ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/04612/065

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 518 del 14/09/2011
Firmatari
Primo firmatario: PALADINI GIOVANNI
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 14/09/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MESSINA IGNAZIO ITALIA DEI VALORI 14/09/2011
BARBATO FRANCESCO ITALIA DEI VALORI 14/09/2011


Stato iter:
14/09/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 14/09/2011
GIORGETTI ALBERTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 14/09/2011
QUARTIANI ERMINIO ANGELO PARTITO DEMOCRATICO
OCCHIUTO ROBERTO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
GIACHETTI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 14/09/2011

ACCOLTO IL 14/09/2011

PARERE GOVERNO IL 14/09/2011

DISCUSSIONE IL 14/09/2011

RINUNCIA ALLA VOTAZIONE IL 14/09/2011

CONCLUSO IL 14/09/2011

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/4612/65
presentato da
GIOVANNI PALADINI
testo di
mercoledì 14 settembre 2011, seduta n.518

La Camera,
premesso che:
la manovra correttiva al nostro esame non affronta in maniera strutturale le cause che sottostanno alla crisi della finanza pubblica nel nostro Paese, non prevede reali misure di rilancio dell'economia e dell'occupazione, intacca seriamente i diritti dei lavoratori, è particolarmente iniqua in quanto fa pagare i tagli ai servizi e gli aumenti delle entrate tributarie alla classe media ed ai ceti meno abbienti, ed in particolare alle donne. Il maggior difetto di questa manovra risiede nella scarsità di interventi a favore della crescita;
manca a questo provvedimento l'ambizione e il coraggio di trasformare un intervento correttivo d'emergenza in un provvedimento in grado di dare fiducia a una crescita economica che per l'Italia continua a restare un sogno irrealizzabile;
non ci vorrebbe molto a comprendere perché una manovra finanziaria non accompagnata da interventi in grado di aumentare il tasso di crescita della produttività abbia respiro corto e sia destinata a veder rapidamente azzerati i suoi eventuali effetti benefici sui mercati. Parlare della crescita significa dunque parlare della capacità di un'economia di generare reddito futuro;
i tassi di interesse richiesti dai creditori dipendono, infatti, (anche) dalle capacità del debitore di produrre risparmio, non solo nel presente anche in futuro. Senza un elevato tasso di crescita del reddito pro-capite sarà difficile convincere gli investitori che il nostro Paese potrà esprimere quelle capacità, tanto più a seguito di una manovra finanziaria che colpisce duramente il potere d'acquisto al netto delle imposte;
si sono previsti altri interventi strutturali per ottenere risparmi come i tagli ai costi della politica. Le somme così recuperate potrebbero azzerare il nostro deficit e anche ridurre i carichi fiscali che pesano sulle imprese e sulle famiglie. Si potrebbe in particolare, in un'ottica di stimolo alla produzione, ridurre la pressione fiscale sulle imprese eliminando anche gradualmente dall'imponibile Irap il costo del lavoro;
questa misura potrebbe incoraggiare gli investimenti delle imprese ed eviterà che l'Irap costituisca una sorta di «tassa sull'occupazione»;
su un gettito totale di circa 37 miliardi di euro, la quota dell'IRAP derivante dalla tassazione del costo del lavoro è stimata intorno a circa 12,5 miliardi (di cui 3-4 miliardi quella derivante dalla tassazione degli oneri contributivi);
il gettito dell'Irap finanzia circa il 40 per cento della spesa sanitaria italiana. Il gettito dell'IRAP nel 2009 è stato di circa 36,8 miliardi di euro a fronte di 440 miliardi di euro di entrate tributarie previste dalla manovra di bilancio dello Stato per il 2010. L'IRAP è un tributo proprio regionale che, fino a quest'anno, è incassato dallo Stato e poi trasferito alle regioni per finanziare la spesa sanitaria regionale.;
il 33,7 per cento della spesa per la sanità nelle regioni, che per l'anno 2009 ammonta, ad oltre 109,3 miliardi di euro, è finanziata dal gettito dell'IRAP. I restanti 72,5 miliardi di euro di spesa per la sanità sono, quindi, a carico della fiscalità generale sia nazionale, che regionale;
la riduzione del gettito dell'imposta metterebbe a rischio la tenuta del sistema sanitario pubblico.
L'IRAP, dati alla mano, rappresenta una voce importante per le casse delle regioni in quanto, da sola, rappresenta il 17 per cento del totale delle entrate delle stesse (216 miliardi di euro) e il 72,3 per cento del gettito derivante dai tributi. Secondo i dati raccolti dai Bollettini statistici del dipartimento finanze del Ministero dell'economia, nel 2007 il gettito dell'IRAP è stato pari a 40,9 miliardi, poi a seguito della crisi nel 2008 è stato pari a 38,1 miliardi;
il taglio dell'IRAP con la detrazione da tasse «nazionali» come IVA, IRPEF e IRE, non modificherebbe le condizioni finanziarie delle regioni che con la tassa alimentano la sanità,

impegna il Governo

a valutare opportune iniziative anche legislative, ferme restando le prerogative del Parlamento, al fine di consentire la detrazione della quota di IRAP dovuta al costo del lavoro prevedendo un credito d'imposta detraibile da tributi erariali quali l' IVA, l'IRPEF e l'IRES.
9/4612/65. (Testo modificato nel corso della seduta) Paladini, Messina, Barbato.