ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05663

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 271 del 24/07/2014
Trasformazioni
Trasformato il 09/03/2015 in 5/04951
Firmatari
Primo firmatario: NESCI DALILA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 24/07/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 24/07/2014
Stato iter:
09/03/2015
Fasi iter:

SOLLECITO IL 28/01/2015

TRASFORMA IL 09/03/2015

TRASFORMATO IL 09/03/2015

CONCLUSO IL 09/03/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05663
presentato da
NESCI Dalila
testo di
Giovedì 24 luglio 2014, seduta n. 271

   NESCI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   in questi giorni la stampa calabrese sta riportando più volte lamentele di turisti riguardanti un generale inquinamento delle coste nelle varie province calabresi;
    da anni Legambiente conduce una campagna – «Goletta Verde» – dedicata al monitoraggio ed all'informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane;
   secondo quanto denunciato dall'associazione il 21 luglio 2014, dopo aver esaminato e analizzato i dati relativi alle acque costiere calabresi anche grazie al contributo del COOU (Consorzio obbligatorio degli oli usati), la depurazione in Calabria rappresenta un'emergenza;
   dagli esami effettuati emerge che sui 24 punti monitorati ben 19 casi – in pratica l'80 per cento del totale – risultano «fortemente inquinati», giudizio che indica una carica batterica almeno due volte più alta di quella consentita dalla legge (decreto legislativo n. 116 del 2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010);
   quanto emerso dalle indagini di Legambiente, d'altronde, fa eco alla procedura d'infrazione (procedura n. 2014/2059 del 31 marzo 2014) aperta dall'Unione europea proprio alla vigilia della stagione balneare, per il mancato rispetto della direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane (direttiva 91/271 CE), da cui emerge come la Calabria sia, a riguardo, tra le peggiori regioni italiane, poiché nella procedura si segnalano ben 129 agglomerati urbani calabresi in cui figurano «anomalie» sulla depurazione;
   come infatti confermato pure da Legambiente, i suddetti agglomerati risultano non conformi poiché una parte del carico di acque reflue generato o non confluisce nel sistema fognario o, se vi confluisce, non arriva all'impianto di trattamento;
   in altri casi, ancora, non risultano impianti costruiti;
   la succitata procedura, peraltro, arriva dopo già due condanne inflitte dall'Unione europea a carico del nostro Paese;
   al suddetto riguardo, si ricorda, per brevità, soltanto l'ultima in ordine temporale, del 19 luglio 2013, in cui la Corte di Giustizia europea condannò l'Italia per la mancata applicazione della direttiva 91/271 CE in oltre cento agglomerati italiani, 18 dei quali comprendevano circa 90 comuni calabresi;
   lo stato emergenziale delle coste calabresi è stata già ampiamente descritto e denunciato nel dettagliato rapporto stilato ancora da Legambiente il 20 aprile 2013, «Depurazione in Calabria: tempo (quasi) scaduto», da cui è emerso, sulla base dell'ultimo censimento ISTAT riguardante i «Sistemi sulle Indagini sulle Acque» (dati 2009), che solo il 49,9 per cento del carico inquinante è servito da un servizio di depurazione adeguato e in linea, appunto, con quanto previsto dalle direttive europee, inferiore alla già modesta media nazionale del 76 per cento e sotto la media delle regioni del Mezzogiorno, che si attesta intorno al 66 per cento;
   i motivi di tale criticità sono stati espressi in maniera chiara dalla relazione relativa all'attività svolta dalla direzione marittima della Calabria e della Basilicata Tirrenica del 2013, secondo cui «l'esame delle criticità riscontrate, valutate complessivamente con le risultanze dell'analisi programmatica dell'ambiente marino e costiero nella zona marittima di giurisdizione, ha messo in evidenza che l'inquinamento delle acque marine della Calabria deriva principalmente dal carente sistema fognario e depurativo»;
   dalla documentazione di Legambiente emerge che la peggiore copertura del servizio di depurazione è quella di Vibo Valentia con solo il 49,9 per cento di abitanti serviti da una adeguato sistema di depurazione;
