Doc. XVIII, N. 73

IV COMMISSIONE (DIFESA)

DOCUMENTO FINALE, A NORMA DELL'ARTICOLO 127 DEL REGOLAMENTO SU:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni – Piano d'azione europeo in materia di difesa (COM(2016)950 final)

Approvato il 19 luglio 2017

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  La IV Commissione (Difesa),
   esaminata la Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sul Piano d'azione europeo in materia di difesa (COM(2016)950 final);
   premesso che:
    il cambiamento degli equilibri geopolitici di inizio millennio ha reso nuovamente attuale il tema della costruzione di una difesa comune europea: da una parte minacce crescenti nel grado e nuove nel tipo (terroristiche, cibernetiche, ibride, in generale asimmetriche) hanno colpito cittadini, imprese e perfino istituzioni europei e accresciuto il loro sentimento di vulnerabilità, dall'altra parte la fine della guerra fredda e del sistema bipolare ha portato a un assetto mondiale nuovo, multipolare, nel quale l'Europa e i suoi Stati membri sono di fatto chiamati ad assumere maggiori responsabilità dirette nella tutela dei propri interessi e quindi ad operare scelte autonome rispetto a quelle degli alleati tradizionali, a cominciare dagli Stati uniti d'America, fermo restando che l'unità europea deve essere intesa come fattore di forza aggiuntiva anche per i sistemi di alleanza di cui i Paesi europei fanno parte, a cominciare dalla NATO;
    l'approccio globale alle crisi resta la via maestra, per cui la costruzione di una difesa europea più integrata deve continuare a procedere in parallelo con lo sforzo di affrontare le cause delle emergenze mondiali innanzitutto con iniziative di sostegno e di cooperazione in favore delle aree circonvicine a quelle di interesse strategico dell'Europa;
    la costruzione di una difesa europea è possibile anche sulla base dei trattati vigenti e può propiziare l'ulteriore crescita dell'unità europea nella corrente fase storica nella quale le altre ragioni dello stare assieme europeo possono apparire a volte indebolite;
    la costruzione di un'Europa della difesa va considerata una priorità assoluta sia perché il bene supremo della pace, che l'Europa ha conosciuto negli ultimi settant'anni e che costituisce un'eccezione anche nella sua storia secolare, deve essere preservato con il massimo sforzo affinché possa essere goduto anche dalle prossime generazioni, sia perché proteggere l'Europa significa difendere i suoi valori fondanti, a cominciare dai diritti umani, dei quali gli ordinamenti europei sono oggi il maggior presidio nel mondo;
    l'uscita dall'Unione europea del Regno unito, il più importante tra i Paesi membri contrari alla costruzione di un'Europa della difesa, da una parte crea condizioni più favorevoli alla nascita di quest'ultima e dall'altra parte trasforma questa nascita in una priorità, dato che con la Brexit viene meno uno degli Stati più forti militarmente dell'Unione europea;
    senza investimenti duraturi, l'industria europea della difesa rischia di non disporre delle capacità tecnologiche per costruire la prossima generazione di capacità critiche di difesa, il che inciderebbe sull'autonomia strategica dell'Unione e sulla sua capacità di agire come garante della propria sicurezza;
    la spesa cumulativa degli Stati membri per la difesa è al momento inefficiente, in termini di prestazioni, se comparata col rendimento di altri Paesi. Infatti la spesa in campo militare dei Paesi europei è nel complesso la seconda al mondo per ammontare, dopo quella degli Pag. 3Stati Uniti, ma è meno efficiente e produttiva a causa della frammentazione tanto dal lato della domanda (gli Stati) quanto dell'offerta (le aziende), della mancanza di interoperabilità tra i vari sistemi d'arma e di divari tecnologici;
    il Piano d'azione per la difesa europea (EDAP) si inserisce in una più articolata serie di iniziative dell'Unione europea per promuovere l'integrazione degli Stati membri nel settore della difesa, tutte innestate sulla visione d'insieme delineata dalla nuova Strategia globale in materia di sicurezza e difesa e sul principio in essa affermato che l'Unione europea deve dotarsi di capacità e autonomia strategica e che gli europei, in collaborazione con i partner, devono fornirsi delle capacità necessarie per difendersi e per tenere fede ai propri impegni di assistenza reciproca e solidarietà; a tal fine la Strategia globale prevede tra l'altro iniziative per promuovere l'industria europea della difesa attraverso un mercato interno equo, funzionante e trasparente, approvvigionamenti sicuri e un dialogo strutturato con le industrie del settore, con il coinvolgimento delle piccole e medie imprese;
    il Piano d'azione poggia sulla premessa che assumersi la responsabilità della propria sicurezza implica che gli Europei debbano investire nello sviluppo di capacità di difesa essenziali per essere in grado di frenare le minacce esterne, reagire ad esse e proteggersi da esse;
    l'obiettivo del complesso delle misure delineate dal Piano d'azione è di contribuire a rendere più efficiente la spesa degli Stati membri per la difesa, fermo restando che l'importo di questa resta deciso da ciascuno Stato in autonomia;
    è indispensabile tenere presenti da una parte la sempre maggiore rilevanza della ricerca e della produzione nel campo delle tecnologie a uso duale e quindi la stretta interdipendenza tra industria civile e industria della difesa in termini di know how, di applicazioni e di processi produttivi, e dall'altra parte il considerevole patrimonio di competenze tecnico-scientifiche delle imprese del settore della difesa, la cui dispersione determinerebbe un danno per il Paese non limitato alla capacità di difesa militare;
    i sistemi di difesa richiedono oggi sviluppi tecnologici di così elevato livello da presupporre e generare un ciclo industriale che inevitabilmente va oltre il mercato militare in senso stretto e qualifica anche la ricerca e l'industria civili di un Paese;
    la ripresa economica in corso in Europa può essere intercettata investendo innanzitutto, perché fungano da volano, nei settori a più alta concentrazione di soluzioni ad alta tecnologia e soprattutto in quelli nei quali l'Italia vede operare aziende nazionali con riconosciuta competitività a livello mondiale (a cominciare da quelle dell'aerospazio). Pertanto, è necessario non disperdere questo patrimonio, che va invece valorizzato attraverso interventi mirati a evitare la penalizzazione delle aziende che, a seguito dei processi di integrazione e razionalizzazione del settore della difesa a livello europeo, dovessero essere marginalizzate con conseguente impatto negativo in termini di occupazione;
    la Commissione europea ha nel frattempo adottato, il 7 giugno scorso, un documento di riflessione sul futuro della difesa europea, con l'obiettivo di contribuire al dibattito sul tema (COM(2017)315 finale), una Comunicazione concernente l'istituzione del Fondo europeo per la difesa (COM(2017)295 finale), nonché la proposta di un regolamento che istituisce il programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa, volto a sostenere la competitività e la capacità di innovazione dell'industria europea della difesa (COM(2017)294 finale);
    i Capi di Stato e di Governo riuniti nel Consiglio europeo del 22 giugno scorso hanno accolto favorevolmente la Comunicazione concernente l'istituzione del Fondo europeo per la difesa e hanno Pag. 4chiesto la rapida approvazione del regolamento che istituisce il programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa; hanno altresì concordato sulla necessità di avviare in tempi brevi una cooperazione strutturata permanente nel campo della difesa,
  esprime

