CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 10 marzo 2016
608.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Giunta per il regolamento
COMUNICATO
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  Giovedì 10 marzo 2016. – Presidenza della Presidente Laura BOLDRINI.

  La seduta comincia alle 13.55.

Seguito dell'esame delle proposte di modifica al Regolamento Doc. II, n. 2 (Articolo 12: previsione del Codice etico della Camera dei deputati), Doc. II, n. 11 (Articoli 1-bis e 12, comma 2-bis: nuove norme in materia di trasparenza e introduzione del Codice di condotta dei deputati) e Doc. II, n. 13 (Articolo 12: previsione del Codice per la trasparenza e la garanzia dell'autonomia dei deputati).

  Laura BOLDRINI, Presidente, ricorda che il primo punto all'ordine del giorno riguarda l'esame delle proposte di modifica al Regolamento sul codice di condotta dei deputati (Binetti n. 2, Nicoletti n. 11 e Melilla n. 13).
  In proposito, rammenta che nella seduta del 19 novembre scorso la Giunta ha proseguito il dibattito ed è emerso un prevalente orientamento favorevole ad affidare al relatore Pisicchio il compito di definire un testo volto a riaggregare in un unico documento il complesso delle norme vigenti che stabiliscono obblighi dei deputati (e, in particolare, obblighi di dichiarazione), a precisare i principi deontologici al cui rispetto sono tenuti i deputati, a individuare gli aspetti della materia che risultino sprovvisti di disciplina e a specificare ulteriori doveri comportamentali, tenendo conto degli elementi desumibili dalle proposte di modifica al Regolamento e della disciplina vigente presso il Parlamento europeo.
  Ricorda altresì che al relatore è stata rimessa anche la valutazione circa una prima forma di disciplina dell'attività di lobbying. Invita dunque il deputato Pisicchio a riferire gli esiti del suo lavoro e a formulare la sua proposta.

