ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01118

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 555 del 26/01/2016
Abbinamenti
Atto 1/00976 abbinato in data 26/01/2016
Atto 1/01097 abbinato in data 26/01/2016
Atto 1/01101 abbinato in data 26/01/2016
Atto 1/01112 abbinato in data 26/01/2016
Atto 1/01113 abbinato in data 26/01/2016
Atto 1/01114 abbinato in data 26/01/2016
Atto 1/01115 abbinato in data 26/01/2016
Atto 1/01117 abbinato in data 26/01/2016
Atto 1/01119 abbinato in data 26/01/2016
Atto 1/01120 abbinato in data 26/01/2016
Atto 1/01122 abbinato in data 26/01/2016
Atto 6/00197 abbinato in data 26/01/2016
Firmatari
Primo firmatario: MATARRESE SALVATORE
Gruppo: SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Data firma: 26/01/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MONCHIERO GIOVANNI SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 26/01/2016
D'AGOSTINO ANGELO ANTONIO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 26/01/2016
VARGIU PIERPAOLO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 26/01/2016
DAMBRUOSO STEFANO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 26/01/2016
CESARO ANTIMO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 26/01/2016
VECCHIO ANDREA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 26/01/2016


Stato iter:
26/01/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 26/01/2016
Resoconto VARGIU PIERPAOLO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 26/01/2016
Resoconto MISIANI ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto SISTO FRANCESCO PAOLO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto CARLONI ANNA MARIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto MAGORNO ERNESTO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BURTONE GIOVANNI MARIO SALVINO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BRUNO BOSSIO VINCENZA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto MASSA FEDERICO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto TARTAGLIONE ASSUNTA PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO GOVERNO 26/01/2016
Resoconto DE VINCENTI CLAUDIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 26/01/2016
Resoconto PISICCHIO PINO MISTO
Resoconto PASTORELLI ORESTE MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto ROMANO FRANCESCO SAVERIO MISTO-ALLEANZA LIBERALPOPOLARE AUTONOMIE ALA-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
Resoconto BALDASSARRE MARCO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Resoconto PALESE ROCCO MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI
Resoconto TAGLIALATELA MARCELLO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto PIEPOLI GAETANO DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto ATTAGUILE ANGELO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto BIANCHI DORINA AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto MATARRESE SALVATORE SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto D'ATTORRE ALFREDO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto RUSSO PAOLO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto DE LORENZIS DIEGO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto COVELLO STEFANIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BARBANTI SEBASTIANO MISTO
Resoconto CRIPPA DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE
 
PARERE GOVERNO 26/01/2016
Resoconto DE VINCENTI CLAUDIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IL 26/01/2016

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 26/01/2016

DISCUSSIONE IL 26/01/2016

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 26/01/2016

ACCOLTO IL 26/01/2016

PARERE GOVERNO IL 26/01/2016

APPROVATO IL 26/01/2016

CONCLUSO IL 26/01/2016

Atto Camera

Mozione 1-01118
presentato da
MATARRESE Salvatore
testo di
Martedì 26 gennaio 2016, seduta n. 555

