ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00178

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 530 del 26/11/2015
Abbinamenti
Atto 6/00174 abbinato in data 26/11/2015
Atto 6/00175 abbinato in data 26/11/2015
Atto 6/00176 abbinato in data 26/11/2015
Atto 6/00177 abbinato in data 26/11/2015
Atto 6/00179 abbinato in data 26/11/2015
Atto 6/00180 abbinato in data 26/11/2015
Atto 6/00181 abbinato in data 26/11/2015
Firmatari
Primo firmatario: ZARATTI FILIBERTO
Gruppo: SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 26/11/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PELLEGRINO SERENA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
SCOTTO ARTURO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
DURANTI DONATELLA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
MARCON GIULIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
AIRAUDO GIORGIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
BORDO FRANCO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
COSTANTINO CELESTE SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
D'ATTORRE ALFREDO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
FARINA DANIELE SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
FASSINA STEFANO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
FAVA CLAUDIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
FERRARA FRANCESCO DETTO CICCIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
FOLINO VINCENZO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
FRATOIANNI NICOLA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
GALLI CARLO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
GIORDANO GIANCARLO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
GREGORI MONICA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
KRONBICHLER FLORIAN SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
MELILLA GIANNI SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
NICCHI MARISA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
PANNARALE ANNALISA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
PIRAS MICHELE SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
PLACIDO ANTONIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
QUARANTA STEFANO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
RICCIATTI LARA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
SANNICANDRO ARCANGELO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015
ZACCAGNINI ADRIANO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 26/11/2015


Elenco dei co-firmatari che hanno ritirato la firma
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma Data ritiro firma
D'UVA FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE 26/11/2015 26/11/2015
Stato iter:
26/11/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 26/11/2015
Resoconto VELO SILVIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
 
INTERVENTO GOVERNO 26/11/2015
Resoconto GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 26/11/2015
Resoconto FAENZI MONICA MISTO-ALLEANZA LIBERALPOPOLARE AUTONOMIE ALA-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
Resoconto PALESE ROCCO MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI
Resoconto RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto BARADELLO MAURIZIO PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto GRIMOLDI PAOLO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto MATARRESE SALVATORE SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto PELLEGRINO SERENA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto GAROFALO VINCENZO AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto PRESTIGIACOMO STEFANIA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto BUSTO MIRKO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto BIANCHI STELLA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto ZACCAGNINI ADRIANO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto OTTOBRE MAURO MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 26/11/2015

ACCOLTO IL 26/11/2015

PARERE GOVERNO IL 26/11/2015

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 26/11/2015

DISCUSSIONE IL 26/11/2015

APPROVATO IL 26/11/2015

CONCLUSO IL 26/11/2015

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00178
presentato da
ZARATTI Filiberto
testo di
Giovedì 26 novembre 2015, seduta n. 530

