Doc. LVII, n. 3-bis-A

RELAZIONE DELLA V COMMISSIONE PERMANENTE
(BILANCIO, TESORO E PROGRAMMAZIONE)

Presentata alla Presidenza il 1o ottobre 2015

(Relatore: TANCREDI, per la maggioranza)

sulla

NOTA DI AGGIORNAMENTO DEL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA 2015

(Articoli 7, comma 2, lettera b), e 10-bis della legge 31 dicembre 2009, n. 196, e successive modificazioni)

presentata dal presidente del consiglio dei ministri
(RENZI)

Trasmessa alla Presidenza il 19 settembre 2015  

I N D I C E

RELAZIONE Pag. 5
PARERI AI SENSI DELL'ARTICOLO 118-BIS DEL REGOLAMENTO » 15
I COMMISSIONE
  (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)
» 17
II COMMISSIONE
  (Giustizia)
» 17
III COMMISSIONE
  (Affari esteri e comunitari)
» 21
IV COMMISSIONE
  (Difesa)
» 23
VI COMMISSIONE
  (Finanze)
» 25
VII COMMISSIONE
  (Cultura, scienza e istruzione)
» 29
VIII COMMISSIONE
  (Ambiente, territorio e lavori pubblici)
» 30
IX COMMISSIONE
  (Trasporti, poste e telecomunicazioni)
» 32
X COMMISSIONE
  (Attività produttive, commercio e turismo)
» 35
XI COMMISSIONE
  (Lavoro pubblico e privato)
» 40
XII COMMISSIONE
  (Affari sociali)
» 46
XIII COMMISSIONE
  (Agricoltura)
» 47
XIV COMMISSIONE
  (Politiche dell'Unione europea)
» 49
COMMISSIONE PARLAMENTARE PER LE QUESTIONI REGIONALI » 49
Pag. 5

  Onorevoli Colleghi ! — La disciplina della procedura di bilancio contenuta nella legge di contabilità n. 196 del 2009 prevede che, nell'ambito delle nuove scadenze temporali decise in sede europea, il Governo presenti alle Camere, entro il 10 aprile di ciascun anno, il Documento di Economia e Finanza (DEF). Il quadro previsionale del DEF deve essere poi adeguato all'evolversi del quadro economico finanziario in corso d'anno mediante la Nota di aggiornamento, da trasmettersi alle Camere entro il successivo 20 settembre. La Nota potrà altresì aggiornare il DEF in relazione alle raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea relative al Programma di stabilità e al Programma nazionale di riforma contenuti nel Documento medesimo. Ciò consente che la decisione annuale di bilancio, che si avvia con la presentazione, entro il 15 ottobre, dei disegni di legge di stabilità e di bilancio, sia predisposta sulla base di un quadro economico e programmatico il più possibile aggiornato.
  Nel presentare il nuovo quadro di finanza pubblica, nella Nota di aggiornamento del DEF 2015 si è tenuto conto delle raccomandazioni approvate per l'Italia dall'Unione Europea nel mese di luglio (2015/C272/16). Si tratta di 6 Raccomandazioni, concernenti rispettivamente la sostenibilità delle finanze pubbliche e l'attuazione della delega fiscale, il Piano strategico per la logistica e operatività dell'Agenzia per la coesione territoriale, la modernizzazione della pubblica amministrazione e l'efficienza della giustizia civile, il rafforzamento del sistema bancario, il mercato del lavoro e l'attuazione della riforma della scuola, ed, infine, l'attuazione dell'Agenda digitale e la rimozione degli ostacoli alla concorrenza.
  L'articolo 10-bis della legge di contabilità pubblica n. 196 del 2009 prevede che la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza contenga:
   l'eventuale aggiornamento delle previsioni macro-economiche e di finanza pubblica per l'anno in corso e per il periodo di riferimento, nonché le eventuali modifiche e integrazioni al Documento di economia e finanza conseguenti alle raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea relative al Programma di stabilità e al Programma nazionale di riforma (PNR);
   l'eventuale aggiornamento degli obiettivi programmatici individuati dal Documento di economia e finanza, al fine di prevedere una loro diversa ripartizione tra lo Stato e le amministrazioni territoriali ovvero di recepire le indicazioni contenute nelle raccomandazioni eventualmente formulate dalla Commissione europea;
   gli obiettivi di saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato e di saldo di cassa del settore statale. In particolare, la Nota 2015 dichiara che il saldo netto da finanziare programmatico del bilancio dello Stato, al netto delle regolazioni contabili, debitorie e dei rimborsi IVA è fissato nel limite massimo di –32 miliardi nel 2016, –20 miliardi nel 2017 e –11 miliardi nel 2018, precisando che il predetto saldo programmatico potrà aumentare fino a –35,4 miliardi nel 2016 in relazione all'eventuale utilizzo del margine connesso all'emergenza immigrazione;
   il contenuto del Patto di stabilità interno e le sanzioni da applicare in caso di mancato rispetto del Patto medesimo, nonché il contenuto del Patto di convergenza, e le misure volte a realizzare il percorso di convergenza previsto dall'articolo 18 della legge n. 42 del 2009 di attuazione del federalismo fiscale;
   l'indicazione di eventuali disegni di legge collegati.

Pag. 6

  Pertanto, la Nota di aggiornamento del DEF 2015 aggiorna il quadro programmatico di finanza pubblica per il quinquennio 2015-2019 rispetto a quello contenuto nel Documento di economia e finanza dello scorso aprile.
  Alla Nota di aggiornamento del DEF 2015 risultano allegati:
   le Relazioni sulle spese di investimento e relative leggi pluriennali – anno 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis – Allegato I);
   il Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto dell'evasione fiscale – Aggiornamento 2014 (Doc. LVII, n. 3-bis – Allegato II);
   la Relazione al Parlamento 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis – Allegato III), che illustra l'aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo programmatico strutturale (MTO), già autorizzato con la Relazione al Parlamento 2014, contenuto nel Documento di Economia e Finanza 2015, presentato alle Camere nel mese di aprile, e confermato dalla Relazione al Parlamento del 9 giugno 2015 (redatta ai sensi dell'articolo 10-bis, comma 6, della legge n. 196 del 2009).