   La Camera,
   premesso che:
    l'analisi degli indicatori degli ultimi anni di crisi economica e sociale del nostro Paese, riferiti in particolare al periodo 2007-2014, evidenzia un quadro di insieme decisamente complesso. Il dibattito parlamentare ha recentemente generato atti di indirizzo politico per impegnare il Governo ad assumere iniziative, non solo per porre le basi di rilancio economico dell'Italia, ma anche e soprattutto per ridurre gradualmente e secondo obiettivi definiti e programmati, il divario tra le regioni del Nord e quelle del Sud, così come indicato anche dalle mozioni del Gruppo di Scelta Civica, approvate dalla Camera dei Deputati, n. 1-00765, n. 1-01001 e n. 1-00648;
    il quadro generale della situazione economica e sociale del Paese e, soprattutto, del Mezzogiorno è ancora e decisamente critico anche se i dati relativi ai 2015 mostrano per la prima volta timidi segnali positivi. Non sussiste certamente una netta crescita ma traspare una positiva inversione di tendenza che potrebbe da un lato confermare la stabilizzazione dell'economia meridionale dopo sette anni di turbolenza e dall'altro potrebbe aiutare ad individuare alcuni aspetti della crisi sui quali Parlamento e Governo potranno maggiormente puntare per individuare percorsi di sviluppo;
    secondo le recenti stime di Confindustria e SRM, infatti, nella prima parte del 2015 i segnali di crescita sono aumentati a tal punto da far prevedere la possibilità di valori leggermente positivi per il PIL del Mezzogiorno già alla fine dello stesso anno;
    il prodotto interno lordo del Mezzogiorno dovrebbe infatti tornare a salire dello 0,2 per cento nel 2015 ed in maniera leggermente più rilevante nel 2016 attestandosi al +1 per cento. In ogni caso, la crescita stimata è decisamente inferiore rispetto a quella del Paese e comunque non sufficiente al suo rilancio strutturale;
    secondo i dati del rapporto di Confindustria, segnali cautamente positivi provengono innanzitutto dal mondo delle imprese. Il clima di fiducia delle imprese manifatturiere meridionali si mantiene sui più alti valori degli ultimi quattro anni, facendo segnare (ad ottobre) un valore di due punti più elevato rispetto ad un anno fa. Un segnale analogo proviene dai consumatori presso i quali si registra un clima di fiducia favorevole, anch'esso ai massimi rispetto agli ultimi quattro anni. Particolarmente significativa è la crescita della fiducia relativa al clima economico, in forte incremento soprattutto nella seconda parte dell'anno;
    ciò che ha contribuito ad aumentare e migliorare le aspettative e ad invertire i trend è certamente la lieve crescita dell'occupazione al Sud: rispetto al 2014, infatti, nei primi nove mesi del 2015 si registrano 136.000 occupati in più nelle regioni meridionali;
    questo incremento riporta il dato delle persone che hanno un lavoro vicino alla soglia psicologica dei sei milioni di occupati (5 milioni e 970 mila). Rispetto al 2014, il tasso di occupazione sale al Sud dell'1,1 per cento ovvero dello 0,4 per cento in più della media nazionale: a sua volta, il tasso di disoccupazione cala di 2 punti percentuali (sempre rispetto al terzo trimestre del 2014), scendendo al 17,6 per cento. Secondo le ultime rilevazioni dell'ISTAT, diminuiscono, per la seconda volta consecutiva, gli scoraggiati, coloro che non ricercano più un posto di lavoro, soprattutto al Centro e nel Mezzogiorno;
    si tratta certamente solo di timidi segnali perché la disoccupazione, soprattutto giovanile (ben rappresentata dal 38,9 per cento di NEET meridionali) è rimasta pressoché invariata con lievissimi miglioramenti. È però un segnale, per la prima volta, di segno chiaramente positivo. Lo sgravio per le nuove assunzioni a tempo indeterminato si è rivelato efficace nel determinare un incremento degli occupati: nei primi 9 mesi dell'anno, infatti, sono state quasi 290 mila le assunzioni agevolate al Sud su un totale di 900 mila e quasi 1/3 di esse riguarda la regione Campania. Il dato sulla Cassa Integrazione, tornato (per tutte e tre le forme di ammortizzatore sociale considerate) sui livelli pre-crisi, contribuisce a sua volta a confermare la stabilizzazione dell'economia meridionale dopo sette anni di turbolenza;
