, Volontè, Ciccanti, Compagnon, Naro, Galletti, Libè, Occhiuto».
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

aiuto ai meno abbienti

aiuto economico

beni e servizi

costo sociale

lavoro femminile

politica sanitaria

poverta'

recessione economica

sicurezza sociale

sostegno economico

studio d'impatto

trasferimenti sociali

trasferimento di capitali