Doc. XVII-bis , n. 9

DOCUMENTO APPROVATO DALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE PER L'INFANZIA E L'ADOLESCENZA

nella seduta del 4 aprile 2017

A CONCLUSIONE DELL'INDAGINE CONOSCITIVA
deliberata nella seduta del 23 gennaio 2014

SUL DIRITTO DEI MINORI A FRUIRE DEL PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE NAZIONALE

(Articolo 144, comma 3, del Regolamento della Camera dei deputati)

Trasmesso alle Presidenze il 5 aprile 2017

Indagine conoscitiva sul diritto dei minori a fruire del patrimonio culturale e artistico nazionale.

DOCUMENTO CONCLUSIVO

I N D I C E

Obiettivo dell'indagine 5
1. La normativa nazionale in materia di educazione e di accesso ai beni culturali 7
   1.1 Il Piano nazionale per l'educazione al patrimonio culturale 16
2. La legislazione internazionale ed europea 18
3. La fruizione dei beni artistici e culturali da parte dei minori: musei, monumenti, siti archeologici e luoghi di cultura 24
4. L'accesso dei giovani alla lettura e alle biblioteche 32
5. Formazione e fruizione nelle arti performative 39
   5.1 Il curriculum formativo musicale 39
   5.2 I giovani e la fruizione della musica in streaming 44
   5.3 Cenni sulla formazione e fruizione del mondo dello spettacolo 44
6. La fruizione dei beni ambientali e paesaggistici da parte dei minori 49
Conclusioni e proposte 52

 

Obiettivo dell’indagine

  La Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza ha deliberato, nella seduta del 23 gennaio 2014, lo svolgimento di un’indagine conoscitiva sul diritto dei minori a fruire del patrimonio artistico e culturale nazionale, con la finalità di verificare le forme e gli strumenti attraverso i quali i giovani sono posti in grado di fruire dell’eccezionale patrimonio di cui dispone il nostro Paese.
  La legge n. 451 del 1997, istitutiva della Commissione parlamentare per l'infanzia, affida a tale organismo compiti di indirizzo e controllo sulla concreta attuazione degli accordi internazionali e della legislazione relativi ai diritti e allo sviluppo dei soggetti in età evolutiva.
  Il riferimento allo sviluppo dei minori deve essere inteso nella sua più ampia accezione, comprendente cioè non solo gli aspetti materiali, ma anche quelli attinenti alla formazione e alla crescita culturale, come emerge del resto da una lettura sistematica della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989.
  L’articolo 27 della Convenzione, in particolare, stabilisce che gli Stati parti “riconoscono il diritto di ogni fanciullo a un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale” […].
  In tale prospettiva, l’Ufficio di Presidenza della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, ha deliberato - nel rispetto delle competenze attribuite alle commissioni parlamentari permanenti in materia di cultura e istruzione - di svolgere una indagine conoscitiva sul tema del diritto dei minori alla fruizione del patrimonio artistico e culturale italiano. L’indagine conoscitiva è dunque finalizzata a far emergere quanto le competenze acquisite nell’incontro con i beni culturali materiali o immateriali possano costituire prerequisito della vita democratica. Considerato che l’acquisizione di tali competenze accresce nei minori il ruolo di cittadini attivi all’interno della collettività, in grado di comprendere la storia e i valori identitari della propria cultura e di culture diverse oggi sempre più a stretto confronto, si ritiene importante verificare a livello normativo e sul piano delle politiche reali lo stato dell’arte in questo settore.
  In particolare, obiettivo dell’indagine è quello non solo di verificare i mezzi e le opportunità attraverso i quali i giovani possono usufruire del patrimonio artistico e culturale, ma soprattutto quello di approfondire il ruolo e l’impegno che assolvono in questo senso le istituzioni, la scuola, le famiglie e il mondo delle associazioni.
  L’intento della Commissione è altresì quello di verificare l’attuale livello di opportunità per i giovani di partecipare a realtà positive di accesso alla cultura per sperimentare interessi e passioni, nei confronti di linguaggi espressivi quali il teatro, la musica, la lettura, la pittura, il cinema. La Commissione ha ritenuto di raccogliere dati e riflessioni, consapevole che, come sottolineano le normative italiane e internazionali, l’accesso al patrimonio culturale, la conoscenza dei prodotti artistici tradizionali e contemporanei e la sperimentazione creativa dei linguaggi, siano elementi fondamentali nell’esperienza formativa dell’individuo per la costruzione della sua identità personale e di cittadino consapevole. Tenere bambini e adolescenti lontani da situazioni di degrado umano e culturale, offrendo loro esperienze di apprendimento nel settore culturale è obiettivo imprescindibile, così come tali esperienze si configurano fondamentali per l’ingresso nel mondo occupazionale che richiede oggi un supplemento di capacità comunicative, critiche e creative per affrontare un mondo in veloce cambiamento.
  Progetti nazionali consolidati come “Nati per Leggere”, che vede l’attiva collaborazione fra pediatri, bibliotecari e agenzie educative per la prima infanzia, costituiscono un’ottima esemplificazione mettendo in luce quanto questi percorsi aiutino la crescita armonica e lo sviluppo cognitivo-relazionale fin da piccolissimi. Tali importanti interventi incentivano la fruizione di beni culturali in famiglia, a cominciare dall’età neonatale del bambino, facilitano la comunicazione tra genitori e figli e la promozione di sani stili di vita. Comunicazione relazionale e stili di vita sono temi particolarmente rilevanti in un mondo interconnesso in cui l’abuso di utilizzo di devices e l’uso inconsapevole di internet e dei social producono fenomeni di dipendenza, alterazione percettiva, distorsioni relazionali quali il cyber-bullismo o l’isolamento: fenomeni purtroppo in crescita tra i minori.
  Sempre a titolo esemplificativo sul tema della cittadinanza attiva, si fa menzione del progetto e concorso nazionale “Articolo 9 della Costituzione”, promosso da Miur e Mibact con una importante partnerschip pubblica e privata, rivolto agli istituti d'istruzione secondari di I e II grado e, dall’anno scolastico 2015/2016 anche alle scuole primarie, con l'intento di far incontrare due risorse fondamentali: il patrimonio culturale nazionale, che la Costituzione ci ricorda di promuovere e tutelare, e i giovani, della cui partecipazione attiva e responsabile il Paese ha bisogno. Nell’anno scolastico 2015/2016 è stato proposto alle scuole un nuovo percorso di studio e di ricerca sui problemi della società attuale e della convivenza civile che riguardano il paesaggio, espressamente richiamato dal principio costituzionale come un bene da tutelare, e l’ambiente, che con il paesaggio si trova spesso in rapporto di interdipendenza.
  L’indagine, sulla base dei dati raccolti, ha inteso altresì verificare quali possibili iniziative, anche di carattere normativo, possano essere adottate per promuovere e favorire adeguate forme di accessibilità da parte dei giovani a questo patrimonio, non solo a fini ricreativi, ma anche nell’ottica della formazione dei ragazzi al rispetto e alla conservazione del patrimonio stesso.
  L’analisi è stata svolta acquisendo il contributo dei soggetti coinvolti a vario titolo nella gestione, conservazione e promozione del patrimonio artistico e culturale nazionale, tra cui i rappresentanti delle istituzioni, delle società di gestione di musei, biblioteche e pinacoteche, del mondo dell’associazionismo, nonché di rappresentanti del mondo accademico e della cultura.
  Sul consumo culturale dei minori, senza pretesa di esaustività, la Commissione ha ritenuto utile inserire dati forniti dai Ministeri coinvolti, dagli istituti di ricerca e statistica (Istat, Censis, ecc), dalla SIAE, dai diversi osservatori sui minori, da enti e da soggetti impegnati nella produzione culturale anche riferiti al mondo on-line.
  La Commissione, a conclusione dell’indagine, intende offrire con il presente documento un quadro ricognitivo delle evidenze emerse, fornendo nel contempo spunti di riflessione per promuovere la fruizione da parte dei ragazzi - fin dalla più tenera età - dei beni culturali e artistici nazionali, con il coinvolgimento degli operatori scolastici, dei mass media e di tutte le istituzioni competenti.

1. La normativa nazionale in materia di educazione e di accesso ai beni culturali

  La normativa italiana di riferimento in materia di beni culturali ed ambientali è costituita innanzitutto dall’articolo 9 della Costituzione, a norma del quale: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
  La citata norma, ponendo in relazione la tutela del patrimonio storico-artistico e del paesaggio con lo sviluppo culturale, stabilisce un impegno pubblico per l’educazione di tutti i cittadini alla conoscenza e all’uso responsabile dei beni culturali, sia attraverso la scuola, sia attraverso ulteriori opportunità di apprendimento lungo l’intero arco della vita(1) (Lifelong learning).
  Fino alla istituzione del Ministero per i beni culturali ed ambientali, avvenuta con la legge n. 5 del 1975, e del Ministero per l’ambiente, avvenuta con la legge n. 349 del 1986, mancava nel nostro Paese un indirizzo organico diretto alla tutela, conservazione ed incremento dei beni culturali ed ambientali.
  Successivamente, con l’adozione di ulteriori leggi in materia ambientale(2) e con l’avvio di una politica di salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali da parte delle Regioni, si è cominciato a considerare l’articolo 9, non più come una mera dichiarazione di principio, priva di valore normativo, bensì come una norma-principio la cui attuazione è condizione per la tutela ed il soddisfacimento di altri valori costituzionali.
  L’articolo 117 della Costituzione, come modificato da ultimo nel 2012, prevede che lo Stato abbia competenza legislativa esclusiva in materia di tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, mentre stabilisce che la valorizzazione dei beni culturali e ambientali e la promozione e organizzazione di attività culturali sia rimessa alla potestà legislativa concorrente delle regioni.
  L’evoluzione normativa degli anni novanta ha portato per la prima volta ad una definizione precisa dei beni culturali e ambientali in attuazione della prima delle leggi Bassanini (l. 59/1997). Il decreto legislativo n. 112 del 1998 ha infatti definito “beni culturali” quelli che compongono il patrimonio storico, artistico, monumentale, demo-etnoantropologico, archeologico, archivistico e librario e gli altri che costituiscono testimonianza avente valore di civiltà.
  Sempre negli anni novanta, in attuazione della legge n. 59 del 1997, con il decreto legislativo n. 368 del 1998, veniva istituito il Ministero dei beni e delle attività culturali, al quale furono devolute anche le attribuzioni del Ministero per i beni culturali e ambientali. In seguito, la legge n. 352 del 1997, recante “Disposizioni sui beni culturali”, delegava il Governo a raccogliere in un decreto legislativo il testo unico delle disposizioni vigenti in materia di beni culturali e ambientali, ed in attuazione della delega è stato emanato il decreto legislativo n. 490 del 1999, recante il Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali.
  I provvedimenti che si sono succeduti dalla fine degli anni novanta in poi hanno portato ad una ridefinizione dell’intera materia ed alla successiva emanazione del Codice dei beni culturali e del paesaggio (d.lgs n. 42 del 2004).
  Senza soffermarsi sulle successive innovazioni legislative di dettaglio in materia di tutela dei beni culturali ed ambientali, occorre invece ricordare per quanto di interesse in questa sede, che nel 2014 è stato adottato il nuovo Regolamento di organizzazione del Ministero dei beni, delle attività culturali e del turismo (MIBACT)(3) istitutivo di una nuova Direzione generale per l’educazione e la ricerca(4), che cura il coordinamento del sistema nazionale dei servizi educativi, di comunicazione, di divulgazione e promozione del patrimonio culturale, ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio, avvalendosi del Centro per i servizi educativi del museo e del territorio (SED), istituito presso il medesimo dicastero nel 1998. Si ricorda al riguardo che tale organismo è sorto quale diretta applicazione di una Raccomandazione del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa agli Stati membri in tema di educazione al patrimonio(5).
  Come rilevato nel corso dell’audizione della sottosegretaria ai beni e alle attività culturali e al turismo: “Questa direzione generale è uno degli atti più significativi da un punto di vista della riorganizzazione burocratico-amministrativa del ministero”, per il raggiungimento della più ampia accessibilità e fruizione dei beni culturali(6).
  L'importanza di un'azione congiunta tra le istituzioni e la necessità di consolidare il reciproco operato, allo scopo di sensibilizzare i giovani alla conoscenza, alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio culturale nazionale, hanno avuto un'ulteriore spinta con il Protocollo d'intesa MIBACT-MIUR, “Creare occasioni di accesso al sapere attraverso la messa a sistema di istruzione e cultura, al fine di sviluppare una società della conoscenza”, siglato il 28 maggio 2014(7), dal Ministro dell'istruzione, Stefania Giannini, e dal Ministro dei beni culturali, Dario Franceschini. In tale Protocollo viene sottolineata la volontà di creare occasioni di accesso al sapere, attraverso la messa a sistema di istruzione e cultura, al fine di sviluppare una società della conoscenza nel senso più ampio del termine.
  Tale Protocollo, cui ha fatto seguito un secondo Protocollo d'intesa, sottoscritto il 19 marzo 2015(8), trova un riscontro puntuale nella progettualità propria del centro per i servizi educativi, soprattutto nel ruolo di coordinamento della rete dei servizi stessi, “tanto nelle azioni già poste in essere o in corso, quanto negli ambiti che sono stati individuati come strategici per la stesura di linee guida d'intervento sul tema dell'educazione al patrimonio”.
  La collaborazione in rete tra le istituzioni che, a vario titolo, presidiano il versante culturale e formativo del sistema Paese è necessaria per il raggiungimento degli obiettivi poc’anzi ricordati.
  In particolare, in base all'articolo 4 del Protocollo d'intesa del 2014, l'azione svolta dal SED si attua per i servizi educativi in termini di forti rapporti già esistenti, rafforzamento dei rapporti con le istituzioni scolastiche e promozione di iniziative riconducibili alle varie vocazioni territoriali.
  Inoltre si prevede la più ampia diffusione delle agevolazioni previste per i possessori della Carta dello studente. L'articolo 6 del Protocollo fa invece riferimento ad altre importanti iniziative del MIBACT, mirate a progetti nazionali, quali: la divulgazione del patrimonio archivistico, il grande progetto di Pompei, la promozione della lettura, in collaborazione con il Centro per il libro e la lettura (CEPELL), il rilancio del sistema delle biblioteche scolastiche, l'attività dell'Associazione nazionale degli insegnanti di storia dell'arte (ANISA).
  Alla domanda se nel Protocollo d’intesa siglato con il Ministero dell’istruzione sia prevista anche una dotazione di risorse finanziarie adeguate, tuttavia, è stata data risposta negativa, “trattandosi di un protocollo di ordine generale”; mentre è stato rilevato che spetterà al tavolo di lavoro comune istituito tra i funzionari del MIBACT e del MIUR costruire i percorsi che daranno vita alle attività congiunte, valutando al riguardo anche la necessità di fondi, a seconda delle attività che si pensa di poter realizzare(9).
  Il SED ha promosso molte iniziative e ne sta realizzando delle altre; mentre altre ancora sono in fase di progettazione. I servizi educativi, che sono presenti su tutto il territorio nazionale, presso gli istituti centrali, le soprintendenze, i musei, gli archivi e le biblioteche del Ministero dei beni culturali, sono diventati in molti casi un riferimento consolidato per gli interessi culturali della scuola, del pubblico adulto e delle famiglie, contribuendo in maniera davvero molto rilevante e significativa alla realizzazione di eventi, laboratori, attività ludiche e creative, con un aumento dell'affluenza di visitatori nei luoghi culturali.
  Come è stato sottolineato, uno degli aspetti principali da monitorare consiste nel verificare in quale modo tutte le attività, che vengono svolte con un impegno davvero importante degli organi periferici del Ministero, influiscano sulla modifica dei comportamenti dei ragazzi coinvolti.
  È stato infatti rilevato come tali attività stiano effettivamente determinando un aumento dell'affluenza di visitatori nei luoghi della cultura. In tale ambito, si colloca anche l'offerta formativa nazionale, che pone all'attenzione degli insegnanti e dei giovani gli aspetti tecnici legati al saper fare, che hanno caratterizzato in termini di eccellenza la storia artistico-culturale del nostro Paese in tutto il mondo.
  L'offerta formativa nazionale, attraverso gli uffici scolastici regionali, costituisce un progetto volto alla raccolta sistematica e alla diffusione nelle scuole, di ogni ordine e grado, delle proposte formative a titolo gratuito che le sezioni didattiche di soprintendenze, musei, archivi e biblioteche offrono agli istituti scolastici, ai docenti e alle famiglie. I percorsi raccolti per l'anno scolastico 2014-2015 sono stati oltre 700, con un significativo incremento di adesioni degli istituti rispetto alla promozione dell’iniziativa nelle precedenti annualità. Di seguito si riportano in una tabella – fornita dalla sottosegretaria ai beni culturali e ambientali nel corso della sua audizione del 30 giugno 2015 – i dati relativi ai progetti rientranti nell’offerta formativa nazionale attivati nelle singole regioni.

Offerta formativa nazionale per l’anno scolastico 2014-2015, progetti divisi per regione.

(Tabella allegata al Res. sten. della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza del 30 giugno 2015)

  Per quanto riguarda l’offerta formativa per gli anni 2015-1016, si ricorda che la Direzione generale educazione e ricerca del MIBACT, tramite il SED ha promosso 1.180 progetti, che le sezioni didattiche di soprintendenze, musei, archivi e biblioteche hanno offerto a studenti, docenti e famiglie e che sono stati realizzati mediante percorsi didattici articolati. L’offerta formativa per gli anni 2016-2017 consta invece di 954 progetti.

  Alla domanda se esistano a livello ministeriale sistemi di verifica dell’accessibilità ai musei e ai siti di interesse storico-culturali dei minori sotto il profilo numerico è stata data risposta negativa. Così come non esiste una rilevazione nazionale dei dati relativi alla possibilità che hanno i giovani, soprattutto nell'età della scuola primaria e delle medie, di frequentare laboratori presso i musei o di avere esperienze guidate(10).
  Le rilevazioni esistenti, infatti, rispetto all'accesso ai luoghi della cultura sono di tipo generale e non è possibile distinguere allo stato attuale fra gli ingressi delle scolaresche o delle famiglie. All'entrata dei musei e degli altri luoghi della cultura non c’è una registrazione precisa delle fasce di età: tuttavia si potrebbe fare un calcolo degli accessi, perlomeno delle fasce d'età dai diciotto anni in giù, considerato che si staccano biglietti gratuiti nelle strutture gestite dallo Stato. Sarebbe certamente di grande importanza poter disporre di tali dati, perché darebbero la misura di quanto i giovani frequentino e conoscano i luoghi della cultura e ciò aiuterebbe anche ad indicare le diversità presenti sul territorio nazionale, dove sicuramente si registrano differenze fra le varie regioni. Gli unici dati certi sono quelli delle attività che vengono svolte nelle regioni per conto del Ministero. Riguardo alle altre, svolte dai comuni o da altri soggetti, non vi sono dati disponibili.
  Per quanto riguarda le politiche di pricing, la Sottosegretaria ha ricordato come l'ingresso a musei, monumenti, gallerie e aree archeologiche dello Stato sia gratuito per tutti i cittadini appartenenti all'Unione europea di età inferiore ai diciotto anni, con l'ovvia intenzione di favorire l'accesso ai tesori culturali e di contribuire alla sensibilizzazione dei più giovani.
  Inoltre, l’ingresso è gratuito per tutti i cittadini, senza distinzione di età, in archivi e biblioteche statali e nei musei e nelle aree archeologiche la prima domenica del mese e in occasione di particolari avvenimenti, quali ad esempio, la “Notte dei Musei”, le “Giornate europee del Patrimonio” sia in ambito nazionale, sia locale, resi noti attraverso gli organi di stampa o i media.
  In attesa di un adeguamento normativo coerente con l’ordinamento e con gli obblighi internazionali, si è disposto in via amministrativa – in coerenza con i principi della Convenzione sui diritti del fanciullo sottoscritta a New York il 20 novembre 1989(11) – l’ingresso gratuito nei musei statali anche per i minorenni extracomunitari.
  Tale misura - come sottolineato dalla Sottosegretaria – deve essere accompagnata da sempre maggiori e rinnovate forme di condivisione e partecipazione: occorre attivare e sviluppare strategie di avvicinamento degli studenti, in quanto driver di coinvolgimento di fasce diversificate della popolazione e di disseminazione di nuovi modelli comunicativi. Bisogna promuovere azioni di partecipazione attiva da parte del pubblico dei giovani alla produzione autonoma di contenuti relativi alla conoscenza, al rilevamento e alla valorizzazione del patrimonio culturale e territoriale.
  Risulta altresì imprescindibile porre la massima attenzione all'innovazione e alle connesse nuove strategie di accesso al patrimonio culturale, progettando e realizzando azioni specifiche: promuovere l'uso delle nuove tecnologie, migliorare l'informazione e la comunicazione sul web, coinvolgere i giovani nelle forme di partecipazione e favorire la vivibilità e l'uso sociale degli spazi culturali, in quanto strutture disponibili a diventare parte della vita dei giovani. Infine, si ritiene opportuno prevedere la collaborazione con il servizio radiotelevisivo, per lo sviluppo di programmi radiofonici e televisivi destinati alla divulgazione del patrimonio culturale, con particolare riferimento alla fascia dei più giovani.
  In linea generale, si è poi osservato come i due temi delle povertà educative e culturali e del connesso disagio dei bambini, da un lato, e quello delle possibilità offerte ai minori di fruire del patrimonio artistico e culturale nazionale, dall’altro, siano strettamente connessi(12). Infatti, la possibilità di accrescere il livello culturale dei cittadini, a iniziare dai bambini, dovrebbe essere un obiettivo politico da perseguire, perché la crescita del livello culturale è strettamente legata alla possibilità di avere condizioni di vita migliori sotto il profilo sociale ed economico.
  È stato al riguardo sottolineato come nel nostro Paese vi siano situazioni di fragilità quotidiana, emarginazione e diseguaglianza con conseguenti riflessi di povertà non solo materiale, ma anche educativa, che coinvolgono moltissimi bambini e adolescenti, e che rappresentano delle vere e proprie emergenze(13). Le istituzioni politiche hanno quindi il “dovere di preoccuparsi che questo grande patrimonio possa essere fruito e che possa crescere intorno a esso la consapevolezza dei cittadini, a partire dall'infanzia, perché a noi oggi e ai bambini domani spetterà il compito di trasferirlo alle generazioni future”(14).
  La Commissione ricorda che, in merito, il IV Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo di soggetti in età evolutiva per il biennio 2016-2017, prevede tra gli obiettivi strategici fondamentali, il contrasto alla povertà dei minori, nonché il rafforzamento del sistema educativo per contrastare il disagio sociale e combattere le molteplici e diverse forme di povertà. Il primo pilastro in particolare fa riferimento alle politiche di implementazione delle attività ludiche, sportive, culturali per combattere i fenomeni di dispersione scolastica, emarginazione sociale e povertà educativa.
  In particolare nel primo capitolo di interventi e misure “Linee di azione a contrasto della povertà dei bambini e delle famiglie” sono indicate le seguenti azioni che vedono come soggetti promotori ANCI, Enti Locali, MIBACT, MIUR, Ministero della Salute, Regioni, Province autonome in collaborazione con ACP (Associazione Culturale Pediatri), AIB, Associazioni e ordini professionali delle ostetriche, dei pediatri dei pedagogisti, i librai, Comuni, CONI, Comitato nazionale per l'apprendimento pratico della musica, Consiglio nazionale per l'Alta formazione artistica e musicale (CNAM), Consiglio Superiore della pubblica istruzione (CSPI), Consiglio universitario nazionale (CUN), Ministero del lavoro e delle politiche sociali, organizzazioni del Terzo Settore:
  - promuovere l’espressività artistica e musicale come strumento di inclusione sociale, fin dalla primissima infanzia, valorizzando l’integrazione tra l’educazione formale e le risorse presenti sul territorio;
  - prevedere facilitazioni per l’accesso a monumenti, musei, rappresentazioni coreutiche musicali, teatrali, siti archeologici ed altri attività culturali delle persone di minore età, anche attraverso convenzioni in particolare tra gli Enti Locali, MIUR e MIBACT;
  - promuovere la lettura a partire dalla più tenera età, coordinando e rilanciando le azioni e le campagne promosse a livello locale e nazionale da soggetti pubblici e dal mondo dell’associazionismo;
  - promuovere la realizzazione di Città amiche dei bambini e delle bambine per favorire la partecipazione ad attività ludiche ricreative e l’inclusione sociale;
  - garantire su tutto il territorio nazionale l’accesso ad internet e la fruizione delle nuove tecnologie promuovendo occasioni formative sull’utilizzo delle stesse e riducendo il divario digitale.
  Al tema della formazione e degli spazi laboratoriali è dedicato il secondo capitolo di interventi relativo ai “Servizi socio educativi per la prima infanzia e qualità del sistema scolastico”, in cui si prevede di promuovere e garantire una formazione per insegnanti, a partire dal sistema 0/6, al fine di equilibrare il sapere scientifico e il sapere umanistico attraverso un approccio didattico operativo ed esperienziale.
  Sul tema degli spazi laboratoriali appare importante rilevare l’azione che promuove nuovi spazi di apprendimento che contempla l’elaborazione di Linee-guida per la qualità e funzionalità degli spazi di apprendimento, che gli Enti Locali possano utilizzare per la programmazione e progettazione degli interventi di riqualificazione di edifici scolastici o loro nuova costruzione.
  A sostegno del contrasto al fenomeno la legge di stabilità per il 2016 ha istituito, in via sperimentale per il triennio 2016/2018 il “Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile”, che sarà alimentato dalle fondazioni di origine bancaria (FOB), alle quali è riconosciuto un contributo, sotto forma di un credito di imposta, pari al 75% dei versamenti effettuati al fondo. Per l’istituzione del fondo, la legge di stabilità ha previsto uno stanziamento di 100 milioni per ogni anno di sperimentazione.(15)
  Le modalità di organizzazione e governo del Fondo sono state definite con un Protocollo d’intesa tra le fondazioni bancarie, la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dell’economia e delle finanze e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali nell’aprile del 2016.
  Successivamente, sono stati emanati i primi due bandi nazionali, elaborati sulla base delle linee guida tracciate da un Comitato di indirizzo strategico – composto da quattro rappresentanti per ciascuno degli organismi sopra richiamati, nonché da un rappresentante della fondazione per il Sud, un rappresentante dell’Istituto per lo sviluppo e la formazione professionale dei lavoratori (ISFOL) e uno dell’Einaudi Institute for economics and finance (EIEF) – dedicati, rispettivamente, alla prima infanzia (0-6 anni) e all’adolescenza (11-17 anni). Complessivamente, sono stati stanziati 115 milioni di euro, di cui 69 destinati alla prima infanzia e 46 per l’adolescenza. Si prevede al riguardo che le organizzazioni del terzo settore e le istituzioni scolastiche presentino proposte di progetti per combattere la povertà educativa. A breve dovrebbe essere emanato il decreto del Ministero del tesoro che assicurerà alle fondazioni bancarie il credito di imposta previsto.