   accanto ai problemi e alle criticità già ricordate, nel territorio vibonese si segnala anche la «pratica di mancato allaccio ai depuratori, che, restano cattedrali nel deserto e non vengono utilizzati», come emerso dalla relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Calabria, realizzata dalla competente Commissione parlamentare di inchiesta della XVI legislatura e approvata nel maggio 2011;
   nella succitata relazione si insiste sullo specifico «stato dell'arte» della provincia vibonese, da cui emerge ad esempio che «nel fiume Mesima confluiscono gli scarichi di 21 comuni [...] Dieci di questi comuni non risultano in possesso di impianti di depurazione, cinque comuni hanno impianti sottodimensionati o obsoleti. In alcuni dei restanti comuni, che risultano formalmente dotati di sistemi di depurazione, si registrano interi quartieri o frazioni privi di sistemi di collettamento». In altri casi (Briatico, Parghelia, Pizzo, Ricadi, Tropea) molti depuratori risultano privi di autorizzazione allo scarico, altri invece sono ancora sottoposti a sequestro giudiziario;
   la situazione testé descritta non sembra essere cambiata di una virgola, dato che dai controlli effettuati da Legambiente nella scorsa settimana è emerso che in provincia di Vibo Valentia, su sei punti monitorati, «fortemente inquinati» sono risultati Pizzo Calabro (foce del fiume Angitola, località Calamaio), Vibo Valentia (foce del fosso Sant'Anna, in località Bivona), Nicotera (foce torrente Britto), Joppolo (alla foce del torrente Mandricelle, presso spiaggia di Coccorino, in località Porticello) e Ricadi (foce fiumara Ruffa, in località Torre Ruffa);
   a Ricadi i tecnici di «Goletta Verde» hanno analizzato anche un altro punto (Cascatelle sulla spiaggia in località Formicoli), prelevando proprio un campione alla sorgente per verificarne la carica batterica, ma anche qui il risultato è stato «fortemente inquinato»;
   della questione si è occupata anche l'autorità giudiziaria che, l'8 luglio 2014, ha denunciato trenta sindaci dell'area vibonese per scarico abusivo, al termine di un'indagine a tappeto condotta dalla capitaneria di Porto di Vibo Marina che ha messo sotto osservazione gli impianti di depurazione del territorio provinciale, e da cui è emerso che i centri di Acquaro, Filandari, Francica, Gerocarne, Jonadi, Arena, Dasà, Dinami, Fabrizia, Filadelfia, Mileto, Nardodipace, Polia, San Calogero, Soriano, San Gregorio D'Ippona, San Nicola Da Crissa sono tutti sprovvisti di piattaforme;
   secondo la ricostruzione del quotidiano La Gazzetta del Sud del 9 luglio, «dai controlli sarebbe emersa una situazione disastrosa che richiederà anni prima di essere sanata. Di fronte ad un sistema depurativo che fa acqua da tutte le parti non bastano più le denunce e l'impegno della Capitaneria di porto»;
   secondo quanto ricostruito dalla stampa, la situazione sarebbe disastrosa: il servizio di depurazione nel vibonese coprirebbe solo il 40 per cento della popolazione; i reflui del 60 per cento degli abitanti scorrerebbe a mare o in fossi e torrenti; su 50 comuni della provini di Vibo ben 17 non sarebbero dotati di impianti (altri 7, invece, obsoleti); gran parte dei tronchi fognari scaricherebbero le proprie acque, senza alcun tipo di trattamento, nei corsi d'acqua che arrivano a mare;
   a tale situazione peraltro, come sembrerebbe emergere anche dalle indagini giudiziarie, fa da contraltare la mole di finanziamenti pubblici stanziati per completare, adeguare e ripristinare il sistema di fognatura e depurazione in Calabria;
   in totale, secondo i dati raccolti da Legambiente, tra fondi CIPE, POR, fondi del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e altri fondi strutturali, si parla di 717 milioni di euro stanziati negli ultimi dodici anni e, di questi, 42 circa per la provincia di Vibo Valentia –:
   se sia a conoscenza dei fatti suesposti;
   quali improcrastinabili e tempestive iniziative intenda assumere, nell'ambito delle rispettive competenze, al fine di monitorare il livello di inquinamento delle acque costiere calabresi, con particolare riferimento a quelle vibonesi;
   in che modo siano stati utilizzati i 717 milioni di euro di fondi pubblici ricordati in premessa e se i lavori finanziati siano o meno giunti a termine.
(4-05663)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

protezione dell'ambiente

Calabria

finanziamento comunitario

trattamento dell'acqua

direttiva comunitaria

inquinamento delle coste

tasso di inquinamento