Doc. XXII, n. 74




RELAZIONE

Onorevoli Colleghi ! — Un sistema sanitario in deflazione, sottofinanziato e sempre meno capace di rispondere alle esigenze dei cittadini: è questo il quadro che emerge dagli ultimi dati della sanità italiana che mostrano una crescita dei costi per gli utenti e un fenomeno di rinvio o rinuncia alle cure che nel 2016 ha coinvolto il 26 per cento degli italiani, senza contare la riduzione dei posti letto (-9,2 per cento), quella dei ricoveri (-18,3 per cento), delle giornate di degenza (-14 per cento) e del personale (-9 per cento). Questi semplici dati, inseriti in un contesto di innegabile invecchiamento progressivo della popolazione, sono sufficienti a dare un'idea della macchina della sanità imbrogliata nella burocrazia e dalle politiche di spending review adottate in piena crisi economica.
  Ci troviamo di fronte a un fenomeno sempre più preoccupante, riscontrabile specialmente nei corridoi del pronto soccorso degli ospedali del nostro Paese, dove si incrociano le storie di uomini e di donne che vivono sulla propria pelle l'inferno di una mala organizzazione e di una carenza di mezzi per fare fronte a una sempre più crescente richiesta di cure e di assistenza. I Nuclei antisofisticazioni e sanità dell'Arma dei carabinieri nel mese di dicembre 2016, hanno condotto circa 200 ispezioni negli ospedali italiani, che hanno portato a 19 sanzioni amministrative e al deferimento di 11 persone all'autorità giudiziaria, rilevando una criticità emergente: Pag. 2il sovraffollamento dei pronto soccorso con un numero di accessi in vari casi pari al doppio della media giornaliera. I casi di disfunzione strutturale nella sanità sono in crescente aumento e coinvolgono a macchia d'olio tutto il Paese: basti pensare che le foto pubblicate dalla rete internet dell'ospedale Santa Maria della pietà di Nola, in provincia di Napoli, ritraggono alcune persone curate per terra e nei corridoi. Immagini che sembrano quelle di un ospedale allestito in un'area di conflitto, con persone sul pavimento e coperte utilizzate come giacigli. In 48 ore sono arrivati al pronto soccorso 452 pazienti, 225 persone al giorno raggiungendo, un record per un nosocomio che, già tra mille difficoltà, conta in media 165 prestazioni giornaliere.
  A Roma, una ragazza di 23 anni è morta per una crisi epilettica dopo aver aspettato per un'ora che un'ambulanza arrivasse a salvarla, mentre a Malegnano, in provincia di Milano, una donna, dimessa dopo una visita al pronto soccorso, è tornata in ospedale per poi perdere il bambino, morto al termine di un parto cesareo d'emergenza. Nel pronto soccorso degli ospedali italiani si verificano anche casi in cui le persone vivono il calvario di una malattia passata a combattere anche contro l'indifferenza dei medici: è il caso di un malato di cancro terminale che ha trascorso le sue ultime 56 ore di vita nel pronto soccorso dell'ospedale San Camillo di Roma.
  Da questi e da molti altri casi nasce, dunque, l'esigenza di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta, ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione, al fine di verificare in particolar modo lo stato dei servizi di assistenza sanitaria di emergenza e urgenza nell'intero territorio nazionale, controllando il corretto funzionamento dell'allarme e soccorso territoriale, del pronto soccorso ospedaliero e del dipartimento di emergenza e accettazione (articolo 1).
  Nell'ambito degli strumenti volti a consentire lo svolgimento dell'attività di controllo del Parlamento, dei quali le Camere possono avvalersi per acquisire conoscenze, la Commissione parlamentare di inchiesta è senz'altro quello più incisivo e penetrante. L'istituzione di tale organo è volta altresì a dare continuità all'attività svolta dalla Commissione parlamentare di inchiesta sull'efficienza e l'efficienza del Servizio sanitario nazionale istituita nella XVI legislatura che, tra aprile 2009 e dicembre 2012, ha evidenziato ben 570 casi di presunta malasanità tra errori del personale e disfunzioni. Dall'analisi della Commissione emerge che gran parte dei problemi assistenziali è dovuta a una scarsa circolazione delle informazioni, da attribuire a procedure inadeguate di trattamento. Inoltre è stato registrato, purtroppo, ancora una volta un dato preoccupante: gli eventi sono più frequenti nelle regioni in disavanzo economico, sottoposte ai piani di rientro. Su 570 casi monitorati, 117 si sono verificati in Sicilia, 107 in Calabria, 63 nel Lazio, 37 in Campania, 36 in Emilia-Romagna e in Puglia, 34 in Toscana e in Lombardia, 29 in Venero, 24 in Piemonte, 22 in Liguria, 8 in Abruzzo, 7 in Umbria, 4 nelle Marche e Basilicata, 3 in Friuli, 2 in Molise e in Sardegna e 1 in Trentino. Ciò evidenzia come le regioni che spendono di più non necessariamente hanno un'assistenza migliore, mentre la minore qualità dell'assistenza costa in termini di risarcimenti e di assicurazioni. Ancora una volta è lecito manifestare il timore che le riduzioni di bilancio e la riorganizzazione dei servizi provochino in queste regioni una diminuzione dell'offerta di cure e un possibile ulteriore scadimento della qualità delle medesime, fenomeno che rischia di creare un circolo vizioso e che deve essere assolutamente evitato attraverso politiche di riduzione degli sprechi e di aumento dell'efficienza ancora più incisive nelle regioni a rischio.
  Dall'analisi condotta dalla Commissione emerge che tra i punti nevralgici del Servizio sanitario nazionale vi è la rete di emergenza e urgenza. Di quelli presenti nell'archivio della Commissione, ben 34 casi fanno riferimento a episodi relativi al pronto soccorso e al numero di emergenza 118, che vedono in particolar modo persone visitate al pronto soccorso Pag. 3e poi dimesse con leggerezza ma decedute dopo aver atteso per ore di essere visitate.
  La Commissione parlamentare di inchiesta è dunque istituita al fine di verificare lo stato di attuazione delle politiche sanitarie e socio-sanitarie nel territorio nazionale, controllando la qualità dell'offerta di servizi ai cittadini utenti, in particolar modo di pronto soccorso, lo standard delle condizioni di accesso, nonché la gestione del rischio clinico e la sicurezza delle cure. La Commissione verifica in particolare: la qualità delle prestazioni sanitarie del pronto soccorso, presente in ogni ospedale, e il corretto funzionamento del dipartimento di emergenza e accettazione, laddove esistente; la qualificazione dell'assistenza ospedaliera anche in ordine all'alta specialità; i dati e la casistica sulle infezioni relative all'area dell'emergenza e urgenza registrate negli ospedali; lo stato di realizzazione delle reti di assistenza sanitaria territoriale e domiciliare, anche sotto il profilo della garanzia della continuità assistenziale e della riduzione degli accessi impropri al pronto soccorso; lo stato di conservazione e degli standard tecnologici delle strutture ospedaliere presenti nel territorio nazionale, al fine di verificarne i livelli di sicurezza, affidabilità, efficienza e conforto, nonché di prevedere, ove necessario, la riqualificazione delle strutture esistenti indicando nuovi modelli di progettazione, realizzazione e gestione (articolo 2).
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