   La Camera,
   sentite le comunicazioni del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare,
   premesso che:
    il 30 novembre si aprirà, a Parigi, la 21esima Conferenza delle parti della convenzione ONU sui cambiamenti climatici, che vedrà cooperare 195 soggetti aderenti nel tentativo di produrre un accordo vincolante sulle azioni globali di contrasto al mutamento del clima;
    l'accordo emerso dalla COP3 del 1997, conosciuto anche come Protocollo di Kyoto, entrato in vigore nel 2005 con la ratifica della Russia e mai sottoscritto dagli Stati Uniti, prevedeva un vincolo per i Paesi industrializzati di riduzione delle emissioni di gas serra del 5,2 per cento nel periodo 2009-2012 rispetto al 1990;
    il Protocollo, pur essendo indubbiamente uno strumento utile per il controllo delle emissioni, ha imposto una concezione del clima quale bene economico, misurabile e commerciabile, attraverso il meccanismo dello scambio di quote di emissioni;
    l'attenzione mondiale che si è raccolta attorno a questo momento è elevatissima e giunge al termine di un percorso molto complesso che, negli ultimi anni, ha condotto a continui passi in avanti e colpevoli interruzioni nel processo di abbattimento delle emissioni di gas a effetto serra (GHG), responsabili dell'innalzamento delle temperature sul globo terrestre; nell'immaginario collettivo, la COP21 viene, correttamente, individuata come l'ultima possibilità per la comunità internazionale di arrestare un processo che comporterebbe un aumento delle temperature tale da sconvolgere la vita sul nostro pianeta;
    il quinto rapporto dell'IPCC, il Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici, ha lanciato lo scorso anno un allarme di eccezionale gravità, sottolineando come i livelli delle emissioni di gas serra abbiano raggiunto i livelli più alti degli ultimi 800 mila anni, e siano dovuti, con tutta probabilità (95 per cento), ad attività umane collegate all'utilizzo di combustibili fossili;
    in particolare, l'IPCC individua un valore soglia di innalzamento delle temperature, rintracciato nei 2oC, al di sopra del quale le conseguenze del cambiamento climatico saranno devastanti; secondo i dati attuali, il trend di emissioni di gas serra asseconda lo scenario peggiore configurato dal Comitato, che prevede un innalzamento medio delle temperature di 3,7o;
    per contenere il livello della temperatura al già elevato valore dei 2o, che produrrà in ogni caso conseguenze poco prevedibili sulle condizioni climatiche globali, è necessario un abbattimento drastico delle emissioni GHG e, dunque, un arresto o riconversione dei processi da cui vengono prodotti: l'utilizzo dei combustibili fossili per le attività umane e, in primis, di carbone e petrolio;
    i 2o, si ricorda, vengono considerati dagli esperti come un valore limite tra un cambiamento climatico pericoloso e uno molto pericoloso, che comporterebbe lo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia ed Antartico occidentale, una siccità e una desertificazione molto estese in vaste aree del globo (Africa, Australia, Europa Mediterranea, Stati Uniti) e la conseguente estinzione di molte specie animali e vegetali;
    gli Stati occidentali, si ricorda, mantengono un debito imponente nei confronti del resto della comunità internazionale per quanto concerne le emissioni di gas serra; nel corso degli ultimi due secoli, l'Occidente ha esternalizzato e scaricato sul resto del mondo i danni di una crescita incontrollata, saccheggiando le risorse del Sud del Mondo e producendo livelli di emissioni che, ancora oggi, sono superiori alla media mondiale. L'impronta ecologica, ossia il consumo di risorse rispetto alla capacità del pianeta di rigenerarle, attribuibile a Paesi come gli Stati Uniti, il Giappone, la Francia, la Gran Bretagna e, oggi, anche la Cina, supera infatti di gran lunga il 100 per cento;
    numerosi studi (University College of London; Agenzia governativa australiana Commissione per il Clima; Nature) hanno sottolineato la necessità che, per elaborare politiche credibili ed efficaci di contrasto al cambiamento climatico, sia necessario che tra il 60 e l'80 per cento dei combustibili fossili ancora disponibili venga lasciato sottoterra. In particolare, è necessario che si rinunci a un terzo del petrolio, a metà del gas e all'80 per cento del carbone;
    è necessario, dunque, pianificare un abbandono graduale di tali risorse e procedere a una riconversione del settore energetico, edilizio, agricolo, zootecnico, dei trasporti che consenta di raggiungere la neutralità emissiva nel più breve tempo possibile, con l'orizzonte limite del 2100;
    l'atteggiamento della maggior parte dei governi principali dello scenario internazionale è stato, sino a questo momento, decisamente altalenante;
    se, infatti, da un lato si registrano investimenti importanti nel settore delle energie rinnovabili, considerate come la più importante opzione in grado di coniugare l'abbattimento delle emissioni con ritmi di crescita soddisfacenti, gli impegni sinora assunti non sono assolutamente in grado di rispondere alla drammaticità dell'attuale situazione, e rappresentano, secondo il Climate Action Tracker, circa il 5 per cento di quelli necessari a mettere in atto un reale cambio di rotta;
    in tal senso, si ricorda come gli Stati Uniti e l'Unione Europea stiano negoziando un accordo negoziale di libero scambio sin dal 2013, (il Transatlantic Trade and Investment Partnership), che comporterà un allineamento della normativa ambientale comunitaria a quella, ben meno ambiziosa, degli Stati Uniti, sotto la pressione di un accorato appello delle imprese euroamericane alla competitività;
    alcune stime dei Paesi OPEC, inoltre, prevedono da un terzo a un raddoppio del consumo energetico mondiale entro il 2040, che verrà soddisfatto ancora principalmente dai combustibili fossili;
    in senso inverso possono essere letti, invece, gli impegni presi da Stati Uniti e Cina nell'accordo del novembre 2014, attraverso il quale i primi si sono posti l'obiettivo del taglio del 26-28 per cento delle emissioni entro il 2025 (rispetto ai dati 2005), mentre la Cina ha annunciato il raggiungimento del picco delle emissioni entro il 2030;
    allo stesso modo, l'Unione Europea, da sempre protagonista nella scena ambientale in materia di diritto e politiche ambientali, ha adottato sulla base del pacchetto per il clima e l'energia 2020 (che, si ricorda, prevedeva una riduzione delle emissioni di almeno il 20 per cento, un aumento del 20 per cento della quota delle energie rinnovabili e un miglioramento dell'efficienza energetica del 20 per cento), un ulteriore quadro di impegno, che prevede l'obiettivo vincolante di ridurre entro il 2030 le emissioni nel territorio dell'Unione europea di almeno il 40 per cento rispetto ai livelli del 1990 e una di energie rinnovabili ed efficienza energetica pari al 27 per cento. L'obiettivo generale dell'Unione europea è il taglio delle emissioni dell'80-95 per cento entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990;