  Per meglio comprendere gli strumenti attraverso cui i ragazzi sono posti nelle condizioni di conoscere l’immenso patrimonio artistico e naturalistico presente nel nostro Paese è stata analizzata la normativa nazionale in materia di pubblica istruzione. La scuola rappresenta infatti con la famiglia la maggiore artefice del processo di avvicinamento dei giovani ai beni monumentali, artistici ed architettonici di cui è ricco il nostro Paese.
  Tali aspetti sono stati esaminati dalla Commissione nel corso dell’audizione della sottosegretaria all’istruzione, all’università e alla ricerca scientifica, Angela D’Onghia, che ha evidenziato come la scuola sia, per definizione, il luogo dell'educazione al patrimonio artistico e culturale, indispensabile per formare a una piena cittadinanza, una cittadinanza che non è solo dentro uno Stato, ma è anche e soprattutto dentro una cultura civica, e che deve essere intesa quale “consapevole fruizione di opere, oggetti, testimonianze e sensibilità specifiche, rispetto a testimonianze materiali e immateriali che rappresentano i punti più significativi di una cultura e di una civiltà”. Infatti, è proprio nella scuola che si forma una vera e propria coscienza critica e consapevole dell’appartenenza ad una determinata civiltà, anche nel confronto con culture e civiltà diverse, di ieri e di oggi.
  La Commissione ha quindi analizzato le forme ed i modi in cui viene impartita l'educazione al patrimonio artistico nelle istituzioni scolastiche, verificando nei programmi ministeriali quante ore sono dedicate in concreto all’insegnamento della storia dell’arte e dell’educazione artistica.
  Attualmente, nelle scuole primarie, l'insegnamento artistico rientra in un ambito disciplinare assegnato al docente della classe. Nella scuola di istruzione secondaria di primo grado sono previste due ore settimanali di disegno e storia dell'arte, in cui, con il disegno – come sottolineato dalla sottosegretaria – “è dato rilievo alla consuetudine della pratica del fare, prima base per qualsiasi processo di comprensione e di apprezzamento consapevole del patrimonio culturale e di ogni fenomeno artistico”.
  Quanto alle scuole di istruzione secondaria di secondo grado, solo nei licei sono previsti spazi disciplinari appositi: tre ore per classe nei quinquenni dei licei artistici, due ore nel triennio dei licei classici, linguistici e delle scienze umane, due ore nel biennio e nel triennio dei licei musicali, coreutici e scientifici, due ore nel solo triennio dell'istituto tecnico per il turismo.
  Come rilevato vi sono quindi istituzioni scolastiche e di istruzione secondaria superiore, come i licei classici e artistici, in cui l'educazione al patrimonio artistico costituisce una chiave di lettura dell'intero curriculum, in quanto viene attribuito a tale insegnamento il ruolo aggiuntivo di “educazione sociale, conoscenza e partecipazione a una forma di vita e ai suoi valori, nonché di educazione e costruzione di una sensibilità ad hoc, che pone il cittadino nella condizione di interpretare e custodire le testimonianze di civiltà, pur senza sottovalutare le tensioni vitali verso un rinnovamento, una rielaborazione, un superamento delle tradizionali forme di conoscenza attraverso un uso marcato delle nuove tecnologie”.
  Risulta invece evidente che, negli indirizzi di studio nei quali la storia dell'arte non è prevista, o appare come marginale - un'ora o due alla settimana - questo compito educativo diventa difficile e complesso, soprattutto se confinato nelle ore dedicate e non declinato in una didattica interdisciplinare che tratti i testi, i quadri, gli edifici, i brani musicali, i manufatti vari, in sintesi, ogni categoria di bene culturale, come occasione di fruizione e testimonianza di una rinnovata capacità di pensare a una società in cui il bello e la possibilità di comprenderlo e interpretarlo divengano centrali nella vita del Paese.
  Occorre ricordare che, sulla base di dati contenuti nel recente rapporto di Save the children, sulle povertà educative in Italia(16), il tempo pieno non è ancora previsto nel 68% delle classi nella scuola primaria e nell'85% nella secondaria: Basilicata, Lazio e Lombardia sono le regioni dove e' più presente nelle scuole primarie; Molise e Sicilia i fanalini di coda. Per quanto riguarda le secondarie di primo grado, la maglia nera spetta al Molise, seguito dall'Emilia Romagna; spicca anche in questo caso il primato della Basilicata dove il tempo pieno è presente in una classe secondaria su tre. È evidente che il tempo pieno favorisce lo svolgimento di attività quali la musica, lo sport, l’arte, la lettura e laboratoriali di vario genere.
  Interessanti novità sono state introdotte dalla legge 107/15 , recante “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”, che ha previsto un generale potenziamento dell’insegnamento delle materie artistiche. Nel dettaglio si prevede che le istituzioni scolastiche definiscano il loro organico curricolare e potenziato tenendo conto del raggiungimento di determinati obiettivi formativi individuati come prioritari, fra i quali figurano: il rafforzamento “delle competenze nella pratica e nella cultura musicali, nell'arte e nella storia dell'arte, nel cinema, nelle tecniche e nei media di produzione e di diffusione delle immagini e dei suoni, anche mediante il coinvolgimento dei musei e degli altri istituti pubblici e privati operanti in tali settori; l’alfabetizzazione all'arte, alle tecniche e ai media di produzione e diffusione delle immagini”.
  Si prevede altresì che, nei periodi di sospensione dell'attività didattica, le istituzioni scolastiche e gli enti locali, anche in collaborazione con le famiglie interessate e con le realtà associative del territorio e del terzo settore, possano promuovere, nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, attività educative, ricreative, culturali, artistiche e sportive da svolgere presso gli edifici scolastici.
  La riforma stabilisce anche che, nel secondo biennio e nell'ultimo anno delle scuole secondarie di secondo grado, possano essere attivati insegnamenti opzionali, anche utilizzando la quota di autonomia e gli spazi di flessibilità previsti dalla legge. Tali insegnamenti sono parte del percorso dello studente e sono inseriti nel suo curriculum.
  Per facilitare e rafforzare il collegamento tra scuola e mondo del lavoro, si prevede altresì che, negli ultimi tre anni di scuola secondaria di secondo grado, l’alternanza scuola-lavoro si realizzi anche attraverso la stipula di convenzioni tra i dirigenti scolastici e i musei, gli istituti e i luoghi della cultura e delle arti performative, nonché con gli uffici centrali e periferici del MIBACT.
  Su questo tema è opportuno consultare il ‘Portolano’ dell’alternanza scuola-lavoro(17) nei luoghi della cultura, realizzato nel dicembre 2016, dalla Direzione per l’Educazione e la Ricerca del Mibact che consta di una prima parte dedicata all’Alternanza scuola-lavoro: istruzioni per l’uso e di una seconda parte dedicata a I luoghi e le attività dell’alternanza.
  A conclusione delle riflessioni e della mappatura delle esperienze di alternanza scuola-lavoro in ambito beni culturali attivate dell’a.s. 2015/2016 si riportano le numerose osservazioni di segno positivo che si attestano lungo tre direttrici principali:
  • il vantaggio diretto per gli Istituti, che si sostanzia non tanto nel supporto alle attività lavorative (troppo brevi i periodi di formazione perché gli studenti possano rappresentare una vera risorsa in tal senso), ma nel contributo prezioso dato dai ragazzi a riflettere e lavorare su linguaggi diversi e su nuove modalità per comunicare i contenuti culturali. Uno sguardo ‘giovane’ per diversificare e coinvolgere maggiormente i visitatori, in particolare quello degli adolescenti, notoriamente uno dei ‘non pubblici’ dei musei (al di fuori delle esperienze scolastiche);
  • il contributo dell’alternanza per l'orientamento stesso dei giovani, la valorizzazione delle vocazioni personali, lo sviluppo delle attitudini relazionali ed il processo di crescita derivante dall’inserimento responsabile in contesti lavorativi, con ricadute positive, spesso, anche nello studio;
  • relazione tra il coinvolgimento diretto dei giovani nei processi di conoscenza, tutela, comunicazione e valorizzazione del patrimonio culturale con il rafforzamento della consapevolezza del ruolo che ognuno può svolgere per la conservazione e lo sviluppo dell’identità culturale e del patrimonio stesso, con la maturazione, dunque, del senso di una cittadinanza attiva e consapevole.
  Infine, la legge di riforma scolastica delega il Governo ad adottare decreti legislativi finalizzati alla redazione di un nuovo testo unico delle disposizioni in materia di istruzione, prevedendo tra i princìpi e i criteri direttivi, tra gli altri, anche: il potenziamento della Carta dello studente; la promozione e la diffusione della cultura umanistica, la valorizzazione del patrimonio e della produzione culturale, musicale, teatrale, coreutica e cinematografica, anche attraverso la presenza ed il rafforzamento delle arti nell’offerta formativa delle scuole secondarie di secondo grado, nonché il potenziamento dei licei musicali, coreutici e artistici, promuovendo progetti e scambi con gli altri Paesi europei.
  Al riguardo si ricorda che è in corso l’esame parlamentare - presso le competenti commissioni permanenti - degli schemi di decreto attuativi della legge, per l’espressione del parere al Governo. Tra questi si ricordano, per quanto di specifico interesse, lo schema di decreto legislativo recante istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni (atto n. 380); lo schema di decreto recante norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività (atto n. 382); lo schema concernente l'effettività del diritto allo studio attraverso la definizione delle prestazioni, in relazione ai servizi alla persona, con particolare riferimento alle condizioni di disagio e ai servizi strumentali, nonché potenziamento della Carta dello studente (atto n. 381) ed infine quello recante revisione dei percorsi dell’istruzione professionale, nel rispetto dell’articolo 117 della Costituzione, nonché raccordo con i percorsi dell’istruzione e formazione professionale (atto n. 379).
  La sottosegretaria all’istruzione ha anche fornito i dati per il 2015 relativi alla Carta dello studente, che permette ai ragazzi di accedere ai luoghi della cultura in forma gratuita: si tratta di circa un milione di studenti registrati al portale, che conta circa 350 mila visite a settimana ed annovera circa tremila partecipanti attivi al forum on line. È stato ricordato come la Carta permetta ai ragazzi l’ingresso in circa 387 musei aderenti e l’accesso ad 83 aree e complessi monumentali.

  Per quanto riguarda la didattica, è stato rilevato come la scoperta attiva del patrimonio debba essere considerata il modello da seguire da parte delle istituzioni scolastiche, affinché musei, biblioteche e archivi, pinacoteche e monumenti diventino un formidabile ambiente di apprendimento per i ragazzi. Un'efficace didattica del patrimonio dovrebbe puntare sui seguenti elementi: l'oggetto culturale, ossia il bene quale segno tangibile di testimonianza; la programmazione dell'unità didattica nelle sue fasi, nei suoi obiettivi intermedi e finali, che tenga costantemente conto delle realtà e dell'esperienza del territorio; lo studente e i suoi apprendimenti sul piano cognitivo, affettivo, di conoscenza e consapevolezza, di coscienza del bene comune, civico e comportamentale, ossia di atteggiamento rispetto al bene culturale; la collaborazione e la co-progettazione con i soggetti che hanno la responsabilità della comunicazione del patrimonio culturale sul territorio, a livello centrale e locale.
  Sarebbe quindi necessario radicare maggiormente nella pratica didattica il concetto di scoperta attiva, ricordandosi che le prime esperienze di percorsi didattici nei musei sono state realizzate fin dagli anni settanta. Tra questi meritano di essere menzionati quelli realizzati con la Galleria Borghese di Roma, con gli Uffizi di Firenze e con la Pinacoteca nazionale di Parma. Più di recente è stato posto in essere il progetto “La scuola adotta un monumento” che ha ricevuto un’ampia adesione. Tali progetti - come sottolineato dalla sottosegretaria - meriterebbero di superare la fase di frammentarietà e dell'occasionalità per entrare a regime, soprattutto nella prospettiva della riforma scolastica. In tal senso un ruolo chiave è svolto dall’autonomia scolastica, che deve essere sempre finalizzata all’introduzione di metodologie didattiche che favoriscano la crescita culturale e formativa degli alunni.
  Al fine di permettere alla scuola di assolvere al compito di formare i giovani al rispetto e alla conoscenza del patrimonio culturale del proprio Paese, è necessario che la didattica del patrimonio culturale materiale e immateriale veda la più ampia collaborazione fra docenti ed esperti di beni culturali, incoraggiando ogni pratica possibile di formazione professionale condivisa.
  In merito ai programmi didattici delle scuole superiori, tutti i componenti la Commissione hanno convenuto sul fatto che la previsione di due sole ore di lezione di storia dell’arte nel triennio superiore dell’istituto tecnico per il turismo, in un Paese come l’Italia sia davvero riduttivo, ed al riguardo sono stati tutti concordi nel ritenere necessaria un’implementazione di tale insegnamento, tenuto conto che il turismo nel nostro Paese è di tipo prevalentemente culturale (18).
  In materia di accesso ai luoghi della cultura, si è suggerito di prevedere forme speciali di gratuità per l’accesso non solo dei minorenni, ma anche dei genitori e soprattutto delle persone anziane, nonché dei nuclei familiari meno abbienti, al fine di favorire l’abitudine alle gite culturali nel proprio territorio, visto che spesso anche le scuole, per motivi di costi, scelgono di svolgere le gite scolastiche all’estero piuttosto che sul territorio nazionale.
  In linea generale, è stato osservato come il diritto all'espressività creativa dei bambini e degli adolescenti abbia bisogno, in particolare nella scuola, ma comunque nella società, di essere considerato come un vero e proprio diritto, fondamentale per costruire uno sviluppo armonico della personalità.(19) Infine, è stata sollecitata anche una didattica legata al recupero del patrimonio sia dei beni trascurati, sia di beni danneggiati da eventi sismici.(20)

1.1 Il Piano nazionale per l’educazione al patrimonio culturale

  Si ricorda che, ai sensi delle novità introdotte dal DPCM 29 agosto 2014, n. 171(21), la Direzione generale educazione e ricerca del MIBACT “predispone ogni anno, d’intesa con il Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici, un piano nazionale che abbia ad oggetto la conoscenza del patrimonio stesso e della sua funzione civile; il piano è attuato anche mediante apposite convenzioni, con le Regioni, gli enti locali, le università ed enti senza scopo di lucro che operano nei settori di competenza del Ministero.
  Ai sensi della normativa richiamata, è stato predisposto il Primo Piano nazionale per l’educazione al patrimonio culturale(22), pubblicato nel dicembre 2015, in linea con la riforma del MIBACT e con la legge n.107 del 2015 sulla “buona scuola”. Il Piano prevede importanti novità in merito al ruolo del patrimonio culturale nei processi formativi e culturali che coinvolgono tutti i cittadini. Obiettivo a lungo termine è la creazione di un sistema di educazione al patrimonio in grado di coinvolgere una pluralità di soggetti, che si traduca in forme reali di coinvolgimento nella gestione e salvaguardia dei luoghi della cultura e nell’acquisizione di nuove e qualificate conoscenze, con reciproco beneficio per la società e il patrimonio stesso.
  Le azioni individuate come prioritarie per l’anno 2016, considerata l’assenza di finanziamenti dedicati, puntano: a sollecitare la costruzione di un quadro regolamentare in grado di favorire la progressiva costruzione di questo sistema; a promuovere azioni sperimentali in differenti contesti con l’intento di misurarne l’efficacia al fine di verificarne la replicabilità; a favorire il rapporto tra scuola e patrimonio culturale, in accordo con quanto previsto dalla legge di riforma della scuola.
  Relativamente alle azioni istituzionali previste dal Piano per il 2016, si ricordano, per quanto di interesse:
  - la stipula di protocolli di intesa a livello regionale sul tema dell’educazione al patrimonio culturale in almeno tre regioni, al fine di sperimentare l’efficacia di accordi locali;
  - l’implementazione delle convenzioni tra istituti MIBACT e scuole, finalizzate a promuovere programmi di alternanza scuola-lavoro presso i luoghi della cultura; iniziative formative e di aggiornamento rivolte ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado; attività rivolte agli studenti della scuola secondaria di secondo grado idonee a costruire il curriculum formativo;
  - il sostegno al processo di accreditamento e qualificazione dei soggetti che offrono formazione;
  - la stipula di convenzioni con le Università, le scuole di specializzazione in storia dell’arte, archeologia e architettura per tirocini formativi degli specializzandi nell’ambito degli istituti MIBACT e per attività di docenza del personale del medesimo ministero;
  - la sottoscrizione di convenzioni e/o protocolli di intesa con associazioni operanti a livello nazionale (Italia nostra, ANISA, FAI).
  Per quanto riguarda le azioni da porre in essere con i professionisti del settore, si prevede in linea generale un percorso di formazione e aggiornamento degli attori coinvolti nei processi di educazione al patrimonio, coerenti con le linee programmatiche del Piano stesso; l’attivazione e gestione di una community sulla educazione al patrimonio, in grado di dar luogo ad una piattaforma di public curation aperta a sviluppi futuri verso realtà professionali associazionistiche.
  Per quanto concerne le azioni di tipo sistematico, si prevede la rimodulazione e implementazione del data base dell’offerta formativa curato dal SED, al fine di acquisire dati in merito all’indice di gradimento da parte dei destinatari delle iniziative di educazione al patrimonio e valutare i progetti proposti; ed, infine, la collaborazione con la DG Educazione e ricerca, la DG  Turismo e la DG Arte e architettura contemporanee e periferie urbane del MIBACT, al fine di integrare le politiche di educazione al patrimonio con quelle di tipo turistico.
  Il Piano in esame dedica particolare attenzione alla comunicazione ai giovani dell’educazione al patrimonio; infatti, da esso si evince un maggiore interesse per i temi dell’accesso e della partecipazione, conseguente ad un accrescimento dei pubblici di riferimento (dai giovani, agli adulti, ai pubblici speciali, ai turisti).
  Per quanto attiene all’educazione al patrimonio ed ai suoi destinatari, il Piano ribadisce, nell’ambito dell’apprendimento formale svolto in contesti educativi o formativi, l’importanza del precoce inserimento dell’insegnamento della storia dell’arte nell’ordinamento dei licei; il riconoscimento dal 1979 nei programmi della scuola media inferiore dell’importanza della conoscenza diretta dei beni culturali presenti sul territorio al fine di educare i giovani alla loro tutela e conservazione; l’inserimento nella programmazione educativa per la scuola primaria dei beni culturali e dei musei (1985) e l’apertura delle scuole al contesto culturale e territoriale sancita dall’autonomia scolastica sin dal 2000.
  In materia di patrimonio culturale ed apprendimento non-formale e informale, ossia in contesti strutturati e organizzati il primo, ovvero in ambito familiare, nella vita sociale o civica il secondo, il Piano riconosce che i giovani sono tra i gruppi più difficili da raggiungere; non a caso il problema dell’accesso e della partecipazione alla cultura da parte delle giovani generazioni è richiamato in numerosi documenti ufficiali a livello europeo e nazionale, che riconoscono essenziale affrontarlo per favorire la loro partecipazione attiva alla vita sociale. Al riguardo si rileva come il contatto con il patrimonio culturale possa essere stimolato dall’utilizzo delle nuove tecnologie che hanno radicalmente modificato il modo di consumare e produrre cultura.
  Per quanto riguarda le buone pratiche in materia di accesso alla cultura da parte dei giovani, si ricorda che anche le associazioni di professionisti contribuiscono allo sviluppo dell’educazione al patrimonio come dimostra il caso dell’Associazione nazionale insegnanti di storia dell’arte (ANISA) impegnata in progetti di alfabetizzazione al patrimonio culturale per gli studenti delle scuole superiori (Olimpiadi del patrimonio) e nel campo della formazione dei docenti. L’ICOM (International Council of Museums), invece, attraverso il Comitato Internazionale CECA (International Committee for Education and Cultural Action) e la Commissione nazionale educazione e mediazione provvede a condividere e promuovere progetti ed esperienze, favorendo la diffusione delle buone pratiche e la riflessione su obiettivi, metodi e strumenti dell’educazione al patrimonio tra gli operatori del settore.

2. La legislazione internazionale ed europea

  Per quanto attiene alla normativa internazionale in materia, occorre partire dagli articoli 26 e 27 della Dichiarazione universale dei diritti umani(23) – approvata il 10 dicembre 1948 dall'Assemblea generale delle Nazioni unite – che fanno riferimento ai diritti educativi e ai diritti culturali.
  La prima delle norme richiamate sancisce innanzitutto il diritto di ogni individuo all’istruzione, stabilendo che essa debba essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
  La seconda disposizione invece stabilisce che ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici.
  Occorre poi menzionare per la sua importanza la Convenzione riguardante la protezione sul piano mondiale del patrimonio culturale e naturale dell'umanità(24), adottata dall’Assemblea generale dell’UNESCO il 16 novembre del 1972,e ratificata dall’Italia con la legge 6 aprile 1977, n.184, che disciplina la protezione internazionale dei siti d'eccezionale valore per l'umanità, per la loro rilevanza culturale o naturalistica.
  Altra tappa fondamentale in materia è costituita dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza(25), approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, che, all’articolo 27, stabilisce che gli Stati Parti “riconoscono il diritto di ogni fanciullo a un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale” […].
  È proprio partendo da tale disposizione che la Commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza ha convenuto sull’opportunità dell’indagine conoscitiva sul diritto dei minori alla fruizione del patrimonio culturale nazionale, in quanto il riferimento al loro sviluppo deve essere inteso nella sua più ampia accezione, comprendente cioè non solo gli aspetti materiali ma anche quelli attinenti alla formazione e alla crescita culturale.
  Si sottolinea inoltre come l’articolo 31 della stessa Convenzione prevede che: “Gli Stati riconoscono che tutti i bambini devono essere trattati con umanità e rispetto: hanno il diritto di riposarsi, giocare, fare sport, esprimere la propria creatività e partecipare alla vita artistica e culturale del Paese in cui vivono”.
  Si ricorda che nel 2001, poche settimane dopo gli eventi dell’11 settembre, fu approvata dall’UNESCO la Dichiarazione universale sulla diversità culturale (2/11/2001)(26), che testimonia la volontà espressa da numerosi Stati di riconoscere il valore essenziale del dialogo tra le culture per garantire la pace nel mondo e la pacifica e armoniosa convivenza tra i popoli. Obiettivo primario della Convenzione è quello di proteggere e promuovere la diversità delle espressioni culturali, favorendo le condizioni nelle quali le culture possano prosperare e interagire reciprocamente in una dinamica di scambio libera e produttiva.
  Altre disposizioni di rilievo sono contenute nella Convenzione UNESCO sul patrimonio culturale immateriale(27) sottoscritta a Parigi il 17 ottobre 2003 e ratificata dall’Italia con la legge 27 settembre 2007, n. 167, e nella Convenzione UNESCO sulla protezione e promozione della diversità culturale(28), sottoscritta a Parigi il 20 ottobre del 2005 e ratificata dall’Italia con la legge 19 febbraio 2007, n. 19.
  La Convenzione del 2003 sul patrimonio immateriale fa riferimento al patrimonio culturale tangibile e intangibile, al dovere di tutelarlo, alla promozione all’accesso e alla conoscenza del patrimonio stesso. La Convenzione del 2005 prevede, in linea generale, la necessità di proteggere e promuovere la diversità delle espressioni culturali, creando condizioni tali da consentire alle culture di prosperare e interagire liberamente in modo da arricchirsi a vicenda; incoraggiando il dialogo tra le culture al fine di assicurare scambi culturali più intensi ed equilibrati nel mondo per il rispetto interculturale e per una cultura della pace, nonché stimolando l’interculturalità, al fine di sviluppare l’interazione culturale nello spirito dell’edificazione di ponti tra i popoli e promuovendo il rispetto della diversità delle espressioni culturali e la consapevolezza del suo valore ai livelli nazionale, locale e internazionale. Come è stato osservato al riguardo, la grande sfida di oggi nella costruzione delle società multiculturali è “educare al significato della diversità culturale nel rispetto dei diritti umani”(29).
  Prima di analizzare l’evoluzione della normativa europea in materia di fruizione dei beni culturali e di educazione al patrimonio, sembra opportuno ricordare come allo stato attuale le competenze in materia di infanzia a livello europeo siano piuttosto frammentate o disperse in varie Commissioni, come evidenziato dalla Presidente della Commissione per la cultura e l’istruzione del Parlamento europeo, Silvia Costa, nel corso della sua audizione. In linea di principio, di minori si occupa la Commissione LIBE (Libertà e diritti di cittadinanza) che ha competenza sui profili giuridici (penale, tutela dei diritti, ecc.) che li riguardano. Mentre la Commissione per la cultura e l’istruzione si occupa di minori, ma solo nella loro dimensione di studenti. Per tali ragioni è sorto, in seno al Parlamento europeo, l’intergruppo per l’infanzia, co-presieduto dalle parlamentari Caterina Chinnici e Anna Maria Corazza Bildt.

