ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05181

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 248 del 18/06/2014
Trasformazioni
Trasformato il 11/03/2015 in 5/04974
Firmatari
Primo firmatario: NESCI DALILA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 18/06/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 18/06/2014
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 18/06/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI delegato in data 25/06/2014
Stato iter:
11/03/2015
Fasi iter:

SOLLECITO IL 25/06/2014

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 25/06/2014

SOLLECITO IL 28/01/2015

TRASFORMA IL 11/03/2015

TRASFORMATO IL 11/03/2015

CONCLUSO IL 11/03/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05181
presentato da
NESCI Dalila
testo di
Mercoledì 18 giugno 2014, seduta n. 248

   NESCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
   dal 2001 la competenza sul servizio ferroviario pendolare è delle regioni, che definiscono contratti di servizio con i concessionari, soprattutto Trenitalia, mentre le risorse per il funzionamento del servizio ferroviario regionale sono garantite da finanziamenti statali e regionali;
   tra il 2010 e il 2012 il numero dei treni per le tratte degli Intercity è sceso di oltre il 24 per cento, stando al rapporto «Pendolaria 2013», di Legambiente;
   in 13 regioni tra il 2011 e il 2012 si è assistito ad un taglio di treni e corse in media del 5 per cento ogni anno, per quanto ancora dedotto da Legambiente;
   a settembre del 2013 in Calabria furono soppressi 14 treni locali;
   il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 10 settembre 2013, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 19 settembre, tagliò del 15 per cento le tariffe di pedaggio per l'Alta velocità pagate da Trenitalia e Ntv al gestore dell'infrastruttura, Rete ferroviaria Italiana;
   detto sconto fu proposto da Rete ferroviaria italiana con la motivazione che gli utili del biennio precedente erano stati più alti del previsto e i conti dell'azienda «devono presentare un tendenziale equilibrio tra i ricavi da riscossione dei canoni, le eccedenze provenienti da altre attività, i contributi pubblici» da un lato, e «i costi di gestione» dall'altro;
   a tale riguardo, Vincenzo Ceccarelli, assessore alle infrastrutture e alla mobilità della regione Toscana, rilevò che da un lato si tagliavano i servizi essenziali per i cittadini e dall'altro si emanava un decreto per fare sconti agli operatori dell'alta velocità, con minori introiti per 70 milioni a Rete ferroviaria italiana e con risparmi per 50 e 20 milioni a Trenitalia e al gestore privato;
   per contro, il 21 novembre 2013 il governatore della Toscana Enrico Rossi ricordò un sovrapprezzo di legge «al canone dovuto per l'esercizio dei servizi di trasporto di passeggeri» dell'alta velocità da destinare al sistema ferroviario regionale;
   dal 2011 al 2013, i servizi ferroviari della Calabria sono stati tagliati complessivamente del 16,3 per cento, secondo il rapporto «Pendolaria 2013», mentre le risorse statali per il trasporto regionale su gomma e ferro si sono ridotte del 25 per cento a partire dal 2009;
   circa 100 chilometri di linea ferroviaria interna, anche turistica, sono stati completamente chiusi in Calabria, con riferimento alle tratte Pedace-San Giovanni in Fiore (Cosenza) e Gioia Tauro-Cinquefrondi (Reggio Calabria);
   a livello statale c’è stata una costante riduzione dei finanziamenti, con una diminuzione delle risorse nel triennio 2010-2012 del 22 per cento rispetto al triennio 2007-2009;
   nella legge finanziaria del 2010, i tagli nei trasferimenti alle Regioni per il trasporto ferroviario operati d'allora Ministro dell'economia e delle finanze Giulio Tremonti hanno prodotto una riduzione «strutturale» del 50,7 per cento delle risorse, secondo la stima di «Pendolaria 2013»;
   complessivamente le risorse per il trasporto su gomma e ferro sono inferiori di un quarto rispetto al 2009, dato che il totale disponibile in quell'anno corrispondeva a circa 6,1 miliardi di euro e nel 2013 a poco più di 4,9 miliardi;
   con l'introduzione del Fondo unico per il trasporto pubblico locale desta ancora più preoccupazione il confronto del dato attuale con la cifra per il funzionamento del servizio, che nello studio di «Pendolaria 2013» ammonta a 6,5 miliardi di euro;
