ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07708

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 371 del 27/01/2015
Firmatari
Primo firmatario: NESCI DALILA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 27/01/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 27/01/2015
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 27/01/2015
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 04/02/2015
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-07708
presentato da
NESCI Dalila
testo di
Martedì 27 gennaio 2015, seduta n. 371

   NESCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
   sul portale del quotidiano economico Il Sole 24 Ore sono riportate, in un articolo, alcune dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in relazione al recentissimo decreto-legge suggestivamente denominato Investment compact;
   per quanto ricostruito dalla predetta testata, il Presidente del Consiglio ha precisato che il Governo interviene «attraverso l'articolo 1 sulle banche popolari, non su tutte ma su quelle con attivi sopra gli 8 miliardi»;
   sono «10 — ha aggiunto il Presidente del Consiglio — le popolari in Italia che in 18 mesi dovranno superare il voto capitano e diventare spa», inquadrando la riferita decisione del Governo all'interno di «un momento storico» e precisando che «le altre popolari, se lo vorranno, potranno rimanere così»;
   le dichiarazioni qui richiamate sono state rilasciate al termine del Consiglio dei ministri del 20 gennaio, dopo il quale il Presidente Renzi ha altresì precisato che «non si tratta di danneggiare la storia dei piccoli istituti, ma di fare in modo che le banche italiane siano all'altezza delle sfide», annunciando che «il 20 febbraio» il Governo presenterà «non solo il decreto fiscale ma anche i provvedimenti sul lavoro che mancano»;
   per quanto riassunto nello stesso articolo, secondo il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, «la scelta quantitativa» con l'applicazione del decreto a dieci grandi banche popolari «concilia la necessità di dare una scossa forte preservando però in alcuni casi una forma di governance che ha servito bene il Paese»;
   inoltre, il Ministro Padoan ha dichiarato che «come sempre quando il Ministero si occupa di questioni bancarie, ascolta i consigli della Banca d'Italia»;
   secondo un articolo giornalistico presente sul portale del quotidiano La Repubblica, «incrociando i dati contenuti nell'ultimo rapporto di Mediobanca sulle principali società italiane con le comunicazioni societarie», gli istituti coinvolti dalla succitata norma dovrebbero essere «Banco Popolare, Ubi, Bper, Bpm, Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Popolare di Sondrio, Creval, Popolare dell'Etruria e Popolare di Bari»;
   inoltre, riferisce La Repubblica nello stessa pagina web, «sollecitato dai giornalisti, il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha giustificato la scelta di porre il limite a 8 miliardi di attivi come giusta soglia per “dare una scossa” al sistema del credito, “preservando però un sistema di governance che ha dato tanto” all'Italia»;
   in un'articolo giornalistico presente sul portale del quotidiano torinese La Stampa e datato 16 maggio 2014 si fa riferimento a un'operazione immobiliare che «inguaia Franco Polotti, ex presidente del Banco di Brescia (gruppo Ubi) e attuale presidente del consiglio di gestione della stessa Ubi Banca», con la precisazione che la relativa inchiesta «è il terzo filone d'indagine sul caso Ubi, quello che intreccia e tiene insieme il presunto patto occulto per predeterminare i vertici dell'istituto che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di sei persone tra le quali lo stesso Polotti per ostacolo alla vigilanza»;
   presidente del consiglio di sorveglianza della Bpm è Piero Giarda, già Ministro per i rapporti con il Parlamento, nel Governo presieduto da Mario Monti, membro del gruppo Bilderberg;
   in un articolo presente sul portale del quotidiano Il Corriere della Sera e datato 21 gennaio 2015, sono riprese dichiarazioni di Gianni Zonin, presidente della Banca Popolare di Vicenza, rese in una recente audizione in Commissione finanze del Senato, secondo il quale le popolari rappresentano il 25 per cento del credito e «per i nostri statuti 150 anni di storia sono tanti per non toccarli», per cui «serve l'apertura a un modo nuovo di fare banca, cui sta pensando il governo»;
   in un articolo giornalistico, datato 11 giugno 2014 e presente sul portale della testata La Nuova di Venezia, vi è un lungo elenco di indagati nell'ambito di una vasta inchiesta della procura di Trani relativa a presunte pratiche diffuse di usura bancaria;
   la predetta ricostruzione giornalistica riporta i nomi dell'ex capo della vigilanza di Bankitalia, Anna Maria Tarantola (ora presidente della Rai), dell'ex Ministro dell'economia e delle finanze Fabrizio Saccomanni (ex dg della Banca d'Italia);
   tra gli altri risultano indagati, stando alla summenzionata testata, anche l'attuale presidente del Consiglio di amministrazione e amministratore delegato della Banca popolare di Bari, Marco Jacobini;
   le banche popolari si sono caratterizzate per una governance cooperativa, unitamente all'impegno sociale e a una particolare attenzione ai soci e al territorio;