  Venendo alla normativa UE, si ricorda come il concetto di educazione al patrimonio si sviluppi in ambito europeo a partire dagli anni ’80, con lo scopo di integrare nella didattica scolastica progetti interdisciplinari incentrati sul patrimonio culturale. Nel 1998, l’adozione da parte del Consiglio d’Europa della Raccomandazione N.R. (98) 5 relativa alla pedagogia del patrimonio culturale, segna il riconoscimento dell’educazione al patrimonio quale elemento cruciale per le politiche educative europee. Successivamente, si sviluppa in Europa la riflessione sul significato e il ruolo dell’educazione al patrimonio nel contesto della società contemporanea, che trova un inquadramento concettuale organico nel rapporto European Democratic Citizenship, Heritage Education and Identity(30), redatto per conto del Consiglio d’Europa nel 2005, in occasione dell’Anno europeo della cittadinanza attraverso l’educazione, che chiarisce in che modo il patrimonio culturale possa essere determinante nei processi di educazione alla cittadinanza e alla costruzione dell’identità europea.
  Occorre poi far riferimento all’articolo 167 del Trattato di Lisbona(31), la Carta dei diritti europea – firmato il 13 dicembre 2007 ed entrato in vigore il 1° dicembre 2009 – che riguarda le competenze dell’Unione in materia culturale, e che stabilisce che l’Unione europea contribuisca al pieno sviluppo delle culture degli Stati membri, nel rispetto delle diversità nazionali e regionali, evidenziando nel contempo il retaggio culturale comune.
  Tale disposizione è alla base del discorso sul patrimonio culturale europeo. Ciò significa che, laddove uno Stato non tuteli il suo patrimonio, si può pretendere che l’Europa intervenga ad integrare, e ciò è successo in alcune situazioni emergenziali e non sarebbe stato possibile in mancanza del principio secondo cui il patrimonio non è soltanto del Paese di appartenenza, ma è dell’umanità. Tale disposizione stabilisce altresì il principio che ogni politica europea debba tener conto della sua valenza e del suo rilievo culturale, in particolare al fine di rispettare e promuovere la diversità delle sue culture.
  Come rilevato dalla Presidente Costa, il diritto alla cultura deve essere dunque considerato non qualcosa di accessorio, bensì un diritto umano fondamentale, un diritto di conoscenza e di libertà di espressione artistica e culturale: un nuovo diritto di cittadinanza che dovrebbe essere più fortemente configurato nei sistemi educativi nazionali, ma anche nell’ambito dei princìpi europei, in cui spesso non è del tutto esplicitato.
  Occorre inoltre ricordare che le politiche educative e culturali sono entrate recentemente nell’acquis communautaire, ovvero nella condivisione a livello comunitario, e sono materie che rispettano la sussidiarietà; pertanto, relativamente ad esse sono direttamente responsabili gli Stati membri e sulle stesse l’Unione europea non può fare legislazione, ossia adottare direttive, ma soltanto impartire raccomandazioni, comunicazioni, linee guida o indirizzi ai singoli Stati membri. I motivi sono da rintracciarsi nelle diversità culturali, nella specificità dei sistemi culturali ed educativi: per tali ragioni l’U.E. non può imporre un curriculum, ovvero una determinata materia nell’ambito dell’istruzione scolastica.
  Altra considerazione da farsi in merito al ruolo dell’Europa in tale contesto è che finalmente nelle carte ufficiali e nel language, non solo dell'UNESCO, ma anche della Commissione europea ed in generale dell'Unione si afferma che il quarto pilastro dello sviluppo sostenibile, oltre a quello ambientale, a quello economico e a quello sociale è quello culturale, sia nel senso dell'accesso alla conoscenza, sia nel senso della possibilità di esprimersi culturalmente(32).
  Si ricorda inoltre che la prima Agenda europea per la cultura risale al 2007(33), mentre la prima riunione dei ministri dell’educazione europei si è svolta nel 1992. Dagli anni novanta è dunque iniziata la costruzione di uno spazio europeo dell’educazione e della cultura, con lo scopo di favorire il dialogo interculturale, la circolazione di artisti, creatività, opere e soprattutto definire standard reciprocamente riconoscibili di livelli educativi, qualifiche professionali, riconoscimento di crediti, diplomi e titoli di studio.
  Il ruolo della Commissione europea nel settore della cultura è quindi quello di aiutare ad affrontare sfide comuni, come l’impatto della digitalizzazione, l’evoluzione dei nuovi modelli di gestione della cultura e la necessità di sostenere le potenzialità di innovazione dei settori culturali e creativi. La Commissione è altresì impegnata a promuovere la diversità culturale, la tutela del patrimonio, superando gli ostacoli alla libera circolazione degli operatori del settore, sostenendo i contributi dati alle imprese culturali e creative, in modo da rilanciare l’occupazione e la crescita nell’Unione, in linea con i princìpi dell’Agenda europea per la cultura.
  Per quanto riguarda l’evoluzione normativa in materia, occorre citare la Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società del 27 ottobre 2005, cosiddetta Convenzione di Faro(34), firmata dal Governo italiano nel febbraio 2013, ma non ancora ratificata dal Parlamento. La Convenzione riconosce che “ogni persona ha il diritto, nel rispetto dei diritti e delle libertà altrui, a interessarsi al patrimonio culturale di propria scelta, in quanto parte del diritto a partecipare liberamente alla vita culturale”. Si prevede altresì che gli Stati firmatari si impegnino a “facilitare l’inserimento della dimensione del patrimonio culturale in tutti i livelli di formazione, non necessariamente come argomento di studio specifico, ma come fonte feconda anche per altri ambiti di studio; a rafforzare il collegamento tra la formazione nell’ambito del patrimonio culturale e la formazione professionale; a incoraggiare la ricerca interdisciplinare sul patrimonio culturale e sulle comunità di patrimonio, sull’ambiente e sulle loro interrelazioni; e a incoraggiare la formazione professionale continua e lo scambio di conoscenze e competenze, sia all’interno che fuori dal sistema educativo”.
  Al riguardo si segnala, come è stato ricordato dalla Presidente Costa, che alcune città europee, come Marsiglia e Venezia hanno adottato la Convenzione di Faro nei propri statuti, diventando città “Faro”, dal nome della città portoghese in cui è stata sottoscritta la Convenzione. Queste città, sulla base di tali disposizioni, adottano particolari iniziative volte a responsabilizzare comunità di cittadini ad occuparsi di beni culturali, creando un circolo virtuoso soprattutto con le istituzioni scolastiche.
  In materia di scuola e di formazione, occorre citare, fra le otto competenze chiave definite in ambito europeo e diventate Raccomandazioni del Consiglio dei Ministri e del Parlamento europeo dal 2006, l’ottava competenza che riguarda la consapevolezza e le espressioni culturali, in base alla quale le scuole non devono soltanto educare nei vari settori, ma anche preparare alle competenze formali o informali di cittadinanza, per la realizzazione dello sviluppo personale, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione.
  Altra tappa fondamentale per ragionare sul diritto di cittadinanza culturale dei giovani è la Dichiarazione di Friburgo sui diritti culturali(35) del 2007, in cui l’identità culturale è stata definita come “l’insieme dei riferimenti culturali con il quale una persona, da sola o in comune con gli altri, si definisce, si costruisce, comunica e intende essere riconosciuta nella sua dignità”.
  Può dunque affermarsi l’esistenza di una relazione molto stretta tra i diritti fondamentali, i diritti culturali e la diversità culturale, che deve interagire con i diritti universali. L’educazione alla cultura e al patrimonio culturale è quindi fondamentale per garantirne la tutela(36).
  Occorre poi ricordare gli importanti traguardi raggiunti durante il semestre di presidenza italiana dell’UE, terminato alla fine del 2014, che, nel tirare le conclusioni, ha sottolineato l’importanza - ritenuta fondamentale soprattutto dalle presidenze belga, greca e italiana - di rimettere al centro delle politiche europee il patrimonio culturale, più di quanto non lo sia stato in passato.
  Come ricordato dalla Presidente Costa, non c'era questa sensibilità, ma durante il semestre di presidenza italiano, si è fatto in modo di prevedere riferimenti alla possibilità di investire nel patrimonio culturale, nell'accesso, nel turismo culturale e nella digitalizzazione del patrimonio, che è una cosa fondamentale. Questa attenzione al patrimonio si era persa nel tempo, lasciando che ognuno si occupasse del proprio patrimonio culturale. Per la prima volta – come ricordato in audizione – questa questione è diventata un tema, sia in termini di valore intrinseco, sia in termini di settore strategico d'innovazione, di produzione, di sviluppo territoriale, d'integrazione con altri settori eccetera, insieme al turismo culturale e agli itinerari europei della cultura.
  Si ricorda poi il piano di lavoro dell’Agenda europea per la cultura 2015-2018(37) - preceduto da quello per il 2011-2014(38) - adottato proprio al termine del semestre italiano nel dicembre 2014 - che stabilisce le priorità per la cooperazione europea in materia culturale per i quattro anni sopra richiamati, introducendo modalità di coordinamento trasversali delle politiche culturali con le altre aree politiche.
  La necessità della definizione di tali politiche è determinata dalla constatazione che il settore culturale sta diventando sempre più una fonte di occupazione, contribuendo alla crescita nei Paesi dell’Unione e rivelandosi un eccellente strumento per promuovere l'integrazione e sostenere la diversità culturale. Il patrimonio è dunque una risorsa strategica per un’Europa sostenibile, così come riconosciuto dal Consiglio dei ministri dell’UE.
  L'Agenda europea per la cultura contribuisce pertanto sia all'attuazione della Strategia Europa 2020(39) per la crescita e l'occupazione, sia al rispetto degli impegni assunti dall'Europa con accordi internazionali, come la Convenzione UNESCO sulla protezione e promozione della diversità culturale. Al riguardo è stato ricordato dalla Presidente Costa come gli standard definiti per il 2020 prevedano tra gli altri almeno il 40% di laureati e non più del 10% di dispersione scolastica: “noi siamo molto indietro”, perché abbiamo quasi la metà di laureati e un alto tasso di dispersione scolastica. Al riguardo, si fa presente che, da un recente documento, pubblicato da Save the Children, risulterebbe che in Italia, nonostante il numero dei ragazzi che abbandonano precocemente gli studi si sia più che dimezzato negli ultimi 23 anni, passando dal 38% del 1992 al 15% del 2015, e negli ultimi 5 anni sia diminuito di 5 punti percentuali, il dato resta ancora molto alto, rispetto alla media dei paesi UE (11%). L’Italia si posiziona infatti al quart’ultimo posto tra i Paesi europei per numero di early school leavers(40), seguita soltanto da Spagna (20%), Malta (20%), e Romania (19%). Nel 2015 è stata sorpassata anche dal Portogallo (14%).
  Per quanto riguarda i risultati finora ottenuti, si ricorda il successo dei programmi europei Cultura e MEDIA(41), che hanno portato nel 2014 la Commissione alla definizione di un altro programma quadro denominato Europa creativa(42), a favore dei settori culturali e creativi dell'UE.
  Il programma, che durerà fino al 2020, è completato da attività di apprendimento reciproco tra i governi degli Stati membri dell'UE – attraverso il metodo aperto di coordinamento – e tra città e regioni, nonché regolarmente integrato da relazioni e studi e da raccolte di dati, volte a fornire informazioni mirate e aggiornate sul settore della cultura e la sua economia.
  Si ricorda che il programma Europa creativa è la principale fonte di finanziamenti europei per il settore della cultura. È stato ricordato al riguardo che, nell’ambito di tale programma, sono stati inseriti, fra i progetti finanziati, anche quelli relativi alla sperimentazione di nuovi linguaggi, come ad esempio quello sull'interlocuzione con i social network rivolto ai ragazzi che creano modalità di dialogo tra i musei e i loro coetanei. Si tratta di programmi che devono essere realizzati in forma congiunta da più Paesi appartenenti all’Unione.
  Tutto questo pacchetto, che può definirsi «educazione al patrimonio culturale e valorizzazione del patrimonio nella sua natura diversa» è diventato un asse dello sviluppo, anche nei piani europei 2014-2020. In tale quadro di riferimento, sono stati varati una serie di programmi pluriennali(43) tra cui si ricordano: Horizon, Erasmus plus, Cosme.
  Pertanto, sarà possibile realizzare e sperimentare in tale settore interventi, anche pilota, che abbiano un valore aggiunto europeo, essendoci una base legale nei fondi strutturali. A tale riguardo, si è ricordato lo stanziamento pari a 960 miliardi per i sette anni, di cui 32 per l’Italia, per la gestione dei programmi affidata ai singoli Stati membri.
  La presidenza italiana ha posto l’istruzione e la formazione al centro delle politiche per la crescita e la creazione di posti di lavoro, raggiungendo nel semestre tre importanti risultati. In primo luogo, il Consiglio ha riaffermato che l’istruzione deve essere considerata una priorità se si vuole rendere più efficace la Strategia Europa 2020. In secondo luogo, è stata evidenziata la necessità di mobilitare ogni risorsa disponibile a livello regionale, nazionale ed europeo ed infine, è stata condivisa l’opportunità di rafforzare la collaborazione con i ministri del lavoro e il Consiglio EPSCO (Employment and Social Policy Council).
  È stato altresì ricordato l’elemento di novità costituito più di recente dalla nomina da parte della Ministra Mogherini di un consigliere per le politiche culturali presso il Dipartimento politica estera dell’Unione europea, che ha dato luogo ad una comunicazione della Commissione sulla nuova diplomazia culturale. Ciò appare di fondamentale importanza, perché senza politiche educative e culturali non si fanno né politica dell'integrazione, né politica estera, né della sicurezza, né di difesa.
  Per quanto riguarda il profilo relativo al dialogo interculturale e religioso, la Presidente Costa ha ricordato l’iniziativa realizzata dall’allora Vicepresidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, che aveva una specifica delega in materia, dedicata alle diversità culturali europee, per analizzare processi e buone pratiche di scambio culturale e di accesso alla cultura.
  In tema di accesso alla cultura in termini concreti e alle relative buone prassi, è stata ricordata l’importanza della previsione di agevolazioni per ragazzi e studenti, che nel nostro paese ha avuto una concreta attuazione sia con il bonus cultura di 500 euro per i diciottenni, sia con le disposizioni contenute nella riforma scolastica.
  Oltre al tema dell’accessibilità, di fondamentale importanza è il tema del linguaggio. Al riguardo occorre potenziare le strutture parascolastiche dedicate come le biblioteche. Altra sfida è costituita dall’audience development, che attiene sia al tema del linguaggio dell’offerta culturale, sia al tema della domanda. L’obiettivo è l’elaborazione di una strategia dell’offerta culturale resa più appetibile per i diversi fruitori cui è rivolta, sviluppando competenze del pubblico dei beni culturali, a seconda dei diversi target.
  In proposito è stato citato l’esempio del museo egizio di Torino, in cui il neo direttore ha inserito la traduzione in arabo dei vari reperti esposti, creando “un nuovo” e più esteso pubblico di utenti, particolarmente interessati perché originari delle aree geografiche di provenienza dei beni.
  Un altro elemento importante riguarda gli itinerari culturali, nel cui ambito dovrebbe essere sviluppato un volontariato giovanile in cui i ragazzi possano anche imparare le lingue parlate nel percorso seguito. Al riguardo, si è ricordato come si stia lavorando alla definizione e al riconoscimento da parte del Consiglio d’Europa della Via Francigena del Sud che da Roma giunge ad Otranto e da lì a Gerusalemme. Si tratterebbe in tal caso della via più grande ed importante prima di Santiago, con la differenza che nel nostro Paese occorre implementare l’ospitalità. A tale scopo si potrebbe valorizzare ulteriormente il volontariato europeo, considerato che è stato anche celebrato nel 2011 l’anno europeo del volontariato.
  La Presidenza italiana aveva anche provato a sviluppare il servizio civile europeo che, tuttavia, non è decollato, mentre vi è una sperimentazione di servizio civile condiviso al quale partecipano l’Italia, il Lussemburgo, la Germania ed altri paesi. Si tratta, allo stato attuale, di un progetto speciale che potrebbe diventare un vero e proprio programma, considerato che aumenterebbe di molto la consapevolezza della cittadinanza europea nei ragazzi.
  Altra iniziativa sperimentale in atto, ricordata dalla Presidente Costa, è l’idea di lanciare un itinerario europeo della fiaba - idea che nasce con Pinocchio - in cui ricomprendere autori come Andersen, Perrault, Grimm, Collodi e serie tv famose come Pippi Calzelunghe. Tale progetto è stato lanciato in occasione della Giornata internazionale dell’infanzia del 20 novembre 2014.
  In materia di minori stranieri non accompagnati, alla domanda quali iniziative siano in atto a livello europeo al fine di garantire loro corridoi umanitari per l’approdo in Europa nonché una adeguata istruzione, si è replicato che è stata inviata una lettera all’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, affinché siano garantiti i servizi educativi per i bambini dei campi profughi, siano essi profughi o rifugiati. È stata anche sollecitata la richiesta di 5200 studenti siriani di poter essere ospitati in Università europee, mettendo eventualmente a disposizione fondi in parte europei e in parte nazionali(44). Su tale problematica si è anche convenuto circa la costante violazione della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, tematica sulla quale l’intergruppo per l’infanzia ha organizzato una conferenza stampa per non far calare l’attenzione dei media al riguardo.
  Alla domanda quali iniziative siano in atto a livello europeo al fine di promuovere l’interscambio turistico-culturale nonché la diffusione delle arti performative, anche per incentivare le opportunità previste dai programmi europei, è stato replicato che esiste un progetto pilota, faticosamente contrattato con la Direzione generale connect (digitale) e la Direzione educazione, sul tema di una piattaforma europea di aggiornamento dei docenti per l'uso della didattica digitale nell'ambito delle diverse discipline, ma anche per mettere a punto dei prodotti, dei software o dei format di educazione civica europea, ossia di educazione alla cittadinanza(45).
  Inoltre, è stato ricordato come i nostri studenti possano partecipare con forme diverse dal dottorato a programmi europei quali Erasmus plus, Erasmus mundus, quest’ultimo diretto ad interscambi educativi con paesi terzi sulla base di accordi bilaterali e tra le Università, ovvero con paesi candidati all’ingresso nell’Unione.
  Per quanto riguarda le arti performative e la musica, si è ricordato infine come il programma Europa creativa consenta di siglare accordi bilaterali, volti allo scambio di esperienze significative sia per i professionisti, che per i fruitori delle stesse.

3. La fruizione dei beni artistici e culturali da parte dei minori: musei, monumenti, siti archeologici e luoghi di cultura.