  Al riguardo, si ricorda che l'Italia è attualmente sottoposta al braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, presenta squilibri macroeconomici eccessivi che richiedono un monitoraggio specifico e un'azione politica vigorosa ed è soggetta alla regola del debito transitoria nel periodo 2013-2015.
  Nel programma di stabilità 2015 l'Italia ha chiesto una deviazione temporanea pari a 0,4 punti percentuali di PIL dal percorso di avvicinamento richiesto verso l'obiettivo a medio termine nel 2016 per tenere conto di significative riforme strutturali con ricadute positive sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche.
  Nella presente Nota di aggiornamento, il Governo dichiara di voler utilizzare pienamente i margini di flessibilità in materia di riforme strutturali con riferimento al 2016 (ulteriore 0,1 punti percentuali di PIL, rispetto agli 0,4 sopra citati) e di chiedere l'applicazione della clausola per gli investimenti per 0,3 punti percentuali di PIL.
  Complessivamente il margine di flessibilità richiesto ammonta a 0,8 punti percentuali di PIL ed è volto a irrobustire i primi segnali di ripresa della crescita del PIL e rafforzare per questa via il processo di consolidamento fiscale.
  Tale scelta, che comporta un percorso di risanamento più graduale di quello contenuto nel DEF di aprile, si riflette necessariamente sul raggiungimento del pareggio di bilancio in termini strutturali, che viene ora previsto nel 2018, con un allungamento di un anno rispetto a quanto stabilito nel DEF 2015, ivi riferito all'anno 2017.
  Nella Nota viene dichiarato altresì che verrà richiesto un ulteriore margine di manovra pari a 0,2 punti percentuali di PIL per far fronte ai costi relativi all'accoglienza degli immigrati. Qualora la Commissione dovesse accordarlo il margine di flessibilità complessivo potrebbe arrivare all'1 per cento. Si segnala che tale margine addizionale (0,2 per cento) è escluso dai quadri programmatici.
  In conseguenza alla volontà del Governo di aggiornare il piano di rientro verso l'obiettivo programmatico strutturale, in allegato alla Nota di aggiornamento, come detto in precedenza, è stata trasmessa quindi alle Camere la Relazione prescritta dall'articolo 6, comma 5, della legge di attuazione del pareggio di bilancio n. 243 del 2012. In proposito si ricorda che l'articolo 6, comma 3, prevede che, qualora il Governo, al fine di fronteggiare eventi eccezionali, ritenga indispensabile discostarsi temporaneamente dall'obiettivo programmatico, sentita la Commissione europea, presenti alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, una relazione con cui aggiorna gli obiettivi programmatici di finanza pubblica, nonché una specifica richiesta di autorizzazione che indichi la misura e la durata dello scostamento, stabilisca le finalità alle quali destinare le risorse disponibili in conseguenza dello stesso e definisca il Pag. 7piano di rientro verso l'obiettivo programmatico, commisurandone la durata alla gravità degli eventi. La deliberazione con la quale ciascuna Camera autorizza lo scostamento e approva il piano di rientro è adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti. Il successivo comma 5 prevede invece che il piano di rientro possa essere aggiornato con le medesime modalità sopra indicate qualora, in relazione all'andamento del ciclo economico, il Governo intenda apportarvi modifiche.
  La Nota evidenzia uno scenario macroeconomico internazionale che, benché in graduale espansione, mostra, nel suo complesso, una ripresa più debole rispetto alle attese e molto differenziata tra le varie aree economiche.
  I segnali di rallentamento, emersi nei mesi più recenti, sono essenzialmente riconducibili al deterioramento delle prospettive dei paesi emergenti e, più in particolare, al calo della domanda cinese, che hanno inciso sulla dinamica del commercio mondiale risultata, nel complesso, inferiore alle aspettative.
  Per quanto concerne la crescita economica mondiale, le ultime proiezioni del Fondo monetario internazionale (FMI), diffuse nel World Economic Outlook Update del 9 luglio 2015, ipotizzano una crescita del PIL mondiale all'incirca del 3,3 per cento nel 2015 – di circa 0,2 punti in meno rispetto a quanto previsto in primavera – e del 3,8 per cento nel 2016. Il quadro delle variabili esogene sottostanti la Nota di aggiornamento risulta dunque, nel complesso, meno favorevole rispetto a quanto ipotizzato in primavera.
  Nell'area dell'euro, la crescita si è comunque stabilizzata, pur rimanendo molto contenuta, discontinua e diseguale tra i paesi: in proposito la Nota riporta i più recenti dati congiunturali forniti da Eurostat, che registra una crescita del PIL dell'Eurozona, nel secondo trimestre dell'anno in corso, dello 0,4 per cento – ad un ritmo più contenuto rispetto alla crescita dello 0,5 per cento del precedente trimestre – cui hanno contribuito principalmente i consumi privati e le esportazioni nette. Nel complesso la ripresa economica e il miglioramento delle condizioni finanziarie hanno inciso positivamente sulle componenti della domanda interna e sulla riduzione del tasso di disoccupazione. Si indebolisce la dinamica dei prezzi: ad agosto la stima dell'indice armonizzato per l'Eurozona mostra un rallentamento marginale (0,1 per cento).
  Per quanto riguarda il quadro macroeconomico, la Nota 2015 presenta una revisione al rialzo delle stime sull'andamento dell'economia italiana per l'anno in corso rispetto alle previsioni formulate nel DEF di aprile 2015, in considerazione dei segnali di ripresa dell'economia italiana nella prima parte dell'anno. Anche per gli anni successivi, a partire dal 2017, la Nota espone una revisione verso l'alto delle previsioni, in considerazione delle prospettive più positive della domanda mondiale, sebbene in un contesto internazionale che presenta un recupero meno accentuato nel medio periodo di quanto previsto.
  In particolare, per quanto concerne l'Italia, la Nota di aggiornamento rivede il quadro macroeconomico tendenziale e programmatico, evidenziando un miglioramento delle prospettive di crescita dell'economia italiana, pur in un contesto internazionale meno favorevole di quanto previsto ad aprile, sulla base dei segnali positivi emersi nel corso dell'anno e del rafforzamento della domanda interna, nonché, per quanto concerne il quadro programmatico, in relazione alla politica fiscale più favorevole alla crescita che il Governo intende impostare con la prossima legge di stabilità per il 2016.
  Si ricorda inoltre che, sulla base di quanto previsto dai regolamenti europei, le previsioni macroeconomiche tendenziali e programmatiche presentate nella Nota di aggiornamento al DEF 2015 sono sottoposte alla validazione dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio, costituito nell'aprile 2014 secondo quanto previsto dalla legge n. 243 del 2012, di attuazione del principio del pareggio del bilancio. Lo scenario macroeconomico tendenziale ha già ottenuto la validazione dell'UPB il 16 settembre 2015, mentre il quadro programmatico è stato validato in data odierna, in tempo Pag. 8utile per la presentazione alla Commissione europea del Documento Programmatico di bilancio 2016.
  Come già sopra ricordato, la Nota di aggiornamento al DEF 2015 distingue, per le previsioni macroeconomiche, tra uno scenario tendenziale e uno programmatico che, fermo restando le assunzioni relative al quadro macroeconomico internazionale, differiscono per le assunzioni relative alle misure economiche che il Governo intende assumere con la prossima manovra di finanza pubblica.
  Con riferimento alle previsioni tendenziali, la Nota evidenzia un miglioramento delle stime di crescita del PIL per l'anno in corso rispetto alle previsioni formulate nel DEF di aprile 2015, in relazione agli andamenti congiunturali della prima parte dell'anno, che confermano la fase di ripresa dell'economia in atto. In particolare, la previsione di crescita del PIL reale per il 2015 sale dallo 0,7 per cento del DEF di aprile allo 0,9 per cento. La Nota inoltre conferma per il 2016 l'andamento della dinamica tendenziale del PIL già previsto nel DEF di aprile, all'1,3 per cento. Per gli anni successivi l'attività economica è prevista crescere mediamente intorno all'1,3 per cento, con una dinamica leggermente più positiva rispetto al DEF, dunque, a partire dal 2017. Tale previsione sconta l'ipotesi – sottolinea la Nota – che in tutto il periodo previsivo l'economia continui ad espandersi ai ritmi attuali.
  La Nota precisa che le previsioni aggiornate del quadro tendenziale sopra riportate, che incorporano gli effetti sull'economia del quadro normativo vigente, includono gli effetti sull'economia delle clausole di salvaguardia che prevedono aumenti di imposte per il 2016, 2017 e 2018, i cui effetti stimati portano a un aumento dei prezzi e a una conseguente riduzione dei redditi disponibili delle famiglie che frena la dinamica dei consumi e, in minor misura, del PIL.
  Il miglioramento delle stime di crescita è da porre in relazione all'andamento positivo dell'economia italiana nella prima metà dell'anno, che si è mostrato lievemente più favorevole del previsto, sia a livello di domanda interna che di esportazioni, nonostante il rallentamento della dinamica internazionale. Nei primi due trimestri dell'anno, infatti, il PIL ha registrato una variazione congiunturale positiva, rispettivamente pari a 0,4 e 0,3 per cento.
  Rispetto alle nuove previsioni tendenziali, l'Ufficio Parlamentare di bilancio, nella lettera di validazione del quadro macroeconomico tendenziale, ha espresso alcune considerazioni sulla previsione contenuta nella Nota per gli anni successivi al 2016, legati soprattutto a possibili evoluzioni meno favorevoli delle variabili esogene internazionali.
  Il quadro macroeconomico programmatico per gli anni 2016 e successivi, presentato nella Nota, include, come già ricordato, l'impatto sull'economia delle nuove misure che saranno adottate con la prossima legge di stabilità per il 2016, caratterizzata – come indicato dal Governo – da una strategia di politica fiscale più favorevole alla crescita e da misure di stimolo agli investimenti.
  Il profilo della attuale manovra indicata nella Nota avrebbe effetti leggermente più espansivi sull'economia di quanto stimato nel DEF e, pertanto, il profilo del quadro programmatico viene marginalmente rivisto al rialzo.
  Il nuovo quadro programmatico evidenzia, infatti, una maggiore previsione di crescita del PIL per il 2016 rispetto a quanto indicato nel quadro programmatico del DEF, dall'1,4 per cento all'1,6 per cento.
  Anche le proiezioni per gli anni seguenti sono indicate più positive rispetto al programmatico del DEF (nell'ordine di 0,1 punti percentuali), nell'ambito comunque di una valutazione che – sottolinea la Nota – rimane prudenziale dato il pesante lascito della crisi degli ultimi anni.
  Dal punto di vista macroeconomico, le misure di maggiore impatto della manovra programmata sono indicate nella disattivazione delle clausole di salvaguardia previste per il 2016 dalle precedenti leggi di stabilità e dei relativi aumenti di imposte. In particolare, si tratta di una ipotesi di Pag. 9clausole di salvaguardia sulle aliquote IVA ed altre imposte indirette per un ammontare di circa 16,8 miliardi nel 2016, 26,2 miliardi nel 2017 e di poco inferiore a 29 miliardi nel 2018 e nel 2019.
  Rispetto allo scenario tendenziale, gli effetti delle misure adottate dal Governo per il rilancio dell'economia, volte ad accrescere la competitività e a sostenere la domanda interna, si tradurrebbero in un aumento del prodotto interno lordo pari allo 0,3 per cento nel 2016 e nel 2017, allo 0,2 per cento nel 2018 e allo 0,1 per cento nel 2019.
  Rispetto alle previsioni formulate nella prima parte dell'anno dalla maggior parte degli analisti di settore e contenute nel DEF di aprile, la Nota espone un andamento del mercato del lavoro in miglioramento, alla luce delle recenti rilevazioni Istat rilasciate il 15 settembre. Il tasso di occupazione viene pertanto rivisto al rialzo rispetto al DEF sia per l'anno in corso che per quelli successivi. Rispetto ai dati tendenziali, il quadro programmatico ne conferma gli andamenti occupazionali per il primo biennio, mentre una evoluzione più favorevole viene perseguita per gli anni successivi, con un tasso di disoccupazione che alla fine del periodo, nel 2019, dovrebbe venire a situarsi sui 10,2 punti percentuali (anziché a 10,9 punti come prevede il tendenziale), e con un tasso di occupazione che al medesimo anno terminale è previsto al 57,6 per cento, rispetto al 57,2 del tendenziale.
  Il miglioramento delle stime di crescita economica si riflette sull'andamento della finanza pubblica, che nella Nota di aggiornamento presenta un quadro più positivo rispetto al Documento di economia e finanza 2015 di aprile, con un livello di indebitamento netto che, per il primo biennio di previsione, conferma le stime iscritte nel DEF – pur in presenza dei nuovi oneri intervenuti nel 2015 in conseguenza della sentenza della Corte Costituzionale in materia di pensioni –, mentre per gli anni dal 2017 al 2019 ha un andamento più positivo rispetto al DEF, per complessivi 0,5 punti percentuali di PIL.
  Soffermandosi in primo luogo sul quadro tendenziale, si rileva preliminarmente che la Nota di aggiornamento presenta le stime relative al quinquennio 2015-2019 riviste – rispetto a quelle, di aprile, del DEF 2015 – sulla base dell'aggiornamento del quadro macroeconomico (con particolare riferimento ai dati ISTAT sui primi due trimestri dell'anno, all'economia internazionale e alla deludente dinamica dei prezzi), dei risultati dell'attività di monitoraggio della finanza pubblica e degli effetti dei provvedimenti successivi alla presentazione del DEF 2015.
  Per quanto riguarda, specificamente, quest'ultimo punto, la Nota di aggiornamento riporta gli effetti sul saldo di indebitamento netto dei principali provvedimenti adottati dopo il DEF 2015, di seguito elencati:
   decreto-legge n. 65 del 2015, recante disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR;
   decreto-legge n. 78 del 2015, recante disposizioni urgenti in materia di enti territoriali, per garantire la continuità dei dispositivi di sicurezza e di controllo del territorio, nonché la razionalizzazione delle spese del Servizio sanitario nazionale e norme in materia di rifiuti e di emissioni industriali;
   decreto-legge n. 83 del 2015, recante misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria;
   legge n. 107 del 2015, recante la riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti.

  La Nota precisa che, complessivamente, i provvedimenti adottati, in linea con gli obiettivi programmatici indicati nel DEF 2015, comportano un peggioramento dell'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche, rispetto alle stime del DEF 2015, di circa 2,1 miliardi nel 2015 e Pag. 100,4 miliardi in ciascuno degli anni del periodo 2016-2019.
  Per l'anno 2015, sommando al valore dell'indebitamento netto tendenziale indicato nel DEF 2015 gli effetti dei provvedimenti in esame, si osserva un peggioramento del saldo che, in valore assoluto, passa da 41.189 milioni a 43.327 milioni di euro. La differenza, pari a 2.138 milioni, corrisponde in massima parte all'onere residuale della sentenza della Corte costituzionale dopo la conversione del decreto-legge n. 65 del 2015, onere parzialmente compensato da effetti netti positivi imputabili al decreto-legge n. 78 del 2015 e n. 83 del 2015. Il rapporto indebitamento netto/PIL per effetto di tali provvedimenti passa dal 2,5 per cento al 2,6 per cento, con un peggioramento di 0,1 punti percentuali, che conferma, per il 2015, l'andamento programmatico già indicato nel DEF 2015 e riprodotto dalla Nota di aggiornamento in esame.
  Le attuali stime del quadro tendenziale evidenziano per il 2015 un livello di indebitamento netto pari a 42.820 milioni di euro con un miglioramento di 507 milioni di euro rispetto al valore ottenuto aggiornando la precedente stima del DEF alla luce dei provvedimenti prima richiamati. La nuova stima appare pertanto più favorevole rispetto al precedente quadro tendenziale anche scontando gli effetti peggiorativi dei provvedimenti in esame. Il predetto miglioramento, sulla base delle indicazioni complessivamente fornite dalla Nota, dovrebbe essere imputabile, al netto di eventuali ulteriori fattori legislativi di carattere residuale, alla revisione del quadro macroeconomico e al monitoraggio di finanza pubblica.
  L'aggiornamento delle stime per l'esercizio in corso si accompagna ad una revisione anche per il periodo successivo. Il quadro tendenziale (che, come detto, tiene conto della normativa vigente senza considerare gli interventi prefigurati dalla Nota nella parte relativa al percorso programmatico) evidenzia che, in mancanza di ulteriori interventi, si avrebbe un sentiero di costante riduzione dell'indebitamento netto, che passerebbe dal –1,4 per cento del 2016 al pareggio nel 2017, registrando un avanzo dello 0,7 per cento nel 2018 e dell'1 per cento nel 2019 (esercizi nei quali si verificherebbe dunque un accreditamento netto).
  In valore assoluto, sempre con riferimento al quadro tendenziale, la Nota assume per il 2017 un avanzo di 609 milioni di euro – vale a dire un accreditamento netto – crescente fino a 18.694 milioni di euro nel 2019.
  Il saldo primario, pari all'1,7 per cento del PIL per il 2015, conferma la previsione contenuta nel DEF 2015. Per gli anni successivi, le nuove stime mostrano un costante miglioramento del saldo, che – sempre positivo – cresce dal 2,9 per cento del 2016 al 5 per cento del 2019. Questo andamento del saldo primario, nel quinquennio in esame, determina pressoché integralmente il percorso di miglioramento dell'indebitamento netto tendenziale, mentre la spesa per interessi rimane pressoché costante in rapporto al PIL.
  Coerentemente con il percorso sopra prefigurato, anche per l'indebitamento netto strutturale (calcolato al netto delle misure una tantum e depurato della componente ciclica del saldo) il quadro tendenziale riportato nella Nota in esame prevede un costante e progressivo miglioramento nel quinquennio considerato, passando dal –0,4 per cento del 2015 al segno positivo nel 2016 (avanzo strutturale dello 0,1 per cento) fino all'1,0 per cento del 2018 e allo 0,9 per cento del 2019.

  L'andamento evidenziato nella Nota di aggiornamento è, anche con riferimento a tale saldo, più favorevole rispetto a quello relativo al DEF 2015 che evidenziava un percorso di miglioramento, da –0,5 per cento del 2015 a 0,8 per cento del 2019: il raggiungimento del pareggio era previsto nel 2016 e l'avanzo strutturale nel 2017 ( 0,5 per cento).
  Con riferimento alla pressione fiscale, la Nota afferma che, sulla base delle previsioni tendenziali contenute nel Conto economico della pubblica amministrazione, l'indicatore presenta un andamento crescente fino al 2017 (dal 43,4 per cento del Pag. 112014 si arriva al 44,3 per cento nel 2017), rimane costante nel 2018 (44,3 per cento), per poi decrescere nel 2019 (44 per cento).
  Poiché i suddetti valori risentono degli effetti di gettito tributario relativi alle clausole di salvaguardia e tenuto conto che è prevista la disattivazione delle stesse, la Nota di aggiornamento ritiene utile evidenziare i valori della pressione fiscale ricalcolata considerando sia la disattivazione delle clausole di salvaguardia sia l'impatto del provvedimento relativo al cosiddetto «bonus 80 euro».
  In proposito la Nota afferma che, tenendo conto dei predetti fattori, la pressione fiscale scende da 43,1 per cento nel 2015 a 42,6 per cento nel 2016, con ulteriori riduzioni negli anni successivi.
  Per quanto attiene al trend di spesa nell'arco temporale considerato dalla Nota di aggiornamento (2015-2019), i dati relativi all'incidenza rispetto al PIL delle voci del conto economico evidenziano, per la spesa corrente, un percorso di costante riduzione dai valori del 2014 (47,5 per cento) a quelli stimati nel 2019 (44,1 per cento) con un profilo più marcato dal 2016 al 2017 (allorché la riduzione è pari a circa –0,9 per cento del PIL).
  Per la spesa in conto capitale, l'incidenza sul PIL aumenta nell'esercizio 2015 (3,9 per cento) rispetto al 2014 (3,6 per cento), per poi proseguire lungo un percorso di graduale flessione negli esercizi successivi (fino al 3,1 per cento nel 2019).