  Pino PISICCHIO, relatore, ricorda che, all'esito del dibattito svoltosi nella riunione del 19 novembre, è emerso un orientamento prevalente favorevole ad affidargli l'incarico di relatore e, conseguentemente, Pag. 4il compito di proporre un testo, tenendo conto degli elementi desumibili dalle proposte di modifica al Regolamento all'esame della Giunta (che tutte individuano i principi deontologici generali rimettendo all'ufficio di Presidenza della Camera il compito di adottare il codice) e secondo i criteri indicati nell'intervento introduttivo del dibattito da lui svolto nella richiamata riunione del 19 novembre.
  In pratica, i parametri di riferimento del lavoro sono stati: l'esperienza del Parlamento europeo, che dispone di un codice di condotta imprescindibile e un punto di riferimento non controverso; l'elaborazione preliminare di una sorta di «testo unico», meramente ricognitivo, del complesso delle norme già vigenti che stabiliscono obblighi dei deputati e, in particolare, obblighi di dichiarazione; la verifica delle integrazioni necessarie da apportare a questo testo, sia con riferimento a norme di carattere generale riassuntive dei principi deontologici al cui rispetto sono tenuti i deputati italiani, sia alla più puntuale individuazione di aspetti della materia che risultino sprovvisti di disciplina e sui quali la fonte regolamentare sarebbe legittimata ad intervenire. È emerso nel dibattito che tra tali aspetti meritevoli di attenzione vi sono quelli della disciplina dei doni e delle conseguenze di tipo sanzionatorio; è stata inoltre richiesta una valutazione specifica sul tema della regolamentazione dell'attività di lobbying in particolare quanto alla scelta della fonte regolamentare (che riguarderebbe ovviamente solo la Camera) o legislativa (che consentirebbe di individuare una disciplina di carattere generale).
  Fa quindi presente, con riferimento alla questione del codice di condotta, di aver elaborato una proposta di testo unico ricognitivo (vedi allegato 1), che sottopone alla Giunta, con alcune integrazioni formulate all'esito di quanto già emerso nel dibattito. Nel testo sono riportati anche i riferimenti al codice di condotta del Parlamento europeo e notazioni sul carattere ricognitivo o innovativo delle norme.
  Fa quindi presente di aver anche predisposto una proposta di disciplina delle attività di lobbying (vedi allegato 2), traendo spunto dalle iniziative presentate in questa legislatura, al fine di consentire un avvio della riflessione anche su questo tema. Al riguardo, ricorda peraltro che il tema ha formato oggetto di alcune proposte di legge all'esame del Parlamento nelle ultime legislature, il cui iter di approvazione non si è concluso. Tale disciplina, pur essendo inscindibilmente connessa alle restanti tematiche all'esame, forma peraltro, a suo avviso, oggetto di autonoma valutazione: la decisione di intervenire o meno sulle attività di lobbying non interferirebbe cioè con l'impianto generale del lavoro proposto.
  Dopo aver rammentato alla Giunta che, in primavera, l'organo del Consiglio d'Europa per il contrasto della corruzione, il GRECO, verificherà l'attività a tal fine posta in essere dal nostro Paese e che, uno dei parametri di valutazione sarà l'adozione da parte delle Camere di codici di condotta dei propri membri, pone alla Giunta due possibili alternative di metodo.
  In particolare, ritiene che le strade percorribili siano le seguenti: la prima è quella di procedere all'adozione del codice di condotta in via sperimentale, adottandolo in sede di Giunta con la veste di una sorta di «Protocollo», cioè di una disciplina convenzionale predisposta dall'organo, che vincolerebbe comunque i deputati e che presupporrebbe una successiva modifica regolamentare da effettuare solo dopo un certo periodo di sperimentazione. L'unica modifica da apportare necessariamente in via regolamentare fin da subito sarebbe, a suo avviso, quella relativa all'applicabilità delle sanzioni disciplinari in caso di violazioni del codice (reputa infatti inopportuna, data la delicatezza della materia sanzionatoria, un'interpretazione estensiva del vigente articolo 60, commi 3 e 4). Nello stesso modo si potrebbe intervenire quanto alla disciplina dell'attività di lobbying. Se peraltro la Giunta dovesse ritenere necessario un supplemento di riflessione, si potrebbe eventualmente rinviare la decisione ad un momento successivo, Pag. 5ferma restando la necessità di una rivalutazione della questione se dovesse essere approvata dal Parlamento una legge in materia, anche tenuto conto che la Commissione Affari costituzionali del Senato sta esaminando alcuni progetti di legge.
  In alternativa – e sulla falsariga di quanto contenuto nelle varie proposte di modifica regolamentare presentate in materia di codice di comportamento – la strada sarebbe quella della modifica regolamentare, che però dovrebbe necessariamente limitarsi ad individuare alcuni principi e criteri generali da porre a base del codice, rimettendone poi la concreta definizione ad una fonte diversa (delibera dell'Ufficio di presidenza, eventualmente a maggioranza qualificata), evitando di introdurre nel Regolamento norme di eccessivo dettaglio o di duplicarvi norme già vigenti nell'ordinamento. Se dovesse prevalere in Giunta un orientamento favorevole a questa soluzione procedurale, si riserva di proporre un testo compatibile con questa scelta.
  Per quanto riguarda, infine, un altro tema emerso nel corso del dibattito in Giunta, e cioè quello della previsione di eventuali attività professionali incompatibili con l'esercizio del mandato parlamentare ovvero di eventuali effetti derivanti dall'esercizio della stessa sul mandato parlamentare, si tratta certamente di materia particolarmente meritevole di attenzione e per la quale riterrebbe certamente opportuno un approfondimento ed una regolamentazione giuridica, da effettuare alla luce del principio costituzionale della libertà di esercizio del mandato. Non può tuttavia sottacere, oltre a difficoltà di ordine pratico relative all'individuazione in concreto di tutte le attività suscettibili di ricadere in questo tipo di divieti, un dubbio di carattere generale sull'idoneità e l'appropriatezza della fonte regolamentare interna a disciplinare incompatibilità.

  Laura BOLDRINI, Presidente, dopo aver ringraziato il relatore Pisicchio per l'istruttoria svolta, rammenta che il lavoro della Giunta trae impulso anche dall'esigenza di allineare il nostro Paese a uno dei parametri (l'adozione, da parte delle Camere, di un codice deontologico per i propri membri) che formeranno nei prossimi mesi oggetto di valutazione da parte del GRECO, organo del Consiglio d'Europa per la prevenzione e la lotta alla corruzione.
  Il tema si inquadra peraltro pienamente nell'ambito della politica di trasparenza adottata dalla Camera dei deputati nell'attuale legislatura e ritiene che esso sarebbe stato, peraltro, in ogni caso affrontato e definito anche prescindendo dall'opera di stimolo proveniente da organismi internazionali.

