ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00135

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 414 del 23/04/2015
Abbinamenti
Atto 6/00131 abbinato in data 23/04/2015
Atto 6/00132 abbinato in data 23/04/2015
Atto 6/00133 abbinato in data 23/04/2015
Atto 6/00134 abbinato in data 23/04/2015
Atto 6/00136 abbinato in data 23/04/2015
Firmatari
Primo firmatario: D'INCA' FEDERICO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 23/04/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CASTELLI LAURA MOVIMENTO 5 STELLE 23/04/2015
COLONNESE VEGA MOVIMENTO 5 STELLE 23/04/2015
BRUGNEROTTO MARCO MOVIMENTO 5 STELLE 23/04/2015
SORIAL GIRGIS GIORGIO MOVIMENTO 5 STELLE 23/04/2015
CARIELLO FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE 23/04/2015
CASO VINCENZO MOVIMENTO 5 STELLE 23/04/2015


Stato iter:
23/04/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 23/04/2015
Resoconto DE MICHELI PAOLA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
INTERVENTO GOVERNO 23/04/2015
Resoconto DE MICHELI PAOLA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 23/04/2015
Resoconto DI GIOIA LELLO MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto OTTOBRE MAURO MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Resoconto BARBANTI SEBASTIANO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA
Resoconto RIZZETTO WALTER MISTO-ALTERNATIVA LIBERA
Resoconto FAUTTILLI FEDERICO PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto GUIDESI GUIDO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto LIBRANDI GIANFRANCO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto MARCON GIULIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto PALESE ROCCO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto SORIAL GIRGIS GIORGIO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto MARCHI MAINO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto TAGLIALATELA MARCELLO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 23/04/2015

NON ACCOLTO IL 23/04/2015

PARERE GOVERNO IL 23/04/2015

DISCUSSIONE IL 23/04/2015

DICHIARATO PRECLUSO IL 23/04/2015

CONCLUSO IL 23/04/2015

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00135
presentato da
D'INCÀ Federico
testo di
Giovedì 23 aprile 2015, seduta n. 414

   La Camera,
   premesso che
   in materia economico-finanziaria:
    nel Documento in esame il Governo delinea scenari macroeconomici favorevoli, su cui ipotizza un trend di crescita del PIL dell'Italia, ormai uscita dalla fase recessiva già nel IV trimestre dell'anno;
    per l'area Euro la BCE prevede tassi di crescita nella misura dell'1,5 per cento, mentre per l'Italia il Governo ipotizza per il 2015 una crescita nella misura dello 0,7 per cento fino ad un possibile 1,4 per cento, nel 2016 e nel 2017 prevede una crescita del Pil nazionale nella misura del 1,5 per cento;
    è sulla base di tale supposta crescita che si costruiscono i saldi di finanza pubblica, in particolare il Governo riesce a confermare gli indici dell'indebitamento netto, come previsti nella Nota di aggiornamento al DEF del novembre 2014, pari a: 2015: 2,6 per cento, 2016: 1,8 per cento, 2017: 0,8 per cento;
    il pareggio di bilancio strutturale, che era stato già rinviato con il DEF 2014 dal 2015 al 2016, viene ulteriormente posticipato dal Governo all'anno 2017, costretto ad avvalersi del percorso di miglioramento graduale del saldo strutturale, previsto dalla clausola europea sulle riforme, ossia la possibilità di avvicinarsi gradualmente e con minore sforzo all'Obiettivo di medio Termine (MTO) in presenza di «significative riforme strutturali» in atto, tali da assicurare un processo di crescita del PIL accelerato, che consentirà al Paese di recuperare la suddetta deviazione del percorso richiesta, pari allo 0,4 per cento del PIL, circa 6,5 miliardi di euro, esattamente il costo del bonus fiscale concesso del 2014, per il quale il Governo si è autorizzato ad indebitare maggiormente il Paese; dunque lo stesso Governo si avvale delle deroghe alla rigidità dei parametri del patto di stabilità europeo, riconoscendo, in tal modo, l'impossibilità di perseverare nell'eccessivo consolidamento fiscale in uno stato di condizioni cicliche deteriorate;
    nonostante il rinvio del pareggio di un anno, le misure di rilancio dell'economia permangono deboli e con un impatto sulla crescita mediocre, in quanto il Governo continua ad essere condizionato al rispetto del limite del 3 per cento di deficit e all'obiettivo del pareggio strutturale fra due anni, che non consentono l'accelerazione della crescita del PIL italiano, decisamente inferiore rispetto ad una crescita degli Stati Uniti del 2,4 per cento nel 2014 ed una previsione di crescita dell'economia globale per il 2015 del 3,6 per cento. Inoltre, l'attuale parametro del PIL utilizzato nelle previsioni macroeconomiche non è idoneo a misurare il benessere di una economia;
    in merito alle proiezioni del debito pubblico, si constata che il Governo Renzi ha peggiorato la situazione debitoria del Paese, sprecando risorse che hanno aumentato nel 2015 il debito dal 132,1 per cento al 132,5 per cento del PIL. Il trend del debito pubblico del presente Documento sconfessa e rende assolutamente non attendibili le previsioni del Governo, in quanto si differenzia senza continuità dalle proiezioni del DEF 2014. Infatti la riduzione è prevista a partire dall'anno 2016, quando il rapporto scenderà al 130,9 per cento nel 2016, al 127,4 per cento nel 2017 e al 123,7 per cento nel 2018, mentre nel Def 2014 il debito pubblico era previsto nella misura del 125,1 nel 2017;
    peraltro la mediocre riduzione del debito è a rischio essendo strettamente condizionata alle previsioni di crescita del PIL, conseguente agli effetti delle riforme strutturali, nonché alla ripresa dell'economia internazionale. Nel Documento in esame non sono considerati i fattori di rischio derivanti dalle variabili esogene internazionali, quali l'improvviso rialzo del prezzo del petrolio, il commercio internazionale, la crisi della Grecia, gli effetti della parità dollaro/euro, che porterebbero una revisione in senso sfavorevole del trend di crescita del PIL;
    nel 2018 siamo ancora ben lontani dall'obiettivo europeo del 60 per cento del PIL, anzi le proiezioni del DEF 2015 prevedono che il rapporto debito/Pil si attesterà al 95 per cento nel 2027, dunque, fino al 2027 e oltre, avremo l'obbligo di destinare almeno lo 0,5 per cento in ogni triennio alla riduzione del debito, che equivale a circa 10-12 miliardi di manovra ogni anno per il prossimo ventennio;
    difficile condividere il clima di fiducia del Governo, se si valutano le proiezioni sulla pressione fiscale, in quanto non solo la programmazione per il triennio 2016-2018 non include un percorso di riduzione della pressione fiscale, fondamentale sia per sostenere la domanda di beni e servizi, sia per incentivare gli investimenti nel nostro Paese, soprattutto di imprese estere, ma nel Documento in esame si legge che la pressione fiscale è prevista in aumento dal 43,5 per cento del PIL del 2014 al 43,7 per cento nel 2019, con un picco del 44,1 per cento nel 2016 e 2017;
    livelli così elevati di prelievo fiscale ostacolerebbero, come in passato, il percorso di rilancio dell'economia, quindi il Governo si impegna a non attivare la clausola di salvaguardia, inserita nella legge di stabilità per il 2015, consistente nell'aumento progressivo delle aliquote IVA del 10 e del 22 per cento, e che costerebbe alle tasche dei contribuenti 12,8 miliardi nel 2016, 19,2 miliardi nel 2017 e 21,3 miliardi dal 2018;
    le manovre sulle imposte indirette sono da sempre considerate regressive e colpiscono in modo più accentuato le famiglie con redditi bassi, che hanno una propensione al consumo più elevata, riducendo il potere di acquisto delle famiglie, e di conseguenza la domanda di beni e servizi con gravi riflessi sul trend di crescita del PIL, in netto contrasto con la finalità del «bonus fiscale» sostenuto dal Governo. La misura potrebbe anche comportare non maggiori risorse ma una eventuale perdita di gettito, essendo l'IVA una imposta soggetta a forte evasione, anche se la maggiore inflazione che conseguirebbe all'aumento dei prezzi consente di «gonfiare» il PIL, correggendo l'indebitamento nel biennio di almeno 17 miliardi, come rilevano le proiezioni addotte dalla Corte dei conti, in sede di audizione;
    per compensare la disattivazione delle suddette clausole, è necessario che si verifichi un maggior gettito tributario correlato alla speranza di migliori performance del PIL, destinare le risorse derivanti dalla riduzione della spesa per interessi pari ad uno 0,4 per cento del PIL, circa 6 miliardi di euro, nonché sarà obbligatorio e non più procrastinabile adottare immediate misure di spending review, per conseguire risparmi nella misura dello 0,6 per cento di PIL, circa 10 miliardi di euro;
    laddove la spending review avrebbe dovuto essere già stata realizzata in termini più che di riduzione della spesa pubblica, come strumento di migliore allocazione delle risorse pubbliche verso gli investimenti produttivi, ora il Governo è costretto ad attuarla per scongiurare le suddette clausole, inserite nella legge di stabilità per il 2015, al solo scopo di finanziare il «bonus fiscale», che ha sottratto ben circa sei miliardi di euro nel 2014 e costa alle casse dello Stato 9 miliardi all'anno a regime;
    nonostante ciò, la pressione fiscale al netto del bonus fiscale e delle clausole di salvaguardia si attesterebbe nel 2019 al 41, 6 per cento, stesso livello dell'anno 2011, senza quindi nessuna riduzione da ben nove anni;
    la lieve crescita attesa si innesta in un quadro economico caratterizzato ad un elevato «outgap», pari al - 3,8 per cento nel 2015. Solo nel 2019 si prevede un outgap positivo pari a 0,5 per cento del potenziale, quindi è necessario attivare tutte le misure per potenziare la crescita dell'economia e l'attrazione degli investimenti nel nostro Paese, dunque evitare ulteriori misure di consolidamento fiscale, che hanno un impatto negativo sull'economia, ma le rigide regole del Six Pack condizioneranno l'Italia ancora per molti anni;
    i margini di flessibilità, in cui si muove il Governo per sostenere la crescita sono ancora stretti, con riflessi negativi sulla capacità di creare nuova occupazione; infatti il Documento prevede una lieve discesa del tasso di disoccupazione pari al 12,6 per cento nel 2014, al 12,5 nel 2015, al 12,1 nel 2016, all'11,6 nel 2017, all'11,2 nel 2018; peraltro i nuovi posti di lavoro si attendono come conseguenza della riforma del Jobs Act, dunque saranno caratterizzati da un più alto livello di flessibilità e precarietà, elementi che non hanno un impatto positivo sulla fiducia nel futuro e di conseguenza sulla potenziale crescita della domanda di beni e servizi. Ciò ci induce a temere che, anche sussistendo un quadro macroeconomico favorevole alla crescita del PIL, a causa del puntuale rispetto dei saldi di finanza pubblica, permarranno fasce di popolazione in uno stato di povertà e disagio sociale;