  La tematica della fruizione dei beni artistici e culturali da parte dei minori è stata affrontata dalla Commissione con una serie di audizioni in cui sono stati approfonditi gli aspetti concernenti le particolari forme di gestione e di attività offerte ai più giovani dalle istituzioni culturali.
  Nell’affrontare questa materia, è necessario tener conto delle particolari esigenze dei vari tipi di pubblico, prestando specifica attenzione ai bisogni e alle attese dei ragazzi.
  Per far sì che le visite culturali si trasformino in occasioni di crescita civile e sociale per il Paese, occorre una più incisiva riflessione su quali siano le modalità che permettano una fruizione attiva da parte dei minori. Esiste infatti un problema pedagogico-didattico di costruzione, narrazione ed utilizzo di tecnologie per fruizioni di tipo diverso.
  Alcuni dei soggetti auditi hanno osservato che l’Italia, come anche altre nazioni, ha pensato, progettato e realizzato le proprie istituzioni culturali con un carattere elitario e riservato al pubblico adulto. Tale concezione andrebbe modificata, riconoscendo nell'infanzia il fulcro a partire dal quale generare un punto di svolta nella fruizione del patrimonio culturale.
  In tal senso, il IV Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva (cosiddetto Piano Nazionale Infanzia) per il 2016-17(46), nelle linee di azione a contrasto della povertà dei bambini e delle famiglie, propone di “incoraggiare la partecipazione di tutti i minorenni ad attività ludiche, ricreative, sportive e culturali”, osservando tra i suoi obiettivi tematici che “in Italia sono molti i bambini e gli adolescenti che non hanno la possibilità di crescere attraverso lo sport, il contatto con la bellezza e la cultura. Occorre tener presente che le differenze di reddito dei genitori incidono sull’opportunità di fruire di diversi tipi di intrattenimento, o praticare sport, utilizzare internet e leggere libri”.
  Si sottolinea inoltre come “la partecipazione o meno dei minorenni italiani ad alcune attività culturali misurate dall’Istat - quali le visite ai musei e ai siti archeologici, o la frequentazione di concerti o spettacoli teatrali - rappresenta un indicatore importante per valutare il livello di opportunità/povertà educative di una regione. L’avere un teatro, un museo, un sito archeologico vicino casa, oppure un concerto, non rappresenta quindi di per sé un’ opportunità. È la possibilità concreta, per tutti i bambini, a prescindere dalla loro condizione sociale ed economica, di accedervi ed usufruirne, il vero investimento per combattere le povertà educative. Le opportunità educative al di fuori della scuola sono spesso negate a causa della mancanza di iniziative - da parte della scuola, dei comuni, o altro - che favoriscano l’accesso anche a coloro i quali non hanno in famiglia i mezzi economici e/o gli strumenti culturali per fare della partecipazione culturale una pratica normale e diffusa. Diventa pertanto importante anche la sensibilizzazione delle famiglie, affinché possano supportare e incoraggiare i propri figli in tali attività, sia in ambito scolastico che extrascolastico. Per i bambini e gli adolescenti occorre quindi valorizzare l’educazione motoria e l’attività sportiva, promuovere l’espressività artistica e musicale come strumento di inclusione sociale sin dalla primissima infanzia, prevedere facilitazioni per l’accesso a monumenti, musei, rappresentazioni coreutiche, musicali e teatrali, siti archeologici ed altre attività culturali; promuovere la lettura a partire dalla più tenera età; garantire ai “nativi digitali” la fruizione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC)”.
  Si suggerisce quindi di “prevedere facilitazioni per l’accesso a monumenti, musei, rappresentazioni coreutiche, musicali, teatrali, siti archeologici ed altri attività culturali delle persone di minore età, anche attraverso convenzioni in particolare tra gli Enti Locali, MIUR e MIBACT”.  Dai dati risultanti dall'indagine annuale multiscopo dell'ISTAT per il 2014, emerge che il problema di accesso dei giovani al patrimonio culturale sembrerebbe non sussistere, perché le percentuali di fruizione per le fasce di età minori sono tendenzialmente superiori rispetto a quelle maggiori. I più giovani sembrano fruire con una frequenza più elevata di mostre e musei: nella fascia 6-10 anni (scuola primaria) la percentuale di fruizione è del 37%; in quella 11-14 anni (scuole medie) sale al 43%, ed in quella 15-17 anni (scuole superiori) si attesta nuovamente al 37%(47). In altri Paesi, come la Francia, esiste uno specifico osservatorio permanente sui consumi culturali dell'infanzia, da cui risulta una percentuale del 50%, contro quella che in Italia varia fra il 37 e il 43%.
  Relativamente all’offerta museale per i giovani, la responsabile dei servizi educativi dello European Museum Forum, audita dalla Commisione, ha dato conto dei risultati emersi dall’indagine “Musei italiani e pubblico under 18 – Prima ricognizione sul diritto dei minori a fruire del patrimonio artistico e culturale nei musei italiani”, svolta tra maggio e ottobre 2015. Tale indagine ha riguardato 20 musei di diverse tipologie, distribuiti omogeneamente sul territorio nazionale, 7 al nord, 6 al centro e 7 al Sud, con un questionario di 20 domande Suddivise in tre macroaree: organizzazione e programmazione; attività, metodi e strumenti; pubblico e utenti (48).
  Da tale studio è emerso che l’85% dei musei oggetto dell’indagine svolgono attività didattiche ed educative con personale specializzato interno. La percentuale del personale addetto allo svolgimento di tali attività appartenente a realtà esterne arriva al 35%; i servizi offerti sono per lo più a pagamento, ma il 60% delle strutture offre attività didattiche gratuite.
  Riguardo al tipo di servizi didattici, si rileva che nel 95% dei casi vengono proposti laboratori, che hanno soprattutto carattere manuale e creativo (85%), e percorsi tematici, seguono le visite guidate; il 60% delle istituzioni museali svolge anche animazioni e teatralizzazione.
  Il 65% delle strutture si rapporta agli istituti scolastici, con un'offerta che si rivolge a bambini e ragazzi in età scolare, per lo più tra i 6 e gli 11 anni, ma è alta la percentuale dei servizi offerti all'infanzia, quindi ai bambini dai 3 ai 6 anni.
  Dai soggetti auditi si è fatto notare che non si può delegare tutto alla scuola, la famiglia va supportata ed aiutata a diventare partecipe, ed infatti un altro ambito, oltre a quello scolastico, in cui sono impegnate le varie realtà attive nel campo, è costituito dai progetti per le famiglie, riguardanti i bambini fino a 11-12 anni accompagnati dai genitori o dai propri gruppi familiari. Tale progettualità è intesa a favorire la fidelizzazione da parte delle famiglie, affinché possano considerare il museo come un luogo dove trascorrere insieme il tempo libero: a volte sono proprio i figli che tornano a casa e dicono ai genitori di essere stati ad una mostra, consigliando di visitarla.
  Dal punto di vista della fruizione del patrimonio da parte dei più giovani, l'esperienza della visita al museo con la propria famiglia si rivela altamente educativa e consente un apprendimento spontaneo: diventa un'esperienza non solo cognitiva ma anche affettiva, si stabilisce un confronto intergenerazionale, con la collaborazione e la condivisione di conoscenze. Solitamente si svolgono attività basate sul gioco, sul laboratorio, in modo da creare un maggior coinvolgimento.
  Un’indagine particolare svolta da ZETEMA (ente di Roma Capitale che gestisce musei, attività culturali e servizi turistici) nel 2006 sui «non visitatori» dei musei, rilevava come il 30% dei ragazzi intervistati ritenesse il museo un luogo interessante, mentre il 15% lo reputava bello: si ha pudore a dire che non interessa. Alla domanda «perché non visiti il museo?», gli under 14 rispondevano «perché è noioso», mentre i ragazzi più grandi hanno risposto «per mancanza di tempo». Alla stessa domanda altri hanno detto «perché costa troppo»: in realtà, i ragazzi minorenni usufruiscono di biglietti gratuiti o di agevolazioni per ingressi a prezzo ridotto. Intervistati su quale sia l'attività culturale che preferiscono, in grande maggioranza hanno risposto il cinema(49).
  Dal rapporto ISTAT del 2014, “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”(50), citato dal rappresentante di Confindustria nel corso della sua audizione(51), risulta che l’apprendimento nella fascia 0-6 anni è tanto più proficuo quanto più è forte l’impegno sulle discipline artistiche e sull'utilizzo del patrimonio con modalità anche ludica. I territori in cui è più elevata l'adesione delle famiglie alla formazione prescolare evidenziano una diretta e chiara influenza di due fattori: il tasso di abbandono scolastico e gli elementi di stabilità economico-sociale. Dalla stessa indagine, risulta che nel consumo giovanile di cultura – a differenza di quanto risulta dall’indagine svolta da ZETEMA – la prima voce è costituita dalla musica, la seconda dal cinema.
  Save the Children, nel suo rapporto “Illuminiamo il futuro 2030 - Obiettivi per liberare i bambini dalla povertà educativa”, del settembre 2015, ha rilevato che nella fascia d'età 6-19 anni, nella classifica delle attività culturali svolte fuori casa, il cinema è al primo posto, seguito dalle visite ai musei e da quelle a siti archeologici e monumentali. La fruizione di musei e monumenti è più alta nel centro-nord; in tale quadro fa eccezione la Sardegna, che si distingue per una partecipazione al di sopra della media nazionale. Nell’ultimo anno di rilevazione, ben il 64% dei minori non ha svolto quattro tra le seguenti attività: assistere ad uno spettacolo teatrale o ad un concerto, visitare musei, siti archeologici o monumenti, svolgere regolarmente attività sportive, leggere libri o utilizzare internet. Il 17% ne ha svolta soltanto una, mentre l’11% non ne ha svolta alcuna.
  Il 69% dei minori tra 6 e 17 anni non ha visitato un sito archeologico e il 55% neanche un museo, mentre il 46% non ha svolto alcuna attività sportiva. Se nel Sud e nelle isole la privazione culturale e ricreativa è più marcata, arrivando all’84% in Campania, nelle regioni del nord riguarda comunque circa la metà dei minori considerati e, solo nelle province di Trento e Bolzano, si scende al di sotto di tale soglia, rispettivamente al 49% e al 41%(52).
  E’ stato tuttavia rilevato da Marianella Pucci, corrispondente nazionale dello European Museum Forum, che esistono ottime esperienze anche nel Sud Italia. Tra le più innovative c'è ad esempio il museo del cane, «Foof», aperto da poco a Caserta, che ha un approccio molto educational rispetto al rapporto uomo-cane e che guarda la storia del cane da tutti i punti di vista (artistico, storico e così via). Vi è poi il Museo Irpino di Avellino, che negli ultimi dieci anni ha fatto una programmazione molto ampia e diversificata per target di visitatori. Vi èil museo MAD (Museo Archeologico Digitale) di Castel di Iudica a Catania; il progetto «Io amo i beni culturali» dell'Emilia-Romagna. Sono stati altresì ricordati da Edvige Bruno, responsabile dei servizi educativi dello European Museum Forum  e dal deputato Cesaro tra le esperienze più significative presenti nel Sud d’Italia, il MAV (Museo Archeologico Virtuale) di Ercolano, lo Science Center di Bagnoli, il museo civico di paleontologia e paletnologia di Maglie, il Museo della fabbrica di Catania, il MADRE (Museo d'Arte contemporanea DonnaREgina) di Napoli ed infine il museo provinciale campano di Capua con la collezione delle Matres Matutae, un unicum in Europa. Tra le realtà che meritano di essere maggiormente valorizzate vi è senz’altro, come suggerito dalla sottosegretaria all’istruzione, Angela D’Onghia, la Reggia di Caserta, con cui le scuole del territorio in primis dovrebbero avere la possibilità di stipulare Convenzioni per favorirne la fruibilità e “per fare in modo che all'interno della Reggia siano sempre presenti dei ragazzi”.
  Nel gennaio del 2017, il Ministro per i beni, le attività culturali e il turismo, Dario Franceschini, ha reso noti i dati della fruizione culturale per l’anno 2016, che registrano una crescita generalizzata(53). Tali dati non sono però aggregati per fasce d’età e si possono solo ricavare alcune informazioni riguardanti i più giovani: si può constatare un aumento degli spettatori per gli spettacoli circensi ( 9,95%), mentre risultano in flessione gli ingressi ai teatri di burattini e marionette (–6,07%).
  Nella già citata audizione del 9 giugno 2015, il professor Ludovico Solima, esperto di gestione delle imprese culturali, ha rilevato come l'accessibilità al patrimonio comporti vari momenti. Si ha un'accessibilità fisica: il primo punto è portare i ragazzi nei musei; c’è poi un'accessibilità economica: per i ragazzi sotto i 18 anni nei musei statali, che sono una minoranza, anche se i più importanti, l'accesso è gratuito, ma non nei musei comunali; occorre quindi prevedere formule tariffarie che consentano alle famiglie di recarsi nei luoghi della cultura senza oneri eccessivi. L'accessibilità è anche cognitiva: per avvicinare i ragazzi ai musei, bisogna utilizzare un linguaggio comprensibile, cosa che avviene raramente. Occorre infine considerare l’accessibilità digitale: il rapporto tra giovani e patrimonio culturale non deve consistere in una fruizione esclusivamente fisica: il contatto digitale, attraverso internet, può contribuire alla trasmissione di conoscenze da parte del museo.
  Riguardo all'educazione al patrimonio, in cui la scuola è l’interlocutore privilegiato, alcune istituzioni hanno progetti rivolti direttamente alla fruizione dei luoghi d’arte da parte dei minori, altre invece non hanno filoni specifici, ma cercano comunque di essere attente alla fascia di pubblico giovanile, anche creando punti di aggregazione culturale periferici, perché un ragazzo non debba per forza raggiungere luoghi lontani, ma possa trovare stimoli culturali nel proprio territorio(54). Si ricorda infatti che nelle periferie la povertà è soprattutto culturale, prima ancora che materiale. Al riguardo è stata rilevata dal deputato Cesareo l’importanza della valorizzazione di piccole realtà di dimensione localistica, quali il Museo civico di Narni o il Museo civico di Spello, che hanno a volte un unico attrattore, assolutamente valorizzato e fruito non solo dalle scuole del territorio ma anche dalla regione e dall'Italia. “Questo ha un enorme valore identitario, che consente ai ragazzi di conoscere il vissuto del proprio territorio, di innamorarsi della ricchezza dei luoghi e, magari, di pensare anche di farne un'occasione di crescita civile e di ricaduta occupazionale”.
  Sono presenti nel nostro Paese delle realtà private che, grazie a concessioni di enti pubblici e non, svolgono attività didattiche integrate con altri servizi strategici, come quello di prenotazione e biglietteria, nell’attenzione verso il pubblico giovanile anche con la politica tariffaria(55).
  Le discipline artistico-musicali ed espressivo-creative costituiscono parte essenziale del bagaglio del cittadino europeo colto, quindi devono entrare in maniera appropriata nei cicli educativi, per far crescere la possibilità di costruire relazioni, strumentalità, collegamenti interdisciplinari per i giovani. Fondamentale è l’impegno sinergico da parte di istituzioni, musei, scuole, enti locali e fondazioni private(56), oltre al coinvolgimento familiare. Dagli anni novanta si ha una crescente sensibilità al tema, con l’istituzionalizzazione del rapporto tra Ministero dei beni culturali e Ministero dell'istruzione, che ha determinato il superamento della logica della «visita deportazione» da parte degli studenti, per un approccio più coinvolgente e interattivo, attraverso disposizioni(57) che considerano la visita al museo come momento integrante dell'ordinaria attività didattica.
  Secondo il direttore dell’Area innovazione-education di Confindustria, Andrea Bairati, vi è la necessità di attivare una collaborazione tra strutture pubbliche e realtà private diversa rispetto al passato. In molti Paesi si stanno elaborando percorsi di collaborazione tra il mondo del lavoro e quello dell'istruzione, senza particolari pregiudizi ideologici; in Italia questo sembra a volte ancora difficoltoso e ciò determina un danno, non tanto per gli insegnanti o per i dirigenti scolastici, quanto piuttosto per i ragazzi. Basta vedere quali sono statisticamente i diversi livelli di occupazione dei giovani nei Paesi dove la collaborazione tra istituzioni educative e mondo del lavoro è più forte, rispetto a quelli come il nostro, in cui tale collaborazione è carente. Bisogna individuare i vincoli da rimuovere – anche con una politica di defiscalizzazione delle donazioni – e i processi da avviare, le partecipazioni tra enti pubblici e privati da sollecitare, perché il patrimonio culturale possa essere maggiormente condiviso.
  Alcuni degli auditi hanno posto l’accento sulla realtà di quei giovani che costituiscono il non-pubblico dei nostri musei: coloro che, concluso il ciclo d’istruzione, non sono più il cosiddetto «pubblico prigioniero», condotto nei luoghi di cultura dall’istituzione scolastica e devono essere aiutati a capire autonomamente che il museo è una risorsa(58). I luoghi di cultura devono diventare dei laboratori, nei quali i giovani si sentano invitati a partecipare, eventualmente anche vedendovi una prospettiva professionale.
  Le proposte delle varie realtà museali per i ragazzi sono le più disparate e vanno da visite didattiche ad attività ludiche, da visite animate ad attività teatrali e laboratori; spesso la metodologia è legata all'apprendimento attivo, con un'esperienza concreta dei partecipanti in termini di scoperta, ricerca attiva ed espressione personale creativa. Il patrimonio culturale deve essere una dimensione privilegiata, che stimoli bambini e ragazzi a sviluppare competenze trasversali e utili alla loro crescita, come la sensibilità al paesaggio, la cittadinanza attiva, la partecipazione e la condivisione culturale(59).
  Le iniziative vanno adeguate all'età dei partecipanti, alle loro capacità, alle conoscenze pregresse e devono spingere i ragazzi ad agire e dialogare, per fargli comprendere che il patrimonio può essere utile per capire meglio ciò che li circonda e magari, un domani, diventarne parte attiva.
  Numerosi sono gli eventi promossi per incentivare l’accesso dei giovani, e anche dei più piccoli, ai musei ed ai luoghi di cultura. Si può citare la Giornata nazionale delle famiglie al museo, oppure le attività dei musei tese a favorire la conoscenza dell’arte tramite il gioco. Altre manifestazioni, come le “notti bianche” o “notti dei musei”, realizzate a livello europeo, nazionale o locale, possono invece attrarre i ragazzi in età adolescenziale.
  Spesso i giovani vengono coinvolti in prima persona, non solo come fruitori, ma anche come creatori di fruizione, in una progettualità attiva: creare siti internet che si occupino dei luoghi di cultura, studiare il museo e diventarne talvolta ciceroni.
  Un limite all’effettivo svolgimento di tali attività educative in ambito scolastico è dato dall'occasionalità che generalmente le caratterizza, dal momento che spesso la scuola relega la conoscenza del patrimonio culturale alla gita o all'uscita didattica.
  Nel corso dei cicli di istruzione, gli insegnanti sono talvolta in difficoltà per il rispetto dei tempi dell'ordinaria programmazione, ma tali esperienze devono costituire per i ragazzi una diversa modalità di apprendimento, incentivandoli ad osservare ciò che li circonda in modo da integrare quanto appreso nelle aule scolastiche.
  Una sempre maggiore attenzione viene dedicata dalle realtà museali all’uso delle nuove tecnologie, a partire da quelle più semplici e di uso quotidiano, come possono essere le applicazioni per smartphone, fino a vere e proprie installazioni interattive nei musei, che permettono ai ragazzi di vivere realtà virtuali, muovendosi in ambienti, territori o edifici ricostruiti. Si tratta di strumenti didattici di enorme impatto, tanto che le scolaresche fanno la fila per sperimentare tali particolari modalità di fruizione dei musei.
  Per migliorare l'accesso al patrimonio culturale da parte dei giovani serve condivisione, coinvolgimento e partecipazione, come ci segnala il successo tra di loro dei social media: Youtube, Facebook, Flickr, Twitter, Instagram e così via. La comunicazione non è più unidirezionale, perché i social media permettono l'interazione e la condivisione in senso biunivoco.
  Si tratta però di una possibilità ancora poco sfruttata in Italia, rispetto all’estero: il polo museale degli Uffizi, che comprende la Galleria degli Uffizi ed altri musei, ha su Facebook 10.000 like; Palazzo Madama di Torino arriva a 8.000; il Museo delle scienze di Milano a 25.000; il Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, uno degli esempi più interessanti a livello italiano, ben 67.000; di contro, abbiamo il Louvre a 1,7 milioni; il British Museum a 700.000; il Museum of modern art (MOMA) di New York a 1,7 milioni.
  Musei e istituzioni culturali in genere possono oggi utilizzare gli strumenti gratuiti messi a disposizione dai social media per comunicare meglio una serie di informazioni e per attivare un dialogo con gli utenti effettivi e potenziali, favorendone, peraltro, il coinvolgimento. La necessità di partecipazione ed ascolto richiede un forte cambiamento di visione da parte delle istituzioni culturali, con la «progettazione partecipata», cioè la capacità di mettersi in ascolto dei possibili utenti e destinatari dei propri servizi, coinvolgendoli non solo nella fase di utilizzo dei servizi, ma anche nella loro progettazione, come ricorda il professor Solime.
  In molte realtà sarebbe anche opportuno creare rapporti con i musei universitari, spesso dotati di un notevole patrimonio espositivo(60), per mettere in contatto giovani con altri giovani ed esplorare nuove forme di gestione che coinvolgano i ragazzi per un'offerta didattica o iniziative anche di natura imprenditoriale. È importante infatti sviluppare buone pratiche che avvicinino i giovani alla fruizione del patrimonio storico-artistico, per creare una forma mentis protoimprenditoriale che li appassioni, non solo per la fruizione della bellezza, ma anche per mettere in moto un meccanismo virtuoso teso ad investire le loro migliori energie sulla valorizzazione, anche in chiave economica, del patrimonio culturale, come afferma ancora Ettore Pietrabbissa, Direttore generale di ARCUS. È responsabilità delle diverse istituzioni coinvolte instaurare una progettazione partecipata e condivisa, nonché promuovere e potenziare l'alternanza scuola-lavoro. Il deputato Antimo Cesaro, proponente dell’indagine in oggetto, ha sottolineato come il patrimonio culturale debba essere considerato anche nei termini delle sue potenzialità economiche, come occasione di crescita civile ma anche di ricaduta occupazionale(61).
  Una realtà particolare del patrimonio culturale italiano è costituita dai musei ecclesiastici (circa 1.000 su 4.800 musei presenti sul territorio nazionale) spesso collocati in importanti monumenti, con collezioni di primario interesse. Tali realtà, come sottolineato dalla presidente dell’AMEI, possono aiutare il visitatore a conoscere le radici della propria cultura, muovendosi secondo le linee del «museo in ascolto», attento alle necessità delle diverse utenze, cogliendo le istanze contemporanee e dialogando con una società multietnica, multiculturale e multireligiosa.
  Un aspetto importante di cui tenere conto è anche la funzione di integrazione dei minori stranieri: il museo può dare un contributo alla coesione sociale ed all’integrazione multiculturale. Nelle scuole le classi sono ormai multietniche, quindi è opportuno progettare la didattica in modo che i bambini riconoscano le loro radici ed il proprio patrimonio culturale. Un'altra caratteristica dei musei dovrebbe essere il loro ruolo sociale, tenendo in considerazione le esigenze del pubblico disagiato: dai portatori di handicap ai bambini autistici.
  I dati numerici relativi all’accesso al patrimonio culturale non dicono molto dal punto di vista qualitativo, ossia sull'esito del processo di fruizione, se inneschi cioè dei processi di apprendimento, se migliori il bagaglio di conoscenze culturali, estetiche e storiche. Purtroppo, mentre esistono meccanismi semplici per quantificare le presenze, più difficile è comprendere la qualità della fruizione. È importante verificare il feedback di tali esperienze, anche con questionari rivolti agli insegnanti, in cui si chieda che vengano inseriti i lavori svolti quando i ragazzi tornano in classe e le impressioni riportate quando discutono della visita e delle opere viste.
  Come è stato rilevato nel corso delle audizioni, un percorso educativo è tale se c’è una matrice progettuale, che va elaborata, sperimentata, modificata se non raggiunge gli obiettivi prefissati, aggiornata e condivisa: l'esperienza dei ragazzi può essere interessante e generativa solo se l'insegnante ha presente che la visita al museo è il momento centrale di un'attività che la precede e la segue. Il museo non deve essere percepito come qualcosa di estraneo dall’attività educativa.
  La presidente dell’Associazione dei musei ecclesiastici italiani (AMEI) ha definito essenziale per tale percorso la presenza di operatori specifici, che siano provvisti di adeguate professionalità: l'educatore museale ha un ruolo fondamentale e deve avere competenze multiple.
  Appare quindi fondamentale inserire nell’ambito degli studi universitari l'insegnamento dell’educazione museale nei corsi di laurea in materie sia umanistiche, che scientifiche, anche perché molti musei hanno carattere scientifico o naturalistico, e non solo storico-artistico(62): è importante la formazione, la preparazione e la specializzazione di tali figure che curino la didattica secondo i diversi tipi di pubblico e le varie fasce d’età.
  La Commissione, a implementazione dei dati forniti dagli auditi, ritiene utile riportare i dati Istat sulla frequentazione dei luoghi della cultura.

Consumi culturali dei giovani da 6 a 34 anni (2012 – 2016)

(Fonte ISTAT)(63)

  L’Istat, nella pubblicazione Noi Italia edizione 2016(64), conferma un andamento negativo iniziato sei anni fa: le famiglie italiane hanno destinato alla spesa per ricreazione e cultura in media il 6,5% della spesa complessiva per i consumi, una quota progressivamente inferiore negli anni (fonte: Istat, 2013).
  Sono aumentati i visitatori di musei e mostre, così come di siti archeologici e monumenti, ma risulta in crescita anche il numero di persone che scelgono il cinema – quasi il 50% della popolazione – nel tempo libero; attività che si conferma al primo posto tra quelle culturali. I dati sono differenti a seconda delle diverse zone del Paese: il divario è molto rilevante nel caso di visite a musei e monumenti, maggiori, comunque, nelle regioni del Centro-Nord. Il valore più elevato di questa spesa si registra nel Nord-Ovest, mentre nel Mezzogiorno è inferiore alla media nazionale. Nel caso di frequentazione di sale cinematografiche il divario, invece, è molto più contenuto.
  Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo restituisce l’immagine di una Nazione letta attraverso i contesti economici, sociali, demografici e ambientali. Per quanto riguarda la spesa media delle famiglie italiane per i consumi culturali, il confronto internazionale vede penalizzata l’Italia, che con una quota del 6,5%, in linea con quella del Lussemburgo, ha un valore inferiore a quello della media della Ue a 28 Paesi (8,6% dei consumi annuali complessivi)
  Si registra un picco di visite ai luoghi della cultura durante la frequenza della scuola secondaria di secondo grado. Rispetto alle arti performative appare residuale la fruizione di concerti di musica colta e opera lirica.