  Danilo TONINELLI, pur ritenendo che l'adozione di un Codice di comportamento sia un importante passo da intraprendere, non può nascondere che, a suo avviso, la materia che richiede più urgentemente di essere disciplinata è quella dell'attività di lobbying.
  Rinviando ad una prossima riunione della Giunta ogni valutazione nel merito delle soluzioni proposte, per la quale è necessaria un'attenta disamina del lavoro svolto dal relatore, ribadisce, con riferimento al metodo, quanto già più volte espresso in precedenti occasioni, e cioè la propria netta contrarietà a deleghe in bianco all'Ufficio di Presidenza nella stesura del codice: ritiene infatti che, qualora si decida di intraprendere la strada della riforma regolamentare, debbano essere definiti nel Regolamento in termini quanto più stringenti i criteri ai quali l'Ufficio di Presidenza dovrà attenersi al fine di ridurne al massimo la discrezionalità.

  Mario CATANIA, pur riservandosi una più attenta riflessione sui contenuti del testo presentato dal relatore, ne ha tratto, ad una prima lettura, un'impressione favorevole.
  Ritiene peraltro che la prima valutazione che la Giunta deve compiere riguarda la strada da seguire e se cioè intraprendere il cammino della riforma regolamentare ovvero adottare un atto consensuale in Giunta, strada che ritiene preferibile.Pag. 6
  Quanto invece alla disciplina dell'attività di lobbying, esprime perplessità sulla possibilità che la Giunta possa adottare una disciplina convenzionale poiché essa finirebbe per impattare su posizioni soggettive di terzi, cosa che richiede, a suo avviso, l'adozione di un atto legislativo.

  Elio VITO, nel ringraziare il relatore per il lavoro svolto, ritiene anch'egli che una disciplina degli obblighi di comportamento dei deputati possa essere difficilmente separata da una regolamentazione dell'attività di lobbying. Si associa, infine, alla richiesta di chiarimenti, già avanzata dal collega Toninelli, sulle modalità e la forma con cui il relatore propone di adottare il codice.

  Andrea GIORGIS si associa anch'egli ai ringraziamenti all'indirizzo del relatore per il lavoro svolto, che rappresenta una buona base di partenza per il prosieguo dei lavori della Giunta.
  A suo avviso, le due strade ipotizzate dal relatore non si pongono in termini dicotomici: il collega Pisicchio ha infatti suggerito di adottare un protocollo e, cioè, un atto convenzionale che i deputati saranno tenuti a rispettare, in grandissima parte meramente ricognitivo di norme già vigenti – alle quali i deputati sono dunque già soggetti – che vengono in quella sede sistematizzate e riorganizzate. Il monitoraggio dei suoi effetti consentirà poi di procedere ad una modifica regolamentare – mediante l'introduzione nel Regolamento di norme che inevitabilmente non potranno essere eccessivamente dettagliate – che dovrà tenere conto dei risultati della fase sperimentale.
  Auspica infine che la disciplina che sarà introdotta in via definitiva possa tener conto anche di quelle riforme che sono oggi in avanzato stato di esame parlamentare, come quella sul conflitto di interessi.

  Gianni MELILLA rende merito al relatore Pisicchio di aver svolto un'istruttoria puntuale ed accurata ed aver elaborato una proposta condivisibile.
  Per quanto riguarda la discussione sulla metodologia da seguire per pervenire all'adozione dell'auspicato Codice di condotta, ritiene essenziale privilegiare quella che consenta di arrivare in tempi rapidi all'obiettivo: sotto questo punto di vista gli appare, quindi, preferibile l'opzione che rimette alla Giunta l'adozione in via sperimentale di questo testo, cui far seguire successivamente le conseguenti modifiche regolamentari, così da poter corrispondere rapidamente alle esigenze di allineamento agli standard normativi espressi nei consessi internazionali.
  Per quanto riguarda la disciplina delle attività di lobbying, invece, ritiene che sia necessario operare una riflessione più mirata, sicché i due temi possono seguire percorsi differenti, pervenendo in tempi rapidi all'approvazione del Codice di condotta e decidendo poi separatamente sul tema delle lobbies.

