ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/04612/144

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 518 del 14/09/2011
Firmatari
Primo firmatario: BERNARDINI RITA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 14/09/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2011
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2011
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2011
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2011


Stato iter:
14/09/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 14/09/2011
QUARTIANI ERMINIO ANGELO PARTITO DEMOCRATICO
OCCHIUTO ROBERTO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
GIACHETTI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO
BERNARDINI RITA PARTITO DEMOCRATICO
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 14/09/2011
GIORGETTI ALBERTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
PARERE GOVERNO 14/09/2011
Resoconto GIORGETTI ALBERTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 14/09/2011

PARERE RIMESSO ALL'ASSEMBLEA IL 14/09/2011

PARERE GOVERNO IL 14/09/2011

APPROVATO IL 14/09/2011

CONCLUSO IL 14/09/2011

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/4612/144
presentato da
RITA BERNARDINI
testo di
mercoledì 14 settembre 2011, seduta n.518

La Camera,
premesso che:
il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano intervenendo il 28 luglio scorso al convegno «Giustizia! In nome della legge e del popolo sovrano» convocato dal Presidente del Senato Renato Schifani, in relazione alla situazione della giustizia e delle carceri in Italia ha affermato, fra l'altro, che si tratta di «Una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile» aggiungendo che «(...) è fondamentalmente dalla politica che debbono venire le risposte. (...) non escludendo pregiudizialmente nessuna ipotesi che possa rendersi necessaria. Sappiamo che la politica, quale si esprime nel confronto pubblico e nella vita istituzionale, appare debole e irrimediabilmente divisa, incapace di produrre scelte coraggiose, coerenti e condivise. Ma non sono proprio scelte di questa natura che ogni giorno di più si impongono, dinanzi alla gravità dei problemi e delle sfide che ci incalzano (...)? Non dovremmo tutti essere capaci di un simile scatto, di una simile svolta, non foss'altro per istinto di sopravvivenza nazionale?»;
le disfunzionalità del sistema giustizia rappresentano un grave ostacolo allo sviluppo del Paese ed un pesante costo per i cittadini, le famiglie e le imprese. Il buon funzionamento della giustizia è una condizione imprescindibile per lo sviluppo economico italiano, perché è elemento di garanzia della sua competitività e della capacità di attrarre investimenti internazionali;
i tagli prospettati nella manovra, che si aggiungono a quelli già operati con il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, colpiranno indiscriminatamente tutti i Ministeri. Particolarmente gravi appaiono quelli relativi al Ministero della giustizia, perché operanti su una spesa complessiva già fortemente ridotta dalla manovra economica del dicembre 2010. Le riduzioni sono significative, e suscettibili di determinare un ulteriore forte decremento dello standard qualitativo dell'amministrazione della giustizia, rischiando di provocarne addirittura la paralisi ove si consideri che a tale missione sono ricondotti quattro «programmi» cruciali per la funzionalità della giustizia - e quindi anche per la sicurezza e la tutela dei diritti dei cittadini - come quelli dell'amministrazione penitenziaria, della giustizia civile e penale, della giustizia minorile e dell'edilizia giudiziaria, penitenziaria e minorile,

considerato che:
nel gennaio 2010 il ministro della giustizia aveva comunicato all'Assemblea della Camera che per affrontare la drammatica situazione del nostro sistema carcerario il Consiglio dei ministri aveva disposto la dichiarazione dello stato di emergenza per tutto il 2010;
nonostante ciò, non si è ancora proceduto alle 1.600 assunzioni di nuovi agenti di polizia penitenziaria che avrebbero dovuto costituire il terzo pilastro del cosiddetto «Piano carceri»: l'articolo 4 della legge 26 novembre 2010, n. 199, che avrebbe dovuto permetterle, non ha ancora una copertura finanziaria così come riscontrato dalla ragioneria dello Stato e l'amministrazione non può dunque procedere;
con lettera circolare GDAP-0068960-2011 ad oggetto «Direttive per l'applicazione della legge n. 193 del 2000 (Smuraglia) - Agevolazioni contributive», il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha rilevato, all'esito dell'esame del monitoraggio relativo all'anno 2009, l'avvenuto superamento dei limiti di budget previsti dal decreto n. 87 del 25 febbraio 2002 («Regolamento recante sgravi fiscali alle imprese che assumono lavoratori detenuti»), attuativo della legge n. 193 del 2000 (Smuraglia). In conseguenza di ciò, l'amministrazione ha ritenuto quindi indispensabile procedere ad una consistente riduzione del budget che dovrà essere considerato a disposizione di ogni provveditorato regionale per le attività lavorative dei detenuti (sia per quelli ristretti in carcere, sia per quelli ammessi ad una qualche misura alternativa alla detenzione);
insufficienti risultano essere anche le risorse finanziarie necessarie a far fronte alla manutenzione ordinaria degli edifici penitenziari e finanche al reperimento del vitto e all'acquisto dei prodotti igienici, al punto che, secondo quanto riportato da Evangelista Sagnelli, presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali, quattro detenuti su 10 in Italia soffrirebbero di malattie infettive. E il 35 per cento di loro è colpito dall'epatite C, la principale patologia che colpisce i carcerati nel nostro Paese;
si continua ad assistere ad una continua riduzione anche dei fondi destinati al programma relativo al mantenimento, all'assistenza e alla rieducazione dei detenuti; attività che invece sarebbe necessario rafforzare e promuovere, in quanto particolarmente rilevante ai fini della efficacia specialpreventiva della pena e quindi della riduzione delle probabilità di recidiva;
la condizione di vita delle persone detenute e costrette a subire gli effetti di un sovraffollamento mai visto nella storia d'Italia non è migliorata ed è sempre più intollerabile. Anche nell'ultimo anno si è registrato un numero significativo di morti in carcere. Ne sono certamente causa le condizioni di estremo degrado delle strutture e la assoluta carenza di percorsi rieducativi e di reinserimento sociale;
non sembrano del resto in alcun modo sufficienti le risorse stanziate in questi ultimi anni in favore del reinserimento lavorativo dei detenuti, che potrebbe efficacemente promuovere il reinserimento anche sociale del condannato all'uscita dal carcere, così da scongiurare rischi di recidiva;
nelle regole penitenziarie europee approvate nel 2006 dal comitato dei ministri degli stati del Consiglio d'Europa è scritto che la mancanza di risorse non può giustificare condizioni di detenzione che violino i diritti umani delle persone recluse negli istituti di pena,

impegna il Governo

a privilegiare, nell'ambito delle risorse disponibili per la «missione giustizia», le spese necessarie all'effettivo reinserimento sociale dei detenuti attraverso l'implementazione e la valorizzazione dei percorsi trattamentali che, già in carcere, contribuiscono in misura significativa alla responsabilizzazione del detenuto, realizzando un più graduale passaggio dalla realtà penitenziaria a quella extramuraria, riducendo altresì i rischi di recidiva.
9/4612/144.Bernardini, Beltrandi, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco. Zamparutti