    il Parlamento europeo, nel conferire all'Unione il mandato per la Conferenza di Parigi, si è ulteriormente espresso attraverso una risoluzione, che prevede una riduzione del 40 per cento delle emissioni di gas a effetto serra, il 40 per cento di efficienze energetica e il 30 per cento di energie rinnovabili. Il Parlamento ha richiesto anche che venga prodotto un accordo giuridicamente vincolante, che preveda l'eliminazione delle emissioni di carbonio entro il 2050 e periodi di impegno quinquennali per valutare le azioni delle parti e le eventuali misure correttive. Tra le varie misure, il Parlamento richiede che vengano adottati impegni soprattutto per ciò che concerne i finanziamenti (100 miliardi di dollari entro il 2020) e per il taglio delle emissioni nel settore dei trasporti aerei e marini, già dal 2016;
    l'Unione europea ha istituito con la direttiva 2003/87/CE un sistema per lo scambio di quote di emissione dell'Unione con l'obiettivo di promuovere la riduzione delle emissioni secondo criteri di efficacia ed efficienza economica anticipando l'entrata in vigore dell’Emission trading internazionale prevista per il 2008. Alcuni interventi normativi successivi (tra cui la direttiva 2004/101/CE che ha riconosciuto i meccanismi flessibili del Protocollo di Kyoto) e, soprattutto, la riforma del sistema di cui si discute attualmente, mettono in luce le difficoltà a basare la riflessione sul cambiamento climatico su meccanismi di puro mercato;
    da più parti si levano appelli per un rafforzamento della fiscalità ambientale, al fine di internalizzare i costi derivanti dall'utilizzo dei combustibili fossili: la cosiddetta carbon tax è stata invocata anche da numerose compagnie petrolifere, ed è uno strumento che necessita di un accordo in ambito internazionale per non incrinare gli equilibri di mercato;
    su questo si innesta l'annoso contrasto relativo alla questione delle responsabilità comuni ma differenziate che, a partire dalla Conferenza di Rio de Janeiro del 1992, dispone: «in considerazione del differente contributo al degrado ambientale globale, gli Stati hanno responsabilità comuni ma differenziate. I Paesi sviluppati riconoscono la responsabilità che incombe loro nel perseguimento internazionale dello sviluppo sostenibile date le pressioni che le loro società esercitano sull'ambiente globale e le tecnologie e risorse finanziarie di cui dispongono.». Il principio, nel tentativo di ridurre la contraddizione tra obiettivi di taglio delle emissioni e necessità di crescita dei Paesi in via di sviluppo, ha attribuito una responsabilità maggiore ai Paesi sviluppati, creando un precedente che ha più volte compromesso l'esito delle Conferenze sul clima;
    un esempio su tutti di tale criticità è stato il sostanziale fallimento del vertice di Copenaghen, la COP15 del 2009, che, a dispetto della fiducia attribuita al nuovo Presidente Barack Obama, non riuscì a produrre nessun reale accordo sul taglio delle emissioni, e che vide come unico risultato di rilevanza l'istituzione del Green Climate Fund, il quale prevedeva il finanziamento di 100 miliardi di dollari da parte dei Paesi industrializzati per quelli in via di sviluppo al fine di incrementare le loro azioni nella riduzione delle emissioni, nell'utilizzo delle rinnovabili e delle tecnologie pulite e nell'adattamento ai cambiamenti climatici;
    anche il Green Climate Fund, tuttavia, non ha visto un effettivo impegno delle parti, e arriva ora a 10 miliardi a fronte dei 100 che i Paesi industrializzati avevano promesso di mobilitare entro il 2020;
    il G7 di Elmau del giugno 2015 ha previsto tra i suoi obiettivi il contenimento dell'aumento della temperatura globale nei 2oC, riducendo le emissioni di gas serra dal 40 al 70 per cento entro il 2050 rispetto ai livelli del 2010, impegnandosi a mobilitare i 100 miliardi di dollari previsti a Copenaghen attraverso fondi sia pubblici che privati;
    in questo contesto internazionale, l'Italia sta registrando un trend di aumento pari a più del doppio di quello globale, con un aumento di 1,4 gradi rispetto al trentennio 1971-2000 e di 2,4 gradi rispetto alla media 1880-1909;
    il nostro paese ha ratificato il Protocollo di Kyoto attraverso la legge n. 120 del 2002, che recava anche alcune misure per il raggiungimento degli obiettivi di abbattimento delle emissioni;
    sono in via di approvazione in Parlamento la legge sul consumo di suolo e il collegato alla legge di stabilità 2014 (collegato ambientale), che necessitano di approvazione immediata;
    le due grandi questioni dei cambiamenti climatici e dell'emissione di gas serra prodotte da combustibili fossili sono origine, già oggi, di una grande quantità di eventi catastrofici, che richiedono una seria assunzione di responsabilità ed un immediato intervento per non vedere moltiplicati esponenzialmente i propri tragici effetti;
    l'Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio catastrofi ha stimato che, negli ultimi 20 anni, circa il 90 per cento delle grandi catastrofi planetarie è stato strettamente connesso con eventi climatici, ed ha causato enormi perdite umane (606 mila persone; 4,1 miliardi di feriti) ed economiche (tra i 250 e i 300 miliardi di dollari);
    oltre a questi dati, va attualmente considerato quello relativo ai profughi e rifugiati di natura ambientale e climatica, che nel 2013 arrivava a 22 milioni di persone, e che, secondo le stime del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente, raggiungerà i 250 milioni nel 2050;
    nonostante gli appelli delle associazioni, delle Organizzazioni non Governative e dei giuristi, ancora oggi lo status di rifugiato climatico non viene riconosciuto a livello internazionale, ed impedisce a milioni di persone la protezione giuridica necessaria alla propria sopravvivenza e al proprio sviluppo;
    nell'ambito della Conferenza di Parigi, il Presidente Hollande ha comunicato di voler presentare una Déclaration universelle de droits et de devoirs de l'humanité, che costituiscono i diritti delle generazioni presenti e future;
    un ulteriore elemento da rafforzare nel corso delle discussioni internazionali sul tema dei cambiamenti climatici e delle politiche ambientali è quello della partecipazione dei cittadini e delle comunità alle decisioni in materia di ambiente, nonostante il Principio 10 della Dichiarazione di Rio de Janeiro del 1992 reciti: «Il modo migliore di trattare le questioni ambientali è quello di assicurare la partecipazione di tutti i cittadini interessati, ai diversi livelli»,

