ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/03638/099

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 360 del 28/07/2010
Firmatari
Primo firmatario: MARINI CESARE
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 28/07/2010


Stato iter:
29/07/2010
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 28/07/2010
CASERO LUIGI SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

ACCOLTO IL 28/07/2010

PARERE GOVERNO IL 28/07/2010

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 28/07/2010

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 29/07/2010

RINUNCIA ALLA VOTAZIONE IL 29/07/2010

CONCLUSO IL 29/07/2010

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/3638/99
presentato da
CESARE MARINI
testo di
giovedì 29 luglio 2010, seduta n.361

La Camera,

premesso che:
negli ultimi dieci anni il divario tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno è cresciuto, vanificando il buon andamento degli anni precedenti, che avevano registrato una riduzione della forbice tra le due aree del Paese;
i processi di internazionalizzazione delle economie anziché favorire nuove opportunità di sviluppo per le aree sottoutilizzate hanno ulteriormente aggravato le loro condizioni socio-economiche;
in particolare, la centralità nel dibattito politico del federalismo fiscale e la non mai chiarita questione settentrionale, hanno eliminato dalla discussione sullo sviluppo del Paese la centralità del dualismo territoriale, provocando l'abbandono di qualsiasi politica di riequilibrio e la nascita di una falsa mitologia sulle ingenti risorse trasferite al Sud e dilapidate;
la recente relazione della Svimez, presentata il 20 luglio c.a., fotografa la condizione attuale del Mezzogiorno, documentando ampiamente il deterioramento generale delle regioni a Sud di Roma;
l'analisi degli studiosi della Svimez constatano come la recessione dell'economia mondiale ha colpito in modo particolare il Mezzogiorno, smentendo l'opinione di quanti ritenevano che la crisi internazionale avrebbe avuto ricadute meno gravi sul Mezzogiorno perché meno dipendente dalle esportazioni;
nel 2009 il prodotto interno lordo si è ridotto nel Mezzogiorno del 4,5 per cento, mentre nell'anno precedente era stato di -1,5 per cento;
disastroso è stato il crollo degli investimenti fissi lordi, diminuiti del 9,6 per cento e la contrazione dei consumi, ridottisi del 2,6 per cento;
l'aspetto più preoccupante è il rischio della scomparsa del comparto industriale, che ha fatto registrare nel solo 2009 la perdita di 61 mila posti di lavoro, provocando il giusto allarme di una annunciata catastrofe sociale;
le altre aree deboli dell'Unione Europea hanno resistito meglio alla recessione internazionale e in alcuni casi hanno aumentato le esportazioni verso l'estero;
da tutto ciò appare evidente l'urgenza di una politica di sviluppo del Mezzogiorno che assuma le risorse esistenti in quest'area come opportunità nazionali da utilizzare nella difficile fase della congiuntura economica;
la ripresa di una coerente politica di valorizzazione delle aree a ritardo di sviluppo dovrà affrontare i nodi, non sciolti, che ne ostacolano la loro trasformazione e che si possono riassumere:
nuova politica di promozione industriale, in grado di sterilizzare le diseconomie esterne che rendono non competitive sui mercati le merci prodotte. Le piccole e medie imprese sono messe in difficoltà, nella fase attuale, dalle restrizioni creditizie che si riflettono sulla produzione e contemporaneamente vedono aggravate la penuria di liquidità dalla pretesa dello Stato di imporre un privilegio, di fatto assoluto, ai propri crediti attraverso l'esibizione del DURC ogni qual volta le aziende incassano una somma di denaro da un'amministrazione pubblica. Il DURC, che attesta la piena regolarità contributiva delle imprese, in una fase di grave crisi, come l'attuale, ha accresciuto le difficoltà per le piccole imprese, sarebbe saggio sospendere momentaneamente la disposizione di legge che ha introdotto il sistema di salvaguardia per i crediti dello Stato,