    in modo lieve i dati fanno registrare la stabilizzazione, se pur in negativo, del saldo delle imprese attualmente attive, che si attesta a -0,1 per cento rispetto al III trimestre del 2014. Si nota un irrobustimento del tessuto produttivo del Mezzogiorno e infatti le società di capitali aumentano e sono ormai più di 270 mila, indice di un processo molto più sostenuto di quello che si registra nel Centro Nord (+5,4 per cento rispetto a +2,6 per cento). A conferma dei segnali di stabilizzazione economica della crisi al Sud si rileva una diminuzione media delle procedure fallimentari delle imprese nel 2015 (tranne la Sardegna), mentre torna positivo nel 2014, rispetto all'anno precedente, il fatturato delle grandi (+4,6 per cento) e delle medie imprese (+1,9 per cento), ma non ancora quello delle piccole (ancora in calo del 2,3 per cento), condizionando in tal modo il risultato di insieme. Questi dati evidenziano come la crisi abbia colpito duramente il tessuto produttivo delle piccole e medie imprese che caratterizza il sistema industriale italiano soprattutto al Sud ed al contempo come la ripresa interessi le aziende di maggiore dimensione che hanno una buona componente di esportazioni all'estero;
    un altro elemento che fa registrare un'inversione di tendenza lievemente positiva è certamente l'aumento di fatturato, seppur ridotto, nelle esportazioni. A spingere, infatti, il risultato del manifatturiere meridionale contribuisce in modo significativo l'export che, rispetto al terzo trimestre 2014, fa registrare +3,1 per cento, trainato da un +26,3 per cento dei mezzi di trasporto e dalla crescita (che continua) dell'agroalimentare (+9 per cento). Nei primi 9 mesi del 2015, le esportazioni meridionali sono state pari, in valore, ad oltre 31,4 miliardi di euro (di cui 29,6 relativi al manifatturiero in senso stretto), oltre 1 miliardo di euro in più rispetto al corrispondente periodo del 2014;
    se analizziamo le esportazioni sotto il profilo territoriale, è facile osservare che 6 regioni meridionali su 8 fanno registrare una dinamica positiva. La Puglia si attesta ad un valore sostanzialmente stabile, mentre l'unica regione che vede ridursi la propria quota di esportazioni è la Sicilia. Fra le province esportatrici, fanno registrare dinamiche positive oltre a Potenza (+206,7 per cento), anche Chieti (+5,4 per cento), Salerno (+5,6 per cento), Bari (+2,2 per cento) e Cagliari (+2,7 per cento). Negative, viceversa, le performance di Napoli (-1,5 per cento) e Siracusa (-12,9 per cento). Anche l'andamento dell'export dei distretti meridionali, nei primi sei mesi del 2015, conferma questa tendenza positiva, con un incremento (+11,6 per cento) anche più robusto di quelli del Centro-Nord (con aumenti compresi tra +4 e +5 per cento);
    un elemento che descrive e consente l'aumento della «voglia di fare impresa» al Sud Italia, soprattutto tra i giovani, è quello relativo all'aumento di domanda creditizia e dalla sostanziale diminuzione delle relative offerte. Nonostante crescano gli indici di sofferenza, che hanno ormai superato la soglia dei 40 miliardi di euro (pari al 14,3 per cento del totale dei crediti concessi) su un totale di 140 sul piano nazionale, resta alta la voglia di fare impresa proprio fra i giovani. Sono, infatti, 226 mila le imprese meridionali condotte da giovani nel 2014 (oltre il 40 per cento del totale). Continua, inoltre, la crescita delle imprese che aderiscono a Contratti di Rete: sono 3.164, con un incremento del 10 per cento (maggior rispetto a quello del Centro-Nord, che si ferma a +8 per cento) rispetto al 2014;
    uno dei dati forse più significativi del 2014 è l'incremento delle presenze e della spesa turistica nelle regioni meridionali, elemento che deve far ben sperare e che deve essere adeguatamente valorizzato e gestito nel prossimo futuro; crescono, infatti, del 3,6 per cento gli arrivi (anche più della media nazionale +2,7 per cento) e le presenze (+1,1 per cento), che restano viceversa stabili nel Centro-Nord. Nel 2015, per quanto lievi e relativi, sono incoraggianti i dati sull'incremento del traffico aereo che, nei primi 9 mesi dell'anno, rileva un +2,2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2014. I passeggeri internazionali degli aeroporti del Mezzogiorno sono ormai il 33,7 per cento del totale. Fanno ben sperare le previsioni più recenti (Fonte: Italian Cruise Watch, 2015) che prevedono per il 2016 un nuovo record storico per il traffico crocieristico per il nostro Paese, e dunque anche per i principali porti meridionali;