impegna il Governo:

   in ambito internazionale:
    a sollecitare e favorire l'approvazione di un accordo vincolante, un protocollo, un altro strumento giuridico o un risultato concordato con forza legale, che imponga la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra;
    a imporsi, nella discussione della COP21, per l'attivazione di misure che pongano come limite massimo di innalzamento delle temperature la soglia di 2 gradi per contenere gli effetti sul clima del nostro pianeta, scarsamente prevedibili e riconosciuti già ora come pericolosi;
    ad adoperarsi per la riduzione delle fonti di energia fossile;
    ad adoperarsi per una riforma del principio delle responsabilità differenziate, anche considerando i profondi mutamenti nel suolo e nello sviluppo di alcuni Paesi come la Cina e l'India;
    a favorire il raggiungimento dell'obiettivo di 100 miliardi di dollari al 2020 per la finanza per il clima, compreso il fondo verde per il clima con la previsione di ulteriori investimenti futuri, che consentano ai Paesi meno sviluppati di accedere agli strumenti e alle tecnologie necessari ad uno sviluppo fondato sulle energie rinnovabili e la sostenibilità ambientale, attraverso mezzi e competenze adeguati;
    a favorire obiettivi concernenti l'economia circolare, in linea con il processo attualmente in atto in ambito comunitario del pacchetto «economia circolare», considerato che tale impostazione presuppone un approccio completamente diverso alla crescita e allo sviluppo: obiettivi ambiziosi in tal senso sono uno strumento essenziale per l'abbattimento delle emissioni e la lotta al cambiamento climatico;
    ad adoperarsi per la previsione di finanziamenti e risorse che leghino i temi della lotta e dell'adattamento ai cambiamenti climatici con il lavoro, attraverso cosiddetti green jobs e la pianificazione di interventi negli Stati che rispondano a esigenze quali, ad esempio, la rigenerazione e riqualificazione dei centri abitati, l'ammodernamento delle reti energetiche alle fonti rinnovabili, la manutenzione del territorio nel contrasto al dissesto idrogeologico, la manutenzione delle reti idriche;
    a favorire misure di fiscalità ambientale quali la carbon tax, per cui la sede internazionale risulta necessaria a contrastare comportamenti da free riders da parte di molti Paesi;
    ad adoperarsi per vincolare ad obiettivi di consumo di suolo nel contesto di un progressivo arresto dello stesso, da realizzare nell'immediato nei Paesi industrializzati;
    a favorire il riconoscimento della figura di rifugiato climatico o ambientale, in modo da garantire tutela giuridica a decine di milioni di individui destinati ad aumentare esponenzialmente, per i quali è impossibile la permanenza nel territorio di provenienza;
    a sollecitare particolare attenzione per l'istituzione, in ogni Paese, di forme di controllo popolare e pianificazione partecipati degli interventi in grado di incidere sulle politiche ambientali, la pianificazione del territorio, i cambiamenti climatici;
    ad assumere iniziative per considerare gli impatti della cosiddetta geoingegneria o ingegneria climatica, una tecnica che consentirebbe la cattura e lo stoccaggio del carbonio attraverso una vera e propria manipolazione del clima, di cui sono ignoti gli effetti su larga scala;
    a impegnarsi per l'inserimento di un esplicito riferimento all'eliminazione di qualsiasi minaccia connessa con una guerra nucleare all'interno della succitata Déclaration universelle de droits et de devoìrs de l'humanité;
    a proporre l'elaborazione di una definizione giuridica universale di ecocidio, e della contestuale costituzione di una Corte internazionale sui crimini ambientali;