   per quanto concerne la regione Calabria, la tabella relativa alla spesa del 2013 per il servizio ferroviario pendolare riporta il valore 0 (zero) sotto la voce «stanziamenti per il servizio» e 30 milioni di euro sotto la voce «materiale rotabile», pari allo 0,29 per cento degli stanziamenti sul bilancio regionale, contro il corrispondente dato della regione Lombardia, superiore di quasi un punto percentuale benché la rete viaria e il trasporto su gomma lombardi siano diffusi in modo capillare;
   in due distinti decreti-legge, il n. 201 del 2011 (all'articolo 37) e il n. 1 del 2012 (all'articolo 36 di modificazione del precedente succitato), il governo ha configurato l'istituzione di una specifica autorità indipendente di regolazione dei trasporti, a completamento della rapida liberalizzazione del trasporto ferroviario, decisa ex abrupto, senza però prevedere un organismo di tutela dei diritti dei passeggeri;
   il 20 novembre 2013 la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione perché lo Stato, a 4 anni dal regolamento che avrebbe dovuto essere attuato entro il 3 dicembre 2009, non ha ancora istituito un'agenzia nazionale permanente per vigilare sulla corretta applicazione dei diritti dei passeggeri nelle ferrovie, né stabilito norme per sanzionare le violazioni della legislazione comunitaria;
   in un recente comunicato stampa di Filt-Cgil Calabria, si legge che «dopo la delibera della giunta regionale dell'8 aprile scorso – 2014 – con la quale, tra l'altro, si tagliano risorse per il trasporto ferroviario regionale per i treni a bassa frequenza, già contestata dalle organizzazioni sindacali, Trenitalia si prepara a produrre soppressioni invece di treni su cui c’è una forte domanda»;
   nello stesso comunicato, Filt-Cgil Calabria aggiunge che «i treni che scompariranno dal 1o luglio sono il 3740 con partenza alle 5 da Reggio Calabria fino a Crotone, il 3751 con partenza da Catanzaro Lido alle 18,05 fino a Reggio Calabria, il 3752 da Reggio Calabria ore 16,05 fino a Catanzaro Lido, il 12712 da Reggio Calabria ore 7,05 a Roccella, il 12713 da Roccella ore 9,50 a Reggio Calabria, il 3696 da Cosenza alle 9,50 a Sapri, il 3697 da Sapri alle 5,30 a Cosenza»;
   Filt-Cgil evidenzia, poi, che «verranno eliminate quattro corse su Tropea e saranno di fatto eliminati i treni sulla Catanzaro Lamezia e quelli da Villa San Giovanni a Rosarno»;
   per finire, nel succitato comunicato, Filt-Cgil esprime la preoccupazione che venga «ulteriormente smantellato il trasporto pubblico ferroviario regionale con la colpevole responsabilità della giunta regionale che taglia le risorse e Trenitalia che, a sua volta, elimina il servizio ferroviario calabrese a più alta frequenza con colpi drammatici per i pendolari, i cittadini ed i lavoratori»;
   per quanto riguarda il contratto di servizio della regione Calabria, nonostante una media di 230 soppressioni di treni al mese non sono affatto previste penali, il che appare paradossale, inspiegabile e finanche incredibile;
   in Calabria un'ulteriore cancellazione di treni e una marcata diminuzione del servizio ferroviario per i pendolari si prevede, secondo la stampa, a partire dall'entrata in vigore dell'orario estivo, che sarà effettivo dal prossimo 15 giugno;
   il risultato dei tagli e delle politiche del trasporto ferroviario è che esiste un Paese a due marce, con i pendolari costretti a viaggiare, per le tratte locali, in treni lenti, sporchi e sovraffollati, mentre i passeggeri del Tav hanno standard di qualità elevati e servizi in crescita;
   a decorrere dall'esercizio finanziario relativo all'anno 2014, l'articolo 81 della Costituzione dispone che «lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico»;
   a parere dell'interrogante, il nuovo testo dell'articolo 81 appare limitare pesantemente i diritti previsti dalla Costituzione;
   l'emissione della moneta è connessa al signoraggio, che è l'insieme dei redditi che ne derivano;
   il premio Nobel per l'Economia Paul Robin Krugman, in un suo testo scritto con Maurice Obstfeld, definisce il signoraggio come il flusso di «risorse reali che un governo guadagna quando stampa moneta che spende in beni e servizi»;