    il tesoretto da 1,7 miliardi di euro in gran parte se n’è già andato, se non tutto. Se, come largamente previsto, la Commissione Ue boccerà il nuovo regime dell'Iva nella grande distribuzione, incluso dalla legge di Stabilità 2015, nei conti di quest'anno si aprirà un buco da 730 milioni, che potrebbero arrivare a 1,7 miliardi se la Commissione bocciasse anche lo split payment, dal quale ci si attendeva maggiori entrate pari a circa un miliardo. Se l'Europa non dovesse dare il via libera, il Governo ha già previsto un aumento delle accise sulla benzina e sul gasolio dal primo luglio, per lo stesso importo: 1,7 miliardi l'anno. Solo che, per recuperare quella cifra in soli 6 mesi, l'aumento delle imposte sui carburanti dovrebbe essere pesantissimo. Per tale motivo già il Governo, dopo aver pubblicizzato la volontà di destinare il tesoretto a prestazioni sociali, ora rivede la propria scelta orientandola in modo prudenziale alla conservazione di tali risorse, come riserve;
    in merito al piano di privatizzazioni rivisto dal Governo, nel Documento in esame le privatizzazioni contribuiscono alla riduzione dell'elevato debito pubblico, assicurando nel 2015 maggiori entrate pari allo 0,4 per cento del PIL e nel triennio 2016-2018 all'1,3 per cento del PIL. Poiché le risorse ottenute con le dismissioni devono essere utilizzate anche per sostenere gli investimenti, si rileva la necessità di valutare la convenienza della vendita di assets redditizi e che rappresentano tutt'oggi per lo Stato investimenti idonei anche come sostegno dei livelli occupazionali;
    è evidente che il Governo confida nella debole e lenta crescita del nostro Prodotto interno lordo, come conseguenza degli effetti attesi dalle riforme strutturali, quali la riforma del lavoro prevista dal Jobs Act, la riforma della «Buona scuola» per la valorizzazione del capitale umano, la riforma della giustizia civile, la riforma della Pubblica Amministrazione, la riforma costituzionale della Camera e del Senato della Repubblica, da cui si attende un più veloce processo decisionale parlamentare;
    ma le riforme proposte dal Governo Renzi, devono essere riforme rilevanti, avanzate, in grado di migliorare significativamente nel lungo periodo i saldi di finanza pubblica, condizione che autorizza l'applicazione delle clausole delle riforme, invece, oltre ad essere tardive, presentano aspetti critici nel merito, di seguito evidenziati, e, nell'ipotesi non dovessero produrre gli effetti attesi, comprometterebbero la crescita nel medio e lungo periodo del Pil e il raggiungimento degli obiettivi di pareggio di bilancio e riduzione del debito. A tal proposito si rileva che le stime di crescita del PIL nel 2016 secondo le previsioni dei più importanti istituti di ricerca sia nazionali che internazionali sono leggermente inferiori alle stime del presente Documento;
    in particolare, si evidenzia il ritardo della revisione del sistema fiscale, nonché, come sopra riportato, la permanenza di una elevata pressione fiscale, per tutto il periodo di programmazione, che disincentiva gli investitori sia esteri che nazionali, piuttosto che attrarli;
    in merito ai vincoli rigidi del patto di stabilità per gli enti locali, permane per il periodo 2015-2018 il contributo al risanamento dei conti pubblici adottato in sede di legge di stabilità per il 2015, che ha sottratto ai comuni risorse per oltre 3,6 miliardi di euro, oltre i tagli delle spese correnti disposti dal decreto-legge n. 66 del 2014, pari a 563, 4 milioni annui dal 2015, estesi anche per l'anno 2018 dalla citata legge di stabilità;
    in merito alla finanza locale, la consistente riduzione di risorse degli enti locali, che dal 2007 al 2014 hanno contribuito al miglioramento dei saldi di finanza pubblica per circa 16,4 miliardi di euro, aggrava la situazione finanziaria dei comuni, che non sono più in grado di fornire servizi importanti ai propri cittadini, quali: asili nido, scuole e servizi connessi, assistenza ai disabili, politiche abitative e soprattutto investimenti per la salvaguardia dell'ambiente e del territorio. Infatti, il continuo taglio delle risorse ha sensibilmente ridotto le spese in conto capitale dei comuni e ridotto gli investimenti, con gravi ripercussioni sulle economie locali, rappresentate soprattutto da piccole e micro-imprese;
   in materia di giustizia:
    nell'ambito delle riforme strutturali, per quanto attiene al comparto della giustizia nel documento di economia e finanza del 2015, tra gli obiettivi del Governo è prevista la riduzione dei margini di incertezza dell'assetto giuridico per alcuni settori, sia dal punto di vista della disciplina generale, sia dal punto di vista degli strumenti che ne assicurano l'efficacia (nuova disciplina del licenziamento, riforma della giustizia civile);
    si rileva che gli interventi programmati con una tabella di marcia che tiene scarsamente conto della attuale realtà sono volti:
     a) a contrastare fenomeni di corruzione nel settore pubblico e aumentare la trasparenza anche per favorire investimenti delle imprese in Italia e che, a tal fine, si è scelto di specializzare maggiormente l'attività degli uffici giudiziari istituendo il tribunale delle imprese;
     b) ad attuare un piano di digitalizzazione della giustizia, in particolare per accelerare il completamento del processo telematico;
     c) ad introdurre nuove modalità di risoluzione delle controversie esterne ai tribunali e nuove formule di determinazione degli onorari degli avvocati al dichiarato scopo di snellire l'attività processuale;
   in materia tributaria, fiscale e bancaria:
    si può affermare che il DEF 2015 non prevede alcuna novità rispetto agli obiettivi programmati nel precedente anno. L'obiettivo principale resta sempre l'attuazione della delega fiscale, prorogata al 26 settembre 2015. La programmazione economica finanziaria non prevede dunque particolari novità per la materia tributaria. Ci si aspettava invece una programmazione fiscale più incisiva e coraggiosa soprattutto a favore delle piccole e medie imprese nonché per le nuove iniziative imprenditoriali, per le quali resta tuttora da capire il regime di favore applicabile una volta terminato il regime speciale con imposta sostitutiva del 5 per cento (si ricorda infatti che il nuovo regime forfettario introdotto con la stabilità 2015 è stato oggetto di critiche da parte dello stesso Governo che ha di fatto prorogato per un altro anno il regime speciale vigente). Anche in merito alla semplificazione fiscale ed in particolare alla fatturazione elettronica, non vengono indicate misure volte ad incentivare i contribuenti all'esercizio dell'opzione per la digitalizzazione della contabilità (quali, ad esempio, la riduzione della pressione fiscale attraverso aliquote ridotte). Quanto poi alla riduzione della pressione fiscale, non si prevede alcunché. Anzi al riguardo appare contraddittoria la scelta di reperire risorse per la riduzione fiscale attraverso la revisione del sistema delle agevolazioni fiscali. Quanto infine alla semplificazione fiscale in materia di tributi locali, l'introduzione di un tributo unico sarebbe auspicabile a condizione che esso di fatto realizzi una riduzione della pressione fiscale locale e non si trasformi nell'ennesimo strumento di compensazione del minor gettito erariale nazionale;
    la non corretta gestione delle imprese bancarie, l'aumento del volume di sofferenze, crediti inesigibili, titoli tossici implica la necessità di rivedere i criteri di vigilanza prudenziale valutando l'opportunità di introdurre normativamente il divieto per lo Stato, le Fondazioni bancarie, le imprese bancarie, finanziarie ed assicurative di effettuare investimenti in strumenti finanziari derivati che implichino il rischio di perdite patrimoniali e siano pregiudizievoli per le risorse erariali e per il risparmio dei cittadini;
    si auspicavano dunque scelte di politica fiscale e bancaria differenti, soprattutto al fine di ridurre la pressione fiscale, garantire la certezza del prelievo e rilanciare il settore produttivo e dei consumi;
   in materia di scuola, università e cultura:
    il Governo collega alla decisione di bilancio alcuni provvedimenti di particolare interesse della Cultura, quali il disegno di legge di riforma della scuola, attualmente all'esame della Commissione, e il disegno di legge concernente il cinema e lo spettacolo dal vivo, non ancora presentato;
    pertanto l'unica misura immediata è quella relativa al disegno di legge la buona scuola, riguardo al quale le innumerevoli criticità sia nel merito che nel metodo si possono sintetizzare in un intervento caratterizzato dall'esiguità delle risorse previste e l'introduzione di modello aziendalistico di scuola, che di fatto compromette tutto il sistema nazionale di istruzione e formazione;
    il Documento di economia e finanza per il 2015, a fronte degli obiettivi, ovvero dei gravissimi ritardi accusati dal nostro Paese per una loro concreta realizzazione, prevede, al di là dei proclami del caso, oltre allo stanziamento di risorse assolutamente insufficienti, anche la totale assenza di una programmazione chiara e univoca;
    dal DEF ci si sarebbe aspettato una più responsabile azione volta davvero a promuovere l'investimento nell'istruzione e nella formazione, così come indicato nella strategia di Lisbona, e nei beni culturali, in quanto in un'epoca di flessione economica non solo europea ma mondiale è essenziale che ci si avvalga delle potenzialità di ciascun individuo e che si continui a promuovere un investimento più importante, più efficace e mirato all'istruzione e alla formazione di qualità («Istruzione e formazione 2020»), nonché alla valorizzazione del patrimonio culturale nel nostro Paese;
    non si intravedono nel DEF interventi capaci di rilanciare il settore e tantomeno di risolvere gli innumerevoli problemi che attanagliano il mondo dell'istruzione, dell'università e della ricerca e le misure adottate e le relative risorse sono ben lontane dal rappresentare l'inversione di tendenza pubblicizzata dal Governo;
    risulta evidente la mancanza di volontà di superare i limiti di scelte politiche risultate fallimentari, come ad esempio la quota premiale prevista per le università che si basa su un meccanismo di premialità con criteri che inevitabilmente penalizzano le università più deboli;
    non si ravvisa, infatti, alcun tipo di premialità nello stanziamento di una quota che verrà, di fatto, sottratta al Fondo di finanziamento ordinario delle università, quest'anno addirittura in misura pari al 30 per cento. Pensare che gli Atenei che oggi versano in una situazione di difficoltà economica e organizzativa, soprattutto in considerazione di quelli con una posizione territoriale svantaggiata, potranno mai garantire il loro ordinario funzionamento, ovvero una qualità dell'offerta formativa adeguata alla loro funzione, è assolutamente impossibile;
    risulta sempre più chiara, quindi, la volontà di creare un distaccamento tra Atenei, affinché solo alcuni di essi possano raggiungere livelli di eccellenza, a danno di tutti gli altri, i quali inevitabilmente regrediranno sia economicamente che qualitativamente, fino a raggiungere un punto di non ritorno;