  Sulla base dell'articolo 10-bis della legge di contabilità, la Nota presenta poi, oltre alle nuove previsioni macroeconomiche ed al nuovo quadro tendenziale di finanza pubblica, un aggiornamento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica.
  In presenza del sopra indicato quadro previsionale sui saldi finanziari, il percorso di risanamento della finanza pubblica viene rivisto dal Governo rispetto a quanto prefigurato nel quadro programmatico del DEF di aprile, indicandosi nella Nota un aggiornamento degli obiettivi programmatici secondo una tempistica del consolidamento fiscale più attenuata.
  In particolare viene dichiarato che per il 2016 il Governo è intenzionato a utilizzare pienamente i margini di flessibilità in materia di riforme strutturali (ulteriori 0,1 punti percentuali di PIL, rispetto agli 0,4 punti già accordati con le raccomandazioni del Consiglio dell'Unione Europea del 14 luglio 2015) e a chiedere l'applicazione della clausola per gli investimenti per 0,3 punti percentuali di PIL. Complessivamente, pertanto, il margine di flessibilità richiesto ammonta a 0,8 punti percentuali di PIL, cui potrebbe poi aggiungersi eventualmente un ulteriore margine di manovra pari a 0,2 punti percentuali per i costi relativi all'accoglienza degli immigrati. Il margine ulteriore di 0,1 punti riferito alla cosiddetta clausola delle riforme si basa sul presupposto che le riforme strutturali già attuate e quelle in corso di implementazione avranno effetti diretti sulla crescita potenziale e sulla sostenibilità del debito, mentre quello relativo alla cosiddetta clausola per gli investimenti è messo in relazione alla accelerazione della realizzazione di investimenti pubblici cofinanziati con risorse strutturali, con effetti sia sulla crescita che, nel breve periodo, sulla domanda.
  Conseguentemente gli obiettivi di indebitamento programmati nel DEF sono rivisti in senso peggiorativo, per il 2016 di 0,4 punti percentuali di PIL, per il 2017 di 0,3 punti, per il 2018 di 0,2 punti e per il 2019 di 0,1 punti, posizionandosi ora rispettivamente, per tali anni, al livello di 2,2, 1,1, 0,2 e, nel 2019, in un valore positivo di 0,3 punti percentuali di PIL (divenendo quindi un accreditamento netto).
  Rispetto, quindi, ai valori tendenziali di tale saldo – vale a dire ai valori che si determinerebbero in assenza di interventi di modifica – si realizza un allentamento dei vincoli per circa 14,6 miliardi di euro nel 2016, 19,2 miliardi di euro nel 2017, 16,2 miliardi di euro nel 2018 e 13,9 miliardi di euro nel 2019, che concorrono ai margini della manovra di finanza pubblica da attuare per il periodo.
  La modifica del percorso di consolidamento fiscale comporta il rinvio del conseguimento dell'obiettivo del pareggio strutturale di bilancio, che viene ora previsto Pag. 12nell'anno 2018 rispetto al 2017 indicato nel DEF.
  In tali circostanze il Governo, come detto in precedenza, ha presentato in allegato alla Nota di aggiornamento una Relazione ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012 (Doc. LVII, n. 3-bis – Allegato III). Nella predetta Relazione, come prescritto dal comma 3 del medesimo articolo 6 della legge n. 243 del 2012, il Governo provvede anche ad elencare le finalità alle quali destinare le risorse in questione. In particolare, per il 2016 sono previste: misure di alleviamento della povertà e stimolo all'occupazione, agli investimenti privati, all'innovazione, all'efficienza energetica e alla rivitalizzazione dell'economia anche meridionale; sostegno alle famiglie e alle imprese anche attraverso l'eliminazione dell'imposizione fiscale sulla prima casa, i terreni agricoli e i macchinari cosiddetti ‘imbullonati’; l'azzeramento delle clausole di salvaguardia previste da precedenti disposizioni legislative. Per il 2017 si prevede una riduzione della tassazione gravante sugli utili aziendali, con l'obiettivo di avvicinarla agli standard europei e di accrescere l'occupazione e la competitività dell'Italia nell'attrarre imprese ed investimenti.

  Per quanto concerne l'evoluzione del rapporto debito pubblico/PIL, il 2015 dovrebbe chiudersi con un rapporto debito/PIL pari al 132,8 per cento, in lieve risalita (0,3 punti percentuali) rispetto al 132,5 per cento stimato nel DEF. Il rapporto debito pubblico/PIL inizia poi un percorso di riduzione negli anni successivi, fino a posizionarsi al 119,8 per cento nel 2019.

  La Nota tratta anche l'applicazione della regola del debito prevista dalla governance economica europea. Si ricorda che la regola del debito è stata introdotta nell'ordinamento europeo dal cosiddetto Six pack ed è poi stata recepita dall'ordinamento nazionale con la legge di attuazione del principio del pareggio di bilancio (legge n. 243 del 2012).
  Per il 2015, nello scenario a legislazione vigente l'aggiustamento necessario del saldo strutturale è pari a 1,6 punti percentuali di PIL e a 1,2 punti percentuali di PIL nello scenario programmatico.
  Il Governo, così come dichiarato lo scorso anno, giudica tale aggiustamento «non auspicabile né fattibile data l'esistenza dei cosiddetti “fattori rilevanti”». Nel documento inviato nel mese di febbraio 2015 alla Commissione, il Governo italiano supportava tale scelta adducendo i seguenti fattori rilevanti: 1) il perdurare degli effetti della crisi economica, visto che nel 2013 e nel 2014 l'Italia ha registrato una contrazione del tasso di crescita del PIL reale; 2) la necessità di evitare che l'eccessivo consolidamento fiscale richiesto ai fini dell'osservanza delle condizioni stabilite dalla regola peggiorasse ulteriormente la dinamica del debito pubblico in rapporto al PIL, a causa dell'impatto negativo sull'attività economica dovuto agli elevati moltiplicatori fiscali; 3) il perdurare dei rischi di deflazione che avrebbero reso la richiesta riduzione del debito ancora più ardua e controproducente; 4) i costi connessi all'implementazione di un ambizioso piano di riforme strutturali in grado di favorire la ripresa della crescita potenziale e la sostenibilità del debito nel medio periodo.
  A riguardo, il 27 febbraio 2015 la Commissione ha pubblicato una relazione a norma dell'articolo 126, paragrafo 3, TFUE, dalle cui conclusioni è emerso che in quel momento il criterio del debito doveva essere considerato soddisfatto.
  A partire dal 2016, il Governo dichiara di riprendere il percorso di riduzione del debito in maniera compatibile con la regola del debito e in particolare con riferimento al forward looking benchmark e dunque rispetto alle proiezioni al 2018, dove il rapporto debito/PIL si attesterà su di un valore del 123,7 per cento al di sotto del valore benchmark pari a 123,8 per cento.

Paolo TANCREDI,
Relatore per la maggioranza.

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PARERI AI SENSI DELL'ARTICOLO 118-BIS DEL REGOLAMENTO

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I COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)

(Relatrice: DORINA BIANCHI)

parere sulla

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis)

  La I Commissione,
   esaminata, per i profili di competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis.);
   rilevato che la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 aggiorna il quadro programmatico di finanza pubblica per il quinquennio 2015-2019 rispetto a quello contenuto nel Documento di economia e finanza dello scorso aprile;
   osservato che la Nota di aggiornamento fa notare che le politiche economiche e strutturali del Governo stanno innescando un circuito della fiducia che passa dalla crescita del prodotto alla maggiore e migliore occupazione fino ad arrivare ai consumi;
   valutato che il nuovo quadro programmatico evidenzia, infatti, una maggiore previsione di crescita del PIL per il 2016 rispetto a quanto indicato nel quadro programmatico del DEF, dall'1,4 per cento all'1,6 per cento;
   rilevato che anche le proiezioni per gli anni seguenti sono indicate più positive rispetto al programmatico del DEF (nell'ordine di 0,1 punti percentuali), nell'ambito comunque di una valutazione che – come sottolineato dalla Nota – rimane prudenziale dato il pesante lascito della crisi degli ultimi anni;
   rilevato che il quadro macroeconomico programmatico per gli anni 2016 e successivi presentato nella Nota include l'impatto sull'economia delle misure che saranno adottate con la prossima legge di stabilità per il 2016, caratterizzata da una strategia di politica fiscale più favorevole alla crescita e da misure di stimolo agli investimenti;
   preso atto che il profilo della attuale manovra indicata nella Nota avrebbe effetti leggermente più espansivi sull'economia di quanto stimato nel DEF e, pertanto, Pag. 16che il profilo del programmatico viene marginalmente rivisto al rialzo;
   preso atto, altresì, che nella presente Nota di aggiornamento, il Governo dichiara di voler utilizzare pienamente i margini di flessibilità in materia di riforme strutturali con riferimento al 2016 (ulteriore 0,1 punti percentuali di PIL, rispetto agli 0,4 sopra citati) e di chiedere l'applicazione della clausola per gli investimenti per 0,3 punti percentuali di PIL;
   rilevato che la Nota di aggiornamento reca una esposizione sintetica delle azioni già avviate o da avviare in futuro in risposta alle Raccomandazioni rivolte all'Italia il 14 luglio scorso dal Consiglio UE, a seguito delle valutazioni della Commissione europea sul Programma nazionale di riforma 2015 e sul Programma di stabilità 2015 presentati dall'Italia;
   preso atto che, per il settore istituzionale, la Nota collega alla Raccomandazione 3 – con la quale il Consiglio europeo ha invitato l'Italia ad adottare e attuare le leggi in discussione intese a migliorare il quadro istituzionale e a modernizzare la pubblica amministrazione, nonché riformare l'istituto della prescrizione entro la metà del 2015 – il percorso di riforme istituzionali avviato dal Governo, rappresentato dall'approvazione del disegno di legge di riforma elettorale e dall'esame ancora in corso della riforma costituzionale, considerata parte integrante delle modifiche all'architettura istituzionale su cui il Governo punta per modernizzare il Paese;
   rilevato altresì che, sempre per il settore istituzionale, la Nota, tra le azioni che il Governo indica in risposta alla raccomandazione del Consiglio europeo, richiama l'approvazione da parte del Parlamento, della legge delega di riforma della pubblica amministrazione (legge 7 agosto 2015, n. 124), definita già nel Programma nazionale di riforma (PNR) 2015 come asse principale per l'ammodernamento strutturale e l'efficientamento della Pubblica Amministrazione;
   preso atto poi che la Nota collega alla Raccomandazione 6 l'azione di riduzione degli oneri amministrativi, sottolineando come al 31 agosto 2015 il 90 per cento delle scadenze previste dall'Agenda per la semplificazione e dalla relativa pianificazione di dettaglio risultavano rispettate;
   sottolineato come le azioni della stessa Agenda per la semplificazione sono rafforzate dalla approvazione della richiamata legge delega di riforma della pubblica amministrazione, soprattutto laddove si è intervenuto in materia di silenzio assenso tra amministrazioni pubbliche e tra amministrazione pubbliche e gestori di pubblici servizi, autotutela amministrativa e semplificazione dei procedimenti amministrativi;
   ritenuto di condividere le valutazioni espresse dal Governo nella Nota in esame,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE.

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II COMMISSIONE PERMANENTE
(Giustizia)

(Relatore: BERRETTA)

parere sulla

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis)

  La II Commissione,
   esaminato il documento in oggetto;
   preso atto della Raccomandazione n. 3 del Consiglio d'Europa, nella quale si invita l'Italia ad adottare interventi diretti a migliorare il quadro istituzionale e a modernizzare il sistema giustizia;
   condiviso l'impegno del Governo nel riformare la giustizia civile, penale e tributaria, attraverso misure volte a migliorarne l'efficienza e a ridurre significativamente la durata dei procedimenti;
   ritenuta, in particolare, indifferibile una organica riforma della giustizia civile, attraverso la razionalizzazione dei termini processuali e la semplificazione dei riti, l'introduzione del principio di sinteticità degli atti di parte e del giudice, nonché l'adeguamento delle norme processuali al processo civile telematico (A.C. 2953, attualmente all'esame della Camera);
   apprezzati gli interventi in corso di attuazione in campo penale e processuale penale, attraverso misure organiche dirette a garantire l'efficienza del sistema giudiziario, la durata ragionevole del processo, pur nel mantenimento delle garanzie difensive, nonché l'effettiva finalità rieducativa della pena (A.C. 2798, approvato dalla Camera e trasmesso al Senato);
   condiviso altresì l'impegno del Governo per il contrasto alla criminalità organizzata e ai patrimoni illeciti, anche mediante una revisione organica del codice delle leggi antimafia di cui al decreto legislativo n. 159 del 2011;Pag. 18
   ritenuto che l'efficienza del sistema giustizia possa essere garantita dalla integrazione delle nuove misure normative sostanziali e processuali con interventi volti ad assicurare risorse umane e strumentali adeguate alle concrete esigenze degli uffici giudiziari, i quali a loro volta dovranno essere organizzati sulla base di modelli realmente efficienti;
   esprime, per quanto di propria competenza,

PARERE FAVOREVOLE.