   «il signoraggio moderno – rilevò il deputato Renato Cambursano, nella sua interrogazione a risposta immediata in commissione n. 5-05147 del 20 luglio 2011 – è eclissato nella contabilità dall'azione di dubbia legittimità della banca emittente che pone al passivo il valore nominale della banconota», cioè essa dichiara di sostenere per la produzione della carta moneta un costo pari al suo valore facciale (euro 100 per una banconota del taglio di 100 euro);
   le banche centrali sono le istituzioni che raccolgono la ricchezza e il profitto da signoraggio, che dovrebbero essere trasferiti, coperti i costi di coniatura, alla collettività rappresentata nello Stato;
   tale signoraggio, definito primario, deriva dall'abilità che possiede la singola banca centrale di emettere moneta, stampandola e immettendola nel mercato;
   il signoraggio secondario, invece, è – per come riassunto con chiarezza nel succitato atto parlamentare dal menzionato deputato Cambursano – «il guadagno che le banche commerciali ricavano dal loro potere di aumentare l'offerta di moneta estendendo i loro prestiti sui quali ricevono interessi e, negli ultimi decenni, con l'introduzione di nuovi strumenti finanziari quali, ad esempio, i derivati»;
   l'articolo 1 della Costituzione repubblicana sancisce che «la sovranità appartiene al popolo», sicché del popolo è anche la sovranità monetaria;
   poiché il popolo produce, consuma e lavora, la moneta, sin dall'emissione della singola banca centrale, dovrebbe diventare proprietà di tutti i cittadini che costituiscono lo Stato, il quale però non detiene il potere di emettere moneta;
   la distorsione alla base della sovranità monetaria è stata studiata dal procuratore generale della Repubblica Bruno Tarquini, che ha condensato le sue conclusioni nel volume «La banca, la moneta e l'usura», edizione Controcorrente, Napoli, 2001;
   secondo Tarquini, lo Stato avrebbe avuto i mezzi tecnici per esercitare in concreto il potere di emettere moneta e per riappropriarsi della sovranità monetaria, che avrebbe permesso di svolgere una politica socio-economica non limitata da influenze esterne e, soprattutto, al di fuori di qualsivoglia indebitamento;
   anche il professor Giacinto Auriti, accademico fondatore della facoltà di giurisprudenza dell'università di Teramo, compì diversi studi sulla sovranità monetaria e sul signoraggio, sostenendo che l'emissione di moneta senza riserve e titoli di Stato quali garanzie per la realizzazione di opere pubbliche non produrrebbe inflazione, in quanto sarebbe compensata da eguale aumento della ricchezza reale;
   Auriti sostenne pure che le banche centrali ricaverebbero profitti indebiti dal signoraggio sulla cartamoneta, così originando il debito pubblico;
   lo stesso studioso denunciò l'assenza di una norma giuridica sulla proprietà dell'euro all'atto dell'emissione;
   il 2 marzo 2012 a Bruxelles fu redatto il cosiddetto «fiscal compact», il patto di bilancio europeo che prevede enormi sacrifici;
   con l'approvazione del relativo trattato in Italia, avvenuta nell'estate del 2012, il riferito dispositivo è entrato nella Costituzione italiana;
   il derivante «pareggio di bilancio» è ormai un obbligo, come più sopra visto, tuttavia in contrasto con i doveri della Repubblica e con i diritti dei cittadini, sempre più sottoposti a tagli e tasse che producono perdita di servizi, di lavoro, di economie, di speranza nel futuro;
   l'Italia ha dunque ceduto prerogative di giurisdizione nazionale all'Unione europea, così risultando già ipotecate le politiche economiche dei prossimi decenni;
   l'approvazione del «fiscal compact» e degli atti collegati è opera dell'attuale maggioranza e dell'attuale opposizione, ad esclusione del Movimento Cinque Stelle e di Sinistra, Ecologia e Libertà, che non erano in parlamento nella XVI legislatura;
   il 9 maggio 2010 fu costituito il Fondo europeo di stabilità finanziaria, poi sostituito dal Meccanismo europeo di stabilità (Mes), detto anche Fondo salva-Stati, finalizzato alla stabilità finanziaria della zona euro e istituito dalle modifiche al Trattato di Lisbona (articolo 136);
   le suddette modifiche furono approvate il 23 marzo 2011 dal Parlamento europeo e ratificate dal Consiglio europeo a Bruxelles, il 25 marzo 2011;
   il Meccanismo europeo di stabilità ha assunto la veste di organizzazione intergovernativa, col potere di imporre scelte di politica macroeconomica ai Paesi aderenti;
