ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00820

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 572 del 18/01/2012
Abbinamenti
Atto 1/00803 abbinato in data 18/01/2012
Atto 1/00805 abbinato in data 18/01/2012
Atto 1/00806 abbinato in data 18/01/2012
Atto 1/00810 abbinato in data 18/01/2012
Atto 1/00811 abbinato in data 18/01/2012
Firmatari
Primo firmatario: MECACCI MATTEO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 18/01/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 18/01/2012
BERNARDINI RITA PARTITO DEMOCRATICO 18/01/2012
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 18/01/2012
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 18/01/2012
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 18/01/2012
SARUBBI ANDREA PARTITO DEMOCRATICO 18/01/2012
DUILIO LINO PARTITO DEMOCRATICO 18/01/2012
TOUADI JEAN LEONARD PARTITO DEMOCRATICO 18/01/2012
CORSINI PAOLO PARTITO DEMOCRATICO 18/01/2012
COLOMBO FURIO PARTITO DEMOCRATICO 18/01/2012


Stato iter:
18/01/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 18/01/2012
Resoconto DE STEFANO CARLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (INTERNO)
 
INTERVENTO GOVERNO 18/01/2012
Resoconto DE STEFANO CARLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (INTERNO)
 
DICHIARAZIONE VOTO 18/01/2012
Resoconto ORLANDO LEOLUCA ITALIA DEI VALORI
Resoconto DI BIAGIO ALDO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
Resoconto PEZZOTTA SAVINO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
Resoconto D'AMICO CLAUDIO LEGA NORD PADANIA
Resoconto VERNETTI GIANNI MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA
Resoconto TURCO LIVIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto FRATTINI FRANCO POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto COLOMBO FURIO PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 18/01/2012

NON ACCOLTO IL 18/01/2012

PARERE GOVERNO IL 18/01/2012

DISCUSSIONE IL 18/01/2012

APPROVATO IL 18/01/2012

CONCLUSO IL 18/01/2012

Atto Camera

Mozione 1-00820
presentata da
MATTEO MECACCI
testo di
mercoledì 18 gennaio 2012, seduta n.572

La Camera,

premesso che:

i rapporti tra Italia e Libia, anche in materia di immigrazione, sono regolati a partire dalla cornice giuridica del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione firmato nell'agosto del 2008 e poi ratificato dal Parlamento italiano ed entrato in vigore nel febbraio 2009;

tale Trattato ha rappresentato la premessa, come hanno dimostrato i fatti e come dichiarato dal Ministro dell'interno pro tempore Maroni e dal Ministro della difesa pro tempore La Russa, per l'avvio da parte del Governo Berlusconi della politica dei «respingimenti in mare», e cioè dell'intercettazione in mare dei migranti provenienti dalla Libia e della loro riconsegna alle autorità libiche in assenza di alcun accertamento del loro status, a partire dalla potenziale garanzia di protezione internazionale da parte delle autorità del nostro Paese;

la politica dei respingimenti è stata più volte stigmatizzata da istituzioni internazionali come l'unione europea, le Nazioni Unite, il Consiglio d'Europa perché considerata in violazione delle norme internazionali sottoscritte dall'Italia e perché realizzata verso il regime autoritario di Gheddafi, noto per le violazioni dei diritti umani, in particolare ai danni dei migranti provenienti dalla zone dell'Africa martoriate dalle guerre e dalle carestie;

con l'avvio del conflitto bellico tra la Nato e la Libia nel 2011, è ripresa da parte del regime libico una politica di promozione dei viaggi, organizzati dalla criminalità organizzata, dei migranti verso l'Italia, come confermato da fonti di intelligence e dalle attività di monitoraggio del Mediterraneo;

questa politica ha determinato la morte di molte centinaia di persone nel Mediterraneo che si sono aggiunte alle migliaia che nel tempo hanno perso la vita per raggiungere le coste dell'Europa;

solo in quel momento il Governo Berlusconi ha opportunamente sospeso le politiche dei respingimenti verso la Libia che avrebbero potuto determinare tragedie di proporzioni ben maggiori ed ha accolto i migranti nei centri di accoglienza del nostro Paese;

dall'analisi dei flussi di migranti giunti nel nostro Paese dalla Libia nel corso degli ultimi mesi, emerge chiaramente come la quasi totalità delle persone non siano di nazionalità libica, bensì di paesi dove sono in corso conflitti armati come la Somalia, l'Eritrea, il Sudan, il Congo ed altri, o dove siano in corso crisi umanitarie, trattandosi dunque di persone potenzialmente soggette a protezione internazionale e non da considerare immigrati clandestini;

inoltre, dopo la caduta del regime di Gheddafi e l'insediamento del nuovo Governo libico, la Libia non ha ancora provveduto ad adattare il proprio ordinamento al rispetto degli standard minimi per il rispetto dei diritti dei migranti, a partire dalla ratifica della convenzione Onu sui diritti dei rifugiati del 1953 e dal suo recepimento interno, ed e tutt'ora, tra l'altro, un Paese nel quale vige la pena di morte,
impegna il Governo:
ad adoperarsi per far sì che sia garantita la protezione internazionale, e nel casi consentiti, il diritto di asilo, secondo quanto previsto dalla Costituzione e dalla legge italiana, alle persone giunte dalla Libia nel corso degli ultimi mesi che provengano da Paesi dove sono in corso conflitti o crisi umanitarie, o dove comunque la loro incolumità sarebbe a rischio;

a non riprendere in nessun caso anche di fronte a nuovi arrivi di migranti, le politiche di respingimento, né verso la Libia né verso altri Paesi;

a chiedere in occasione della visita del Presidente del Consiglio dei ministri in Libia del 21 gennaio 2012, che il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione, sia adeguato, in tempi e modi da concordare con la controparte, al rispetto dei diritti umani fondamentali, compresi quelli dei migranti;

a chiedere che il nuovo Governo libico, come ha peraltro fatto quello Tunisino appena insediatosi, ratifichi tutti gli strumenti internazionali in materia di diritti umani, a partire dalla convenzione ONU sui diritti dei rifugiati del 1953 e dallo statuto di Roma istitutivo della Corte penale internazionale, e attui la moratoria legale della pena di morte;

a promuovere in sede europea un'iniziativa affinché si sviluppi rapidamente una politica comune in materia di immigrazione e di diritto di asilo, sollecitando, non solo nei momenti di crisi, il consolidamento della solidarietà tra i Paesi e le istituzioni comunitarie e, abbandonando deleterie retoriche antieuropee e vetero-nazionaliste estranee alla tradizione politica italiana.

(1-00820)
«Mecacci, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Maurizio Turco, Zamparutti, Sarubbi, Duilio, Touadi, Corsini, Colombo».