4. L’accesso dei giovani alla lettura e alle biblioteche

  L'interesse nei confronti dell’arte e della cultura che bisogna risvegliare nei giovani non può prescindere dall’amore per il libro e la lettura. Allo studio di tale settore, per comprendere la realtà attuale nel nostro Paese, rilevandone positività e carenze, per individuare problematiche e delineare possibili soluzioni, la Commissione ha dedicato alcune sedute, con l’audizione di soggetti impegnati in tale ambito.
  Il Direttore generale del Centro per il libro e la lettura (Cepell), istituto autonomo del Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo (MIBACT) ha riferito i dati emersi da un'indagine statistica, condotta tra il 2010 e il 2014, intervistando mensilmente le famiglie, a cui si chiedeva quanti e quali libri leggessero, per ricavarne una serie di dati molto analitici sulle tipologie di lettura e anche sui canali di acquisto(65). Da tale indagine è emerso che in Italia si legge troppo poco, nonostante moltissime iniziative di promozione della lettura e manifestazioni dedicate al libro.
  Servono pertanto misure strutturali che affrontino il problema nella sua globalità. Nel 2014, solo il 41% degli italiani ha letto almeno un libro l'anno, percentuale che scende al 20% nel Meridione, dove in intere zone mancano sia biblioteche pubbliche, che librerie(66).
  Dopo l'Unità d'Italia, con l’introduzione della scuola dell’obbligo, si ebbe un considerevole incremento del numero dei lettori legato alla crescita dell’alfabetizzazione. Allo stato attuale si registra, al contrario, un forte regresso. In particolare, diminuiscono i giovani lettori: solo tra gli adolescenti dagli 11 ai 19 anni la quota è superiore al 50%, ma anche tra di loro c’è una tendenza alla diminuzione, dovuta a vari motivi, tra cui la crisi economica e la diffusione delle nuove tecnologie. Si tratta di una tendenza generale a livello internazionale, come rilevato dalla ricerca «Insegnare a leggere in Europa»(67), effettuata nel 2011 dall’osservatorio europeo Eurydice, ma più grave in Italia, dove minore è la consuetudine alla lettura.
  Dei libri letti, due terzi vengono acquistati, mentre un terzo viene preso in prestito da un amico o da una biblioteca. In Italia una famiglia su dieci non ha libri in casa, né tutte le scuole hanno una biblioteca, il che pone anche un problema di democrazia: chi cresce in una famiglia che legge ed in aree in cui ci sono librerie e biblioteche è avvantaggiato sul piano sociale e nel percorso professionale.
  Uno dei mezzi più comuni per la diffusione di pubblicazioni è l'edicola, che diventa un luogo di informazione e di fruizione del libro, soprattutto di quelli per bambini. Una politica culturale per i giovani deve promuovere la lettura, e si tratta di un processo lento, che coinvolge scuola e famiglia. Esiste uno stretto collegamento tra lettura e frequentazione di luoghi di cultura: chi legge meno, in genere, si reca più raramente al cinema o in visita ai musei.
  Sembra opportuno soffermarsi su alcuni dati concernenti la lettura, rilevati negli ultimi anni in Italia. Save the Children, nel già citato rapporto “Illuminiamo il futuro 2030 - Obiettivi per liberare i bambini dalla povertà educativa”, ha denunciato che, nel 2014, il 48,4% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto alcun libro, al di fuori di quelli scolastici.
  Dall'indagine ISTAT sulle biblioteche di pubblica lettura risulta che, nel 2015, il 42% della popolazione di 6 anni e più (circa 24 milioni) abbia letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti il sondaggio per motivi non strettamente scolastici o professionali(68). Il dato appare stabile rispetto al 2014, dopo la diminuzione registratasi a partire dal 2011. La quota di lettori risulta superiore al 50% della popolazione solo tra gli 11 e i 19 anni e nelle età successive tende a diminuire; in particolare, la fascia di età in cui si legge di più è quella compresa tra i 15 e i 17 anni(69).
  Il 9,1% delle famiglie non ha alcun libro in casa, il 64,4% ne ha al massimo 100. La popolazione femminile ha maggiore confidenza con i libri: il 48,6% delle donne sono lettrici, contro il 35% degli uomini.
  I "lettori forti", cioè le persone che leggono in media almeno un libro al mese, sono il 13,7% (14,3% nel 2014), mentre quasi un lettore su due (45,5%) si conferma "lettore debole", avendo letto non più di tre libri in un anno. L'8,2% della popolazione complessiva (4,5 milioni di persone pari al 14,1% di coloro che hanno navigato in internet negli ultimi tre mesi) ha letto o scaricato libri on line oppure e-book negli ultimi tre mesi. La lettura continua ad essere molto meno diffusa nel Mezzogiorno. Nel Sud meno di una persona su tre (28,8%) ha letto almeno un libro, mentre nelle Isole i lettori sono il 33,1%, in aumento rispetto al 31,1% dell'anno precedente. I cittadini stranieri residenti in Italia che tra il 2011 e il 2012 dichiarano di aver letto almeno un libro sono il 37,8%, indice di una minore propensione alla lettura da parte degli stranieri rispetto agli italiani (52%). Quasi la metà degli stranieri legge almeno un quotidiano a settimana (48,6%) e il 29,5% settimanali o periodici.
  Nel 2014, le famiglie italiane hanno speso circa 3 milioni e 400 mila euro per libri e circa 5 milioni e 300 mila euro per giornali, stampa e articoli di cancelleria: rispettivamente 11 e 18 euro al mese, pari allo 0,4% e allo 0,6% della spesa complessiva pro-capite. Tra il 2010 e il 2014 la spesa delle famiglie per libri, giornali e periodici si è contratta del 18%, quella per articoli di cancelleria del 31%. La riduzione risulta molto più alta di quella registrata complessivamente per l'acquisto di beni (6%).
  Il 29,32% delle biblioteche registra una maggior presenza di adulti, mentre il 22,07% delle strutture indicano una prevalenza di bambini (dati 2013).
  Luogo d’elezione per la diffusione della lettura sono proprio le biblioteche pubbliche (circa 7000, distribuite, in modo non omogeneo, in tutto il territorio nazionale), con caratteristiche e livelli di qualità diversi; la biblioteca, con il servizio del prestito, consente di superare le differenze anche economiche tra le famiglie. Esse costituiscono per i cittadini delle porte aperte per conoscere non solo il patrimonio culturale librario, ma anche per avere accesso all'informazione: quando parliamo di diritti dei cittadini – ed anche dei minori – nei confronti della biblioteca, parliamo anche di diritto all'informazione, all'accesso facile e gratuito ad informazioni di qualità.
  Le biblioteche pubbliche hanno investito moltissimo negli ultimi anni proprio nella sezione bambini. Il 93% delle 3.500 biblioteche contattate dal Cepell ha spazi per i bambini, ai quali sono destinati, nel 43% dei casi, più della metà dei posti; solo il 2% non ha pubblicazioni dedicate all’infanzia.
  In Italia le biblioteche svolgono un ruolo fondamentale per aiutare lo sviluppo individuale, cognitivo e sociale dei ragazzi. Punti cruciali di aggregazione e di svago per i minori sono le biblioteche comunali e quelle scolastiche. Entrambe queste tipologie di strutture sono in sofferenza; ce ne sono di ottime funzionanti, ma si tratta purtroppo di una minoranza.
  Le biblioteche comunali attive in Italia sono circa 6.890, ma nel corso del tempo hanno subito tagli economici, il personale non è stato sostituito, in molti casi la gestione è affidata a volontari. Il personale delle biblioteche scolastiche spesso non ha la qualifica di bibliotecario, ma è costituito da insegnanti inidonei recuperati all'attività attraverso la ricollocazione in biblioteca.
  È necessario un sostegno alle biblioteche gestite dagli enti locali che presentano servizi per bambini, ragazzi e giovani adulti. Gli standard delle biblioteche pubbliche devono comprendere la presenza di un settore specifico e possibilmente il bibliotecario deve ricevere una formazione ad hoc.
  Con il Protocollo d'intesa MIBACT-MIUR del 28 maggio 2014, si crea un rapporto più stretto tra biblioteche scolastiche e biblioteche di pubblica lettura.
  Non è necessaria la presenza di un bibliotecario in ogni struttura; è importante, invece, che in ogni piccolo centro ci sia una raccolta di libri curata da un bibliotecario – che può alternare la sua presenza in più comuni – e che ci sia la capillarità del servizio. Si deve costituire una rete che consista di esperienze, competenze, lavoro volontario ed ottimizzazione.
  Per l’Associazione italiana biblioteche (AIB) la gestione delle biblioteche comunali e di pubblica lettura è una funzione comunale, ovvero, quando il comune è in sofferenza, dell'unione di comuni. La cultura non è una spesa obbligatoria per i comuni, mentre le regioni hanno il compito di legiferare, ma anche di governare, ottimizzare e sostenere la cultura. Al Sud le unioni di comuni non esistono, e le biblioteche provinciali, che hanno avuto funzione sostitutiva delle biblioteche comunali, hanno un bacino di utenti troppo rilevante e dimensioni troppo vaste per essere affidate direttamente al comune. Ci sarebbe, quindi, bisogno di un sostegno regionale o statale più consistente. I sistemi bibliotecari del centro-nord funzionano bene, ma sono spesso su base provinciale: servono potenzialmente 39 milioni di cittadini e hanno costi adeguati.
  Un aspetto particolare del sistema bibliotecario italiano è quello delle biblioteche ecclesiastiche, dei generi più svariati: in particolare riguardano il tema dell’indagine conoscitiva quelle delle parrocchie e dei gruppi laici giovanili che operano all'interno della Chiesa. Le biblioteche ecclesiastiche sono spesso l'unico presidio su territori fortemente penalizzati a livello culturale e la loro attività coinvolge non solo i minori, ma anche le famiglie, gli operatori culturali e soprattutto il mondo della scuola. Molto spesso sono biblioteche di quartiere, che tentano di colmare lacune presenti soprattutto nei centri più piccoli. Non sono solo biblioteche di conservazione, che mirano a soddisfare esigenze di conoscenza e accesso all'informazione, ma sono luoghi di aggregazione, per costruire relazioni, facilitare l'integrazione umana e investire per una produzione di ricchezza sociale, culturale ed economica, che sappia guardare alla preziosa risorsa che sono i giovani(70).
  La promozione della lettura ha bisogno di competenze aggiuntive rispetto a quelle dei bibliotecari, magari espertissimi di catalogazione, ma non preparati in questo settore. Il tema degli specialisti nella lettura è stato affrontato anche nel citato studio dell’osservatorio europeo Eurydice, ed alcuni Paesi hanno degli esperti che affiancano gli insegnanti. Il progetto «In vitro»(71) del MIBACT cerca di produrre professionisti promotori della lettura: educatori, insegnanti e bibliotecari.
  L'AIB, soggetto privato, propone il sostegno alle biblioteche scolastiche, in collaborazione anche con altri soggetti, per la formazione e l'aggiornamento continuo dei bibliotecari per bambini, ragazzi e giovani adulti, con corsi e iniziative varie.
  Ci sono molti esempi positivi di promozione della lettura. Uno è il progetto «Nati per leggere»(72), curato dall’Associazione culturale dei pediatri, dal Centro studi per il bambino di Trieste e dall’AIB, con l'obiettivo di far abituare i bambini alla lettura da parte dei genitori prima ancora di entrare nel sistema scolastico. Studi scientifici dimostrano che è fondamentale, per la crescita emotiva e cognitiva del bambino, la lettura ad alta voce da parte dell'adulto, idonea a far sviluppare più velocemente le connessioni neurali dei bambini.
  Vi è il progetto «Crescere leggendo»(73), che copre la fascia d’età fino al diciottesimo anno, e tiene conto dei problemi dell'adolescenza e delle difficoltà che hanno i ragazzi a concentrarsi nella lettura.
  Un Protocollo d’intesa firmato dal MIBACT, dal Ministero della salute e dal MIUR l’8 giugno 2016(74), e dedicato specificamente alla “promozione della lettura nella prima infanzia”, ha come obiettivi prioritari la diffusione della lettura ad alta voce in famiglia e nelle strutture sanitarie, educative e sociali; l’attivazione di percorsi formativi e di aggiornamento per educatori, pediatri, operatori socio-sanitari, bibliotecari; la realizzazione di iniziative condivise di comunicazione istituzionale, sia per sensibilizzare, sia per fornire informazioni adeguate alle famiglie.
  Un altro documento, il «Patto per la lettura» è stato siglato il 24 maggio 2016 dal MIBACT con le principali reti televisive, RAI, Mediaset, SKY, La7 e Discovery channel, e intende “avvicinare alla lettura i non lettori, i lettori deboli e in particolare le famiglie, in cui si registra un basso livello di consumi culturali, i bambini e i nuovi cittadini”. Prevede altresì “la promozione e la valorizzazione della letteratura specifica per bambini e ragazzi attraverso programmi e format rivolti ai più giovani; la realizzazione di contenuti dedicati alla promozione della lettura, in un’ottica di multipiattaforma allo scopo di creare un’interazione con i nuovi media digitali e i social network”.
  Anche le biblioteche ecclesiastiche promuovono a favore dei bambini i due approcci di lettura e ascolto, in particolare con la valorizzazione del ruolo fondamentale della famiglia: leggere in casa e ascoltare una favola diventano un'abitudine che si radica nel bambino senza troppa fatica. Propongono anche iniziative come la “merenda letteraria”, per i bambini più piccoli; a volte i ragazzi partono dal libro, per scoprire i beni culturali della città, e poi tornano al libro in biblioteca, per approfondirne gli aspetti, oppure diventano operatori volontari e ciceroni nelle giornate del Fondo ambiente italiano (FAI) o illustratori di libri diretti a loro stessi.
  Mentre il mercato del libro in generale è in crisi, l'Italia ha un’editoria per l'infanzia e l'adolescenza di qualità, che esporta e, di anno in anno, migliora i propri risultati, ma non circola facilmente nelle librerie, è quindi strategico e di supporto alle scuole il ruolo della biblioteca. Il libro per bambini è quasi un gioco, perché il bambino, più che altro, lo tocca, ma deve essere letto dai genitori; poi, man mano che il bambino cresce e impara a leggere da solo, il libro deve acquistare contenuti che possano incuriosirlo.
  Nell’acquisto dei libri incide il costo, sebbene i libri italiani abbiano un prezzo ridotto, rispetto a quelli di altri mercati. I libri più acquistati negli ultimi anni costano meno di 5 euro e si trovano in edicola, però il lettore assiduo ne acquista di meno, spendendo di più e puntando alla qualità dei testi.
  Un aspetto rilevante è quello delle tecnologie digitali. Oggi i ragazzi vivono con un touch screen in mano, hanno più sensi contemporaneamente coinvolti e limitarli alla mono-medialità dell’ascolto o della lettura può risultare noioso. Esistono già molti libri che hanno bellissime applicazioni. L’iPad, l’e-book, internet, la lavagna elettronica sono ottimi strumenti, ma deve intervenire la scuola per aiutare i ragazzi a gestirli. Il libro on line, poi, spesso è gratuito. Sono stati anche creati siti appositi, in cui i bibliotecari hanno proceduto a digitalizzare e a mettere a disposizione, gratuitamente, come sta facendo anche Google, gran parte del patrimonio librario, non più coperto dal diritto d’autore.
  Esistono oggi testi che possono venire incontro anche a bambini piccoli e a quest'interazione con il libro, ma il passaggio digitale è una cosa diversa. Il legame che si crea con il bambino che tocca le pagine passa attraverso il libro fisico. Pur essendo nativi digitali, i ragazzi che si avvicinano alla lettura preferiscono leggere dal libro cartaceo. I lettori assidui si sono attrezzati e usano vari tipi di supporto, ma il mercato dell’e-book, in tutte le sue forme, non arriva al 10% del totale.
  Il DM n. 663 del 1° settembre 2016 individua per l’anno scolastico 2016/2017 alcuni interventi finanziati con i fondi della ex legge n. 440 (Istituzione del Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi); relativamente alla promozione della lettura nelle istituzioni scolastiche, l’articolo 19 stanzia 2 milioni e 500 mila euro per il progetto “Biblioteche scolastiche innovative”, cioè la “realizzazione di biblioteche scolastiche, quali luoghi di documentazione e di alfabetizzazione informativa per coltivare e implementare conoscenze, saperi, attitudini e abilità trasversali, utilizzando nuove metodologie didattiche, per formare e sviluppare le competenze chiave dell'apprendimento permanente, quali in particolare la comprensione del testo e la competenza «imparare ad imparare», connessa all'apprendimento autonomo, all'abilità di perseverare nell'apprendimento, alla capacità di svolgere ricerca, di selezionare e riconoscere le fonti, di organizzare il proprio studio, sia a livello individuale sia in gruppo, a seconda delle proprie necessità, e alla consapevolezza relativa a metodi e opportunità”.
  Si ricorda infine che sono all’esame della VII Commissione Cultura della Camera, in sede referente, due abbinate proposte di legge: Giancarlo Giordano ed altri, «Disposizioni per la diffusione del libro su qualsiasi supporto e per la promozione della lettura» (C. 1504) e Sandra Zampa ed altri, recante «Norme per la promozione della lettura nell'infanzia e nell'adolescenza e istituzione della Giornata nazionale della promozione della lettura e della Settimana nazionale del libro nelle scuole» (C. 2267), di cui la Commissione auspica la rapida approvazione.

“La lettura in Italia”

(fonte ISTAT)(75)

“La lettura in Italia”

(fonte ISTAT)(76)

5. Formazione e fruizione nelle arti performative

5.1 Il curriculum formativo musicale

  La Commissione ha approfondito il settore della formazione musicale nella consapevolezza che la tradizione, il patrimonio e la produzione italiana nelle arti performative rappresenti un immenso potenziale per la formazione dei minori. La carenza del curricolo formativo nel sistema scolastico nello specifico musicale è emersa in diverse audizioni a significare una particolare e condivisa attenzione.
  “Gli effetti benefici della musica (produzione strumentale, vocale e ascolto) sono conosciuti da tempo, ma negli ultimi anni studi rigorosi hanno dimostrato che l’esperienza musicale, sin dall’epoca prenatale e nel corso di tutta l’infanzia, stimola lo sviluppo cognitivo, linguistico, emotivo e sociale del bambino, con effetti positivi e duraturi. Ciò rappresenta un vero e proprio investimento nel capitale umano, con aumento delle capacità collaborative, oltre che riduzione del bullismo e della dispersione scolastica e offre opportunità eccellenti per interazioni sociali di qualità. Fare e ascoltare musica stimola lo sviluppo dell'attenzione, della discriminazione uditiva, della memoria, della coordinazione motoria e della capacità di interagire con l'altro, migliorando anche le abilità linguistiche e di lettura, avvicinando il bambino alla bellezza e rinforzando la motivazione ad apprendere attraverso il piacere, il gioco e il divertimento(77)”.
  Enrica Manenti, presidente dell’Associazione italiana biblioteche (AIB)(78), ha confermato, infatti che la musica, mezzo di espressione fondamentale, è molto trascurata anche nei curricula scolastici; per questo l’AIB ha creato un programma interdisciplinare, con la partecipazione di pediatri ed altri specialisti, affiancando i progetti «Nati per leggere» e «Nati per la musica», la cui sintesi è “Parole e musica fin dai primi mesi di vita”, per coinvolgere i bambini ancor prima del loro ingresso nel sistema scolastico.
  Come ha sottolineato la giornalista e scrittrice Ilaria Bonuccelli(79), è possibile avvicinare alla musica “colta” anche i bambini più piccoli, comunicando con un linguaggio che possano capire e che li incuriosisca.
  In particolare, nel corso della sua audizione(80) Lorenzo Bianconi, professore ordinario di drammaturgia musicale presso l'Università di Bologna, ha ricordato come le “Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione” del 2007 e del 2012 riconoscano sei funzioni formative svolte dall'apprendimento della musica: cognitivo-culturale; linguistico-comunicativa; emotivo-affettiva; identitaria e interculturale; relazionale; critico-estetica. Perché queste funzioni si esplichino davvero, strumento primario e indispensabile è la didattica dell'ascolto, che conduca ragazze e ragazzi alla comprensione di un discorso sonoro articolato e formalizzato.
  Un campo di riferimento affrontato dal professor Bianconi è stato quello della storia della musica, che connette il sapere musicale con il sapere di altre discipline (letteratura, storia, arti visive, filosofia, scienze) e che insegna a valorizzare tutte le forme musicali. La musica appartiene sia al proprio tempo che al tempo in cui si ascolta, ed è in grado di rendere presente il passato e farlo sentire vicino.
  Da decenni nella scuola italiana si è ravvivato l’interesse per l'insegnamento della musica, anche per impulso del Comitato nazionale per l'apprendimento pratico della musica(81). Secondo il Prof. Bianconi si è però enfatizzato l'esercizio della musica, con l’idea che solo chi la esegue possa capirla. Viene posto l’accento sul termine “pratico”, trascurando il fatto che ci sia bisogno di buoni ascoltatori, oltre a buoni musicisti. Occorre equilibrare e compensare l'accento oggi unilateralmente posto sulla musica intesa come esercizio pratico.
  Andrebbe invece potenziata, fin dall’infanzia, la didattica dell’ascolto, anche in considerazione del concetto di “patrimonio musicale”. Esistono beni musicali concreti (testi, strumenti, edifici) che richiedono una tutela analoga a quella dei beni artistici o monumentali, ma il patrimonio musicale specifico costituisce un’entità immateriale, le cui opere d'arte “esistono” al momento dell’esecuzione, e si tutelano e si valorizzano essenzialmente attraverso la fruizione.
  Nel corso della stessa audizione è stato anche ricordato che la “Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 relativa a competenze chiave per l'apprendimento permanente”(82) include, tra le otto competenze chiave, «la consapevolezza dell’importanza dell’espressione creativa di idee, esperienze ed emozioni in un’ampia varietà di mezzi di comunicazione, compresi la musica, le arti dello spettacolo, la letteratura e le arti visive».
  La Presidente della Commissione per la cultura e l'istruzione del Parlamento europeo, Silvia Costa(83), ha rimarcato come in Italia si parli molto di arti visive e molto meno della musica. Degli studi hanno mostrato che tutti i Paesi hanno l'educazione obbligatoria curriculare, artistica e culturale. Tendenzialmente in altri Paesi la musica è considerata obbligatoria come le altre arti, mentre dai noi è stata vergognosamente oscurata. Solo di recente le cose stanno cambiando. Nell'Alta formazione musicale c’è un problema relativo alle risorse europee, che vengono destinate preferenzialmente ad altri settori come la ricerca.
  Sull’Alta formazione è intervenuta anche la Sottosegretaria all'istruzione, all'università e alla ricerca scientifica, Angela D’Onghia, che ha citato il documento “Chiamata alle arti” prodotto dal MIUR nel dicembre del 2014(84). La sottosegretaria D’Onghia ha osservato come, nonostante i programmi, manchi nei fatti una continuità formativa artistica e musicale sin dai primi anni di vita. Nel segmento che va dal nido alla scuola primaria:“ sarebbe opportuna l’attivazione di laboratori musicali negli Istituti comprensivi, anche valorizzando la presenza di docenti già in possesso di competenze musicali, da aggiornare e specializzare attraverso i corsi esistenti nei Conservatori di musica”.
  Relativamente alla scuola dell’infanzia, le citate “Indicazioni nazionali” affermano che “la musica è un’esperienza universale, che si manifesta in modi e generi diversi, carica di emozioni e ricca di tradizioni culturali. Il bambino, interagendo con il paesaggio sonoro, sviluppa le proprie capacità cognitive e relazionali, impara a percepire, ascoltare, ricercare e discriminare i suoni all’interno di contesti di apprendimento significativi […]. L’ascolto delle produzioni sonore personali lo apre al piacere di fare musica e alla condivisione di repertori appartenenti a vari generi musicali”. Non viene stabilito un orario di insegnamento, ma piuttosto dei traguardi da raggiungere nel corso della scuola dell’infanzia: “[Il bambino] sperimenta e combina elementi musicali di base, producendo semplici sequenze sonoro-musicali. Esplora i primi alfabeti musicali, utilizzando anche i simboli di una notazione informale per codificare i suoni percepiti e riprodurli”.
  Per quanto riguarda la scuola primaria, le stesse “Indicazioni nazionali” del 2012 fissano obiettivi e traguardi da raggiungere alla fine del ciclo.
  Traguardi: “L’alunno esplora, discrimina ed elabora eventi sonori dal punto di vista qualitativo, spaziale e in riferimento alla loro fonte. Esplora diverse possibilità espressive della voce, di oggetti sonori e strumenti musicali […]. Esegue, da solo e in gruppo, semplici brani vocali o strumentali, appartenenti a generi e culture differenti, utilizzando anche strumenti didattici e auto-costruiti. Riconosce gli elementi costitutivi di un semplice brano musicale, utilizzandoli nella pratica. Ascolta, interpreta e descrive brani musicali di diverso genere”.
  Obiettivi: “Utilizzare voce, strumenti e nuove tecnologie sonore in modo creativo e consapevole, ampliando con gradualità le proprie capacità di invenzione e improvvisazione. Eseguire collettivamente e individualmente brani vocali/strumentali anche polifonici, curando l’intonazione, l’espressività e l’interpretazione. Valutare aspetti funzionali ed estetici in brani musicali di vario genere e stile, in relazione al riconoscimento di culture, di tempi e luoghi diversi. Riconoscere e classificare gli elementi costitutivi basilari del linguaggio musicale all’interno di brani di vario genere e provenienza. Rappresentare gli elementi basilari di brani musicali e di eventi sonori attraverso sistemi simbolici convenzionali e non convenzionali. Riconoscere gli usi, le funzioni e i contesti della musica e dei suoni nella realtà multimediale (cinema, televisione, computer)”.
  Per la fascia della scuola primaria nel 2011 è stato emanato il decreto ministeriale n.8 per l’insegnamento della musica pratica che stabilisce(85), per le scuole che aderiscono con personale formato, che: “i corsi di musica coinvolgono gli alunni a partire dal terzo anno della scuole primaria e si concludono al quinto anno, al termine del quale è rilasciato un certificato attestante le competenze musicali acquisite”.
  L’orario di insegnamento della musica nelle scuole secondarie di primo grado è di due ore(86), incrementabili nelle scuole ad indirizzo musicale. Anche per quanto riguarda la scuola media, le “Indicazioni nazionali” determinano traguardi ed obiettivi.
  Traguardi: “L’alunno partecipa in modo attivo alla realizzazione di esperienze musicali attraverso l’esecuzione e l’interpretazione di brani strumentali e vocali appartenenti a generi e culture differenti. Usa diversi sistemi di notazione funzionali alla lettura, all’analisi e alla produzione di brani musicali. È in grado di ideare e realizzare, anche attraverso l’improvvisazione o partecipando a processi di elaborazione collettiva, messaggi musicali e multimediali […]. Comprende e valuta eventi, materiali, opere musicali riconoscendone i significati, anche in relazione alla propria esperienza musicale e ai diversi contesti storico-culturali”.
  Obiettivi: “Eseguire in modo espressivo, collettivamente e individualmente, brani vocali e strumentali di diversi generi e stili, anche avvalendosi di strumentazioni elettroniche. Improvvisare, rielaborare, comporre brani musicali vocali e strumentali, utilizzando sia strutture aperte, sia semplici schemi ritmico-melodici. Riconoscere e classificare anche stilisticamente i più importanti elementi costitutivi del linguaggio musicale. Conoscere, descrivere e interpretare in modo critico opere d’arte musicali e progettare/realizzare eventi sonori che integrino altre forme artistiche, quali danza, teatro, arti visive e multimediali. Decodificare e utilizzare la notazione tradizionale e altri sistemi di scrittura […]. Accedere alle risorse musicali presenti in rete e utilizzare software specifici per elaborazioni sonore e musicali”.
  È stato rilevato che, a fronte di un enorme pratica di ascolto e una crescente produzione musicale da parte dei ragazzi, la musica colta e di qualità, o appartenente alla tradizione popolare, è seguita da un pubblico di nicchia o con un'età media che tende ad alzarsi a causa di uno scarso ricambio generazionale. Occorre quindi prevedere la formazione musicale in tutti gli ordini di scuola a cominciare dai primi anni di vita. E’ necessaria un'incentivazione dei corsi ad indirizzo musicale nella secondaria di primo grado. Inoltre i licei musicali non possono essere l'unico segmento in cui la scuola superiore dedica alcune ore alla musica.
  Anche il citato documento “Chiamata alle arti” ricorda che nelle scuole medie ad indirizzo musicale è previsto l’insegnamento degli strumenti musicali, ma bisogna ampliare l’offerta formativa, quasi sempre limitata a quattro strumenti: pianoforte, chitarra, violino e flauto.
  Nelle scuole secondarie di secondo grado non è previsto l’insegnamento della musica, se non tra le materie opzionali attivabili dai singoli istituti, al di fuori del liceo musicale e coreutico(87).
  Solo in questi istituti, ricorda il professor Bianconi, si è introdotta la storia della musica, considerata una disciplina specialistica, che riguarda solo chi punta a diventare musicista. In un primo momento, era previsto un monte ore di storia della musica inferiore a quello di storia dell'arte, che poi è stato possibile pareggiare. Gli anni del liceo costituiscono la fase dell'età dello sviluppo in cui più fortemente si imprimono nella coscienza le esperienze estetico-culturali fondanti per la formazione dei ragazzi. Sarebbe perciò importante che fosse favorita la diffusione della storia della musica.
  Lo stesso concetto è ribadito dal documento “Chiamata alle arti”, che chiede anche di portare a compimento una equilibrata dislocazione territoriale dei licei musicali.
  Sul funzionamento dei licei dei licei musicali e coreutici, di recente istituzione, si segnalano inoltre i due Volumi "I Licei musicali e coreutici italiani - Rapporto 2016"(88) prodotti dal MIUR, dove vengono presentati gli esiti dell'indagine conoscitiva nazionale sul quadro complessivo della situazione di questo indirizzo di studi, usciti dalla fase di avvio e segmento importante del riordino del funzionamento dell'intera filiera della formazione musicale e coreutica. In questo documento si sottolinea come l’individuazione e la riconoscibilità, in un quadro organico, dell’esperienza condotta nei licei musicali e coreutici, costituiscono uno strumento significativo per delineare le prospettive di sviluppo di questo percorso di studi e per garantirne la dimensione creativa e culturale, l’operatività, la sostenibilità e la crescita.
  Un segmento particolarmente significativo del terziario è costituito dall’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM) e quindi dagli Istituti superiori di studi musicali (Conservatori ed Istituti superiori di studi musicali “ex pareggiati”), che formano, oltre ai musicisti, anche quelli che saranno gli insegnanti della materia in ogni ordine e grado nei dipartimenti di pedagogia e didattica della musica.
  Sull’importanza di questo segmento dell’istruzione, si è soffermata la Sottosegretaria Angela D'Onghia, richiamando il citato documento “Chiamata alle arti”, che contiene anche una serie di dati: tali Istituti sono i 54 Conservatori di musica, con 4 sedi distaccate, più i 20 “ex pareggiati”; nell’anno accademico 2013-2014 gli studenti erano poco meno di 49.000, di cui circa la metà appartenenti alla più giovane fascia detta “pre-accademica”.
  Relativamente al finanziamento dell’AFAM, la legge 107/15 ne incrementa l’entità: “I fondi per il funzionamento amministrativo e didattico delle istituzioni statali dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica sono incrementati di euro 7 milioni per ciascuno degli anni dal 2015 al 2022”(89).
  La legge di stabilità del 2016(90) agevolava l’acquisto di strumenti musicali per gli iscritti a questi istituti, stabilendo che “per l'anno 2016, agli studenti dei conservatori di musica e degli istituti musicali pareggiati, iscritti ai corsi di strumento secondo il precedente ordinamento e ai corsi di laurea di primo livello secondo il nuovo ordinamento, è concesso un contributo una tantum di 1.000 euro, non eccedente il costo dello strumento, per l'acquisto di uno strumento musicale nuovo, coerente con il corso di studi, nel limite complessivo di 15 milioni di euro”.
  La legge di riforma della scuola ha previsto l’implementazione della musica nella scuola primaria e secondaria mediante l’attribuzione alle autonomie scolastiche che lo richiedono di personale di potenziamento. Inoltre la medesima legge contiene i princìpi e criteri direttivi della delega al Governo in materia di cultura umanistica, ponendo all’attenzione dell’esecutivo “il riequilibrio territoriale e il potenziamento delle scuole secondarie di primo grado a indirizzo coreutico e musicale nonché l'aggiornamento dell'offerta formativa anche ad altri settori artistici nella scuola secondaria di primo grado e l'avvio di poli, nel primo ciclo di istruzione, a orientamento artistico e performativo” (91).
  Si prevede, altresì, “l'armonizzazione dei percorsi formativi di tutta la filiera del settore artistico-musicale, con particolare attenzione ai licei musicali ed al percorso pre-accademico anche ai fini dell'accesso all'alta formazione artistica, musicale e coreutica e all'università”(92).
  Si stabilisce inoltre che “le scuole secondarie di secondo grado introducono insegnamenti opzionali nel secondo biennio e nell'ultimo anno anche utilizzando la quota di autonomia e gli spazi di flessibilità. […](93)” e si prevede il potenziamento dei licei musicali, coreutici e artistici promuovendo progettualità e scambi con gli altri Paesi europei”(94).
  Si ricorda come la stesura dei princìpi e criteri direttivi della delega di cui all’articolo 1, comma 181, lettera g), della richiamata legge di riforma del sistema scolastico sia derivata da un impegno parlamentare in particolare in 7a Commissione al Senato. Infatti gli stessi sono stati predisposti tenendo conto, da un lato, del disegno di legge Ferrara ed altri (S.1365), cosiddetto “disegno di legge Abbado” e, dall’altro, di alcune risoluzioni approvate dalla Commissione Istruzione del Senato.
  Per quanto riguarda il “disegno di legge Abbado”(95), recante “Disposizioni in materia di valorizzazione dell'espressione musicale e artistica nel sistema dell'istruzione” , si rileva come esso abbia l’obiettivo di fissare alcune norme essenziali atte a garantire a ogni livello d’età occasioni formative nel campo delle arti performative, favorendo una approfondita riflessione sull’esperienza musicale ed artistica nel sistema scolastico . Per sollecitare una rapida calendarizzazione di questo disegno di legge, è stato pubblicato l'appello "faremusicatutti" , sottoscritto da moltissime associazioni del settore(96).
  Per quanto riguarda invece le risoluzioni approvate al Senato dalla 7a Commissione, si ricorda quella di iniziativa della senatrice Francesca Puglisi(97), in cui si impegna il Governo a valutare la possibilità di attuare la formazione musicale di tutti i cittadini fin dai primi anni di vita e certamente lungo il percorso dei dieci anni di obbligo di istruzione così come previsto dagli ordinamenti, mediante: il potenziamento della scuola secondaria di primo grado ad indirizzo musicale (Scuola media ad indirizzo musicale -SMIM); [...] la costituzione di una rete di istituti comprensivi; l’introduzione e il potenziamento dell’insegnamento della musica e dell’ascolto musicale già nella scuola primaria; l’inserimento dell’educazione musicale – intesa come acquisizione di competenze sia per la pratica sia per la comprensione e la fruizione consapevole della musica – in tutti gli indirizzi della scuola secondaria di secondo grado (reinserendola nel liceo delle scienze umane); l’ampliamento dei licei musicali a livello territoriale, nel limite delle risorse finanziarie stanziate dalla legge di stabilità per il 2015.
  Si ricorda inoltre la risoluzione, di iniziativa della senatrice Ferrara (Doc. XXIV, n. 47)(98), approvata sempre in 7ª Commissione, sull'offerta culturale nel settore musicale, al fine di identificare delle strategie in grado di mantenere vivo l'immenso repertorio italiano e di attivare processi virtuosi di creazione e innovazione musicale, permettendo l'accesso e il confronto con la realtà internazionale. Con il predetto atto di indirizzo si impegna il Governo alla valorizzazione della cultura musicale in ogni suo aspetto: nell’ambito delle politiche per il lavoro, delle misure fiscali, delle politiche per la semplificazione; nel settore della scuola, formazione e ricerca; nelle politiche per il diritto d’autore e del collecting.
  Si evidenzia inoltre come molte delle indicazioni al Governo rispetto alla formazione musicale convergano con il Piano triennale approvato dal Comitato per l’apprendimento pratico della musica, sebbene in un quadro più ampio della prospettiva di intersezione tra mondo della produzione e quello della formazione, con il necessario coinvolgimento del MIBACT, in sinergia con il MIUR.
  In questa visione sinergica è opportuno rilevare il grande supporto che offrono alle istituzioni scolastiche, agli enti locali e alle Regioni, le associazioni culturali musicali: Fondazioni lirico-sinfoniche, teatri di tradizione, centri di ricerca di arte contemporanea, gli enti di promozione e di ricerca sperimentale, le associazioni orchestrali di cultura e didattica musicale, le bande, i cori, il sistema delle orchestre e dei cori giovanili che, nelle situazioni virtuose, creano reti atte a favorire esperienze concrete. Al riguardo si rileva come tali impegni – estesi a tutte le arti – siano stati trasfusi in specifici princìpi e criteri direttivi di delega, dalla legge n. 107 del 2015, in attuazione della quale è stato adottato, tra gli altri, lo schema di decreto recante “Norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio culturale e sul sostegno della creatività” (A.G. n. 382).(99)

