ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00100

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 124 del 02/02/2009
Abbinamenti
Atto 1/00094 abbinato in data 02/02/2009
Atto 1/00097 abbinato in data 02/02/2009
Atto 1/00099 abbinato in data 02/02/2009
Atto 1/00104 abbinato in data 04/02/2009
Firmatari
Primo firmatario: PALAGIANO ANTONIO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 02/02/2009
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MURA SILVANA ITALIA DEI VALORI 02/02/2009
DONADI MASSIMO ITALIA DEI VALORI 02/02/2009
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 02/02/2009
BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 02/02/2009


Stato iter:
04/02/2009
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 02/02/2009
Resoconto PALAGIANO ANTONIO ITALIA DEI VALORI
 
DICHIARAZIONE VOTO 04/02/2009
Resoconto CAPITANIO SANTOLINI LUISA UNIONE DI CENTRO
Resoconto PALAGIANO ANTONIO ITALIA DEI VALORI
Resoconto MOLTENI LAURA LEGA NORD PADANIA
Resoconto BINETTI PAOLA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BARANI LUCIO POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto DI VIRGILIO DOMENICO POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto ARGENTIN ILEANA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto QUARTIANI ERMINIO ANGELO PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 04/02/2009
Resoconto FAZIO FERRUCCIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 02/02/2009

DISCUSSIONE IL 02/02/2009

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 02/02/2009

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 04/02/2009

PARERE RIMESSO ALL'ASSEMBLEA IL 04/02/2009

PARERE GOVERNO IL 04/02/2009

DISCUSSIONE IL 04/02/2009

APPROVATO IL 04/02/2009

CONCLUSO IL 04/02/2009

Atto Camera

Mozione 1-00100
presentata da
ANTONIO PALAGIANO
testo di
lunedì 2 febbraio 2009, seduta n.124

La Camera,

premesso che:

la comunicazione dell'8 marzo 2007 della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio ha sottolineato come la parità tra donne e uomini sia un valore essenziale di crescita e di riduzione della povertà, nonché una delle chiavi per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio;

detta parità non è stata ancora raggiunta e, in particolare, vi sono una serie di fattori, quali la scarsità di potere economico delle donne, il loro ruolo sociale, la limitata partecipazione delle medesime agli studi clinici, che finiscono per influire negativamente sulla salute femminile;

la salute delle donne è la misura dell'equità, della qualità e dell'efficacia del servizio sanitario nazionale e deve essere considerata in tutte le politiche. Il miglioramento del servizio sanitario nazionale passa, quindi, anche per un innovativo approccio «di genere», che permetta di riconoscere le differenze non solo biologiche, ma anche relative alla dimensione sociale del genere stesso;

un numero crescente di studi conferma quanto le donne risultino svantaggiate rispetto agli uomini relativamente alla tutela della salute e quanto è importante promuovere e sviluppare una maggiore consapevolezza sociale e individuale sui fattori di rischio legati alla salute e alle condizioni di vita femminili. Detti fattori di rischio non riguardano, infatti, solamente gli aspetti della salute in senso stretto, ma sono anche intrinsecamente legati al ruolo sociale della donna sempre più impegnata in ambito lavorativo e alla propensione femminile ad occuparsi dei bisogni altrui, spesso anteponendoli ai propri;

il lavoro svolto dall'osservatorio nazionale sulla salute della donna, attraverso, tra l'altro, il libro bianco «La salute della donna. Stato di salute e di assistenza nelle regioni italiane», presentato nel luglio 2007, e il libro verde presentato nel settembre del 2008, ha contribuito positivamente a fotografare la condizione di salute delle donne nel nostro Paese, «pesando» una serie di bisogni e di servizi per le donne, analizzando le diverse patologie che colpiscono l'universo femminile, proponendo strategie di prevenzione e una cultura della salute di genere;

dai suddetti lavori, viene evidenziato - tra le altre cose - come la salute della donna è in parte cambiata, perché è mutato il suo ruolo nella società. Sempre più presenti nel mondo del lavoro, ma impegnate contemporaneamente nel suo ruolo in casa, le donne si trovano oggi ad essere attive su più fronti contemporaneamente, con inevitabili situazioni di stress che finiscono per avere un riflesso negativo sulla loro salute;

nel nostro Paese le donne vivono più a lungo degli uomini (nel 2006 la loro speranza di vita alla nascita era di 84 anni, contro i 78,3 anni degli uomini), ma spesso vivono peggio. Secondo l'ultima indagine Istat su «condizione di salute e ricorso a servizi sanitari», un'indagine che viene svolta con cadenza quinquennale, già a partire dalle classi centrali di età le donne hanno rispetto agli uomini una percezione negativa del proprio stato di salute. In effetti, se si eccettuano le malattie respiratorie e l'infarto del miocardio, esse sono affette con maggiore frequenza degli uomini da quasi tutte le patologie croniche e, in particolar modo, da patologie osteo-articolari, malattie neurodegenerative, diabete, disturbi della funzione tiroidea, ipertensione arteriosa, vene varicose, osteoporosi e cefalea;