    oggi l'attività di ogni università si basa su docenti e ricercatori che svolgono con abnegazione il proprio lavoro e che, attraverso la didattica e la ricerca, trasmettono il proprio sapere proprio a quei giovani che un giorno, grazie ad esso, potranno emergere e raggiungere un livello di eccellenza. Ogni Ateneo deve poter avere, attraverso fondi adeguati al suo funzionamento, la possibilità di creare le condizioni essenziali per raggiungere questa eccellenza;
    analoghe considerazioni valgono per il fondo premiale, a valere sul FOE degli Enti di ricerca, il quale prevede anche per quest'anno una ripartizione di circa l'8 per cento delle risorse sulla base dei risultati della ricerca (VQR) e su specifici progetti innovativi. Anche qui pochi rilievi, se non di natura assolutamente negativa, possono essere fatti. Anche il FOE, infatti, perde una quota di ordinario funzionamento per una redistribuzione delle risorse sulla base di una Valutazione della Qualità della Ricerca datata di almeno 5 anni, quindi sull'analisi di progetti e risultati ormai superati;
    è altrettanto evidente che non si affrontano nodi cruciali del mondo accademico nazionale, come il costante calo del corpo docente e il progressivo invecchiamento dello stesso tant’è che dal 2008 al 2014, secondo quanto riportato dal CUN, il numero dei professori ordinari è sceso del 30 per cento, quello degli associati del 17 per cento: in totale il 25 per cento in meno rispetto alla media europea; le cause del calo da professori sono da imputare alla riduzione dei finanziamenti pubblici degli atenei, al blocco del turnover dei reclutamenti, all'età avanzata di pensionamento del professore universitario;
    il DEF affronta in maniera del tutto insufficiente il tema dei ricercatori e del valore aggiunto che rappresentano per la crescita del nostro Paese proponendo ricette già vecchie ed inefficaci come il ricercatore tenure track introdotto dalla Gelmini nel 2010 – che, di fatto, ha precarizzato il ruolo attraverso i due percorsi distinti previsti dalla legge n. 240 del 2010 – e il potenziamento della chiamata diretta per meriti scientifici; è quindi rimasto irrisolto il tema del ricercatore precario che è costretto ad emigrare all'estero per proseguire la propria attività di ricerca vanificando, così, l'investimento sulla loro formazione e regalando il bagaglio culturale e scientifico a chi li accoglie;
    l'insensata politica dei tagli degli ultimi anni ha messo in ginocchio tutti i settori della cultura, dalla scuola all'università, alla ricerca, ai beni culturali determinando un'allarmante situazione generalizzata di regresso e di forte riduzione della mobilità sociale;
    queste continue e progressive riduzioni di spesa hanno ridotto la possibilità per il nostro Paese di reggere il confronto con gli altri Stati europei, sempre più progrediti sia dal punto di vista delle strutture che dei mezzi da mettere a disposizione di ricercatori e docenti, i quali vengono spinti a cercare all'estero l'ambiente adatto a portare avanti i propri studi e progetti con tutti gli strumenti necessari;
    nonostante l'investimento in Istruzione, Università e ricerca rappresenti la leva più solida di cui un governo dispone per centrare i suoi obiettivi di coesione sociale e sviluppo economico e che la spesa pubblica in questi specifici ambiti è ancora sotto la media europea, nonostante gli impegni assunti dal nostro Paese con il programma Horizon 2020, con evidenti riflessi negativi sui risultati scolastici, la mobilità e la coesione sociale, non si riscontra un'inversione di tendenza e il Def per il 2015, a fronte degli obiettivi elencati, nella sezione del Piano nazionale di Riforma, prevede risorse e misure del tutto insufficienti rispetto a quelle che sono le reali esigenze;
    la strada maestra per ridare slancio ad un'economia in crisi, ad un modello di sviluppo sostenibile, ad una società che metta al centro il benessere dei cittadini e la loro qualità di vita passa non solo attraverso un ripristino delle risorse economiche tagliate in questi anni al mondo della scuola italiana, dell'università, della ricerca e della cultura, ma anche e soprattutto attraverso una programmazione economica che preveda ingenti investimenti pluriennali e una valorizzazione complessiva del sistema;
   in materia di ambiente:
    è di tutta evidenza, nella sezione dedicata al programma di stabilità, la totale assenza di una visione politica e di una lettura strategica del tema ambientale come fattore trainante nell'economia nazionale; rimangono esclusi e completamente estranei i dati relativi al consumo di capitale naturale e dei servizi ecosistemici;
    sotto il profilo ambientale una particolare importanza del DEF sono l'allegato III, il quale, sulla base di quanto disposto dall'articolo 2, comma 9 della legge n. 39 del 2011, riporta lo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, e l'allegato VI, il quale, ai sensi della legge 21 dicembre 2001, n. 443 (la legge obiettivo voluta dal Governo Berlusconi con la finalità di accelerare e semplificare l'iter procedurale per la realizzazione delle grandi opere pubbliche), contiene il programma delle infrastrutture strategiche e lo stato di avanzamento delle singole opere, predisposto dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti;
    il precedente DEF era caratterizzato dall'esigenza di rivedere i meccanismi della legge obiettivo in un'ottica di continuità con chi quella legge l'aveva promossa: accelerare e semplificare in tutti i modi le procedure ed attribuire tutto il potere al decisore centrale; proposito mantenuto in buona sostanza con l'approvazione del decreto «Sblocca Italia», pensato per scardinare le poche regole sopravvissute al ventennio berlusconiano; il documento del 2015 sembra essere più cauto e, pur rivendicando l'esigenza della «semplificazione burocratica», afferma l'importanza della lotta alla corruzione (la cui diffusione è purtroppo spesso facilitata proprio dall'alleggerimento delle procedure), denuncia la «mancanza di cultura di analisi di costi e benefici, sia nella scelta delle opere che nella loro progettazione» (senza pensare che è proprio l'impianto della legge obiettivo a scavalcare ed azzerare qualunque proposito programmatorio) e afferma l'esigenza di una maggiore attenzione per le opere medio piccole volte ad assicurare la manutenzione del territorio e del patrimonio immobiliare pubblico (praticamente il contrario di quanto fatto e dichiarato nel primo anno di Governo); sembra che in qualche modo il Governo stia scontando positivamente il cambio della guida del dicastero delle infrastrutture, prendendo in qualche modo le distanze dalla precedente visione marcatamente «sviluppista»; ipotesi confermata dal fatto che una delle azioni previste nel DEF 2014, finalizzata ad interventi sul mercato immobiliare e sull'urbanistica, sia scomparsa dal documento;
   in materia di lavoro:
    la NASpI appare uno strumento non rispondente al dettato della legge delega la quale recava quale criterio di esercizio della delega stessa la creazione di uno strumento unico, da estendere a tutte le categorie di lavoratori in stato di disoccupazione, indipendentemente dalla tipologia contrattuale di provenienza e che il sussidio si applichi a prescindere da qualunque requisito di anzianità contributiva e assicurativa. L’ estensione dell'Aspi ai lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa per i quali è stato creato un apposito strumento, peraltro solo a livello sperimentale, non rappresenta un intervento universalistico, poiché esclude tutte le tipologie di lavoro precarie, parasubordinate o falsamente autonome, che non hanno alcuna copertura né sostitutiva né integrativa; inoltre la copertura parziale quanto a tipologie di contratti o per altri requisiti sarebbe in contrasto con principi costituzionali, in particolare con quanto deriva dal combinato disposto degli articoli 3, 4 e 38 della Costituzione. La NASpI, ha esteso lo strumento, in via sperimentale, ai soli collaboratori coordinati e continuativi, incrementando la durata massima della prestazione, ovvero introducendo massimali per le prestazioni in funzione della contribuzione figurativa, limitando quindi le erogazioni a tutti quei lavoratori per i quali non siano stati versati dei contributi sociali effettivi, ma solo figurativi, circostanza che si verifica in caso di interruzione o riduzione dell'attività lavorativa dovuta a determinate fattispecie quali cassa integrazione guadagni, contratti di solidarietà, ma anche disoccupazione e mobilità;
    per l'ASDI, il riferimento alla quota dell'assegno sociale, pari a 447,61 euro mensili, circa 5.800 annui, significa scegliere di rimanere al di sotto del livello della soglia di povertà relativa, dati ISTAT, che per il 2014 è pari a 7.200 euro. Tale livello, definito anno per anno, deve pertanto rappresentare il termine di riferimento;
    in merito alla copertura finanziaria, dato che gli oneri complessivi del provvedimento sono stati individuati tramite un «tetto di spesa» e non come «previsione di spesa». Considerata la natura dei diritti soggettivi, appare paradossale che tale strumento risulti privo di una clausola di salvaguardia, ancorché aggravata dalla motivazione della Ragioneria di Stato secondo cui le valutazioni finanziarie risultano caratterizzate da adeguati elementi di prudenzialità. Il sistema di calcolo dell'indennità, cui si unisce la progressiva riduzione della stessa con il passare del tempo, finisce per essere penalizzante rispetto alla previgente disciplina in particolare per alcune categorie di lavoratori come gli stagionali. La NASPI appare svantaggiosa per i lavoratori stagionali che dal 1o maggio 2015 non potranno più coprire il proprio reddito per tutto l'anno, in quanto percepiranno l'indennità per la metà dei mesi lavorati (quindi solo per 3 mesi), con grave pregiudizio per miriadi di famiglie che vivono di turismo Non sono inoltre previste salvaguardie a favore dei 2,6 milioni di lavoratori dipendenti del settore artigiano, che attualmente risulterebbero privi di tutela del reddito in costanza di rapporto di lavoro;
    con riferimento al principio di parità di genere nel mondo del lavoro, si osserva che la perdurante carenza di effettive politiche di conciliazione tra vita familiare e lavoro ha concorso all'aumento della disoccupazione femminile con effetti negativi per lo sviluppo e la competitività del nostro Paese;
    la Legge di Stabilità per il 2015 ha abrogato le agevolazioni strutturali per l'assunzione dei disoccupati di lunga durata, previste dalla legge n. 407 del 1990, con cui si consentiva alle aziende di risparmiare il 50 per cento dei contributi INPS e INAIL per trentasei mesi. Il risparmio si elevava al 100 per cento per le aziende collocate in una delle regioni del Sud, o svolgente attività artigianale;
