CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 17 aprile 2019
177.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
Pag. 58

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 17 aprile 2019. — Presidenza del presidente Claudio BORGHI. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alessio Mattia Villarosa.

  La seduta comincia alle 14.15.

DL 27/2019: Disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi e di sostegno alle imprese agroalimentari colpite da eventi atmosferici avversi di carattere eccezionale e per l'emergenza nello stabilimento Stoppani, sito nel comune di Cogoleto.
C. 1718-A Governo.
(Parere all'Assemblea).
(Parere su emendamenti).

  La Commissione inizia l'esame degli emendamenti riferiti al provvedimento in oggetto.

  Gabriele LORENZONI (M5S), relatore, comunica che in data odierna l'Assemblea ha trasmesso il fascicolo n. 2 degli emendamenti, nonché l'emendamento 4-bis.200 della Commissione, il subemendamento 0.7.100.200 della Commissione e la nuova formulazione dell'emendamento 10-quater.0200 della Commissione. Al riguardo, segnala che le nuove proposte emendative contenute nel fascicolo n. 2 sono volte a recepire le condizioni e l'osservazione approvate dalla Commissione bilancio nella seduta dello scorso 16 aprile.
  In merito all'emendamento 4-bis.200 della Commissione e alla nuova formulazione dell'emendamento 10-quater.0200 della Commissione non ha osservazioni da formulare poiché essi non appaiono suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
  Relativamente al subemendamento 0.7.100.200 della Commissione, segnala Pag. 59che esso è riferito agli identici emendamenti Viviani 7.100, Gagnarli 7.101 e Cenni 7.102, sui quali nella seduta di ieri la Commissione bilancio ha espresso parere contrario, stante l'inidoneità della copertura dagli stessi recata.
  Avverte che il citato subemendamento è volto a modificare la modalità di copertura degli oneri di cui ai predetti identici emendamenti, pari a 2 milioni di euro per il 2019, derivanti dalla possibilità riconosciuta alle imprese del settore olivicolo-oleario ubicate nei comuni della Provincia di Pisa, Calci, Vicopisano e Buti, che hanno subìto danni causati dagli incendi verificatisi nel mese di settembre 2018, e che non hanno sottoscritto polizze assicurative agevolate a copertura dei rischi, di accedere agli interventi compensativi a ristoro della produzione perduta per l'anno 2019.
  In particolare, il subemendamento 0.7.100.200 della Commissione prevede che ai suddetti oneri si provveda mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 499, della legge n. 205 del 2017, anziché tramite l'utilizzo delle risorse in conto residui per l'anno 2018 di cui alla medesima autorizzazione di spesa.
  Rammenta che la disposizione da ultimo citata ha autorizzato la spesa di 5 milioni di euro per l'anno 2018 e di 10 milioni di euro a decorrere dall'anno 2019 al fine di sostenere gli interventi per la creazione e il consolidamento dei distretti del cibo.
  Al riguardo, ritiene necessario acquisire un chiarimento del Governo in merito alla effettiva sussistenza delle risorse previste a copertura per l'anno 2019, nonché una rassicurazione in merito al fatto che il loro utilizzo non sia comunque suscettibile di pregiudicare la realizzazione di interventi eventualmente già programmati a valere sulle risorse di cui alla menzionata autorizzazione di spesa.

  Il sottosegretario Alessio Mattia VILLAROSA conferma che l'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 499, della legge n. 205 del 2017, di cui è previsto l'utilizzo con finalità di copertura, reca le occorrenti risorse finanziarie e che la sua riduzione non è suscettibile di compromettere la realizzazione di interventi già programmati a valere sulla stessa.

  Gabriele LORENZONI (M5S), relatore, formula quindi la seguente proposta di parere:
  «La V Commissione,
   esaminati gli emendamenti 4-bis.200 e 10-quater.0200 (nuova formulazione) della Commissione, nonché il subemendamento 0.7.100.200 della Commissione, e conseguentemente riesaminati gli identici emendamenti Viviani 7.100, Gagnarli 7.101 e Cenni 7.102, riferiti al disegno di legge C. 1718-A Governo, di conversione in legge del decreto-legge n. 27 del 2019, recante Disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi e di sostegno alle imprese agroalimentari colpite da eventi atmosferici avversi di carattere eccezionale e per l'emergenza nello stabilimento Stoppani, sito nel comune di Cogoleto;
   preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo,
  esprime

NULLA OSTA

  sugli emendamenti 4-bis.200 e 10-quater.0200 (nuova formulazione) della Commissione, nonché sul subemendamento 0.7.100.200 della Commissione.

  Conseguentemente, in caso di approvazione del subemendamento 0.7.100.200 della Commissione, si intende revocato il parere contrario sugli identici emendamenti Viviani 7.100, Gagnarli 7.101 e Cenni 7.102, espresso nella seduta del 16 aprile 2019».

  Il sottosegretario Alessio Mattia VILLAROSA concorda con la proposta di parere del relatore.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

  La seduta termina alle 14.20.

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SEDE REFERENTE

  Mercoledì 17 aprile 2019. — Presidenza del presidente Claudio BORGHI, indi del vicepresidente Giuseppe BUOMPANE. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alessio Mattia Villarosa.

  La seduta comincia alle 14.20.

Documento di economia e finanza 2019.
Doc. LVII, n. 2 e Allegati.
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Claudio BORGHI, presidente, ricorda che con riferimento al Documento in oggetto si è concluso nella mattina di oggi lo specifico ciclo di audizioni preliminari, svolto congiuntamente all'omologa Commissione del Senato. Dichiara pertanto aperto l'esame preliminare sul Documento medesimo, preannunziando che al termine della illustrazione da parte dei relatori e di eventuali interventi da parte dei colleghi la discussione riprenderà nella seduta prevista per la mattina di domani, nel corso della quale potrà avere altresì luogo la replica del Governo, anche alla luce delle richieste di chiarimento che dovessero emergere durante il dibattito odierno.