  Raffaello VIGNALI, nell'associarsi ai ringraziamenti al relatore, esprime il convincimento che per la disciplina delle attività di lobbying sia preferibile impiegare lo strumento legislativo; gli appare poi particolarmente convincente, quanto al Codice di condotta, individuare un periodo di sperimentazione prima di giungere alla definitiva cristallizzazione del testo.

  A Pino PISICCHIO, relatore, appare evidente come i corni della discussione emersi negli interventi dei colleghi riguardino, per entrambi gli aspetti del tema oggetto di riflessione, questioni metodologiche.
  Per quanto riguarda le lobbies comprende l'ordine di perplessità espresse in merito all'idoneità di una fonte normativa interna alla Camera a disciplinare situazioni che riguardano le posizioni di soggetti estranei all'ordinamento della Camera, ma non le ritiene preclusa la possibilità di disciplinare attività di terzi che entrino in contatto con i suoi membri: si tratta in ogni caso di compiere una scelta di campo.
  Per quanto riguarda l'adozione del Codice di condotta, ribadisce di considerare Pag. 7le due opzioni metodologiche – e cioè prevedere una fase sperimentale e poi far seguire le modifiche regolamentari, fatto salvo comunque l'intervento espresso di modifica per la previsione delle sanzioni, ovvero procedere direttamente alla modifica regolamentare – entrambe ugualmente possibili e legittime: e se pure la prima soluzione, implicando una fase di verifica sperimentale delle norme, gli appare per certi versi preferibile, non considera tale preferenza assoluta o irrevocabile.

  Laura BOLDRINI, Presidente, convenendo con il relatore Pisicchio sulla validità di entrambe le soluzioni metodologiche, ritiene essenziale che la Giunta esprima tempestivamente la propria preferenza sull'una o sull'altra: come Presidente non potrà che prendere atto di tale scelta. Preannuncia comunque l'intenzione di convocare la Giunta per giovedì 24 marzo, alle ore 8,30, per addivenire ad una decisione.

Seguito dell'esame di questioni relative alle modalità di presentazione delle interpellanze urgenti.

  Laura BOLDRINI, Presidente, passando al secondo punto dell'ordine del giorno, ricorda che esso riguarda una questione relativa alle modalità di presentazione delle interpellanze urgenti.
  Nella riunione del 19 novembre 2015 è stato affidato al collega Ermini il compito di una definizione di una proposta di precisazione della disciplina vigente in materia di presentazione degli atti di sindacato ispettivo, volta a stabilire – in presenza di una tendenza a depositare sempre più frequentemente testi molto lunghi e complessi, spesso a ridosso del termine di scadenza – eventuali limiti massimi di estensione degli atti, al fine di consentirne un tempestivo vaglio di ammissibilità, necessario alla pubblicazione. Invita dunque il collega Ermini a riferire sull'istruttoria svolta.

  David ERMINI, relatore, dopo aver riassunto i fatti che hanno dato origine alla questione della cui istruttoria è stato incaricato, espone sinteticamente i risultati cui è pervenuto, rinviando per il dettaglio delle riflessioni svolte alla relazione che consegna alla Presidenza e pone a disposizione dei colleghi (vedi allegato 3). La soluzione da lui immaginata – funzionale, a suo avviso, anche all'esigenza di rafforzare la funzione ispettiva e di consentire anche un più alto tasso di risposte – è quella di prevedere un limite massimo di parole (individuato in cifre differenti per i diversi tipi di atto di sindacato ispettivo, e cioè 400 per le interrogazioni a risposta immediata, 600 per le interrogazioni ordinarie e 800 per le interpellanze): il superamento di tale tetto, ove sia contenuto nel limite di un quarto, determinerebbe la sospensione della pubblicazione dell'atto nel giorno della sua presentazione e fino al completamento dell'istruttoria sull'ammissibilità. Ove il superamento sia superiore a tale quota l'atto sarebbe tout court inammissibile. In proposito osserva comunque che una soluzione ai fatti all'origine della questione potrebbe essere individuata anche nell'anticipazione del termine previsto per la presentazione delle interpellanze urgenti nella giornata di martedì, anticipazione sulla quale è emerso un orientamento negativo in seno alla Conferenza dei presidenti di gruppo, ma sulla quale forse varrebbe la pena effettuare un supplemento di riflessione. Ipotizza altresì – raccogliendo un suggerimento avanzato in tal senso – la pubblicazione sul sito internet dei tassi di risposta agli atti di sindacato ispettivo da parte del Governo, distinti per Ministero.

