Doc. IV-quater, n. 2





Onorevoli Colleghi! - La Giunta per le autorizzazioni riferisce su una domanda di deliberazione in materia di insindacabilità avanzata dal deputato Aniello Formisano, in relazione ad un procedimento penale pendente presso il Tribunale di Torre Annunziata.
La Giunta ha dedicato all'esame della questione le sedute del 9 e del 31 luglio 2013, procedendo ad acquisire informazioni, documenti e chiarimenti anche dal deputato interessato; per completezza, alla presente relazione si allegano i resoconti delle citate sedute.
Al fine di consentire ai colleghi di maturare un giudizio sul delicato bilanciamento tra l'interesse al pieno svolgimento della funzione giurisdizionale e la tutela delle prerogative costituzionali riconosciute ai parlamentari dall'articolo 68, primo comma della Costituzione, si riassumono di seguito i principali passaggi del procedimento penale da cui trae origine il presente procedimento.
Alcuni mesi dopo lo svolgimento della campagna elettorale per l'elezione del sindaco del comune di Torre del Greco, che aveva visto come candidato sconfitto per il centro-destra il sindaco uscente Ciro Borriello, l'onorevole Formisano ha pronunciato - in qualità di ospite alla trasmissione televisiva "Uno Mattina" - la frase «delinquente di centro-destra, perché tale era».
In conseguenza di ciò è stato citato in giudizio da Ciro Borriello, sul presupposto che la frase offensiva fosse stata pronunciata nei suoi confronti, essendo la stessa riferita al periodo in cui esso svolgeva il mandato di sindaco del comune di Torre del Greco.
Ad avviso dell'onorevole Formisano, le sue dichiarazioni dovevano invece essere collocate nel quadro di una sua critica complessiva al "sistema di potere" che si diramava negli enti locali della Campania e che aveva il suo rappresentante di vertice nell'onorevole Cosentino, già sottosegretario nel Governo Berlusconi ed esponente di spicco del Popolo della Libertà nella regione Campania.
Sempre secondo l'onorevole Formisano, tale era l'identificazione tra l'onorevole Cosentino e gli amministratori locali di sua fiducia, ed in particolare il sindaco di Torre del Greco Borriello, visto che gli stessi non esitavano ad autodefinirsi rispettivamente "padrino" e "figlioccio politico".
Pertanto, l'onorevole Formisano assume che vi sia una evidente assimilazione sul piano politico della sua attività di denuncia politica nei confronti dell'uno e dell'altro; anche perché, sempre a dire dello stesso, dai successivi approfondimenti nelle sedi proprie sarebbe emerso in modo inequivocabile la strettissima connessione tra l'amministrazione Borriello e il "sistema Cosentino", con particolare riguardo agli appalti concessi dal comune guidato da Borriello alle imprese di Casal di Principe.
Peraltro, l'onorevole Formisano ha anche voluto precisare che la frase dallo stesso utilizzata "delinquente di centro-destra" - lungi dal comportare una volontà di differenziare il giudizio su un delinquente in base alla sua collocazione politica, - denota come si sia espresso, in toni certamente forti, ma pur sempre nell'ambito di un ragionamento e di un giudizio squisitamente politico.
Il dibattito svolto in Giunta, anche al fine di elaborare criteri condivisi sul tema dell'insindacabilità parlamentare, si è concentrato, in particolare, sugli atti e sulle espressioni manifestate "extra moenia", confrontando due esigenze, ben individuate e descritte nella Relazione sui criteri generali di applicazione dell'insindacabilità parlamentare discussa durante la XVI legislatura ed approvata dalla Giunta per le autorizzazioni, all'unanimità, il 14 gennaio 2009, ovvero da una parte "quella di assecondare la naturale predisposizione della politica e dei suoi esponenti parlamentari a fruire nel modo più libero e pieno della scena mediatica" e dall'altra "quella di evitare che l'applicazione della regola dell'insindacabilità si trasformi in un privilegio personale".
A tal riguardo è stato opportunamente evidenziato che l'articolo 3, comma 1, della legge n. 140 del 2003 riconosce l'applicazione dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione "per ogni altra attività di ispezione, di divulgazione, di critica e di denuncia politica, connessa alla funzione di parlamentare, espletata anche fuori del Parlamento".
Il giudizio sulla conformità di tale norma con i precetti costituzionali è stato basato dalla Corte costituzionale (sentenza n. 120 del 2004) proprio sulla considerazione che tale disposizione "non elimina il nesso funzionale e non stabilisce che ogni espressione dei membri delle Camere (...) sia per ciò solo assistita dalla garanzia dell'immunità (.. .) giacché il criterio di delimitazione (...) non è quello della localizzazione dell'atto, ma piuttosto come detto, quello funzionale, cioè riferibile in astratto ai lavori parlamentari".
