ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05629

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 269 del 22/07/2014
Firmatari
Primo firmatario: GAGNARLI CHIARA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 22/07/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
L'ABBATE GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 22/07/2014
BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE 22/07/2014
GALLINELLA FILIPPO MOVIMENTO 5 STELLE 22/07/2014
PARENTELA PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 22/07/2014
PESCO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE 22/07/2014
VILLAROSA ALESSIO MATTIA MOVIMENTO 5 STELLE 22/07/2014
RUOCCO CARLA MOVIMENTO 5 STELLE 22/07/2014
BARBANTI SEBASTIANO MOVIMENTO 5 STELLE 22/07/2014
CANCELLERI AZZURRA PIA MARIA MOVIMENTO 5 STELLE 22/07/2014
CHIMIENTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 22/07/2014
PISANO GIROLAMO MOVIMENTO 5 STELLE 22/07/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 22/07/2014
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05629
presentato da
GAGNARLI Chiara
testo di
Martedì 22 luglio 2014, seduta n. 269

   GAGNARLI, L'ABBATE, MASSIMILIANO BERNINI, GALLINELLA, PARENTELA, PESCO, VILLAROSA, RUOCCO, BARBANTI, CANCELLERI, CHIMIENTI e PISANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
   in Italia fra le bevande alcoliche da pasto la birra è l'unica a pagare l'accisa, un'imposta sulla produzione e la vendita delle bevande alcoliche, per di più in misura elevata, mentre il vino ad esempio, beneficia di un'accisa pari a zero;
   i Paesi europei applicano le accise sulle bevande alcoliche in modo molto differente: relativamente alla birra, in tutta Europa viene applicata un'accisa su questa bevanda, ma i valori variano in maniera sostanziale: l'Italia, con i suoi 32,40 euro per ettolitro, si colloca nella fascia alta della graduatoria con il risultato che le accise italiane sulla birra sono più del triplo di quelle di Germania e Spagna;
   fra il 1o gennaio 2003 e il 1o gennaio 2014 le accise sulla birra in Italia sono aumentate del 93 per cento, un incremento fra i più alti d'Europa. Se alle accise si aggiunge l'IVA, nel frattempo salita dal 20 per cento al 22 per cento, su una bottiglia di birra almeno un sorso abbondante su tre vanno al fisco;
   in Italia attualmente gravano accise sulla birra per un ammontare pari a 2,70 euro/ettolitro e per grado-Plato rispetto ai 2,35 euro vigenti sino alla scorsa estate, ed aumenteranno ancora, secondo i programmi, sino a 3,04 euro a gennaio 2015;
   i consumi di alcool in Italia, peraltro, sono tra i più bassi nel mondo, perciò la pressione fiscale sulla birra, tra le più alte in Europa, non è giustificata neanche come disincentivo al consumo di alcool;
   AssoBirra (l'associazione che riunisce aziende rappresentative del 98 per cento della produzione nazionale) ha chiesto con forza al Governo di bloccare gli aumenti previsti per gennaio 2015. A supporto della richiesta l'associazione ha presentato uno studio commissionato al Centro studi Ref Ricerche che ha elencato sette motivi per desistere;
   in base allo studio di Ref ricerche di giugno 2014, il gettito previsto dal Governo qualora l'ultimo aumento delle accise deciso dal Governo andasse a regime, sarebbe di circa 170 milioni di euro all'anno. Tuttavia, riporta il dossier, quando aumentano le accise aumenta anche il prezzo della birra e ciò produce una contrazione dei consumi, specialmente quando, come oggi, il potere d'acquisto delle famiglie è messo a dura prova dalla crisi economica. Con la riduzione dei consumi diminuisce anche l'introito proveniente dall'IVA e così il gettito fiscale derivante dalla birra rischia di non aumentare;
   in aggiunta, con l'aumento del prezzo della birra si riduce il suo consumo nei locali, determinando una ulteriore diminuzione delle entrate derivanti dall'IVA e di tutte le tasse pagate da bar, pizzerie e ristoranti. Tutto questo è già successo in molti Paesi europei, ad esempio in Gran Bretagna, dove è stato a lungo in vigore un meccanismo di aumento automatico delle accise sulla birra, fino a che non si è constatato che a fronte dei progressivi aumenti delle accise negli anni il gettito fiscale complessivo era diminuito. Ciò ha portato, nel marzo 2013, il Governo inglese ad abolire il meccanismo;
   la ragioneria generale dello Stato il 26 luglio 2013, in un parere richiesto dalla Commissione bilancio della Camera dei deputati, ha affermato inoltre che l'aumento delle accise è inefficace come copertura finanziaria e ha effetti regressivi, invitando ad agire sul versante della spesa pubblica e non delle entrate;
   gli aumenti delle accise, oltre a gravare sui 35 milioni di consumatori italiani, sui 500 produttori di birra italiani, tra grandi marchi e microbirrifici artigianali, con imprenditori nella maggior parte dei casi under 35, sulle 4.700 persone che lavorano nel settore birrario, le 131.400 impiegate nell'indotto, sui gestori dei pubblici esercizi, oltre 200.000 imprese tra bar, ristoranti, alberghi, si ripercuoterebbe anche sugli agricoltori produttori di orzo, prevalentemente locali, dai quali le aziende birrarie acquistano le materie prime;
   paradossalmente gli aumenti delle accise rischiano di danneggiare lo stesso Stato italiano anche in altra misura, se si considera che peggiorerà anche la bilancia commerciale con l'estero, dato che l'aumento delle accise renderebbe ancor meno competitiva la birra italiana rispetto a quella proveniente dai Paesi stranieri in cui l'accisa sulla birra è più bassa –:
   se il Ministro interrogato, per i motivi esposti in premessa e sulla scorta della richiesta di Assobirra supportata da dossier di Ref ricerche, non ritenga opportuno assumere iniziative per evitare l'ulteriore aumento di accisa sulla birra previsto per gennaio 2015, pari a +12,6 per cento, al fine di preservare un settore in crescita e fermento, che appena due anni fa aveva fatto segnare un +4,4 per cento di occupazione, seguendo peraltro quanto indicato dal citato parere della ragioneria dello Stato del 26 luglio 2013, che invitava ad agire sul versante della spesa pubblica e non delle entrate. (4-05629)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

consumo alimentare

accisa

birra

produzione nazionale

alcolismo

commercializzazione

aumento dei prezzi

IVA