    riguardo alla spesa pensionistica, il DEF (nella I sezione, dedicata al Programma di stabilità dell'Italia) osserva che il rapporto fra spesa pensionistica e PIL, il cui valore per il 2015 è pari al 15,8 per cento, tenderà a ridursi fino al 2030 (quando si attesterà intorno al 15 per cento), in presenza di un andamento di crescita più favorevole, nonché in virtù del processo di elevamento dei requisiti per la pensione e del progressivo passaggio al metodo di calcolo contributivo. Successivamente, la misura del rapporto percentuale tornerebbe a crescere, a causa dell'ampliamento delle tendenze negative delle dinamiche demografiche ed in ragione degli effetti derivanti dal precedente posticipo del collocamento in quiescenza sull'importo delle pensioni. Il rapporto dovrebbe raggiungere un valore massimo pari a circa il 15,5 per cento, intorno al 2044, per poi decrescere nuovamente nel successivo periodo fino al 2060;
    il programma comunitario «garanzia Giovani» ha stanziato risorse in favore dell'Italia pari a 1,5 miliardi di euro per il periodo 2014-2015, allo scopo di promuovere offerte di lavoro, tirocini, formazione, anche alla luce del fenomeno dei NET: a tale riguardo il DEF fa presente, in primo luogo, che a febbraio 2015 la Commissione UE ha proposto di aumentare dall'1 per cento al 30 per cento il tasso di prefinanziamento dell'iniziativa, con la conseguenza che si renderebbe disponibile una somma complessiva nel 2015 per l'Italia di 170 milioni (invece dei 5,6 milioni previsti); inoltre, ricorda che tra le azioni previste dal Programma italiano volte a dare attuazione alla Garanzia giovani, vi è anche la previsione del cosiddetto «bonus occupazione», un incentivo per le assunzioni di giovani con specifici requisiti;
    durante l'audizione in Commissione Lavoro, le Regioni hanno ribadito la scarsa operatività dei Centri per l'impiego, che rappresentano lo snodo principale delle misure della Garanzia Giovani,

impegna il Governo

   in materia economica e finanziaria:
   a non considerare in nessun caso come vincolante l'obiettivo di medio termine (MTO);
   a promuovere in ogni sede e con ogni mezzo la rivisitazione dei trattati internazionali, in particolare il «Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nella Unione europea», al fine di svincolarsi dalle deleterie morse dell'austerity;
   ad assumere iniziative, anche in sede di Unione Europea, per non inserire elementi distorsivi nel calcolo del prodotto interno lordo che rendano antieconomico il debellarli, nonché a non considerare come attività svolte «consensualmente» le attività realizzate in uno stato di sostanziale incapacità di volere, quali la prostituzione e l'assunzione di sostanze stupefacenti;
   ad assumere iniziative, anche in sede di Unione europea, per svincolarsi dall'uso di un indice poco rappresentativo del benessere di un Paese e dei suoi cittadini, quali il Prodotto Interno lordo, e quindi utilizzare, anche al fine della programmazione economica, indici alternativi quali la coesione sociale, i salari, la sicurezza dell'impiego, l'ambiente, la salute, la sicurezza, la qualità e il costo delle abitazioni, l'educazione e quant'altro possa essere in grado di rappresentare aspetti più rilevanti del benessere dei cittadini;
   a ripristinare le risorse a favore degli enti locali decurtate dalla legge di stabilità per il 2015, operando risparmi di spesa attraverso la spending review, a carico delle Amministrazioni centrali, il cui contributo al risanamento dei conti pubblici è stato di circa 6,5 miliardi di euro dal 2009 ad oggi;
   a non effettuare ulteriori riduzioni, negli anni futuri, fino a quando lo sforzo richiesto in termini percentuali agli enti locali non sia stato sostenuto anche dalle istituzioni centrali;
   a garantire in ogni caso, anche agli enti locali in dissesto, i trasferimenti necessari all'espletamento dei servizi sociali essenziali, come l'assistenza ai cittadini disabili;
   a non ridurre i trasferimenti a disposizione degli enti locali nell'esercizio in corso e a non assumere iniziative per la modifica delle norme sulla fiscalità locale;
   a svincolare dai tetti di spesa i costi di formazione del personale per delimitati settori e corsi autorizzati a livello centrale finalizzate ad incrementare la capacita di analisi sull'efficienza di spesa dei servizi, quali efficienza energetica, ricaduta socioeconomica di indotto delle azioni, digitalizzazione;
   a consentire l'utilizzo di tutte le fonti disponibili, compreso l'avanzo e la ristrutturazione del debito mediante accensione di nuovi prestiti (come previsto dal comma 2 dell'articolo 41 della legge n. 448 del 2001), assumendo un'iniziativa normativa per abrogare il vincolo di utilizzo esclusivo dei proventi da dismissioni che riguarda il rimborso dei prestiti obbligazionari;
   in merito alla posticipazione dell'introduzione della local tax, ad assumere iniziative normative per ripristinare il trasferimento integrativo di 625 milioni di euro, indispensabile agli enti locali per garantire l'erogazione dei servizi essenziali ai cittadini;
   in materia di dismissioni, ad attivare tutti gli strumenti per valutare la convenienza economica nel medio e nel lungo periodo della vendita degli assets delle partecipazioni a procedere alla vendita dei medesimi non con il mero scopo di acquisire risorse per ridurre il debito, ma valutando la necessità di preservare il livello degli investimenti pubblici, le entrate di reddito da dividendo nonché i livelli di occupazione;
   in materia di spending review, a selezionare gli interventi di revisione della spesa sulla base di precisi indirizzi, definiti in sede parlamentare, in modo da consentire una condivisione più ampia di tutte le forze politiche, in virtù di quanto disposto dall'articolo 5 della legge costituzionale n. 1 del 2012, che, nel riformare l'articolo 81 della Costituzione, al comma 4, stabilisce che «le Camere, secondo le modalità stabilite dai rispettivi regolamenti, esercitano la funzione di controllo sulla finanza pubblica con particolare riferimento all'equilibrio tra entrate e spese nonché alla qualità e all'efficacia della spesa delle pubbliche amministrazioni», ed evitare tagli che producano effetti recessivi, dando priorità alla razionalizzazione e migliore allocazione delle risorse, per riqualificare la spesa pubblica, in particolare aumentare le spese per investimenti, salvaguardando dai tagli i settori decisivi per aumentare il potenziale di crescita del paese;
   in materia di riforme costituzionali:
   in ordine alla prevista razionalizzazione delle funzioni di polizia a procedere considerando le diverse necessità dei territori in ordine ai presidi nonché tenendo conto della peculiarità delle zone di maggiore disagio e a maggior rischio di criminalità, per le quali il controllo del territorio non solo non dovrà subire depauperamento, ma dovrà essere incrementato;
   a riferire alle Camere in ordine alla suddetta razionalizzazione prima che essa sia adottata;
   a riferire a brevissimo termine alle Camere in ordine ai rapporti finanziari tra lo Stato e le province, allo stato finanziario di queste ultime, nonché sui crediti da esse vantati nei confronti dello Stato e delle Regioni;
   ad assicurare il pieno rispetto della specificità del personale del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, in relazione alla peculiarità delle funzioni svolte dai relativi operatori, ai sensi dell'articolo 19 della Legge n. 183/2010;
   a non prorogare gli effetti delle disposizioni di blocco degli incrementi stipendiali per il personale del suddetto comparto;
   in materia di riforma della giustizia:
   a predisporre uno stanziamento di risorse finanziarie adeguato al fine di risolvere le molteplici questioni che attengono al settore giustizia restituendo dignità e professionalità al ruolo di magistrati e avvocati spesso costretti a lavorare in condizioni disagiate, in aule sovraffollate e, ormai, come da recenti fatti di cronaca, anche poco sicure. Non si ritiene essere un meccanismo risolutorio per far fronte ai costi della giustizia e lo smaltimento dell'arretrato civile quello – finora largamente utilizzato – di incrementare il contributo unificato. Ciò costituisce, piuttosto, un aggravio eccessivamente oneroso per il cittadino e un ostacolo, in alcuni casi insormontabile, per ottenere giustizia;
   ad assumere iniziative anche normative che prevedano la riqualificazione dei dipendenti del Ministero della giustizia e del dipartimento della organizzazione giudiziaria ed altresì provvedere con sollecitudine alla velocizzazione delle procedure per il pagamento degli straordinari ai dipendenti del Ministero della giustizia e del dipartimento della organizzazione giudiziaria;
   a rendere, finalmente, attuale e non solo un mero proposito l'istituzione di sezioni specializzate in materia di diritto societario al fine di risolvere o, quantomeno, snellire il relativo contenzioso che rappresenta, tra le altre cose, una vera e propria piaga del Paese e che finisce per essere un deterrente anche per coloro che intendano intraprendere o continuare attività imprenditoriale in forma individuale o societaria; dunque si rende necessaria e va incentivata l'efficienza e la qualità della giustizia civile, in chiave di spinta economica, dando maggiore organicità alla competenza del tribunale delle imprese consolidandone la specializzazione (anche ed eventualmente con apposite procedure concorsuali che tengano debito conto di una preparazione specifica e settoriale);
   a rivedere, per quanto attiene i procedimenti di scioglimento del matrimonio, la procedura introdotta con il metodo della conciliazione, che espone a rischi il cosiddetto coniuge debole, prevedendo, comunque, tempi più brevi così come dalla originaria previsione della proposta di legge relativamente al dies a quo per la decorrenza dei termini per la presentazione della domanda di divorzio;
   a favorire, ottimizzando le risorse umane impiegate nel settore, un costante aggiornamento della formazione e dell'uso delle nuove tecnologie nonché a prevedere che sia predisposto un piano volto a coprire le carenze nell'organico relativo ai magistrati e al personale amministrativo anche attraverso concorsi che selezionino i candidati nella maniera più rapida e obiettiva possibile. Attualmente, infatti, il personale impiegato è di consistenza inferiore al cosiddetto turn over da pensionamento;
   a definire una riallocazione delle risorse destinate alle sedi dei tribunali che tenga conto non solo delle specificità geografiche e demografiche del territorio, ma anche della maggiore o minore presenza di criminalità organizzata nella zona di riferimento, reintervenendo rispetto alle storture create dalla cosiddetta riforma della geografia giudiziaria;
   a contenere i tempi per arrivare alla risoluzione delle controversie con una maggiore professionalizzazione manageriale dei presidenti dei tribunali, anche attraverso l'implementazione delle best practices già realizzate presso alcune Corti d'appello;
   a considerare un sistema di bandi nazionali con criteri di selezione uniformi, per la copertura del personale relativo ai giudici onorari e al rinnovo degli stessi che, alla luce del delicatissimo compito che gli stessi svolgono, alla competenza per materia, e al ruolo di vero e proprio giudizio di primo grado, tenga conto della tutela delle garanzie di indipendenza degli stessi, affinché non diventino facili pedine schiave del rinnovo del mandato;