Ciò posto, ove si pretendesse una totale e completa sovrapposizione della comunicazione e divulgazione "extra moenia" rispetto ai lavori parlamentari, si colpirebbe, limitandone oggettivamente le prerogative e le azioni politiche, il parlamentare che, onestamente e senza doppi fini, conduca un'azione convinta e trasparente nelle sedi parlamentari rispetto a chi invece, preordinatamente, all'azione di divulgazione politica ne faccia precedere una di carattere strettamente istituzionale.
Appare, pertanto, imprescindibile un bilanciamento tra l'interesse protetto dalla previsione costituzionale dell'insindacabilità ed il principio di uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge ed alla giurisdizione.
In quest'ottica, non è certamente possibile riconnettere l'immunità parlamentare ad opinioni espresse nel quadro di una generica attività politica, perché ciò estenderebbe in modo inaccettabile la prerogativa parlamentare.
È però auspicabile non restringere eccessivamente l'operatività dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, consentendo che la verifica della sussistenza del nesso funzionale - senza essere formalisticamente ancorata alla pregressa attività parlamentare realizzata con atti tipici - tenga invece conto della multiforme e complessa funzione parlamentare, che si esplica nelle sedi istituzionali come anche nelle sedi di diretto ed immediato contatto con i cittadini e che si qualifica come apporto essenziale ed irrinunciabile al processo di decisione politica.
Nel caso in esame, assume rilievo decisivo il legame tra le dichiarazioni rese nel dibattito televisivo e le opinioni espresse intra moenia dall'onorevole Formisano.
Emerge dagli atti esaminati dalla Giunta che quest'ultimo ha presentato una interrogazione a risposta immediata sul contrasto alla diffusione ed al radicamento della camorra in Campania, il cui testo chiama in causa le istituzioni nazionali e locali. Nella relativa discussione del 5 novembre 2008, il medesimo deputato pronunciava parole dirette inequivocabilmente verso membri del Governo nazionale e degli enti locali, a carico di quali dalle inchieste giudiziarie emergevano indizi gravi.
Di certo, siffatta attività parlamentare testimonia attenzione per le questioni legate alla legalità sul territorio campano ed, evidentemente, manifesta un atteggiamento critico rispetto al ruolo di quei politici con incarichi istituzionali colpiti da sospetti di collusione con i poteri criminali.
Non è revocabile quindi in dubbio il legame oggettivo tra le dichiarazioni rese in sede istituzionale e quelle espresse - sia pure in modo estemporaneo e con tinte forti - nel corso del dibattito televisivo. Vi è una sostanziale coincidenza di tematiche, che risiede nella denuncia di "zone grigie, equivoci e situazioni poco chiare" (così si esprime la citata interrogazione parlamentare) originate da comportamenti dei rappresentanti politici locali e nazionali.
Ed invero, la medesima campagna politica condotta a livello locale - di cui l'onorevole Formisano ha fornito ampia documentazione durante l'audizione - trova la sua ragion d'essere proprio nel contrasto alla diffusione di un sistema di potere che il medesimo onorevole Formisano asserisce essere colluso con ambienti malavitosi e la cui emersione sembrava risiedere nella penetrazione negli appalti dell'ente locale.
Quanto al legame soggettivo, ovvero alla riferibilità delle dichiarazioni all'onorevole Cosentino o ad altro soggetto, è stato comunque evidenziato come le affermazioni del parlamentare, sia quelle rese in sede istituzionale, sia quelle espresse nell'intervento televisivo, coincidono anche nel requisito "negativo" di non avere un esplicito destinatario, in quanto entrambe si inseriscono in un contesto di riflessione e di denuncia politica ad ampio raggio.
Infine, con riguardo al legame temporale, pur essendo intercorso un lasso di tempo significativo, deve evidenziarsi come le opinioni espresse dal deputato nel corso del dibattito parlamentare del novembre del 2008 e le dichiarazioni extra moenia del luglio del 2012 sono in evidente continuità. È indubbio come l'impegno del parlamentare rispetto alle tematiche sottese all'attività tipica non si può esaurire nella illustrazione di una interrogazione parlamentare, ma prosegue, connota e qualifica anche le successive forme di divulgazione esterna dell'azione politica di contrasto delle infiltrazioni delinquenziali negli enti locali della Campania.
Per tali ragioni, con votazione a maggioranza, la Giunta per le autorizzazioni propone all'Assemblea di considerare le opinioni espresse dal deputato Aniello Formisano insindacabili ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.