   le banche popolari hanno finora adottato un modello di business incentrato sulla costruzione di rapporti stretti e duraturi con piccole e medie imprese e famiglie, che ha favorito il continuo allargamento della propria base sociale, l'espansione delle attività e, conseguentemente, il rafforzamento costante dell'immagine della categoria;
   i mutamenti del sistema bancario dell'ultimo decennio hanno interessato anche alcune banche popolari, che hanno acquisito il controllo di analoghe e di banche locali esterne, dando luogo a gruppi bancari di rilievo nazionale;
   tale processo non ha destrutturato il modello tradizionale di banca popolare cooperativa, ma il decreto-legge «Investment compact» può sicuramente modificare in profondità la natura delle banche interessate, intanto ontologicamente, poiché alla loro trasformazione in spa dovrebbe conseguire il mero perseguimento di utili;
   nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-07566, presentata dalla prima firmataria del presente atto nella seduta della Camera del 16 gennaio 2015, n. 364, sono riportate affermazioni di Gioele Magaldi, autore del libro Massoni, società a responsabilità limitata – edito da Chiarelettere – ed alto esponente della massoneria, sull'appartenenza a potenti logge massoniche di burocrati, politici e imprenditori italiani, tra cui l'attuale Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan;
   nelle interrogazioni n. 4-07023 del 25 novembre 2014 e n. 4-01099 del 2 luglio 2013, nonché con l'interpellanza urgente n. 2-00282, svolta alla Camera l'8 novembre 2013, la prima firmataria del presente atto ha sottolineato l'inefficacia del sistema dei controlli bancari, la mancanza di autonomia oggettiva in capo alla Banca d'Italia in ragione della proprietà privata delle quote, la diffusione dell'usura e di altri gravi reati bancari, la derivante distorsione del sistema del credito e la necessità di istituire una commissione parlamentare d'inchiesta a tutela del risparmio privato, riconosciuto dalla Corte di cassazione come interesse pubblico da tutelare (Corte di cassazione, sezione I civile, sentenza n. 2058 del 23 febbraio 2000);
   nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-07566, la prima firmataria del presente atto ha elencato una serie di trasformazioni giuridiche che hanno portato alla crisi di oggi aumentando il debito pubblico e il prestito di cartamoneta dalla Bce, unitamente a provvedimenti devastanti per la tenuta del tessuto sociale e dell'economia, rappresentando la necessità, per una reale ripresa dell'economia e del sistema monetario e bancario, che le quote della Banca d'Italia siano pubbliche, come prevedeva un ddl risalente alla XIII Legislatura;
   il Testo unico bancario (TUB) — decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385 —, entrato in vigore il 1o gennaio 1994, ha previsto all'articolo 29, comma 1, che «le banche popolari sono costituite in forma di società cooperativa per azioni a responsabilità limitata», al comma 2 che «il valore nominale delle azioni non può essere inferiore a due euro e al comma 3 che «la nomina dei membri degli organi di amministrazione e controllo spetta esclusivamente ai competenti organi sociali»; al comma 4 si è precisato che «alle banche popolari non si applicano le disposizioni del decreto legislativo 14 dicembre 1947, n. 1577, e successive modificazioni»;
   lo stesso TUB ha stabilito al comma 1 dell'articolo 30 che «ogni socio ha un voto, qualunque sia il numero delle azioni possedute» e, al comma 2, che «nessuno, direttamente o indirettamente, può detenere azioni in misura eccedente l'1 per cento del capitale sociale, salva la facoltà statutaria di prevedere limiti più contenuti, comunque non inferiori allo 0,5 per cento»;
   sempre lo stesso TUB, al comma 1 dell'articolo 31 ha prescritto che «la Banca d'Italia, nell'interesse dei creditori ovvero per esigenze di rafforzamento patrimoniale ovvero a fini di razionalizzazione del sistema, autorizza le trasformazioni di banche popolari in società per azioni ovvero le fusioni alle quali prendono parte banche popolari e da cui risultino società per azioni» — sulla base di quali criteri e valutazioni è stata disposta la possibilità di trasformazione in società per azioni delle banche popolari con attivi superiori agli 8 miliardi di euro;
    anche alla luce delle rilevate specificità di gestione e relazione delle banche popolari, dell'ubicazione territoriale di quelle interessate dal suddetto decreto-legge e dalla situazione delle imprese ivi operanti, toccate dalla difficoltà di ottenere prestiti e dall'attuale costo del denaro, ad avviso degli interroganti sarebbe stato assai preferibile adottare un disegno di legge, in luogo di un decreto-legge, su una materia tanto delicata, anche al fine di favorire il più ampio dibattito tra le forze politiche –:
   quali siano le garanzie per la tutela del risparmio privato;
   se, il Ministro dell'economia e delle finanze — che, riguardo all'articolo 1 del decreto-legge denominato «Investment compact» ha dichiarato che «come sempre quando il Ministero si occupa di questioni bancarie, ascolta i consigli della Banca d'Italia» — non ritenga opportuno, ascoltare ex ante, sul merito di provvedimenti di questo tenore, anche le associazioni di tutela dei risparmiatori. (4-07708)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

banca popolare

societa' segreta

consiglio dei ministri