    è necessario però evidenziare che all'incremento del turismo e alla grande ricchezza del tessuto culturale del Mezzogiorno non corrisponde, però, un'altrettanto ampia fruizione del patrimonio storico e culturale per problemi legati alla sua gestione e valorizzazione, non all'altezza delle sue potenzialità. Nelle regioni del Sud e nelle Isole è presente il 25 per cento del patrimonio culturale nazionale (musei, monumenti e aree archeologiche), vale a dire 1.150 dei 4.588 siti culturali italiani. Con riferimento al patrimonio statale si rileva che nel Sud si trovano 145 siti tra musei, monumenti e aree archeologiche pari al 34,3 per cento del totale nazionale cifra che sale a 256 se si aggiungono i 111 siti siciliani (non di competenza MiBACT), diventando il 48 per cento del totale italiano. Tra i beni culturali del Meridione 15 fanno parte della lista del Patrimonio dell'Umanità, il 30 per cento dei 49 siti Unesco italiani. Questi sono numeri che da soli basterebbero a innescare procedimenti di crescita dell'economia turistica del meridione eppure in assenza di politiche di sviluppo e di gestione questo settore resta quasi abbandonato al proprio destino;
    se sarà fondamentale migliorare e investire sul piano della fruizione del patrimonio culturale del meridione, sarà altrettanto necessario intervenire con energia sul tema dell'istruzione, visti i divari tuttora perduranti in termini di abbandono scolastico e di livello delle competenze degli studenti, e dell'efficienza del sistema universitario meridionale, stretto tra calo delle immatricolazioni (diminuite di circa un quarto dell'ultimo decennio) e tagli al fondo di funzionamento ordinario;
    da recenti indagini condotte dalla Fondazione RES sul sistema universitario si evincono dati allarmanti: la tendenza a diminuire le risorse impiegate in questo settore è evidente se osserviamo i dati relativi al Fondo di finanziamento ordinario, diminuito, in termini reali, del 22,5 per cento. In valore: 7 miliardi che, se comparati agli oltre 26 investiti della Germania, rendono l'idea di quanto sia diversa la gestione di queste risorse da parte della nostra amministrazione rispetto a quelle in corso in tutti i Paesi avanzati;
    i cambiamenti introdotti nei meccanismi di ripartizione dei finanziamenti del Fondo di finanziamento ordinario, con un aumento fino al 20 per cento della quota premiale legata a risultati conseguiti nella didattica e nella ricerca, paradossalmente aggravano il quadro perché penalizzano le università del Mezzogiorno. La situazione delle università meridionali necessita sicuramente di un indirizzo di governo diverso rispetto a quanto fatto negli ultimi anni con particolare riferimento alla auspicabile rideterminazione dei parametri di ripartizione delle risorse pubbliche per le università che sono risultati penalizzanti per tutte le università del sud;
    proseguendo nell'analisi dei dati del 2015, che riprovano una timida inversione di tendenza, si evidenziano segnali confortanti dall'indice sintetico dell'economia meridionale del 2015, indicatore composito (aggiornato con cadenza semestrale) che fotografa anno per anno lo stato di salute economica dell'Italia meridionale. La comparazione dei valori 2014-2015 dell'indice, infatti, riportato nella ricerca elaborata da Confindustria e da Srm-Studi e ricerche per il Mezzogiorno, riporta per la prima volta un trend in miglioramento;
    il dato riferito al 2015 dovrebbe far segnare, per la prima volta dal 2011, un valore sia pur di poco positivo. Sono, infatti, tre su cinque gli indicatori che fanno registrare valori in crescita ovvero PIL, Export e Occupazione. L'indicatore delle imprese è invece di poco negativo mentre solo l'indicatore degli investimenti continua, anche per il 2015, a far segnare valori negativi, anche se il calo è minore di quello degli anni precedenti;