Franco VAZIO, Relatore


ALLEGATO

Estratto dei resoconti sommari delle sedute della Giunta per le autorizzazioni del 9 e 31 luglio 2013
Martedì 9 luglio 2013

(Esame e rinvio).

Franco VAZIO (PD), relatore, ricorda che la domanda in titolo riguarda affermazioni rese dal deputato nel corso della trasmissione televisiva «Uno Mattina Estate» il 31 luglio 2012.
Poiché sulla base di tali dichiarazioni è stato incardinato presso il Tribunale di Torre Annunziata un procedimento per diffamazione nei confronti dell'onorevole Formisano, quest'ultimo ha adito la Giunta lo scorso 4 giugno 2013, affinché sia valutato in questa sede che le medesime affermazioni sono connesse all'esercizio delle sue funzioni parlamentari.
Nel descrivere sinteticamente i fatti oggetto di procedimento giudiziario, ricorda che la frase «delinquente di centro-destra, perché tale era» è stata ritenuta diffamatoria dal sindaco uscente di Torre del Greco, Ciro Borriello, mentre, secondo l'onorevole Formisano, le affermazioni rese nel contenitore televisivo si riferivano evidentemente all'ex deputato e sottosegretario all'Economia e alle Finanze Nicola Cosentino, il quale si è sempre vantato di essere l'effettivo dominus in Campania di Forza Italia, prima, e del PDL poi.
Per i profili di interesse della Giunta è opportuno sin d'ora evidenziare che l'onorevole Formisano segnala - oltre alla sua partecipazione alle sedute dell'Assemblea dedicate alle domande di autorizzazione riferite a Cosentino - come il «nesso funzionale» tra le dichiarazioni e lo svolgimento del mandato parlamentare emerga in modo specifico dalla propria interrogazione a risposta immediata, svolta alla Camera nella seduta del 5 novembre 2008.
L'interrogazione, vertendo sul contrasto alla diffusione ed al radicamento della camorra, reca in premessa «è fondamentale che le Istituzioni sappiano dare a tutti i livelli il loro esempio, evitando zone grigie, equivoci e situazioni comunque poco chiare; è fondamentale che chi è chiamato a rappresentarle non sia oggetto di alcun sospetto». Ad esplicitare il riferimento all'allora sottosegretario Cosentino soccorre l'intervento in Aula dello stesso Formisano che - rivolgendosi al ministro dell'interno Maroni - conclude la replica con le seguenti frasi: «ora intendo fare riferimento agli uomini delle istituzioni e degli enti locali. Ho qui con me «Il Mattino» di Napoli, un giornale importante da noi. Stamattina titola così «Casalesi alla sbarra, lo Stato parte civile». Quale Stato, signor Ministro? Quello che lei ha illustrato questa mattina in Aula o lo Stato che leggiamo negli interrogatori dei pentiti, quello che viene richiamato in cinque interrogatori di pentiti di camorra, che rappresentano un uomo del suo Governo? Si guardi intorno, Ministro».
Conclusivamente, ritiene rilevante sul piano fattuale avere elementi ulteriori a supporto delle affermazioni secondo cui il reale destinatario delle dichiarazioni di Formisano fosse Nicola Cosentino. Esprime, altresì, un dubbio di carattere procedimentale sulla effettiva possibilità di far valere l'istituto della insindacabilità nei confronti di un querelante che - per stessa ammissione di colui che ha pronunciato le frasi ritenute offensive - non sia il reale destinatario delle medesime.
Si riserva quindi di formulare una proposta in relazione all'audizione dell'interessato ed all'esito del dibattito.

(Viene introdotto il deputato Aniello Formisano).

Ignazio LA RUSSA, Presidente, chiede preliminarmente al collega se sia stato già esperito un tentativo di composizione stragiudiziale della lite e, in caso negativo, se sia disponibile in tal senso.