vivendo mediamente di più degli uomini, le donne si ammalano maggiormente, in particolare di patologie croniche e degenerative, e, paradossalmente, vengono curate con farmaci non testati specificamente su di loro. Le donne, a causa del loro complesso sistema ormonale, prolungano i tempi necessari per una sperimentazione, necessitano di regole ben più precise, devono usare un anticoncenzionale per evitare gravidanze durante lo studio e così creano troppi problemi alle lobby, per cui più semplicemente non vengono inserite nelle sperimentazioni farmacologiche. Ma gli ormoni femminili possono interferire con il metabolismo di molti farmaci, come gli antistaminici, gli antibiotici e gli antipsicotici: di conseguenza, gli effetti farmacologici ne potranno risultare amplificati o ridotti. In sostanza, vengono prescritti farmaci di cui si conosce perfettamente il meccanismo d'azione sull'uomo, ma non sulla donna;

si ricorda che un documento del dicembre 2008 del Comitato nazionale di bioetica rilevava come, sebbene le donne siano le maggiori consumatrici di farmaci, le sperimentazioni dei medicinali tendono a non tenere in sufficiente considerazione la loro specificità e il cambiamento delle condizioni di salute femminile, con un conseguente incremento di effetti collaterali;

tra le cause della maggiore morbilità femminile, oltre ai fattori biologici, devono essere ricordati alcuni rischi specifici:

a) il lavoro domestico, con i conseguenti rischi in termini sia di esposizione ad agenti nocivi, che in termini di incidenti domestici (il 70 per cento dei quali riguarda le donne);

b) la coesistenza di più ruoli lavorativi (domestico e professionale);

c) il fatto che le donne adulte, per il loro ruolo centrale nella famiglia, sono più soggette a subire gli effetti debilitanti, psicologici ed emotivi di una patologia e/o delle tensioni familiari;
si ricorda che un dato evidenziato nel 2007 dal dipartimento di salute mentale dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano indicava come il 23 per cento delle donne soffre di insonnia, ansia e depressione, spesso per un eccesso di lavoro e per uno stile di vita «sregolato»;

per quanto riguarda la mortalità nella popolazione femminile, la prima causa resta legata alle malattie cardiovascolari, seguita dai tumori. Oltre al tumore al seno, sono in aumento nelle donne i tumori al polmone, legati all'aumento delle fumatrici, e sono ancora troppi i tumori del collo dell'utero. Se complessivamente, infatti, la mortalità per tumori è in diminuzione, i nuovi casi, ed in particolare per il tumore al seno, all'utero, al colon e al polmone, sono in aumento: in sostanza, fortunatamente, si muore di meno, ma ci si ammala di più, e ciò è spiegabile grazie alla diffusione della cultura della prevenzione e alla diffusione dei programmi di screening;

l'informazione e la diagnosi precoce sono, quindi, senza dubbio, «l'arma vincente». Va ricordato che in Italia solo poco più della metà dei soggetti, nelle fasce di età a rischio, si sottopone agli screening per la diagnosi precoce dei tumori del seno e dell'utero;

purtroppo in questo ambito permangono forti ed inaccettabili differenze fra Nord e Sud del Paese. Se a livello nazionale, nel 2005, la percentuale di donne tra i 50 e i 69 anni inserite in un programma di screening è risultata mediamente pari al 76,4 per cento, al Nord e al Centro la copertura è stata di oltre il 90 per cento, mentre al Sud la copertura si è fermata al 39 per cento. Emergono, quindi, forti disparità regionali anche nei confronti dell'assistenza offerta che dovrebbero essere urgentemente colmate;

vanno, inoltre, considerate alcune ulteriori patologie che colpiscono prevalentemente le donne. Tra queste si ricorda:

a) l'endometriosi, una malattia cronica e complessa, originata dalla presenza anomala del tessuto della mucosa dell'utero in altre sedi, quali gli organi pelvici, le ovaie, l'intestino, ma anche il peritoneo. Poiché provoca un'infiammazione cronica della sede colpita, è responsabile di dolori pelvici, cisti ed aderenze. Nei casi più gravi l'endometriosi può essere invalidante, incidere sulla qualità della vita della donna ed essere associata ad una condizione di sterilità (30/35 per cento). Si calcola che, nella popolazione occidentale, 10-15 donne su 100 sono affette da endometriosi, almeno 3 milioni in Italia;

b) l'osteoporosi, una malattia coniugabile prevalentemente al femminile, che colpisce il 23 per cento delle donne sopra i 40 anni (circa 3,5 milioni di donne) e ha una incidenza quattro volte maggiore rispetto agli uomini;

c) l'artrite reumatoide, una patologia infiammatoria cronica che colpisce circa lo 0,4 per cento della popolazione e, in particolare, le donne con un rapporto di 4:1 rispetto agli uomini. Anche in questo caso risulta particolarmente importante la diagnosi precoce per poter prevenire i danni articolari;