  Nunzio ANGIOLA (M5S), relatore, rileva preliminarmente che il Documento di economia e finanza (DEF) costituisce il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio, che traccia, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle politiche pubbliche, adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di stabilità e crescita europeo e per il conseguimento dei relativi obiettivi di sviluppo, occupazione, riduzione del rapporto debito-PIL, per l'anno in corso e per il triennio successivo. Tanto premesso, rappresenta quanto segue.
  Il DEF si articola in tre sezioni (Programma di stabilità, Analisi e tendenze della finanza pubblica, Programma nazionale di riforma) e si inquadra al centro del processo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell'Unione europea, il cosiddetto Semestre europeo. Il DEF viene trasmesso dal Governo alle Camere entro il 10 aprile, affinché esse si esprimano su tali obiettivi e sulle conseguenti strategie di politica economica contenute nel Documento. Dopo il passaggio parlamentare, il Programma di stabilità e il Programma nazionale di riforma vanno inviati al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea entro il 30 aprile.
  Ciò posto, avverte che si soffermerà sul quadro macroeconomico e sul quadro di finanza pubblica, mentre la collega Frassini illustrerà il Programma nazionale di riforma (PNR) nonché l'Allegato sugli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES).
  Intende tuttavia in premessa rilevare che il DEF evidenzia che il Governo ha pienamente realizzato il programma iniziale di riforma economica e sociale descritto a inizio autunno nella Nota di aggiornamento del DEF 2018, in un contesto economico internazionale ed europeo che si è fatto progressivamente più difficile e in presenza di periodi di tensione nel mercato dei titoli di Stato. Il Governo ha fronteggiato la situazione modificando il programma di bilancio per raggiungere alla fine dello scorso anno un accordo con la Commissione europea che non ha precluso la realizzazione dei propri obiettivi di riforma e inclusione sociale. Seppur in un contesto economico congiunturale profondamente cambiato e più complesso, con questo documento il Governo conferma gli obiettivi fondamentali della sua azione: ridurre progressivamente il gap di crescita con la media europea che ha caratterizzato l'economia italiana soprattutto nell'ultimo decennio e, al tempo stesso, il rapporto debito/PIL. A tal fine, la strategia dell'Esecutivo ribadisce: il ruolo degli investimenti Pag. 61pubblici come fattore fondamentale di crescita, innovazione, infrastrutturazione sociale e aumento di competitività del sistema produttivo; l'azione di riforma fiscale in attuazione progressiva di un sistema di flat tax come componente importante di un modello di crescita più bilanciato; il sostegno alle imprese impegnate nell'innovazione tecnologica e il rafforzamento contestuale della rete di protezione e inclusione sociale.
  Per quanto concerne in particolare il quadro macroeconomico, il DEF 2019 espone l'analisi del quadro macroeconomico italiano relativo all'anno 2018 e le previsioni tendenziali per l'anno in corso e per il periodo 2020-2022, che riflettono i segnali di rallentamento della ripresa dell'economia italiana, in un contesto di debolezza economica internazionale.
  Con riferimento al 2018, il DEF evidenzia come l'economia italiana abbia perso slancio durante l'anno, registrando una crescita del PIL reale nel complesso dello 0,9 per cento nel 2018, in discesa rispetto all'1,6 per cento registrato del 2017. Alla modesta crescita congiunturale registrata nei primi due trimestri del 2018 (+0,2 per cento nel primo trimestre e +0,1 nel secondo) sono seguite, infatti, contrazioni congiunturali del PIL nel terzo e quarto trimestre (-0,1 per cento in entrambi i trimestri).
  Tale risultato risulta inferiore sia a quanto previsto a settembre scorso nella Nota di aggiornamento del DEF 2018 – che aveva rivisto al ribasso le stime di crescita del 2018 dall'1,5 all'1,2 per cento, alla luce del peggioramento del contesto economico internazionale – sia a quanto stimato a dicembre 2018, nel Documento di aggiornamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica, presentato successivamente all'approvazione della manovra di bilancio come rimodulata in conseguenza del recepimento degli accordi intervenuti tra il Governo e la Commissione europea, che aveva ulteriormente rivisto al ribasso la crescita del PIL all'1 per cento.
  L'indebolimento della dinamica è derivato, secondo quanto esposto nel Comunicato Istat del 1o marzo 2019, come aggiornato dal successivo Comunicato del 9 aprile 2019, da un netto ridimensionamento del contributo positivo della domanda interna, e in particolare della componente dei consumi privati. L'andamento delle esportazioni ha segnato una decelerazione e l'apporto della domanda estera netta al PIL è divenuto lievemente negativo.
  Il rallentamento degli scorsi trimestri è stato principalmente dovuto a fattori esterni, quali la forte flessione della crescita del commercio mondiale e la caduta della produzione industriale in Europa, in particolare in Germania. La caduta dell'export si è verificata a inizio 2018 e ha portato, in corso d'anno, ad una revisione al ribasso dei programmi di investimento delle imprese e ad una diminuzione della produzione industriale, che tuttavia è stata lievemente più contenuta di quella registrata in Germania.
  Quanto al mercato del lavoro, i dati per il 2018 confermano la prosecuzione della tendenza favorevole, nonostante l'inversione di tendenza registrata nel secondo semestre dell'anno: la crescita degli occupati, secondo il dato di contabilità nazionale, è stata dello 0,9 per cento, sospinta dall'occupazione dipendente mentre gli indipendenti hanno continuato a ridursi per l'ottavo anno consecutivo, e il tasso di disoccupazione si è ridotto di 0,6 punti percentuali rispetto al 2017, scendendo al 10,6 per cento.
  Per quel che concerne le previsioni macroeconomiche, il DEF 2019 presenta due scenari di previsioni, uno tendenziale e l'altro programmatico. A tale riguardo, segnala preliminarmente che l'Ufficio parlamentare di bilancio ha validato, nei giorni scorsi, tanto il quadro macroeconomico tendenziale quanto il quadro macroeconomico programmatico riportati nel Documento in esame e riferiti all'arco temporale 2019-2022.
  In particolare, nel DEF 2019 le stime tendenziali incorporano le misure previste dalla legge di bilancio per il 2019, come il reddito di cittadinanza, che secondo il DEF dovrebbe fornire uno stimolo ai consumi Pag. 62delle famiglie meno abbienti, caratterizzati da una propensione al consumo più elevata della media, e le misure pensionistiche del decreto-legge n. 4 del 2019, la cosiddetta «quota 100». Inoltre la lettura della previsione tendenziale deve tenere conto del fatto che la legislazione vigente, come modificata dalla legge di bilancio per il 2019, prevede un aumento delle aliquote IVA a gennaio 2020 e a gennaio 2021, nonché un lieve rialzo delle accise sui carburanti a gennaio 2020.
  Lo scenario a legislazione vigente esposto nel DEF 2019 riflette l'effetto di trascinamento negativo derivante dal rallentamento della crescita dell'economia italiana registrato nel secondo semestre del 2018, in un contesto economico internazionale ed europeo più difficile di quanto previsto in autunno.
  Nel complesso, gli indicatori economici più recenti confermano la prosecuzione di una fase ciclica debole per l'economia italiana ma suggeriscono anche che la contrazione dell'attività economica si sia arrestata nel primo trimestre del 2019. Il quadro si mantiene tuttavia fosco per il settore manifatturiero.
  In gennaio, sottolinea il DEF, i dati effettivi di occupazione, produzione industriale, esportazioni di merci e vendite al dettaglio hanno mostrato un certo rimbalzo. Tuttavia, gli indici di fiducia di imprese e delle famiglie hanno continuato a flettere, sia in gennaio che a febbraio, riprendendo solo lievemente a marzo nei servizi e nelle costruzioni.
  A fronte di questi andamenti congiunturali, nel quadro tendenziale, la previsione di crescita del PIL in termini reali per il 2019 è rivista al ribasso di 0,9 punti percentuali, allo 0,1 per cento rispetto allo 1,0 per cento prospettato nello scenario dell'ultimo documento di aggiornamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica presentato a dicembre scorso.
  Negli anni successivi, il DEF prevede che il tasso di crescita reale progredisca gradualmente allo 0,6 per cento nel 2020 e allo 0,7 per cento nel 2021, fino allo 0,9 per cento nel 2022, mantenendosi per tutto il periodo previsivo al di sotto del profilo tracciato a dicembre scorso.