Aniello FORMISANO (Misto-CD) risponde che non sono stati avviati contatti diretti con il querelante e che non ritiene vi siano le condizioni per attivarsi in quella direzione.
Venendo al merito della vicenda che lo vede coinvolto, ribadisce che la chiave di lettura va ravvisata nella totale assimilazione sul piano politico tra Nicola Cosentino (che si autodefiniva «padrino politico») e Ciro Borriello che, a sua volta, si appellava come «figlioccio» del Cosentino stesso. Su questo rapporto e sul modo in cui esso si riverberava nella gestione dell'amministrazione comunale egli stesso ed il suo partito hanno fondato una campagna politica di denuncia anche con l'affissione di numerosi manifesti che esibisce ai colleghi della Giunta.
Tale premessa serve a comprendere lo spirito delle sue affermazioni oggetto della lite. Infatti, dopo la vittoria elettorale nel comune di Torre del Greco e di Pozzuoli del centro-sinistra, alleato con l'UdC, e la conseguente sconfitta del candidato del centro-destra Ciro Borriello a Torre del Greco, era sua intenzione stimolare un riposizionamento dell'UdC nel quadro delle alleanze alla Regione Campania.
Nella intervista ha, quindi, pronunciato quella frase chiaramente rivolgendosi a colui che aveva ancora nelle mani la guida del PdL in Campania, cui appunto il partito dell'UdC era alleato. Non è certamente nel suo costume politico attaccare chi era già stato sconfitto dalle urne, né additarlo come delinquente dinanzi all'opinione pubblica, quanto piuttosto svolgere un complesso ragionamento politico sulle alleanze e di stimolo affinché l'UdC si separasse dall'alleanza con il centro-destra anche a livello regionale.
Aggiunge, infine, che i successivi accertamenti amministrativi hanno fatto emergere la strettissima connessione tra l'amministrazione Borriello e il «sistema Cosentino», con particolare riguardo agli appalti concessi dal comune retto da Borriello alle imprese di Casal di Principe.

Giulia GRILLO (M5S) chiede se si sia al corrente di procedimenti penali pendenti nei confronti di Borriello relativi ai fatti da lui denunciati in sede politica.

Aniello FORMISANO (Misto-CD) risponde di non esserne a conoscenza.

Antonio LEONE (PdL) chiede di chiarire - anche in ragione della sua appartenenza politica - se egli abbia inteso dare all'espressione «delinquente di centro-destra» una connotazione diversa rispetto ad una espressione quale «delinquente di centro-sinistra».

Aniello FORMISANO (Misto-CD) coglie l'occasione per precisare che la collocazione politica di un delinquente non deve mai comportare alcuna differenza nella valutazione del soggetto. Il fatto di averne precisato lo schieramento avvalora quanto da lui sostenuto, ovvero che le sue dichiarazioni erano rese in un contesto squisitamente politico.

Franco VAZIO (PD) invita il collega a fornire elementi che possano chiarire alla Giunta l'effettivo contenuto delle dichiarazioni e il contesto in cui esse si inserivano.

Aniello FORMISANO (Misto-CD), nel riservarsi di produrre ulteriore documentazione, chiede di mettere agli atti copia della querela presentata nei suoi confronti.

(Il deputato Aniello Formisano si allontana dall'aula)

Franco VAZIO (PD), relatore, propone un rinvio del seguito dell'esame.

Ignazio LA RUSSA, Presidente, non essendovi obiezioni, rinvia il seguito dell'esame della domanda in titolo ad altra seduta.

Martedì 31 luglio 2013

(Seguito dell'esame e conclusione).

La Giunta prosegue la discussione rinviata nella seduta del 9 luglio 2013.

