CAMERA DEI DEPUTATI
Venerdì 9 settembre 2011
529.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
Pag. 17

SEDE REFERENTE

Venerdì 9 settembre 2011. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI, indi del vicepresidente Giuseppe Francesco Maria MARINELLO. - Intervengono i sottosegretari di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti e il Bruno Cesario.

La seduta comincia alle 10.10.

DL 138/2011: Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari.
C. 4612 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, da ultimo rinviato nella seduta dell'8 settembre 2011.

Cesare MARINI (PD) osserva, innanzitutto, come il provvedimento in esame si presenti in maniera discutibile, in quanto si sono succedute nel tempo molte diverse versioni. In relazione al quadro internazionale ed europeo, rileva che i continui richiami all'Italia da parte della Banca centrale europea e del premier tedesco Angela Merkel dimostrano come il Paese sia retrocesso nella considerazione generale. Osserva, quindi, che, anche se nessuno può negare l'evidente stato di necessità che rende le scelte obbligate, tuttavia senza crescita e sviluppo non si è in grado di pagare gli oneri del debito futuro. Rileva, al riguardo, che nella manovra in esame non vi è alcuna disposizione che riguarda la crescita dell'economia, l'articolo 8 del provvedimento, costituisce un'ipotesi solo teorica, considerata la complessità dell'attuazione, lo stesso Piano Sud si è ridotto ad una bolla di sapone, in quanto le delibere del CIPE riguardano opere già appaltate. Osserva come anche lo spirito di solidarietà generale si stia frantumando ed al riguardo esprime perplessità sulla lacerazione sociale conseguente al dibattito sul ricordato articolo 8 che, fra l'altro, come sostenuto dallo stesso ministro Sacconi, è solo un articolo di facciata, rimessa com'è la sua attuazione

Pag. 18

alle decisioni dello stesso sindacato. Chiede, inoltre, quale sia stata la sorte del progetto relativo alla costruzione del ponte sullo stretto di Messina, per il finanziamento del quale erano stati nel 2008 distratti anche fondi destinati alla costruzione e manutenzione di strade in Calabria e Sicilia. Al riguardo, osserva come non sia possibile che la politica economica del Paese sia continuamente affidata a meri annunci. In ordine poi alla riduzione dei costi della politica, ritiene che non si debba incidere sulle modalità concrete di rappresentazione democratica, quanto piuttosto sulle spese e sui contributi a pioggia, che vengono erogati ad esempio dalle regioni. Ritiene, al riguardo, che non si possa intaccare la possibilità effettiva di partecipazione democratica dei cittadini alla politica del Paese, per conseguire solo pochi risparmi, ricordando ad esempio come nei piccoli comuni si sia introdotta la figura del sindaco unico, che ricorda quella del podestà. Propone, quindi, di abolire l'indennità di carica, piuttosto che ridurre il numero dei consiglieri negli enti locali, al fine di non intaccare il principio di partecipazione democratica. Ricorda, poi, come, a seguito della manovra finanziaria del 2008, sia stato fatto divieto ai piccoli comuni di procedere a concorsi esterni e, pertanto, tali enti hanno proceduto ad effettuare dei concorsi riservati ai dipendenti; successivamente, il Ministro Brunetta ha vietato anche tali procedure, in un succedersi di norme che si contraddicono e che immobilizzano la vita dei comuni. Al riguardo, auspica che sia data una più ampia libertà ordinamentale ai comuni, in modo che questi possano spendere in autonomia le risorse loro assegnate. Comprende, in conclusione, le ragioni che non consentono la modifica del decreto-legge in esame, ma auspica l'adozione di un altro provvedimento che risolva le problematiche da lui ricordate.

Simonetta RUBINATO (PD) osserva innanzitutto come, pur nella drammaticità della situazione attuale, non vadano dimenticate le responsabilità di chi ha governato l'Italia negli ultimi anni. Ricorda, al riguardo, il lavoro straordinario svolto dal ministro Padoa-Schioppa, che trovò una situazione dei conti pubblici drammatica e, alla fine del suo mandato, riconsegnò al Paese un avanzo primario di rilevante entità. Ricorda che sempre quel Governo adottò, nel contempo, numerose misure per favorire la crescita, quali il cuneo fiscale per il lavoro e l'avvio degli incentivi sulle energie rinnovabili. Al riguardo, osserva come il lavoro del ministro Padoa-Schioppa fosse improntato ai tre principi del risanamento, della crescita e dell'equità, mentre la manovra finanziaria in esame è contrassegnata solo dal rigore dei tagli alle risorse finanziarie. Più in generale, osserva come occorra dare al Paese una prospettiva di miglioramento, al fine di fare accettare i pur necessari tagli nella situazione attuale. Al riguardo, ricorda che una buona politica e l'etica pubblica devono rispondere a due domande che faceva sempre il cancelliere tedesco Kohl: «Dove siamo e dove andiamo?». Occorre, cioè, una visione prospettica della politica del Paese, a fronte della quale i sacrifici richiesti ai cittadini possano essere considerati sopportabili. Osserva, quindi, come in realtà il Paese sia sotto commissariamento, e tale debolezza deriva anche dalla classe politica e, segnatamente, dalla maggioranza attualmente al Governo. In particolare, con riguardo alla riforma delle pensioni, ritiene opportuno fornire ai cittadini una prospettiva di lungo periodo, in presenza della quale i sacrifici richiesti potrebbero essere sopportati con maggior disponibilità. Ricorda come la Corte dei conti nella sua analisi sia stata chiara nel ritenere necessario il pareggio del bilancio e, a tal fine, si dovrà utilizzare per molto tempo l'avanzo primario per pagare gli interessi sul debito e finanziare la riduzione dell'ammontare del debito esistente. Rileva, tuttavia, che se l'avanzo primario dovrà essere utilizzato per tali fini non si sarà in grado di sostenere la crescita economica, ricordando come la stessa Corte dei conti ritenga che dovrà essere ridefinito complessivamente l'intervento pubblico in economia. In particolare, occorrerebbe configurare

Pag. 19

un bilancio pubblico trasparente, nell'ambito del quale si possano individuare con facilità le spese che gravano sulle future generazioni, spese necessarie per gli investimenti infrastrutturali, ritenuti indispensabili per la crescita economica del Paese. Osserva come si sta ancora pagando il deficit della politica e, a tale riguardo, ricorda come il Ministro Padoa-Schioppa dicesse che solo la buona politica potrà in definitiva scacciare la cattiva politica, riportando, ad esempio, la stessa discussione politica nelle deputate sedi istituzionali, e non solo in conciliaboli ristretti.
Evidenzia, quindi, alcune misure sbagliate contenute nella manovra, ad esempio in materia di enti locali. Auspica, al riguardo, una sede costituente che possa individuare quali siano i compiti da riservare allo Stato, lasciando i restanti ai privati e, consenta, conseguentemente, di riorganizzare la macchina statale sulla base delle nuove funzioni. Ritiene, infatti, che solo con una riforma di sistema abbia senso parlare della soppressione delle province, dovendosi riflettere anche sull'articolazione della rappresentanza politica sul territorio nonché sulla possibilità di mantenere in vita le regioni di più piccola dimensione.
Con riguardo alla previsione del comma 3 dell'articolo 13 del decreto-legge in esame, in materia di incompatibilità della carica di parlamentare e di membro di Governo con cariche pubbliche elettive monocratiche in enti pubblici territoriali, raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 13.1. Con riguardo, poi, alle misure in materia di liberalizzazioni delle attività economiche previste dal provvedimento in esame, rilevando come la libera concorrenza sia un bene di rilievo costituzionale, osserva che in tal modo il referendum appena approvato in materia verrebbe svuotato di contenuto, rinnegando il risultato della consultazione popolare. Ricorda, al riguardo, come vi siano aziende pubbliche che presentano risultati economici straordinari, anche migliori di quelle private, e che così facendo si rischia di costringere gli enti locali a svendere tale importante patrimonio. In relazione, infine, alle norme recate dall'articolo 6, commi 2, 3 e 3-bis, del provvedimento in esame, in materia di operatività del sistema di controllo della tracciabilità di rifiuti speciali, stigmatizza il fatto che gli enti locali e gli operatori privati abbiano già versato numerosi contributi finanziari obbligatori per l'adesione al sistema, senza che lo stesso abbia mai iniziato ad operare. Raccomanda, pertanto, l'approvazione del proprio emendamento 6.3, che prevede fra l'altro, proprio in considerazione della mancata operatività del sistema SISTRI, che il contributo finanziario già versato per gli anni 2010 e 2011 sia imputato alle annualità successive a decorrere dalla data di effettiva operatività.

Pier Paolo BARETTA (PD) sottolinea preliminarmente che non si soffermerà sulle questioni di merito contenute nel provvedimento, preferendo procedere ad una riflessione di carattere generale. Ricordato che le ultime manovre economiche hanno evidenziato i problemi interni della maggioranza, ritiene che si sia giunti alla conclusione di un ciclo economico dei Paesi occidentali, senza che questo tema sia posto all'ordine del giorno dell'agenda politica, con il devastante risultato di affrontare ormai da vari anni emergenze nuove e diverse con regole desuete.
In primo luogo, giudica di fondamentale importanza stabilire quale sia attualmente la relazione tra politica e mercati. Il Presidente del Consiglio ha recentemente dichiarato che i mercati si muovono indipendentemente dalle variabili politiche, tuttavia ritiene importante stabilire se vi sia ancora una relazione tra le due realtà perché alla politica spetta di individuare delle regole del gioco. Entro pochi mesi, infatti, si procederà alla modifica dell'articolo 81 della Costituzione per sancire la costituzionalità del principio del pareggio di bilancio, mentre si dovranno rendere più trasparenti le istanze della BCE che è una istituzione importante, ma al servizio della politica europea.
La seconda questione che intende sottoporre all'attenzione dei colleghi riguarda

Pag. 20

l'Europa. È del tutto evidente che le risposte dei singoli Paesi sono inadeguate, ma è altrettanto chiaro che manca una politica coerente a livello sovranazionale. In terzo luogo, ritiene che il Governo abbia commesso sostanzialmente quattro errori. Il primo è un errore di analisi: l'ammissione della gravità della crisi è recente. Poco più di un mese fa, il 3 agosto 2011, Berlusconi intervenendo in Parlamento ha dichiarato che non vi erano problemi insormontabili e che l'Italia avrebbe superato le difficoltà della crisi. Il secondo errore è che non sono state adottate strategie di riforma efficaci per quanto riguarda le pensioni e l'efficienza della pubblica amministrazione; nell'ambito del patto di stabilità non sono stati individuati meccanismi che favorissero il Paese; il mercato del lavoro non è interessato da una riforma da almeno dieci anni. Aggiunge che la politica dei tagli lineari ha gravemente nuociuto alla crescita del Paese e, infine, non è stato avviato alcun dialogo a livello politico-parlamentare e con le parti sociali. Ritiene che nessuna maggioranza possa governare un Paese democratico senza un patto sociale e senza un patto politico. Rilevato quindi come, alla conclusione di un ciclo sia economico sia politico, il Governo non abbia adottato alcuna discontinuità, osserva che sarebbe stato possibile presentare una manovra alternativa: la previsione di una patrimoniale avrebbe trovato grande consenso sociale, poiché è cambiata la percezione dei cittadini nei confronti dell'imposizione fiscale. In questa situazione, non basterebbe la promessa dell'abolizione dell'ICI per vincere le elezioni e osserva come sia trasversale in tutte le classi sociali un atteggiamento ostile nei confronti della politica. Ritiene altresì che il contributo di solidarietà dovrebbe essere esteso anche ai lavori del settore privato per un principio di equità. Preannuncia, quindi, che il proprio gruppo presenterà un numero limitato di emendamenti che recheranno le proposte ora evidenziate, che dimostrano che sarebbe stato possibile approvare una manovra maggiormente condivisa. Paventa, infine, che entro breve tempo il Parlamento ed il Governo si troveranno ad affrontare nuovamente altri importanti provvedimenti di natura economica.

Rolando NANNICINI (PD) richiama preliminarmente il clima vissuto dal nostro Paese negli ultimi mesi, sottolineando come in questo periodo i problemi siano emersi in modo fin troppo evidente. In questo contesto, nel richiamare le incertezze e le indecisioni che hanno caratterizzato l'azione del Governo e della maggioranza, che hanno gravemente indebolito la credibilità della manovra, ritiene che - unitamente al tema dell'indebitamento - non potranno non essere affrontati e le questioni attinenti alla crescita. In proposito, ritiene che debba in primo luogo avviare una riflessione sull'attuale disegno del sistema assistenziale e sociale, pensato in una fase di crescita economica, che rischia di dimostrarsi inadeguato a fronte dei vincoli derivanti dall'attuale congiuntura economica e finanziaria. Sul versante della crescita, ritiene del tutto inadeguata la scelta di affidare gli interventi in materia alle disposizioni degli articoli 4 e 8 del decreto in esame, sottolineando come si rendano necessarie misure assai più incisive, che consentano al nostro Paese di fronteggiare gli effetti economici e sociali dell'invecchiamento della popolazione. Nel ribadire che la manovra non dà alcun segnale nel senso dello sviluppo, evidenzia come, anche sul piano della finanza pubblica, non si possa fare a meno della crescita, perché altrimenti il Paese - come più in generale l'Europa e il mondo occidentale - rischia di essere condannato ad un inevitabile declino.
Stigmatizza, quindi, l'assenza di interventi volti a favorire lo sviluppo economico, ricordando come l'obiettivo di riduzione del 14 per cento della spesa delle autonomie locali, contenuto nel Patto di stabilità interno, comporti una diminuzione di 5,4 miliardi delle risorse disponibili per l'anno 2012 e sottolineando l'urgenza di predisporre un elenco degli investimenti effettuati da tutti i livelli di governo, definito in termini di cassa. La

Pag. 21

suddetta riduzione di risorse comporterà un'ulteriore riduzione del PIL e il blocco di numerosi cantieri. A suo avviso, sarebbe stato necessario, invece, concordare con le autonomie locali un realistico piano di investimenti, garantendo agli enti locali la disponibilità delle risorse necessarie ad attuarlo. In proposito, osserva, altresì, che le risorse da destinare a questo fine potrebbero derivare da una revisione dei parametri di ripartizione relativi alle entrate finanziarie derivanti dai giochi, di cui all'articolo 2, comma 3. Evidenzia, altresì, come l'obiettivo del pareggio di bilancio entro l'anno 2013, in mancanza di una ripresa della crescita economica, sia poco realistico e dunque, in definitiva, inidoneo a rassicurare le istituzioni europee e i mercati. Illustra, infine, le proposte di modifica presentate dal suo gruppo, volte a individuare entrate fiscali alternative all'aumento dell'IVA, in particolare prevedendo una forma di assicurazione obbligatoria sugli immobili. In proposito, sottolinea, infine, che l'aumento dell'IVA avrebbe potuto essere valutato positivamente solo qualora fosse stato collegato ad altri interventi di riforma del fisco, volti a ridurre la pressione fiscale sui lavoratori e sulle imprese.