  La nuova previsione tendenziale per il 2019 si basa – spiega il DEF – sull'aspettativa di una graduale ripresa della crescita trimestrale del PIL, che da poco sopra lo zero nei primi due trimestri dell'anno si porterebbe ad un ritmo annualizzato dell'1,2 per cento nel secondo semestre.
  Durante l'intero arco previsivo il principale motore della crescita sarebbe rappresentato dalla domanda interna, mentre la domanda estera fornirebbe un contributo marginalmente positivo solo a fine periodo.
  In particolare, il DEF fa riferimento all'impatto sulla crescita congiunturale dei consumi delle famiglie che dovrebbe derivare dal reddito di cittadinanza a partire dal secondo trimestre di quest'anno – che dovrebbe fornire uno stimolo ai consumi delle famiglie meno abbienti che hanno una propensione al consumo più elevata della media – che sarebbe in grado di determinare un effetto positivo sulla crescita del PIL reale di 0,2 punti percentuali sia nel 2019 che nel 2020. Analogamente, le misure relative al sistema previdenziale, la cosiddetta «quota 100», che avrebbero un effetto neutrale quest'anno sul livello del prodotto, avrebbero un effetto positivo sulla crescita di 0,1 punti percentuali nel 2020.
  Tuttavia, nel 2020-2021 – rileva il DEF – l'effetto positivo dei due provvedimenti viene in parte ridimensionato, nello scenario tendenziale, dagli effetti dell'attivazione degli aumenti dell'IVA derivanti dalle clausole di salvaguardia. Nonostante non venga ipotizzata una traslazione completa sui prezzi, l'aumento dei prezzi al consumo inciderebbe sul reddito disponibile reale con ricadute sulla propensione al consumo.
  Anche le maggiori risorse per gli investimenti pubblici stanziate dalla legge di bilancio 2019, che dovrebbero fornire da stimolo agli investimenti pubblici – nel nuovo quadro tendenziale dei conti della pubblica amministrazione, gli investimenti Pag. 63aumenterebbero del 5,2 per cento nel 2019 – fornirebbero a partire dal secondo trimestre dell'anno, un contributo alla crescita del PIL reale superiore a 0,1 punti percentuali.
  In merito alle stime di crescita tendenziale del PIL, il DEF evidenzia alcuni rischi al ribasso rispetto allo scenario internazionale adottato ai fini della previsione del PIL per l'Italia, legati in particolare all'incertezza riguardante il commercio internazionale, alla minaccia del protezionismo, a fattori geopolitici e a cambiamenti di paradigma in industrie chiave quali l'auto e la componentistica.
  Le previsioni sull'andamento del commercio mondiale rilasciate dalle principali organizzazioni internazionali hanno infatti subito, anche recentemente, una continua revisione al ribasso. Le aspettative di crescita per i principali partner commerciali dell'Italia sono positive, ma denotano un ritmo inferiore al 2018 e un minor traino del settore manifatturiero, anche a causa dell'incertezza sulle politiche commerciali degli USA e della Cina.
  Per quanto concerne il quadro macroeconomico programmatico, il Governo ha approvato due decreti-legge contenenti misure di stimolo agli investimenti privati e delle amministrazioni territoriali (decreto-legge «Crescita») e misure volte a snellire le procedure di approvazione delle opere pubbliche e di progetti di costruzione privati (decreto-legge «Sblocca cantieri»), che vengono considerate per la predisposizione delle stime del quadro programmatico.
  L'impatto complessivo dei due provvedimenti sull'economia viene prudenzialmente stimato in 0,1 punti percentuali di crescita aggiuntiva del PIL reale nel 2019, che porta la crescita del PIL nello scenario programmatico allo 0,2 per cento in termini reali, rispetto allo 0,1 per cento dello scenario tendenziale. In confronto alla previsione tendenziale, è soprattutto la componente degli investimenti fissi lordi a spiegare la maggiore crescita del PIL.
  Per quanto riguarda gli anni successivi, secondo il DEF lo snellimento delle procedure per appalti pubblici e costruzioni private e il più elevato livello degli investimenti pubblici del quadro programmatico, pur in presenza di misure di copertura finanziaria, assicurano un differenziale positivo di crescita del PIL in confronto allo scenario tendenziale pari a 0,2 punti percentuali nel 2020 (da 0,6 punti percentuali del tendenziale, a 0,8 del programmatico) e 0,1 punti nel 2021 (da 0,7 punti percentuali del tendenziale, a 0,8 del programmatico). Solo nell'ultimo anno della previsione, il 2022, la crescita del PIL risulterebbe inferiore a quella tendenziale per 0,1 punti percentuali (da 0,9 punti percentuali del tendenziale, a 0,8 del programmatico), in ragione – secondo il DEF – di un obiettivo di deficit più sfidante.
  Per quanto concerne invece il quadro di finanza pubblica, il Documento di economia e finanza riporta l'analisi del conto economico delle amministrazioni pubbliche a legislazione vigente per il periodo 2019-2022, integrato con le informazioni relative alla chiusura dell'esercizio 2018.
  Riguardo ai dati di consuntivo, le informazioni riportate nel Documento tengono conto degli aggiornamenti diffusi dall'ISTAT con i comunicati del 1o e del 9 aprile 2019, che attestano un indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni per il 2018 pari al 2,1 per cento del PIL, in peggioramento rispetto alle precedenti stime di gennaio (1,9 per cento). Il dato, su cui incide anche la riclassificazione di alcuni enti nel perimetro della pubblica amministrazione secondo i criteri Eurostat, indica comunque un miglioramento rispetto al rapporto del saldo rispetto al PIL riferito all'anno 2017 (2,4 per cento).
  Per quanto riguarda il periodo di previsione, nello scenario tendenziale, ossia a legislazione vigente, il DEF evidenzia un indebitamento netto pari al 2,4 per cento del Pil nel 2019, in peggioramento dello 0,4 per cento rispetto alla stima formulata in sede di approvazione della legge di bilancio 2019.
  La nuova previsione per il 2019 sconta l'indisponibilità in via definitiva dei 2 miliardi di accantonamenti sul bilancio dello Stato prevista, in caso di scostamento Pag. 64rispetto alle previsioni, dalla legge di bilancio (articolo 1, commi da 1117 a 1120, della legge n. 145 del 2018).
  Sempre nello scenario tendenziale, per gli anni successivi si prevede un decremento dell'indebitamento netto rispetto al 2019, sia in valore assoluto che in rapporto al Pil, con riduzioni annue costanti tranne che per l'ultimo esercizio dell'intervallo di previsione: –2,0 per cento del Pil nel 2020, –1,8 per cento del PIL nel 2021 e –1,9 per cento del Pil nel 2022.
  La dinamica del saldo per gli anni successivi al 2019, prevista in base alla vigente legislazione, include gli effetti degli aumenti automatici dell'IVA e delle accise, vale a dire le cosiddette clausole di salvaguardia. Rispetto a tali valori il DEF evidenzia che, ai fini della disattivazione dei predetti aumenti automatici, sono ancora da definire le misure alternative di copertura e di riforma fiscale.
  Tale evoluzione del saldo è determinata principalmente dalla crescita del saldo primario, che aumenta la propria incidenza rispetto al Pil dall'1,6 per cento del 2020 all'1,9 per cento nel 2021 fino a raggiungere il 2,0 per cento nel 2022. A fronte di tale andamento, tuttavia, il DEF stima anche una crescita della spesa per interessi che, sempre in rapporto al Pil, passa dal 3,6 per cento nel 2020 al 3,7 per cento nel 2021 e, infine, al 3,9 per cento nel 2022.
  Il rapporto debito/PIL tendenziale è stimato al 132,8 per cento nel 2019, includendo proventi da privatizzazione pari all'1 per cento del PIL.
  Nello scenario programmatico, ossia includendo l'impatto delle politiche prospettate dal Governo nel Programma nazionale di riforma, l'indebitamento netto è confermato al 2,4 per cento del PIL nel 2019, ma scenderebbe al 2,1 per cento nel 2020, all'1,8 per cento nel 2021 e all'1,5 per cento nel 2022. Il saldo strutturale peggiorerebbe di 0,1 punti percentuali quest'anno, ma risulterebbe in lieve miglioramento al netto della clausola per eventi eccezionali. Nei prossimi tre anni, il saldo strutturale migliorerebbe di 0,2 punti percentuali di PIL nel 2020 e di 0,3 all'anno nel 2021 e nel 2022, scendendo dal –1,5 per cento del PIL nel 2019 al –0,8 per cento nel 2022, in linea con una graduale convergenza verso il pareggio strutturale.
  Infine, sempre nello scenario programmatico, il rapporto debito/PIL è previsto salire dal 132,2 per cento del 2018 al 132,6 per cento nel 2019, mentre una graduale discesa è prevista per il prossimo triennio, al 131,3 per cento nel 2020, 130,2 per cento nel 2021 e al 128,9 per cento nel 2022.
  Per un esame approfondito del contenuto del Documento di economia e finanza 2019, rinvia comunque al dossier predisposto, congiuntamente, dal Servizio studi e dal Servizio bilancio di Camera e Senato.