    i dati in premessa sono quindi utili a comprendere lo stato attuale dell'economia del mezzogiorno che per invertire decisamente la tendenza e poter intraprendere una auspicabile ripresa necessita di investimenti in tempi brevi. Infatti, la variabile che purtroppo condiziona fortemente le prospettive di ripresa è rappresentata dal continuo calo del valore degli investimenti sia pubblici che privati, malgrado proposizioni ed aspettative ben diverse promulgate negli anni scorsi. Questa circostanza penalizza soprattutto imprese e lavoratori, che per primi e in modo più diretto risentono degli effetti della «crisi di domanda interna», caratterizzata, cioè, da minori consumi e, appunto, minori investimenti;
    il trend degli investimenti nel range di periodo 2007-2014 è dunque in calo, così come rilevato dai report di Confindustria: dal picco del 2007, infatti, gli investimenti fissi lordi sono diminuiti di oltre 34 miliardi di euro fino a toccare il valore minimo nel 2014 di 55 miliardi di euro, ben al di sotto dei quasi 67 miliardi di vent'anni fa. Guardando al lungo periodo, particolarmente sensibili sono stati i decrementi nel settore dell'industria in senso stretto e delle costruzioni: dal 2000 ad oggi, la riduzione degli investimenti in questi due comparti è superiore al 50 per cento;
    anche gli investimenti pubblici fanno registrare decrementi grosso modo simili e negli stessi anni e questo malgrado vi siano risorse stanziate e risorse comunitarie non spese nei tempi programmati. Al netto delle partite finanziarie, tra il 2009 ed il 2013, infatti, la spesa in conto capitale della Pubblica Amministrazione si è ridotta di oltre 5 miliardi di euro, ben al di sotto dei valori del 2000. In questa contrazione della spesa è rilevante anche il contenimento dell'indebitamento per esigenze di finanza pubblica, malgrado vi sia una strutturale sperequazione tra fondi statali per il Nord Italia e per il Sud Italia, da sempre compensata, impropriamente, dall'apporto dei fondi comunitari: secondo gli ultimi dati disponibili, i mutui erogati per il finanziamento degli investimenti degli Enti Locali hanno raggiunto la quota di 136 milioni di euro, con un calo del 43,6 per cento rispetto all'anno precedente: rispetto al dato pro capite, l'importo registrato per il Mezzogiorno è pari a 6,6 euro per abitante, ben al di sotto di una media nazionale di 10,3 euro per abitante;
    l'elemento principale che dovrà caratterizzare, dunque, l'azione di governo dei prossimi anni è il rilancio degli investimenti al Sud Italia che si conferma, quindi, la priorità delle priorità: saranno di fondamentale importanza sia gli investimenti delle imprese di fatto fermi negli ultimi sette anni, sia quelli promossi dalla pubblica amministrazione, stretti da un rigore di bilancio che li ha compressi a livelli difficilmente sopportabili per una economia che, invece, da questi investimenti ancora molto dipende;
    tramite il DEF 2016 il Governo ha prospettato un profilo di ripresa per gli investimenti pubblici (+1,9 per cento) per quest'anno e soprattutto per il prossimo (+4,6 per cento). Ma è soprattutto con la Legge di Stabilità 2016 che il Governo ha deciso di dare seguito a questo intento agendo su tre fattori che hanno riflessi positivi proprio sul Mezzogiorno;
    il primo fattore è quello relativo all'accelerazione della spesa dei fondi europei utilizzando la flessibilità rispetto al Patto di Stabilità europeo attraverso la cosiddetta «clausola degli investimenti» con l'intento quindi di spendere al meglio e il massimo possibile delle risorse dei fondi strutturali. Una parte rilevante di questa spesa, che vale nel complesso circa 11 miliardi di euro, di cui circa 5 di cofinanziamento nazionale, riguarda proprio le regioni meridionali, per un valore stimato di circa 7 miliardi di euro;
    il secondo fattore è relativo ad un cambiamento strutturale strettamente collegato al precedente ed è costituito dal superamento del Patto di Stabilità interno in favore del cosiddetto pareggio di bilancio, sia per le Regioni, sia per gli Enti locali. I meccanismi introdotti determinano di fatto il superamento del Patto di Stabilità interno e dunque la fine dell'impossibilità forzata di utilizzare risorse disponibili per investimenti, costituendo un volano per il ritorno alla crescita della spesa in conto capitale al Sud, anche grazie a meccanismi di ottimizzazione che consentono di incrementare le opportunità per gli Enti locali più virtuosi;