Giulio CALVISI (PD) si sofferma, in particolare, sulle disposizioni di cui all'articolo 5-bis, il quale introduce, al comma 1, la possibilità di deroga ai vincoli del Patto di stabilità interno per le regioni inserite nell'obiettivo convergenza, limitatamente a quelle a statuto ordinario. Resterebbero, pertanto, escluse dalla deroga sia le regioni a statuto speciale, tra cui la Sicilia e la Sardegna, sia quelle che non rientrano più nell'obiettivo convergenza, tra le quali la Basilicata e, ancora una volta, la Sardegna. Tale decisione dimostra, a suo avviso, la volontà del Governo di contrapporre tra loro le diverse aree del meridione. Infatti, sebbene la configurazione del tetto di spesa derivante dal Patto di stabilità interno si atteggi in modo peculiare per le regioni a statuto speciale, è pur vero che, in mancanza di accordo tra queste e il Governo, la decisione spetta comunque al Ministro dell'economia. Osserva, peraltro, che la previsione citata sembra essere immediatamente smentita dal successivo comma 2, che subordina la deroga alla disponibilità, da parte delle restanti regioni, a rendere più stringenti i vincoli a loro carico, per consentire alle regioni di cui al comma 1 l'allentamento del Patto di stabilità. Si tratta, a suo avviso, di un'ipotesi palesemente irrealistica, che rende poco credibile l'intera norma. Confida, pertanto, nell'accoglimento delle sue proposte emendative volte a correggere questa disposizione e chiede al rappresentante del Governo se vi sia la disponibilità ad accogliere ordini del giorno, volti a chiarire gli aspetti più controversi. Stigmatizza, infine, la contrarietà del Governo all'ipotesi di inserire le regioni Basilicata, Sardegna, Molise e Abruzzo in una nuova categoria di regioni «in transizione», ciò che consentirebbe a tali regioni di attingere alle rilevanti risorse messe a disposizione dall'Unione europea, nell'ambito della programmazione relativa ai Fondi strutturali 2014-2020.

Lino DUILIO (PD) desidera, innanzitutto, evidenziare il ruolo positivo svolto dal Presidente della Repubblica, nel richiamare il Governo e la maggioranza a rivedere e rafforzare l'impianto della manovra finanziaria, che, altrimenti, sarebbe risultata del tutto insufficiente a fronteggiare i rischi cui il Paese è esposto sui mercati finanziari. Tuttavia, la gravità della situazione richiede di andare oltre i contenuti della manovra in esame, per elaborare interventi strutturali e ampiamente condivisi. Com'è stato rilevato da più parti, bisogna evitare di ripercorrere le tappe che hanno caratterizzato l'involuzione della crisi finanziaria in Grecia, anche alla luce della diffusa consapevolezza circa la probabile insufficienza, anche nel breve periodo, delle misure in discussione. Sottolinea, inoltre, che l'attuale situazione dell'Italia non rappresenta l'esito inevitabile della più generale crisi finanziaria internazionale. Stigmatizza, quindi, la scarsissima partecipazione dei

Pag. 22

colleghi, specie di maggioranza, ai lavori odierni della Commissione, che, in un momento tanto drammatico per l'economia e la finanza pubblica del Paese, denota una drastica caduta della tensione morale della classe politica. Evidenzia, altresì, come l'andamento dello spread dei titoli pubblici italiani rispetto a quelli tedeschi rispecchi pienamente i limiti del Governo in termini di credibilità interna e internazionale. Esprime forti critiche sulle motivazioni che hanno indotto il Governo a ritirare la proposta di introdurre un contributo di solidarietà pari al 5 e al 10 per cento a carico dei contribuenti con redditi superiori, rispettivamente, ai 90 e ai 150 mila euro, perché non sarebbe stato equo chiedere un contributo aggiuntivo a quanti già sopportano una pressione fiscale elevata. Lo stesso argomento, tuttavia, avrebbe dovuto indurre a scartare misure quali il ritardato pagamento del trattamento di fine rapporto e lo stesso innalzamento dell'IVA. Quest'ultimo intervento, in particolare, è stato piegato a esigenze di cassa immediate, laddove avrebbe dovuto essere utilizzato, nel quadro di una più ampia revisione del sistema fiscale, per ridurre la pressione a carico dei lavoratori e delle imprese. Osserva, inoltre, che il Governo, alla fine, ha comunque dovuto innalzare la pressione fiscale sui contribuenti con i redditi più elevati, contraddicendo quanto più volte dichiarato dallo stesso Presidente del Consiglio, ma ha ristretto fortemente la platea dei destinatari, compensando le minori entrate con le risorse rivenienti dal contrasto all'evasione fiscale, dopo che, per un breve lasso di tempo, erano state ventilate misure ancora più assurde sul riscatto dei periodi di laurea e di servizio militare. Tuttavia, le risorse derivanti dal contrasto dell'evasione fiscale sono, per loro natura, incerte e la loro iscrizione nel bilancio dello Stato viene, pertanto, giudicata poco credibile dai mercati finanziari. Per la prima volta, infatti, un Governo iscrive nel bilancio dello Stato le speranze o, peggio, le illusioni sulle entrate future. Rivolge, infine, un appello al Governo e a tutti i colleghi, affinché si lavori intensamente e in modo condiviso, per mettere a punto interventi incisivi sul fronte sia del rilancio della crescita sia del contenimento della spesa. Ricorda inoltre come la Commissione per la spending review, che adesso rivive, fosse stata bloccata per finanziare la preparazione del federalismo fiscale, quando già aveva iniziato un lavoro utilissimo per evitare la «volgarità» dei tagli lineari. Ciò per significare che anche il Parlamento ha una sua parte di responsabilità nell'approvazione di tali norme. Stigmatizza, quindi, il fatto che la norma in materia di pensioni di anzianità per le donne sia stata adottata per decreto-legge, senza alcuna discussione, considerato che neanche in Parlamento si è approfondito il merito della vicenda. Tra l'altro, in materia pensionistica, vi è una evidente contraddizione con le norme adottate dal ministro Brunetta, le quali prevedono che, decorsi quarant'anni di anzianità, i contributi non sono più utili e si può dar seguito a licenziamenti. Con riguardo all'abolizione delle province, ricorda che, ancora di recente, per ragioni clientelari siano state istituite province piccolissime. Auspica, quindi, l'utilizzazione dell'immenso patrimonio pubblico per ridurre il debito pubblico, che allo stato rappresenta una cifra di spesa rigida. Considera, in generale, che dovrebbero essere invece adottate misure di equità, basate sul principio secondo cui chi ha di più deve dare di più. Giudica, quindi, inopportuno utilizzare la manovra per inserire l'articolo 8 in quanto tale previsione avvelena il clima sociale, quando invece vi è un forte bisogno di coesione sociale. Auspica, in particolare, una grande coesione nazionale sulla questione della crescita dell'economia, ricordando come egli stesso chieda da tempo che si riporti al centro della discussione parlamentare tale tema, procedendo all'audizione dei migliori cervelli del Paese. Al riguardo, osserva che si è persa la centralità del Parlamento anche a seguito della legge elettorale, poiché non è possibile seguire solamente il sistema mediatico. Ricorda, quindi, le proposte del presidente dell'ISTAT sulla necessità di contrasto all'evasione per aree e comunque

Pag. 23

con forme più sofisticate ed efficienti. Al fine di favorire la crescita del Paese, ritiene che si dovrebbe procedere ad una forte innovazione anche nella domanda pubblica, ad esempio richiedendo negli appalti pubblici, quale requisito aggiuntivo di gara, elementi di innovazione tecnologica, e si dovrebbe anche favorire il trasferimento dei risultati della ricerca scientifica e tecnologica al sistema delle imprese. Ricorda, peraltro, come sia stato sbagliato sopprimere l'ICI sulle prime abitazioni, quale fonte sicura di entrata, mentre anche l'attuale manovra fa affidamento su entrate incerte derivanti dalla lotta all'evasione fiscale. Auspica, infine, che la Commissione bilancio possa riappropriarsi del suo potere di discussione, nel merito, dei provvedimenti all'esame, nel contesto di una rinnovata centralità dell'istituzione parlamentare.

Remigio CERONI (PdL), relatore, sottolinea come nell'esaminare il provvedimento in oggetto occorra molta obiettività ed un grande senso di responsabilità. Per quanto comprenda quale sia il ruolo dell'opposizione, esprime tuttavia meraviglia per taluni interventi di colleghi dell'opposizione, che appaiono strumentali e contraddittori, oltre che caratterizzati da qualunquismo e superficialità. Ritiene infatti che la manovra in esame sia accettabile e necessaria per affrontare un grave momento di crisi. Le indicazioni ed i suggerimenti provenienti dal dibattito in questa Commissione potranno eventualmente essere invece oggetto di successivi approfondimenti da parte del Governo.

Il Sottosegretario Alberto GIORGETTI, dopo avere ringraziato il relatore e gli altri membri della Commissione il dibattito di estremo interesse che si sta svolgendo, deposita una nota tecnica predisposta dagli uffici del Ministero dell'economia e delle finanze.
Sottolinea quindi come anche il Presidente della Repubblica abbia ricordato come il nodo centrale della crisi sia rappresentato dall'entità del debito pubblico: problema che affonda le proprie radici in una gestione non razionale delle risorse pubbliche protratta per molti anni e che i governi, sia di centrodestra che di centrosinistra, non hanno saputo affrontare. Rileva quindi come, su questa base, si siano innestati in un breve arco temporale ulteriori questioni non prevedibili o che, comunque, non avevano ancora raggiunto una soglia critica, come quello dello lo spread tra Bund tedeschi e Btp italiani. Si tratta quindi di temi che non erano mai entrati in modo così rilevante nel dibattito politico.
Evidenzia come, di fronte a questa situazione, il Governo abbia il grande merito di avere apprestato in pochi giorni delle risposte positive ed apprezzabili che, peraltro, in quanto frutto di sintesi, presentano punti di forza e di debolezza. Il provvedimento, tuttavia, deve essere approvato subito, al fine di innescare in tempi rapidi una positiva reazione dei mercati.
Rileva come alcuni degli interventi contenuti nella manovra siano meno in sintonia, rispetto ad altri, rispetto alle scelte compiute dal Governo in questi anni. Sono tuttavia perfettamente in linea con le scelte compiute da altri Paesi europei e sono dirette ad affrontare congiuntamente la crisi. Si è cercato fino all'ultimo momento di evitare interventi che aumentassero la pressione fiscale, ma la gravità e peculiarità della crisi non hanno consentito di proseguire in questa direzione. In tale contesto, ricorda come gli interventi sino ad ora realizzati dal Governo Italiano in tema di contenimento del debito pubblico e, contestualmente, di tenuta del tessuto economico-sociale, siano stati molto apprezzate in Europa. Osserva come i fondamenti dell'economia italiana siano validi e ritiene che gli istituti bancari possano, grazie alla loro solidità, guardare con sufficiente serenità al futuro. Ricorda quindi come il Presidente della Repubblica abbia ribadito la centralità della questione dello sviluppo, sottolineando quindi come gli interventi previsti in questi mesi, pari al oltre 40 miliardi di euro, abbiano prodotto un effetto positivo sul mercato del lavoro e sulla crescita, impedendo almeno la crisi

Pag. 24

dell'economia reale, che non è in fase di recessione. Ricorda che, nel corso dell'esame presso il Senato, sono stati apportati taluni correttivi sui quali il giudizio può essere differente. Evidenzia come la normativa sulla spending review sia stata il frutto di un punto di incontro tra maggioranza ed opposizione e rappresenti un passo importante, anche se occorrerà verificare come effettivamente tali norme saranno attuate nel nostro ordinamento, rispetto alle esperienze maturate nei Paesi che da anni svolgono tale attività. Più problematica appare la disposizione di cui all'articolo 5-bis, dalla quale sarebbero effettivamente escluse, come sottolineato dall'onorevole Calvisi, la Sicilia e la Sardegna, in quanto regioni a statuto speciale, con evidenti disparità rispetto ad altre regioni rientranti nell'obiettivo convergenza. Sottolinea come tale norma, che avesse registrato un ampio consenso tra le forze politiche al Senato, non aveva incontrato l'ostilità del Governo, in quanto neutra dal punto di vista finanziario. Rileva tuttavia come la sua concreta attuazione presenterà non poche difficoltà, dovendosi richiedere il concorso politico delle altre regioni e dello Stato. Esprime quindi l'auspicio che nel prossimo futuro il Governo non sia più messo in condizione di dovere chiedere ulteriori sacrifici ai cittadini e ritiene che talune delle proposte presentate dalle forze di opposizione in occasione della discussione del decreto in esame potranno essere approfondite ed eventualmente recepite in successivi provvedimenti. Richiama in proposito la proposta dell'onorevole Nannicini sulle entrate derivanti dai giochi e la disciplina del patto di stabilità, sottolineando come l'idea sia interessante, ma necessiti di un approfondimento tecnico sulla compatibilità finanziaria e sul livello complessivo di carico fiscale sul settore. Evidenzia quindi come le stime effettuate dal Governo in ordine all'incremento delle entrate IVA siano basate sull'applicazione di proiezioni economiche assolutamente valide e come la stessa stima delle maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione, che peraltro si basa sul precedente introdotto dal Governo Prodi, sia stata effettuata in maniera assolutamente prudenziale e risponda all'esigenza di dare un segnale di equità nella composizione della manovra. Ricorda infine che il Governo ha partecipato all'attività di coordinamento effettuata in sede europea e non è mai venuto meno agli obblighi assunti in tale sede, ma evidenzia come l'attuale situazione di turbolenza dei mercati sia assolutamente un fatto nuovo e le sue implicazioni sulla tenuta delle istituzioni europee dovrà essere oggetto di attenta riflessione con gli altri Paesi membri dell'Unione europea nel prossimo futuro.