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III COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari esteri e comunitari)

(Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO)

parere sulla

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis)

  La III Commissione,
   esaminata per le parti di competenza la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis);
   in un quadro congiunturale internazionale segnato dal rallentamento delle grandi economie emergenti della Cina, Russia, Brasile e Turchia che comprime le prospettive di mercato per le imprese esportatrici italiane ed accresce le pressioni concorrenziali dal lato delle importazioni, delineando altresì rischi significativi di una minore crescita del commercio internazionale;
   atteso che nell'area euro i segnali provenienti dagli indicatori congiunturali appaiono contrastanti e la dinamica dei prezzi, nonostante la politica monetaria espansiva adottata negli ultimi mesi dalla Banca centrale Europea, è tuttora lontana dall'obiettivo prefissato;
   condivisi gli obiettivi di politica economica, già indicati nel DEF e ribaditi in questa Nota, volti ad un rafforzamento della crescita economica e produttiva, alla promozione degli investimenti, al sostegno delle esportazione e ad una generale riduzione del carico fiscale sulle famiglie e sulle imprese, secondo un piano pluriennale avviato nel 2014 e che proseguirà fino al 2018;
   preso atto positivamente dell'indirizzo di riqualificare la composizione del bilancio pubblico (cioè l'impatto di impieghi ed entrate) attraverso interventi volti a rendere più efficace ed efficiente la spesa (spending review ed accelerazione degli investimenti pubblici cofinanziati con fondi europei) in combinazione con tagli selettivi e mirati delle imposte tali da stimolare gli investimenti privati;Pag. 20
   espresso altresì apprezzamento per l'adozione di un indirizzo di maggiore gradualità nel processo di consolidamento di bilancio, consentita dal quadro normativo europeo e pienamente funzionale all'esigenza di misurarsi con le implicazioni anche di tipo finanziario che derivano dall'ondata di immigrazione proveniente dall'Africa e dal Medio Oriente, che vedono l'Italia come uno dei paesi più esposti in Europa;
   valutate altresì positivamente le prospettate misure di stimolo all'economia che saranno in parte finanziate da risparmi di spesa attraverso una operazione selettiva, finalizzata ad una più efficace allocazione delle risorse nel settore pubblico;
   ritenendo pienamente matura e sostenibile la proposta di un'iniziativa comunitaria che consenta agli Stati membri di tenere conto dei costi e, più in generale, dell'impatto economico-finanziario connessi al fenomeno dell'immigrazione, anche ai fini del computo del disavanzo strutturale ed in generale dalle regole previste nel Patto di stabilità e di crescita,
   esprime

PARERE FAVOREVOLE.

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IV COMMISSIONE PERMANENTE
(Difesa)

(Relatore: Carlo GALLI)

parere sulla

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis)

  La IV Commissione,
   esaminata, per le parti di competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2015 con i relativi allegati;
   rilevato che la Nota conferma l'importanza della dismissione degli immobili non più utilizzati della Difesa, dalla cui vendita il Governo intende realizzare introiti non inferiori a 220 milioni nel 2015 e 100 milioni in ciascuno degli anni 2016 e 2017;
   sottolineato che, nella Relazione sulle spese di investimento (allegata alla Nota), il Ministero della difesa rappresenta che, al fine di porre in essere un parziale riequilibrio delle compressioni di bilancio subite dal Dicastero e non porre a rischio l'impalcatura funzionale di alcuni investimenti legati a programmi pluriennali, appare auspicabile un intervento incrementativo delle quote assegnate alla missione Difesa e Sicurezza del territorio nella misura di circa 300 milioni di euro l'anno per il triennio 2015-2017;
   evidenziato che, per quanto concerne, invece, gli investimenti finanziati a valere sul bilancio del Ministero dello sviluppo economico, la medesima Relazione elenca una serie di programmi di interesse della Difesa valutati urgenti e prioritari, in relazione ai quali viene rappresentato che occorrerà un rifinanziamento in sede di prossima legge di stabilità attraverso stanziamenti quindicennali di 40 milioni di euro, a partire dal 2016, e di altri 40 milioni dal 2017, al fine di portare a termine i programmi già finanziati e di avviarne di nuovi strategicamente importanti;
   evidenziato, altresì, che la stessa Relazione, con riferimento a taluni progetti Pag. 22di ricerca e sviluppo nei settori dell'aerospazio e dell'alta tecnologia – alcuni dei quali, peraltro, neppure definiti – stima necessario un rifinanziamento della legge n. 808 del 1985 attraverso uno stanziamento di 100 milioni di euro per anno a partire dal 2016 e fino al 2022 o, in alternativa, due contributi decennali di 50 milioni di euro il primo a decorrere dal 2016, ed il secondo a decorrere dal 2017;
   ricordato che nel corso della legislatura la Commissione Difesa è intervenuta più volte sul bilancio della Difesa – da ultimo in sede di valutazione dell'assestamento del Bilancio per l'anno in corso – ogni volta ribadendo al Governo, nello spirito della legge n. 244 del 2012, la necessità di riequilibrare la spesa per i sistemi d'arma, che risulta eccessiva, e di rimodulare la spesa complessiva per la difesa con l'obiettivo di arrivare a una ripartizione tra spese per personale, per l'esercizio e per gli investimenti nella proporzione, rispettivamente, del 50, 25 e 25 per cento dello stanziamento complessivo;
   tenuto conto che, nel parere espresso sul DEF nella seduta di mercoledì 22 aprile 2015, la Commissione ha confermato la necessità di assumere iniziative tali da garantire «in tempi certi il raggiungimento dell'obiettivo di riqualificazione della spesa» nelle proporzioni sopraindicate;
   evidenziato che la necessità di raggiungere questo obiettivo è stata ribadita da ultimo lo scorso 23 settembre in sede di esame del disegno di legge di assestamento del Bilancio della Difesa per l'anno in corso,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

   con le seguenti condizioni:
    1) sia perseguito l'obiettivo di un riequilibrio dei tre fattori principali di spesa del bilancio della Difesa secondo le percentuali tendenziali riferite all'attuazione della riforma di cui alla legge n. 244 del 2012 sin dal disegno di legge del bilancio pluriennale dello Stato 2016-2018, riequilibrio che verrebbe allontanato da un progressivo aumento delle spese per armamenti;
    2) il Governo chiarisca al Parlamento, in sede di discussione ed esame del disegno di legge di stabilità 2016, le ragioni delle richieste avanzate al Ministero dello sviluppo economico specificando i programmi da finanziare.

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VI COMMISSIONE PERMANENTE
(Finanze)

(Relatore: PELILLO)

parere sulla

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis)

  La VI Commissione,
   esaminata la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis);
   evidenziato come l'aspetto programmatico politicamente più rilevante della Nota di aggiornamento sia costituito dalla volontà del Governo di utilizzare pienamente i margini di flessibilità concessi all'Italia in materia di riforme strutturali nell'ambito del piano di rientro verso il pareggio di bilancio con riferimento al 2016, che ha consentito di guadagnare un ulteriore spazio di flessibilità pari a 0,1 punti percentuali di PIL, dopo che già nel programma di stabilità 2015 era stata richiesta una deviazione temporanea rispetto a tale obiettivo pari a 0,4 punti percentuali di PIL, nonché dalla volontà di chiedere l'applicazione della clausola di flessibilità per gli investimenti per 0,3 punti percentuali di PIL, allungando conseguentemente dal 2017, data prevista nel DEF 2015, al 2018 il raggiungimento del pareggio di bilancio in termini strutturali;
   sottolineato come il predetto margine di flessibilità richiesto, il quale ammonta in totale a 0,8 punti percentuali di PIL, sarà utilizzato per irrobustire i primi segnali di ripresa della crescita del PIL, che già sono emersi con riferimento alle precedenti previsioni del DEF 2015 e che si estenderanno negli anni prossimi, rafforzando per questa via anche il processo di consolidamento fiscale del Paese;
   rilevato come un ulteriore margine di flessibilità finanziaria, pari a 0,2 punti percentuali di PIL, sarà richiesto dal Governo per far fronte ai costi relativi all'accoglienza degli immigrati, ma come esso non sia stato prudenzialmente considerato nelle stime indicate dalla Nota di aggiornamento;Pag. 24
   evidenziato come le indicazioni programmatiche contenute nella Nota di aggiornamento confermino la linea di politica economica perseguita dal Governo, avviata nel 2014 e nel 2015 con l'incremento del reddito disponibile dei lavoratori (attraverso il bonus fiscale di 80 euro mensili ai lavoratori con i redditi più contenuti), la riduzione del costo del lavoro delle imprese attraverso la cancellazione della componente lavoro dell'IRAP e la revisione della disciplina fiscale per la deducibilità delle svalutazioni crediti e delle perdite su crediti degli enti creditizi e finanziari e delle imprese di assicurazione, la quale ha già consentito di invertire la dinamica recessiva che ha caratterizzato la dinamica economica negli ultimi anni, consentendo, al contempo, di ripristinare la stabilità finanziaria e la credibilità internazionale del Paese, nonché di riprendere un cammino di crescita interrotto da troppi anni;
   sottolineato come, grazie a questa positiva dinamica e agli effetti di tali misure, già valutate positivamente dalla Commissione europea, le stime sulle variabili di finanza pubblica contenute nella Nota di aggiornamento mostrino un'evoluzione più favorevole rispetto alle previsioni del DEF 2015, sia per quanto attiene all'indebitamento netto tendenziale sia per quanto riguarda l'andamento dell'avanzo primario;
   rilevato inoltre come l'altro fondamentale aspetto politico della Nota di aggiornamento sia costituito dalla conferma della volontà del Governo di disattivare, attraverso tagli di spesa, le clausole di salvaguardia attualmente previste dalla legge di stabilità 2014 e dalla legge di stabilità 2015 e che dovrebbero scattare già il prossimo anno, la cui applicazione incrementerebbe il prelievo tributario per un ammontare pari a circa 16,8 miliardi nel 2016, a 26,2 miliardi nel 2017 e a poco meno di 29 miliardi nel 2019;
   evidenziato come tale importante scelta di disattivare le clausole di salvaguardia comporterà una riduzione della pressione fiscale, che si ridurrà, nello scenario tendenziale, anche grazie alla destinazione a tal fine degli incassi realizzabili nel 2015 dall'attività di contrasto dell'evasione fiscale, quantificati dalla Nota in 143 milioni di euro, dal 43,1 per cento nel 2015 al 42,6 per cento nel 2016, riducendosi ulteriormente negli anni successivi, e determinando conseguentemente ulteriori effetti positivi sul piano della crescita del PIL;
   sottolineato positivamente come la Nota segnali l'indirizzo programmatico del Governo di adottare una ulteriore serie di importanti misure di politica fiscale di alleggerimento del carico tributario a favore delle famiglie e delle imprese e di stimolo ai consumi e agli investimenti privati, che si sostanzieranno in prima battuta nell'eliminazione dell'IMU e della TASI sulla prima casa, nella cancellazione dell'IMU sui macchinari cosiddetti «imbullonati», nonché, in una prospettiva temporale più ampia, nella riduzione della tassazione gravante sugli utili aziendali, per accrescere l'occupazione e la capacità dell'Italia di attrarre imprese ed investimenti, e nella riduzione dell'imposizione IRPEF sulle persone fisiche, misure che saranno finanziate attraverso risparmi di spesa finalizzati anche ad aumentare ulteriormente l'efficienza del settore pubblico;
   evidenziato come la strategia di politica tributaria del Governo trovi fondamento nella delega per la riforma del sistema fiscale di cui alla legge n. 23 del 2014, che ha già trovato attuazione in molte sue parti, in particolare per quanto riguarda la semplificazione dei rapporti tra fisco e contribuenti, le misure per migliorare il rispetto della normativa tributaria, il meccanismo di revisione delle agevolazioni fiscali, la revisione del sistema sanzionatorio e del contenzioso tributario, la razionalizzazione della riscossione, la revisione organizzativa delle agenzie fiscali e le misure per favorire la crescita e l'internazionalizzazione delle imprese italiane;Pag. 25
   valutati positivamente i risultati dell'attività di contrasto all'evasione fiscale nel 2014, indicati dal rapporto in materia contenuto nell'Allegato II alla Nota, dal quale emerge un aumento dell'8,4 per cento dell'attività di riscossione rispetto al 2013, con un incremento sia degli incassi derivanti da ruoli sia dai versamenti diretti, che ha consentito di aumentare di 143 milioni di euro rispetto al 2014 le risorse del Fondo per la riduzione della pressione fiscale per l'anno 2015;
   evidenziata a tale riguardo l'accresciuta efficacia complessiva dell'attività di controllo svolta dall'Amministrazione finanziaria, e rilevato come in tale ambito sia stata opportunamente privilegiata la qualità e l'efficacia dei controlli, mediante un'attività meno invasiva e più mirata;
   sottolineato comunque come le dimensioni delle somme sottratte all'imposizione fiscale rimangano inaccettabili, e come sia pertanto necessario consolidare e rafforzare i risultati già ottenuti in questo campo, facendo leva in particolare su un affinamento dei controlli, che devono concentrarsi prioritariamente sui contribuenti meno collaborativi e maggiormente propensi all'evasione, individuati secondo modelli di analisi del rischio, sulla valorizzazione del nuovo istituto della voluntary disclosure di cui alla legge n. 186 del 2014, sul miglioramento del rapporto tra Fisco e contribuente in una prospettiva di certezza del diritto, sul rafforzamento dell'adempimento spontaneo (tax compliance), anche attraverso gli strumenti del tutoraggio e del controllo sulla pianificazione fiscale aggressiva, sul potenziamento dei servizi telematici, sull'elaborazione di nuovi strumenti informatici e sull'adeguamento di quelli già esistenti, su un più efficace utilizzo delle indagini finanziarie, nonché sul potenziamento degli strumenti di cooperazione internazionale ai fini del contrasto agli illeciti fiscali internazionali;
   rilevato il miglioramento delle condizioni del mercato del credito in Italia, le quali costituiscono elemento fondamentale per la ripresa dell'economia nel suo complesso, testimoniato dalla riduzione dei tassi bancari alla clientela e dal miglioramento del flusso di crediti all'economia sia per le imprese sia per famiglie, condizioni che dovrebbero protrarsi e consolidarsi anche grazie alle misure di quantitative easing adottate dalla Banca Centrale Europea e che hanno consentito di ridurre conseguentemente lo svantaggio competitivo rispetto agli altri Paesi dell'area dell'Euro esistente in questo campo;
   rilevato come al rafforzamento del sistema bancario nazionale contribuirà in modo significativo la riforma della disciplina della struttura societaria delle banche popolari, nonché la revisione, in via di autoregolamentazione, del ruolo e della governance delle fondazioni e delle banche di credito cooperativo;
   ribadita l'esigenza di ampliare i canali di finanziamento alle imprese, in particolare le PMI, migliorando la possibilità per queste ultime di accedere ai mercati del capitale, non solo di debito, sia rafforzando l'efficacia dei molteplici fondi di garanzia pubblici finalizzati a facilitare l'erogazione del credito, sia attraverso incentivi fiscali, sia mediante semplificazioni finanziarie, sia attraverso il miglioramento delle procedure fallimentari e concordatarie,
   sottolineata in tale contesto la necessità di affrontare, nel quadro fissato dalla normativa europea, il tema dei crediti bancari deteriorati del settore bancario italiano, aumentati in modo molto rilevante dalla fine del 2008, il quale costituisce un elemento cruciale per liberare risorse da destinare al finanziamento dell'economia;
   valutati positivamente i passi avanti compiuti a livello europeo e nazionale sul piano della vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle imprese di investimento, nonché circa il quadro di risanamento e risoluzione in materia;
   segnalata l'esigenza di completare, anche attraverso l'attivo coinvolgimento degli Enti territoriali e degli altri soggetti Pag. 26del settore pubblico, il Piano di valorizzazione del patrimonio pubblico, sia per realizzare gli introiti attesi da tali operazioni di vendita straordinaria di immobili pubblici, che hanno già reso 498 milioni di euro nel 2013 e 235 milioni nel 2014, sia per favorire una più efficiente, trasparente e funzionale gestione del patrimonio immobiliare pubblico, che rappresenta uno snodo fondamentale per la complessiva strategia di riduzione del debito e di finanziamento degli investimenti, nonché per portare a compimento il processo di federalismo demaniale disciplinato dal decreto legislativo n. 85 del 2010;
   esprime