  Rebecca FRASSINI (Lega), relatrice, rileva che la terza sezione del DEF reca il Programma nazionale di riforma (PNR) che, in stretta relazione con quanto previsto nel Programma di stabilità, definisce gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delle finanze pubbliche, in coerenza con gli indirizzi formulati dalle istituzioni europee nell'ambito del Semestre europeo.
  Ricorda in proposito che nella riunione del 13 luglio 2018 il Consiglio dell'Unione europea ha approvato le raccomandazioni specifiche per Paese, chiudendo così il ciclo annuale del Semestre europeo. Per quanto riguarda l'Italia sono state formulate quattro raccomandazioni, riguardanti gli aggiustamenti di bilancio e la fiscalità (I), la giustizia, la pubblica amministrazione e la concorrenza (II), i crediti deteriorati e il settore bancario (III), il mercato del lavoro e la spesa sociale (IV). Una valutazione sull'attuazione delle raccomandazioni è contenuta nella Relazione per Paese della Commissione relativa all'Italia 2019 (cd. Country report), nella quale si rileva che l'Italia ha compiuto, nel complesso, progressi molto limitati.
  Per quanto riguarda i principali contenuti del Programma nazionale di riforma, in materia di politiche di bilancio il Governo, pur condividendo l'importanza Pag. 65della riduzione del debito, opta per un «miglioramento del saldo strutturale più graduale rispetto alla Raccomandazione del Consiglio, che implicherebbe un'eccessiva restrizione di bilancio», osservando che «considerazioni di carattere sociale debbano ricevere altrettanta attenzione dei saldi di bilancio nella definizione della politica economica». Per quanto riguarda, in particolare, i saldi di finanza pubblica nello scenario programmatico, a giudizio del Governo si tratta di valori «in linea con una graduale convergenza verso il pareggio strutturale previsto dal Patto di stabilità e crescita, [...] pur puntando in media a miglioramenti del saldo strutturale più contenuti in confronto ad un'interpretazione letterale delle regole».
  Per quanto riguarda la revisione della spesa (spending review), il DEF preannuncia «un paziente lavoro di revisione della spesa corrente», che porterà a un primo pacchetto di misure nella legge di bilancio per il 2020. Il programma di spending review comporterà risparmi di spesa corrente pari a 2 miliardi nel 2020 (ammontare invariato rispetto al 2019), a 5 miliardi nel 2021 e a 8 miliardi nel 2022 (valori cumulati). Vengono illustrati, poi, i risultati della nuova procedura di spending review integrata nel ciclo di bilancio, adottata per la prima volta nella fase di formazione del disegno di legge di bilancio 2018-2020, nell'ambito della quale è stato definito un contributo aggregato dei Ministeri alla manovra di finanza pubblica pari a 1 miliardo di euro.
  In tema di tassazione il Governo attribuisce un ruolo centrale alla riduzione della pressione fiscale sui redditi, per la creazione di un clima più favorevole alla crescita. In particolare, l'azione di riforma fiscale riguarderà l'attuazione progressiva di un sistema di flat tax come componente importante di un modello di crescita più bilanciato. La pressione fiscale, che nel 2018 si è attestata al 42,1 per cento del PIL, rimane elevata, ma il Governo intende agire per ridurla gradualmente su famiglie e imprese, anche grazie alle azioni di contrasto dell'evasione e dell'elusione fiscale. Per incentivare gli investimenti, il cd. decreto-legge crescita, in via di emanazione, consente alle imprese di beneficiare di una riduzione dell'aliquota IRES e IRPEF applicabile agli utili non distribuiti. L'azione di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, fondamentale nell'assicurare l'equità del prelievo e tutelare la concorrenza tra le imprese, sarà perseguita attraverso il potenziamento di nuove tecnologie per effettuare controlli mirati. Dall'analisi della Relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva 2018 (allegata al DEF) emerge che per il triennio 2014-2016 (per il quale si dispone di stime complete per tutte le imposte e contributi considerati) il tax gap complessivo è stato pari a circa 109 miliardi, di cui 97,6 miliardi di mancate entrate tributarie e 11,4 miliardi di mancate entrate contributive. Con riferimento all'obbligo di fatturazione elettronica tra operatori economici il DEF rileva che nel primo mese di operatività dell'obbligo sono più che raddoppiate le fatture elettroniche inviate all'Agenzia delle Entrate (228 milioni di file inviati da parte di oltre 2,3 milioni di operatori, con un trend in forte ascesa). Infine, il Governo rappresenta come con il decreto-legge in materia fiscale n. 119 del 2018 sono state introdotte disposizioni volte ad agevolare la chiusura delle posizioni debitorie aperte, per consentire all'attività di riscossione ordinaria di riprendere con maggiore efficienza. Lo stesso obiettivo viene perseguito con riguardo al contenzioso, favorendo la chiusura delle liti pendenti. Nel 2019 sarà valutata la possibilità di introdurre misure simili anche per le posizioni debitorie delle imprese.
  Come già previsto nei precedenti documenti programmatici del Governo, anche nel DEF 2019 il programma di privatizzazioni viene richiamato come uno degli strumenti che contribuiscono all'azione di consolidamento dei conti pubblici. Il DEF conferma, tra gli obiettivi programmatici, introiti da privatizzazioni e da altri proventi finanziari per 1 punto di PIL nel 2019 e per 0,3 punti nel 2020 (non sono previsti introiti, invece, nel 2021), senza tuttavia fornire alcun elemento informativo Pag. 66in merito agli introiti fin qui conseguiti e alle procedure di privatizzazione avviate e/o programmate. Il Documento ricorda, quindi, che nel corso del 2018 (come anche nel 2017) non sono stati registrati introiti da privatizzazioni, al contrario di quanto ipotizzato nei precedenti obiettivi programmatici.
  Il DEF conferma il ruolo della valorizzazione del patrimonio immobiliare nella strategia economica e di bilancio, con particolare riguardo alla riduzione del rapporto debito/PIL, stimando per il 2018 proventi derivanti dalle vendite di immobili pubblici pari a 825 milioni di euro. Il programma straordinario di dismissioni immobiliari stabilito dalla legge di bilancio 2019 per il triennio 2019-2021 prevede un introito di 1,25 miliardi, ulteriore rispetto agli 1,84 miliardi già previsti a legislazione vigente.
  Per quanto attiene al settore bancario e finanziario viene indicata la necessità di proseguire con l'azione di riduzione dei crediti deteriorati intrapresa dal sistema bancario italiano. Con riferimento all'attuazione delle riforme delle banche di credito cooperativo (BCC) e delle banche popolari, il Governo segnala che tutte le banche popolari sono state trasformate in società per azioni, fatta eccezione per due (per una delle quali la procedura è stata sospesa, essendo in corso un appello alla Corte di Giustizia dell'Unione europea). Allo stesso tempo, la riforma delle BCC è giunta al suo pieno completamento, con il consolidamento di circa 230 banche in 2 grandi gruppi significativi e la costituzione di un sistema di garanzia istituzionale (IPS – Institutional Protection Scheme) da parte delle BCC della regione dell'Alto Adige. Infine, il Governo intende dedicare un'attenzione specifica all'utilizzo delle nuove tecnologie, mediante l'istituzione presso il Ministero dell'economia e delle finanze di un comitato di coordinamento per il Fintech (prestazione di servizi bancari e finanziari con l'impiego di tecnologie innovative) che possa favorire anche la partecipazione attiva ai lavori dell'Unione europea e degli organismi internazionali competenti.
  Per quanto riguarda il sostegno alle imprese, il PNR evidenzia la necessità di ridurre in maniera sostanziale le barriere agli investimenti, sia pubblici che privati, agendo su diversi fronti, con politiche di accesso al credito per le imprese, di alleggerimento del carico amministrativo e di sostegno al tessuto imprenditoriale nella sua posizione sull'estero. In tale ottica, il Governo richiama la recente approvazione di un decreto-legge, tutt'ora in corso di definizione, che introduce misure urgenti per la crescita economica, come sgravi e incentivi fiscali, disposizioni per il rilancio degli investimenti privati e norme per la tutela del made in Italy. Il Governo segnala inoltre la pubblicazione di un portale web grazie al quale gli imprenditori potranno trovare tutte le informazioni relative alle misure nazionali di incentivazione disponibili. Il Governo prospetta poi il rafforzamento del Fondo di garanzia delle PMI, attraverso apposite misure anch'esse contenute nel decreto crescita in corso di definizione. Infine, si preannuncia l'adozione, entro il 2019, di una nuova legge annuale sulla concorrenza e di nuove iniziative legislative per la tutela e la promozione di un'equa concorrenza, la revisione delle concessioni pubbliche e il potenziamento delle autorità di regolazione.
  Nel settore delle comunicazioni il Governo intende concludere la predisposizione delle strategie nazionali per l'intelligenza artificiale e per la blockchain, proseguendo inoltre le sperimentazioni sull'utilizzo di queste tecnologie. Si ribadisce inoltre l'intendimento di partecipare attivamente al programma «Europa Digitale», che si indirizzerà all'intelligenza artificiale, alla sicurezza informatica, alle competenze digitali, alla digitalizzazione dell'Amministrazione pubblica e ai supercomputer. Il Documento attribuisce poi un ruolo rilevante, nell'ambito delle politiche per l'innovazione, alla Strategia nazionale per banda ultra larga e allo sviluppo della tecnologia 5G, indicando l'esigenza di una semplificazione della governance del settore.Pag. 67
  In materia di lavoro il DEF dedica specifica attenzione all'ipotesi dell'introduzione del salario minimo, richiamando il progetto di legge in discussione al Senato ed impegnandosi a rafforzare le azioni per promuovere il lavoro giovanile e femminile, nonché la lotta al precariato, ipotizzando anche l'estensione della disciplina in materia di equo compenso.
  Con riferimento al reddito di cittadinanza, introdotto con il decreto-legge n. 4 del 2019, il Governo sottolinea, in particolare, la sua funzione di sostenere il reddito di coloro che si trovano al di sotto della soglia ISEE di 9.630 euro e di fornire un incentivo per il rientro nel mercato del lavoro, la previsione di un incentivo per i datori di lavoro che assumono a tempo pieno ed indeterminato soggetti beneficiari di Rdc, cumulabile con gli altri incentivi contenuti nella legge di bilancio 2019, la sua operatività completamente digitale, con conseguente riduzione di tempi, costi e possibilità di frodi, nonché la piena interoperabilità delle banche dati a disposizione dello Stato e dei centri per l'impiego, che consentirà l'incontro in tempo reale della domanda e dell'offerta di lavoro.
  In materia previdenziale il DEF evidenzia come la revisione del sistema pensionistico operata con la cosiddetta «quota 100» consenta a lavoratori che nel triennio 2019-2021 abbiano raggiunto, congiuntamente, il requisito anagrafico di 62 anni ed il requisito contributivo di 38 anni, di accedere più agevolmente alla pensione anticipata, favorendo il ricambio generazionale e migliorando l'innovazione e la produttività delle imprese e dell'Amministrazione pubblica. Apposite tabelle contenute nel PNR quantificano gli effetti macroeconomici del reddito di cittadinanza e di «quota 100», con riferimento all'andamento del PIL, dei consumi e dell'occupazione.
  Fa inoltre presente che è stata trasmessa alle Camere la terza edizione dell'Allegato sugli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES) al Documento di economia e finanza (DEF), da quando essi sono stati introdotti nel ciclo di programmazione economico-finanziaria. L'Allegato BES monitora, in particolare, l'andamento dei dodici indicatori selezionati dal comitato BES che afferiscono a otto dei dodici domini del benessere individuati nel Rapporto BES dell'ISTAT. Sulla base del nuovo quadro macroeconomico, tendenziale e programmatico, la previsione è estesa fino al 2022 per i quattro indicatori già inseriti nei precedenti allegati e nelle Relazioni BES al Parlamento. Inoltre, in seguito all'approfondimento sulla povertà assoluta proposto nella recente Relazione BES 2019, nell'Allegato BES in esame viene presentata una valutazione di impatto del reddito di cittadinanza (RdC) sull'indice di povertà assoluta.
  Il documento riporta un quadro di sintesi della performance registrata nei diversi domini del benessere negli anni 2005-2018 sulla base dei dati forniti dall'ISTAT e dalle amministrazioni competenti, e delle previsioni elaborate dal Ministero dell'economia e delle finanze per il periodo 2019-2022.
  Con riferimento a queste ultime, per i tre indicatori che afferiscono al dominio «benessere economico» si prevede un miglioramento nell'orizzonte temporale del ciclo di programmazione economico-finanziaria 2019-2022. Il reddito medio disponibile aggiustato pro capite, che fornisce una misura non solo delle risorse monetarie ma anche dei benefici in natura a disposizione delle famiglie, registra un aumento dell'8,6 per cento (scenario programmatico) riconducibile principalmente alle misure espansive già previste nella legge di bilancio 2019, che continueranno a dispiegare i loro effetti positivi nell'orizzonte di previsione.
  Per quanto riguarda l'indice di disuguaglianza, le valutazioni di impatto delle politiche effettuate mostrano un netto miglioramento rispetto al 2018, sia nel 2019 che nel 2020. Si prevede, infatti, una riduzione rispettivamente di 0,3 e 0,1 punti del rapporto tra ultimo e primo quintile del reddito disponibile, che si attesta a 5,6 nel 2020 (da un valore pari a 6,0 nel 2018). Tali andamenti sono legati Pag. 68sostanzialmente alle politiche di sostegno ai redditi più bassi perseguite dal governo attraverso il RdC.
  Nell'Allegato BES si presenta anche una valutazione di impatto del RdC sull'indice di povertà assoluta: si stima una marcata riduzione dell'indice sia a livello familiare (1,6 punti percentuali) che individuale (1,4 punti percentuali).
  Con riferimento al dominio «lavoro e conciliazione dei tempi di vita», le previsioni relative al tasso di mancata partecipazione al lavoro, che costituisce un indicatore di esclusione dal lavoro più ampio in confronto al tasso di disoccupazione, indicano un lieve peggioramento nel 2019 ma dal 2020 l'indicatore torna a migliorare (scenario programmatico). La disaggregazione per genere evidenzia una sostanziale stabilità per i maschi a partire dal 2020 (dopo un peggioramento nel primo biennio di previsione) e un progressivo miglioramento per le femmine nel corso dell'intero periodo. Secondo le stime contenute nel quadro macroeconomico, che contengono l'impatto del RdC, si prevede un aumento dei disoccupati nel 2019-2020 seguito da una riduzione nel biennio successivo. Gli obblighi di attivazione per la ricerca del lavoro, legati all'erogazione del RdC, determinano un aumento delle forze di lavoro. Tale aumento è riconducibile a due fattori: (i) alcuni inattivi disponibili, attivandosi per la ricerca di un lavoro, saranno classificati come disoccupati; (ii) soggetti precedentemente classificati come «inattivi non disponibili» entreranno nel mercato del lavoro, in una prima fase, come disoccupati. Il previsto aumento del tasso di mancata partecipazione al mercato del lavoro nel 2019 è, quindi, spiegabile anche in funzione del mutato quadro definitorio. Nell'orizzonte di previsione si osserva, al contempo, una lieve riduzione degli occupati nel 2019 e poi una dinamica crescente negli anni successivi. Tali dinamiche sono principalmente legate agli effetti prodotti sul mercato del lavoro dal RdC e dalle misure in materia di pensioni. Per il dominio «ambiente» si prevede una contenuta riduzione delle emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti a livello aggregato e una contestuale riduzione di quelle pro capite (0,2 tonnellate di CO2 equivalente).
  Tra gli indicatori per cui non sono state effettuate previsioni o valutazioni di impatto, l'analisi degli ultimi dati disponibili indica un miglioramento, anche se in misura diversa, dei seguenti indicatori: il rapporto tra tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e delle donne di 25-49 anni senza figli, la criminalità predatoria, l'efficienza della giustizia civile, l'abusivismo edilizio. Risultano stabili la speranza di vita in buona saluta alla nascita e l'eccesso di peso, mentre si osserva un peggioramento per l'uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione.
  Infine, per quanto riguarda la performance registrata nei diversi domini del benessere negli anni 2005-2018, rinvia ai contenuti dell'Allegato in esame.