Franco VAZIO (PD), relatore, ad integrazione di quanto illustrato nella scorsa seduta, ritiene utile richiamare le precisazioni che, nel corso della sua audizione nonché in una nota integrativa, l'onorevole Aniello Formisano ha fornito alla Giunta.
Merita evidenziare come, ad avviso dell'onorevole Formisano, le sue dichiarazioni vadano collocate nel quadro di una sua critica complessiva al «sistema di potere» che si diramava negli enti locali della Campania e che aveva il suo rappresentante di vertice in Cosentino. Tale era l'identificazione tra quest'ultimo e gli amministratori locali di sua fiducia - quale era in particolare il sindaco di Torre del Greco Borriello - che non esitavano ad autodefinirsi rispettivamente «padrino» e «figlioccio politico».
In questo senso, il collega ritiene che vi sia una evidente assimilazione sul piano politico della sua attività di denuncia politica nei confronti dell'uno e dell'altro, anche perché, sempre a dire dello stesso, dai successivi approfondimenti è emerso in modo inequivocabile la strettissima connessione tra l'amministrazione Borriello e il «sistema Cosentino», con particolare riguardo agli appalti concessi dal comune alle imprese di Casal di Principe.
Peraltro, l'onorevole Formisano ha anche voluto precisare che la frase da lui utilizzata «delinquente di centro-destra» - lungi dal comportare una volontà di differenziare il giudizio su un delinquente in base alla sua collocazione politica - denota come si sia espresso, in toni certamente forti, ma pur sempre nell'ambito di un ragionamento e di un giudizio squisitamente politico.
Il dibattito svolto, anche al fine di elaborare criteri condivisi sul tema dell'insindacabilità parlamentare, si è concentrato in particolare sugli atti e sulle espressioni manifestate «extra moenia», confrontando due esigenze, ben individuate e descritte nella relazione discussa durante la XVI legislatura ed approvata all'unanimità il 14 gennaio 2009, ovvero «quella di assecondare la naturale predisposizione della politica e dei suoi esponenti parlamentari a fruire nel modo più libero e pieno della scena mediatica» e «quella di evitare che l'applicazione della regola dell'insindacabilità si trasformi in un privilegio personale».
Nel richiamare i contenuti dell'articolo 3, comma 1, della legge n. 140 del 2003, ricorda come il giudizio sulla conformità di tale norma con i precetti costituzionali sia stato fondato dalla Corte costituzionale (sentenza n. 120 del 2004) sull'affermazione che «non elimina il nesso funzionale e non stabilisce che ogni espressione dei membri delle Camere (...) sia per ciò solo assistita dalla garanzia dell'immunità (...) giacché il criterio di delimitazione (...) non è quello della localizzazione dell'atto, ma piuttosto come detto, quello funzionale, cioè riferibile in astratto ai lavori parlamentari».
Rileva che, ove si pretendesse una totale e completa sovrapposizione della comunicazione e divulgazione «extra moenia» rispetto ai lavori parlamentari, si colpirebbe, limitandone oggettivamente le prerogative e le azioni politiche, il parlamentare che, onestamente e senza doppi fini, conduca un'azione convinta e trasparente nelle sedi parlamentari rispetto a chi invece, preordinatamente all'azione di divulgazione politica, ne faccia precedere una di carattere strettamente istituzionale.
Ritiene, pertanto, imprescindibile un bilanciamento tra l'interesse protetto dalla previsione costituzionale dell'insindacabilità ed il principio di uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge ed alla giurisdizione.
In quest'ottica, non è certamente possibile riconnettere l'immunità parlamentare ad opinioni espresse nel quadro di una generica attività politica, perché ciò estenderebbe in modo inaccettabile la prerogativa parlamentare. È però auspicabile non restringere eccessivamente l'operatività dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, consentendo che la verifica della sussistenza del nesso funzionale - senza essere formalisticamente ancorata alla pregressa attività parlamentare realizzata con atti tipici - tenga invece conto della multiforme e complessa funzione parlamentare, che si esplica nelle sedi istituzionali come anche nelle sedi di diretto ed immediato contatto con i cittadini e che si qualifica come apporto essenziale ed irrinunciabile al processo di decisione politica.