   per quanto riguarda gli interventi in materia di processo civile, definiti con il decreto-legge n. 132 del 2014, (convertito in legge a novembre – legge n. 162 del 2014), a rivalutare, facendo in modo che sia considerato come extrema ratio e non come una reale soluzione, il ricorso a forme di definizione extragiudiziale delle controversie, tenuto conto che non si ritiene essere un approccio conforme al dettato costituzionale rinviare a sedi di conciliazione e mediazione la risoluzione di controversie. Il ricorso ad arbitri terzi, a carico delle parti, per la risoluzione delle cause arretrate rappresenta non solo un'inaccettabile resa del sistema Giustizia dinanzi alle proprie inefficienze ma, soprattutto, una grave lesione, sotto il profilo del precedente procedurale, del diritto al giusto processo ed alla difesa di cui agli articoli 111 e 24 della Costituzione di cui il cittadino deve poter continuare liberamente a godere, anche in ragione delle imposte da quest'ultimo pagate e volte a garantire altresì il buon funzionamento dell'amministrazione della giustizia;
   nel settore penale, per quanto attiene all'impianto processuale e ordinamentale a fare in modo che sia garantita una durata ragionevole dei processi limitando di fatto i rischi connessi alla prescrizione dei reati, tema affrontato ancora in maniera inadeguata e poco risolutiva unitamente ai reati di falso in bilancio, delitti contro la pubblica amministrazione, associazione a delinquere di stampo mafioso;
   a rafforzare il contrasto alla criminalità organizzata e ai patrimoni illeciti e il contrasto alla corruzione attraverso un controllo più capillare del territorio, nonché con l'acquisizione dei tabulati telefonici e nelle intercettazione di comunicazioni e conversazioni telefoniche o telematiche;
   ad adottare strumenti di controllo preventivo più stringenti ed una maggiore integrazione delle banche dati oggi esistenti per contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti pubblici e ricomprendere, tra le cause di risoluzione del contratto d'appalto, anche le sentenze di condanna definitiva per gravi reati che riguardino i soggetti subappaltanti, oltre ai soggetti appaltatori;
   ad affrontare in maniera radicale e definitiva senza che ciò comporti un aumento delle strutture preposte, l'annosa questione del sovraffollamento carcerario attraverso un serio dibattito e confronto parlamentare e non con l'ennesimo ricorso alla decretazione d'urgenza. Ad oggi, gli interventi attuati sono stati solo parziali e basati, sostanzialmente, su sconti di pena, che mettono in pericolo la sicurezza dei cittadini. Gli interventi richiesti dovrebbero essere, invece, espressione di un disegno unitario, nel quale l'adeguamento delle strutture carcerarie ed il rafforzamento numerico del personale che vi lavora dovrebbe essere un criterio guida centrale;
   in materia di difesa:
   a) destinare parte dei risparmi effettuati con la riforma dello strumento militare per migliorare la gestione corrente della formazione del personale e della gestione dei mezzi, a fronte di una riduzione di nuovi investimenti in sistemi d'arma;
   b) destinare l'assegnazione delle strutture militari in dismissione, localizzate in luoghi strategici delle città, per nuove funzioni che consentano per le altre amministrazioni risparmi in contratti di locazione;
   c) abbandonare, in via definitiva, il programma per la produzione e l'acquisto dei previsti cacciabombardieri Joint Strike Fighter (F35) parallelamente ad una riconversione delle industrie che operano nella produzione degli stessi;
   d) rivalutare la necessità di ogni singola missione militare all'estero non solo dal punto di vista economico ma anche e soprattutto per rispettare il dettame costituzionale indicato dall'articolo 11;
   e) ripensare alle modalità di svolgimento di parate militari, anche in occasione di festeggiamenti nazionali, al fine di risparmiare sui costi pur non pregiudicando il tributo che le Forze Armate devono comunque dare alle ricorrenze repubblicane e storiche dell'Italia;
   in materia fiscale, tributaria e bancaria:
   evitare ogni genere di intervento dello Stato italiano, espletato in modo diretto o indiretto, finalizzato alla riduzione del volume di titoli anomali, tossici e difficilmente esigibili, nonché crediti inesigibili e sofferenze delle banche private escludendo così un impegno di risorse erariali per rimediare ad una non corretta gestione della governance delle banche, eventualmente sottoposte anche a commissariamento. Si precisa che un intervento dello Stato italiano a favore delle banche così come descritto potrebbe annoverarsi tra gli aiuti di Stato vietati dalla disciplina europea;
   ad introdurre disposizioni di carattere normativo, con annesse sanzioni, al fine di vietare allo Stato, alle Fondazioni bancarie, alle imprese bancarie, finanziarie ed assicurative di effettuare investimenti in strumenti finanziari derivati che implichino il rischio di perdite patrimoniali e siano pregiudizievoli per le risorse erariali e per il risparmio dei cittadini;
   predisporre nuovi criteri e limiti di indebitamento per le imprese bancarie, finanziarie ed assicurative, riducendo in tal modo i potenziali rischi di perdite patrimoniali;
   promuovere la separazione tra banche commerciali e banche d'investimento, favorendo l'istituzione di banche, anche di natura pubblica, preposte al finanziamento della sola economia reale, senza la possibilità di investire in strumenti finanziari speculativi o rischiosi per l'integrità patrimoniale ed il risparmio dei cittadini;
   invitare la Banca d'Italia ad avviare indagini conoscitive e controlli sulle banche caratterizzate da consistenti volumi di sofferenze ed individuare i responsabili della non corretta gestione;
   favorire, nell'ambito delle proprie competenze, la verifica di eventuali responsabilità degli amministratori delle banche per una non corretta e non prudenziale gestione del risparmio dei cittadini ed in particolar modo accertare se l'emissione del credito sia stata affetta da compiacenze e collusioni; favorire l'accesso della magistratura all'accertamento di eventuali reati nella gestione dell'emissione del credito;
   avviare indagini conoscitive e controlli al fine di verificare il rispetto della normativa sulla concorrenza ed antitrust da parte delle compagnie assicurative ed assumere iniziative volte ad escludere l'esclusiva vigenza delle convenzioni tra compagnie assicurative e gestori di servizi medico-sanitari o di riparazione degli autoveicoli garantendo una libera facoltà di scelta del cliente tra soggetti convenzionati e non;
   ridurre l'onere e il costo degli adempimenti fiscali a carico dei contribuenti favorendo il processo di automazione e telematizzazione di tutte le operazioni contabili in materia di determinazione dell'imposta sul valore aggiunto (IVA): emissione, ricezione e registrazione delle fatture, liquidazione e versamento del tributo, redazione ed invio dei dichiarativi fiscali, attraverso la predisposizione di software gratuiti che agevolino i contribuenti nella esecuzione dei menzionati adempimenti e nella comunicazione delle informazioni all'Amministrazione Finanziaria in una ottica di normalizzazione, riduzione dei costi della compliance e di progressiva sostituzione delle attuali, obsolete modalità cartacee di tenuta delle citate operazioni;
   revisionare gli obiettivi di budget in tema di accertamenti dell'Agenzia delle entrate per il miglioramento e l'intensificazione delle attività di controllo formale e sostanziale dei cosiddetti grandi contribuenti nonché attraverso la previsione di obiettivi di produzione distinti per ciascuna categoria di contribuenti;
   ridefinire l'organizzazione interna dell'Agenzie e dei sistemi di reclutamento del personale garantendo la pubblicità dei concorsi, il buon andamento e l'imparzialità dell'azione amministrativa;
   revisionare gli attuali criteri di determinazione standardizzata e presuntiva degli accertamenti (con particolare riferimento agli studi di settore ed al redditometro), sostituendoli con sistemi di controllo che incentivino una compliance preventiva tra contribuenti ed amministrazione finanziaria, anche attraverso la predisposizione di strumenti informatici gratuiti che consentano agli esercenti di confrontare in tempo reale l'andamento economico e finanziario delle proprie attività rispetto ai modelli statistici standard, comprendere le cause di eventuali scostamenti e porvi rimedio, ove necessario senza attendere i termini previsti per i dichiarativi fiscali;
   intensificare le attività di controllo dell'Agenzia delle entrate, anche ampliando il campo di applicazione degli strumenti deflattivi del contenzioso nello spirito della leale collaborazione tra contribuente e amministrazione finanziaria; in ogni caso, garantire allo stesso tempo l'esercizio del diritto di difesa del contribuente anche attraverso una progressiva riduzione delle imposte in materia di giustizia che di fatto costituisco un ostacolo all'eccesso alla giustizia tributaria;
   potenziare e intensificare la lotta all'evasione internazionale ed il ricorso allo scambio di informazioni in ambito comunitario e, in generale, gli strumenti di cooperazione internazionale, con particolare riguardo all'invio di richieste di assistenza amministrativa e di scambi informativi spontanei, nonché all'attivazione dei controlli multilaterali, anche in conseguenza delle molteplici convenzioni stipulate con gli Stati della comunità europea ed internazionale in materia di scambio di informazioni e rimozione del segreto bancario;
   introdurre misure di contrasto all'evasione e all'elusione internazionale (triangolazioni societarie, tansferpricing, mispricing, sottofatturazione, società offshore e trust, ecc.) in relazione alle quali la mera stipulazione di accordi bilaterali in materia di scambio di informazioni appare inadeguata e, in alcuni casi, controproducente in assenza di una reciproca attuazione, da parte dell'altro Stato contraente, delle normative di contrasto all'elusione e all'evasione; pertanto, assumere iniziative volte a favorire la stipula di accordi multilaterali per la lotta all'evasione internazionale è la rimozione del segreto bancario e per l'introduzione di blacklist comuni ai vari Stati della comunità europea ed internazionale;
   migliorare gli strumenti compensativi esistenti anche attraverso la istituzione presso l'Agenzia delle entrate una «Camera di compensazione» preposta a compensare debiti e crediti di natura tributaria, provvedendo direttamente anche ai relativi adempimenti fiscali;
   agevolare le piccole e medie imprese e le nuove iniziative imprenditoriali anche attraverso l'estensione della disciplina del «regime fiscale di vantaggio per l'imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità» alle società di persone o di capitali di nuova costituzione;
   incentivare, attraverso la previsione di benefici fiscali, gli investimenti in tecnologie a basso impatto ambientale nei processi di riconversione industriale dei siti di interesse nazionale contaminati, al fine di attivare crescita ed occupazione «verde», a condizione che il saldo occupazionale netto di tali investimenti sia positivo;