PARERE FAVOREVOLE

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VII COMMISSIONE PERMANENTE
(Cultura, scienza e istruzione)

(Relatrice: MALPEZZI)

parere sulla

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis)

  La VII Commissione,
   esaminati, per le parti di propria competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis) e i relativi allegati per le parti concernenti i Ministeri dell'istruzione, dell'università e della ricerca, e dei beni e delle attività culturali e del turismo,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con la seguente osservazione:
valuti il Governo di prevedere nelle debite forme che l'alternanza scuola-lavoro possa essere attuata anche presso gli enti riconosciuti dal Comitato paralimpico nazionale.

Pag. 28

VIII COMMISSIONE PERMANENTE
(Ambiente, territorio e lavori pubblici)

(Relatrice: Giovanna SANNA)

parere sulla

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis)

  La VIII Commissione,
   esaminata la Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis), con i relativi Allegati, in particolare quello relativo al Programma delle infrastrutture strategiche (Allegato III);
   premesso che la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 reca le misure che devono essere adottate in risposta alle raccomandazioni del Consiglio europeo tra le quali si segnalano: l'implementazione della razionalizzazione degli acquisti da parte delle centrali di committenza, nell'ambito della Raccomandazione n. 1, il riordino della disciplina dei servizi pubblici locali, nel quadro della Raccomandazione n. 3, gli interventi per la messa in sicurezza, l'ammodernamento e l'efficientamento energetico degli edifici scolastici in risposta alla Raccomandazione n. 5, nonché l'attuazione dell'Agenda per la semplificazione 2015-2017 e della legge delega di riforma della pubblica amministrazione nell'ambito della Raccomandazione n. 6;
   rilevato che alla Nota non è allegato l'aggiornamento del Programma delle infrastrutture strategiche di cui all'articolo 1 della legge n. 443 del 2001 (cd. «legge obiettivo»);
   richiamata l'opportunità di rendere strutturali le agevolazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica e di messa in sicurezza degli edifici anche in funzione antisismica, dando attuazione agli impegni contenuti in alcuni atti di indirizzo approvati dal Parlamento,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

Pag. 29

  con la seguente condizione:

   1) siano rese stabili e strutturali le agevolazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione e di efficienza energetica (cd. ecobonus), disciplinate dall'articolo 1, comma 47, della legge n. 190 del 2014 (legge di stabilità 2015), includendo ed estendendo in maniera permanente in tali interventi anche il consolidamento statico ed antisismico degli edifici e ricomprendendo gli interventi per la rimozione dell'amianto, nonché ampliando al contempo la platea dei soggetti fruitori del beneficio fiscale alle imprese e agli enti pubblici.

Pag. 30

IX COMMISSIONE PERMANENTE
(Trasporti, poste e telecomunicazioni)

(Relatore: CATALANO)

parere sulla

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis)

  La IX Commissione,
   esaminata, per le parti di competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis),
   premesso che:
    la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 espone, in termini generali, proiezioni di crescita del PIL, con riferimento sia al 2015 sia al 2016, superiori di 0,2 punti percentuali rispetto alle previsioni indicate nel Documento di economia e finanza dell'aprile scorso; sulla base di tali stime, come indicato nella Nota, può considerarsi conclusa la fase di forte contrazione che ha colpito l'economia italiana dal 2012 al 2014 e possono individuarsi i primi segnali di inversione di tendenza;
    in questo contesto macroeconomico la Nota di aggiornamento prospetta una manovra di finanza pubblica che, nel garantire il rispetto della disciplina di bilancio e la costante riduzione del rapporto fra debito pubblico e PIL, individua, anche attraverso l'utilizzo dei margini di flessibilità previsti dall'ordinamento europeo, in particolare per quanto concerne l'attuazione delle riforme strutturali e l'applicazione della clausola per gli investimenti, spazi finanziari da destinare a interventi espansivi volti alla riduzione permanente del carico fiscale sulle famiglie e sulle imprese e a misure di stimolo per gli investimenti stessi, al fine di sviluppare la rete delle infrastrutture fisiche e digitali;
    per quanto riguarda le competenze della Commissione, le sezioni della Nota di aggiornamento relative al cronoprogramma per le riforme e alle azioni poste Pag. 31in essere in risposta alle raccomandazioni del Consiglio europeo, nell'ambito delle procedure di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri, evidenziano i seguenti interventi: l'adozione del Piano nazionale degli aeroporti, con la conseguente individuazione di 38 aeroporti di interesse nazionale e, nell'ambito di questi, di 12 aeroporti di particolare rilevanza strategica; l'approvazione del Piano strategico nazionale della portualità e della logistica, che reca misure finalizzate a migliorare la competitività del sistema dei porti italiani, a favorire la crescita dei traffici marittimi delle persone e delle merci e a promuovere l'intermodalità, anche attraverso la semplificazione delle procedure e la riforma dell'ordinamento delle Autorità portuali; il conferimento al Governo della delega per modificare e integrare il codice dell'amministrazione digitale, anche al fine di promuovere la realizzazione della strategia italiana per la banda ultralarga;
    per quanto concerne in modo specifico la semplificazione delle procedure e lo sviluppo dell'intermodalità, la Nota evidenzia come il piano si prefigga importanti interventi e tra questi il miglioramento dei collegamenti mare-terra e la semplificazione della procedura di sdoganamento anticipato delle merci imbarcate (cosiddetto «pre-clearing»);
    la Nota di aggiornamento segnala altresì la revisione del piano di privatizzazione già presentato nel DEF 2014 con la fissazione di obiettivi leggermente più ambiziosi in termini di proventi attesi; al riguardo si precisa che, per quanto riguarda la privatizzazione di Poste Italiane è stata depositata presso la CONSOB la domanda di approvazione del Prospetto informativo concernente l'offerta pubblica di vendita delle azioni della società, finalizzata alla quotazione del titolo, che, in presenza di condizioni adeguate, potrà avere luogo entro l'autunno 2015; per quanto riguarda la privatizzazione di ENAV, è stato avviato il processo di preparazione alla quotazione mediante la selezione dei consulenti legale e finanziario e l'individuazione, in fase di imminente conclusione, delle banche cui affidare il ruolo di guida del consorzio di garanzia e collocamento, in modo da procedere alla quotazione entro il primo semestre del 2016; per quanto riguarda Ferrovie dello Stato Italiane, sono in corso le attività rivolte a individuare le modalità più appropriate per la realizzazione della privatizzazione e, a tal fine, è stato istituito un tavolo tecnico di lavoro, costituito da rappresentanti del Gruppo, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministero dell'economia e delle finanze;
    sempre in materia di privatizzazioni, la Nota indica che sono ancora in fase di definizione le operazioni di cessione relative a Cento Stazioni e Grandi Stazioni, società entrambe partecipate da Ferrovie dello Stato italiane SpA,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:
   a) il Governo provveda tempestivamente ad adottare le misure di attuazione del Piano nazionale della portualità e della logistica, con particolare riferimento alle misure finalizzate a migliorare la competitività del sistema portuale e a semplificare le procedure, promuovendo lo sviluppo dei traffici marittimi di persone e di merci;
   b) il Governo adotti una politica complessiva di trasporti che, sia attraverso l'attuazione del Piano nazionale della portualità e della logistica, sia attraverso specifici interventi, favorisca la crescita dell'intermodalità;
   c) il Governo predisponga un apposito decreto legislativo in attuazione della delega contenuta nella legge n. 124 del 2015 di riforma della pubblica amministrazione, volto a rivedere l'assetto e l'ordinamento delle Autorità portuali in conformità con gli obiettivi individuati dal Piano nazionale della portualità e della logistica;Pag. 32
   d) per quanto riguarda, in modo specifico, le operazioni di sdoganamento anticipato delle merci che transitano via nave (cosiddetto «pre-clearing») si evidenzia l'opportunità di eliminare gli ulteriori ostacoli volti alla loro applicazione, assicurando che in ogni caso, proprio al fine di garantire gli obiettivi di semplificazione, la procedura abbia luogo all'ingresso della nave nel primo porto nazionale e possa essere effettuata già dal primo porto per ogni altro porto all'interno delle acque territoriali;
   e) con riguardo ad interventi specifici di promozione dell'intermodalità, si adottino misure volte a valorizzare le potenzialità del sistema informatico comunitario denominato NCTS e, in ogni caso, ad assicurare che la procedura «fast corridor», che prevede il trasferimento della merce sbarcata nei porti in regime sospensivo, senza emissione del documento doganale, avvenga in ottemperanza alle disposizioni della normativa europea, al fine di evitare rischi di evasione delle imposte dovute e di abusi;
   f) nell'ambito delle attività di preparazione della quotazione e della privatizzazione delle società direttamente controllate dallo Stato, indicate nella Nota di aggiornamento, con particolare riferimento ai Gruppi di più grandi dimensioni, quali Poste italiane e Ferrovie dello Stato Italiane, nonché nella predisposizione dei contratti di programma e di servizio con le suddette società, siano adottate tutte le misure idonee ad assicurare che i nuovi assetti proprietari e organizzativi delle società medesime, nonché gli assetti giuridici e regolatori dei mercati di riferimento rispondano all'esigenza, evidenziata in più occasioni dalla Commissione, di garantire livelli adeguati di prestazione dei servizi su tutto il territorio nazionale, con particolare riguardo a quelli rientranti nel servizio pubblico universale;
   g) con riguardo ai proventi che deriveranno dalla cessione delle società Grandi Stazioni e Cento Stazioni, si verifichi la possibilità che essi siano destinati, almeno parzialmente, al potenziamento delle infrastrutture e dei servizi ferroviari;
   h) il Governo adotti tutte le iniziative opportune per avviare quanto prima la fase attuativa del programma operativo del Piano nazionale banda ultralarga, al fine di assicurare una adeguata connettività alla larga maggioranza della popolazione e, in particolare, consentire l'infrastrutturazione con reti a banda ultra larga nei settori scolastico, sanitario e turistico.