La seduta, sospesa alle 13.15, riprende alle 16.10.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, fa presente che è pervenuta la relazione tecnica del Governo sul provvedimento in esame. Avverte, inoltre, che sono state presentate 366 proposte emendative, delle quali è in corso il vaglio di ammissibilità. Essendo, quindi, previste votazioni, invita i gruppi a segnalare alla presidenza eventuali sostituzioni. Avverte, altresì, che è stato depositato agli atti della Commissione un documento elaborato dalla Ragioneria generale dello Stato, nel quale si esaminano le osservazioni formulate dagli uffici della Camera dei deputati sul provvedimento in esame. Invita, infine, i gruppi a valutare l'opportunità di segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione, non appena ne sarà dichiarata l'ammissibilità.

Marco BELTRANDI (PD), nelle more della dichiarazione di ammissibilità sugli emendamenti presentati, si sofferma sul complesso delle proposte emendative dei radicali presenti nel gruppo del Partito democratico, alcune delle quali riprendono battaglie storiche del movimento radicale, mentre altre sollevano temi relativamente nuovi. Si riferisce, in particolare, agli emendamenti volti a sopprimere totalmente il finanziamento pubblico dei partiti, la cui disciplina attuale si pone in contrasto, tra l'altro, con la volontà

Pag. 25

espressa dagli elettori nel referendum del 1993, e a quelli volti a innalzare, con vari tempi e modalità, l'età pensionabile, al fine di liberare risorse per la riforma del welfare e, in particolare, per estendere le tutele a quanti ne sono privi. Ricorda, altresì, le proposte emendative volte ad avviare o accelerare alcuni processi di privatizzazione, evitando, tuttavia, il rischio di svendere asset pubblici. Richiama, inoltre, gli emendamenti volti a separare, nella gestione dei servizi, la proprietà delle reti dalla erogazione del servizio, nonché quelli finalizzati a stabilire che l'esenzione dal pagamento dell'ICI valga solo per gli edifici destinati esclusivamente alle attività di culto. Ricorda, infine, che ulteriori proposte emendative riguardano la revisione delle agevolazioni per l'accisa sui carburanti, nonché l'utilizzo di immobili nella disponibilità del Ministero della difesa.

Gioacchino ALFANO (PdL) chiede alla presidenza di fornire chiarimenti in ordine al regime delle sostituzioni per i deputati del gruppo misto.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, dopo aver ricordato quanto disposto dall'articolo 19, comma 4, del Regolamento, avverte che il presidente del gruppo misto, onorevole Brugger, ha già provveduto alla sostituzione dei deputati assenti per la seduta pomeridiana odierna. Dà conto, quindi, delle ulteriori sostituzioni comunicate dai gruppi.
Nessun altro chiedendo di intervenire, sospende brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 16.45, riprende alle 17.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, comunica che sono state presentate 362 proposte emendative riferite al del decreto-legge n. 138 del 2011 (vedi allegato 1) e 4 proposte emendative riferite al disegno di legge di conversione (vedi allegato 2). Fa presente che la Presidenza ha valutato l'ammissibilità per materia delle proposte emendative presentate. Ricorda, infatti, che, ai sensi del comma 7 dell'articolo 96-bis del Regolamento, non possono ritenersi ammissibili le proposte emendative che non siano strettamente attinenti alla materia dei decreti-legge all'esame della Camera. Rileva che tale criterio risulta più restrittivo di quello dettato, con riferimento agli ordinari progetti di legge, dall'articolo 89 del medesimo Regolamento, il quale attribuisce al Presidente la facoltà di dichiarare inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi che siano relativi ad argomenti affatto estranei all'oggetto della discussione. Ricorda, inoltre, che la lettera circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997 sull'istruttoria legislativa precisa che, ai fini del vaglio di ammissibilità delle proposte emendative, la materia deve essere valutata con riferimento ai singoli oggetti e alla specifica problematica affrontata dall'intervento normativo. Ritiene, tuttavia, che, nella fattispecie, vada tenuto debitamente conto del peculiare contenuto del decreto-legge in esame che reca, come è noto, una manovra finanziaria integrativa di precedenti analoghi provvedimenti, intervenendo in una pluralità di ambiti, al fine di realizzare consistenti aumenti di entrata e riduzioni di spesa, nonché di avviare talune riforme strutturali e, in particolare, la liberalizzazione di determinate attività economiche. Osserva quindi che, nel valutare l'ammissibilità degli emendamenti, ha considerato opportuno consentire, comunque, ai singoli parlamentari di presentare proposte alternative agli interventi previsti dal Governo nel decreto-legge, purché tali proposte risultassero riconducibili alle medesime finalità e materie oggetto del provvedimento e non si traducessero in misure di carattere microsettoriale o localistico, di natura prevalentemente ordinamentale e organizzatoria o, in ogni caso, non riconducibili alla struttura ed alla logica del decreto-legge in esame. Avverte che, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative sono da ritenersi inammissibili:
Di Biagio 1.9, volto a modificare l'articolo 36, comma 5, del decreto-legge n. 98 del 2011 al fine di consentire che il

Pag. 26

riassorbimento del personale dell'ANAS nella costituenda Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali riguardi non solo i titolari di contratto di lavoro a tempo indeterminato ma anche i soggetti con contratto di lavoro a tempo determinato;
Di Biagio 1.7, volto a prorogare anche al 2012 il diritto a usufruire delle detrazioni per carichi di famiglia ai lavoratori italiani operanti all'estero ma assoggettabili a IRPEF in Italia;
Lenzi 1.76, ad esclusione della parte consequenziale, volto a destinare al finanziamento del Fondo per le politiche sociali e familiari finalizzate alla non autosufficienza le economie di spesa di cui al comma 3 del decreto-legge n. 98 del 2011;
Di Biagio 1.5, volto a sospendere i recuperi forzosi degli alloggi del Ministero della difesa occupati senza titolo;
Piffari 1.65, volto a consentire l'assunzione di personale delle Agenzie fiscali del Ministero dell'economia;
Maurizio Turco 1.14, volto ad escludere ogni compenso a carico dello Stato per i cappellani che prestano assistenza spirituale al personale della Polizia di stato di religione cattolica, in quanto tale materia è oggetto di intesa tra lo Stato italiano e la Conferenza episcopale italiana e quindi non modificabile unilateralmente da parte dello Stato;
Maurizio Turco 1.24, volto a prevedere il silenzio assenso sui procedimenti volti al riconoscimento di infermità o lesione dipendenti da causa di servizio e a considerare perentori i termini fissati dalle amministrazioni per tali procedimenti;
Maurizio Turco 1.25, volto a consentire al personale militare risultante in esubero il transito nelle qualifiche funzionali del personale civile delle amministrazioni statali;
D'Amico 1.40, recante una disposizione di delega al Governo;
Bitonci 1.68, volto a consentire la deducibilità fiscale delle spese sostenute dal contribuente per gli addetti alla propria assistenza personale;
Maurizio Turco 1.03, volto ad abrogare il Fondo per gli edifici di culto, in quanto incide su materia oggetto di specifiche intese tra lo Stato italiano e la Santa Sede;
Maurizio Turco 1.07, volto a vietare la destinazione della quota statale dell'otto per mille a soggetti che già percepiscono quote proprie del gettito derivanti da tale disciplina;
Beltrandi 1.08, volto a prevedere il recepimento della direttiva 2011/7/UE inerente il fenomeno del ritardo nei pagamenti delle transazioni commerciali;
Monai 1.09, volto a consentire l'utilizzo di fondi FAS per il rinnovo del parco veicoli destinato al trasporto pubblico locale;
Beltrandi 1.012, recante disposizioni in materia di censimento, recupero e assegnazione di immobili di proprietà dei comuni;
Di Stanislao 1.013, volto a innalzare il limite di valore nelle controversie di lavoro fino al quale è possibile svolgere in proprio l'esercizio della difesa;
Borghesi 1.014, volto a sopprimere l'autonomia contabile della Presidenza del Consiglio dei ministri;
Mariani 1-ter.04, che istituisce l'anagrafe unica delle stazioni appaltanti ed un sistema unico di codifica dei contratti pubblici, lavori, servizi e forniture;
Bitonci 2.8, che reca disposizioni di carattere ordinamentale in materia di controllo legale dei conti;
Baretta 2.9, limitatamente al comma 3-quater e alla parte consequenziale che prevede la soppressione dei ticket per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale;

Pag. 27

Nannicini 2.18 e Cambursano 2.27, limitatamente al comma 3-quater che prevede il sostegno alla lotta alla ludopatia;
Commercio 2.6 che prevede l'applicazione del regime doganale di punto franco al Porto di Messina;
Bitonci 2.45, che introduce una deduzione fiscale per le spese sostenute per l'acquisto di beni di prima necessità;
Bitonci 2.48, il quale stabilisce che, per l'attribuzione di una partita IVA, i cittadini stranieri debbano dichiarare di conoscere la lingua italiana e prestare una garanzia fideiussoria bancaria o assicurativa;
Bitonci 2.46, il quale stabilisce che, per l'attribuzione di una partita IVA, i cittadini extracomunitari debbano prestare una garanzia fideiussoria bancaria o assicurativa;
Montagnoli 2.49, che prevede la riduzione del canone per i passi carrai;
Borghesi 2.32 e 2.33, recante una serie di disposizioni volte a ridurre i costi della politica, inammissibile limitatamente all'articolo 12-ter, comma 6, relativo alle modalità di calcolo della presenza dei parlamentari in Assemblea e nelle Commissioni, intervenendo su materia disciplinata dall'articolo 48 del Regolamento della Camera e limitatamente all'articolo 12-vicies bis, comma 2, che reca una delega legislativa in materia di promozione economica e turistica dell'Italia all'estero;
Beltrandi 2.01, che prevede una sanatoria per i lavoratori stranieri privi di titolo di soggiorno;
Beltrandi 2.02, volto ad escludere che le fondazioni bancarie possano assumere il controllo diretto o indiretto delle società bancarie;
Beltrandi 2.03, che reca disposizioni in materia di partecipazioni nelle banche;
Beltrandi 2.04, che reca disposizioni volte a sopprimere il meccanismo del sostituto d'imposta;
Borghesi 2.010 e 2.017, che recano disposizioni all'assegnazione tramite gara delle frequenze destinate alla radiodiffusione televisiva in ambito nazionale;
Cambursano 2.013, che affida alla CONSOB il compito di verificare se le società di rating posseggano i requisiti richiesti dalla normativa comunitaria e di adottare i necessari provvedimenti;
Cambursano 2.015, che prevede la detraibilità delle spese sostenute per i lavori di manutenzione e di riparazione dell'unità immobiliare adibita a prima casa;
Di Biagio 2.018, che prevede norme volte a consentire l'estinzione dei debiti relativi a ruoli di ammontare non superiore ai 250.000 euro emessi da uffici statali;
Polledri 2.019, che incrementa la misura degli assegni familiari;
Baretta 2.023, limitatamente alla parte consequenziale, che reca, in particolare, disposizioni contenenti incentivi fiscali per l'avvio dell'attività di lavoro autonomo, per le nuove assunzioni;
Baretta 2.024, limitatamente alla parte consequenziale, che reca misure fiscali a sostegno delle lavoratrici con figli;
Beltrandi 3.1, limitatamente al primo periodo del comma 3, che prevede un integrazione dei criteri direttivi per l'esercizio delle deleghe legislative di cui all'articolo 20, comma 3, della legge n. 59 del 1997;
Lulli 3.12 e Barbato 3.29, volti a modificare il codice delle assicurazioni private al fine di vietare le clausole di tacito rinnovo per le assicurazioni sulla responsabilità civile auto e ad introdurre la possibilità per la CONSAP di promuovere gruppi di acquisto collettivi per le assicurazioni sulla responsabilità civile auto; l'emendamento 3.29, ai commi 12-sexies e 12-septies, reca inoltre una delega legislativa;

Pag. 28

Bitonci 3.7, in materia di gestione delle emergenze di pronto soccorso;
Bitonci 3.13, recante la proroga dei termini di pagamento dei tributi per le imprese e le persone fisiche danneggiate dalla guerra in Libia;
Montagnoli 3.19, volto a consentire ai comuni che abbiano iniziato le relative gare di concludere le procedure di aggiudicazione dei contratti di gestione del servizio di distribuzione del gas naturale secondo la disciplina previgente al decreto legislativo n. 93 del 2011;
Commercio 3.03 e D'Antoni 3.016, volti a prevedere che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni fissi le condizioni economiche per l'assegnazione delle frequenze radiotelevisive;
Beltrandi 3.07 e Lulli 3.013, volti a limitare la possibilità per le imprese operanti nel settore della produzione, importazione, distribuzione e vendita del gas di detenere quote di partecipazione nelle società che sono proprietarie o gestiscono le reti di distribuzione;
Beltrandi 3.08, recante disposizioni in materia di tutela della concorrenza all'interno del mercato della raccolta pubblicitaria operante nel sistema delle comunicazioni visive e sonore;
Monai 3.010, recante una delega legislativa in materia di liberalizzazione dei servizi postali;
Caparini 3.011, volto ad elevare, dal 10 al 20 per cento, la quota delle maggiori entrate derivanti dalla vendita delle radiofrequenze da destinare al sostegno delle emittenti locali;
Caparini 3.012, volto a modificare la disciplina della risarcibilità in caso di giudizio che abbia per oggetto frequenze delle emittenti locali;
Gli identici Messina 3.017 e Lulli 3.021, volto a modificare il testo unico delle disposizioni in materia bancaria e creditizia al fine di introdurre la portabilità dei conti correnti, nonché il decreto legislativo n. 206 del 2005 vietando l'imposizione dell'obbligo di apertura di un conto corrente o di sottoscrizione di una polizza assicurativa in caso di accensione di un mutuo e recante disposizioni sulle commissioni di massimo scoperto e anatocismo;
Montagnoli 6.1, in materia di esecuzione delle opere di urbanizzazione primaria;
Di Pietro 6.6, che integra le risorse destinate al sostegno dell'emittenza locale;
Mariani 6-ter.02, che reca disposizioni volte a rivedere la disciplina in materia di grandi eventi e di appalti di opere, servizi e forniture, volte ad assicurare maggiore trasparenza;
Beltrandi 7.2, che sopprime una disposizione di carattere procedurale relativa alla definizione della disciplina del mercato elettrico;
Di Giuseppe 7.27, limitatamente alla parte consequenziale, che prevede un'esenzione dall'accisa per il gasolio utilizzato nelle coltivazioni in serra;
Borghesi 7-bis.024, limitatamente ai commi da 2 a 14, che recano un ampia riforma nel settore dell'autotrasporto non riconducibile alle materie affrontate dal comma 7-bis;
Mariani 7-bis.02, che stanzia una somma di 1,1 miliardi di euro per ciascuno degli anni 2011 e 2012 per interventi di difesa del suolo e per la difesa del rischio sismico di immobili e infrastrutture;
Mariani 7-bis.03, che attribuisce al titolare del permesso di costruire, nell'ambito degli strumenti attuativi e degli interventi attuativi dello strumento urbanistico generale, il compito di eseguire direttamente le opere di urbanizzazione primaria;
Mariani 7-bis.04, che modifica la disciplina delle riserve nella materia dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture;