  Luigi MARATTIN (PD), in merito al contenuto del Documento di economia e finanza 2019, chiede al rappresentante del Governo di poter disporre, eventualmente anche in forma scritta, delle seguenti informazioni, a suo avviso imprescindibili al fine di effettuare una valutazione compiuta circa i dati in esso presenti. In primo luogo, intende fare riferimento alla revisione, pari a 17,1 miliardi di euro, della dimensione dell'aggiustamento stock-flussi occorsa nel passaggio dal quadro macroeconomico e di finanza pubblica aggiornato lo scorso 28 dicembre 2018 al Documento di economia e finanza 2019, adottato dal Governo in data 9 aprile scorso, al riguardo ritenendo indispensabile ottenere il dettaglio e la dimensione dei fenomeni che hanno concorso a tale revisione.
  In secondo luogo, chiede chiarimenti: da un lato, in merito alla pressione fiscale programmata per il 2019 al 31 dicembre 2018, tenendo quindi anche conto degli effetti derivanti dall'approvazione dell'ultima legge di bilancio, e all'ipotesi di crescita del PIL reale per il 2019 sottesa alla predetta stima; dall'altro, in merito alla pressione fiscale programmata per il Pag. 692019 al 9 aprile scorso, data di adozione del presente Documento di economia e finanza, e all'ipotesi di crescita del PIL reale per il 2019 sottesa alla predetta stima.
  In particolare, ritiene necessario disporre di elementi di dettaglio per comprendere come la revisione dell'ipotesi di crescita del PIL reale per il 2019 abbia impattato sulla nuova ipotesi di previsione della pressione fiscale per il medesimo anno 2019, chiedendo altresì se sussistano ulteriori elementi, quali ad esempio la revisione del perimetro della pubblica amministrazione, che abbiano impattato – con quali modalità e in quale misura – sulla predetta modifica previsionale.

