ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/04307/001

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 477 del 24/05/2011
Firmatari
Primo firmatario: LISI UGO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 25/05/2011


Stato iter:
25/05/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 25/05/2011
Resoconto GIORGETTI ALBERTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 25/05/2011
Resoconto GIACHETTI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto COMPAGNON ANGELO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
Fasi iter:

ACCOLTO IL 25/05/2011

PARERE GOVERNO IL 25/05/2011

DISCUSSIONE IL 25/05/2011

RINUNCIA ALLA VOTAZIONE IL 25/05/2011

CONCLUSO IL 25/05/2011

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/4307/1
presentato da
UGO LISI
testo di
mercoledì 25 maggio 2011, seduta n.478

La Camera,
premesso che:
l'articolo 2 reca disposizioni per l'area archeologica di Pompei, dopo che sugli organi di stampa e nel dibattito pubblico era stato evidenziato il rischio di degrado di tale rilevantissimo sito archeologico;
si tratta di un intervento articolato ma, al tempo stesso, limitato allo stretto necessario nonché estremamente puntuale;
è evidente che nessun settore come quello dei beni culturali è in Italia così complesso. Si assiste infatti ad una stratificazione di competenze e di interventi fra i vari livelli di governo. Stato, regioni, province e comuni creano un sistema di governo incredibilmente stratificato, una sorta di policentrismo assai poco collaborativo e parecchio confuso. Ai soggetti pubblici occorre inoltre aggiungere anche quelli privati. Nonostante la somma di questi interventi, il problema che periodicamente riemerge è sempre lo stesso: la mancanza di fondi;
dal 22o rapporto Eurispes emerge che i soldi vengono stanziati, ma non sono spesi. Stando alla rilevazione fatta il 31 novembre 2009 dalla Tesoreria unica, la differenza fra entrate e uscite dà un attivo di 25.293.995,28 alla Soprintendenza architettonica di Pompei e di 3.622.949,99 al Polo museale napoletano;
in tutti e due i casi si tratta di istituti dotati di autonomia speciale, in grado cioè di avere una maggiore elasticità e dinamicità nella spesa. I soldi dunque ci sono ma, come sostiene l'Eurispes, rimangono nel cassetto. Se nel 2009 lo Stato ha stanziato per la cultura lo 0,23 per cento del PIL (di cui una parte non è stata nemmeno spesa), i comuni, le province e le regioni italiani impegnano rispettivamente il 3, il 2,10 e lo 0,6 dei propri bilanci I soldi pubblici arrivano, seppur tra mille rivoli. Più che reclamare nuovi stanziamenti, si dovrebbe allora pensare a come gestire nel miglior modo possibile l'esistente. L'Italia ha un patrimonio artistico e culturale particolarmente ingente;
il legislatore, poi, ha dato una accezione molto ampia di «bene culturale». Ci ritroviamo quindi a dover tutelare una quantità incredibile di palazzi, centri storici, musei, opere d'arte, parchi archeologici, ecc. Se a questi si aggiunge anche tutta la tradizione italiana legata allo spettacolo dal vivo (dall'opera lirica al teatro di prosa), non basterebbe nemmeno una pressione fiscale moltiplicata per due a conservare e a valorizzare con soldi pubblici tutto questo patrimonio;
il contributo dei privati è indispensabile, così come una maggior collaborazione tra i vari soggetti pubblici,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare un intervento normativo che renda più efficaci e trasparenti gli stanziamenti pubblici a favore dei beni culturali, prevedendo anche il coinvolgimento dei soggetti privati per ottimizzare e gestire le risorse umane e finanziarie delle istituzioni culturali.
9/4307/1. Lisi.