Pag. 29

Oliverio 7-bis.05, che prevede misure volte a favorire la competitività delle imprese agricole;
Brandolini 7-bis.06, che estende le disposizioni in materia di fiscalità di vantaggio di cui all'articolo 27 del decreto-legge n. 98 del 2011 anche alle attività imprenditoriali nel settore dell'agricoltura;
Servodio 7-bis.07, che reca disposizioni di carattere eterogeneo volte a introdurre semplificazioni e agevolazioni in favore delle imprese operanti nel settore agricolo;
Trappolino 7-bis.08, che introduce disposizioni volte a istituire una Banca delle terre agricole e l'Agenzia delle terre pubbliche, recando altresì disposizioni volte a favorire il trasferimento dei terreni agricoli;
Baretta 7-bis.09, ad eccezione del comma 1, numero 13, e della parte consequenziale; l'articolo aggiuntivo reca novelle a numerose disposizioni, contenute prevalentemente nel decreto-legge n. 98 del 2011 e n. 70 del 2011, in materia di giustizia tributaria, di ricollocamento del personale dell'Amministrazione della difesa, di riscossione dei tributi locali;
Lulli 7-bis.011, che modifica le disposizioni riguardanti la soppressione dell'Istituto per il commercio estero previste dal decreto-legge n. 98 del 2011;
Mariani 7-bis.012, che prevede incentivi per gli interventi diretti alla riqualificazione energetica degli edifici;
Meta 7-bis.013, che reca disposizioni finalizzate ad agevolare la realizzazione di opere nei porti attraverso la costituzione di un apposito fondo;
Lulli 7-bis.014, che reca agevolazioni fiscali per le piccole e medie imprese esportatrici che posseggano determinati requisiti;
Lulli 7-bis.015, che destina 500 milioni di euro per ciascuno degli anni 2012, 2013 e 2014, al fondo per la competitività e lo sviluppo;
D'Antoni 7-bis.016, che prevede un rifinanziamento destinato al potenziamento delle strutture sanitarie nel Mezzogiorno;
D'Antoni 7-bis.017, che stanzia risorse da destinare ad un programma straordinario di opere pubbliche da realizzarsi nelle regioni meridionali;
Levi 7-bis.018, che prevede un incremento degli incentivi a sostegno dell'editoria;
Marchioni 7-bis.019, che prevede una riduzione delle aliquote IVA applicabili al settore turistico
Mariani 7-bis.020, limitatamente al comma 1, recante finanziamenti per finalità diverse e limitatamente al comma 8, che disciplina le competenze della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche;
Vannucci 7-bis.021, concernente i soggetti danneggiati dagli eventi bellici libici;
Gentiloni 7-bis.022, in materia di assegnazione tramite gare delle frequenze per la radiodiffusione televisiva;
Reguzzoni 7-bis.023, recante una misura di sostegno per il rilancio dell'economia locale;
Baretta 7-bis.025, recante disposizioni in materia di falso in bilancio;
Zamparutti 7-bis.026, che prevede un contributo ecologico sui consumi energetici non rinnovabili;
Di Stanislao 11.02, relativo alle graduatorie ad esaurimento del personale docente;
Agostini 11.01, recante l'erogazione di finanziamenti a favore dello sviluppo e dell'occupazione nel settore ittico;
Di Pietro 12.01, recante modifiche alle disposizioni penali in materia di società e consorzi;

Pag. 30

Beltrandi 13.01, recante disposizioni in materia di riordino del sistema nazionale del sistema contro gli infortuni sul lavoro;
Baretta 15.01, recante la disciplina ordinamentale della città metropolitana;
Borghesi 17.01, che prevede una delega legislativa in materia di promozione e immagine turistica;
Morassut 18.01 che reca misure per gli occupanti delle unità immobiliari ad uso residenziale di proprietà degli enti previdenziali pubblici e ai conduttori in base ad assegnazione irregolare
Morassut 18.02 e 18.03 recanti disposizioni in materia di conclusione delle procedure di alienazione di alloggi di enti previdenziali pubblici;
Cambursano 18.04 recante disposizioni di spesa per favorire l'occupazione femminile;
Merloni Dis. 1.01, che reca una delega legislativa volta a riformare gli ordinamenti professionali;
Beltrandi Dis.1.02, volto a conferire al Governo una delega per la riforma del sistema degli ammortizzatori sociali e l'innalzamento dell'età pensionistica.
Avverte, infine, che eventuali ricorsi avverso le pronunce di inammissibilità potranno essere presentati entro le ore 18.

Gioacchino ALFANO (PdL) ritiene che, anche alla luce delle preoccupanti notizie provenienti dalla Banca centrale europea, sarebbe opportuno riunire l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, per dare un ordine ai lavori della Commissione e per stabilire, in particolare, l'orario di inizio e di fine delle votazioni nella seduta odierna.

Pier Paolo BARETTA (PD) sottolinea come molti degli emendamenti giudicati inammissibili siano identici a proposte emendative ritenute ammissibili nel corso dell'esame al Senato. Tale disparità di orientamenti rende, a suo avviso, ancora meno incisivo l'esame del provvedimento da parte della Camera dei deputati.

Renato CAMBURSANO (IdV), premesso di concordare con quanto dichiarato dal collega Baretta, circa l'urgenza di uniformare i criteri di ammissibilità degli emendamenti tra i due rami del Parlamento, ritiene che le notizie riportate dal collega Gioacchino Alfano confermino il giudizio negativo dei mercati finanziari sulla manovra in esame. Auspica, pertanto, che anche in Italia si creino le condizioni per affrontare in modo efficace e condiviso la crisi, come è avvenuto in Spagna.

Maino MARCHI (PD) sottolinea come le dichiarazioni di ammissibilità testé rese dalla presidenza abbiano un rilevante impatto politico, impedendo di fatto all'opposizione di presentare una proposta di manovra alternativa. Infatti, poiché il provvedimento in esame non contiene misure per favorire la crescita economica, anche le proposte emendative aventi questa finalità risultano estranee per materia e, perciò, inammissibili.

Amedeo CICCANTI (UdCpTP), considerato che le agenzie di stampa stanno diffondendo in questi minuti la notizia delle dimissioni del rappresentante tedesco dall'esecutivo della Banca centrale europea per contrasti legati alla scelta della Banca di acquistare sul mercato secondario i titoli di Stato dei paesi in difficoltà come l'Italia e la Spagna, ritiene che i lavori della Commissione dovrebbero essere sospesi per permettere all'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, di riunirsi per valutare l'opportunità di proseguire nell'esame di un provvedimento dal quale non si può ormai sperare di ottenere gli effetti attesi in termini di credibilità internazionale.

Andrea LULLI (PD) contesta la decisione della presidenza di dichiarare inammissibili le proposte emendative volte a tutelare i cittadini consumatori e anche a liberalizzare i servizi assicurativi e bancari, le quali non necessitano di copertura

Pag. 31

finanziaria. Si tratta, a suo avviso, di una decisione incomprensibile in quanto il Governo ha dichiarato di voler rilanciare le liberalizzazioni in Italia.

Massimo POLLEDRI (LNP) concorda sull'opportunità di convocare l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi. Quanto alle valutazioni di ammissibilità degli emendamenti compiute dalla presidenza, ricorda che alla Camera si sono affermati prassi e precedenti diversi e più severi che al Senato.

Pier Paolo BARETTA (PD) concorda col deputato Ciccanti sull'opportunità di convocare una riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, per una valutazione dell'andamento dei lavori, che, a suo avviso, si stanno avviando verso un vicolo cieco.

Renato CAMBURSANO (IdV) appoggia la richiesta del deputato Ciccanti.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, preso atto dell'orientamento della Commissione, sospende i lavori e convoca immediatamente una riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi.

La seduta, sospesa alle 17.20, riprende alle 18.10.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, invita il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1 del decreto-legge.

Remigio CERONI (PdL), relatore, esprime parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1.

Il sottosegretario Alberto GIORGETTI esprime parere conforme a quello del relatore.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, avverte che, come convenuto in sede di ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, si procederà alla votazione dei soli emendamenti e articoli aggiuntivi segnalati dai gruppi, intendendosi respinte tutte le restanti proposte emendative.

Renato CAMBURSANO (IdV) si chiede le ragioni del parere contrario espresso dal relatore e dal rappresentante del Governo sui suoi emendamenti 01.1 e 1.29, ricordando come al Senato siano state accolte alcune proposte dell'opposizione volte all'introduzione di strumenti di ricognizione della spesa o spending review.
Nell'illustrare l'emendamento 01.1, chiarisce che il primo comma del medesimo modifica il comma 2 dell'articolo 01 al fine di escludere che il programma per la riorganizzazione della spesa pubblica previsto dal comma 1 debba essere definito, come prevede attualmente il testo, necessariamente mediante delega legislativa al Governo. Il secondo comma dell'emendamento, a sua volta, nasce dalla considerazione che la spending review è già prevista dall'ordinamento ed occorre coordinare il comma in questione con la normativa vigente.
Illustra quindi il suo emendamento 1.29, il quale, al fine di salvaguardare il ruolo del Parlamento e il sistema costituzionale delle fonti, prevede che i decreti ministeriali di rideterminazione delle dotazioni finanziarie di ciascuno stato di previsione, previsti dal comma 02 dell'articolo 1, perdano efficacia se il Parlamento non approva le variazioni con legge.

Massimo VANNUCCI (PD), ricordato che l'articolo 1 reca disposizioni per la riduzione della spesa pubblica, sottolinea che, nel complesso, solo il 30 per cento delle risorse rinvenute dalla manovra provengono da minori spese mentre il restante 70 per cento deriva da nuove entrate, nonostante la promessa del Governo di non «mettere le mani nelle tasche degli italiani» e di riorganizzare, invece, la spesa pubblica per ridurre gli sprechi e le inefficienze. Per questa ragione, ritiene che la Commissione dovrebbe valutare seriamente le proposte emendative che

Pag. 32

tendono alla effettiva riduzione della spesa pubblica. Se l'articolo 1 è, come si è detto, una concessione della maggioranza alle opposizioni, bisogna concludere che la maggioranza non ha mai avuto interesse a rivedere la spesa per razionalizzarla. Del resto, la ricognizione della spesa o spending review è stata avviata dal ministro Padoa Schioppa, il quale attivò a questo fine una commissione il cui buon lavoro l'attuale ministro non ha ritenuto di portare avanti. Osserva che gli interventi possibili per la razionalizzazione della spesa pubblica sono molti. In particolare, sarebbe a suo avviso importante porre un limite alla proliferazione indiscriminata delle Autorità amministrative e delle Agenzie. Occorrerebbe inoltre stabilire il principio per cui non è possibile costituire nuovi organismi di questo tipo, potendosi attribuire eventuali nuove funzioni a quelli già esistenti, previa una loro riorganizzazione che ne riduca il numero mediante accorpamenti basati sugli ambiti di attività. Sottolinea, per contro, l'esigenza di tutelare la rete delle rappresentanze consolari, già colpite da altri interventi indiscriminati di riduzione della spesa pubblica. Si appella, in particolare, ai deputati della maggioranza eletti all'estero.

Amedeo LABOCCETTA (PdL) riconosce l'importanza del problema posto dal deputato Vannucci, ma ritiene che in questo momento non vi siano le condizioni politiche per affrontarlo, in quanto quel che occorre al paese è soprattutto una rapida approvazione della manovra.

La Commissione respinge l'emendamento Cambursano 01.1.

Linda LANZILLOTTA (Misto-ApI), intervenendo sull'emendamento Occhiuto 1.28, del quale è cofirmataria, chiarisce che lo stesso reca parte della manovra alternativa proposta dal terzo polo, che sarà meglio illustrata nel corso dell'esame in Assemblea. Tale manovra alternativa si fonda, in sostanza, sui seguenti quattro pilastri: meno spesa, meno tasse per famiglie e imprese, più crescita attraverso misure di stimolo dell'economia e interventi strutturali. Questo emendamento, in particolare, interviene sulla spesa delle amministrazioni pubbliche: non tanto di quelle locali, che sono già state molto duramente colpite dalla precedenti manovre, quanto di quelle centrali e, soprattutto, regionali. Le spese regionali hanno margini per essere fortemente ridotte, in modo da devolvere i risparmi in parte al miglioramento dei saldi di bilancio e in parte alla riduzione dei carichi fiscali gravanti su cittadini e imprese. La mancanza di interventi strutturali e di liberalizzazioni e l'aumento delle tasse, da parte di un Governo che aveva sempre annunciato il contrario, è infatti la ragione del giudizio negativo dei mercati e della loro mancanza di fiducia nei confronti dell'Italia.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Occhiuto 1.28, Cambursano 1.29 e Occhiuto 1.1.

Maino MARCHI (PD) illustra l'emendamento Baretta 1.81, il quale intende in sostanza azzerare i tagli apportati in particolare dalla manovra di luglio ai trasferimenti agli enti locali, che già ora sono in grave sofferenza e stanno comprimendo la spesa sociale, compensando gli effetti finanziari con la introduzione di una imposta sui grandi patrimoni, anche perché diversamente verrebbero vanificati tutti gli sforzi effettuati con i decreti attuativi del federalismo fiscale.

Simonetta RUBINATO (PD) nell'associarsi alle considerazioni dei deputati Lanzillotta e Marchi, premesso che, nella valutazione del comportamento finanziario dei comuni, ai fini delle conseguenti decisioni, si dovrebbero applicare le regole europee, ricorda che nel 2011 il comparto dei comuni è nel suo complesso in avanzo e che il rapporto tra indebitamento ed entrate risulta, secondo gli standard europei, sostenibile. A fronte di questa complessiva virtuosità, il Governo ha scelto ancora una volta di ridurre gli stanziamenti per i comuni, che sarebbero invece

Pag. 33

i soli in grado di sostenere la crescita locale, e li mortifica assegnando loro il ruolo di esattori fiscali in nome e per conto dello Stato centrale.