  Laura BOLDRINI, Presidente, esprime l'avviso che una modifica della disciplina degli atti di sindacato ispettivo nel senso indicato dal relatore Ermini sia auspicabile, anche al fine di rafforzare l'efficacia e la tempestività dell'esercizio della funzione ispettiva in Parlamento.

  Raffaello VIGNALI osserva che un canone di sinteticità e di incisività dovrebbe essere previsto anche a carico del Governo: non di rado infatti una buona parte Pag. 8delle risposte, anche nel corso delle interrogazioni a risposta immediata in Assemblea, è costituita dal burocratico riepilogo del quesito posto dai deputati, risultando in tal modo compromessa l'efficacia e la pertinenza della risposta.

  Laura BOLDRINI, Presidente, nell'annunciare che la prosecuzione della discussione sul tema avverrà nella riunione della Giunta del 24 marzo prossimo, con riguardo a queste ultime osservazioni del deputato Vignali, osserva che l'introduzione di un limite di sinteticità degli atti ispettivi dei parlamentari potrebbe consentire alla stessa Presidenza della Camera di invitare il Governo a conformarsi ad analoghi parametri di sinteticità ed incisività nelle risposte agli atti.

Sui lavori della Giunta in tema di riforme regolamentari.

  Laura BOLDRINI, Presidente, al fine di consentire alla Giunta di fare il punto della situazione sulle riforme regolamentari, riepiloga lo stato dei lavori svolti: dopo l'adozione del testo-base proposto dai relatori, era stato fissato il termine per gli emendamenti: ne sono stati presentati circa 300, che sono stati pubblicati. Nella seduta del 14 ottobre 2014 i relatori hanno riferito sul lavoro istruttorio svolto sugli emendamenti, individuando alcune riformulazioni, presentando ulteriori emendamenti e indicando quelli su cui vi è il loro parere favorevole; è stato poi fissato un termine per la presentazione dei subemendamenti e ne sono pervenuti circa 60; successivamente, sono stati presentati anche 4 ulteriori emendamenti dei relatori.
  Essendo state avanzate da più Gruppi obiezioni a procedere nell'esame delle riforme, la Giunta non è stata successivamente riconvocata sul punto, in attesa di una verifica politica.
  Di recente è stata rappresentata da un Gruppo (in sede di Conferenza dei Capigruppo) l'esigenza di riprendere la discussione; a ciò si aggiunge la specifica questione di un approfondimento dei riflessi che la riforma costituzionale, il cui iter parlamentare si sta concludendo, avrà sulle procedure disciplinate dal Regolamento, ove entrata in vigore.
  Le è quindi sembrato opportuno porre il tema all'attenzione della Giunta, ed in particolare dei relatori Giorgis, Gitti, Melilla e Pisicchio, così da valutare se e come procedere. All'esito di queste valutazioni, potranno essere stabilite eventuali modalità e tempi di lavoro.

  Gianni MELILLA, relatore, sottolinea come sia stato, a suo avviso, un errore non essere giunti alla definizione di alcune modifiche regolamentari, individuate fra quelle contenute nel testo-base e ritenute politicamente meno divisive: è consapevole che a questo mancato compimento delle riforme abbiano concorso plurime responsabilità, ma non certo quella del suo Gruppo.
  Ciò posto, oggi lo scenario è completamente cambiato: le modifiche regolamentari prefigurate nel testo-base presuppongono l'attuale assetto costituzionale, caratterizzato da un bicameralismo perfetto, laddove la riforma costituzionale in itinere lo trasforma radicalmente, ne ridefinisce pesi e contrappesi e, in combinazione con la nuova legge elettorale, ne accentua il carattere maggioritario. Ed un intervento di riforma regolamentare che interviene sulla qualità e sui tempi della discussione parlamentare non può che variare a seconda che si abbia o meno un cambiamento così radicale del sistema ed in particolare a seconda della sua configurazione bicamerale o sostanzialmente monocamerale.
  Ne consegue che non si può che attendere l'esito del referendum costituzionale prima di riprendere il percorso delle riforme regolamentari: infatti solo con la certezza della sorte della riforma potranno affrontarsi questioni delicate che erano state trattare nello schema di riforma predisposto, quale la questione dei tempi del procedimento legislativo o anche quella del doppio voto in caso di posizione Pag. 9della questione di fiducia relativamente a progetti di legge che consistano di un solo articolo.
  Segnala, infine, la questione delle proposte di legge di iniziativa popolare, in relazione alle quali l'innalzamento del quorum delle sottoscrizioni non potrà che rafforzare il vincolo di obbligatorietà del loro esame in Parlamento.

