Doc. XXII, n. 8




RELAZIONE

Onorevoli Colleghi! - Il diritto alla salute è un diritto sancito dalla Costituzione, con l'articolo 32, ma nei fatti per i cittadini tale diritto non risulta compiuto né effettivo: questa percezione da parte dei cittadini è figlia di disfunzioni ma anche dei notevoli tagli di risorse che hanno investito la sanità nel suo complesso e non solo dal punto di vista dei cittadini come pazienti ma anche sul piano della prevenzione primaria e degli emolumenti dei lavoratori della sanità.
Negli ultimi anni nulla si è fatto per colmare le differenze tra il nord e il sud: la prova sta nella mobilità di cittadini che avendo bisogno di cure specialistiche e di strutture all'altezza delle necessità emigrano, con costi per il Servizio sanitario nazionale nel meridione che sono inaccettabili, così come è inaccettabile la costrizione a dover emigrare dal sul al nord per essere curati.
Lo stesso articolo 32 della Costituzione dovrebbe essere il faro che orienta tutte le politiche e le risorse destinate alla tutela della salute in quanto diritto individuale e collettivo, prevedendo, tra l'altro, che devono essere garantite le cure gratuite agli indigenti ma questo non avviene, per esempio, per i soggetti senza fissa dimora che, oltre ai servizi di emergenza di pronto soccorso, non hanno accesso gratuito ad altri servizi sanitari.
Le stesse strutture ospedaliere, in particolare al sud, sono spesso degradate e a questo, come se non bastasse, si collega anche una scarsa qualità assistenziale, tanto che si è lontani dagli standard che dovrebbero essere garantiti.
Da qui la necessità che la Camera dei deputati istituisca una Commissione parlamentare di inchiesta che si occupi e che analizzi tutti gli aspetti dei servizi sanitari che attengono all'attuazione del Piano sanitario nazionale a partire dalla prevenzione. Così come è necessario conoscere e indagare sulla spesa sanitaria e sulla capacità da parte delle regioni e dello Stato di utilizzo delle risorse a essa destinate e sul perché si formino enormi residui passivi.
Come può essere efficiente ed efficace, il Servizio sanitario nazionale, nonostante la generosità di medici e di lavoratori, se, ad esempio, circa il 60 per cento degli ospedali sono stati costruiti prima del 1940? E come si concilia questo con l'elevata e diversificata qualità delle cure e della prevenzione che la situazione attuale richiede?
Senza una conoscenza approfondita e un quadro di insieme di tutti gli aspetti della funzionalità del Servizio sanitario nazionale è impossibile formare convincimenti e arrivare a proposte, anche di modifica legislativa, che puntino a colmare i gap esistenti e a rispondere alle giuste richieste dei cittadini per una sanità che risponda esattamente alle esigenze reali.
Non è vero che non funziona nulla: abbiamo in Italia strutture di eccellenza che hanno fatto dell'innovazione l'asse strategico e queste eccellenze devono essere conosciute affinché diventino i modelli da seguire per l'intero sistema e, soprattutto, siano disponibili uniformemente in tutto il territorio nazionale per non avere cittadini di «serie A» e cittadini di «serie B».
Da qui la necessita dell'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta che, con tempi certi, provveda a un'approfondita indagine della situazione. Un'indagine che possa essere la base per la condivisione di proposte e di orientamento delle risorse a esclusivo beneficio dei cittadini e ottemperando al dettato costituzionale. Quindi, non solo una Commissione parlamentare di inchiesta che si occupi dei casi di malasanità, che vanno comunque conosciuti e indagati, ma una Commissione che affronti la questione generale partendo dalla conoscenza dei particolari.
Si è certi che da parte dei colleghi vi possa essere la massima condivisione per l'istituzione di questa importante Commissione parlamentare di inchiesta.


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