  Alessio Mattia VILLAROSA (M5S) si riserva di fornire i chiarimenti richiesti dal deputato Marattin.

  Pietro Carlo PADOAN (PD), limitandosi a svolgere alcune considerazioni di carattere generale sul Documento di economia e finanza 2019, intende preliminarmente richiamare l'attenzione del Governo e dei colleghi su due elementi a suo giudizio essenziali ai fini di una corretta analisi delle informazioni in esso contenute, rappresentati rispettivamente dalle prospettive della crescita economica e dal quadro degli indicatori di finanza pubblica, dall'esame dei quali emerge una fotografia assai preoccupante sullo stato di effettiva salute del nostro Paese.
  Per quanto concerne la crescita economica, osserva che nel quadro tendenziale essa è prevista per l'anno 2019 allo 0,1 per cento, in ciò attestandosi su un valore ben più realistico rispetto a quello ipotizzato dal Governo all'atto di adozione del precedente documento programmatico di bilancio, come aggiornato nello scorso mese di dicembre a seguito dell'interlocuzione occorsa con le istituzioni europee. A suo avviso, tale insoddisfacente risultato non può tuttavia essere addebitato esclusivamente al verificarsi di una sfavorevole congiuntura economica internazionale, che pure registra il sensibile arretramento della Germania, bensì è da ricondurre alla presenza di taluni fattori di natura domestica. Intende fare riferimento, in primo luogo, al generalizzato crollo della fiducia nelle prospettive di crescita dell'economia italiana ingenerato dall'aumentata incertezza nei confronti dell'attuale clima politico. In secondo luogo, ritiene che le misure adottate dal Governo con l'ultima legge di bilancio nonché quelle dallo stesso preannunciate, che dovrebbero trovare collocazione nei prossimi decreti-legge recanti disposizioni per il sostegno alla ripresa degli investimenti e lo sblocco dei cantieri, di cui non risultano tuttavia ancora pubblicati i testi, si sono rivelate alla prova dei fatti del tutto inadeguate, tant’è che l'attuale stato dell'economia italiana lascia piuttosto presagire l'inizio di una fase recessiva. A tale proposito, osserva che anche l'intervento di riforma del sistema pensionistico, meglio noto come «quota 100», ha prodotto risultati ben inferiori rispetto a quelli auspicati dal Governo in termini sia di incentivo ai consumi sia di incremento dell'occupazione, come peraltro evidenziato anche da diverse istituzioni internazionali, quali l'OCSE e il Fondo monetario internazionale. In tale quadro, lamenta peraltro l'assenza di specifiche misure in favore degli investimenti pubblici e privati.
  Per quanto riguarda invece il quadro di finanza pubblica, osserva che il deficit programmatico per il 2019, stimato al 2,4 per cento, si sta in realtà già orientando su un valore decisamente superiore, in assenza di politiche idonee a realizzare un effettivo consolidamento fiscale.
  Fa peraltro presente che il deficit, sia tendenziale che programmatico, previsto nel Documento di economia e finanze, sconta l'incremento delle aliquote sull'IVA e sulle accise a partire dall'anno 2020, laddove in assenza di tale previsione il deficit sarebbe comunque destinato ad attestarsi su un valore superiore al 3 per cento.
  Alla luce di ciò, appaiono a suo avviso non condivisibili le recenti affermazioni rese dagli attuali due Vicepresidenti del Consiglio, secondo cui non solo le clausole di salvaguardia previste a legislazione vigente Pag. 70saranno disattivate ma viene altresì assicurato l'impegno ad aumentare la spesa per gli investimenti e a ridurre il carico della pressione fiscale in generale, non risultando tuttavia chiare le modalità attraverso cui reperire le ingenti risorse finanziarie da porre a copertura dei predetti interventi.
  Alla luce del descritto quadro di finanza pubblica non esita a definire «esplosiva» la traiettoria futura del debito pubblico italiano, in conseguenza del fatto che il tasso medio di interesse legato al suo rifinanziamento risulta superiore al tasso di crescita nominale del PIL, circostanza quest'ultima che caratterizza in Europa esclusivamente il nostro Paese. In conclusione, ritiene che l'assenza di condizioni tali da assicurare la stabilizzazione del debito pubblico italiano determina un quadro di forte incertezza, che come tale desta, perlomeno nel gruppo del Partito Democratico, una forte preoccupazione.