  Danilo TONINELLI concorda sulla necessità di attendere l'esito del referendum costituzionale.

  Andrea GIORGIS, relatore, ricorda come il suo Gruppo abbia, fin dall'inizio della legislatura e sempre con la condivisione della Presidente della Camera, promosso il processo di riforma regolamentare, insistendo con determinazione sulla sua necessità ed urgenza non solo al fine di rivedere il procedimento legislativo e di rendere più efficace il lavoro delle Commissioni e dell'Assemblea, ma anche per valorizzare e riequilibrare il ruolo del Parlamento nel suo rapporto con il Governo e per ricostruire, anche attraverso questa via, il rapporto di fiducia fra cittadini ed Istituzioni.
  Il testo-base contiene sia interventi di riforma che si intrecciano ora con i contenuti della riforma costituzionale in itinere, spesso peraltro in termini del tutto coerenti, sia interventi che ne prescindono.
  È noto che vi sono state poi obiezioni politiche ad ostacolare il percorso di riforma regolamentare ed il suo Gruppo ha rinunciato ad insistervi perché ritiene che su questo tema occorra una larga condivisione.
  Comprende senz'altro la rilevanza della questione posta dalla Presidente relativamente ai riflessi che la riforma costituzionale avrà in particolare sul procedimento legislativo come disciplinato dal Regolamento: ma sottopone alla Presidenza l'opportunità di anticipare, rispetto alla data di entrata in vigore delle riforme costituzionali, la valutazione del loro impatto sul testo-base e la eventuale individuazione di aspetti, non coinvolti dalle suddette riforme, su cui vi possa essere una convergenza politica.

  Giancarlo GIORGETTI sottolinea anzitutto come le riforme costituzionali, come quelle regolamentari, dovrebbero richiedere un largo consenso per essere approvate. Con riferimento alle prime, aggiunge che esse saranno sottoposte al referendum costituzionale: la palla è dunque passata ai cittadini e l'esito della consultazione avrà comunque conseguenze sul processo di riforma regolamentare, che non potrà contraddire la volontà popolare. Ciò vale se dovesse prevalere il «sì» alle riforme, perché occorrerà adeguare il Regolamento alla nuova Costituzione; ma anche se dovesse prevalere il «no», posto che il testo-base, in molte parti, è coerente con lo spirito sotteso alla riforma costituzionale e non sarebbe possibile – attraverso la via regolamentare – riproporre sostanzialmente una riforma bocciata dall'elettorato.
  Si dichiara quindi favorevole ad attendere l'esito del referendum.

  Pino PISICCHIO, relatore, ritiene che le obiezioni politiche sollevate sul processo di riforma regolamentare non siano facilmente superabili e che indubbiamente l'esito delle riforme costituzionali definirà un quadro costituzionale di riferimento che non potrà non ripercuotersi sulle riforme regolamentari. Condivide altresì la necessità, sottolineata dal collega Giorgetti, che le riforme regolamentari non siano approvate con maggioranze strette, pur non dovendosi riconoscere a nessuno la possibilità di opporre pregiudiziali diritti di veto.
  Ciò posto, si chiede se non si possa avviare un percorso di ricognizione delle parti del testo-base che non siano oggetto di controversia politica e che potrebbero pertanto essere approvate con ampia condivisione, come ad esempio l'abolizione delle ventiquattr'ore nella questione di fiducia, essendo finalizzate ad una più efficace funzionalità dei lavori della Camera.

  Laura BOLDRINI, Presidente, sottolinea il poderoso lavoro istruttorio svolto dalla Pag. 10Giunta all'inizio della legislatura e confluito nel testo-base da essa adottato: si tratta di un lavoro che non potrà che essere comunque utile come base di lavoro, qualunque sia l'esito del referendum costituzionale.
  Nel contesto attuale ritiene necessario, con senso pragmatico, attendere l'esito referendario prima di riprendere il percorso di riforma regolamentare e ciò al fine di disporre di un quadro costituzionale di riferimento definito, nella cui cornice intervenire.

  La seduta termina alle 15.

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