ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/05193/003

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 681 del 06/09/2012
Firmatari
Primo firmatario: DI STANISLAO AUGUSTO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 06/09/2012


Stato iter:
06/09/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 06/09/2012
DASSU' MARTA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI)
Fasi iter:

ACCOLTO IL 06/09/2012

PARERE GOVERNO IL 06/09/2012

RINUNCIA ALLA VOTAZIONE IL 06/09/2012

CONCLUSO IL 06/09/2012

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/05193/003
presentato da
DI STANISLAO Augusto
testo di
Giovedì 6 settembre 2012, seduta n. 681

   La Camera,
   premesso che:
    il World Report 2012, la ventiduesima relazione annuale di Human Rights Watch, riassume la situazione dei diritti umani in più di 90 paesi e territori in tutto il mondo nel 2011. Essa riflette un ampio lavoro di indagine che Human Rights Watch si è impegnato ad elaborare durante l'anno, spesso in stretta collaborazione con gli attivisti locali per i diritti umani;
    per quanto riguarda l'Afghanistan, dal rapporto emerge che l'aumento delle vittime civili, il maggiore ricorso ad «incursioni notturne» da parte della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (ISAF), e di abusi da parte degli insorti e delle milizie sostenute dal Governo hanno notevolmente ampliato l'impatto devastante della guerra afgana. La stabilità è stata ulteriormente compromessa da una crisi politica a seguito delle elezioni parlamentari e dal panico causato dal quasi totale fallimento della più grande banca privata del paese;
    il Governo afgano continua a dare libero spazio ai ben noti signori della guerra e a chi viola i diritti umani, così come politici corrotti e uomini d'affari. E ha fatto troppo poco per affrontare la questione di lunga data della tortura e degli abusi nelle carceri e delle diffuse violazioni dei diritti delle donne;
    il livello di tortura e abusi sui detenuti nelle carceri afgane nel 2011 ha portato l'ISAF a sospendere temporaneamente il trasferimento dei detenuti in otto province. Gli abusi in queste carceri documentate dalla Missione di Assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan includono percosse, l'applicazione di una scossa elettrica, minacce di violenza sessuale, la rimozione di unghie dei piedi, di torsione e strazianti dei genitali, e dei detenuti appesi per i polsi. Gli attacchi e le minacce contro le donne continuano, spesso sono prese di mire le donne impegnate nella vita pubblica, le ragazze che vanno a scuola e il personale delle scuole femminili. L'incarcerazione di donne e ragazze per «crimini morali» come la fuga da casa, anche quando ciò non sia vietato dalla legge, inoltre, continua ad essere una delle maggiori preoccupazioni. Sono oltre 700 le donne e le ragazze in prigione per reati di questo genere;
    risulta che una proposta di regolamento del Governo nel 2011 impedisca alle Ong di operare sul territorio in modo indipendente a sostegno delle rifugiate e abbia messo in pericolo l'operatività di quei pochi rifugi esistenti in Afghanistan;
    l'Afghanistan, infatti, al momento ha 14 rifugi, ognuno in grado di ospitare una media di circa 20-25 donne ed i loro bambini. Questo non soddisfa neanche una minima parte delle necessità in un paese dove sono circa il 70 all'80 per cento dei matrimoni sono obbligati e l'87 per cento delle donne devono affrontare almeno una forma di violenza fisica, sessuale o psicologica o matrimonio forzato nella loro vita;
    altresì, l'8 luglio scorso si è tenuta a Tokio una grande conferenza, la terza incentrata sull'Afghanistan in soli tre mesi, dalla quale è venuta fuori una lista di impegni con cui il presidente Karzai deve confrontarsi negli ultimi due anni del suo mandato, che vanno dall'organizzazione di elezioni libere e pulite nel 2014 e 2015 (presidenziali e parlamentari), al rafforzamento dei controlli sui mercati finanziari, fino alla lotta alla corruzione;
    secondo quanto stabilito alla conferenza, i donatori garantiranno aiuti all'Afghanistan per 16 miliardi di dollari in quattro anni. Dal 2002 ad oggi l'Afghanistan ha ricevuto circa 60 miliardi in aiuti civili ed è un dato di fatto che milioni di afgani vivono ancora in estrema povertà, con infrastrutture fatiscenti e un ambiente distrutto o fortemente danneggiato;
    secondo il National Risk and Vulnerability Assessment (NRVA), 8 milioni di persone (quasi un terzo della popolazione) non ha abbastanza cibo per sostentarsi;
    a queste si aggiungono le 400 mila persone che ogni anno sono seriamente colpite dai disastri naturali come valanghe, alluvioni, terremoti, e forti nevicate, molto frequenti in quest'aspro paese circondato dalle montagne. L'economia stenta a decollare ed è dominata dal traffico illegale di oppio e dalla disuguaglianza sociale;
    secondo Human Rights Watch l'ingrediente mancante di questa Conferenza è costituito proprio dai diritti umani;
    l'Accordo in esame mira a promuovere lo sviluppo di un partenariato di lungo periodo per il cui tramite realizzare il rafforzamento delle relazioni bilaterali, anche nel contesto delle future relazioni del paese asiatico con le organizzazioni internazionali di cui l'Italia è parte e rappresenta una cornice unitaria atta a mettere a sistema i vari filoni di collaborazione già esistenti richiamando accordi firmati e ratificati;
    tenuto conto che non può esserci sviluppo e progresso di alcun genere se chi è al potere non rispetta i diritti fondamentali dell'uomo e se non si costruisce una governo democratico che metta al centro le prerogative del suo popolo,

impegna il Governo

   nell'ambito degli interventi da mettere in campo per la cooperazione allo sviluppo nei territori e dell'Afghanistan, ad inserire tra le priorità la tutela dei diritti umani, adottando ogni iniziativa utile affinché il Governo afgano possa garantire il loro pieno e totale rispetto, modificando nel tempo le proprie leggi e regolamenti a sostegno delle donne e ragazze e della loro libertà di espressione e movimento, dei bambini, nonché dei rifugiati e modificando anche, in modo sostanziale, le brutali condizioni nelle carceri;
   a prendere in considerazione le indicazioni delle Ong che a tutti i livelli operano in questo paese nell'ambito degli interventi e dei progetti da realizzare;
   a ridimensionare gli interventi militari e a riequilibrare e spostare progressivamente le risorse verso gli interventi civili e iniziative di cooperazione allo sviluppo per un reale, concreto ed efficace sostegno ai processi di pace e di ricostruzione.
9/5193/3Di Stanislao.