  Raphael RADUZZI (M5S), al fine di fornire un utile contributo alla discussione in corso, pone in evidenza le recenti stime che hanno rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica della Germania, fissandola allo 0,5 per cento, con la conseguenza che nel 2019 il gap tra il trend fatto registrare da quest'ultima e dal nostro Paese è destinato a ridursi sensibilmente. Pone altresì in risalto i positivi risultati fatti registrare dalla produzione industriale e dal settore delle costruzioni, anche in virtù delle recenti norme adottate dal Governo e volte a consentire l'utilizzo degli avanzi di amministrazione per le spese di investimento effettuate dagli enti territoriali.

  Pietro NAVARRA (PD), nel rammentare preliminarmente che l'insieme delle misure contenute nella legge di bilancio per il 2019 è stata allora salutata dalla maggioranza di Governo come lo strumento volto ad assicurare una sostenuta ripresa della nostra economia e un incremento del tasso di occupazione, osserva che dall'analisi del Documento di economia e finanza in titolo emerge viceversa, in modo sostanzialmente univoco, come le scelte di politica economica del Governo stiano fallendo su entrambi i fronti dianzi richiamati. Prende atto che è ora intenzione del Governo attribuire la revisione al ribasso delle stime di crescita economica dell'Italia ad una congiuntura internazionale sfavorevole, per quanto – già in occasione dell'adozione dell'ultima legge di bilancio – da parte di numerosi osservatori internazionali nonché delle forze politiche di minoranza si tentò di indurre il Governo ad un maggiore realismo e prudenza nelle previsioni, che sin da allora risultavano evidentemente troppo ottimistiche. Rileva che, da questo punto di vista, il divario dell'Italia rispetto agli altri Paese europei si sta ampliando sempre di più, soprattutto se confrontato ai risultati disponibili nella scorsa legislatura. Evidenzia che anche la stima dei cosiddetti moltiplicatori associati alle diverse misure adottate dal Governo, quali in particolare il reddito di cittadinanza e la cosiddetta «quota 100», si è alla prova dei fatti rivelata eccessivamente ottimistica, posto che, da un lato, a causa di un calo della fiducia da parte delle imprese e dei consumatori, il reddito di cittadinanza non ha determinato un incremento nella propensione al consumo, dall'altro, le misure in materia previdenziale non hanno prodotto un aumento dell'occupazione, che invece ha fatto registrare un ulteriore arretramento. A tale ultimo proposito, segnala infatti che la riduzione dell'età pensionabile non comporta di per sé, in via automatica, una maggiore occupazione, giacché il tasso di sostituzione è risultato inferiore alla parità, come peraltro già dimostrato anche dall'analisi comparata con quanto avvenuto in altri Paesi europei in relazione a misure di analogo tenore. Auspica inoltre maggiore chiarezza, in particolare da parte del Ministro dell'economia e delle finanze, in merito all'eventuale disattivazione delle clausole di salvaguardia connesse all'aumento delle aliquote su IVA ed accise per gli anni 2020 e seguenti, con particolare riferimento all'indicazione delle risorse finanziarie da reperire a copertura, così come in ordine alla puntuale Pag. 71definizione del preannunziato intervento di estensione della cosiddetta flat tax. Segnala altresì che la scarsa credibilità del Governo sui mercati finanziari internazionali ha determinato un aumento costante dello spread, che dai valori medi di 130 punti base dell'inizio del 2018 è passato ai 250 punti base del 2019. In conclusione, ritiene che il Documento di economia e finanza 2019 costituisca la prova certificata del fallimento delle politiche economiche sin qui adottate dal Governo, con particolare riferimento a quelle contenute nell'ultima legge di bilancio.

  Luigi MARATTIN (PD), replicando al deputato Raduzzi, segnala che in base alla documentazione elaborata dagli Uffici della Camera, che fa riferimento ai dati di organismi indipendenti, quali la Commissione europea e il Fondo monetario internazionale, negli anni dal 2015 al 2018 il gap di crescita del PIL tra l'Italia e l'area euro è stato pari, in media, allo 0,92 per cento, mentre nel biennio successivo si stima che crescerà fino allo 0,95 per cento. Per quanto riguarda, invece, il gap di crescita del PIL tra l'Italia e la Germania, che dal 2015 al 2018 è stato pari, in media, allo 0,8 per cento, evidenzia che esso si stima che crescerà fino allo 0,9 per cento nel biennio successivo.

  Claudio BORGHI, presidente, fa presente che il deputato Raduzzi intendeva riferirsi al fatto che proprio oggi la Germania ha rivisto le proprie previsioni di crescita al ribasso stimando lo 0,5 per cento per il 2019.

  Maria Anna MADIA (PD) preannuncia che il proprio intervento si concentrerà sul lavoro pubblico. In proposito rileva che l'unica misura sostanziale adottata dal Governo con il disegno di legge cosiddetto «concretezza» è stata quella di inserire il controllo delle presenze dei pubblici dipendenti e, in particolare, dei docenti tramite le impronte digitali. Evidenzia che il Governo non ha ancora affrontato il tema del reclutamento nella pubblica amministrazione, che resta fondamentale in vista della crescita del nostro Paese e dello sviluppo del Mezzogiorno in particolare, come hanno sottolineato anche i rappresentanti dello Svimez e dei sindacati durante il ciclo di audizioni sul DEF 2019.
  Ricorda come i Governi di centrosinistra della scorsa legislatura avevano ristabilito la normalità nel settore del pubblico impiego, procedendo al rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, al superamento del turn over, all'introduzione di un piano per le assunzioni, volto a scegliere le professionalità più competenti, e alla progressiva stabilizzazione del personale precario.
  Fa presente che nella scorsa legge di bilancio il Governo ha introdotto una norma che di fatto blocca le assunzioni nelle amministrazioni centrali fino al prossimo novembre e che tale scelta viene riconfermata anche nel DEF 2019, dal quale emerge, inoltre, la volontà politica di non procedere al rinnovo dei contratti nel pubblico impiego.
  In questo quadro, ritiene che «quota 100» avrà un impatto pericoloso sul comparto del pubblico impiego, in quanto l'aumento del numero dei pensionamenti, non accompagnato da procedure di reclutamento, contribuirà a lasciare scoperti settori cruciali per la collettività, come la sanità. Chiede, pertanto, una riflessione aggiuntiva del Governo su questo tema, che impatta trasversalmente sulla crescita del Paese.
  Evidenzia, inoltre, che se nella prossima manovra di bilancio ci si trovasse di fronte alla volontà di evitare, almeno in parte, l'aumento dell'IVA, c’è il rischio che il Governo possa prolungare il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego ben oltre il mese di novembre, per reperire parte delle necessarie risorse. Esprime, pertanto, preoccupazione rispetto al fatto che lo scenario descritto possa peggiorare, con gravi danni ai servizi essenziali di cui pagheranno il prezzo soprattutto le fasce più deboli della popolazione.