Amedeo CICCANTI (UdCpTP) chiede di invertire l'ordine delle votazioni e di procedere fin d'ora alla discussione e votazione dell'emendamento Baretta 13.7, che ripristina la misura della decurtazione del 50 per cento della indennità per i parlamentari che percepiscano altri redditi di importo superiore al 15 per cento dell'indennità stessa.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, si riserva di valutare la richiesta del deputato Ciccanti una volta concluse le votazioni degli emendamenti riferiti all'articolo 1.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Baretta 1.81, nonché gli emendamenti Commercio 1.10 e gli identici emendamenti Commercio 1.11 e Occhiuto 1.12.

Francesco BARBATO (IdV), nel sottoscrivere l'emendamento Cambursano 1.55, sottolinea l'importanza di valorizzare il merito e la capacità degli amministratori locali, classificando i comuni in base a parametri di efficienza. A suo avviso, chi dimostra di non essere capace di amministrare bene, non deve amministrare. Troppo spesso, infatti, si diventa amministratori locali solo per poter arraffare e rubare e perseguire i propri interessi privati. Per contrastare questa mentalità, che sta facendo colare a picco il paese, e per invertire la tendenza e sconfiggere la cattiva amministrazione, il suo gruppo ritiene indispensabile ricorrere ad interventi come quello delineato dall'emendamento in esame.

La Commissione respinge l'emendamento Cambursano 1.55.

Francesco BARBATO (IdV) sottoscrive l'emendamento Borghesi 1.84, il quale mira a dotare le amministrazioni comunali, che conoscono a fondo il territorio e i contribuenti, degli strumenti necessari per combattere davvero l'evasione fiscale. A questo scopo ritiene, in particolare, indispensabile che le amministrazioni comunali possano accedere alla banca dati dell'anagrafe tributaria.

La Commissione respinge, con distinte votazioni, gli emendamenti Borghesi 1.84 e Baretta 1.83.

Donata LENZI (PD), nel raccomandare l'approvazione dell'emendamento Damiano 1.71, fa presente che lo stesso si propone di porre rimedio alle misure con le quali la maggioranza ha progressivamente peggiorato la normativa pensionistica delle donne, prevedendo da ultimo l'avvio della riforma delle pensioni di anzianità a partire dal 2014. Pur riconoscendo la necessità di riformare la disciplina in materia, ritiene che non si sia tenuto conto del fatto che sulle donne gravano gli oneri della cura parentale che i tagli nel settore assistenziale e dei servizi comunali hanno già di fatto notevolmente appesantito. Ritiene, viceversa, che la politica avrebbe dovuto individuare le misure idonee a conciliare i tempi di vita e di lavoro delle donne.

Renato CAMBURSANO (IdV) dichiara che si asterrà nella votazione dell'emendamento in esame.

La Commissione respinge l'emendamento Damiano 1.71.

Antonio BORGHESI (IdV), nell'illustrare l'emendamento Donadi 1.63, fa presente che esso reca l'unificazione degli enti previdenziali INPS, INPDAP e ENPALS - che produrrebbe un risparmio stimato in 2 miliardi di euro -, e l'obbligo dei comuni con popolazione inferiore a 20 mila abitanti di costituire una unione allo scopo di assicurare l'esercizio delle funzioni e dei servizi comunali. Con riferimento a questa ultima previsione legislativa, osserva che le economie di spesa non deriverebbero dai risparmi conseguenti alla riduzione del numero delle indennità

Pag. 34

degli amministratori provinciali e comunali - come è stato rilevato da più parti - bensì dalla riduzione dei costi delle strutture, assai rilevanti. L'emendamento non propone di abrogare i consigli comunali né i sindaci, ma le giunte, sostituendole con un'assemblea dell'unione che tenga conto delle rappresentanze comunali. Infine, fa presente che l'emendamento Donadi 1.63 reca previsioni identiche rispetto all'emendamento Donadi 1.64 ma anche un'apposita previsione di sostegno alla maternità e alle cure familiari svolti soprattutto dalle donne, in ciò concordando con quanto affermato testé dal deputato Lenzi con riferimento all'emendamento Damiano 1.71.

Massimo VANNUCCI (PD) chiede di conoscere il motivo per il quale non sono stati posti in votazione alcuni emendamenti della Lega.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, fa presente che non sono stati segnalati.

Amedeo CICCANTI (UdCpTP), nel ricollegarsi alla gran parte delle argomentazioni avanzate dal deputato Borghesi, osserva che la soluzione proposta dalla maggioranza, relativa all'unione dei comuni, ricalca il sistema vigente in Germania, dove esiste una configurazione a geometria variabile delle unioni dei comuni, al pari di quanto avviene già in Italia per gli ambiti territoriali ottimali o per la gestione delle risorse idriche.
Ritiene necessario inoltre un'ulteriore valutazione sulla destinazione delle risorse derivanti dalle economie conseguenti alla riforma del sistema previdenziale, soprattutto per la parte relativa all'equiparazione del sistema pensionistico pubblico e privato per quanto riguarda le donne. Rammenta poi che, già nel corso dell'approvazione della legge di stabilità 2011, il suo gruppo aveva richiesto che le risorse derivanti dalle economie conseguenti al recepimento della sentenza della Corte europea di giustizia sull'elevazione dell'età pensionistica delle donne a 65 anni fossero finalizzate a facilitare l'accesso al lavoro delle donne medesime, lo svolgimento delle cure parentali, l'assistenza alla maternità e l'adeguamento dei tempi di vita a quelli del lavoro, in una cornice di salvaguardia della famiglia, come previsto dalla Costituzione. Manifesta invece rammarico perché le misure proposte dal Governo appaiono tese a fare cassa, destinando la maggior parte delle risorse ad altre misure estranee alla tutela della famiglia, senza tenere conto che i tagli alle regioni e ai comuni hanno già ridotto il livello dei servizi sociali, penalizzando il sistema di tutela della maternità e dell'infanzia.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Donadi 1.63, Merloni 1.30, Occhiuto 1.3 e 1.4, Donadi 1.64 e Di Biagio 1.6.
La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Maurizio Turco 1.13, 1.15, 1.16, 1.17, 1.18, 1.19, 1.20, 1.21, 1.23, 1.26 e gli articoli aggiuntivi Maurizio Turco 1.01, 1.02, 1.04 e 1.05, Beltrandi 1.010 e 1.011 nonché Borghesi 1.015.

Francesco BARBATO (IdV) dichiara di apporre la propria firma all'articolo aggiuntivo Borghesi 1.016, che abroga la società Difesa servizi spa, considerando assolutamente necessario operare una riduzione delle spese militari.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli articoli aggiuntivi Borghesi 1.016 e 1.017.

Marco BELTRANDI (PD) nell'illustrare il suo articolo aggiuntivo 1.018, che prevede l'acquisizione del diritto al trattamento pensionistico e previdenziale esclusivamente al momento del compimento del sessantacinquesimo anno di età, a prescindere dall'anzianità contributiva, fa presente che tale previsione normativa adeguerebbe la legislazione italiana a quella europea, conseguendo notevoli risparmi. Osserva che la misura avrebbe carattere strutturale e consentirebbe di rendere meno oneroso il successivo inevitabile adeguamento all'Europa. Invita pertanto la

Pag. 35

Commissione a votare a favore del suo articolo aggiuntivo.

Massimo POLLEDRI (LNP) rivendica la decisione assunta dalla Lega di preservare i diritti acquisiti relativamente alle pensioni di anzianità, concentrate nella misura del 70 per cento in una determinata parte del Paese, pur dovendo in qualche modo arrivare ad una soluzione di compromesso rispetto all'abbassamento della data del 2020 per l'inizio della riforma dell'età pensionistica delle donne, invocata dagli organismi non elettivi europei. Rileva inoltre la contraddizione tra la posizione coerentemente assunta dal deputato Beltrandi con l'articolo aggiuntivo 1.018, e la opposta posizione, espressa da altri deputati dalla stessa parte politica, con particolare riferimento alla tutela dei diritti delle donne.

Antonio BORGHESI (IdV) manifesta contrarietà sull'articolo aggiuntivo Beltrandi 1.018, poiché ritiene che esso penalizzerebbe ingiustamente i lavoratori che hanno iniziato a lavorare a sedici anni rispetto a quelli che hanno iniziato a venticinque.

Amedeo CICCANTI (UdCpTP) dichiara che il suo gruppo si asterrà nella votazione dell'articolo aggiuntivo Beltrandi 1.018, seppure in linea di principio concordi con il superamento del pensionamento per anzianità. Ritiene infatti che occorra una maggiore cautela e un'approfondimento prima di modificare le norme sulle pensioni di anzianità, con particolare riferimento ai lavori usuranti, per i quali sarebbe preferibile prevedere norme dotate di una certa flessibilità anziché l'applicazione di una norma molto rigida come quella recata dall'articolo aggiuntivo in esame.

Pier Paolo BARETTA (PD) con riferimento a quanto affermato dal deputato Polledri, ritiene opportuno attendere l'esame degli articoli 8 e 13 prima di parlare delle contraddizioni che emergono nelle posizioni di gruppi.
Per quanto riguarda poi l'articolo aggiuntivo in esame, fa presente che il superamento dell'attuale sistema delle pensioni di anzianità e vecchiaia necessità di un sistema flessibile e di un approfondimento, e che il suo gruppo non condivide quindi tale proposta emendativa ed esprimerà voto contrario.

Renato CAMBURSANO (IdV), intervenendo a titolo personale, ma non in difformità dal suo gruppo, ricorda che l'emendamento Merloni 1.30, di cui è cofirmatario, testè respinto, recava, diversamente dall'articolo aggiuntivo in esame, l'anticipazione temporale della riforma ma anche la salvaguardia dell'anzianità contributiva di quarant'anni e dei lavoratori che hanno svolto lavori usuranti. Preannuncia pertanto l'espressione di un voto contrario sull'articolo aggiuntivo Beltrandi 1.018.

La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Beltrandi 1.018

Giancarlo GIORGETTI, presidente con riferimento ai ricorsi di ammissibilità, conferma il giudizio di inammissibilità delle seguenti proposte emendative:
Lenzi 1.76 e Baretta 2.9, in quanto prevedono misure di spesa per finalità sociali estranea per materia;
Baretta 7-bis.025, in quanto disciplina il reato del falso in bilancio, che non è materia oggetto del provvedimento ed è suscettibile di produrre riflessi sull'economia solo indiretti;
Meta 7-bis.013, in quanto prevede una misura di sviluppo di carattere oneroso in materia estranea al decreto-legge;
Oliverio 7-bis.05, in quanto prevede misure di sviluppo di carattere oneroso in favore del settore agricolo, introducendo materie estranee al decreto-legge;
Di Pietro 6.6, che prevede misure di sostegno alle emittenti locali.

Pag. 36

Comunica che, dopo un ulteriore esame, sono da ritenersi ammissibili le seguenti proposte emendative:
Borghesi 2.010 e 2.017, Commercio 3.03, limitatamente al comma 1, D'Antoni 3.016, limitatamente al comma 1, e Gentiloni 7-bis.022, in quanto suscettibili di determinare maggiori entrate;
Lulli 3.12, 3.013 e 3.021, Messina 3.017, Barbato 3.29 ad eccezione dei commi 12-sexies e 12-septies, e Beltrandi 3.07, che prevedono misure a favore dei consumatori ma che sono anche, per taluni profili, volti a liberalizzare determinati settori economici;
Vannucci 7-bis.021, in quanto affronta una criticità comunque rilevante per il sistema economico.

Marco BELTRANDI (PD) illustra il suo articolo aggiuntivo 1.019 osservando che esso accoglie i rilievi avanzati da alcuni colleghi sulla necessità di introdurre meccanismi di gradualità per arrivare all'età di sessantacinque anni. Ritiene necessario definire al più presto la soglia del sessantacinque anni di anzianità al fine di evitare che un ritardo nell'adeguamento della normativa italiana a quella europea possa configurare un maggiore danno per i pensionati futuri e maggiori ingiustizie nei trattamenti previdenziali. Invita pertanto convintamente i deputati della Commissione ad introdurre finalmente una misura strutturale, come più volte preannunciato.

Linda LANZILLOTTA (Misto-ApI) ritiene che l'articolo aggiuntivo Beltrandi 1.019 possa essere considerato una riforma strutturale ed rileva come risulti parzialmente coincidente con le proposte avanzate dal Terzo polo. Riterrebbe tuttavia preferibile legare i risparmi derivanti dalla proposta emendativa in esame ad una sorta di patto intergenerazionale, utilizzando, almeno nei prima anni, le relative risorse a sostegno dell'occupazione giovanile e femminile. Osserva che in tal modo il sacrificio richiesto ai lavoratori sarebbe socialmente più accettabile. Annuncia pertanto il proprio voto favorevole sulla proposta emendativa.

Massimo POLLEDRI (LNP) osserva come la proposta emendativa in discussione sia sostanzialmente volta a ripristinare lo scalone introdotto dalla riforma previdenziale del ministro Maroni nella XIV legislatura, poi abrogato durante il Governo Prodi. Sottolinea in proposito l'inopportunità di ritornare sulla questione anche a tutela della certezza dei diritti dei lavoratori. Preannuncia quindi il voto contrario del proprio gruppo, sottolineando come sarebbe stato preferibile non abrogare la riforma sostenuta dal ministro Maroni che avrebbe comportato risparmi strutturali nell'ordine di oltre 10 miliardi di euro.

Rolando NANNICINI (PD) respinge le argomentazioni addotte dall'onorevole Polledri e ritiene corretto discutere della tematica in riferimento alla dimensione demografica del Paese. Pur non ritenendo totalmente risolutiva la proposta emendativa a prima firma dell'onorevole Beltrandi e ricordando come il suo gruppo sostenga invece una maggiore flessibilità per il pensionamento, preannuncia il proprio voto favorevole sull'articolo aggiuntivo. Sottolinea tuttavia come in diversi Paesi europei sia ancora vigente un sistema previdenziale di carattere retributivo e come quindi l'Italia su tale tematica sia comunque in una posizione non particolarmente critica.