5.2 I giovani e la fruizione della musica in streaming.

  Al fine di avere un quadro completo, non si possono trascurare i dati derivati dalla fruizione della musica in streaming. Dall'indagine "Il consumo di musica - Report 2016", commissionata dall'IFPI ad Ispos Connect, emerge che in Italia l'ascolto della musica in streaming è in continuo aumento, in particolare per le fasce più giovani. Il 77% degli intervistati ha accesso alla musica, di questi, il 40% ne fruisce per audio streaming. Non solo nel nostro paese, gli smartphone stanno diventando il device sempre più scelto per accedere ai servizi di musica legale, particolarmente per gli utenti in abbonamento. Il cambiamento dei metodi di accesso ha un impatto sui comportamenti anche in violazione della legge sul diritto d’autore (copyright), con lo stream ripping che ora è più popolare del download. Si sottolinea infatti che il 45% dei giovani compresi tra i 16 e i 24 anni utilizza lo stream ripping, che consente di estrapolare e scaricare file audio da un video disponibile in streaming, ad esempio su Youtube, in modo illegale. Sempre dalla medesima indagine, Youtube risulta essere ancora nel 2016 il servizio più utilizzato nel nostro Paese per l'ascolto di musica. Il 95% degli utenti della fascia 16-24 anni lo utilizza infatti per il 95% per la musica, di questi l’87% ascolta musica che già conosce, mentre ben il 70% dichiara di ascoltare nuova musica.
  La fascia 13-15 anni è cresciuta in un mondo il cui l'offerta di musica online è largamente disponibile on-demand e mostra quindi un alto livello di utilizzo di quest'offerta. Nell'indagine Ipsos si registra infatti che l'85% dei più giovani (13-15 anni) accede ai servizi di musica on line, il 52% per gli acquisti e la medesima percentuale per lo streaming.
  L'importanza della musica sembra essere crescente nei più giovani (85% per la fascia 13-15 anni contro l'83% della fascia 16-24) e circa il 50% di entrambe le fasce dichiarano di percepire lo streaming illegale come un furto, sebbene il 66% della fascia più giovane (13-15 anni) e il 52% della fascia 16-24 sia convinta che sia importante una giusta ricompensa per gli artisti.

5.3 Cenni sulla formazione e fruizione del mondo dello spettacolo

  Un posto rilevante occupano, tra le frequentazioni culturali dei giovani, le arti performative, individuate specificamente in teatro, cinema e concerti musicali di vario genere, per la cui promozione sono state varate negli ultimi anni varie iniziative.
  Il 4 febbraio 2016 i Ministri dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Stefania Giannini, e quello dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, hanno siglato il “Protocollo per la promozione del teatro e del cinema nella scuola”(100).
  Il ministro Giannini ha dichiarato che “finora la scuola è sempre andata al teatro o al cinema. Ora vogliamo portare il cinema e il teatro a scuola [...]. La scuola deve farsi carico dell'osservazione passiva, da spettatori, di queste due forme di arte, ma deve anche promuovere un ruolo attivo dei ragazzi".
  "Le iniziative previste dal Protocollo di oggi - ha spiegato il ministro Franceschini - danno seguito a quanto già previsto nella legge sulla “buona scuola” e rientrano in una strategia iniziata con il ritorno della storia dell'arte nelle scuole e proseguita con l'equipollenza dei titoli di studio delle scuole che fanno riferimento ai beni culturali, con la card da 500 euro per i 18enni, che ha una funzione pedagogica perché vuole avvicinare i giovani al teatro, al cinema, alla musica e all'acquisto dei libri, oltre a dare anche un risultato importante per le imprese del settore".
  Il Protocollo prevede corsi di aggiornamento per i docenti su cinema e teatro; la promozione della partecipazione scolastica a rassegne, festival e manifestazioni teatrali e cinematografiche; la realizzazione di un Festival nazionale del teatro a scuola; la promozione della Giornata mondiale del teatro (27 marzo), della Giornata del contemporaneo (15 ottobre) e della Giornata mondiale del patrimonio audiovisivo (27 ottobre). Sono previsti anche due bandi di concorso, “Ciak - Si studia!”, che invita gli studenti a mettersi alla prova in qualità di sceneggiatori, registi e autori, e “Scrivere il teatro”, che chiede ai ragazzi di diventare autori teatrali, presentando un testo, originale o non, su argomenti di valenza sociale.
  Con la legge 107 del 2015, il teatro – citato varie volte nel testo, accanto alle altre forme di espressione artistica – entra a far parte dell'offerta didattica delle scuole italiane di ogni ordine e grado ed ottiene piena cittadinanza nel bagaglio formativo dei nostri studenti, secondo le parole del Sottosegretario all’istruzione, università e ricerca scientifica, Davide Faraone che, il 16 marzo 2016, ha presentato le “Indicazioni strategiche per l’utilizzo didattico delle attività teatrali – anno scolastico 2016/2017(101) (Linee guida teatro – scuola).
  Le Linee guida fanno uscire l'attività teatrale nelle scuole dal campo della sperimentazione estemporanea, facendole diventare esperienza curricolare a tutti gli effetti e si prefiggono di sensibilizzare i ragazzi ai valori educativi e culturali del teatro, fornendo agli istituti indicazioni concrete per introdurre l'attività teatrale in modo stabile nella didattica e portando a sistema e rendendo organiche le buone pratiche già diffuse in molte scuole su un tema fondamentale per l'identità culturale italiana. L'obiettivo è creare le condizioni per soddisfare il diritto di tutti alla cultura artistica.
  La legge di riforma del sistema scolastico si occupa anche del cinema, in particolare all’articolo 1, comma 7, lettera c), affidando alle istituzioni scolastiche il “potenziamento delle competenze nella pratica e nella cultura musicali, nell'arte e nella storia dell'arte, nel cinema, nelle tecniche e nei media di produzione e di diffusione delle immagini e dei suoni, anche mediante il coinvolgimento dei musei e degli altri istituti pubblici e privati operanti in tali settori”, nonché, alla successiva lettera f), “l’alfabetizzazione all'arte, alle tecniche e ai media di produzione e diffusione delle immagini”.
  Il 3 novembre 2016 è stata approvata la legge recante “Disciplina del cinema e dell'audiovisivo(102) che, all’articolo 3, comma 1, lettera e), affida all'intervento pubblico la cura della “formazione professionale, favorendo il riconoscimento dei percorsi formativi seguiti e delle professionalità acquisite e promuove studi e ricerche nel settore cinematografico”. Per quanto riguarda il settore scolastico, si prevede che l’intervento pubblico debba disporre e sostenere “l'educazione all'immagine nelle scuole e favorire tutte le iniziative idonee alla formazione del pubblico”.
  Il successivo articolo 10, comma 1, lettera, h), precisa tali principi e dispone che il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo debba promuovere, “in raccordo con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nell'ambito delle risorse disponibili a tal fine a legislazione vigente, programmi di educazione all'immagine nelle scuole di ogni ordine e grado, con riferimento, in particolare, al potenziamento delle competenze nei linguaggi audiovisivi, sia sul piano dell'acquisizione delle conoscenze e delle capacità critiche, sia in relazione all'utilizzo delle relative tecniche, attività di formazione specifica nelle discipline del cinema e del settore audiovisivo negli istituti e nelle scuole di alta formazione artistica, musicale e coreutica”; i due ministeri, utilizzando risorse del nuovo Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell'audiovisivo, dovranno anche organizzare corsi di formazione nelle discipline del cinema e del settore audiovisivo nelle scuole di ogni ordine e grado.
  Sulla possibilità di connessione tra musei e arti performative si è soffermata Simona Menci, vicepresidente della Società Sistema Museo, nell’audizione del 19 maggio 2015, descrivendo un progetto realizzato in dieci diversi musei dell’Umbria, con il finanziamento della Regione, chiamato “Musei: si va in scena”. Si è lavorato “sull'interazione tra diversi linguaggi (arte, poesia e teatro) e abbiamo avuto l'onore di poter coinvolgere Roberto Piumini, uno dei maggiori autori per l'infanzia d'Italia, che ha composto delle filastrocche originali, che aprivano ogni appuntamento attraverso delle visite animate in cui queste venivano recitate: erano delle vere e proprie esplorazioni delle collezioni, poi seguite da spettacoli teatrali allestiti dentro il museo”.

  Di seguito si riportano i dati più significativi relativi alle arti performative risultanti da specifiche rilevazioni svolte dall’ISTAT negli anni di riferimento.

Consumi culturali dei giovani da 6 a 34 anni (2012 – 2016)

Arti performative

(Fonte ISTAT)(103)

  L’ultimo anno per il quale si dispone di dati analitici sulle arti performative è il 2015, in riferimento al quale si presentano alcune tabelle riassuntive della SIAE, redatte sulla base di parametri vari. Tali dati non sono però distinti per fasce d’età, ma possono dare un’idea dell’andamento generale del settore.

Andamento rilevato nel settore dello spettacolo primario: cinema, teatro e concerti

(Fonte SIAE)(104)

Numero di spettacoli, ingressi, presenze, spesa al botteghino, spesa del pubblico, volume d'affari per macroaggregato ed aggregato di genere manifestazione

(Fonte SIAE)(109)

  Notevole è il risultato conseguito dal settore dello spettacolo primario- ossia il comparto che comprende cinema, teatro e concerti - con un incremento di ingressi di 8,32 punti percentuali (dai 131.158.238 ingressi del 2014 ai 142.071.546 del 2015). Il maggior afflusso di pubblico è stato registrato nel comparto del cinema (106,7 milioni di biglietti).
  Nel comparto cinematografico sono stati emessi 8,5 milioni di titoli d'accesso in più rispetto al 2014, con un saldo positivo pari a 8,63%. L’attività teatrale ha conseguito un incremento di titoli d’accesso del 3,05%. Sono aumentati gli ingressi nei teatri di prosa ( 2,36%), in quelli lirici ( 11,35%), nonché nella rivista e nella commedia musicale ( 0,79%), nel balletto ( 2,30%) e nel circo ( 9,95%). Si registra invece una flessione negli spettacoli di burattini e marionette (–6,07%) e negli spettacoli di arte varia (–3,86%).
  Il numero di spettatori di concerti è cresciuto nel 2015 del 15,40%, rispetto all’anno precedente. L’indicatore ha avuto andamento positivo in tutti e tre gli aggregati del settore: concerti classici 3,62%, concerti di musica leggera 19,92%, concerti jazz 16,83%. In diminuzione gli ingressi anche per le attrazioni di spettacoli viaggianti e nei parchi di divertimento. Sono invece aumentati dell’8,29% gli ingressi nelle attività con pluralità di generi
  Per il 2016 si dispone esclusivamente di dati relativi al primo semestre, periodo per il quale l'andamento dei dati sullo spettacolo conferma la tendenza positiva già registrata l’anno precedente(110).
  Il raffronto con i valori del primo semestre 2015 mostra che sono cresciuti tutti gli indicatori dello spettacolo: il numero di spettacoli 3,81%, gli ingressi 7,30%, la spesa al botteghino 8,76%, la spesa del pubblico 5,06% ed il volume d'affari 1,64%.
  Il comparto che ha conseguito i migliori risultati è quello dello spettacolo primario: settore che comprende l'attività cinematografica, l'attività teatrale e concertistica.
  Nel primo semestre del 2016 nel settore del cinema si è confermata una decisa tendenza espansiva, già verificatasi nel primo semestre del 2015: gli spettacoli hanno registrano una variazione percentuale del 5,00%; gli ingressi del 14,35%; la spesa al botteghino del 14,5%; la spesa del pubblico del 14,83%; ed infine il volume d'affari risulta aumentato del 14,88%. Il prezzo medio di ingresso è stazionario al 0,13%
  Anche l'attività teatrale evidenzia risultati molto positivi, tutti gli indicatori sono in crescita: spettacoli 0,14%; ingressi 7,60%, spesa al botteghino 14,79%; spesa del pubblico 16,60%; volume d'affari 17,03%.
  L’analisi dei dati riferiti agli aggregati che compongono l'attività teatrale mette in evidenza il buon andamento per quanto riguarda il settore della rivista, della commedia musicale e del balletto. Risultato di rilievo anche quello registrato nella prosa e nell'arte varia. In controtendenza i valori registrati nel comparto della lirica, degli spettacoli di burattini e marionette e del circo.

6. La fruizione dei beni ambientali e paesaggistici da parte dei minori.

  L’approccio con la natura ed il mondo animale è una delle scoperte più belle ed immediate che avvengono nella vita di ciascuno sin dall’età infantile.
  Per i bimbi più piccoli è certamente più facile la fruizione di un bene ambientale e paesaggistico rispetto ad un museo o ad una pinacoteca: occorrerebbe in tal senso incentivare e promuovere nell’età 0-6 anni le visite ai parchi e a tutte le altre bellezze naturali del nostro paese.
  In Italia sono stati istituiti nel corso degli anni ben 24 parchi nazionali che coprono oltre un milione e mezzo di ettari di territorio, tra terra e mare, pari a circa il 5% dell’intera penisola, cui si aggiungono i parchi regionali, le aree marine protette ed i parchi marini.
  Al fine di approfondire la tematica della fruibilità del patrimonio naturalistico nazionale, la Commissione ha audito la responsabile del settore scuola ed educazione del Fondo ambiente italiano (FAI), Cristina Marchini, che ha evidenziato come la Fondazione sia da anni parte attiva nella protezione dei beni d’arte e naturali ricevuti per donazione o per concessione.
  Al riguardo è stato sottolineato come uno dei punti principali della missione del FAI consista proprio nell'educare e nel coinvolgere i giovani nella tutela dei beni d'arte e naturalistici, nella consapevolezza del fatto che sono una ricchezza enorme per il nostro Paese e che solo le giovani generazioni possono assicurare loro un futuro.
  L’esperienza sviluppatasi in tale settore ormai da anni è stata estremamente positiva: i giovani sono stati coinvolti attraverso l'istituzione scolastica, ritenuto il mezzo più idoneo e più facile attraverso il quale contattare gli studenti. Per ottenere un reale interesse da parte dei ragazzi, la fruizione di tale patrimonio deve essere estremamente attiva, non passiva: “non deve avvenire in senso di visita, bensì in senso di partecipazione”. Ai giovani piace innanzitutto essere protagonisti, ovvero agire in prima persona nel processo cognitivo: a loro piace manipolare. E non si tratta solo di una manipolazione fisica, ma anche di una manipolazione mentale: appropriarsi del bene, farlo proprio, modificarlo e manipolarlo li rende attivi nella fruizione del bene stesso.
  Altro elemento fondamentale riguarda l’interazione a livello relazionale: i giovani vivono nei gruppi, amano essere in relazione tra di loro e con gli altri e comunicare. Di conseguenza, nella fruizione dei beni culturali è estremamente importante lasciare la parola ai giovani, affinché possano comunicare con gli altri e tra loro.
  Con tali premesse è stato avviato, ormai 18 anni fa, il progetto «Apprendisti ciceroni», indirizzato a tutti gli studenti e che li vede coinvolti dalla scuola dell'infanzia alle superiori, con modalità diverse. Vi sono studenti che fanno da guida, mentre per i più piccoli vi sono anche momenti di animazione realizzati dalle scuole musicali o teatrali.
  Il Progetto vede i ragazzi protagonisti nell’attività di volontariato accanto al FAI in occasione nelle Giornate FAI di primavera, nelle Mattinate FAI di primavera e in tutti gli eventi che il FAI organizza sul territorio.
  Si tratta di un progetto innanzitutto formativo per i giovani che ha raggiunto ad oggi numeri piuttosto considerevoli: 25.000 presenze nelle Giornate FAI, 4.500 nelle Mattinate FAI e più di 1.500 in molti altri eventi.
  In occasione di tali giornate, la Fondazione coinvolge i giovani “apprendisti ciceroni”, chiamandoli a presidiare i beni, accogliere il pubblico e fare da guida ai visitatori. Si tratta di un processo formativo che dura diversi mesi e che viene svolto dai volontari accanto agli insegnanti delle scolaresche coinvolte, tramite protocolli d’intesa. Il percorso formativo parte da una ricerca e da una conoscenza diretta del bene, dall’attività svolta dai volontari all’interno delle scuole, in cui si dà conto di tutte le professioni legate ai beni culturali ed infine da una simulazione della visita per provare a gestire il pubblico; al termine del percorso, vi sono due giornate durante le quali i ragazzi fanno da vere e proprie guide, mettendo in campo le competenze acquisite nel percorso di apprendimento.
  Il successo di tale progetto è dato dal coinvolgimento di una grande platea di famiglie che normalmente non sarebbero più di tanto interessate ai beni culturali e naturalistici, ma che, pur di venire a sentire i propri ragazzi fare da guida assicurano la loro presenza. Le attività per le famiglie sono organizzate prevalentemente di domenica con laboratori, eventi di animazione che permettono non solo di visitare, ma anche di vivere il bene culturale.
  L’evoluzione di tale progetto prevede inoltre nell’ambito delle Mattinate FAI per le scuole anche delle visite a misura di studente, in cui gli studenti fanno da guida ad altri studenti nella visita ai beni d’arte. Nel 2013, anno della seconda edizione del progetto, vi sono stati 105 beni aperti alle visite in 78 città italiane. Si tratta di ville, istituzioni e palazzi storici che per lo più gli studenti non conoscono, essendo a volte più facile organizzare una visita all’estero, piuttosto che visitare l’immenso patrimonio del nostro Paese. Si tratta di una modalità di fruizione che ha dato ottimi risultati, con il coinvolgimento di circa 30 mila studenti, secondo un meccanismo di educazione tra pari.
  La metodologia di visita è basata sul meccanismo della scoperta: si tratta di una specie di caccia al tesoro all’interno del bene, interattiva e coinvolgente, svolta con l’ausilio di schede di osservazione distribuite agli studenti, affinché vadano in giro alla scoperta del bene secondo itinerari prestabiliti.
  Tale progetto ha costi minimi, essendo organizzato su base volontaria: i ragazzi sono lì come volontari accanto ai volontari del FAI. Negli anni passati sono stati elargiti piccoli contributi da parte del Ministero dell’istruzione, volti alla diffusione di materiale informativo nelle scuole. Naturalmente le classi vengono in visita gratuitamente e questa – come riferito – potrebbe essere una nuova modalità per far vivere anche i nostri musei: il percorso museale spiegato da coetanei potrebbe porre un freno al “non pubblico” dei musei, espressione utilizzata riferendosi proprio alla fascia d’età adolescenziale.
  I punti di forza del progetto sono costituiti dal desiderio dei giovani di fare esperienza sul campo – si parla al riguardo di esperienze di “cittadinanza attiva” – uscendo dalla scuola, cioè della “scuola fuori dalla scuola”; dalla propensione dei ragazzi ad interagire tra di loro su percorsi culturali, mettendosi in mostra ed acquisendo grande visibilità, nonché, a livello scolastico, crediti formativi.
  Le criticità sono invece costituite prevalentemente dalle difficoltà – spesso di tipo solo organizzativo - da parte degli insegnanti ad organizzare uscite didattiche e ad attuare percorsi extracurricolari. Come riferito nel corso dell’audizione, il turismo scolastico nel 2014 è crollato del 46%, anche per gli elevati costi dei trasferimenti.
  Alla domanda se nei progetti del FAI si presti particolare attenzione alle scuole che operano in zone disagiate, concentrate prevalentemente al Sud, è stato replicato come vi sia una grande domanda di coinvolgimento di istituzioni scolastiche nella città di Napoli, che peraltro ha permesso di coinvolgere anche ragazzi stranieri, avvicinandoli in modo concreto al nostro patrimonio culturale(111). Sempre al Sud, gli “apprendisti ciceroni” hanno fatto accoglienza ad altre classi nel laboratorio di restauro dei Bronzi di Riace presso il Museo archeologico di Reggio Calabria, che era chiuso al pubblico.
  Per quanto riguarda l’eventuale gratuità delle visite per le famiglie meno abbienti, occorre tenere presente che il FAI è una Fondazione privata senza scopo di lucro che deve utilizzare le risorse per mantenere i beni gestiti. Tuttavia, vi sono biglietti scontati per le famiglie e per i economico, esiste una scarsa propensione di alcune fasce sociali ad avvicinarsi ai beni paesaggistici e culturali: si tratta di famiglie che spesso trascorrono il proprio tempo libero preferibilmente nei centri commerciali, piuttosto che nei musei.
  Per quanto concerne le questioni organizzative della Fondazione, è stato rilevato come vi sia un deficit di risorse sia in termini di persone, sia in termini economici, in quanto la struttura organizzativa e la promozione degli eventi comportano evidentemente dei costi che vanno sostenuti. I volontari coinvolti sono prevalentemente ex insegnanti e pensionati, che offrono la propria attività a titolo gratuito.
  È stato rilevato come le iniziative del FAI si inseriscano nella promozione dei percorsi didattici volti a contrastare le povertà educative drammaticamente diffuse nel nostro Paese: si dice che in Italia il 40% dei minori non sia mai andato ad un cinema, non abbia mai letto un libro ed una percentuale più elevata, compresa tra il 60 e l’80%, non sia mai entrata in un museo(112).
  Si è evidenziata, infine, la necessità di rivalutare – in esito all’indagine conoscitiva – l’intero ventaglio di discipline umanistiche presenti nei programmi scolastici ministeriali, con particolare riguardo all’insegnamento della storia dell’arte ed alla geografia, che dovrebbero costituire dei capisaldi del percorso didattico dei nostri ragazzi, considerato che siamo il paese che ospita più della metà del patrimonio artistico mondiale e molti più siti UNESCO degli altri paesi(113).
  La Commissione ha approfondito gli aspetti concernenti la fruizione dei beni ambientali e paesaggistici anche nel corso dell’audizione di Ilaria Bonuccelli, giornalista e scrittrice, ideatrice del progetto “Checco e il delfino Zecchino, il santuario dei cetacei e la biblioteca dei ricordi”.(114) Si tratta di una iniziativa itinerante, finalizzata alla valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale, svolta con l’ausilio delle istituzioni scolastiche, che si prefigge lo scopo di illustrare a mo’ di favola l’enorme patrimonio marino e costiero presente nel nostro Paese.