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X COMMISSIONE PERMANENTE
(Attività produttive, commercio e turismo)

(Relatore: TARANTO)

parere sulla

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis)

  La X Commissione,
   esaminata, per quanto di competenza, la «Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015» (Doc. LVII, n. 3-bis), accompagnata dalle «Relazioni sulle spese di investimento e relative leggi pluriennali anno 2015» (Allegato I) e dal «Rapporto sui risultati conseguiti in materia di contrasto dell'evasione fiscale – Aggiornamento 2014» (Allegato II), nonché dalla «Relazione al Parlamento 2015», ai sensi della legge n. 243 del 2012, articolo 6, comma 5, (Allegato III);
   rammentato che, con la richiamata «Relazione al Parlamento 2015», il Governo «illustra l'aggiornamento del piano di rientro verso l'Obiettivo di Medio Periodo (MTO), già autorizzato con la Relazione al Parlamento 2014, contenuto nel Documento di Economia e Finanza (DEF) 2015, presentato alle Camere nel mese di aprile, e confermato dalla Relazione al Parlamento del 9 giugno 2015 redatta ai sensi dell'articolo 10-bis, comma 5, della legge n. 196 del 2009»;
   sottolineato che, infatti, secondo «quanto previsto nella Comunicazione della Commissione europea del 13 gennaio scorso – che ha chiarito le modalità di utilizzo dei margini di flessibilità del Patto di Stabilità e Crescita (PSC) al fine di incoraggiare l'attuazione effettiva delle riforme strutturali, promuovere gli investimenti e tenere maggiormente conto del ciclo economico nei singoli Stati membri – il Governo intende utilizzare pienamente i suddetti margini di flessibilità» allo scopo di «irrobustire i primi segnali di ripresa della crescita del prodotto e rafforzare per questa via il processo di consolidamento fiscale. Ove riconosciuti in sede europea, saranno anche utilizzati gli spazi correlati all'emergenza immigrazione...», questi ultimi quantificabili – ai sensi della richiesta Pag. 34che il Governo presenterà alla Commissione Europea – in 0,2 punti percentuali di PIL;
   sottolineato, altresì, che appunto il ricorso alle «clausole di flessibilità europee di cui il Governo intende avvalersi comporta una rimodulazione degli obiettivi di indebitamento netto nominale e strutturale previsti nel DEF 2015 e, conseguentemente, una revisione del percorso di avvicinamento al pareggio di bilancio», da sottoporsi ad autorizzazione parlamentare, a maggioranza assoluta, per circostanze eccezionali o in relazione al ciclo economico (articolo 6, legge 24 dicembre 2012, n. 243);
   considerato, al riguardo, quanto annotato dal Governo circa il fatto che le condizioni economiche si presentano «più ardue di quanto atteso» – benché vengano emergendo «i risultati delle politiche di sostegno introdotte a partire dall'anno scorso e dell'impegno profuso da lavoratori e imprese italiane» – in uno scenario comunque segnato da «un gap di prodotto di quasi venti punti rispetto al trend pre-crisi», da un'inflazione sfavorevolmente troppo bassa «nonostante gli stimoli della politica monetaria e la ripresa del PIL» e da «maggiori rischi a livello internazionale», talché «il rappresentato quadro economico e la necessità di tener conto delle ripercussioni ancora in atto di un periodo di recessione così intenso e protratto nel tempo inducono quindi il Governo ad avvalersi dei margini di flessibilità riconosciuti dalla disciplina europea in correlazione alle riforme strutturali e alle spese per investimento»;
   segnalato il conseguente richiamo del Governo circa la necessità che le misure della Legge di Stabilità per il 2016 perseguano «il duplice obiettivo di supportare la competitività del Paese e la domanda aggregata», pur ciò traducendosi in «un aumento dell'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche pari a circa 0,4 punti percentuali di PIL, e cioè un indebitamento del 2,2 per cento anziché dell'1,8 per cento prospettato nel DEF 2015», valore che aumenterebbe «fino al 2,4 per cento del PIL ove fosse riconosciuto in sede europea un margine di flessibilità a compensazione delle spese e degli impatti economico finanziari dell'ondata di immigrazione», con un incremento, per il 2016, dell'indebitamento netto, rispetto al profilo tendenziale, fino ad un importo massimo di 17,9 miliardi, fermo restando che, comunque, «riduzione e razionalizzazione della spesa pubblica contribuiranno in misura prevalente al finanziamento» di un'azione concentrata su: «i. Misure di alleviamento della povertà e stimolo all'occupazione, agli investimenti privati, all'innovazione, all'efficienza energetica e alla rivitalizzazione dell'economia anche meridionale; ii. Sostegno alle famiglie e alle imprese anche attraverso l'eliminazione dell'imposizione fiscale sulla prima casa, i terreni agricoli e i macchinari cosiddetti “imbullonati”; iii. L'azzeramento per l'anno 2016 delle clausole di salvaguardia previste da precedenti disposizioni legislative»;
   valutato che «le prime evidenze – come si legge in sede di Premessa alla Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2015 – suggeriscono che le politiche economiche e strutturali del Governo stiano innescando un circuito della fiducia che passa dalla crescita del prodotto alla maggiore e migliore occupazione per arrivare ai consumi» e che dette politiche agiranno anche per «l'incremento degli investimenti privati, cruciali per irrobustire la ripresa», mentre «l'occupazione deve migliorare ad un ritmo più sostenuto se si vuole evitare che la crescita di lungo periodo venga danneggiata», cosicché, nel complesso, «la previsione di crescita del PIL reale per il 2015 sale dallo 0,7 per cento del Documento di Economia e Finanza di aprile allo 0,9 per cento nella presente Nota di Aggiornamento. La previsione programmatica per il 2016 migliora anch'essa dall'1,4 per cento all'1,6 per cento» con un incremento, rispetto al tendenziale, di 0,3 punti percentuali nel 2016 e di 0,3 punti nel 2017;
   valutata, ancora, la prospettiva di ripresa, a partire dal 2017, del percorso di Pag. 35convergenza verso l'Obiettivo di Medio Periodo attraverso una riduzione del deficit strutturale di 0,4 punti percentuali di PIL ed il conseguimento del pareggio di bilancio strutturale nel 2018, ritenendo il Governo che «una riduzione ancora più corposa del deficit strutturale nel 2017 sarebbe controproducente e che un calo complessivo di 0,7 punti nel biennio 2017-2018 (e di due punti di PIL in termini di disavanzo nominale) costituisca già uno sforzo fiscale straordinario, che auspicabilmente la nostra economia potrà affrontare più agevolmente quando la ripresa sarà consolidata», e peraltro registrandosi, intanto, una discesa del rapporto debito/PIL dal 132,8 per cento nel 2015 al 131,4 nel 2016 fino al 119,8 nel 2019, «al lordo dei sostegni agli altri paesi dell'area dell'euro»,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:
   a) segnali la V Commissione al Governo la rilevanza:
    del blocco dell'attivazione delle clausole di salvaguardia, acquisendo a tal riguardo maggiori dettagli, ai fini della discesa della pressione fiscale, nello scenario tendenziale, dal 43,1 per cento nel 2015 al 42,6 per cento nel 2016, pur con il ricorso ad «un profilo più graduale» di tagli alla spesa, tale da far sì «che gli impatti depressivi sul PIL siano leggermente inferiori a quanto stimato in sede di elaborazione del DEF»;
    della previsione di forme di ampia deducibilità della tassazione degli immobili strumentali delle imprese, nel quadro della revisione della tassazione locale e, in particolare, di TASI ed IMU, nonché, più in generale, nell'ambito del percorso di attuazione della delega fiscale, con cui «il Governo si è impegnato a definire un sistema più equo, trasparente, semplificato e orientato alla crescita»;
    del più attento monitoraggio degli oneri conseguenti «alla sentenza di illegittimità costituzionale delle misure di congelamento dei trattamenti economici dei dipendenti pubblici, per i quali si dovranno effettuare specifici appostamenti in bilancio»;
    della revisione del «piano di privatizzazioni già presentato nel DEF 2014 prefissandosi obiettivi lievemente più ambiziosi in termini di proventi attesi, pari a circa 0,4 per cento del PIL nel 2015 e 0,5 per cento negli anni 2016-2018»;
    dello sviluppo del processo di razionalizzazione delle partecipazioni locali, anche alla luce delle previsioni in materia recate dalla legge delega sulla riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche (L. n. 124/2015), la cui attuazione è, peraltro, complessivamente determinante per l'attuazione dell'Agenda per la semplificazione 2015-2017;
   b) segnali la V Commissione al Governo – posto che «solo a partire dal 2017, grazie alle politiche di stimolo introdotte dal Governo, il tasso di crescita del prodotto potenziale tornerebbe su valori nettamente positivi fino a raggiungere un valore dello 0,6 per cento nel 2019» – la rilevanza:
    della più conseguente finalizzazione dell'attivazione delle clausole di flessibilità previste dall'ordinamento europeo per l'avanzamento delle riforme strutturali (0,4 per cento del PIL); per l'implementazione di significative riforme strutturali (0,1 per cento del PIL); per il «cofinanziamento di progetti che beneficiano del finanziamento delle risorse strutturali europee» (0,3 per cento del PIL) nell'ambito «della Politica Strutturale e di Coesione (inclusa l'Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile), delle Reti Trans-europee (Trans-European Network), o del Meccanismo per Collegare l'Europa (Connecting Europe Facility)», e di progetti cofinanziati anche dal FEIS;
    di quanto richiamato nell'ordine del giorno del Comitato direttivo ANCI del 24 settembre 2015 circa il fatto che «gli effetti dei vincoli finanziari del Patto di Pag. 36Stabilità producono – nonostante il significativo allentamento ottenuto nel corrente anno – problemi di sforamento per molti enti e per un numero ampio di Comuni l'impossibilità di utilizzare avanzi di bilancio disponibili per completare opere e rilanciare investimenti»;
    del programma 2017 per la «riduzione della tassazione gravante sugli utili aziendali, con l'obiettivo di avvicinarla agli standard europei e di accrescere l'occupazione e la competitività dell'Italia nell'attrarre imprese ed investimenti»;
    della continuità e dello sviluppo – anche in riferimento alle Raccomandazioni specifiche (CSR) indirizzate all'Italia dalla Commissione Europea al termine del semestre europeo – delle politiche avviate nel corso del 2014 e del 2015 (a partire dalle agevolazioni per le assunzioni a tempo indeterminato e dal credito d'imposta per la ricerca, di cui alla legge n. 190/2014), tenendo presente che, in particolare, «le policy orientate al rilancio degli investimenti produttivi – soprattutto votati all'innovazione – quelle dirette alla modernizzazione della finanza d'azienda e quelle volte al rafforzamento della proiezione internazionale del tessuto produttivo si sono rivelate un driver fondamentale per la crescita economica e occupazionale» e meritano ora di essere accompagnate da attesi interventi in materia di crediti deteriorati, di rafforzamento del Fondo di Garanzia, di potenziamento dei contratti di rete e dei consorzi e di sostegno alla ricerca e sviluppo, ed anche da «risorse finanziarie per interventi mirati a costruire la rete delle infrastrutture fisiche e digitali, su cui l'Italia si gioca il suo futuro», e che costituisce aspetto essenziale di una rinnovata qualità delle politiche industriali e per i servizi;
    dello sviluppo del sistema logistico e della portualità e del decollo operativo dell'Agenzia per la coesione territoriale, anche in riferimento al disegno complessivo del cosiddetto masterplan per il Mezzogiorno;
    del rafforzamento – lungo l'intero ciclo macroeconomico programmatico e con politiche dedicate – dei contributi recati alla crescita del PIL dalle esportazioni nette e dal turismo, nonché dell'impulso agli investimenti perseguibile attraverso il decollo di un'edilizia ambientalmente sostenibile ed energeticamente efficiente, ed attraverso appositi programmi per la sicurezza sismica ed idrogeologica;
    della prosecuzione dell'impegno «per ridurre il ritardo strutturale nei pagamenti dei debiti pregressi... in linea di continuità con gli interventi adottati negli ultimi anni»;
    degli strumenti della Legge annuale per il mercato e la concorrenza (legge n. 99 del 23 luglio 2009, articolo 47) e della legge annuale per le MPMI, di cui allo Statuto delle Imprese (legge n. 180 dell'11 novembre 2011);
   c) segnali la V Commissione al Governo – con specifico riferimento a quanto emerge dalle «Relazioni sulle spese di investimento e sulle relative leggi pluriennali» (Allegato I) – «la necessità di rifinanziamenti o di risorse aggiuntive per il futuro» per le missioni n. 11 «Competitività e sviluppo delle imprese» (programmi: Regolamentazione, incentivazione dei settori imprenditoriali, riassetti industriali, sperimentazione tecnologica, lotta alla contraffazione, tutela della proprietà industriale; Incentivazione per lo sviluppo industriale nell'ambito delle politiche di sviluppo e coesione) e n. 14 «Infrastrutture pubbliche e logistica» (programmi: Sistemi idrici, idraulici ed elettrici; Sistemi stradali, autostradali, ferroviari ed intermodali; Opere pubbliche e infrastrutture), nonché quanto emerge dalle relazioni del MIUR circa «il rifinanziamento dei fondi per la missione 17 Ricerca e innovazione, per assicurare la prosecuzione delle attività avviate del programma «FIRST ricerca applicata» e «FIRST ricerca di base» al fine di rafforzare le basi scientifiche italiane anche in vista di una più efficace partecipazione alle iniziative relative ai Programmi Quadro dell'Unione Europea», e del MIBACT circa lo stallo del piano strategico «Grandi progetti beni culturali»;Pag. 37
   d) segnali la V Commissione al Governo – con specifico riferimento a quanto emerge dal «Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto dell'evasione fiscale» – il rilievo, ai fini del contrasto dell'evasione, tanto del «miglioramento del rapporto di fiducia e collaborazione reciproca tra Amministrazione fiscale e contribuente», quanto del rafforzamento degli «strumenti di controllo», anche attraverso «il miglioramento delle modalità d'incrocio delle banche dati esistenti e l'utilizzabilità della mole di informazioni già disponibili».