Donata LENZI (PD) sottolinea come la proposta emendativa dell'onorevole Beltrandi non avrebbe una efficacia particolarmente significativa, atteso che, come emerge dallo stesso sito dell'INPS, la quota 97 entrerà in vigore già dal 1o gennaio 2013, mentre ad oggi già si applica la quota 96. Con la proposta emendativa in esame si aumenta il numero degli scalini e quindi si attua una maggiore gradualità, l'esatto contrario di quanto affermato dall'onorevole Polledri.

Marco BELTRANDI (PD) sottolinea come la proposta emendativa a sua prima

Pag. 37

firma sia volta ad accelerare il percorso di adeguamento dell'età pensionabile agli standard europei.

La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Beltrandi 1.019.

Marco BELTRANDI (PD) illustra l'articolo aggiuntivo a sua prima firma 1.021, sottolineando come esso sia volto ad introdurre un ulteriore elemento di flessibilità, consentendo la permanenza in servizio del lavoratore oltre l'età per l'accesso alla pensione di vecchiaia con il consenso del datore di lavoro, evidenziando come ciò consentirebbe di usufruire di particolari abilità e competenze di soggetti altrimenti costretti alla pensione.

La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Beltrandi 1.021.

Marco BELTRANDI (PD) illustra l'articolo aggiuntivo a sua firma 1.022, sottolineando come esso sia volto a liberalizzare la dispensazione dei farmaci di fascia C e evidenzia come i passi in avanti compiuti dal Governo Prodi nella scorsa legislatura siano stati poi cancellati dall'attuale maggioranza. Ritiene che tali disposizioni potranno essere utili per addivenire a una riduzione del prezzo dei farmaci, ad una maggiore disponibilità dei medesimi sul mercato e a favorire l'assunzione di laureati in farmacia. Ritiene in definitiva tale proposta utile nell'interesse generale.

Chiara MORONI (FLpTP) sottolinea come l'interesse generale sia rappresentato in primo luogo dalla tutela della salute, evidenziando come il farmaco non sia un bene di consumo come gli altri. Ricorda in proposito come la competizione nella distribuzione dei farmaci abbia favorito in altri Paesi la diffusione di malattie da iperconsumo di farmaci, con seri rischi per i cittadini. Nel caso in cui si dovesse procedere ad una liberalizzazione, ritiene che occorrerebbe riflettere sulla opportunità di poter vendere ovunque i farmaci. Rileva che il prezzo dei farmaci di fascia C è comunque imposto e quindi sarebbe necessaria una revisione del sistema di formazione di tali prezzi. Ritiene pertanto che occorra procedere ad una revisione del sistema di remunerazione dei farmacisti, introducendo una tariffa per il servizio di distribuzione del farmaco, esaltando il ruolo delle farmacie come presidi della salute pubblica.

Massimo POLLEDRI (LNP) ricorda che la Lega nord è sempre stata contraria alla soluzione a suo tempo proposta dall'onorevole Bersani di liberalizzazione in favore soprattutto di talune grandi catene di distribuzione. Ritiene ingiusto e dannoso non riconoscere un servizio importante come quello svolto dalle farmacie ed in particolare dalle farmacie rurali, rispetto alle quali il suo gruppo ha presentato proposte di legge di sostegno. Concorda sull'opportunità di potenziare il ruolo delle farmacie come presidi di salute pubblica, sulla scorta di talune importanti esperienze regionali, favorendo la possibilità di svolgere analisi o prenotare esami o visite, surrogando il ruolo dei Centri di prenotazione delle aziende sanitarie locali. Esprime una particolare contrarietà rispetto al comma 29 della proposta emendativa in discussione che consentirebbe alla parafarmacie la distribuzione di sostanza stupefacenti e psicotrope, assolutamente contrario alla filosofia del suo partito e di tutto il centrodestra.

Amedeo CICCANTI (UdCpTP) esprime una disponibilità a riflettere per superare le rigidità di un mercato chiuso a danno dei cittadini, ma ritiene scorretto dimenticare l'importante ruolo che le farmacie hanno assunto al di là della distribuzione del farmaco. Ritiene che il tema sollevato meriti attenzione ma annuncia il voto contrario del suo gruppo, sottolineando in particolare l'avversione al comma 29 richiamato anche dall'onorevole Polledri.

Massimo Enrico CORSARO (PdL), nel richiamare l'intervento dell'onorevole Ciccanti, evidenzia come la proposta mira ad introdurre negozi nei quali sia possibile

Pag. 38

dispensare droghe. Ricorda l'enfasi con cui anche in passato il tema della liberalizzazione della vendita dei farmaci è stato trattato, ma sottolinea come sarebbe più corretto concentrarsi sulla possibilità che la farmacie possano surrogare i Centri di prenotazione di esami e visite in favore dei cittadini. Ricorda inoltre l'importante ruolo delle medesime per consentire l'incrocio dei dati relativi alle prescrizioni dei farmaci effettuati dai medici di base e gli effettivi consumi. Evidenzia inoltre come in Paesi dove la commercializzazione dei farmaci è più libera come negli Stati Uniti, il maggior numero dei suicidi avvenga proprio attraverso l'utilizzo di farmaci venduti presso i supermercati. Ritiene che tali proposte possano effettivamente favorevoli solamente chi opera nella grande distribuzione e può effettuare economie di scala.

Renato CAMBURSANO (IdV) sottolinea come le lobby siano molto forti in Parlamento e ricorda come sia particolarmente onerosa la cessione di una farmacia. Pur non volendo negare il ruolo importante svolto dalle farmacie, ritiene che occorre svolgere una seria riflessione in materia affinché non prevalgano gli interessi delle lobby delle farmacie.

Donata LENZI (PD) ritiene che le obiezioni del deputato Corsaro non abbiano fondamento, considerato che l'articolo aggiuntivo in esame non immette nelle farmacie o nelle parafarmacie personale impreparato, ma farmacisti laureati e iscritti all'ordine. Ricorda, inoltre, che in Italia ci sono migliaia di farmacisti, soltanto pochi dei quali ottengono l'assegnazione di farmacie, mentre l'aumento del numero delle farmacie è nell'interesse generale degli utenti.

Andrea LULLI (PD) ricorda che la liberalizzazione che ha portato qualche anno fa alla aperture delle parafarmacie ha previsto la presenza obbligatoria in queste strutture di almeno un farmacista. I risultati di quella riforma sono stati importanti e sono sotto gli occhi di tutti: è stato dato lavoro ad oltre 5 mila persona, la gran parte delle quali sono farmacisti laureati, e si è determinato un abbassamento del prezzo dei farmaci generici, a vantaggio dei consumatori e senza danno per le farmacie. Quel che si oppone alla liberalizzazione del settore non è affatto l'interesse pubblico, come sostiene la maggioranza, ma la protervia corporativa di un gruppo ristretto. La maggioranza difende questi interessi corporativi, non solo in questo campo, come dimostra il fatto che nella manovra non c'è traccia di liberalizzazioni: le poche che erano previste sono state eliminate nel corso dell'esame al Senato.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO (PdL) ricorda che nel Regno unito esisteva circa 40 anni fa un sistema simile a quello italiano. In seguito si procedette a una liberalizzazione e il risultato è che oggi il numero delle farmacie si è ridotto e quelle che esistono sono in gran parte controllate da un numero ristretto di soggetti. L'organizzazione esistente in Italia ha invece fin qui garantito una grande efficienza, assicurando la presenza di farmacie anche nei piccoli centri. Osserva come sia forse necessario immaginare un aggiornamento della funzione delle farmacie, ma certamente non attraverso emendamenti improvvisati, anche perché la tutela della salute umana deve essere una priorità assoluta. Per questo dichiara il voto contrario del suo gruppo sull'articolo aggiuntivo in esame.

Antonio BORGHESI (IdV) fa presente che, secondo quanto risulta dai dati ufficiali, il Regno unito è il quarto paese in Europa per vendita di farmaci mediante canali alternativi alle farmacie. Non può d'altra parte dirsi che la salute dei cittadini britannici sia un'emergenza.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge l'articolo aggiuntivo Beltrandi 1.022.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, fa presente che l'articolo aggiuntivo Beltrandi 1.023 è stato ritirato.

Pag. 39

Marco BELTRANDI (PD), intervenendo sul suo articolo aggiuntivo 1.024, chiarisce che lo stesso tende ad introdurre un contributo di solidarietà del 10 per cento sulle pensioni dei cosiddetti baby pensionati, ossia quelli che sono andati in pensione con meno di 20 anni di anzianità contributiva. Sottolinea che costituisce una misura di giustizia sociale, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni, chiamare a contribuire al risanamento del paese quanti hanno, pur legittimamente, beneficiato di una legislazione che ha contribuito a provocare il dissesto finanziario attuale e che era iniqua nei confronti delle generazioni successive, sulle quali è di fatto gravato il costo di quell'operazione.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli articoli aggiuntivi Beltrandi 1.024, 1.026, 1.027, 1.028, 1.029, 1.030 e 1.032.

Marco BELTRANDI (PD) illustra il suo articolo aggiuntivo 1.033, che prevede la privatizzazione di una serie di società di proprietà pubblica, chiamando il ministro dell'economia e delle finanze ad avviare le operazioni di cessione entro il 31 dicembre 2013 e prevedendo comunque un meccanismo di flessibilità che permetta la proroga di questo termine in caso di necessità, per evitare la svendita delle società pubbliche. Ad avviso della sua parte politica, le liberalizzazioni sono necessarie non solo per ridurre la spesa pubblica e ripianare il debito, ma anche perché lo Stato dovrebbe essere solo regolatore del mercato, e non anche imprenditore.

Antonio BORGHESI (IdV) ricorda che anche il suo gruppo ha proposto la cessione al mercato delle società a partecipazione pubblica, pur con tutte le cautele necessarie, al fine di reperire risorse per abbattere il debito pubblico, di ridurre le inefficienze e gli sprechi e di alleggerire lo Stato, il quale dovrebbe limitarsi a svolgere funzioni regolatorie. Per contro, la maggioranza e il Governo continuano ad adottare provvedimenti di segno contrario, che di fatto «sovietizzano» l'Italia. Quello in esame è, a suo avviso, un articolo aggiuntivo che chi si dichiara liberale non può non votare.

Amedeo CICCANTI (UdCpTP) afferma che, pur essendo di orientamento liberale, non voterà l'articolo aggiuntivo in esame. Nei termini in cui è formulato, esso risulta inaccettabile. Occorre infatti una preliminare riflessione sulle società pubbliche, per individuare quelle che operano in settori strategici essenziali: ad esempio l'energia e la difesa. La privatizzazione delle società pubbliche è un passo da compiere, ma solo sulla base di una più generale rivisitazione della spesa pubblica e di una complessiva valutazione dei settori strategici.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli articoli aggiuntivi Beltrandi 1.033 e 1.034.

Simonetta RUBINATO (PD) sottoscrive l'emendamento Baretta 2.13.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, secondo le intese intercorse tra i gruppi, sospende la seduta della Commissione.

La seduta, sospesa alle 20.10, riprende alle 20.45.

Marco BELTRANDI (PD)illustra l'articolo aggiuntivo 1.035, di cui è primo firmatario, che propone l'abrogazione della legge relativa ai rimborsi elettorali, ricordando come l'attuale disciplina disattenda sostanzialmente la volontà espressa dai cittadini italiani nel 1993, con l'approvazione del referendum che aveva soppresso il finanziamento pubblico dei partiti. Sottolinea, in particolare, come l'attuale disciplina, contrariamente a quanto affermato dalla legge n. 157 del 1999, non si limita a prevedere un rimborso delle spese sostenute dai partiti in relazione alle consultazioni elettorali, dal momento che le somme riconosciute sono notevolmente superiori a quelle effettivamente spese, come dimostrano i bilanci dei partiti politici.

Pag. 40

Ricorda, peraltro, come la disciplina stratificatasi nel tempo abbia determinato un sensibile incremento delle somme attribuite ai partiti e movimenti politici, favorendo un processo di cristallizzazione del sistema politico, in quanto ha riconosciuto notevoli vantaggi economici alle forze politiche già rappresentate nelle assemblee legislative. Ritiene, invece, che sarebbe di gran lunga preferibile un sistema incentrato su forme di finanziamento privato assolutamente trasparente e da rimborsi delle spese effettivamente sostenute in occasione delle consultazioni elettorali.

Francesco BARBATO (IdV) dichiara di sottoscrivere l'articolo aggiuntivo Beltrandi 1.035, sottolineando come sia a suo avviso erronea la percezione di una società civile che mostra avversione alla politica. Ritiene, infatti, che i cittadini abbiano manifestato anche in questa fase storica una grande passione politica, mostrando, invece, di non condividere gli eccessi della partitocrazia. Osserva, infatti, come sempre più i partiti assomiglino a recinti popolati da animali preistorici, mentre i fermenti maggiormente vitali sono rinvenibili nei movimenti non appesantiti da costosi apparati, che hanno determinato gravi degenerazioni. In questo contesto, sottolinea come l'Italia dei Valori non intenda farsi portatrice di spinte antipolitiche, ma sostenga la vera politica, che contrasta gli eccessi della partitocrazia. Con riferimento al tema affrontato dall'articolo aggiuntivo in esame, evidenzia come, a partire dall'approvazione della legge n. 157 del 1999 la spesa per il finanziamento dei partiti politici si sia costantemente cresciuta. Ritiene pertanto necessario che la riduzione dei costi della politica, reclamata dai cittadini, debba necessariamente partire dal taglio dei costi della partitocrazia, proprio per assicurare maggior forza e credibilità alla buona politica.

Roberto GIACHETTI (PD), ricordando preliminarmente di aver contribuito alla raccolta del firme per il referendum del 1993 relativo all'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, annuncia il proprio voto favorevole sull'articolo aggiuntivo Beltrandi 1.035, sottolineando come, a suo avviso, sarebbe preferibile un meccanismo di finanziamento basato sulla contribuzione volontaria dei cittadini in sede di dichiarazione annuale dei redditi. Si dichiara, tuttavia, stupito dell'intervento dell'Onorevole Barbato, ricordando come l'Italia dei Valori sia uno dei movimenti politici che percepiscono contemporaneamente due rimborsi delle spese sostenute per le due più recenti consultazioni politiche, giovandosi di una modifica legislativa introdotta nel 2006. Osserva, peraltro, come l'Italia dei Valori, se volesse, potrebbe non richiedere il rimborso delle spese elettorali, dal momento che non sussiste alcun obbligo di ricevere le risorse stanziate, ricordando come il partito radicale in passato destinò la propria quota del finanziamento pubblico alle vittime del terrorismo. Invita, pertanto, ad evitare toni demagogici.

