Atto Camera
Mozione 1-00405
presentata da
CARMELO LO MONTE
testo di
lunedì 5 luglio 2010, seduta n.347
La Camera,
premesso che:
il bilancio italiano per la difesa ha subito diversi tagli nell'ultimo periodo, anche a causa delle riduzioni lineari del 10 per cento nelle assegnazioni previste per i Ministeri;
nell'operato delle Forze armate si deve tenere conto del crescente impegno in missioni internazionali e in operazioni di pubblica sicurezza in patria;
la nota aggiuntiva allo stato di previsione della spesa per il 2010, pubblicata dal Ministero della difesa, indica una spesa pari a 20,36 miliardi di euro. Secondo la stima del gruppo sicurezza e difesa dell'Istituto affari internazionali (Iai), invece, le risorse effettivamente disponibili per la difesa nel 2010 ammonterebbero a 17,6 miliardi di euro;
la stima dell'Istituto affari internazionali include solo le voci che contribuiscono realmente a produrre sicurezza esterna per il Paese nel corso dell'anno di riferimento: la cosiddetta funzione difesa, le spese per le missioni militari all'estero e gli investimenti per l'acquisizione e lo sviluppo di armamenti;
il capitolo funzione difesa del bilancio del Ministero della difesa raccoglie tutti i costi relativi al funzionamento delle Forze armate, come le spese per il personale, l'addestramento, l'acquisizione e la manutenzione degli equipaggiamenti ed altro. Sono, quindi, escluse dal computo le voci che non riguardano direttamente il funzionamento della struttura militare: ad esempio, le pensioni o le spese riguardanti altre attività (come i servizi per il traffico aereo civile);
infine, nel novero delle spese della difesa dovrebbero rientrare anche i finanziamenti erogati dal Ministero dello sviluppo economico per progetti industriali di rilevanza nazionale, quali Eurofighter, Fremm e Freccia. Lo stanziamento del Ministero dello sviluppo economico per il 2010, basato su mutui pluriennali, dovrebbe ammontare quest'anno a poco meno di 1,5 miliardi di euro. Il totale ammonta a 17,6 miliardi di euro; una cifra che, seppure inferiore a quella dei principali partner europei, non è insignificante;
una nota positiva è rappresentata dalla spesa per gli investimenti, che aumenta di 287 milioni di euro; un incremento del 10 per cento rispetto al 2009, che porterà il totale a 3.172 milioni di euro, consentendo il mantenimento degli impegni assunti dal Paese nell'ambito dei programmi di sviluppo internazionali;
le spese per il personale scendono a 9.345 milioni di euro, cioè 219 milioni in meno rispetto al 2009. Tale cifra rappresenta oltre il 65 per cento dei fondi complessivi della funzione difesa, percentuale lontana dal quel 40 per cento indicato come obbiettivo «teorico» della riorganizzazione della difesa. Oltretutto, buona parte del taglio è ascrivibile alla riduzione del numero dei volontari di truppa, che passeranno da oltre 88 mila a circa 80 mila, non essendo previsto l'arruolamento di nuovi volontari. Ci si allontana, quindi, sempre più dall'obbiettivo di una forza di 190 mila uomini - tra volontari di truppa, ufficiali e sottufficiali - prevista dalla legge n. 331 del 2000, che aveva istituito il servizio militare professionale (nel 2010 si registreranno circa 179 mila, dai 188 mila del 2008);
lo stato del capitolo relativo all'esercizio comprende voci fondamentali quali la formazione e l'addestramento del personale, nonché la manutenzione e il supporto degli equipaggiamenti. Il capitolo, che tra il 2008 ed il 2009 aveva già subito un taglio del 29 per cento, ha sofferto un ulteriore decremento del 6,8 per cento, passando a 1.760 milioni di euro (nel 2001 le spese per l'esercizio ammontavano a 3.570 milioni di euro);
va ricordato, peraltro, che le Forze armate sono sempre più intensamente impegnate in missioni internazionali e che lo saranno sempre più anche in operazioni di pubblica sicurezza, il che comporterà un aggravio di pressione sul personale e di usura degli equipaggiamenti;
con riferimento alle missioni internazionali, il 10 marzo 2010 il Consiglio supremo di difesa, esaminando la situazione internazionale, con particolare riferimento all'Asia centrale, al Medio Oriente e ai Balcani, ha ribadito che l'impegno militare e di concorso allo sviluppo profuso dal nostro Paese nel quadro della comunità internazionale deve continuare ad essere sostenuto con adeguate risorse umane, economiche e materiali;
il Consiglio supremo di difesa ha, inoltre, ribadito che l'attuazione di una comune politica estera e di difesa nell'ambito dell'Unione europea costituisce obiettivo vitale per gli Stati membri e per la crescita dell'Europa,
impegna il Governo:
a considerare l'opportunità di superare la logica dei tagli lineari per determinare un orientamento mirato a non penalizzare l'efficienza della struttura militare italiana, in coerenza con il nuovo modello di difesa, e a consentire la partecipazione dell'Italia all'auspicata costruzione di una forte struttura militare comune europea;
a verificare se sia possibile recuperare risorse per il mantenimento in efficacia dello strumento militare, con specifico riguardo all'addestramento ed alla manutenzione dei mezzi, ed orientare gli investimenti verso un impiego più direttamente finalizzato al sostegno delle operazioni in corso, per incrementare la sicurezza del personale e l'efficacia dei contingenti nazionali impegnati nelle missioni internazionali;
a contribuire a rafforzare l'azione dell'Unione europea nel campo della non proliferazione, del disarmo e del controllo degli armamenti, sulla base della strategia europea adottata nel dicembre 2003;
ad intervenire nelle sedi internazionali, dal momento che è stata preannunciata una riforma dei modelli di difesa di Francia e Regno Unito, tesa a renderli più flessibili e adatti alle nuove sfide internazionali, al fine di sostenere e rafforzare una politica estera e di sicurezza comune dell'Unione europea, invocando anche una «maggiore cooperazione» tra l'Unione europea e la Nato, così come l'Italia ha sempre auspicato;
a dare piena disponibilità al confronto nell'ottica dell'attuazione di una comune politica estera e di difesa e sicurezza nell'ambito dell'Unione europea, per quel che riguarda gli aspetti industriali e della ricerca, al fine di verificare la possibilità di lanciare una concreta iniziativa di finalizzazione del trattato di Lisbona, al duplice scopo di concorrere alla costruzione di uno strumento politico-militare comune dal punto di vista operativo e di conseguire importanti risparmi sul piano economico.
(1-00405) «Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo, Misiti, Brugger».