    il terzo fattore riguarda la scelta di tornare a sostenere in maniera significativa gli investimenti delle imprese meridionali, così come dimostra la misura che introduce un Credito d'imposta automatico per gli investimenti in beni strumentali nel Mezzogiorno. Con questo intervento saranno messi a disposizione delle imprese che investono nel Mezzogiorno 2,4 miliardi di euro per i prossimi 4 anni, per un valore di 617 milioni di euro l'anno. Se si considera che l'effettiva erogazione per incentivi nel 2014 da parte di Amministrazioni centrali è stata pari a 1 miliardo e 100 milioni di euro circa, si tratta per il Mezzogiorno di una crescita di oltre il 50 per cento della spesa per incentivi, capace di far salire considerevolmente gli investimenti;
    sotto il profilo della politica da intraprendere per la risoluzione dei problemi, che da anni concorrono a rendere negativo il quadro del Mezzogiorno, e delle risorse e degli interventi da individuare ed attuare secondo programmi definiti, ha particolare rilevanza in termini di programmazione integrata il Masterplan per il Mezzogiorno. Questo strumento sarà certamente utile a tracciare un percorso sinergico ed integrato nell'azione del Governo e di tutti gli Enti interessati dai Ministeri, alle Regioni agli Enti locali allo scopo di promuovere un utilizzo più efficace delle risorse già a disposizione del mezzogiorno, con una metodologia capace di far emergere proposte e progetti strategici da parte delle Regioni in una logica economica comune di livello nazionale che eviti duplicazioni di spesa o investimenti senza ritorno economico e sociale;
    come è noto, le risorse stanziate sono ingenti, ma non lo è altrettanto la relativa spesa che risulta nettamente insufficiente per dare inizio alla ripresa economica. È, infatti, necessario ridurre drasticamente la mancanza di capacità di utilizzo delle risorse da parte dei soggetti attuatori. L'azione di Governo dovrà essere tesa ad istituire nuovi meccanismi di supporto che possano accompagnare le amministrazioni beneficiarie dei finanziamenti nella elaborazione dei progetti e nelle relative procedure attuative e di spesa affinché possano avvenire nel rispetto dei tempi programmati. In questa direzione va evidenziata la necessità di concludere in tempi brevi il quadro della programmazione dei Fondi Sviluppo e Coesione del periodo 2014/2020 il cui calendario, fissato dalle due ultime leggi di stabilità del settembre 2014 e dell'aprile 2015, è Stato disatteso. Così come indicato anche dal Masterplan per il Mezzogiorno, tra Fondi strutturali (FESR e FSE) 2014-20 pari a 56,2 miliardi di euro, di cui 32,2 miliardi di euro europei e 24 miliardi nazionali, cui si aggiungono fondi di cofinanziamento regionale per 4,3 miliardi di euro, e Fondo Sviluppo e Coesione, per il quale sono già oggi disponibili 39 miliardi di euro sulla programmazione 2014-20, vi sono circa 95 miliardi di euro a disposizione da qui al 2023 per politiche di sviluppo del Mezzogiorno;
    il Masterplan, però, deve ancora essere completato: manca la declinazione operativa dei 16 Patti per il Sud che per ogni regione e per ogni Città Metropolitana stabilirà gli interventi prioritari e trainanti, le azioni da intraprendere per attuarli, gli ostacoli da rimuovere, la tempistica e le reciproche responsabilità;
    nel contesto delle regioni meridionali e insulari, merita una riflessione speciale la situazione della Sardegna che sconta l'handicap strutturale dell'insularità, che rappresenta un freno allo sviluppo di qualsiasi politica di rilancio economico endogeno ed è stato pesante concausa del fallimento dei Piani di Rinascita che avevano l'obiettivo di azzerare i gap economici e sociali che affliggono l'Isola;
    ancora oggi, gli indicatori economici che fotografano la situazione sarda mettono in evidenza un residuo fiscale negativo tra i peggiori d'Italia in un quadro di impoverimento di tutte le attività di produzione legate al settore primario;
    appare, dunque, indispensabile agire sulle leve della continuità territoriale per i passeggeri e per le merci ma soprattutto investire sui vantaggi competitivi sardi per strutturare un tessuto produttivo legato a nuove politiche di brand e alle attività ecocompatibili che possano consentire il superamento delle logiche assistenzialistiche e garantire sostenibilità nel tempo,