   introdurre misure di sostegno al reddito tali da garantire a ciascun cittadino, anche mediante integrazione del reddito percepito, un reddito minimo di cittadinanza al fine di garantire un livello minimo di soddisfacimento delle esigenze fondamentali e primarie di vita, individuali e familiari;
   incentivare forme alternative di accesso al credito tra cui l'istituto del «crowfunding» potenziandone l'utilizzo anche alle società diverse dalle «startup innovative» e gli strumenti di garanzia (come ad esempio, l'utilizzo del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese anche per garantire le operazioni di crowfunding);
   introdurre misure normative volte alla riforma del sistema sanzionatorio tributario, amministrativo e penale, ampliando le fattispecie vigenti alla luce dell'evoluzione delle pratiche societarie e delle accertate tecniche di evasione, evitando qualsivoglia forma di depenalizzazione delle condotte di reato già previste;
   introdurre misure normative volte a garantire una maggiore efficacia della lotta all'evasione fiscale ed in particolare a rimuovere i dubbi interpretativi ed applicativi della nuova fattispecie di reato di auto riciclaggio;
   riformare il regime cosiddetto dei minimi elevando il limite massimo di imponibile ai fini dell'applicazione, in armonia con gli orientamenti espressi in ambito comunitario ed alle normative esistenti negli altri Stati comunitari;
   introdurre misure normative volte a recuperare gettito attraverso la disciplina di fattispecie e pratiche commerciali, come ad esempio gli affitti brevi, ad oggi carenti di disciplina normativa e pertanto non adeguatamente ed efficacemente controllabili ai fini fiscali;
   introdurre misure normative colte all'abolizione dell'IRAP per le microimprese;
   introdurre misure normative volte a prevedere un maggiore controllo, anche fiscale, su general contractor, grandi opere, partiti politici, cooperative, assicurazioni, fondazioni e grande distribuzione;
   introdurre misure normative per la revisione del sistema nazionale di riscossione mediante l'attribuzione della funzione al Ministero dell'economia e delle finanze, con conseguente abolizione del sistema di gestione mediante concessionari della riscossione;
   al fine di scongiurare il rischio di contenzioso, con grave danno erariale per lo Stato, assumere iniziative normative per la rimozione dei profili di incostituzionalità emersi nella procedura della dichiarazione dei redditi precompilata ed in particolare nella disposizione che prevede, in caso di errore nella compilazione, l'obbligo del professionista di provvedere al pagamento delle imposte dovute dal contribuente, in chiaro contrasto con l'articolo 53 cost;
   compatibilmente con i vincoli europei in tema di libero commercio e tutela della concorrenza, assumere iniziative normative per revisionare il sistema delle accise in materia di tabacchi, aumentando il prelievo fiscale sulla componente specifica dell'accisa su quella ad valorem, evitando l'effetto distorsivo sui prezzi a favore delle sigarette della fascia più richiesta e garantendo, dunque, un'equa distribuzione del carico fiscale; introdurre altresì nuove forme di prelievo tra cui la previsione di un contributo di solidarietà in misura fissa, da porre a carico dei produttori di sigarette e derivati, calcolato sulle quantità di prodotto immesse in commercio e da destinare a copertura delle spese sanitarie nazionali connesse alla cura di patologie legate al consumo di sigarette e derivati;
   assumere tutte le iniziative necessarie, anche a carattere normativo, al fine di ridurre l'aliquota dell'accisa sulla birra così tutelando un settore in crescita e in fermento che appena due anni fa aveva fatto segnare un +4,4 per cento di occupazione, e dando peraltro credito al citato Parere della Ragioneria dello Stato del 26 luglio 2013 con il quale si invitava il Parlamento ad agire sul versante della spesa pubblica e non delle entrate;
   in materia di istruzione, scuola, università e cultura:
   a reperire le risorse necessarie e aggiuntive sottratte al comparto nelle precedenti legislature, per restituire peso e valore all'istruzione scolastica, per promuovere la formazione degli insegnanti, per valorizzare la professionalità docente e per sostenere l'innovazione didattica e organizzativa, nella consapevolezza che la scuola debba rappresentare uno dei più importanti fattori di crescita del Paese;
   ad intervenire con misure e risorse aggiuntive sottratte al comparto nelle precedenti legislature che consentano un piano pluriennale di assunzione di tutto l'organico che lo scorso anno scolastico è stato coperto da supplenze annuali, e consentano altresì interventi mirati a risolvere le problematiche relative al personale scolastico tutto, docente ed ATA, all'edilizia scolastica, all'incremento del tempo pieno, alla lotta alla dispersione scolastica, all'innovazione tecnologica della didattica e degli ambienti di apprendimento, al potenziamento degli interventi per il diritto allo studio, nella consapevolezza che la scuola dovrebbe rappresentare uno dei più importanti fattori di crescita sociale e culturale del Paese;
   ad adottare iniziative concrete per rilanciare, anche economicamente, il sistema universitario italiano, modernizzando le università italiane con la digitalizzazione dell'offerta didattica, introducendo forme sistematiche di valutazione efficace dell'utilizzo di risorse, incentivi e disincentivi con fondi premiali aggiuntivi e non sostitutivi, nella consapevolezza che l'università deve essere un motore essenziale della mobilità sociale e della crescita sociale e culturale del Paese;
   a sbloccare il turn over del reclutamento dei docenti universitari e reintrodurre il ruolo del ricercatore a tempo indeterminato;
   a stabilizzare il Fondo Integrativo per il Diritto allo Studio, rendendolo sufficiente a coprire la totalità degli aventi diritto alle borse di studio, e dunque a prevedere un limite alla contribuzione studentesca universitaria e ad integrare i fondi che favoriscano la mobilità interna per garantire il diritto allo studio anche ai meno abbienti, limitando così l'utilizzo del prestito d'onore quale forma di finanziamento per garantire il diritto allo studio;
   a reperire i fondi necessari al fine di favorire e di non penalizzare il comparto della ricerca, a partire da quella di base, con l'obiettivo di creare una nuova leva di giovani ricercatori non precari da assumere a tempo indeterminato al fine di non disperdere il know how acquisito e di investire su di essi come risorsa per modernizzare il funzionamento delle istituzioni di ricerca;
   a consolidare le strutture di ricerca attraverso un finanziamento statale attestato sulla media europea ed evitando che le misure di razionalizzazioni degli stessi possano tradursi in soppressioni degli enti di ricerca, assicurando a docenti e ricercatori l'utilizzo di strutture e strumentazioni idonee allo sviluppo di programmi e progetti che devono poter essere sviluppati ed utilizzati dal nostro Paese;
   ad effettuare investimenti nell'intero settore culturale, con strategie di lungo periodo e ad introdurre meccanismi virtuosi di reperimento e distribuzione delle risorse nel settore dello spettacolo, superando il criterio di spesa storica e introducendo parametri più oggettivi anche al fine di arginare lo sperpero dell'immenso patrimonio culturale italiano attualmente in atto;
   in materia ambientale:
   nell'ottica della dichiarata esigenza di revisione della disciplina degli appalti, prevedere un quadro normativo che punti ad una maggiore trasparenza e un'azione di controllo efficace da parte dello Stato sulla regolarità delle procedure;
   prevedere la modifica dei meccanismi che regolano il project financing al fine di evitare che con questa procedura si consenta, di fatto, la cancellazione del rischio di impresa, eliminando la possibilità di interventi successivi dello Stato che possano avvantaggiare surrettiziamente le ditte a cui viene affidata la realizzazione delle opere;
   rivedere le procedure per l'individuazione degli interventi a favore degli enti locali, estranee a qualsivoglia schema normativo di riferimento e prive di una visione strategica e programmatica;
   bloccare la perversa spirale che punta a compensare il disavanzo pubblico con la svendita dei beni demaniali, determinando un costante e progressivo impoverimento del sistema paese;
   avviare un concreto piano di intervento per la tutela e la messa in sicurezza del territorio, individuando risorse certe, anche attraverso la riallocazione degli importi attualmente stanziati per le opere infrastrutturali di cui si chiede la cancellazione dall'elenco degli interventi prioritari;
   rispettare gli impegni assunti con l'approvazione della risoluzione in commissione ambiente e bilancio con l'obiettivo di: riconoscere il diritto all'abitare; riqualificare il patrimonio immobiliare per uso abitativo; salvaguardare il patrimonio immobiliare pubblico prediligendo politiche di diritto alla casa piuttosto che politiche speculative sul patrimonio comune; bloccare sgomberi e sfratti fino all'adozione delle misure necessarie per garantire il diritto alla casa per tutti; utilizzare il patrimonio immobiliare pubblico e quello privato che non risulti abitato, quello degli enti previdenziali e dei fondi immobiliari e bloccare le vendite speculative del patrimonio immobiliare pubblico; realizzare progetti per il riuso delle città secondo politiche volte al consumo di «suolo zero», nell'ottica di una concreta rigenerazione urbana; trasferire le risorse destinate a grandi opere e grandi eventi in un apposito fondo con l'obiettivo di garantire il diritto all'abitare, al reddito, alla salute e alla mobilità; definire le modalità e attuare il censimento degli immobili vuoti ed inutilizzati su tutto il territorio nazionale; adottare una politica fiscale che disincentivi la proprietà di immobili vuoti e la conseguente speculazione; prevedere l'utilizzo immediato dei beni sequestrati alla mafia al fine di affrontare le situazioni di emergenza abitativa esistenti sul territorio nazionale;
   adottare le iniziative di competenza per l'immediato avvio dell'esame dei provvedimenti in materia di mobilità sostenibile e per l'implementazione della rete di percorsi destinati alla cosiddetta «mobilità lenta», anche attraverso il recupero e la valorizzazione delle ferrovie dismesse, nonché il potenziamento del trasporto pubblico locale e del trasporto ferroviario regionale per garantire una migliore qualità degli spostamenti dei pendolari;