Conclusioni e proposte

  La riflessione della Commissione prende le mosse dal dato, senz’altro positivo, relativo agli ingressi ai musei, monumenti e siti archeologici che decreta nel 2016 un nuovo record per i musei italiani. Grazie alle nuove politiche di valorizzazione del patrimonio, prima fra tutte quella delle domeniche gratuite, gli italiani sono infatti tornati a vivere i propri musei. Si tratta ormai di un vero e proprio appuntamento fisso per famiglie e turisti, che ha visto sostanzialmente raddoppiare già nel 2015 le presenze rispetto alla prima edizione dell’iniziativa svoltasi nel luglio del 2014.
  A fronte di questi risultati incoraggianti, cui si accompagnano anche ulteriori rilevazioni contenute nel presente documento, tuttavia, è da rilevare come le ricerche sulla povertà educativa ci pongano di fronte a realtà sconfortanti proprio in merito alla fruizione del patrimonio e alle espressioni culturali da parte dei minori. Questo nonostante l’apporto in tale direzione - che le nuove normative e quelle in itenere renderanno più strutturale - del sistema scolastico sia a livello ministeriale con i molti progetti citati, sia a livello delle singole autonomie scolastiche.
  Risulta quindi assolutamente ineludibile il superamento dell’attuale quasi assoluta carenza dei sistemi di rilevazione di dati concernenti la fruizione dei beni culturali da parte dei minori all'ingresso dei musei e degli altri luoghi della cultura. Non c’è infatti una registrazione precisa delle fasce di età, anche se dai dati relativi all’accesso ai musei si desume una più larga partecipazione di minori a cui sono destinati i biglietti gratuiti, pari a circa 22 mln 582 mila, su un totale di 43 mln 300mila biglietti emessi nel 2015.
  Pertanto, tra le proposte avanzate dalla Commissione, vi è quella di procedere ad un sistema di registrazione degli accessi per fasce d’età e, rispetto ai minori, la necessità di distinguere le attività scolastiche dalle altre (familiari, gruppi extrascolastici). Anche solo questi dati potrebbero consentire una lettura, avvertita come necessaria, della qualità dei servizi offerti dall’ente culturale, affrontando così un secondo livello di monitoraggio che la Commissione ritiene si debba intraprendere.
  Già il IV Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo di soggetti in età evolutiva per il biennio 2016-2017 prevede, tra gli obiettivi strategici, facilitazioni per l’accesso a monumenti, musei, rappresentazioni coreutiche, musicali e teatrali, siti archeologici ed altre attività culturali; la promozione della lettura a partire dalla più tenera età e la assicurazione ai “nativi digitali” di accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC)”.
  In questo senso la Commissione ritiene debbano essere predisposte specifiche misure, anche di carattere tariffario, volte ad agevolare l’accesso e la frequentazione dei beni e prodotti culturali a cominciare dalle famiglie, incrementando i servizi rivolti ai fruitori (visitatori o pubblico) sia in termini di un accesso e fruizione culturale, sia in termini di risposte alle necessità specifiche dei minori e delle famiglie (bimbi piccoli, disabili, anziani… ecc.) e, più in generale, al benessere del visitatore. A cominciare dallo studio degli spazi e delle loro funzioni accessorie per proseguire con la promozione di attività ludiche e laboratoriali anche ispirate alla intergenerazionalità e alla multiculturalità e tenuto conto dei minori di recente immigrazione.
  Dall’analisi svolta dalla Commissione è emersa una maggiore attenzione rivolta ai fruitori più piccoli di musei, biblioteche, monumenti e siti archeologici che ha fatto sì che nel nostro Paese si siano sviluppate forme e modalità di gestione dei siti culturali innovative che meritano ulteriori sviluppi e una diffusione più omogenea sul territorio nonché una continuità nel tempo delle proposte.
  Come richiamato dai rappresentanti dell’Associazione dei musei ecclesiastici italiani (AMEI) il dato numerico, seppur importante, non esplicita a sufficienza l'esito del processo di fruizione, cioè se inneschi dei processi di apprendimento, se migliori il bagaglio di conoscenze culturali, estetiche e storiche. È importante verificare il feedback di tali esperienze, anche con questionari rivolti agli insegnanti, in cui si chieda che vengano inseriti i lavori svolti quando i ragazzi tornano in classe e le impressioni riportate quando discutono della visita e delle opere viste.
  La Commissione suggerisce anche la promozione di Giornate dedicate alle famiglie prendendo spunto dall’esperienza FAMU- Famiglie al Museo (nel 2017 è prevista per il giorno 8 ottobre) che hanno il duplice intento, di creare, da un lato, dei percorsi didattici e dei laboratori ad hoc e dall’altro quello di aprire quei beni culturali, che generalmente rimangono chiusi.
  Si è infatti consapevoli che esiste il problema di una mappatura disomogenea delle opportunità presenti su tutto il territorio nazionale. Inoltre un conto è parlare di grandi complessi monumentali o archeologici e un conto è far riferimento agli enti o servizi culturali che devono rapportarsi con le limitate risorse delle autonomie locali. Anche in questo senso si rileva che se risultano disponibili dati relativi alle attività nazionali e regionali di maggior rilevanza, risulta invece molto più sfumato o del tutto carente un censimento delle attività svolte dai servizi culturali degli enti locali se non in presenza di particolari “reti” rilevate a livello regionale o nazionale. Tali rilevazioni sarebbero un ulteriore e imprescindibile elemento di conoscenza rispetto all’oggetto dell’indagine oltre che motivo di condivisione e sviluppo di buone pratiche, ricerca e innovazione.
  Le nuove tecnologie digitali, infatti, consentono di accorciare le distanze tra diversi enti culturali e tra gli stessi e i territori, sviluppando forme di fruizione interattiva dei beni culturali in grado di catturare la curiosità e l’attenzione anche dei minori, mettendo in moto la loro creatività. Le attività di animazione reali o virtuali organizzate nei musei, l’offerta di attività ludiche e laboratoriali per le scuole e la partecipazione attiva a progetti di volontariato giovanile per il tramite di accordi tra le istituzioni culturali e quelle scolastiche (anche nell’ambito dell’alternanza scuola/lavoro) stanno infatti determinando un rinnovato interesse dei minori verso il patrimonio culturale. Si evidenzia al riguardo la necessità di un maggior raccordo con le Università e gli Enti di ricerca, in merito al quale il citato Protocollo d’intesa del 19 marzo 2015, peraltro, promuove la ricerca su tecnologie innovative per la didattica nei luoghi della cultura, teche museali high-tech, nuovi servizi di fruizione del patrimonio da parte dell'utenza basati sull'uso della tecnologia e della realtà virtuale.
  La Commissione ritiene debbano essere predisposte specifiche misure, anche di pricing, volte ad agevolare l’accesso ai luoghi della cultura degli utenti particolarmente disagiati come i disabili. In tal senso si ritiene fondamentale implementare anche i percorsi di arteterapia, che contribuiscono alla diagnosi, alla presa in carico e al trattamento del disagio psicologico e sociale, con interventi aventi finalità preventive, riabilitative, terapeutiche o psicoterapeutiche rivolti ai minori, agli anziani, ai disabili ed ai malati. Si ritiene altresì di grande importanza la realizzazione di spazi urbani della cultura aventi la finalità di offrire ai ragazzi luoghi ricreativi didattici all’interno delle proprie città anche attraverso il recupero di aree dismesse e di edifici abbandonati o sottoutilizzati di proprietà statale o degli enti locali. Si ricorda al riguardo l’iniziativa culturability della Fondazione Unipolis, piattaforma aperta a progetti di innovazione culturale e sociale che promuovono benessere e sviluppo all’insegna della sostenibilità.
  La Commissione auspica inoltre una sempre maggiore collaborazione con il servizio radiotelevisivo, per lo sviluppo di programmi radiofonici e televisivi destinati alla divulgazione del patrimonio culturale, con particolare riferimento alla fascia dei più giovani.
  Importante è la stretta connessione tra i diversi livelli di attività di ricerca e, sicuramente, con la legge di riforma della scuola (L. n. 107/2015) è stata impressa un’ulteriore apertura alla ricerca-azione anche nel settore di indagine. L’educazione al patrimonio nell’ambito curriculare mira allo sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica, quindi allo sviluppo di comportamenti responsabili ispirati alla conoscenza e al rispetto della legalità, della sostenibilità ambientale, dei beni paesaggistici, del patrimonio e delle attività culturali. Prevedendo specificamente il potenziamento delle competenze culturali, musicali, nell'arte e nella storia dell'arte, nel cinema, nelle tecniche e nei media di produzione e di diffusione delle immagini e dei suoni, anche mediante il coinvolgimento dei musei e degli altri istituti pubblici e privati operanti in tali settori.
  In modo più specifico, la delega al Governo, di cui all’articolo 1, comma 181, lettera g), della legge di riforma del sistema scolastico prevede tra i princìpi e i criteri direttivi la promozione e diffusione della cultura umanistica, dell’accesso al patrimonio e delle arti. Si ricorda al riguardo che le competenti commissioni di Camera e Senato hanno espresso il parere di competenza sullo schema di decreto legislativo recante “Norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività” (A.G. n. 382) che, all’articolo 4, istituisce un Sistema coordinato di progettazione per la promozione dei “temi della creatività” in cui confluiscono in primis Mibact e Miur con la collaborazione di Indire, Afam, Università e Istituti tecnici superiori, ma anche del terzo settore che occupa in tale ambito una rilevanza indiscutibile.
  La Commissione ritiene tale provvedimento un importante strumento di supporto ai diritti dei minori nel settore di indagine e considera positive le proposte di miglioramento della governance con una maggior sinergia tra le istituzioni. La positiva integrazione tra Miur e Mibact si realizza attraverso il Piano delle arti che, con cadenza triennale, sostiene le istituzioni scolastiche per la promozione di laboratori permanenti di conoscenza, pratica, ricerca e sperimentazione dell’arte, in collaborazione con i musei, gli istituti e i luoghi della cultura e si propone il supporto, nel primo ciclo di istruzione, alla diffusione dei Poli a orientamento artistico e performativo e nel secondo ciclo di reti di scuole impegnate nella realizzazione dei temi della creatività (musicale e coreutico, teatrale-performativo, artistico-visivo, linguistico-creativo). A fronte delle molte misure contenute nello schema di decreto, si sottolinea però la necessità di incrementare progressivamente le risorse stanziate all’articolo 17 del decreto stesso (2 milioni di euro all’anno e il 5% del personale di potenziamento).
  Per quanto riguarda il terzo settore, si ritiene opportuno evitare irrigidimenti nella programmazione degli enti accreditati per la formazione teatrale, valorizzando le offerte formative che coinvolgono le famiglie e i festival già previsti nelle esperienze scolastiche.
   La Commissione ribadisce, inoltre, la necessità di un rafforzamento di azioni convergenti da parte dei Ministeri Miur e Mibact, che risulta oggi attiva in modo particolare attraverso un corpus, forse poco conosciuto e piuttosto parcellizzato, di protocolli d’intesa riferiti a progettualità puntuali in questo settore. Uno dei progetti di maggior successo “La scuola adotta un monumento” - il cui bando, anche per l’anno scolastico in corso, Le scuole adottano i monumenti della nostra Italia, invita le scuole di ogni ordine e grado che vogliano entrare a far parte della Rete Nazionale a scegliere un monumento del proprio territorio da studiare e valorizzare - ha l’obiettivo di attirare l'attenzione delle scuole sui monumenti del nostro Paese affinché gli studenti "possano appropriarsene". La Commissione avanza la proposta, in un’ottica di solidarietà tra gli studenti, di incrementare l’attenzione sui beni culturali delle Regioni colpite dal terremoto con edizioni speciali del bando sopra menzionato.
  La Commissione sottolinea inoltre la particolare rilevanza del Protocollo d’intesa siglato, il 28 maggio 2014, tra i due dicasteri che si “impegnano a promuovere modelli operativi di apprendimento correlati ai bisogni formativi dei giovani e allo sviluppo di abilità e competenze integrate in grado di rispondere ai mutati contesti socio-economici”. Chiaro il riferimento alle Competenze chiave per l'apprendimento permanente (Strategia di Lisbona del 2000) riprese dalla Raccomandazione 2006/962/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18.12.2006, in cui l’educazione è concepita non solo come acquisizione di nuove conoscenze relative al patrimonio culturale, ma anche come strumento per lo sviluppo di competenze differenti, dalla literacy alla creatività. Dal punto di vista metodologico in questo settore è quanto mai importante ed urgente, anche in considerazione dei provvedimenti in atto da parte del Governo (delega al Governo per il codice dello spettacolo dal vivo, S.2287-bis, all’esame della la 7a Commissione del Senato e decreti legislativi attuativi della L. 107/15), addivenire ad un superamento della divisione tra componente “conoscitiva” e “pratica” delle arti performative, quasi che il “pensare e fare artistico” possano essere considerati in modo disgiunto. Questa distinzione può appunto essere superata dalle citate otto competenze chiave: la competenza n. 6 (Competenze sociali e civiche) e la n. 8 (consapevolezza ed espressioni culturali).
  Quest’ultimo riferimento appare essere un punto chiave anche del Piano nazionale per l’educazione al patrimonio culturale stilato dal Mibact – Direzione Generale Educazione e Ricerca – nel dicembre 2015 cui diffusamente ci si riferisce nel presente documento. Alla soddisfazione per queste importanti sinergie tra ministeri, che tendono a creare un sistema di azione sul territorio nazionale, fa da contraltare la mancata attivazione di un fondo specifico di sostegno alle azioni previste dal Piano. La criticità della sostenibilità economica che si riflette, per esempio, nella crescente esternalizzazione dei servizi nei diversi luoghi di cultura da parte dei servizi educativi del Mibact. Anche l’utilizzo di volontari, in sé pregevole e meritorio, deve coniugarsi con l’esigenza di un personale interno adeguatamente formato che garantisca la continuità progettuale e la verifica degli obiettivi.
  Dall’analisi svolta dalla Commissione, è emersa a livello normativo innanzitutto l’esigenza che il Parlamento proceda in tempi rapidi alla ratifica della Convenzione di Faro del 27 ottobre 2005, sul valore dell’eredità culturale per la società, peraltro già firmata nel 2013, in cui il diritto al patrimonio culturale è considerato come inerente al diritto di partecipare alla vita culturale; in cui si riconosce una responsabilità individuale e collettiva nei confronti del patrimonio culturale nonché la conservazione e la fruizione del patrimonio quali strumenti per lo sviluppo umano e la qualità della vita (pacifica, democratica, inclusiva).
  All’interno di tale visione culturale appare altresì di grande rilievo che gli enti locali in collaborazione con le autonomie scolastiche individuino i beni culturali appartenenti ai Comuni, si condividano progetti di conservazione e, in caso di luoghi abbandonati, si attuino recuperi e attività di animazione. Giova ricordare l’importanza del recupero di tradizioni popolari come danze e musiche, spettacoli con burattini, forme di arte circense. Purtroppo le rilevazioni riportate nel presente documento evidenziano un abbandono di alcuni settori non riscontrabili in altri paesi europei e dunque la perdita di parti del nostro patrimonio culturale. Vanno quindi previsti dei progetti partecipativi che riscoprano queste espressioni di arti performative, che sono fonte di identità e coesione collettive.
  La Commissione esprime soddisfazione per l’approvazione del disegno di legge sul patrimonio immateriale (S.2371) che ha lo scopo di adeguare la normativa italiana, di cui alle legge n.77 del 2006 - recante “Misure di sostegno a favore dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale inseriti nella lista Unesco del patrimonio mondiale” - alla Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, ratificata dall’Italia con legge n. 167 del 2007. Si ricorda che con le citate novelle si estende anche agli elementi del patrimonio culturale immateriale il valore simbolico e la priorità di intervento già riconosciuti ai siti italiani inseriti nella lista dei siti Unesco patrimonio dell’Umanità. Su questo tema si potrebbe aprire una riflessione partecipata per addivenire ad una condivisione delle emergenze più significative proprio in tema di patrimonio immateriale.
  Si sottolinea in particolare l'ordine del giorno g/2371/1/7 al ddl n. 2371 a prima firma del senatore Bocchino, che è stato accolto dal Governo, con cui si impegna a sensibilizzare e farsi garante della salvaguardia del latino e del greco antico come discipline portanti. Inoltre il Governo si impegna a sostenere le proposte volte a dichiarare il latino e il greco «patrimonio culturale dell'umanità». É evidente come garantire una continuità nello studio delle lingue antiche, data l'importante presenza nel nostro patrimonio letterario, sia funzionale alla fruizione e alla conservazione della memoria del nostro patrimonio storico e civile. Il concetto è ripreso peraltro nel parere approvato dalle 7e Commissioni permanenti di Camera e Senato sullo schema di decreto legislativo recante norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno alla creatività(115).
  Tra gli obiettivi della Convenzione di Faro appare rilevante l’invito a una maggior sinergia di intenti tra tutti gli attori pubblici e privati per costruire una reale dimensione partecipativa della comunità nei confronti degli aspetti specifici del patrimonio culturale. Ne consegue, anche per superare le criticità rispetto alle materie concorrenti Stato-Regioni, la necessità di operare in rete per rendere le azioni più efficaci e semplificare limiti logistici e eccessi di burocrazia. Esperienze che sono state riportate - come ad esempio quella del FAI – sono da incentivare proprio in quanto promuovono l’aspetto partecipativo alla cultura. L’interazione tra le scuole, i centri di cultura e il terzo settore, inoltre, necessita per progredire più agevolmente anche di maggiori flessibilità progettuale e snellimento logistico-amministrativo attraverso convenzioni-quadro tra istituzioni e privato sociale.
  Rispetto al terzo settore in ambito culturale, si ritiene necessario, a livello normativo, introdurre agevolazioni, a cominciare dalla detrazione fiscale per le famiglie i cui bambini svolgono specifiche attività culturali (corsi di danza, teatro, musica, ecc.), come già previsto per le attività sportive. Per consolidare ulteriormente questa azione può essere opportuno prevedere, al pari delle attività sportive-dilettantistiche, agevolazioni fiscali e contributive per talune figure impiegate per le attività di promozione e produzione di spettacolo in ambito non profit(116).
  Sempre legato al terzo settore, che si ricorda ha un ruolo importante per la mole di attività laboratoriali e di spettacolo rivolte ai giovani anche in funzione di valorizzazione di talenti emergenti, si sottolinea un problema rilevato rispetto ai Fondi strutturali europei per il Programma operativo nazionale (PON) “Cultura e sviluppo 2014-2020”, destinato a cinque regioni del Sud Italia. Infatti, su indicazione del Ministero, Invitalia pubblica e gestisce i bandi denominati “Cultura Crea” relativi al PON Cultura, indicando come eleggibili alla partecipazione categorie del Terzo Settore purtroppo non esaustive in quanto - Imprese Sociali, Cooperative Sociali, ONLUS – non sono incluse le associazioni di promozione sociale che rappresentano il numero più consistente di enti del terzo settore impegnati nel settore cultura. E’ opportuno invece includere e incentivare alla partecipazione le migliaia di soggetti che nel territorio operano a favore della cultura.
  Poiché è unanimemente affermato che la produzione e la promozione di spettacolo dal vivo trascendono il semplice aspetto economico, ma determinano trasformazioni importanti a seguito del loro sviluppo sul territorio e sul piano nazionale, quali l’arricchimento per il pubblico e per le persone in genere sul piano culturale e sociale, si propone che possa essere introdotto per i soggetti che si candidano ai fondi e ai bandi del settore dello spettacolo dal vivo una valutazione dell’impatto sociale che tali attività determinano nel contesto della comunità in cui operano.
  Occorre infatti considerare misure finalizzate ad una maggiore accessibilità e fruizione dello spettacolo dal vivo da parte dei minori e delle loro famiglie, prevedendo criteri specifici nel regolamento del Fondo unico per lo spettacolo (FUS) che valorizzino le progettualità di interazione con le scuole, Università e AFAM. In tal senso risulta di fondamentale importanza l’approvazione del Nuovo codice dello spettacolo dal vivo che, come la legge su cinema e audiovisivo, recentemente approvata (L. 220 del 2016), affronta il tema della formazione delle giovani generazioni a partire da importanti realtà che proprio sulla formazione di base concentrano la loro progettualità. In tale contesto si ritiene altresì fondamentale svincolare le scelte in materia di offerta artistica dal sistema delle gare d’appalto al massimo ribasso che, in molti casi, non garantiscono la qualità, ma solo l’economicità, dei progetti di formazione artistica proposti.
  Uno degli aspetti importanti della legge sul cinema è il recupero o la nuova costruzione di sale polifunzionali con particolare attenzione a quelle collocate nelle periferie degradate e quindi finalizzate alla creazione di importanti presidi aggregativi e culturali. E’ importante che su questo tema, che vede un’attenzione anche nella legge di riforma della scuola con la valorizzazione delle attività laboratoriali, si pensi alle fasi operative per poter dare risposte alle necessità emergenti. Gli adolescenti, in particolare devono trovare strutture gestite come punti di aggregazione (alternativi ai centri commerciali o alle sale gioco) dove sviluppare la propria socialità e dare spazio alla creatività e al benessere. A tal proposito è urgente prevedere forme di incentivo, anche attraverso la leva fiscale, per la ristrutturazione e la gestione degli spazi culturali compresi quelli che ospitano stabilmente attività di spettacolo dal vivo con particolare attenzione alle attività diffuse sul territorio.
  La Commissione conviene con le tante sollecitazioni pervenute dagli auditi e dai portatori di interessi per la valorizzazione delle Reti territoriali (circuiti teatrali, sistemi bandistici e corali, orchestre giovanili, ecc.) meglio se articolate a livello di Regioni o Province autonome. L’articolazione in Reti regionali di soggetti di promozione della cultura e delle arti performative permette infatti una migliore interazione con le scuole anche per la formazione dei docenti. In tale quadro di sinergie territoriali anche il tema della formazione dei formatori può essere affrontato in modo integrato.
  È quindi opportuno prevedere specifici crediti formativi universitari (CFU) di didattica museale nella formazione iniziale dei docenti sia in corsi di laurea di tipo scientifico che umanistico, individuare corsi disciplinari all’interno di corsi di laurea proprio in funzione dell’educazione al patrimonio, sia in merito alle metodologie didattiche e partecipative, sia in merito agli aspetti comunicativi.
  Rispetto alla formazione iniziale, sulla quale è in corso di emanazione il decreto legislativo (A.G. 377) recante “Riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria per renderlo funzionale alla valorizzazione sociale e culturale della professione”, si ricorda l'importanza di considerare il ruolo dell'AFAM e prevedere, con opportuni provvedimenti, il potenziamento dei corsi rivolti alla didattica, oggi presenti nel Conservatori con i Dipartimenti di pedagogia e didattica della musica, anche per gli altri ambiti formativi. In tal senso è ormai improcrastinabile ultimare l'iter del disegno di legge recante “Norme per la statizzazione dell’istituti musicali pareggiati” (S. 322), attualmente in discussione in settima Commissione al Senato.
  In considerazione del piano di formazione previsto dalla legge n. 107 del 2015, si sottolinea l’importanza di una formazione ad hoc per gli insegnanti in servizio per favorire il pieno accesso alla fruizione e alla produzione culturale da parte degli studenti, valorizzando i docenti già presenti nell’istituzione scolastica particolarmente competenti e formati nel settore.
  La Commissione auspica inoltre l’introduzione di disposizioni atte a garantire una migliore formazione e qualificazione professionale per gli operatori che si occupano di beni culturali, in merito alle metodologie di accesso per una migliore fruizione anche da parte dei minori e delle famiglie con particolare attenzione alle nuove tecnologie: bibliotecari, guide museali e turistiche, archivisti.
  In tale cornice si iscrive la richiesta della Commissione di ulteriore incentivazione e diffusione di progetti come Nati per Leggere e Nati per la Musica e di tutti i progetti che, su base scientifica, valorizzano la collaborazione tra offerta culturale e servizi di cura, ritenendo tali attività fortemente indirizzate al sostegno della genitorialità, alla prevenzione e al benessere del bambino.
  La Commissione auspica la rapida calendarizzazione in Assemblea alla Camera delle proposte di legge sul potenziamento della lettura (C. 1504) Giancarlo Giordano ed altri, «Disposizioni per la diffusione del libro su qualsiasi supporto e per la promozione della lettura» e C. 2267, Sandra Zampa e altri, «Norme per la promozione della lettura nell'infanzia e nell'adolescenza e istituzione della Giornata nazionale della promozione della lettura e della Settimana nazionale del libro nelle scuole», attualmente all’esame della VII Commissione Cultura in sede referente.
  In tal senso, si ritiene indispensabile una maggiore collaborazione tra le istituzioni e in particolare tra MIBACT-MIUR-Ministero della Salute e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, promuovendo una più incisiva sinergia tra i vari osservatori e istituti che si occupano di minori a cominciare dall’Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e dall’Osservatorio nazionale per l'integrazione degli alunni stranieri e per l'educazione interculturale.
  La Commissione reputa l’alternanza scuola-lavoro nel settore culturale come una importante opportunità; considerato che i percorsi ASL nei licei sono stati avviati solo con l’anno scolastico 2015/16 si segnala la necessità di un’adeguata programmazione dei percorsi in alternanza, che dovranno tener conto, comunque, delle capacità strutturali, tecnologiche e organizzative degli Istituti accoglienti, come indicato nel documento stesso del MIUR Attività di alternanza scuola-lavoro. E’ poi opportuno che vengano dettagliatamente previste le attività che gli studenti possono intraprendere al fine di conseguire effettivamente conoscenze, competenze e abilità inerenti al settore culturale.
  Si ritiene opportuna, inoltre, la revisione della Carta dello studente, in modo tale da incrementarne l’utilizzo, introducendola anche per la scuola secondaria di primo grado. Si rileva infatti la necessità di un maggior coinvolgimento dei giovani sia nelle scuole che in ambienti extrascolastici per valorizzare i beni culturali attraverso programmi artistici e tecnologici; del riconoscimento con crediti formativi delle attività extrascolastiche che hanno come fine la valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale e la promozione di incentivi per le aggregazioni tra pari, in particolare quelle che hanno come obiettivo finale la divulgazione del patrimonio culturale. A tale scopo potrebbe essere ripensato anche il benefit di 500 euro per i diciottenni, prestando una maggiore considerazione ai servizi offerti dal terzo settore.
  Per concludere, la Commissione si impegna a offrire il proprio contributo per rendere esigibili i diritti di fruizione al patrimonio, di partecipazione all’eredità culturale e di espressione artistica tanto ribaditi dalle Convenzioni europee e dalla nostra Costituzione.
  Su questo terreno è possibile costruire un’identità nazionale ed europea capace di creare quella cittadinanza attiva, presupposto degli obiettivi dell’indagine conoscitiva. Oltre alle osservazioni e alle indicazioni esplicitate nei precedenti paragrafi la Commissione, anche sulla base delle importanti sollecitazioni pervenute dalla Presidente della Commissione per la cultura e l’istruzione del Parlamento europeo, Silvia Costa, ritiene di stimolare il Governo affinché il nostro Paese sia sempre più attivo a livello internazionale nella promozione ed attivazione di politiche fiscali e normative anche trasversali che agevolino l’internazionalità dei progetti culturali.
  Reti internazionali di arti performative per l’infanzia e l’adolescenza, itinerari a vocazione turistico-culturale per famiglie trovano già oggi, e da diversi anni, il sostegno della Commissione europea, attraverso i Programmi Cultura prima ed ora Europa Creativa. Spesso i progetti europei sono uno degli effetti prodotti dalle buone pratiche delle Reti nazionali su cui tanto si è insistito proprio per dare forza e spingersi oltre i confini nazionali. In questo processo di internazionalità, per esempio, l’intero sistema del Teatro Ragazzi italiano - costituito da progetti promossi dagli enti locali, rivolti ai minori di età compresa tra 1 e 16 anni - rappresenta agli occhi del mondo un modello e un riferimento sempre più importante per i processi di produzione artistica.
  Il 2018 sarà l’anno europeo del patrimonio. Il 9 febbraio 2017 i rappresentanti del Consiglio e del Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio su una decisione che istituisce tale celebrazione che ha lo scopo di sensibilizzare all'importanza della storia e dei valori europei e rafforzare il relativo senso d'identità. Al tempo stesso, si punta a richiamare l'attenzione sulle opportunità offerte dal nostro patrimonio culturale, ma anche sulle sfide con cui si confronta, come l'impatto del passaggio al digitale, le pressioni a livello fisico e ambientale sui siti del patrimonio e il traffico illecito di beni culturali.
  Infine, si ricorda che il 30 marzo scorso è stata sottoscritta a Firenze, al termine del primo G7 Cultura della storia, promosso dal Ministro dei beni e delle attività culturali italiano, Dario Franceschini, un documento - la Dichiarazione di Firenze –in cui si condanna la distruzione del patrimonio culturale e si richiama la comunità internazionale a un maggiore impegno nel contrasto al traffico illegale di beni culturali e nelle azioni di tutela e di salvaguardia di siti archeologici, monumenti, opere d’arte, beni librari e archivistici nelle zone belliche.
  In tale cornice la Commissione ritiene che sarà importante focalizzare il rapporto tra minori e patrimonio culturale ed auspica che molti dei suggerimenti contenuti nel presente documento possano trovare risposta assicurando all’Italia anche per il futuro il ruolo che in tanti secoli si è guadagnata proprio grazie al suo patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico e alla produzione artistica.
  Facendo leva sulle grandi potenzialità della nostra Nazione e sulle buone pratiche già in essere, ma mettendo in essere azioni di miglioramento, con un’opera di ottimizzazione e implementazione delle risorse potremo continuare a offrire al mondo la nostra bellezza con la consapevolezza che nella sua conoscenza, tutela e costante riappropriazione collettiva si possa trovane nutrimento per un’identità sociale e culturale in grado di affrontare le sfide della società contemporanea.