Per i profili di interesse della Giunta e per il caso in esame, assume quindi particolare rilievo il legame con le opinioni espresse dal deputato intra moenia.
Come già ricordato nel corso della relazione introduttiva, l'onorevole Formisano ha presentato una interrogazione a risposta immediata sul contrasto alla diffusione ed al radicamento della camorra in Campania, il cui testo chiama in causa le istituzioni nazionali e locali.
Proprio ad esplicitare il riferimento al sistema di poteri locali, nella relativa discussione del 5 novembre 2008, il medesimo deputato pronunciava parole riferibili agli uomini delle istituzioni nazionali e degli enti locali, su cui dalle inchieste giudiziarie emergevano indizi gravi.
Di certo, siffatta attività parlamentare testimonia attenzione per le questioni legate alla legalità sul territorio campano ed, evidentemente, manifesta un atteggiamento critico rispetto al ruolo di quei rappresentanti istituzionali colpiti da sospetti di collusione con i poteri criminali.
Non è revocabile quindi in dubbio il legame oggettivo tra le dichiarazioni rese in sede istituzionale e quelle espresse - sia pure in modo estemporaneo e con tinte forti - nel corso del dibattito televisivo. Vi è una sostanziale coincidenza di tematiche, che risiede nella denuncia di «zone grigie, equivoci e situazioni poco chiare» (così si esprime l'interrogazione) originate da comportamenti dei rappresentanti politici locali e nazionali.
Ed invero, la medesima campagna politica condotta a livello locale - di cui l'onorevole Formisano ha fornito ampia documentazione durante l'audizione - trova la sua ragion d'essere proprio nel contrasto alla diffusione di un sistema di potere che il medesimo Formisano asserisce essere colluso con ambienti malavitosi, la cui emersione sembrava risiedere nella penetrazione negli appalti dell'ente locale.
Appare, invero, più incerto il legame «soggettivo», ma anche qui va notato che le affermazioni del parlamentare - sia quelle rese in sede istituzionale, sia quelle espresse nell'intervento televisivo - coincidono anche nel requisito «negativo» di non avere un esplicito destinatario, in quanto entrambe si inseriscono in un contesto di riflessione e di denuncia politica ad ampio raggio.
Infine, con riguardo al legame temporale, apparentemente significativo alla luce delle decisioni della Corte Costituzionale, le opinioni espresse dal deputato nel corso del dibattito parlamentare del novembre del 2008 e le dichiarazioni extra moenia del luglio del 2012 sono in evidente continuità; è indubbio come l'impegno del parlamentare rispetto alle tematiche sottese all'attività tipica non si esaurisce certamente nella illustrazione dell'interrogazione parlamentare, ma prosegue, connota e qualifica anche le successive forme di divulgazione esterna dell'azione politica di contrasto delle infiltrazioni delinquenziali negli enti locali della Campania.
Esprime, infine, una riflessione e - in termini garbati - una critica, non solo nei confronti del deputato Formisano, ma anche di una prassi sempre più seguita, per l'utilizzo di espressioni che appaiono comunque non consone ad una corretta dialettica politica né adeguate ad un ruolo di altissima rilevanza istituzionale quale è quello del Parlamentare. I toni di critica, pur se aspri, non dovrebbero mai trascendere verso espressioni irriguardose e potenzialmente offensive nei confronti dell'avversario politico. Ricorda come la funzione istituzionalmente devoluta all'organo parlamentare non sia certamente quella di giudicare il merito delle questioni, né di esprimere valutazioni sui fatti, ma solo quella di operare una verifica sulla sussistenza o meno di un legame funzionale ai sensi dell'articolo 68 della Costituzione che - nel caso concreto - conduce ad un esito positivo.
Per tali ragioni propone di dichiarare l'insindacabilità delle opinioni espresse dal deputato Aniello Formisano.

