ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE CONCLUSIVA DI DIBATTITO 8/00199

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: del 25/09/2012
Risoluzione conclusiva di dibattito su
Atto numero: 7/00965
Atto numero: 7/00977
Atto numero: 7/00980
Firmatari
Primo firmatario: CENNI SUSANNA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 25/09/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DELFINO TERESIO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 25/09/2012
DI GIUSEPPE ANITA ITALIA DEI VALORI 25/09/2012
RUSSO PAOLO POPOLO DELLA LIBERTA' 25/09/2012
OLIVERIO NICODEMO NAZZARENO PARTITO DEMOCRATICO 25/09/2012
AGOSTINI LUCIANO PARTITO DEMOCRATICO 25/09/2012
BRANDOLINI SANDRO PARTITO DEMOCRATICO 25/09/2012
FIORIO MASSIMO PARTITO DEMOCRATICO 25/09/2012
MESSINA IGNAZIO ITALIA DEI VALORI 25/09/2012
NARO GIUSEPPE UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 25/09/2012
ROTA IVAN ITALIA DEI VALORI 25/09/2012
SANI LUCA PARTITO DEMOCRATICO 25/09/2012
SERVODIO GIUSEPPINA PARTITO DEMOCRATICO 25/09/2012
TRAPPOLINO CARLO EMANUELE PARTITO DEMOCRATICO 25/09/2012
ZUCCHI ANGELO PARTITO DEMOCRATICO 25/09/2012


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Stato iter:
25/09/2012
Fasi iter:

COLLEGA (RISCON) IL 25/09/2012

APPROVATO IL 25/09/2012

CONCLUSO IL 25/09/2012

Atto Camera

Risoluzione in Commissione 8-00199
presentata da
SUSANNA CENNI
martedì 25 settembre 2012 pubblicata nel bollettino n.708