Pag. 38

XI COMMISSIONE PERMANENTE
(Lavoro pubblico e privato)

(Relatrice: ROSTELLATO)

parere sulla

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis)

  La XI Commissione,
   esaminata, per le parti di competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis) e i relativi allegati;
   considerato che la Nota evidenzia come l'economia italiana abbia mostrato di recente segnali di ripresa, testimoniati in primo luogo dall'incremento dello 0,7 per cento del prodotto interno lordo registrato nel primo trimestre dell'esercizio in corso, e come tali segnali pongano le basi per una ulteriore crescita tanto nel corso dell'anno 2015 quanto nell'arco del prossimo quadriennio;
   osservato che, alla luce di tale positivo andamento dell'economia nel corso della prima parte dell'esercizio, il documento in esame rivede al rialzo le previsioni tendenziali riferite al prodotto interno lordo per il 2015, che passano dallo 0,7 per cento indicato dal Documento di economia e finanza 2015 allo 0,9 per cento e scontano anche negli anni successivi un miglioramento dell'economia sulla base dei ritmi attuali;
   rilevato che, come evidenziato anche nella Relazione ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243 (Doc. LVII, n. 3-bis), il contesto economico internazionale presenta margini di rischio maggiori rispetto a quelli attesi all'inizio dell'anno, in relazione ai segnali di rallentamento mostrati dalle grandi economie emergenti di Cina, Russia, Brasile e Turchia, che determinano un peggioramento delle prospettive di mercato per le esportazioni italiane e maggiori pressioni concorrenziali dovute all'indebolimento delle valute di tali Paesi sul mercato dei cambi, nonché una crescita del commercio mondiale inferiore alle previsioni;Pag. 39
   apprezzata la circostanza che, a fronte della descritta evoluzione del contesto economico mondiale e dell'esigenza di fronteggiare le ripercussioni ancora in atto della grave e protratta crisi economica affrontata dal nostro Paese, il Governo abbia manifestato l'intenzione di avvalersi pienamente dei margini di flessibilità riconosciuti dalla disciplina dell'Unione europea in correlazione alle riforme strutturali e alle spese per investimenti;
   osservato, in particolare, che il Governo intende utilizzare i margini di flessibilità in materia di riforme strutturali con riferimento al 2016 per un complessivo 0,5 per cento del prodotto interno lordo e avvalersi della flessibilità connessa alla cosiddetta clausola per gli investimenti per lo 0,3 per cento del prodotto interno lordo;
   considerato, altresì, che nella Nota di aggiornamento l'Esecutivo rappresenta che presenterà alla Commissione europea una richiesta di un'ulteriore margine di manovra per un importo quantificabile in circa 0,2 punti percentuali del prodotto interno lordo, in relazione all'impatto economico-finanziario delle ondate migratore provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente;
   condivisa, in questo quadro, la scelta di mantenere fermo l'obiettivo di consolidare le finanze pubbliche e ridurre il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo, procedendo tuttavia al rallentamento del ritmo del consolidamento fiscale, con il rinvio all'anno 2018 del conseguimento del pareggio di bilancio in termini strutturali, che nel precedente quadro programmatico era previsto per il 2017;
   rilevato che, anche in ragione delle misure che il Governo intende adottare nell'ambito della prossima manovra di bilancio, il nuovo quadro programmatico recato dalla Nota prevede un incremento del prodotto interno lordo pari allo 0,9 per cento per l'anno in corso, in linea con quanto indicato nel quadro tendenziale, all'1,6 per cento per ciascuno degli anni 2016 e 2017, all'1,5 per cento per l'anno 2018 e all'1,3 per cento nell'anno 2019, con un costante miglioramento rispetto al quadro tendenziale riportato nella medesima Nota;
   considerato, in particolare, che tra gli interventi suscettibili di determinare effetti espansivi negli anni 2016 e 2017 la Nota richiama, tra l'altro, il prosieguo di politiche di stimolo già esistenti e il recepimento della sentenza della Corte costituzionale n. 178 del 2015 in materia di rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici;
   evidenziato che, nell'ambito del quadro macroeconomico programmatico, la Nota prevede una progressiva riduzione del tasso di disoccupazione, che passa dal 12,7 per cento del 2014 al 12,2 per cento nell'anno 2015, all'11,9 per cento nell'anno 2016, all'11,3 per cento nell'anno 2017, al 10,7 per cento nell'anno 2018 e al 10,2 per cento nell'anno 2019, segnando un miglioramento rispetto ai dati tendenziali a decorrere dall'anno 2017;
   rilevato che analoghi progressi si determinerebbero con riferimento al tasso di occupazione dei soggetti tra i 15 e i 64 anni, che passa dal 55,7 per cento dello scorso anno, al 56,1 per cento del 2015, per poi crescere al 56,4 per cento nel 2016, al 56,8 per cento nel 2017, al 57,2 per cento nel 2018 e al 57,6 per cento nel 2019, anche in questo caso segnando incrementi rispetto al quadro macroeconomico tendenziale a partire dall'anno 2017;
   valutato che, nonostante tali progressi, il tasso di disoccupazione al termine del periodo di riferimento si manterrà su livelli ancora significativamente superiori a quelli registrati prima del manifestarsi della crisi economica del 2008, ancorché la Nota segnali che, a partire dall'ultima parte del 2012, l'occupazione abbia dimostrato una elevata reattività rispetto all'andamento del prodotto interno lordo, potendosi con ciò determinare un recupero dei livelli occupazionali Pag. 40pre-crisi in tempi più rapidi rispetto a quanto previsto da diversi analisti;
   considerato che, nonostante la positiva crescita del tasso di occupazione, occorre compiere ulteriori sforzi per promuoverne il consolidamento, in linea con gli obiettivi della Strategia Europa 2020;
   osservato che, nell'ambito dei nuovi saldi programmatici di finanza pubblica, il Governo ha indicato quali iniziative prioritarie in vista della legge di stabilità 2016, misure per l'alleviamento della povertà e lo stimolo all'occupazione, agli investimenti privati, all'innovazione, all'efficienza energetica e alla rivitalizzazione dell'economia anche meridionale, il sostegno alle famiglie e alle imprese anche attraverso l'eliminazione dell'imposizione fiscale sulla prima casa, sui terreni agricoli e sui macchinari «imbullonati», nonché l'azzeramento per l'anno 2016 delle clausole di salvaguardia, mentre per l'anno 2017 si prospetta una riduzione della tassazione gravante sugli utili aziendali al fine di avvicinarne i livelli agli standard europei e accrescere l'occupazione e la competitività del nostro Paese nell'attrazione di nuovi investimenti e soggetti imprenditoriali;
   vista la raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea del 14 luglio 2015 sul programma nazionale di riforma 2015 dell'Italia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2015 dell'Italia (2015/C 272/16), che, al numero 5, sollecita il nostro Paese: ad adottare i decreti legislativi riguardanti la configurazione e il ricorso alla cassa integrazione guadagni, la revisione degli strumenti contrattuali, l'equilibrio tra attività professionale e vita privata e il rafforzamento delle politiche attive del mercato del lavoro; a promuovere, di concerto con le parti sociali e conformemente alle prassi nazionali, un quadro efficace per la contrattazione di secondo livello; nell'ambito degli sforzi per ovviare alla disoccupazione giovanile, ad adottare e attuare la prevista riforma della scuola e ad ampliare l'istruzione terziaria professionalizzante;
   considerato che, con l'adozione dei decreti legislativi n. 148, 149, 150 e 151 del 2015, si è completato il percorso di attuazione della delega di cui alla legge 10 dicembre 2014, n. 183, salva l'adozione di decreti legislativi recanti disposizioni integrative e correttive ai sensi dell'articolo 1, comma 13, della medesima legge;
   segnalata l'esigenza di assicurare il monitoraggio permanente degli effetti degli interventi previsti dai decreti legislativi attuativi delle deleghe di cui alla legge n. 183 del 2014, anche in vista della possibile adozione di tali disposizioni integrative e correttive;
   riaffermata l'esigenza di perseguire, nell'ambito delle misure di stimolo all'occupazione, una duratura inversione di tendenza nell'ambito delle nuove assunzioni, privilegiando la stipula di contratti di lavoro a tempo indeterminato attraverso una apprezzabile riduzione del relativo costo per il datore di lavoro, mediante l'applicazione di significativi sgravi contributivi anche in relazione alle assunzioni che verranno effettuate a decorrere dall'anno 2016;
   richiamata, a tale proposito, la risoluzione n. 6-00136 Marchi ed altri, approvata dalla Camera dei deputati il 23 aprile 2015, al termine dell'esame del Documento di economia e finanza 2015, che ha invitato il Governo a valutare l'opportunità di mantenere anche successivamente all'anno 2015 misure di sgravio contributivo con riferimento ai nuovi contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato, eventualmente modificando l'entità e l'area di applicazione del beneficio;
   osservato che l'aliquota di contribuzione previdenziale per i lavoratori autonomi, titolari di posizione fiscale ai fini dell'imposta sul valore aggiunto, iscritti alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, Pag. 41n. 335, che non risultino iscritti ad altre gestioni di previdenza obbligatoria né pensionati, il cui aumento progressivo è stato sterilizzato nell'anno 2015 grazie alle modifiche introdotte dall'articolo 10-bis, del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2015, n. 11, riprenderà la sua crescita a decorrere dall'anno 2016;
   ricordato che con la sentenza n. 178 del 2015 la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale sopravvenuta, a decorrere dalla data di pubblicazione della medesima sentenza, delle disposizioni che determinavano il regime di sospensione della contrattazione collettiva nel pubblico impiego;
   rilevato che la medesima sentenza evidenzia che sarà compito del legislatore dare nuovo impulso all'ordinaria dialettica contrattuale, scegliendo i modi e le forme che meglio ne rispecchino la natura, disgiunta da ogni vincolo di risultato, precisando altresì che il carattere essenzialmente dinamico e procedurale della contrattazione collettiva non può che essere ridefinito dal legislatore, nel rispetto dei vincoli di spesa;
   evidenziato che l'articolo 11, comma 3, lettera g), della legge 31 dicembre 2009, n. 196, affida alla legge di stabilità il compito di individuare l'importo complessivo massimo destinato, in ciascuno degli anni compresi nel bilancio pluriennale, al rinnovo dei contratti del pubblico impiego e alle modifiche del trattamento economico e normativo del personale dipendente dalle amministrazioni statali in regime di diritto pubblico;
   ritenuto che la ripresa della contrattazione nel pubblico impiego rappresenti una importante opportunità per una piena valorizzazione dei lavoratori delle amministrazioni pubbliche, anche in vista del conseguimento degli obiettivi di rinnovamento, semplificazione e qualificazione dell'azione di tali amministrazioni perseguiti dalla riforma di cui alla legge 7 agosto 2015, n. 124;
   considerato che l'articolo 40, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, come modificato dall'articolo 54 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, affida ad appositi accordi tra l'ARAN e le confederazioni sindacali il compito di riordinare e ridurre i comparti e le aree di contrattazione dei dipendenti pubblici, con la definizione di un massimo di quattro comparti di contrattazione collettiva nazionale, cui corrispondono non più di quattro separate aree per la dirigenza;
   osservato che allo stato tale procedimento negoziale, che rappresenta una condizione necessaria per la ripresa dell'attività contrattuale nelle pubbliche amministrazioni non si è ancora realizzato e che, pertanto, in vista della ripresa dell'attività contrattuale, appare prioritario pervenire alla definizione degli accordi di cui all'articolo 40, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001;
   richiamati gli impegni recati dalle mozioni in materia di pubblico impiego approvate dall'Assemblea della Camera nella seduta del 24 settembre 2015;
   osservato che nel consueto approfondimento dedicato alle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico italiano, la Nota evidenzia come, a partire dal 2015-2016, in presenza di un andamento della crescita più favorevole, del graduale innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento e del progressivo passaggio al metodo di calcolo contributivo, il rapporto fra spesa pensionistica e prodotto interno lordo tenderà a ridursi fino al 2030, in un contesto di piena sostenibilità nel lungo periodo della spesa pensionistica;
   ricordato che nel corso dell'audizione sullo stato di utilizzo delle risorse destinate alle misure di salvaguardia in materia di accesso ai trattamenti pensionistici, svoltasi il 24 settembre 2015 presso le Commissioni riunite V e XI della Camera dei deputati e 5a e 11a del Senato della Repubblica, il Ministro dell'economia e delle finanze Pier Carlo Pag. 42Padoan ha assicurato l'impegno del Governo a utilizzare eventuali risorse disponibili per gli anni futuri nell'ambito degli stanziamenti destinati alle precedenti misure di salvaguardia, per dare copertura a un eventuale nuovo ma definitivo intervento in materia di salvaguardia dei lavoratori dall'applicazione dei requisiti pensionistici di cui al decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, nonché a ricercare soluzioni finalizzate al recupero delle economie accertate per gli esercizi pregressi e al relativo utilizzo per gli esercizi successivi, previa compensazione sui saldi di finanza pubblica nel rispetto degli obiettivi programmati, precisando che tali interventi potranno essere attuati nell'ambito della prossima legge di stabilità, eventualmente affrontando in quella sede anche la questione relativa alla cosiddetta «opzione donna»;
   osservato che nella medesima audizione il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ha rilevato che in sede di discussione della prossima legge di stabilità si potranno valutare e tenere in considerazione le eventuali correlazioni tra tali misure e le valutazioni attualmente in corso sulla possibilità di introdurre forme di flessibilità rispetto alle attuali regole per l'accesso al pensionamento;
   sottolineato che sono attualmente all'esame della Commissione le proposte di legge C. 857 e abbinate, recanti disposizioni in materia di accesso dei lavoratori e delle lavoratrici ai trattamenti pensionistici e di riconoscimento a fini previdenziali dei lavori di cura familiare, nonché le proposte di legge C. 2514 e abbinate, recanti modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l'accesso al pensionamento e la decorrenza delle prestazioni pensionistiche,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:
   si richiami l'opportunità di rendere strutturali le misure di sgravio contributivo attualmente previste dall'articolo 1, comma 118, della legge di stabilità 2015, con riferimento ai soli nuovi contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato stipulati nel corso dell'anno 2015, applicandole anche a quanti saranno assunti negli anni successivi, valutando eventualmente una riconsiderazione della configurazione degli incentivi che ne assicuri la massima efficacia sotto il profilo della creazione di posti di lavoro stabili e di qualità, nonché verificando l'opportunità di individuare misure volte a escludere un utilizzo distorto degli sgravi contributivi;
   nel quadro delle misure volte al contrasto della disoccupazione, con particolare riferimento a quella giovanile, si rappresenti l'esigenza di adottare specifiche iniziative volte a promuovere l'occupazione femminile e la creazione di nuovi posti di lavoro nel Mezzogiorno;
   si segnali al Governo l'esigenza di assicurare un attento monitoraggio degli effetti delle riforme in materia di mercato del lavoro e ammortizzatori sociali realizzate in attuazione delle deleghe di cui alla legge n. 183 del 2014, in linea con quanto previsto dall'articolo 1, comma 13, della medesima legge, anche al fine di valutare modifiche e integrazioni delle disposizioni adottate, eventualmente attraverso opportuni interventi di carattere finanziario, tese a rafforzare le politiche attive del lavoro e i servizi per l'impiego e a garantire la più ampia copertura degli ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria, tenuto conto anche del processo di progressivo superamento degli ammortizzatori sociali in deroga;
   si rappresenti l'opportunità di rendere definitivo, a decorrere dal 2016, il blocco dell'incremento dell'aliquota di contribuzione previdenziale per i lavoratori autonomi, titolari di posizione fiscale ai fini dell'imposta sul valore aggiunto, Pag. 43iscritti alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, che non risultino iscritti ad altre gestioni di previdenza obbligatoria né pensionati, nella prospettiva di una sua progressiva riduzione e una sua tendenziale equiparazione a quella prevista per la generalità dei lavoratori autonomi;
   si raccomandi l'esigenza di promuovere la chiusura degli accordi di cui all'articolo 40, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, al fine di concludere rapidamente, entro il 2015, il processo di riordino e riduzione dei comparti del pubblico impiego, nonché di prevedere, nell'ambito del disegno di legge di stabilità 2016 e nel quadro delle compatibilità finanziarie individuate in quella sede, adeguate risorse da destinare al rinnovo dei contratti del pubblico impiego;
   si segnali l'opportunità di definire, nel quadro della manovra finanziaria per il 2016, un nuovo intervento in materia di salvaguardia dei lavoratori dall'applicazione dei requisiti pensionistici di cui al decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, e di riconoscimento dell'opzione per il sistema contributivo di cui all'articolo 1, comma 9, della legge 23 agosto 2004, n. 243, a tutte le lavoratrici che maturino i requisiti anagrafici e contributivi previsti da tale ultima disposizione entro il 31 dicembre 2015;
   si verifichi la possibilità di promuovere, nell'ambito della legge di stabilità per il 2016 interventi in materia previdenziale volti a introdurre elementi di flessibilità per quanto attiene all'età di accesso al pensionamento, anche attraverso l'introduzione di meccanismi di incentivazione e disincentivazione, che assicurino il riconoscimento di trattamenti pensionistici adeguati e non eccessivamente penalizzanti e promuovano l'inserimento di giovani nel mondo del lavoro.