 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL DIRITTO DEI MINORI A FRUIRE DEL PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE NAZIONALE

ELENCO DEI SOGGETTI AUDITI

13/05/2014 – Audizione di Cristina Marchini, responsabile del Settore scuola educazione del FAI (Fondo Ambiente Italiano).

24/02/2015 – Audizione del dr. Ettore Pietrabissa e della dr.ssa Carolina Botti, rispettivamente Direttore generale e Direttore Centrale dell'ARCUS (Società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo S.p.A).

03/03/2015 – Audizione del Direttore generale del Centro per il libro e la lettura (Cepell), dott.ssa Flavia Cristiano.

16/04/2015 – Audizione del Sottosegretario all'istruzione, all'università e alla ricerca scientifica, Angela D'Onghia.

28/04/2015 – Audizione della Presidente dell'Associazione Italiana Biblioteche – AIB, Enrica Manenti.

19/05/2015 – Audizione della Vicepresidente della Società Sistema Museo, Simona Menci e del Direttore dell'area innovazione-education di Confindustria, Andrea Bairati.

09/06/2015 – Audizione del prof. Lorenzo Bianconi, ordinario di drammaturgia musicale presso l'Università di Bologna e del prof. Ludovico Solima, associato presso la Facoltà di Economia della Seconda Università di Napoli, docente di Management delle imprese culturali.

23/06/2015 – Audizione del Direttore generale di ZETEMA, Roberta Biglino e del Responsabile del settore attività didattiche di CIVITA Cultura, Gaia Morelli.

30/06/2015 – Audizione del Sottosegretario ai beni, alle attività culturali e al turismo, Francesca Barracciu.

14/07/2015 – Audizione del Presidente dell'Associazione bibliotecari ecclesiastici italiani (ABEI), S.E. Mons. Francesco Milito, e del Vice presidente, Francesco Failla e della Presidente dell'Associazione musei ecclesiastici italiani (AMEI), Domenica Primerano.

22/07/2015 – Indagine conoscitiva sulla prostituzione minorile. Indagine conoscitiva sul diritto dei minori a fruire del patrimonio artistico e culturale nazionale.

22/09/2015 – Audizione della Presidente della Commissione per la cultura e l'istruzione del Parlamento europeo, Silvia Costa.

06/10/2015 – Audizione di rappresentanti di International Council of Museums (ICOM): Marianella Pucci, corrispondente nazionale European museums forum, e Edvige Bruno, responsabile dei servizi educativi, e di Ilaria Bonuccelli, giornalista e scrittrice, ideatrice del progetto «Checco e il delfino Zecchino» – Il Santuario dei cetacei e la Biblioteca dei ricordi.

 

 

NOTE:

[1] Cfr. in Atti parl. XVII leg. l’allegato al Res. Sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 30 giugno 2015.

[2] Vedi ad es. la L. n. 183 del 1989, recante norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo; la L. n. 394 del 1991 sulle aree protette; la L. n. 65 del 1994, istitutiva dell’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente e le agenzie regionali.

[3] Si ricorda che il Ministero del turismo e dello spettacolo è stato istituito dalla l. n. 617 del 1959. Nel 1993, il Ministero è stato abrogato da un referendum e la gestione del settore è stata trasferita alla Presidenza del Consiglio dei ministri con la creazione di un Dipartimento ad hoc (DPCM 20 dicembre 1995). Con il Governo Berlusconi IV, con DPCM del 2 luglio 2008, le funzioni sono state delegate al Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Michela Vittoria Brambilla. Con DPR 8-5-2009, Michela Vittoria Brambilla, è stata nominata Ministro senza portafoglio con delega al turismo. La l. n. 71 del 2013, art. 1, co. 2, ha previsto il trasferimento delle competenze del Ministro per il turismo al Ministero per i beni e le attività culturali.

[4] Cfr. il DPCM 28 agosto 2014, n. 171.

[5] Cfr. la Raccomandazione N.R. (98) 5 del 17 marzo 1998, in https://rm.coe.int/CoERMPublicCommonSearchServices/ DisplayDCTMContent?documentId=09000016804f1ca1

[6] Cfr. in Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 30 giugno 2015 l’audizione della Sottosegretaria ai beni culturali e ambientali, Francesca Barracciu.

[7] http://www.istruzione.it/allegati/2014/protocolloMIUR_MIBACT280514.pdf

[8] Protocollo d’intesa per il potenziamento della ricerca applicata al patrimonio culturale e al turismo, sottoscritto tra MIBACT e MIUR.

[9] Cfr. al riguardo le domande poste dal deputato Antimo Cesaro nel corso dell’audizione del 30 giugno 2015.

[10] Cfr. le considerazioni espresse in tal senso dalla Vicepresidente Sandra Zampa nella seduta del 30 giugno 2015 e la replica della sottosegretaria Barracciu.

[11] http://www.camera.it/_bicamerali/leg14/infanzia/leggi/Legge 176 del 1991.htm

[12] Cfr. in tal senso le considerazioni espresse nella seduta del 30 giugno 2015 dalla Presidente Michela Vittoria Brambilla, dalla Vicepresidente Sandra Zampa e dalla Sottosegretaria Francesca Barracciu.

[13] Cfr. in tal senso le considerazioni espresse nella seduta del 30 giugno 2015 dalla Presidente Michela Vittoria Brambilla.

[14] Cfr. in tal senso le considerazioni della Sottosegretaria Francesca Barracciu.

[15] Cfr. l’art.1, commi 392-395, della legge n. 208 del 2015.

[16] “Futuro in partenza? L’impatto delle povertà educative sull’infanzia in Italia”,  presentato il 1° aprile 2017, in occasione del rilancio della campagna per il contrasto alla povertà educativa.

[17] www.dger.beniculturali.it/getFile.php?id=239

[18] Cfr. in tal senso le considerazioni espresse nel corso della seduta del 16 aprile 2015 dalla Presidente, Michela Vittoria Brambilla, dal deputato Antimo Cesaro, dalla sen. Elena Ferrara e dalla vicepresidente Rosetta Enza Blundo.

[19] Cfr. in tal senso le osservazioni della sen. Elena Ferrara.

[20] Cfr. le osservazioni espresse al riguardo dalla vicepresidente Blundo.

[21] http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2014/11/25/14G00183/sg

[22] http://www.dger.beniculturali.it/index.php?it/21/news/6/piano-nazionale-per-leducazione-al-patrimonio-culturale

[23] http://www.ohchr.org/EN/UDHR/Documents/UDHR_Translations/itn.pdf

[24] http://www.unesco.beniculturali.it/index.php?it/28/normativa

[25] http://www.ohchr.org/EN/ProfessionalInterest/Pages/CRC.aspx

[26] http://www.unesco.org/fileadmin/MULTIMEDIA/HQ/CLT/diversity/pdf/declaration_cultural_diversity_it.pdf

[27] http://www.unesco.beniculturali.it/index.php?it/28/normativa

[28] http://www.unesco.beniculturali.it/index.php?it/28/normativa

[29] Cfr. al riguardo le considerazioni espresse dalla Presidente della Commissione per la cultura e l’istruzione del Parlamento europeo, Silvia Costa, nel corso dell’audizione svolta il 22-09-2015.

[30] https://www.noexperiencenecessarybook.com/mXdN3/european-democratic-citizenship-heritage-education-and-identity.html

[31] http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=celex:12012E/TXT

[32] Gli artt. 1 e 3, della Dichiarazione universale sulla diversità culturale, UNESCO, 2001, estendono il concetto di sviluppo sostenibile al concetto di diversità culturale, necessaria alla crescita economica “quanto la biodiversità per la natura”, in quanto “mezzo per condurre una esistenza più soddisfacente sul piano intellettuale, emozionale, morale e spirituale”.

[33] http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=celex:52007DC0242

[34] https://www.coe.int/it/web/conventions/full-list/-/conventions/treaty/199

[35] http://docplayer.it/10741453-I-diritti-culturali-dichiarazione-di-friburgo.html

[36] Cfr. sul punto le considerazioni espresse dalla Presidente della Commissione Cultura e istruzione del Parlamento europeo, Silvia Costa, nel corso dell’audizione del 22/09/2015.

[37] http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52014XG1223(02)&from=EN

[38] http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:42010Y1202(01)

[39] Si ricorda che Europa 2020 è la strategia decennale UE per la crescita e l’occupazione, varata nel 2010, che prevede la realizzazione entro il 2020 di cinque obiettivi quantitativi che riguardano l’occupazione, la ricerca e lo sviluppo, il clima e l'energia, l'istruzione, l'integrazione sociale e la riduzione della povertà. http://ec.europa.eu/europe2020/europe-2020-in-a-nutshell/index_it.htm

[40] Per “early school leavers” si intendono i ragazzi che non riescono a conseguire il diploma di istruzione della scuola secondaria di secondo grado. Per il rapporto di Save the children cfr. la nota n.16.

[41] http://www.finanziamentidiretti.eu/?page_id=560

[42] http://programmicomunitari.formez.it/content/europa-creativa-2014-2020

[43] http://europa.formez.it/sites/all/files/guida_ai_programmi_di_finanziamento_europeo_2014-2020.pdf.pdf

[44] Cfr. sul punto le considerazioni espresse dalla vicepresidente Sandra Zampa e la risposta fornita dalla Presidente Costa nel corso della citata audizione.

[45] Cfr. le considerazioni espresse dalla vicepresidente Rosetta Enza Blundo e dalla senatrice Mara Valdinosi nel corso della citata audizione.

[46] DPR 31 agosto 2016.

[47] Cfr. Ludovico Solima, professore associato presso la Facoltà di Economia della Seconda Università degli studi di Napoli e docente di Management delle imprese culturali, in Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 9 giugno 2015.

[48] Cfr. Edvige Bruno, responsabile dei servizi educativi dell'European Museum Forum, rappresentante dell’International Council of Museums (ICOM, organizzazione internazionale dei musei e dei professionisti museali), in Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 6 ottobre 2015.

[49] Cfr. Roberta Biglino, direttore generale di ZETEMA, in Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 23 giugno 2015.

[50] http://noi-italia2014.istat.it/

[51] Cfr. Andrea Bairati, direttore dell'area innovazione-education di Confindustria, in Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 19 maggio 2015.

[52] Tali dati sono stati confermati dal recente rapporto, sempre di Save the Children, su cui si rimanda alla nota n.16.

[53] http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sitoMiBAC/Contenuti/MibacUnif/Comunicati/visualizza_asset.html_892096923.html

[54] Cfr. Ettore Pietrabissa, Direttore generale di ARCUS, in Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 24 febbraio 2015. ARCUS è una società del Ministro per i beni e le attività culturali costituita nel 2003. Il suo compito è sostenere progetti concernenti il mondo dei beni e delle attività culturali, anche nelle sue possibili interrelazioni con le infrastrutture strategiche del Paese.

[55] Cfr. Gaia Morelli, responsabile del settore attività didattiche di CIVITA Cultura, in Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 6 ottobre 2015. CIVITA è un’associazione di circa 160 imprese che opera nella divulgazione e nella valorizzazione dei beni culturali, concessionaria di vari servizi nelle istituzioni museali.

[56] Cfr. Marianella Pucci, Corrispondente nazionale dell'European Museum Forum, in Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 6 ottobre 2015.

[57] Decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica del 16 novembre 2012, n. 254, Regolamento recante indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, a norma dell’articolo 1, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 89.

[58] Cfr. Domenica Primerano, presidente dell'Associazione dei musei ecclesiastici italiani (AMEI), in Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 14 luglio 2015.

[59] Cfr. Simona Menci, vicepresidente della Società Sistema Museo, in Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 19 maggio 2015. Sistema Museo è una società privata nel settore della gestione dei beni culturali, in particolare dell’educazione al patrimonio culturale.

[60] Cfr. Carolina Botti, Direttore generale di ARCUS (Società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo SpA) , in Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 24 febbraio 2015. Si ricorda che con la legge di stabilità 2016 è stata effettuata la fusione per incorporazione della società ARCUS SpA  in ALES SpA, avvenuta ope legis ex art. 1, comma 322, della legge 28 dicembre 2015 n.208. La Ales - Arte Lavoro e Servizi S.p.A.  è la società  in house del Ministero dei Beni e delle Attività  Culturali e del Turismo (MiBACT) - che ne detiene il 100% del pacchetto azionario. 

[61] Cfr. Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 19 maggio 2015. Si ricorda che l’on. Cesaro è stato nominato, nel corso della legislatura, sottosegretario ai beni e alle attività culturali.

[62] Cfr. Edvige Bruno, responsabile dei servizi educativi dell'European Museum Forum, in Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 6 ottobre 2015.

[63] http://dati.istat.it

[64] noi-italia.istat.it

[65] Cfr. Flavia Cristiano, direttore generale del Centro per il libro e la lettura (Cepell), in Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 3 marzo 2015. Indagine commissionata dal Cepell a Nielsen Company per il periodo ottobre 2010 - giugno 2014, i cui risultati sono stati pubblicati su “Libri e riviste d’Italia” n. 1-4 del 2015, pp. 25-108. http://www.bv.ipzs.it/bv-pdf/007/MOD-BP-15-104-015_2199_1.pdf

[66] Cfr. Enrica Manenti, presidente dell'Associazione italiana biblioteche-AIB, in Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 28 aprile 2015.

[67] http://eacea.ec.europa.eu/education/eurydice/documents/thematic_reports/130IT.pdf

[68] “La lettura in Italia” http://www.istat.it/it/archivio/178337

[69] Per questi ed altri dati si vedano le tabelle riportate alla fine del paragrafo.

[70] Cfr. Francesco Failla, vicepresidente dell'Associazione bibliotecari ecclesiastici italiani (ABEI), in Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 14 luglio 2015.

[71] http://www.progettoinvitro.it/repository/invitro/Documenti/report_In_vitro_2016.pdf

[72] http://www.natiperleggere.it/

[73] http://crescereleggendo.it/

[74] http://lnx.unsabeniculturali.it/it/wp-content/uploads/2016/07/all_31.pdf

[75]http://www.istat.it/it/archivio/178337

[76]http://www.istat.it/it/archivio/178337

[77] Cfr. Mario Piatti "Fare e pensare le musiche nell’educazione", pagg. 92-93.

[78] Cfr. Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 28 aprile 2015.

[79] Cfr. Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 6 ottobre 2015.

[80] Cfr. Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 9 giugno 2015.

[81] Istituito con DM n. 103 del 23 dicembre 2009; rinnovato recentemente con DM n. 529 del 30 giugno 2016.

[82] Raccomandazione N. R. 2006/962/CE.

[83] Cfr. Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 22 settembre 2015.

[84] Cfr. Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 16 aprile 2015.

[85] Cfr. DM 8/2011,”Diffusione della cultura e della pratica musicale nella scuola primaria”, art. 8.

[86] Cfr. DM n. 37/2009, “Ridefinizione delle classi di abilitazione all’insegnamento, nonché la composizione delle cattedre alla luce delle nuove classi di abilitazione in coerenza con i nuovi piani di studio della scuola secondaria di primo grado”.

[87] Istituito con il DPR 15 marzo 2010, n. 89, “Regolamento recante revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei a norma dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133”.

[88] Cfr: "I licei musicali e coreutici italiani. Assetto, organizzazione, e risultati al termine del quinto anno di attività - Rapporto 2016" a cura di Gemma Fiammetta - Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione – MIUR.

[89] Cfr. L. 13 luglio 2015, n. 107, art. 1, comma 26.

[90] Cfr. L. 28 dicembre 2015, n. 208, “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato”, art. 1, comma 984.

[91] V. L. 13 luglio 2015, n. 107, art. 1, comma 181, lettera g), n. 2.

[92] V. L. 13 luglio 2015, n. 107, art. 1, comma 181, lettera g), n. 5.

[93] V. L. 13 luglio 2015, n. 107, art. 1, comma 28.

[94] V. L. 13 luglio 2015, n. 107, art. 1, comma 181, lettera g), n. 4.

[95] Del ddl, non è ancora iniziato l’esame.

[96] V. http://faremusicatutti.altervista.org/musica-scuola-curricolo-territorio

[97] Cfr. Atto. N. 386, Senato, XXVII Leg. (Att. non legislative): Affare sulla scuola, con particolare riferimento alla valutazione del riordino della scuola secondaria di secondo grado, all’impatto del precariato sulla qualità dell’insegnamento e alle recenti iniziative del Governo concernenti il potenziamento di alcune materie e la situazione del personale. Al termine dell’esame, il 14.01.2015, è stata approvata dalla 7ª Comm. la risoluzione doc. XXIV n. 44.

[98] Approvata il 6 maggio 2015. Affare assegnato Atto n. 409 - XVII Leg. Senato

[99] Sul punto si rimanda alla nota n.115.

[100] http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ministero/cs040216

[101] http://www.istruzione.it/allegati/2016/Indicazionistrategiche20162017.pdf

[102]Cfr. L. 14 novembre 2016, n. 220 (GU Serie Generale n. 277 del 26-11-2016).

[103] http://dati.istat.it

[104] Dall'Annuario dello Spettacolo 2015 – SIAE https://www.siae.it/sites/default/files/08_10_Annuario_dello_Spettacolo_2015.pdf

[105] Somma degli ingressi con titolo gli ingressi in abbonamento.

[106] Affluenza degli spettatori in manifestazioni senza rilascio di titolo d'accesso nelle quali l’organizzatore realizza introiti mediante l'erogazione di prestazioni diverse (quali, ad esempio, la somministrazione di consumazioni al bar).

[107] Somme che gli spettatori corrispondono per poter accedere al luogo di spettacolo (spesa per l’acquisto di biglietti ed abbonamenti).

[108] Altre voci di spesa che possono concorrere a definire l’importo della spesa complessiva (prevendita dei biglietti, prenotazioni di tavoli, servizio guardaroba, consumazioni al bar, ecc.).

[109] Dall'Annuario dello Spettacolo 2015 – SIAE https://www.siae.it/sites/default/files/08_10_Annuario_dello_Spettacolo_2015.pdf

[110] Annuario SIAE “L’attività di spettacolo – 1° semestre 2016 https://www.siae.it/sites/default/files/1° semestre 2016.pdf

[111] Cfr. al riguardo le considerazioni espresse dal deputato Antimo Cesaro in Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 13 maggio 2014.

[112] Cfr. sul punto le considerazioni della senatrice Donella Mattesini, in Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 13 maggio 2014.

[113] Cfr. sul punto le osservazioni del deputato Antimo Cesaro, in Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 13 maggio 2014.

[114] Cfr. sul punto Atti parl. XVII leg. Res. sten. della seduta della Comm. parl. per l’infanzia e l’adolescenza del 6 ottobre 2015.

[115] Cfr. l’A.G. n.382 , su cui le Commissioni permanenti hanno espresso il parere di competenza, ai sensi dell’art.1, commi 180,181, lett.g), 182 della l.n.107 del 2015.

[116] (cfr. articolo 67, comma 1, lettera m, del D.P.R. n. 917/1986 – TUIR / risoluzione Agenzia Entrate n. 34/E del 26 marzo 2001 /art. 35, comma 5, D.L. n. 207/2008)