Massimo POLLEDRI (LNP), con riferimento all'intervento dell'Onorevole Barbato, osserva come ogni forma di democrazia partecipativa richieda un attivo concorso dei partiti, che rappresentano un essenziale meccanismo di selezione della rappresentanza democratica. Rileva, infatti, come la vita democratica all'interno dei partiti assicuri una efficace selezione della classe dirigente e, sul versante interno, una gestione trasparente delle risorse, dal momento che nei maggiori partiti i tesorieri sono eletti da organi assembleari. Osserva, tuttavia, che non tutte le forze politiche assicurano adeguati meccanismi democratici al proprio interno.

Michele VENTURA (PD) ricorda che il proprio gruppo ha presentato una proposta di legge volta a dare attuazione all'articolo 49 della Costituzione, proprio al fine di garantire un corretto funzionamento del sistema politico. Osserva, invece, che le considerazioni svolte dal collega Barbato sembrano il frutto di una cultura politica che, riprendendo spunti assai diffusi nel

Pag. 41

dibattito politico sviluppatosi, con conseguenze a tutti note, nel secolo scorso, appare animata da una forte sfiducia nei confronti dei partiti politici. A suo avviso, sono da respingere con forza gli atteggiamenti populistici volti a contestare il sistema dei partiti, ribadendo come sia assai più opportuno pervenire finalmente ad una regolamentazione atta a garantire il rispetto della vita democratica all'interno dei movimenti politici. Annuncia, pertanto, il proprio voto contrario sull'articolo aggiuntivo Beltrandi 1.035.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge l'articolo aggiuntivo Beltrandi 1.035 e l'emendamento Occhiuto 1-ter.1.

Renato CAMBURSANO (IdV) illustra l'articolo aggiuntivo 1-ter.07, di cui è primo firmatario, sottolineando che esso riprende integralmente il contenuto dell'articolo aggiuntivo presentato da parlamentari del Terzo Polo e sottoscritto dall'intera opposizione, approvato dalla Commissione Bilancio del Senato, ma poi presente nel testo dell'emendamento sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia. Nel sottolineare come fossero stati avanzati dubbi sulla sostenibilità finanziaria della disposizione, sottolinea come esse non sia suscettibile di determinare un incremento del livello dell'indebitamento, dal momento che non vengono in essere nuovi rapporti, ma si determina esclusivamente un trasferimento del rapporto debitorio, in quanto al creditore subentra un istituto di credito. Nel rilevare quindi come non sussistano ragioni tecniche o politiche per respingere la proposta emendativa in esame, si domanda quali siano le ragioni per le quali il relatore ed il rappresentante del Governo abbiano espresso un parere contrario.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli identici articoli aggiuntivi Occhiuto 1-ter.01 e Cambursano 1-ter.07, nonché gli articoli aggiuntivi Occhiuto 1-ter.02 e 1-ter.03.

Marco CAUSI (PD), nell'illustrare l'articolo aggiuntivo Baretta 1-ter.05, osserva come tale proposta emendativa consenta di avviare una riflessione sulla struttura del sistema fiscale del nostro Paese, sottolineando come per lungo tempo l'attenzione si sia concentrata sul livello e non sul modello dell'imposizione. Rileva, infatti, come sussiste uno stretto legame tra la manovra finanziaria in discussione e la riforma del sistema fiscale e assistenziale, dal momento che lo stesso Governo ha riconosciuto tale vincolo in occasione delle correzioni apportate al decreto-legge n. 98 del 2011. Ritiene, tuttavia, che proprio le disposizioni introdotte nella manovra di luglio abbiano determinato una forte distorsione del rapporto tra la correzione dei conti pubblici e la riforma fiscale, in quanto è stata introdotta una previsione di gettito a regime di venti miliardi di euro, in assenza di precise indicazioni sulle modalità di reperimento di tali risorse. Osserva, in proposito, che l'aumento dell'Iva avrebbe potuto rappresentare un efficace strumento al fine di reperire una quota delle risorse necessarie, rilevando tuttavia che, a seguito delle modifiche introdotte al decreto-legge in esame, all'incremento dell'Iva già realizzato dovranno sommarsi ulteriori correzioni sul versante fiscale, tali da garantire il reperimento di quattro miliardi di euro nel 2012, sedici miliardi di euro nel 2013 e venti miliardi di euro a decorrere dal 2014. Per quanto attiene la riforma del sistema fiscale, sottolinea come fosse corretta l'intuizione sottostante alla revisione proposta dal Ministro Tremonti, volta a trasferire il peso dell'imposizione dalle persone alle cose, con un incremento della tassazione, sui patrimoni. Osserva, tuttavia, come nella manovra in esame ci si sia mossi nella direzione corretta con la revisione dell'imposizione sulle rendite finanziarie, mentre nulla si è disposto in ordine alla tassazione dei patrimoni e, sul versante dei consumi, si è provveduto ad un incremento dell'aliquota dell'imposta sul valore aggiunto al solo fine di fare cassa, senza destinare le risorse reperite allo sviluppo o alla riduzione del costo del lavoro, come richiesto anche dalla Banca d'Italia. Osserva, del resto, come sia sostanzialmente

Pag. 42

insoddisfacente anche il processo di attuazione del federalismo fiscale, che sconta carenze di base e le conseguenze dei tagli introdotti dalle più recenti manovre finanziarie. A tale ultimo riguardo, richiama l'attenzione del Governo sull'inopportunità delle disposizioni contenute nel provvedimento in esame in materia di addizionale comunale all'imposta sui redditi delle persone fisiche, sottolineando come si corra il rischio di creare una miriade di profili di progressività diversi, con gravi effetti di complicazione per i cittadini. Per quanto attiene, poi, al tema dell'imposizione sui patrimoni, sottolinea come essa rappresenti una forma di tassazione che abbina caratteri di efficienza e equità. Sotto il profilo dell'efficienza, evidenzia come recenti studi condotti dall'OCSE dimostrino che la tassazione sui patrimoni costituisca la forma di imposizione che presenta minori effetti negativi per la crescita economica e produce risultati migliori dell'imposizione sulle transazioni finanziarie e sui consumi. Ricorda, peraltro, come anche la Banca d'Italia abbia invitato a riconsiderare il tema della tassazione della ricchezza immobiliare, anche in considerazione del fatto che nel nostro Paese il livello impositivo sui patrimoni è inferiore a quello registrato a livello europeo. Sotto il profilo dell'equità, ricorda come le indagini compiute dalla Banca d'Italia abbiano dimostrato come il 48 per cento della ricchezza mobiliare e immobiliare sia detenuta dal 10 per cento delle famiglie italiane, a fronte di una imposizione dei redditi delle persone fisiche riconducibile per il 94 per cento a redditi da lavoro ed a pensione. In questo contesto, ritiene che, nell'ambito della riforma fiscale e assistenziale, debba necessariamente valutarsi l'incremento dell'imposizione sui patrimoni, sottolineando come l'introduzione di una tassa patrimoniale potrebbe consentire la soppressione delle disposizioni che hanno disposto l'incremento al 21 per cento dell'aliquota dell'imposta sul valore aggiunto. Con riferimento ai contenuti della proposta emendativa in esame, evidenzia come essa proponga l'introduzione di un'imposta personale e progressiva analoga a quella vigente attualmente in Francia, ma limitata ai soli patrimoni immobiliari, dal momento che nel nostro Paese è ancora assai difficile censire i patrimoni non immobiliari. Nel sottolineare come l'imposta non interferirebbe con l'autonomia degli enti territoriali, che potrebbero orientare la propria imposizione verso i servizi resi ai residenti, evidenzia come la mancanza di forme di imposizione della ricchezza nell'ambito della manovra ne indebolisce l'efficacia e l'equità.

Renato CAMBURSANO (IdV) osserva che l'articolo aggiuntivo Baretta 1-ter.05, che prevede un'imposta progressiva, per scaglioni, non troverebbe applicazione ne confronti ai grandi patrimoni immobiliari non destinati ad uso abitativo, generalmente posseduti da banche, assicurazioni e altre società, nonché nei confronti della ricchezza mobiliare, e potrebbe, pertanto, essere utilmente trattato unitamente al suo emendamento 2.3, di analogo contenuto.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, osserva che si tratta di due proposte emendative riferite ad articoli diversi.

Antonio BORGHESI (IdV) esprime perplessità sulla possibilità pratica di attuazione di un'imposta patrimoniale come quella recata dall'articolo aggiuntivo in esame in un paese come l'Italia nel quale è stimata una presenza di due milioni di immobili non censiti. Paventa inoltre il rischio che essa possa colpire solo i contribuenti intestatari di immobili, facendo salvi tutti gli altri che hanno intestato le proprietà a società di comodo. Preannuncia pertanto che il suo gruppo si asterrà nella votazione dell'articolo aggiuntivo Baretta 1-ter.05 e invita i colleghi ad una riflessione più ampia sull'argomento.

La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Baretta 1-ter.05.

Roberto GIACHETTI (PD), nell'illustrare il suo articolo aggiuntivo 1-ter.06, fa presente che esso è teso a evitare che il

Pag. 43

servizio in posizione di fuori ruolo o in analoga posizione, svolto da magistrati ordinari e contabili e dagli avvocati e procuratori dello Stato possa essere prestato per più di cinque anni e, nell'arco del loro servizio, per più di dieci. Si prevede inoltre il mantenimento del solo trattamento economico dell'amministrazione di appartenenza, che ritiene utile vista la necessità di una operazione di restringimento e contenimento dei costi.

Marco BELTRANDI (PD) comunica di aggiungere la firma all'articolo aggiuntivo Giachetti 1-ter.06.

Amedeo CICCANTI (UdCpTP) chiede di poter anticipare la trattazione dell'emendamento Baretta 13.7.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, propone di passare all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso riferite.

La Commissione concorda.

Antonio BORGHESI (IdV), con riferimento al suo emendamento 13.9, esprime rammarico per il fatto che la manovra abbia previsto di limitare temporalmente il contributo di solidarietà a tre anni per i soli parlamentari. Ritiene infatti che tale previsione possa non essere compresa dai cittadini, chiamati a compiere tale sforzo anche per un tempo maggiore.

Remigio CERONI (PdL), relatore, fa presente che anche per i cittadini il contributo è limitato a tre anni.

Pier Paolo BARETTA (PD) precisa che la durata del contributo può essere estesa oltre i tre anni, qualora nel 2013 non fosse raggiunto il pareggio del bilancio.

Remigio CERONI (PdL), relatore, osserva che un'eventuale proroga del contributo oltre i tre anni renderebbe necessaria l'emanazione di un decreto del Presidente della Repubblica.

Massimo VANNUCCI (PD) ritiene corretta l'osservazione del deputato Borghesi e invita il relatore a proporre una riformulazione dell'emendamento per giungere ad una soluzione unitaria.

Remigio CERONI (PdL), relatore, non ritiene opportuno, allo stato, accedere alla richiesta di riformulazione.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Borghesi 13.9 e Beltrandi 13.16.

Roberto OCCHIUTO (UdCpTP), nell'illustrare il suo emendamento 13.15, fa presente che esso ripristina la norma proposta dal Governo in Senato, ripetendone l'esatta formulazione.

Pier Paolo BARETTA (PD), osserva che sullo stesso argomento sono state presentate alcune proposte emendative con diversa articolazione. Propone pertanto di individuare una formulazione condivisa del comma 2 dell'articolo 13, al fine di superare l'attuale previsione normativa, recuperando un minimo di equità.

Renato CAMBURSANO (IdV), manifesta disponibilità nei confronti della proposta del deputato Baretta.

Amedeo CICCANTI (UdCpTP) invita il relatore ad assumersi la responsabilità di presentare una proposta di riformulazione del comma 2 dell'articolo 13, che operi una sintesi delle diverse richieste emendative presentate allo stesso, ricordando che la questione, peraltro di modesto valore economico, ha avuto però grande impatto mediatico in una fase di antipolitica montante. Pertanto, invita la maggioranza a compiere uno sforzo in tale direzione, anche solo assumendo l'impegno di riproporre la norma nella legge di stabilità, al fine di inviare un messaggio positivo agli italiani.

Massimo VANNUCCI (PD) e Rolando NANNICINI (PD) sottoscrivono l'emendamento 13.12 Polledri.

Pag. 44

Gioacchino ALFANO (PdL) dichiara che la sua parte politica non può che aderire all'invito del Governo alla maggioranza di mantenere inalterato il testo approvato dal Senato.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO (PdL) rileva che quanto accaduto, con le dimissioni del rappresentante tedesco nell'esecutivo della Banca centrale europea, il crollo delle borse e l'aumento del differenziale tra titoli di Stato italiani e tedeschi, indica chiaramente che la priorità in questo momento è quella di approvare la manovra al più presto per dare un segnale ai mercati: in queste condizioni, non c'è spazio per una navetta tra Camera e Senato. Ciò premesso, esprime l'avviso che, su questo punto specifico, il Governo abbia commesso un errore, al quale la modifica apportata dal Senato all'articolo 13 ha, almeno entro certi limiti, riparato. Ritiene che, in ogni caso, il rispetto per la classe politica non possa essere ottenuto mediante misure di questo genere, ma debba essere conquistato sul campo, nel territorio. Aggiunge di essere, comunque, favorevole alla abolizione dell'indennità parlamentare, salvo il rimborso delle spese, e pronto a discuterne.

Massimo Enrico CORSARO (PdL) reputa giusta e condivisibile la modifica apportata dal Senato su questo punto specifico, anche in considerazione del fatto che la classe parlamentare è comunque chiamata a un contributo di solidarietà significativamente più alto di quello richiesto ai cittadini. Invita inoltre a riflettere che, per un parlamentare, disporre anche di una fonte di reddito diversa dall'indennità è una garanzia di autonomia personale: argomento, questo, che dovrebbe essere valutato attentamente soprattutto da quanti sostengono, a suo avviso contribuendo in questo modo a delegittimare il Parlamento, che i parlamentari non sarebbero scelti dal popolo, ma nominati dai capipartito, e per questo privi di autonomia e di rappresentatività. Aggiunge di ritenere irragionevole prevedere una diversa retribuzione a fronte dello svolgimento delle medesime funzioni.