   l'Italia ha sottoscritto una partecipazione al Meccanismo europeo di stabilità di 125.395.900.000 di euro, capitale che, per quanto deciso nella riunione del riunione del 30 marzo 2012 dell'Eurogruppo, dovrà essere versato entro la metà del 2014;
   alle riferite misure europee non corrisponde un'informazione chiara e presto disponibile sui soggetti che le gestiscono, pur se rivolte all'intera popolazione degli Stati membri, in larga parte esclusa dalla conoscenza di trattati e dispositivi che nella pratica ne limitano in misura non più controllabile la capacità di spesa, con soppressioni continue dei servizi pubblici indispensabili, diminuzione dei trasferimenti statali agli enti del territorio, dissesti sempre più frequenti e il concreto rischio di sgretolamento della rappresentatività democratica;
   è recente, poi, la proposta di europeizzazione delle quote eccedenti il 60 per cento del rapporto fra debito del singolo Stato membro e Pil, da raggiungere entro 20 anni secondo le previsioni del «Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell'unione economica e monetaria»;
   nella formulazione corrente, la predetta europeizzazione delle quote eccedenti, denominata «Fondo di redenzione europeo», prevede, come garanzia dal singolo Stato membro, la possibilità di aggredire propri beni demaniali, opere d'arte e riserve auree;
   la riforma delle pensioni cosiddetta «Fornero», dal nome del Ministro responsabile, emanata ai sensi dell'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011 n. 214, la quale – arrivata in un contesto di crisi economica su cui, a parere dell'interrogante, si registra una generale, gravissima menzogna in ordine alle sue cause – ha esteso a tutti i lavoratori il metodo di calcolo contributivo delle pensioni, di fatto condannando le nuove generazioni all'indigenza nella vecchiaia e dimenticando completamente la condizione del Mezzogiorno italiano, in cui persistono il lavoro nero e il lavoro mafioso, dei cui proventi, per l'Istat, si potrà inserire – a partire dal 2014, in coerenza con le linee Eurostat – una stima nei conti (e quindi nel Pil), con riferimento ad attività illegali come traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol);
   a parere dell'interrogante, i diritti fondamentali e inviolabili previsti nella Costituzione repubblicana sono seriamente in pericolo, sulla base di quanto qui detto sulla sovranità monetaria, di fatto secondo gli interroganti sottratta al popolo costituzionalmente sovrano, di quanto poi significato sulle cause reali del debito pubblico, di quanto accennato sulla sostanziale perdita di rappresentatività democratica – visto che i processi decisionali decisivi sono rimessi, per l'Europa, a organismi non elettivi – e infine di quanto articolato in materia di strumenti che si assumono di stabilizzazione delle finanze pubbliche;
   oltre a quanto appena opinato, a parere dell'interrogante è in pericolo l'intera tenuta del sistema, che – con riferimento alla delicata questione dei trasporti ferroviari, oggetto della presente interrogazione – non riesce più a reggersi per causa di un continuo e progressivo taglio della spesa pubblica, cui – anche per le liberalizzazioni avvenute – corrisponde, come visto, un vantaggio esclusivo per i gestori privati di servizi di minore necessità;
   la Calabria è una regione ad alto tasso di criminalità organizzata, in cui la ’ndrangheta ha avuto modo di espandersi anche per causa dell'emigrazione e di una corrispondente cultura della subordinazione favorita dall'isolamento delle singole realtà territoriali;
   a parere dell'interrogante, occorrono prontamente risposte univoche sulle risorse disponibili per il trasporto ferroviario –:
   se non ritengono di dover intervenire, nell'ambito delle rispettive competenze, per assicurare alle regioni i fondi necessari al buon funzionamento del servizio ferroviario regionale;
   quali misure – in particolare per il Sud dell'Italia e per la Calabria, i cui collegamenti interni e con il resto dell'Italia risultano molto problematici – possano adottare perché all'aumento generale delle tasse corrispondano servizi adeguati e non attempati, nella fattispecie del trasporto ferroviario pubblico. (4-05181)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

trasporto ferroviario

veicolo su rotaie

organizzazione dei trasporti

rete ferroviaria

Calabria

linea di trasporto