La XIII Commissione,
premesso che:
l'Italia, assieme a Spagna, Tunisia, e Grecia, rispettivamente con 1,1, 2,2, 1,2 e 0,7 milioni di ettari dedicati, rappresenta oltre il 70 per cento della coltivazione mondiale di ulivi. Per i principali paesi produttori questa coltura riveste un'importanza vitale in termini di mantenimento dell'occupazione nonché di presidio paesaggistico e territoriale nelle zone rurali;
il nostro Paese ha una produzione nazionale di circa 480 mila tonnellate, due terzi dei quali extravergine, e vanta con 43 denominazioni certificate (tra DOP e IGP) il maggior numero di produzioni riconosciute dall'Unione europea, costituendo un importante comparto produttivo che contribuisce sostanzialmente a definire il ruolo dell'Italia quale bacino di prodotti di alta qualità;
nonostante questi risultati, il comparto produttivo dell'olio di oliva di qualità nel nostro paese ha registrato, negli ultimi anni, alcuni preoccupanti segnali di crisi causati prevalentemente dagli alti costi di produzione, dalla scarsa remunerazione per i produttori, dai mutamenti climatici e da patologie conseguenti, nonché dal crescente numero di contraffazioni;
secondo i dati resi noti dall'ISMEA, alcuni fattori, tra cui il caldo e la siccità, hanno causato, nella campagna 2011-2012 rispetto allo scorso anno, un calo della produzione di olio di circa il 6 per cento;
l'Italia è il primo importatore mondiale di olio, che per il 74 per cento viene dalla Spagna, il 15 per cento dalla Grecia e il 7 per cento dalla Tunisia. L'arrivo di olio di oliva straniero in Italia (realtà non sempre chiara ai consumatori) ha raggiunto il massimo storico di 584 mila tonnellate e ha superato la produzione nazionale, in calo nel 2011 a 483 mila tonnellate. Tale situazione sta portando ad una forte riduzione della qualità dell'olio in vendita, oltre che a una pericolosa proliferazione di truffe e inganni;
quattro bottiglie di olio extravergine su cinque in vendita in Italia, secondo un'indagine della Coldiretti, contengono miscele di diversa origine, per le quali è praticamente illeggibile la provenienza delle olive impiegate;
analizzando i costi di produzione dell'olio extravergine italiano si evidenzia come il settore sia strutturalmente penalizzato rispetto ai costi realizzati in altri Paesi mediterranei; pertanto, appare sempre più indispensabile «sposare la qualità» quale fattore strategico primario di competizione, riqualificazione e innovazione (di prodotto e di processo) sul mercato locale, nazionale ed estero;
questa situazione, che penalizza il Paese sia dal punto di vista economico e produttivo, viene confermata dai risultati della recente indagine promossa dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della contraffazione e della pirateria in campo commerciale e agroalimentare, esposti nella apposita relazione approvata il 6 dicembre 2011;
le frodi e le falsificazioni sottraggono all'agroalimentare nazionale ben 164 milioni di euro al giorno che potrebbero invece generare reddito e occupazione;
il regolamento (CE) n. 182/2009, modificando il precedente regolamento (CE) n. 1019/2002, ha introdotto dal 1o luglio 2009 novità in materia di commercializzazione ed etichettatura dell'olio d'oliva vergine ed extravergine. Le modifiche più importanti introdotte dal nuovo provvedimento sono state relative all'obbligo di indicare in etichetta l'origine del prodotto;
inoltre, il decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali n. 8077 del 10 novembre 2009, recante «Disposizioni nazionali relative alle norme di commercializzazione dell'olio d'oliva», ha disposto che sull'etichetta delle confezioni dell'olio di oliva debba essere indicata la nazione o le nazioni di provenienza delle olive impiegate;
il decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, all'articolo 43 contiene norme volte ad assicurare una maggior tutela alla categoria degli oli d'oliva extra vergini d'origine italiana (sono stati infatti inseriti due importanti emendamenti relativi ad alchilesteri e panel test);
la legislazione italiana ed europea prevedono dunque da tempo norme che obbligano a riportare, nelle etichette delle confezioni di olio d'oliva, non solo il paese di imbottigliamento dell'olio, ma anche le nazioni da cui provengono le olive. Tali indicazioni sarebbero però (secondo le denunce di alcune organizzazioni di categoria) in alcuni casi omesse e spesso difficilmente visibili per il consumatore, non garantendo così una piena rintracciabilità del prodotto e, soprattutto, la completa protezione e tutela del consumatore stesso;
sulle bottiglie di olio extravergine ottenuto da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte «miscele di oli di oliva comunitari», «miscele di oli di oliva non comunitari» o «miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari» obbligatorie per legge nelle etichette dell'olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull'etichetta che la rende difficilmente visibile;
spesso bottiglie con olio extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano una presunta italianità fortemente ingannevole;
gli oli extravergine DOP e IGP, nonostante talune fasi congiunturali negative, possono puntare a un maggiore e consistente sviluppo di tutta la filiera olearia e possono rappresentare una delle migliori opportunità per un rinnovato sviluppo competitivo del settore agroalimentare. Tutto ciò può avvenire impostando correttamente una sapiente e accorta tutela, gestione e promozione del loro valore aggiunto materiale (qualità, bontà, salubrità, caratteristiche organolettiche, proprietà medicinali, e altro) e immateriale (storia, cultura, legame identitario con il territorio, tradizioni, usi e costumi, e altro);
sia alla Camera dei deputati, sia al Senato della Repubblica, sono state presentate proposte di legge contro la contraffazione dell'olio di oliva e in particolare per la promozione di una corretta informazione al consumatore, sottoscritte da numerosi parlamentari di differenti gruppi politici;
nel mese di marzo 12 regioni, tra cui Emilia Romagna, Toscana e Puglia, in occasione delle assemblee generali dell'Associazione delle regioni europee per i prodotti d'origine (AREPO) e dell'Associazione delle regioni europee per l'ortofrutta (AREFHL) hanno dato vita ad un gruppo europeo di difesa dell'olio di oliva; al gruppo hanno partecipato 12 regioni europee che rappresentano il 55 per cento della superficie dedita all'oleicoltura dell'Unione europea;
l'Unione europea ha promosso politiche mirate per tutelare il comparto olivicolo. La crisi del settore coinvolge infatti tutto il continente: i dati diffusi dall'Ufficio di statistica dell'Unione (Eurostat) mostrano che i prezzi dell'olio d'oliva europeo sono in forte caduta (-47.8 per cento);