UNA VALUTAZIONE POSITIVA

  con le seguenti osservazioni:
   1) è necessario che il Governo italiano continui non solo a sostenere le iniziative europee per la costruzione di forme di difesa comune e per l'integrazione degli Stati membri nel settore della difesa, ma anche, come ha fin qui fatto, a partecipare attivamente a questo processo, proponendo soluzioni e stimolando il confronto, in sinergia con gli altri Paesi europei capofila di questo filone di lavoro;
   2) nel contempo è necessario che il Governo sostenga la Defence Technological and Industrial Base italiana nella sua interezza, prestando attenzione a che la concreta attuazione dell'ambizioso progetto delineato dal Piano d'azione non comporti un danno per l'industria nazionale – e, segnatamente, per le piccole e medie imprese italiane altamente specializzate – e per i centri di ricerca nazionali (il CNR, le università ed altri); occorre pertanto che il Governo si adoperi nelle sedi europee per aiutare l'industria e la ricerca nazionali a concorrere in condizioni di effettiva parità con gli altri Paesi per l'accesso ai fondi del Piano d'azione e ad integrarsi virtuosamente nel futuro sistema europeo, evitando che le iniziative intraprese al livello europeo per la costruzione di una difesa comune finiscano nei fatti, al momento dell'attuazione, col favorire soltanto le imprese e i centri di ricerca di altri Paesi;
   3) occorre cogliere l'occasione per rafforzare la collaborazione sistematica e non episodica tra il sistema produttivo e il mondo universitario e i centri di ricerca più autorevoli, anche sulla base delle esperienze più avanzate a livello internazionale, allo scopo di promuovere l'innovazione e l'aggiornamento tecnologico;
   4) si dovrebbe valutare la possibilità di attuare iniziative a supporto degli eventuali processi di riconversione delle attività industriali, al fine di attutire possibili conseguenze negative sull'occupazione derivanti dalle attività di integrazione e razionalizzazione del settore industriale della difesa a livello europeo.