esame ed analisi della profonda crisi del settore agricolo, che ha subito il crollo dei prezzi, non sapendo opporsi alla concorrenza spagnola, per giunta aggredito dalle contraffazione dei prodotti del bacino del mediterraneo, importati in Italia tramite uno dei Paesi dell'Unione Europea. Si rende urgente il rinnovo della fiscalizzazione degli oneri contributivi per l'impossibilità del settore di poter sopportare il costo previdenziale del lavoro che è il più alto d'Europa. Il rilancio, con adeguata dotazione finanziaria, della ex Cassa per la piccola proprietà contadina in modo da incentivare accorpamenti e formazioni di aziende industriali. Pesa ancora negativamente l'eccessiva polverizzazione e frammentazione della proprietà fondiaria. Incentivi per la promozione della innovazione e meccanizzazione delle aziende, nonché per il marketing;
il differenziale del costo del denaro tra Nord e Sud contribuisce ad allontanare i tempi del riequilibrio e concorre a rendere difficile l'attività di impresa nel Mezzogiorno. È matura la soluzione di una norma che preveda l'obbligo di chiedere la stessa remunerazione del denaro a parità di solvibilità del debitore;
l'arretratezza delle infrastrutture materiali e immateriali è un serio ostacolo al mantenimento dell'attuale sistema produttivo e alla nascita di nuove iniziative. La prospettiva del mercato di libero scambio nel Mediterraneo anziché essere una opportunità può diventare per il Mezzogiorno una occasione persa, qualora non si dovessero adottare gli indispensabili finanziamenti per le infrastrutture e non si dotassero le università del Sud di quelle risorse necessarie per metterle in condizione di primeggiare nell'Europa del Sud;
il contrasto alle organizzazioni delinquenziali, che pure ha conseguito negli ultimi anni ottimi risultati, dovrà essere ancora più incalzante e incisivo. Enorme è la potenza economica delle mafie, oramai di dimensione internazionale, che non risparmia dalla loro invasività nemmeno le regioni sviluppate del Nord, come dimostrano gli ultimi arresti di Milano;
i messaggi positivi rappresentati dal netto miglioramento dell'istruzione nel Mezzogiorno, fino al punto di leggere, nella Relazione della Svimez, che la percentuale dei ragazzi che ha conseguito il diploma è superiore al Sud, potrebbero rivelarsi effimeri se non si dovessero determinare condizioni di sbocchi occupazionali. Purtroppo i dati non inducono all'ottimismo: il rientro di occupati occasionali dal Nord e la grave crisi del sistema produttivo meridionale fanno temere un futuro non roseo;
il doloroso aumento della povertà si concentra, soprattutto, nelle regioni meridionali, accanto a forme gravi di devianze;
nelle condizioni sopra descritte non può essere compresa la utilizzazione del fondo FAS per usi impropri quali le quote latte dei produttori, il terremoto dell'Abruzzo, i rifiuti della Campania, il dissesto del comune di Catania, la formazione professionale per gli espulsi dalle industrie, costrette a ridurre il personale per la recessione e via di seguito;
il Presidente del Consiglio e il Governo avevano preannunciato un piano di sviluppo per il Mezzogiorno del quale si sono perse le tracce;
l'attuazione del federalismo fiscale corre il rischio di fallire e di creare inconciliabili contrasti territoriali se contemporaneamente non si dovesse dare avvio trasformazione delle aree a ritardo di sviluppo,

impegna il Governo

se le condizioni di finanza pubblica lo consentono, a voler definire, nei prossimi mesi, e comunque prima della legge di stabilità, un piano di sviluppo del Mezzogiorno, necessario per rafforzare la ripresa economica del Paese, aumentare la competitività del sistema produttivo nazionale e mantenere, come obiettivo irrinunciabile, l'unificazione economica del Paese.
9/3638/99. (Testo modificato nel corso della seduta) Cesare Marini.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

attivita' dell'impresa

condizione socioeconomica

globalizzazione

innovazione

Mezzogiorno

piano di sviluppo

ribasso dei prezzi

soppressione di posti di lavoro

sviluppo industriale

utilizzazione degli aiuti