   promuovere con maggiore determinazione politiche e interventi normativi finalizzati alla tutela ambientale, anche attraverso l'accelerazione, per quanto di competenza, dell'iter delle proposte di legge all'esame del Parlamento, quali la riforma delle agenzie ambientali, l'inserimento nel Codice Penale dei delitti contro l'ambiente, la norma per il contenimento del consumo di suolo, nonché di altre proposte finalizzate ad incentivare un cambiamento del modello economico di riferimento ed alla adozione di nuovi stili di vita, di consumo e di produzione, tenendo conto del risultato dell'indagine sulla green economy che ha dimostrato che il rapporto tra nuovi occupati e risorse investite aumenta in proporzione alla «sostenibilità» delle attività, passando da poche decine di occupati per miliardo investito in grandi opere inutili, produzione di energia da fonti fossili e agricoltura intensiva agli oltre 5 mila occupati per interventi sul dissesto idrogeologico, oltre 10 mila occupati per le bonifiche e oltre 15 mila occupati per l'efficientamento energetico degli edifici;
   consentire, per quanto di competenza, la rapida approvazione della proposta di legge per la tutela e valorizzazione dei piccoli comuni;
   garantire la stabilizzazione del bonus al 65 per cento per le ristrutturazioni energetiche per gli interventi di consolidamento antisismico e per la rimozione dell'amianto in modo strutturale per almeno cinque anni;
   verificare l'applicazione e il controllo dello sviluppo urbano, in ambito locale, attraverso lo strumento della Valutazione Ambientale Strategica, volta a controllare il corretto sviluppo antropico sulla base di una scientifica e approfondita analisi dei benefici ambientali ed economici del territorio;
   riformare il processo di definizione dei nuovi parametri di emissione per gli impianti industriali al fine di evitare conflitti d'interesse, deroghe ed eccezioni;
   accelerare la trasformazione verso una società a bassa intensità di carbonio, integrando parametri legati al cambiamento climatico nei processi decisionali di carattere economico e strategico;
   in materia di telecomunicazioni:
   a rivedere in termini di efficienza la governance dell'Agenda digitale italiana semplificando i centri decisionali e destinando risorse finanziarie sufficienti al raggiungimento degli obiettivi proposti nella strategia Europa 2020;
   a rivedere e coordinare gli interventi tra i vari livelli istituzionali coinvolti relativi alle risorse destinate all'implementazione dell'agenda digitale italiana ed in particolare al «Piano Strategico Banda Ultralarga» intensificando l'intervento pubblico nei cluster C e D e disponendo, attraverso la costituzione di una società della rete a prevalente capitale pubblico, senza deroghe, la proprietà pubblica delle infrastrutture realizzate;
   a rivedere il «Piano Strategico Banda Ultralarga» prevedendo l'adozione dei più elevati standard di sicurezza nella fissazione dei limiti in materia di elettromagnetismo in ossequio al principio di precauzione;
   a dare priorità nell'ambito «Piano Strategico Banda Ultralarga» alla realizzazione di un catasto pubblico delle reti e degli impianti idonei a veicolare reti di comunicazione elettronica sul territorio nazionale siano esse di proprietà pubblica o di proprietà privata;
   a rivedere la «Strategia per la Crescita Digitale» prevedendo interventi a favore delle PMI in un'ottica di incremento della domanda di servizi digitali e prevedendo a carico delle amministrazioni pubbliche di ogni ordine e grado l'obbligo di fornire accesso gratuito a reti Wi-Fi in ambiti territoriali individuati;
   in materia di trasporti:
   ad adoperare una reale revisione nonché razionalizzazione del numero complessivo degli interventi inseriti nel Programma delle infrastrutture strategiche tenendo conto della reale domanda di mobilità del paese, delle esigue risorse finanziarie disponibili e della vetustà degli studi di fattibilità nonché ad annullare la realizzazione delle seguenti opere: il nuovo collegamento ferroviario Torino – Lione; la linea AV/AC Milano Venezia; il Terzo Valico di Giovi; l'Autostrada A4 Venezia - Trieste; la Pedemontana veneta; la Pedemontana lombarda; la Tangenziale esterna di Milano, nonché il Mo.S.E; la linea ferroviaria del Brennero;
   a ridurre gli investimenti per la costruzione di nuovi corridoi e di nuove linee ferroviarie, destinando le esigue risorse disponibili ad interventi miranti al recupero, messa in sicurezza ed elettrificazione delle linee ferroviarie esistenti;
   ad adottare interventi volti a migliorare la sostenibilità ambientale ed economica dei trasporti anche attraverso una ridefinizione dell'equilibrio modale che favorisca il trasporto delle merci e delle persone su ferro;
   ad adeguare, senza adoperare una privatizzazione né liberalizzazione del settore con servizi a gara, l'offerta di trasporto pubblico locale alle reali esigenze di mobilità della popolazione, puntando sulla valorizzazione e l'efficientamento delle aziende di trasporto pubblico, da realizzarsi attraverso piani industriali credibili, stabilità del quadro normativo, certezza delle risorse finanziarie pubbliche e la definizione di criteri trasparenti di assegnazione delle stesse, ammodernamento della flotta, promozione della pianificazione integrata trasporti-territorio, nonché favorendo la trasparenza attraverso forme di partecipazione degli utenti nella programmazione e nel controllo;
   a rivedere l'attuale impostazione relativa al project financing e agli altri istituti del Partenariato Pubblico Privato al fine di ridimensionare il coinvolgimento dei capitali non pubblici nella realizzazione delle opere pubbliche e di pubblica utilità in Italia;
   a sospendere ed annullare, poiché risulta essere totalmente assente una politica seria di lungo periodo mirante all'abbattimento del debito pubblico, gli interventi di c.d. privatizzazione messi in campo dal governo, soprattutto per quanto concerne Poste S.p.a., Enav e Ferrovie dello Stato;
   in materia di attività produttive:
   a promuovere una vera conversione della politica economica, attraverso nuove misure di sostegno in favore dello sviluppo delle vere fonti energetiche rinnovabili e dell'efficienza energetica, puntando in modo netto sulla valorizzazione dell'economia verde anche attraverso la definizione di una «carbon tax», ampliando gradualmente la base imponibile fino a comprendere gli impatti sanitari associati all'utilizzo di alcune fonti energetiche fortemente inquinanti;
   adottare una norma interpretativa autentica volta ad estendere l'imposta municipale propria anche agli immobili costruiti su strutture artificiali ubicate nel mare territoriale;
   ad attuare con gli strumenti della politica nazionale un'efficace lotta alla contraffazione nelle dogane e sul territorio, in difesa dei consumatori e della produzione nazionale;
   a certificare, in tempi brevi, i debiti della pubblica amministrazione ai fini della compensazione con i crediti fiscali da parte delle imprese, assumendo iniziative per prevedere delle sanzioni nei confronti degli enti inadempienti;
   ad adottare ogni iniziativa in sede europea, finalizzata a concordare con la Commissione europea un piano straordinario, di natura una tantum, per il pagamento dei debiti pregressi delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese creditrici, che preveda che l'uscita di cassa non vada ad incidere sul pareggio di bilancio strutturale del nostro Paese per tutto il periodo ritenuto necessario per l'azzeramento dei debiti pregressi accumulati;
   a rendere stabile e certa la detrazione fiscale per interventi di efficienza energetica/ristrutturazione edile, prevedendo una premialità nei confronti degli interventi che massimizzano l'efficacia rispetto al costo per la collettività, e garantendo un riequilibrio della capacità d'accesso agli incentivi che li renda convenienti anche per i contribuenti a minor reddito;
   in materia di lavoro:
   a porre in essere una concreta razionalizzazione ed una semplificazione degli strumenti di sostegno al reddito attualmente esistenti al fine di pervenire, al pari di altri paesi europei, all'introduzione del reddito di cittadinanza quale meccanismo di protezione sociale universale, per contrastare la marginalità, garantire la dignità della persona e favorire la cittadinanza attiva, per dare coerenza alle prestazioni erogate, attuando il diritto fondamentale sancito dall'articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e ai principi di cui agli articoli 2, 3, 4 e 38 della Costituzione;
   ad adoperarsi con ogni strumento utile ad aumentare il tasso di occupazione femminile, in modo tale da favorire il suo allineamento all'obiettivo di Lisbona (60 per cento, rispetto all'attuale 46 per cento) mediante la detassazione selettiva dei redditi di lavoro femminile, in particolare nelle regioni del Sud, dove il tasso di occupazione femminile è più basso;
   a ripristinare le agevolazioni in favore delle aziende che assumono disoccupati di lunga durata;
   nell'ambito della manovra di bilancio per il prossimo triennio, anche al fine di favorire un ricambio generazionale, ad avviare un intervento strutturale che garantisca maggiore flessibilità nell'accesso ai trattamenti pensionistici, individuando prioritariamente, già nell'ambito della legge di stabilità 2016, interventi volti a fronteggiare le situazioni di maggiore criticità che interessano specifiche categorie di lavoratori, nonché specifici correttivi alla normativa vigente, quali quelli tesi ad escludere la riduzione percentuale dei trattamenti pensionistici per i lavoratori che maturano il previsto requisito di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017, prescindendo dal requisito della prestazione effettiva di lavoro, nonché a riconoscere la possibilità di avvalersi dell'opzione per la liquidazione del trattamento pensionistico secondo le regole di calcolo del sistema contributivo per le lavoratrici che maturino i requisiti previsti dalla medesima disposizione entro il 31 dicembre 2015, a prescindere dalla data di decorrenza del trattamento pensionistico, nonché prevedere un regime di contribuzione previdenziale di tipo figurativo, a salvaguardia delle lavoratrici dipendenti, parasubordinate e autonome, che siano state costrette a interrompere il rapporto di lavoro per dedicarsi alla cura dei figli o per grave malattia di un familiare o convivente;
   a favorire una maggiore trasparenza circa la gestione delle risorse destinate alle politiche per l'occupazione e la formazione e ad implementare, anche a livello nazionale, apposite misure di responsabilizzazione degli enti locali, anzitutto le Regioni, per l'impiego efficace di tali risorse attraverso misure premiali e/o sanzionatorie, con un meccanismo che preveda l'istituzione di un registro della trasparenza, sul quale vengano annotati non solo le iniziative realizzate con i fondi strutturali, peraltro raccolte, aggiornate periodicamente e pubblicizzate sul sito Open Coesione, ma anche i dati relativi alla quantificazione e alla qualità in termini occupazionali a livello territoriale;
   ad adoperarsi presso le sedi competenti della Commissione europea, per promuovere un'iniziativa legislativa, analoga a quella dello IOG, finalizzata ad aumentare il tasso di prefinanziamento iniziale del FSE per tutti i programmi operativi, in particolare a favore dei POR (Programmi Operativi Regionali), al fine di avviare e pagare con celerità i beneficiari delle azioni programmate attualmente nei POR, comprese quelle che sostengono in vario modo la Garanzia Giovani.