nello scorso mese di giugno, dopo una riunione con i Ministri dell'agricoltura dei Paesi membri, Dacian Ciolos, Commissario europeo all'agricoltura, ha presentato un piano di rilancio che si sviluppa sostanzialmente in 3 punti. Nell'asse dedicato a «qualità e controlli», l'azione prevede il rafforzamento del sistema dei controlli e delle sanzioni. Sul versante della qualità, il documento si muove nella direzione sempre auspicata dall'Italia: un miglioramento dei parametri obbligatori di qualità ai fini della commercializzazione e dell'autenticità degli oli di oliva vergini. In particolare, il documento vuole accelerare sui dossier relativi ai parametri analitici (stigmastadieni, alchil esteri, determinazione di digliceridi e trigliceridi) che servono a garantire l'autenticità e la genuinità del prodotto e che evidenziano eventuali manipolazioni e contraffazioni negli oli di oliva vergini. Sul fronte della «struttura della filiera» è previsto il rafforzamento delle organizzazioni di produttori e verranno analizzate nuove misure. Il piano punta anche a rafforzare l'attività di promozione rendendola più incisiva, attrattiva ed efficace. In questo contesto, potrà inoltre essere prevista la menzione dell'origine nazionale accanto a quella comunitaria. Uno spazio importante sarà riservato anche alle azioni nell'ambito dello sviluppo rurale nella nuova programmazione. Saranno possibili sottoprogrammi oleici che contribuiscano alla realizzazione delle priorità strutturali oltre agli obiettivi agroambientali, unitamente ad investimenti per la trasformazione, la commercializzazione e lo sviluppo dei prodotti agricoli;
il Governo italiano ha manifestato il suo apprezzamento, ricordando come occorra utilizzare pienamente anche in Italia ogni possibilità offerta dalla PAC e attivare un piano olivicolo nazionale efficace, peraltro già richiesto dalle regioni;
l'appuntamento europeo sopra richiamato sembra recepire istanze da sempre portate avanti dal nostro paese, quali l'etichettatura di origine, i parametri di qualità e i rafforzamenti dei controlli, sollecitate e condivise dai produttori italiani;
produttori, consumatori, istituzioni sono mobilitati a difesa della qualità e della competitività dell'olio di oliva italiano;
l'Associazione nazionale città dell'olio (che raccoglie in tutta Italia oltre 350 enti, tra comuni, province, camere di commercio e comunità montane, con il comune obiettivo di valorizzare l'ampio e diversificato patrimonio olivicolo nazionale, 200 milioni di piante, con più di 500 varietà sul territorio nazionale, il 42 per cento del patrimonio genetico mondiale) ha proposto, nel corso della sua ultima Assemblea nazionale svolta a Montalcino (Siena) lo scorso 14 luglio, la candidatura del «Paesaggio olivicolo mediterraneo» quale patrimonio dell'UNESCO;
il paesaggio olivicolo rappresenta una preziosa opportunità per promuovere e valorizzare i territori di produzione integrando gli aspetti produttivi con quelli di tutela dell'ambiente e permettendo, allo stesso tempo, uno sviluppo sostenibile delle comunità locali e la valorizzazione della biodiversità dell'olio conservata nei territori d'origine. Molte analisi confermano come tale coltura si adatti a contesti ambientali complessi e ostici ad altre colture e come risulti modesto l'impatto ambientale anche grazie ad una ampia diffusione dell'uso di tecniche di lotta guidata e biologica. La candidatura del paesaggio olivicolo a patrimonio dell'UNESCO potrebbe inoltre contribuire a dare nuovo valore e arginare il crescente abbandono dei terreni agricoli che sta caratterizzando buona parte del Paese. È emerso da uno studio elaborato dalla Facoltà di agraria dell'Università di Firenze che si è passati, negli ultimi 100 anni, da 23 a 13 milioni di ettari di terreni agricoli; sono stati abbandonati mediamente 100 mila ettari di terreno all'anno, soprattutto in zone collinari e di montagna e recentemente perlopiù in aree sottoposte a vincolo paesaggistico,
il pericolo di perdere la ricchezza ricevuta in eredità dai nostri antenati (si pensi ai tanti oliveti abbandonati) è sempre incombente; è quindi compito primario dei decisori politici e amministrativi comunitari, nazionali e regionali seguire con attenzione e incentivare con cognizione di causa l'olivo, che rappresenta una pianta di civiltà e di benessere che sicuramente migliora la qualità complessiva della vita,
impegna il Governo:
a sostenere, nell'ambito del tavolo di filiera costituito presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, insieme alla Conferenza Stato-regioni, efficaci e coordinate azioni di sostegno, di controllo e di promozione della produzione dell'olio di oliva italiano;
a sostenere ogni iniziativa normativa in sede nazionale e comunitaria, utile a sostenere la tracciabilità del prodotto e un sistema di controlli e sanzioni certe nei confronti di frodi e truffe, completando il quadro normativo esistente, in particolare per quanto riguarda: modalità riconoscibili per l'indicazione della designazione di origine, valore delle verifiche su marchi e pratiche ingannevoli, maggiori interventi sul funzionamento della concorrenza, appesantimento delle norme in materia di reati e contrasto alle frodi;
a sostenere l'avvio di un piano olivicolo nazionale, anche sollecitando l'uso degli strumenti dell'Unione europea, finalizzato al recupero o al rinnovo degli uliveti;
a verificare le iniziative promosse dalle organizzazioni produttive per realizzare un più forte e qualificato coordinamento delle azioni portate avanti per lo sviluppo di marchi e di attività di promozione mirati alla efficace valorizzazione dell'olio extravergine nazionale;
a sostenere una politica territoriale, ambientale e agraria che guardi di più e meglio al paesaggio degli oliveti, che salvaguardi il paesaggio agrario tradizionale come bene e risorsa e che impedisca l'estinzione dei paesaggi storici;
a sostenere e sollecitare iniziative promosse dagli enti pubblici e dalle organizzazioni produttive, tese a tutelare il paesaggio olivicolo italiano;
a sostenere il sistema produttivo e dei territori olivicoli, requisito fondamentale per garantire la sicurezza del prodotto e il rispetto dell'ambiente e della biodiversità;
a condividere e supportare l'iniziativa lanciata dall'Associazione italiana Città dell'olio circa la candidatura del «Paesaggio olivicolo mediterraneo» quale patrimonio dell'UNESCO.
(8-00199) «Cenni, Delfino, Di Giuseppe, Paolo Russo, Oliverio, Agostini, Brandolini, Fiorio, Messina, Naro, Rota, Sani, Servodio, Trappolino, Zucchi».