   in ambito nazionale:
    a implementare a livello nazionale e regionale la Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici attraverso indicazioni concrete e interventi pianificati di diversa natura;
    a introdurre ulteriori misure di fiscalità ambientale che predispongano la progressiva riduzione di qualsiasi tipo di facilitazione o sussidio alle fonti fossili, a favore di investimenti nel settore delle energie rinnovabili e della lotta al dissesto idrogeologico;
    a proporre in sede europea e a prevedere in ambito nazionale l'esclusione delle spese a favore della tutela ambientale, della manutenzione del territorio e del contrasto ai cambiamenti climatici dalle politiche di austerità e del patto di stabilità;
    a prevedere, anche unilateralmente come ha da poco annunciato il Regno Unito per la decarbonizzazione, obiettivi scadenzati che conducano al totale abbandono dei combustibili fossili quali fonti energetiche, adottando una politica energetica ambiziosa in grado di raggiungere la neutralità emissiva entro il 2050.
(6-00178)
(Testo modificato nel corso della seduta)  «Zaratti, Pellegrino, Scotto, Duranti, Marcon, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, D'Attorre, Daniele Farina, Fassina, Fava, Ferrara, Folino, Fratoianni, Carlo Galli, Giancarlo Giordano, Gregori, Kronbichler, Melilla, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Piras, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Zaccagnini».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

inquinamento stratosferico

protezione dell'ambiente

cambiamento climatico