Giulia GRILLO (M5S), pur apprezzando il lavoro del relatore, ritiene preliminarmente che sarebbe stato opportuno approfondire i termini del dibattito televisivo nel corso del quale l'onorevole Formisano ha utilizzato la frase ritenuta diffamatoria nei confronti del Borriello. Osserva, poi, che tale dichiarazione nella sua essenza appare legata più ad un contesto di propaganda elettorale - peraltro condotta con toni assolutamente discutibili - che non ad una opinione politica connotata dal nesso funzionale con l'attività intra moenia del parlamentare. Non condivide pertanto le conclusioni del relatore e annuncia che il suo Gruppo voterà contro la proposta avanzata dal relatore stesso.

Marco DI LELLO (Misto-PSI-PLI) ritiene che il caso in esame testimoni quanto sia opportuno dar seguito alla richiesta dell'onorevole Rossomando di dedicare apposite sedute della Giunta all'elaborazione di criteri generali di applicazione dell'insindacabilità parlamentare cui fare riferimento nello svolgimento dei compiti istituzionali della Giunta. Si tratta, infatti, di una vicenda paradigmatica che può fare giurisprudenza nell'accertamento del nesso funzionale. Ricorda che per giurisprudenza consolidata della Corte costituzionale la prerogativa parlamentare opera solo se vi è un legame tra le attività dei parlamentari extra moenia e le attività tipiche. Nel caso di specie, quanto agli atti tipici, viene in rilievo - oltre alla partecipazione del Formisano alle sedute dell'Assemblea dedicate alle domande di autorizzazione riferite a Cosentino - il citato atto di sindacato ispettivo.
Quanto, invece, all'attività divulgativa, sono da far rientrare a pieno titolo nell'attività di parlamentare anche le manifestazione del proprio orientamento politico rese in contesti quali la partecipazione ad una trasmissione televisiva.
Valuta, inoltre, come la questione in esame debba essere approfondita sotto il profilo soggettivo posto che l'affermazione oggetto della controversia non è univoca quanto al destinatario e non può certo, a suo avviso, essere riferita in alcun modo al Borriello. Basti pensare, infatti, che quest'ultimo non era a capo di una coalizione di centro-destra, ma era divenuto sindaco con l'appoggio di una lista civica ed, anzi, era originariamente un esponente dell'Italia dei Valori per poi successivamente legarsi a Nicola Cosentino, al punto tale da riconoscerlo come suo padrino politico. Non è assolutamente dimostrato che il Borriello sia stato danneggiato, in quanto non è dimostrabile che egli fosse il destinatario di quelle affermazioni. Né si può pretendere che sia Formisano a fornire tali evidenze probatorie costituendo ciò una situazione paradossale di inversione di onere della prova. Peraltro, la giunta guidata dal sindaco Borriello ha subito accertamenti proprio con riguardo all'aggiudicazione di appalti a favore di ditte di Casal di Principe.
In conclusione, esprime il suo voto favorevole sulla proposta del relatore.

Ignazio LA RUSSA, Presidente, concorda con il relatore circa la sussistenza sul piano squisitamente oggettivo del nesso funzionale tra gli atti parlamentari e i contenuti delle opinioni espresse. Tuttavia manifesta perplessità sull'effettivo destinatario di tali affermazioni e, dunque, sulla sussistenza del nesso funzionale anche sul piano soggettivo. In ragione di ciò, preannuncia il proprio voto di astensione

Leonardo IMPEGNO (PD) manifesta apprezzamento per il lavoro svolto dal relatore, di cui condivide le conclusioni, e ricorda come non sia compito della Giunta sindacare nel merito le frasi oggetto di censura, anche se si può ritenere certamente opinabile la forma espressiva utilizzata. In merito alla sussistenza del nesso funzionale, segnala all'attenzione dei colleghi che il contesto nel quale tali dichiarazioni sono state pronunciate non è riferibile ad un momento di contesa elettorale, come invece asserito dalla collega Grillo, quanto piuttosto ad una riflessione di più ampio raggio sul posizionamento delle forze politiche nel territorio campano dopo le elezioni comunali svoltesi alcuni mesi prima. Esprimendo il proprio convinto sostegno alla proposta del relatore, ribadisce che la questione non può essere circoscritta alle vicende connesse alla campagna elettorale.

Anna ROSSOMANDO (PD), nel condividere le valutazioni del relatore, rileva come sia corretto distinguere tra le argomentazioni esposte dall'onorevole Formisano e l'analisi puntuale ed oggettiva relativa alla connessione tra attività intra moenia ed extra moenia. La suddetta connessione è, dunque, a suo avviso rinvenibile proprio nell'impegno al contrasto di una paventata penetrazione dei clan camorristici nell'amministrazione degli enti locali.
Evidenzia come al giudizio della Giunta debbano rimanere estranee le valutazioni sui toni e sulle modalità espressive.
Con riferimento, infine, alle considerazioni dell'onorevole Di Lello circa l'opportunità di procedere all'elaborazione di criteri generali di applicazione dell'insindacabilità parlamentare, ricorda che la Giunta ha ritenuto di utilizzare la Relazione approvata nella scorsa legislatura quale testo base, affidando ad alcuni componenti - tra cui lei stessa, che ha già avviato un'attività istruttoria - il compito di valutare eventuali integrazioni o aggiornamenti da proporre al plenum della Giunta.

La Giunta approva, con 11 voti favorevoli, 3 voti contrari e un voto di astensione, la proposta del relatore di considerare le opinioni espresse dal deputato Formisano insindacabili ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, e conferisce al relatore l'incarico di predisporre la relazione per l'Assemblea.