  Andrea MANDELLI (FI), dopo il ciclo di audizioni sul DEF 2019, esprime grave Pag. 72preoccupazione sui contenuti del documento in esame. Evidenzia che in esso manca una precisa indicazione degli investimenti che il Governo intende effettuare, mentre è previsto un aumento del debito pubblico e del deficit, a fronte di un troppo modesto aumento del PIL.
  Rileva che solleva preoccupazione la volontà del Governo di emanare un decreto-legge sulla crescita, che smentisce scelte prese pochi mesi fa con l'approvazione della legge di bilancio. Esprime, altresì, preoccupazione per l'impatto che le scelte del Governo avranno nel settore della sanità, in cui gli investimenti sono destinati a diminuire, a fronte di un Paese che diventa sempre più anziano. Esprime infine preoccupazione anche in merito alla reale efficacia delle misure contenute nel Programma nazionale di riforma (PNR).
  Fa presente che, dal momento che anche il DEF 2019 definisce come poco incisive le misure del reddito di cittadinanza e di «quota 100» per la crescita dei consumi e dell'occupazione, è necessario che le risorse stanziate per tali misure siano ridestinate ad altri interventi che permettano al nostro Paese di uscire dalla grave situazione economica in cui si trova. In proposito, ritiene, altresì, che il DEF 2019 certifichi la fine del contratto di Governo, che nel reddito di cittadinanza e in «quota 100» aveva la sua ragione d'essere.
  Evidenzia che il Governo dovrebbe fornire maggiori certezze sulla sterilizzazione delle clausole IVA. Inoltre, ritiene che il Governo dovrebbe adottare misure volte alla riduzione del cuneo fiscale, una incisiva riforma fiscale, che permetta una reale riduzione delle tasse, misure per rimettere in moto l'industria, ma anche il commercio, una adeguata politica di rinnovo delle infrastrutture, misure volte a rimettere in moto l'edilizia e misure per eliminare l'eccessiva burocratizzazione dei procedimenti.
  In conclusione, ritiene che il DEF 2019 sancisca il definitivo fallimento del Governo e della maggioranza che lo sostiene.

  Giuseppe BUOMPANE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.10.

DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 17 aprile 2019. – Presidenza del presidente Claudio BORGHI. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alessio Mattia Villarosa.

  La seduta comincia alle 15.10.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2016/797 relativa all'interoperabilità del sistema ferroviario dell'Unione europea.
Atto n. 73.
(Rilievi alla IX Commissione).
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del regolamento, e conclusione – Valutazione favorevole con rilievi).

  La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo in oggetto, rinviato, da ultimo, nella seduta del 16 aprile 2019.

  Claudio BORGHI, presidente, comunica che è stato trasmesso il parere della Conferenza unificata sul provvedimento in esame. Chiede pertanto al rappresentante del Governo se sia in grado di fornire i chiarimenti richiesti dal relatore nella seduta dello scorso 12 marzo.

  Il sottosegretario Alessio Mattia VILLAROSA (M5S), in risposta alle richieste di chiarimento formulate dal relatore nella seduta dello scorso 12 marzo, fa presente che con il passaggio dal vigente regime di riconoscimento degli organismi di valutazione di conformità a quello di accreditamento dei medesimi organismi incentrato sull'Ente unico nazionale di accreditamento (ACCREDIA), Pag. 73le attività di analisi tecnico-documentale e di verifica ispettiva saranno demandate ad ACCREDIA e, pertanto, non residuando attività di quel tipo in capo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, non vi è la necessità delle relative entrate tariffarie a copertura. Precisa inoltre che nel nuovo regime il Ministero espleterà una verifica formale di completezza della documentazione allegata all'istanza, per la quale viene comunque richiesto che sia prodotta in bollo, ed eventualmente emetterà su base quinquennale il provvedimento di riconoscimento (decreto direttoriale). Segnala che l'attività finalizzata all'emanazione del predetto decreto sarà invece svolta con le risorse strumentali, finanziarie e umane disponibili a legislazione vigente. Da un punto di vista formale, ritiene infine necessario, in considerazione del contenuto dell'articolo 50, volto esclusivamente ad affermare la neutralità finanziaria delle norme contenute nel presente schema di decreto, ridenominarne la rubrica, sostituendo le parole: «Disposizioni finanziarie» con le seguenti: «Clausola di invarianza finanziaria».

  Emanuele CESTARI (Lega), relatore, formula quindi la seguente proposta di parere:
  «La V Commissione Bilancio, tesoro e programmazione,
   esaminato, per quanto di competenza, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, lo Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2016/797 relativa all'interoperabilità del sistema ferroviario dell'Unione europea (Atto n. 73);
   preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo, da cui si evince che:
    con il passaggio dal vigente regime di riconoscimento degli organismi di valutazione di conformità a quello di accreditamento dei medesimi organismi incentrato sull'Ente unico nazionale di accreditamento (ACCREDIA), le attività di analisi tecnico-documentale e di verifica ispettiva saranno demandate ad ACCREDIA e, pertanto, non residuando attività di quel tipo in capo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, non vi è la necessità delle relative entrate tariffarie a copertura;
    nel nuovo regime, il Ministero espleterà una verifica formale di completezza della documentazione allegata all'istanza, per la quale viene comunque richiesto che sia prodotta in bollo, ed, eventualmente, emetterà su base quinquennale il provvedimento di riconoscimento (decreto direttoriale);
    l'attività finalizzata all'emanazione del predetto decreto sarà invece svolta con le risorse strumentali, finanziarie e umane disponibili a legislazione vigente;
    in considerazione del contenuto dell'articolo 50, volto esclusivamente ad affermare la neutralità finanziaria delle norme contenute nel presente schema di decreto, da un punto di vista formale appare necessario ridenominarne la rubrica, sostituendo le parole: «Disposizioni finanziarie» con le seguenti: «Clausola di invarianza finanziaria»;

VALUTA FAVOREVOLMENTE

  lo schema di decreto legislativo e formula il seguente rilievo sulle sue conseguenze di carattere finanziario:
   Sostituire la rubrica dell'articolo 50 con la seguente: «Clausola di invarianza finanziaria».

  Il sottosegretario Alessio Mattia VILLAROSA (M5S) concorda con la proposta di parere del relatore.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

  La seduta termina alle 15.15.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.15 alle 15.20.