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XII COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari sociali)

(Relatore: CASATI)

parere sulla

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis)

  La XII Commissione,
   esaminata, per le parti di competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis, e allegati);
   rilevato che la Nota indica un incremento annuo della spesa sanitaria corrente pari all'1,9 per cento per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018, e al 2,0 per cento per il 2019, e che a tali incrementi percentuali corrisponde una lieve riduzione del rapporto tra la medesima spesa ed il PIL;
   apprezzato il fatto che la Nota segnali il reperimento di nuove risorse per potenziare l'attività di contrasto delle malattie infettive e garantire un più efficiente svolgimento dei controlli sanitari di profilassi internazionale;
   evidenziata l'esigenza di individuare opportune e specifiche misure volte a contrastare la povertà e al contempo a sostenere la famiglia attraverso anche l'implementazione di strutture quali i servizi socio-educativi,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE.

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XIII COMMISSIONE PERMANENTE
(Agricoltura)

(Relatore: ROMANINI)

parere sulla

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis)

  La XIII Commissione,
   esaminata, per le parti di competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis);
   preso atto positivamente che la Nota rivede al rialzo le stime di crescita del prodotto interno lordo con un aumento dello 0,9 per cento nel 2015 e dell'1,6 per cento nel 2016 (rispettivamente contro lo 0,7 per cento e l'1,4 per cento stimato ad aprile) sulla base di alcuni fattori, fra i quali l'andamento dell'economia più favorevole e la crescita dell'occupazione nei primi due trimestri dell'anno;
   considerato con favore che nella Relazione al Parlamento (Doc. LVII, n. 3-bis, Allegato III) si specifica che nel 2016 l'azione del Governo si concentrerà sul sostegno alle famiglie e alle imprese, anche attraverso l'eliminazione della TASI sulla prima casa al cui pagamento sono tenuti anche i fabbricati rurali, dell'IMU sui terreni agricoli e sui macchinari cosiddetti «imbullonati»;
   considerato che la Nota di aggiornamento ricorda come il Governo abbia adottato provvedimenti per risolvere il problema della scarsa accessibilità al credito da parte delle aziende, questione molto sentita anche nel comparto primario, e che, in tal senso, ha ritenuto essenziale approvare una riforma della legge fallimentare, con misure che intervengono per favorire le imprese in crisi;
   preso atto che la Nota di aggiornamento ricorda, altresì, le principali misure adottate per rendere maggiormente efficiente e moderna l'economia del Paese fra cui la legge delega di riforma della Pubblica Amministrazione, provvedimento che avrà un importante impatto sul settore Pag. 46agroalimentare, in quanto demanda al Governo l'adozione di uno o più decreti legislativi per il riordino delle funzioni di polizia di tutela dell'ambiente, del territorio e del mare, nonché per il riordino delle funzioni nel campo della sicurezza e dei controlli nel settore agroalimentare, con conseguente riorganizzazione del Corpo forestale dello Stato ed eventuale assorbimento del medesimo in altra Forza di polizia (articolo 8, comma 1, lett. a), nn. 1), 2) e 4));
   considerato che nella Nota di aggiornamento del DEF sono anche richiamati, nel quadro della modernizzazione della Pubblica Amministrazione, i provvedimenti in materia di attuazione e semplificazione della PAC, realizzati a marzo 2015;
   preso infine atto che tra gli Allegati alla Nota di aggiornamento vi è la Relazione sulle spese di investimento e relative leggi pluriennali, suddivisa per Ministeri, nella quale si rileva che, per quanto riguarda il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, l'opportunità di incrementare le risorse di bilancio necessario per supportare le azioni svolte dal Corpo forestale dello Stato, l'erogazione degli incentivi assicurativi a valere sul Fondo di solidarietà nazionale, il completamento del Piano irriguo nazionale, e la realizzazione delle azioni a favore del settore della pesca, con particolare riguardo allo sviluppo della cooperazione e dell'associazionismo e all'attuazione del programma triennale della pesca e dell'acquacoltura 2013-2015,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

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XIV COMMISSIONE PERMANENTE
(Politiche dell'Unione europea)

(Relatrice: ALBINI)

parere sulla

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis)

  La XIV Commissione,
   esaminata la «Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015» (Doc. LVII, n. 3-bis Governo);
   considerato che le scelte operate dal Governo terranno conto anche delle valutazioni che la Commissione europea potrà svolgere – nell'ambito delle procedure e degli strumenti di governance economica – sulle indicazioni contenute nel Documento in esame;
   rilevata inoltre l'opportunità che l'Esecutivo specifichi meglio gli interventi previsti per fare fronte alla eventuale attivazione delle clausole di salvaguardia che avrebbero un impatto di circa 16 miliardi di euro;
   auspicato che, a fronte del progressivo miglioramento dell'avanzo primario indicato dalla Nota di aggiornamento, siano adeguatamente prese in considerazione e tutelate le esigenze del territorio e le difficili condizioni nelle quali gli enti locali si trovano spesso ad operare, con particolare riferimento alle spese per investimenti;
   evidenziato infine che, tra le raccomandazioni approvate per l'Italia dall'Unione Europea nel mese di luglio si richiama l'opportunità di dare impulso all'operatività dell'Agenzia per la coesione territoriale, e che si rende pertanto necessario assicurare le adeguate risorse e strumenti per una pronto avvio dell'operatività dell'agenzia medesima,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE.

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COMMISSIONE PARLAMENTARE PER LE QUESTIONI REGIONALI

(Relatore: D'ALIA)

parere sulla

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis)

  La Commissione parlamentare per le questioni regionali,
   esaminata la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis),
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con la seguente osservazione:
   appare necessario riconsiderare la normativa sul pareggio di bilancio delle Regioni e sul patto di stabilità interno per gli enti locali, al fine di garantire una maggiore flessibilità, soprattutto per quanto riguarda le spese di investimento.