  Con riferimento alle raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea in materia di mercato del lavoro, si valuti l'esigenza di:
   a) effettuare un monitoraggio circa gli effetti del quadro di contrattazione salariale sulla creazione di posti di lavoro e sulla competitività di costo, in modo tale da prevedere nell'ambito della prossima Legge di stabilità, misure concrete contro la diseguaglianza salariale, in particolare attraverso l'istituzione di un salario minimo per tutti i contratti nonché la predisposizione di una specifica normativa che stabilisca un rapporto salariale equo tra il trattamento economico degli amministratori delle società pubbliche, società partecipate e le società partecipate e delle imprese sociali e/o cooperative sociali, e quello della retribuzione dei dipendenti delle stesse;
   b) procedere nella direzione di un potenziamento del legame tra le politiche attive e passive del lavoro, al fine di promuovere l'occupazione dei lavoratori;
   c) introdurre misure volte a semplificare e favorire il ricorso ai contratti di solidarietà difensivi, quale strumento di tutela dell'occupazione e di salvaguardia delle professionalità maturate nelle imprese;
   a rivedere la legislazione sul lavoro degli ultimi quindici anni, a partire dal «pacchetto Treu» del 1997 fino alle disposizioni relative al «contratto a tutele crescenti», con l'intento di porre nuovamente il mercato del lavoro al centro di una politica economica che garantisca una domanda interna solida, alti salari reali, riconoscendo il ruolo propulsore degli investimenti pubblici mirati alla piena occupazione;
   in materia di sanità e affari sociali:
   a garantire le risorse previste dal Patto per la salute 2014-2016 al Fondo sanitario nazionale in quanto il diritto alla salute sancito dall'articolo 32 della Costituzione non può essere subalterno alle compatibilità di bilancio ottemperando in questo modo all'impegno preso con la stipula del Patto per la salute nel mantenere livelli elevati di prevenzione, assistenza e cura attraverso un servizio sanitario nazionale efficace ed efficiente attraverso in particolare la deospedalizzazione e il potenziamento dei servizi territoriali;
   tenuto conto dell'invecchiamento della popolazione e degli effetti di ciò sull'assetto sia sociale che sanitario e dei servizi, a rivedere la prevista riduzione della spesa prevista per contrastare gli effetti dell'invecchiamento della popolazione, che produrrebbe solo l'aumento dei malati cronici, attuando programmi e azioni che si propongano di innalzare la percentuale degli italiani over 65 anni in buona salute ai livelli medi europei;
   a garantire le necessarie risorse economiche che rendano effettivi i nuovi Livelli essenziali di assistenza che ancora oggi scontano ritardi inammissibili nella loro entrata in vigore;
   ad avviare una riforma strutturale della lotta alla povertà abbandonando le politiche attuate finora, come il Sia, che hanno come orizzonte una fallimentare politica di sussidi che di fatto ancorché dotati di insufficienti risorse in ogni caso che non prevedono alcun superamento strutturale della povertà, mentre è necessario oggi procedere alla istituzione del reddito di cittadinanza;
   prevedere la modifica della riforma dell'Isee che oltre a produrre il caos amministrativo nella sua applicazione ha visto l'illegittimità sancita dal Tar del Lazio nella parte in cui il DPCM considera reddito le provvidenze assistenziali come le pensioni di invalidità o le indennità di accompagnamento;
   a garantire in tempi brevi l'attuazione integrale del Programma biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità adottato dal Consiglio dei Ministri da novembre del 2013, con particolare riferimento alle linee di intervento 1, 3 e 5;
   a procedere al finanziamento dei Livelli essenziali delle prestazioni sociali (Leps), ai sensi dell'articolo 22, comma 2 della legge 328 del 2000 che da quindici anni risultano essere annunciati ma continuamente rimandati nel tempo;
   a prendere atto della assoluta insufficienza dei fondi previsti per gli indennizzi agli emodanneggiati e della necessità di procedere alla quantificazione esatta degli aventi diritto e delle risorse necessarie sia per coloro che devono essere indennizzati dal Ministero della salute che per coloro che devono vedersi corrispondere l'indennità da parte delle Regioni e dalle Asl;
   a prevedere risorse aggiuntive al fine di garantire l'accesso ai farmaci innovativi per la cura dell'epatite C che consentono la guarigione dei malati in circa tre mesi in oltre il 90 per cento dei casi;
   a prevedere l'innalzamento della tassazione su tutti i giochi d'azzardo da effettuarsi sulla raccolta e della tassazione ad oggi applicata al mercato dell'on line che raccoglie ben 13 miliardi dalle giocate, risorse da utilizzare per una efficace contrasto al gioco d'azzardo patologico in particolare sostenendo la prevenzione e la cura nonché il sostegno alle famiglie;
   creare un data base sui disturbi dello spettro autistico, prevedere risorse per istituire un percorso di inserimento lavorativo e di inclusione sociale per i soggetti adulti affetti da autismo, prevedere il riconoscimento dei disturbi dello spettro autistico come condizione di per sé invalidante, (percentuale di invalidità almeno del 75 per cento) anche per i casi meno gravemente colpiti; definizione dei requisiti minimi professionali degli operatori socio-sanitari e scolastici;
   prevedere bandi di ricerca sulle malattie rare come disposto dalla legge 326 del 2003, prevedere l'aggiornamento almeno triennale dell'elenco delle malattie rare riconosciute nel Lea, garantire l'erogazione dei Lea uniformi su tutto il territorio nazionale, possibilità di terapia anche per i pazienti che non hanno diagnosi conclusiva - inserire un chiarimento della copertura economica all'interno del piano nazionale per le malattie rare, collegare lo screening ad un percorso assistenziale completo;
   individuare all'interno dei fondi strutturali europei risorse per la sanità digitale al fine di realizzare: l'efficientamento del servizio sanitario nazionale, una maggiore trasparenza del sistema, maggiore accountability, realizzazione di servizi in rete capaci di promuovere stili di vita portatori di benessere, avendo cura di sviluppare progetti per infrastrutture informatiche con ritorno economico-finanziario piuttosto che privilegiare progetti non strutturali;
   individuare risorse per lo sblocco del turn-over del personale sanitario, favorendo anche le procedure di mobilità interregionale;
   in materia di agricoltura:
   procedere con urgenza alla revisione complessiva della fiscalità rurale ed in particolare a sopprimere, a decorrere dal 2015, l'applicazione dell'imposta municipale propria sui terreni agricoli;
   emanare in tempi brevi le norme nazionali attuative della politica comune della pesca e della politica agricola comune e ad intraprendere ogni utile azione al fine di incentivare il ricorso agli strumenti di gestione del rischio da parte degli agricoltori e di sviluppare l'interprofessione in tutti i settori;
   valutare la necessità di stanziare risorse aggiuntive per gli agricoltori le cui produzioni risultano danneggiate dalla fauna selvatica e da emergenze quali fitopatie ed infestazioni;
   procedere alla semplificazione degli adempimenti e in particolare a sopprimere l'obbligo delle comunicazioni rilevanti a fini IVA, previsto per i produttori agricoli che realizzano un volume d'affari non superiore a 7 mila euro annui;
   ad assicurare il più ampio sostegno al settore lattiero caseario anche attraverso l'introduzione dell'obbligo di indicare in etichetta il luogo dello stabilimento di produzione e confezionamento, la promozione dell'interprofessione e l'applicazione dell'articolo 62 del decreto legge 1/2012 relativo ai contratti di cessione dei prodotti agricoli e alimentari;
   a valutare l'opportunità di non procedere ad ulteriori aumenti delle accise sulla birra.
(6-00135) «D'Incà, Castelli, Colonnese, Brugnerotto, Sorial, Cariello, Caso».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prodotto interno lordo

crescita economica

sviluppo economico