Atto Camera
Risoluzione in Commissione 8-00128
presentata da
PAOLO RUSSO
mercoledì 22 giugno 2011 pubblicata nel bollettino n.500
La XIII Commissione,
premesso che:
l'Italia è tra i principali produttori ed esportatori mondiali di castagne. In particolare, è il primo esportatore mondiale per valori degli scambi e il secondo per quantità scambiate, dopo la Cina;
è da tutti riconosciuto l'elevato valore nutrizionale e organolettico della produzione castanicola italiana;
la produzione italiana, in termini di quota sulla produzione mondiale, è tuttavia passata dall'11 per cento al 4 per cento a causa dell'aumento della produzione cinese;
tale andamento si riflette inevitabilmente ed è anche concausa della drastica riduzione sia del numero delle aziende agricole, sia della superficie investita. Nel giro di circa 30 anni, le aziende si sono ridotte del 75 per cento e la superficie investita in castagneto da frutto del 62 per cento;
in particolare, tra il 2000 e il 2003 vi è stata una drastica ristrutturazione dei castagneti coltivati, che ha portato alla riduzione del 50 per cento del numero delle aziende e del 30 per cento delle superfici;
secondo dati ISTAT del 2007, la superficie coltivata a castagneti è concentrata soprattutto nelle regioni centro-meridionali e, in particolare, in Campania, Calabria, Toscana e Lazio, mentre le regioni del nord maggiormente interessate dalla castanicoltura sono il Piemonte e l'Emilia-Romagna;
i terreni vocati alla produzione castanicola ricadono in zone altamente disagiate dal punto di vista infrastrutturale, tanto da rendere difficoltoso finanche l'utilizzo di mezzi meccanici per le operazioni di coltura e raccolta e, in generale, per le operazioni necessarie allo sviluppo del ciclo biologico della castagna;
da ciò consegue la necessità di fare ricorso al lavoro prevalentemente manuale, sia per le operazioni colturali, sia per il trasporto dei prodotti stessi. Si è così verificato un imponente processo di abbandono da parte dei sempre meno numerosi e, al tempo stesso, più anziani coltivatori, che trovano antieconomica tale attività, continuando a praticarla solo per amore della terra;
tale abbandono determina il degrado del tessuto sociale degli insediamenti umani, con la perdita di attività e di forme di lavoro che erano diventate con il tempo una parte fondamentale della cultura di questi territori, nonché una progressiva alterazione del paesaggio con la crescente e vistosa presenza di zone incolte o, meglio, abbandonate a sé stesse;
il fenomeno produce inoltre gravi danni all'assetto del territorio che, privato della costante manutenzione da parte degli agricoltori, risulta più vulnerabile agli incendi e al dissesto idrogeologico. Infatti, considerata la funzione che i terreni curati o lavorati svolgono nell'opera di regimentazione delle acque e di imbrigliamento delle stesse, si comprende come il loro degrado finisca per causare l'inaridimento dei suoli e un crescente rischio idrogeologico;
oltre ai fattori di criticità sopra evidenziati, la coltivazione di castagne sta vivendo anche un'altra gravissima emergenza legata all'attacco del cinipide del castagno, un parassita originario della Cina che sta mettendo a rischio centinaia di ettari di castagneti,
impegna il Governo:
a sostenere e valorizzare la castanicoltura, adottando tutte le iniziative necessarie ed opportune, anche attraverso la predisposizione di misure di carattere fiscale o indennitario ovvero consistenti in contributi per il recupero, la manutenzione e la salvaguardia dei castagneti o per il ripristino dei castagneti abbandonati;
ad attivarsi affinché le predette iniziative e misure di sostegno possano essere applicate con urgenza, provvedendo tempestivamente all'individuazione, d'intesa con le regioni, dei territori interessati e alla definizione delle modalità e delle procedure di applicazione, anche con riferimento alle competenze dei diversi livelli di governo interessati;
a prevedere che ogni misura a sostegno delle colture castanicole sia prioritariamente rivolta ai castagneti infestati dal cinipide del castagno;
a promuovere forme di coordinamento presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali tra le università e gli enti di ricerca e sperimentazione, anche sostenendo i progetti già attivati.
(8-00128) «Paolo Russo, Oliverio, Beccalossi, Callegari, Delfino, Di Giuseppe, Agostini, Brandolini, Carella, Marco Carra, Cenni, De Camillis, Dima, Faenzi, Fiorio, Gottardo, Nastri, Negro, Mario Pepe (PD), Rainieri, Romele, Servodio, Sposetti, Zucchi».