Pier Paolo BARETTA (PD) dichiara la disponibilità della sua parte politica a venire incontro alla maggioranza, che chiede di convertire il decreto il più rapidamente possibile per dare un segnale rassicurante ai mercati, qualora, da parte sua, la maggioranza accetti di espungere dal testo l'articolo 8, in materia di sostegno alla contrattazione collettiva di prossimità, che evidentemente non ha nulla a che vedere con la sostenibilità del debito italiano. Intende in tal modo invitare la maggioranza a dare un segnale di apertura al dialogo, senza pretendere un'adesione incondizionata dell'opposizione a una manovra che, ad avviso di quest'ultima, è non solo inutile, come dimostrano gli avvenimenti, ma anche dannosa. Quanto alla questione della riduzione dell'indennità per i parlamentari aventi un altro reddito, fa presente che, se anche il Governo ha commesso un errore introducendo quella misura nel decreto, non si può pensare di eliminarla in sede di esame parlamentare del provvedimento, perché gli annunci di questo tipo rappresentano impegni che devono essere mantenuti, pena la perdita di credibilità, fermo restando che senza dubbio il Parlamento deve reagire alla deriva antipolitica in corso e riaffermare la dignità del suo ruolo. Al deputato Marinello, che ha difeso la funzione parlamentare e si è detto pronto a svolgerla anche senza retribuzione, fa presente che l'indennità è stata voluta dai costituenti al preciso scopo di impedire che l'attività politica fosse riservata ai soli ricchi.

Roberto OCCHIUTO (UdCpTP) condivide l'intervento del deputato Corsaro, ritenendo che chi oggi contesta la classe politica è perché vorrebbe che questa gli assicurasse il benessere, e ciò non è più possibile. Nel presentare l'emendamento 13.15, il suo gruppo non intendeva cavalcare l'onda dell'antipolitica, ma riparare ad un errore commesso dal Senato, il quale, nel modificare la norma deliberata dal Governo in materia di indennità parlamentare, ha dato al paese l'impressione che i parlamentari abbiano voluto alleggerire la propria parte di rinunce nel

Pag. 45

momento in cui ai cittadini sono richiesti sacrifici. In altre parole, giusta o sbagliata, la misura varata dal Governo non doveva essere modificata in questi termini dal Parlamento.

Massimo POLLEDRI (LNP) dichiara che il suo gruppo ritiene un errore la modifica apportata dal Senato all'articolo 13 del decreto: questo non perché condivida le ragioni di quanti inveiscono contro la classe politica, ma perché la politica deve farsi rispettare dal paese. Ritiene che, in un momento di crisi come l'attuale, nel quale è necessaria l'austerità, il paese può rispettare la classe politica solo se vede sul ponte di comando figure specchiate e degne di fiducia. Certamente i politici non sono in media peggiori di altri, ad esempio dei giornalisti, ma questo argomento non può essere fatto valere perché la responsabilità di chi ha la funzione dirigente comporta una solitudine della quale bisogna, a suo avviso, avere la forza di farsi carico. Ciò premesso, il suo gruppo riconosce che la priorità, in questo momento, è di dare risposte ai mercati in tempi brevi, ma ritiene anche che il tema in discussione dovrà essere ripreso, trovando il modo di riconquistare al Parlamento il rispetto del paese, che negli ultimi anni è andato discendendo e ritenendo che vi sia al riguardo anche una responsabilità dei presidenti delle Camere, i quali, nelle ultime legislature, hanno dato del Parlamento l'immagine di un «votificio».

Amedeo LABOCCETTA (PdL) ritiene che le proposte dell'opposizione, compresa quella relativa alla soppressione dell'articolo 8, non possano in questo momento essere accolte. Su questo e su altri punti, il discorso potrà essere ripreso, ma in questo momento le ragioni della congiuntura economica internazionale impongono di convertire il decreto quanto prima.

Marco CAUSI (PD) rileva che la scelta iniziale del Governo di diminuire l'indennità dei parlamentari che percepiscono redditi propri importanti ha un senso, dal momento che esistono oggettive disparità di trattamento tra i parlamentari che sono dipendenti pubblici, i quali sono obbligati a porsi in aspettativa, e i parlamentari che svolgono un lavoro privato. Nei comuni, ad esempio, l'indennità è dimezzata se il dipendente pubblico non si pone in aspettativa.

Massimo Enrico CORSARO (PdL) fa presente che, a differenza dell'imprenditore o del lavoratore autonomo, il dipendente pubblico ha la certezza di riavere il suo posto di lavoro una volta concluso il mandato parlamentare.

Marco CAUSI (PD) sottolinea che la norma è stata inserita nel decreto dal Governo, il che prova che il problema quantomeno esiste.

Mario PEPE (Misto-R-A) ritiene che, in questo momento, anche se si decidesse di sopprimere interamente il compenso che spetta ai parlamentari, non si soddisferebbe l'opinione pubblica. Sottolinea come occorra pertanto ridurre la politica inutile, quella che non riesce a decidere, come accade nel dibattito odierno. Ritiene in ogni caso che la soluzione preferibile sarebbe quella di ridurre il numero dei parlamentari. Sottolinea quindi che, quando ai membri del Parlamento non veniva corrisposta alcuna indennità, essi erano soggetti alla Corona e che anche oggi, a suo avviso, l'eliminazione di ogni indennità esporrebbe i parlamentari alla soggezione al poter economico.

Gioacchino ALFANO (PdL) ricorda come il Presidente della Repubblica abbia invitato il Parlamento a provvedere ad una celere approvazione della manovra e come, più volte, lo stesso Presidente abbia fatto conoscere i propri orientamenti anche critici su disposizioni all'esame delle Camere. Evidenzia che non è possibile modificare oggi una manovra che serve al Paese, ritardandone l'approvazione. Ritiene che ciò non renda meno utile il dibattito odierno che può fornire utili spunti di riflessione per i successivi provvedimenti. Sottolinea quindi come sarebbe

Pag. 46

più facile per la maggioranza accogliere taluni suggerimenti dell'opposizione per poter condividere le conseguenze di scelte difficili, ma ricorda che si è scelta l'assunzione di responsabilità da parte della sola maggioranza per difendere l'Italia dagli attacchi speculativi.

Remigio CERONI (PdL), relatore, esprime indignazione nei confronti di chi ha ritenuto di inserire le disposizioni di cui all'articolo 13 nel testo in esame che, a suo avviso, hanno scatenato inutili polemiche. Invita quindi i colleghi ad una maggiore responsabilità, ricordando come il trattamento economico del parlamentari sia stato negli ultimi anni più volte ridotto. Rileva che l'articolo 1 del recente decreto-legge n. 98 del 2011 aveva peraltro già stabilito di uniformare l'indennità parlamentare alla media ponderata delle indennità percepita nei sei principali Paesi dell'area euro. Sottolinea come occorra reagire ad un attacco strumentale contro il Parlamento e osserva come sia singolare che tale strumentalizzazione sia particolarmente enfatizzata dal Corriere della Sera il cui editore ha manifestato la volontà di svolgere attività politica.

Massimo VANNUCCI (PD) richiamando gli interventi svolti dagli onorevoli Pepe e Polledri, sottolinea come sia proprio chi ritiene che il provvedimento non possa essere modificato a contribuire alla inutilità della presente discussione e alla perdita di centralità del Parlamento. Propone, nel caso in cui la maggioranza consentisse l'approvazione di un numero limitato di proposte emendative da concordare, di anticipare i tempi previsti per il voto finale in Aula a mercoledì, senza il ricorso alla questione di fiducia, in modo da consentire al Senato di approvare il testo in via definitiva anche nella giornata di giovedì, così da rispettare comunque la data già prevista per l'approvazione definitiva. Evidenzia, infine, come sia improprio evocare il Capo dello Stato per giustificare talune scelte.

Roberto Mario Sergio COMMERCIO (Misto-MpA-Sud) chiede al relatore di chiarire le cause della sua indignazione atteso che dovrebbe condividere le opinioni del Governo.

Amedeo CICCANTI (UdCpTP) sottolinea come il relatore rinunci ad operare una sintesi sulla questione, malgrado essa sia stata richiamata anche in proposte emendative presentate dal gruppo della Lega Nord e come sia stato proprio il Governo a generare la polemica sulla riduzione delle indennità parlamentari. Ricorda in proposito come il Ministro Calderoli abbia rivendicato la paternità di tale disposizione, fomentando l'antipolitica. Sottolinea come di tale materia dovrebbero più propriamente occuparsi gli uffici di presidenza delle due Camere e osserva che oggi tutta la stampa vicina al centrodestra e quella vicina alla sinistra hanno condotto una campagna contro i parlamentari. Rileva inoltre come tali organi di stampa si mantengano grazie al contributo pubblico all'editoria, sul quale occorrerebbe avviare una riflessione. Ritiene che la classe politica dovrebbe reagire a tale campagna per riacquistare la propria credibilità. Fa presente che la maggioranza dei parlamentari sarebbe stata colpita dalla riduzione delle indennità prevista nella versione originaria del decreto-legge, evidenziando in proposito come vi sia una notevole differenza nella posizione dei parlamentari che sono dipendenti pubblici, tenuti a mettersi in aspettativa, mentre coloro che esercitano una libera professione o siano titolari di un'impresa possono proseguire l'attività. Rileva quindi che, anche se la Commissione approvasse la proposta emendativa in discussione, la navette si potrebbe comunque evitare nel caso in cui il Governo ritenga di presentare un maxi emendamento volto a confermare il testo adottato dal Senato. A suo avviso, in tal modo almeno verrebbero salvaguardate le prerogative della Commissione. Annuncia quindi il suo voto favorevole sull'emendamento Occhiuto 13.15.

Michele VENTURA (PD) chiede al rappresentante del Governo le ragioni per le

Pag. 47

quali l'articolo 13 sia stato modificato con il maxi emendamento presentato al Senato.

Il sottosegretario Bruno CESARIO fa presente che tale decisione del Governo è stata assunta all'esito dell'ampio dibattito svoltosi in Commissione al Senato.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, avverte che l'emendamento Polledri 13.12 è stato ritirato dai presentatori e osserva che, con ogni probabilità, il Parlamento avrà modo di affrontare nuovamente la questione.
Dopo controprova mediante appello nominale ai sensi dell'articolo 53, comma 3, del Regolamento, la Commissione respinge l'emendamento Occhiuto 13.15.

Antonio BORGHESI (IdV) illustra l'emendamento Donadi 13.10, sottolineando come esso presenti un contenuto analogo all'emendamento appena respinto dalla Commissione.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Donadi 13.10 e Baretta 13.7.

Marco BELTRANDI (PD) illustra l'emendamento 13.17, di cui è primo firmatario, evidenziando che esso intende introdurre un'incompatibilità tra la carica di parlamentare nazionale e di membro del Parlamento europeo con ogni altra carica pubblica elettiva. Al riguardo, osserva come tale proposta non è semplicemente volta a limitare i benefici economici derivanti dal cumulo degli incarichi, ma intende garantire che lo svolgimento del mandato parlamentare nazionale ed europeo sia un'attività a tempo pieno, rilevando come l'approvazione della proposta rappresenterebbe un efficace strumento per rivalutare la funzione parlamentare.

La Commissione respinge l'emendamento Beltrandi 13.17.

Pier Paolo BARETTA (PD) illustra il suo emendamento 13.8, evidenziando come tale proposta emendativa intenda introdurre un'incompatibilità tra il mandato parlamentare e gli incarichi elettivi a livello europeo e territoriale e la partecipazione agli organi direttivi di società partecipate o controllate.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Baretta 13.8, nonché gli identici emendamenti Baretta 13.2 e Favia 13.11.

Antonio BORGHESI (IdV) illustra l'emendamento 13.13, di cui è primo firmatario, osservando che, al fine di risolvere il problema della difficile compatibilità tra attività parlamentare e altre attività economiche e professionali, è preferibile a suo avviso prevedere una specifica incompatibilità tra il mandato elettivo e l'esercizio di attività imprenditoriali e libero-professionali. Nel ricordare come una analoga disciplina sia prevista negli Stati uniti d'America, evidenzia come una tale previsione consentirebbe di evitare l'insorgere di conflitti di interesse, che si manifestano con particolare evidenza quando avvocati votano al mattino in Parlamento leggi delle quali intendono avvalersi nel pomeriggio.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Borghesi 13.13 e Favia 13.14.

Antonio BORGHESI (IdV) illustra il proprio articolo aggiuntivo 13.02, che propone la soppressione dell'erogazione dell'assegno vitalizio ai parlamentari a decorrere dal 1o gennaio 2012. Al riguardo, ricorda che si tratta di una questione più volte sollevata dall'Italia dei Valori negli ultimi mesi, da ultimo anche nel dibattito sul bilancio interno della Camera, sottolineando come la spesa annua riconducibile agli assegni vitalizi ammonti a circa 220 milioni di euro. Osserva, pertanto, che l'eliminazione di vitalizi a partire dalla prossima legislatura rappresenta una presa in giro, dal momento che tale provvedimento non inciderebbe sulle ingenti spese sostenute per gli assegni già in

Pag. 48

essere, maturati in passato anche a fronte di una brevissima permanenza in Parlamento. Ritiene, invece, che i contributi versati dovrebbero dare luogo alla erogazione di una pensione calcolata con il sistema contributivo, sottolineando come l'Italia dei Valori stia affrontando in modo solitario questa battaglia, per la quale c'è grande attenzione nel nostro paese.

La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Borghesi 13.02.

Antonio BORGHESI (IdV) illustra l'articolo aggiuntivo 13.03, di cui è primo firmatario, ricordando come tale proposta faccia parte di un pacchetto di disposizioni volte a ridurre i costi della politica.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli articoli aggiuntivi Borghesi 13.03 e 13.04.

Antonio BORGHESI (IdV) illustra il suo articolo aggiuntivo 13.05, rilevando come esso intenda, tra l'altro, limitare le agevolazioni fiscali previste per le erogazioni liberali in favore dei partiti e movimenti politici, assimilando la disciplina delle detrazioni in materia a quella prevista per le erogazioni liberali nei confronti delle Onlus.

La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Borghesi 13.05.

Antonio BORGHESI (IdV) illustra l'articolo aggiuntivo 13.06 di cui è primo firmatario, osservando come le considerazioni svolta dall'onorevole Giachetti in occasione dell'esame dell'articolo aggiuntivo Beltrandi 1.035, anch'esso riferito alla materia dei rimborsi elettorali, testimonino in modo evidente la mancanza di argomenti al riguardo.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli articoli aggiuntivi Borghesi 13.06 e 13.07.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, come convenuto in sede di ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento ad una seduta che sarà convocata alle ore 9 della giornata di domani.

La seduta termina alle 23.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 17.20 alle 17.50.