impegna il Governo:

   a garantire, in tempi brevi, il completamento del Masterplan e quindi la sottoscrizione dei 16 Patti per il Sud che declineranno concretamente i provvedimenti che ne costituiscono l'asse portante, al fine di poter dare inizio alla programmazione degli interventi prioritari ed alle azioni da intraprendere per attuarli, rimuovendone gli ostacoli, definendone le tempistiche e le responsabilità;
   a garantire che nei singoli Patti per il Sud vi siano disposizioni che possano favorire concretamente la semplificazione delle procedure di spesa e di rendicontazione delle risorse, nonché il monitoraggio degli adempimenti e dei tempi prefissati di realizzazione delle opere e di utilizzo delle risorse;
   a garantire che il Masterplan preveda nel suo cronoprogramma interventi per gli anni 2016 e 2017 al fine di consentire investimenti in questi anni particolarmente utili e necessari per contrastare l'attuale crisi economica per mancanza di investimenti al Sud;
   ad istituire presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri una struttura di coordinamento e controllo dell'attuazione del Masterplan e delle politiche e degli investimenti nel Mezzogiorno con un responsabile delegato dal Governo che possa sovraintendere e coordinare i programmi dei singoli Patti per il Sud e intervenire con poteri sostitutivi per risolvere problematiche contingenti e garantire il conseguimento degli obiettivi di spesa prefissati;
   a garantire maggiore supporto all'Agenzia per la Coesione Territoriale affinché possa affiancare efficacemente le regioni del Mezzogiorno e risultare sempre più incisiva nel sostenere, promuovere ed accompagnare i programmi e i progetti per lo sviluppo e la coesione economica, rafforzando, al fine di una sempre più rapida e puntuale attuazione degli interventi indicata da specifici impegni temporali, l'azione di programmazione e sorveglianza, nonché promuovendo la semplificazione delle procedure di autorizzazione degli interventi e della conseguente spesa dei fondi, anche assumendo iniziative per prevedere poteri sostitutivi in caso di inadempienze e/o colpevoli ritardi da parte degli enti beneficiari di finanziamenti;
   a prevedere adeguate iniziative economiche e finanziare al fine di rilanciare l'economia delle regioni del Mezzogiorno ed al fine di sostenere in misura ancora più ampia gli investimenti delle imprese che operano su questi territori, contribuendo ad irrobustire il relativo tessuto produttivo e puntando soprattutto alla crescita delle piccole e medie imprese ed all'aumento consequenziale dei livelli occupazionali;
   a favorire, nel corso della programmazione 2014-2020, l'utilizzo di risorse del Fondo Sociale Europeo per la realizzazione di politiche attive di inserimento nel mondo del lavoro dei giovani meridionali disoccupati;
   a garantire che la programmazione delle infrastrutture, degli interventi di riqualificazione urbana, di recupero dei centri storici e di collegamento viario e ferroviario delle regioni del sud alla rete nazionale siano elementi centrali dei programmi dei fondi strutturali europei e FSC 2014-2020, impedendo di utilizzare impropriamente questi fondi per finanziare altre esigenze nell'attuale difficile contesto di finanza pubblica;
   a favorire l'accelerazione dei tempi necessari al completamento della programmazione FSC 2014-2020 per il recupero dei ritardi ad oggi maturati rispetto ai tempi stabiliti dalle leggi di stabilità del 2014 e 2015 allo scopo di consentire la spesa delle relative risorse nello stesso periodo di programmazione e successivamente a garantire la celere assegnazione delle risorse ai progetti di sviluppo pianificati a seguito della definizione delle priorità di interventi che saranno indicate nel prossimo «Allegato infrastrutture» al Documento di economia e finanza;
   a garantire l'accelerazione degli interventi di manutenzione e messa in sicurezza dei territori meridionali a maggior rischio idrogeologico favorendone lo stanziamento delle risorse allo scopo necessario in termini prioritari;
   ad assumere iniziative per ridurre gradualmente e secondo obiettivi definiti e programmati il divario infrastrutturale nel settore dei trasporti e della logistica tra le regioni del Sud Italia e quelle del Centro-Nord, con particolare riferimento alla rete autostradale e ferroviaria;
   a monitorare e garantire il rispetto degli obiettivi e dei tempi di realizzazione prefissati per la realizzazione delle opere strategiche per il Sud con particolare riferimento alla rete ferroviaria di alta velocità tra Bari e Napoli ed alla tratta autostradale Salerno - Reggio Calabria;
   a valutare l'opportunità di prevedere iniziative per l'incremento del Fondo di finanziamento ordinario per le università tenendo in debita considerazione, ai fini della distribuzione delle risorse, della necessità da parte delle università del Sud Italia di colmare un evidente divario rispetto a quelle del Nord relativo alle infrastrutture e alle offerte formative;