d) l'Alzheimer, una malattia degenerativa che distrugge lentamente e progressivamente le cellule del cervello. Siamo di fronte a una patologia principalmente femminile (si calcola che il 7,5 per cento delle donne ultra 65enni ne siano colpite contro il 5,2 per cento degli uomini);

e) depressione e ansietà cronica. Anche in questo caso sono molto di più le donne a soffrirne rispetto agli uomini in tutte le fasce di età;
attualmente è disponibile un ulteriore strumento per la prevenzione secondaria e lo screening, l'hpv test: l'esame che rileva la presenza di dna dei virus prima che insorga un tumore, consentendo pertanto di identificare con grande anticipo le donne a rischio di sviluppare la malattia. Si ricorda che oltre 1400 nuovi casi di tumore al collo dell'utero e 500 decessi possono essere evitati, ogni anno in Italia, per effetto della vaccinazione contro il virus hpv, principale responsabile di questa neoplasia;

in Italia il vaccino contro l'hpv, il primo in grado di prevenire un tumore, è offerto gratuitamente alle dodicenni dal 2008. Sono circa 280.000 le ragazzine interessate dalla campagna vaccinale e, secondo i primi dati, diffusi a Nizza nel mese di novembre 2008, in occasione del congresso dell'Organizzazione europea per la ricerca sulle infezioni e neoplasie genitali (Eurogin), nelle regioni che per prime hanno avviato il programma di vaccinazioni (Veneto, Basilicata) si è già raggiunta una copertura attorno all'80 per cento. In 12 regioni è stato attivato un prezzo agevolato per donne fra i 13 e i 26 anni che vogliono vaccinarsi, 5 hanno già esteso la copertura gratuita ad altre fasce d'età;

rimane il fatto che il prezzo del vaccino contro il papilloma virus umano (hpv) è ancora elevato, soprattutto in questa fase iniziale di messa in commercio, dove la sua diffusione non è ancora elevata,
impegna il Governo:
a realizzare un'efficace politica di prevenzione e una cultura della salute di genere e di diffusione di campagne e programmi di screening, uniformemente su tutto il territorio nazionale, avendo come priorità la drastica riduzione delle attuali inaccettabili disparità regionali relative all'assistenza socio-sanitaria offerta;

ad impegnarsi al fine di attivare, di concerto e in coordinamento con le regioni, nuovi servizi sanitari strutturati in base all'età della popolazione e alla composizione per sesso, al fine di ridurre le differenze di genere e per un sistema socio-sanitario che non può più essere gestito in modo indistinto;

a conseguire obiettivi di salute, tali da garantire che tutti i cittadini possano accedere ai servizi di diagnosi precoce e di prevenzione;

a garantire una diffusione capillare a livello regionale, che consenta la riduzione del prezzo del vaccino hpv, nonché la sua effettiva diffusione, incentivando così lo sviluppo di politiche di prevenzione integrate, che affianchino la vaccinazione anti-hpv al pap-test;

ad ampliare le fasce di giovani a cui offrire gratuitamente il vaccino, che dovrebbe essere garantito nei livelli essenziali di assistenza, in via di approvazione dal Governo, solamente alle dodicenni;

a promuovere un'organizzazione sociale tesa a supportare la donna nei suoi molteplici ruoli (asili nido, orari flessibili, scuole con possibilità di orario prolungato);

ad adoperarsi affinché gli istituti di ricerca, ed in particolare le industrie farmaceutiche, conducano equamente i loro programmi di sperimentazioni farmacologiche anche sul genere femminile, alla luce dei pericoli di una farmacologia «neutrale» e indifferente rispetto alle differenze sessuali;

a promuovere una campagna di istruzione, informazione e prevenzione delle malattie della donna già in ambito scolastico;

a incentivare la ricerca scientifica sui metodi che favoriscono l'ottenimento di una gravidanza anche dopo chemioterapia;

a riconoscere l'endometriosi come malattia sociale, istituire un registro nazionale dell'endometriosi per valutare l'incidenza sulla popolazione femminile italiana e per l'inquadramento delle forme severe e promuovere una campagna di sensibilizzazione e d'informazione su questa malattia, anche attraverso una giornata nazionale per la lotta all'endometriosi;

ad attuare una campagna d'informazione e di prevenzione nei confronti dell'osteoporosi ed istituire un registro nazionale, al fine di inquadrare la malattia e la diffusione delle sue complicanze sul territorio nazionale;

a consentire a tutte le donne che vivono o soggiornano, anche temporaneamente, nel nostro Paese di avere un'assistenza sanitaria adeguata, nel rispetto della vita della donna e, spesso, anche di un'altra che sta per nascere.

(1-00100)
«Palagiano, Mura, Donadi, Evangelisti, Borghesi».
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

cancro

condizione della donna

distribuzione per eta'

eguaglianza uomo-donna

malattia

malattia congenita

malattia mentale

prestazione di servizi

prevenzione delle malattie

ricerca medica

sanita' pubblica

squilibrio regionale