   a valutare l'opportunità di istituire una commissione di esperti presso il M.I.U.R., che coinvolga anche i rappresentanti delle università del Sud Italia, per monitorare e valutare gli effetti degli attuali criteri di ripartizione delle risorse pubbliche tra le università del nord e del sud Italia per eliminare le cause che hanno penalizzato il sistema universitario meridionale e rivalutare conseguentemente i criteri di distribuzione delle risorse del Fondo di Finanziamento Ordinario affinché possa risultare utile anche a colmate il divario che si è aggravato negli ultimi anni;
   a garantire lo sviluppo nel settore dell'edilizia scolastica meridionale in particolar modo monitorando, e dove possibile, accelerando gli interventi già previsti dalle linee di finanziamento volte alla costruzione di nuovi edifici, alla ristrutturazione e alla messa in sicurezza completa di quelli esistenti, alla eliminazione delle barriere architettoniche, alla rimozione dell'amianto nonché a garantire lo sviluppo delle strutture in senso sostenibile ed ecoefficiente;
   a prevedere iniziative per l'incremento degli investimenti pubblici per la promozione e la valorizzazione, secondo programmi definiti ed integrati, del patrimonio culturale, artistico e turistico delle regioni del Mezzogiorno adottando adeguate politiche che siano volte allo sviluppo dell'economia turistica meridionale ed alla creazione di reti e percorsi tematici anche di interesse sovraregionale;
   a programmare investimenti pubblici volti a migliorare la rete ed i servizi di welfare al fine di aumentare i livelli assistenziali per i cittadini meridionali con particolare riferimento a quelli che vivono in condizioni di povertà assoluta, prevedendo entro il 2016 un'attività di monitoraggio e verifica dei livelli essenziali di assistenza in ambito sanitario;
   a prevedere iniziative per favorire, promuovere e tutelare le produzioni agricole di qualità tipiche delle regioni del Mezzogiorno attraverso l'individuazione e l'utilizzo di fondi europei e statali e lo sviluppo di programmi adeguati al fine di sviluppare l'economia di settore e le relative esportazioni dei prodotti;
   a monitorare lo stato di efficienza e le presenze di attività imprenditoriali nelle aree industriali del Mezzogiorno, la loro attrattività in termini economici e logistici per elaborare un piano integrato di interventi per la messa in rete e sviluppo delle stesse che abbia come finalità la ricerca di potenziali investitori interessati ad insediarvi attività industriali;
   ad assumere iniziative per istituire zone economiche speciali nel Mezzogiorno in aree effettivamente già predisposte e funzionali ad attrarre investimenti, quali il porto di Taranto, Cagliari e Gioia Tauro, da parte di grandi gruppi internazionali operanti nel settore della logistica e dell'indotto;
   a monitorare e a garantire il buon andamento e lo sviluppo degli interventi previsti dal nuovo Programma operativo nazionale legalità 2014-2020 affinché risultino effettivamente utili a ridurre l'influenza della criminalità organizzata nelle regioni del Sud e a favorire la diffusione della legalità nelle aree ad alta esclusione sociale, nonché a valutare l'opportunità di prevedere nuovi investimenti pubblici volti all'aumento della pubblica sicurezza nel Mezzogiorno;
   ad affrontare in modo specifico la questione della continuità territoriale sarda e del nuovo modello di sviluppo della Sardegna affinché si possa consentire il superamento delle logiche assistenziali, costruendo azioni virtuose di sviluppo endogeno, coerenti con la naturale vocazione del territorio;
   a favorire la ricognizione delle risorse PAC 2007-13 in seguito alle disposizioni della Legge di Stabilità 2015, che ha stabilito che la proroga degli sgravi contributivi per le assunzioni a tempo indeterminato nel Mezzogiorno sia coperta mediante riprogrammazione delle risorse PAC non ancora impegnate;
   a favorire l'avvio accelerato dei Programmi Operativi 2014-20 sia regionali, sia nazionali, anche al fine di consentire il pieno utilizzo della clausola della flessibilità degli investimenti inserita nella legge di stabilità 2016;
   ad accelerare l'emissione del provvedimento dell'Agenzia delle entrate che definisce le modalità di accesso al contributo del credito d'imposta per beni strumentali al Sud, previsto dall'ultima legge di stabilità e finanziato per parte consistente (250 milioni di euro su 617 per ciascuno degli anni 2016, 2017, 2018, 2019) con fondi strutturali europei.
(1-01118)
(Nuova formulazione) «Matarrese, Monchiero, D'Agostino, Vargiu, Dambruoso, Vecchio».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

finanziamento pubblico

investimento pubblico

Mezzogiorno