CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 27 settembre 2018
64.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

  Giovedì 27 settembre 2018. — Presidenza del presidente Andrea GIACCONE. – Interviene il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Dario Galli.

  La seduta comincia alle 14.35.

Disposizioni per favorire l'equità del sistema previdenziale.
C. 294 Meloni, C. 310 Meloni e C. 1071 D'Uva.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 25 settembre scorso.

  Rina DE LORENZO (M5S), relatrice, segnala preliminarmente che la proposta di legge n. 310, a prima firma della deputata Meloni, consta di un unico articolo e ripropone integralmente il testo della proposta di legge che, nel corso della XVII legislatura, la Commissione Lavoro ha esaminato (C. 1253/XVII legislatura).
  L'articolo 1 dispone, al comma 1, il ricalcolo con il sistema contributivo dei trattamenti pensionistici i cui importi risultino superare complessivamente, anche in caso di cumulo di più trattamenti pensionistici, dieci volte l'integrazione al trattamento minimo dell'INPS (o, come forse sarebbe meglio dire, il trattamento minimo).
  Il ricalcolo riguarda i trattamenti pensionistici obbligatori, integrativi e complementari, i trattamenti erogati da forme pensionistiche che garantiscono prestazioni definite in aggiunta o a integrazione del trattamento pensionistico obbligatorio, compresi quelli erogati agli ex dipendenti del settore bancario e creditizio, nonché quelli corrisposti dai fondi di previdenza complementare e i trattamenti che assicurano prestazioni definite per i dipendenti delle regioni a statuto speciale e degli enti di cui alla legge 20 marzo 1975, n. 70, compresi quelli derivanti dalla gestione speciale ad esaurimento di cui all'articolo 75 del decreto del Presidente della Repubblica 20 dicembre 1979, n. 761 (ex dipendenti delle unità sanitarie locali), e quelli erogati dalle gestioni di previdenza obbligatorie presso l'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) per il personale addetto alle imposte di consumo, per il personale dipendente dalle aziende private del gas e per il personale già addetto alle esattorie e alle ricevitorie delle imposte dirette.Pag. 93
  Sono esclusi dal ricalcolo le prestazioni di tipo assistenziale, gli assegni straordinari di sostegno del reddito, le pensioni erogate alle vittime del terrorismo e le rendite erogate dall'INAIL.
  Ai sensi del comma 2, tuttavia, il ricalcolo non può comportare la riduzione dell'importo dei trattamenti pensionistici al di sotto della soglia di importo pari a dieci volte il trattamento minimo INPS (pertanto, nel 2018, la soglia al di sotto della quale il trattamento pensionistico non potrebbe essere ridotto sarebbe pari a 5.074,60 euro mensili).
  Il comma 3, infine, destina i risparmi di spesa conseguiti dall'applicazione del ricalcolo al finanziamento di misure di perequazione dell'integrazione al trattamento minimo INPS, dell'assegno sociale e dei trattamenti di invalidità corrisposti ai sensi della legge n. 222 del 1984.
  La proposta di legge n. 294, sempre a prima firma Meloni, dispone all'unico articolo di cui è composta l'abrogazione dei commi 5 e 6 dell'articolo 3 della legge n. 564 del 1996. Si tratta della disciplina che prevede la possibilità per le organizzazioni sindacali di versare una contribuzione aggiuntiva in favore dei propri iscritti che, lavoratori dipendenti, esercitano attività sindacale in regime di aspettativa, disciplinandone, nel contempo, la valorizzazione in sede di determinazione della retribuzione pensionabile.

  Renata POLVERINI (FI) osserva che il contenuto delle proposte di legge all'esame della Commissione appare minare i principi alla base di uno Stato di diritto. Esse intervengono infatti sui delicatissimi meccanismi che governano il sistema pensionistico, il quale si regge anche grazie ai sacrifici di chi ha lavorato per una vita intera, facendo inoltre confusione tra coefficiente di trasformazione, montante contributivo, età di accesso al pensionamento e altri aspetti ancora e confondendo trattamenti di natura diversa, introdotti nell'ordinamento con finalità diverse e finanziati con modalità pure diverse. Dichiara con forza di dissociarsi da tale modo di operare, pur essendo consapevole di esporsi al rischio dell'impopolarità. Stigmatizza il clima avvelenato che si cerca di creare nel Paese, in cui vengono criminalizzati coloro che hanno maturato i trattamenti pensionistici in godimento sulla base di norme di legge, così come coloro che, sempre sulla base della legge, hanno portato avanti l'attività lavorativa nonostante gli impegni nel sindacato. Costoro avrebbero potuto approfittare degli escamotage offerti dalla legge stessa per lucrare vitalizi più vantaggiosi della pensione, ma non lo hanno fatto. Tutto questo non conta, mentre sembra importare solo andare in televisione a parlare per slogan e imbonire coloro che non sono tenuti a conoscere i sottili meccanismi che governano il sistema pensionistico e cercare di portarli dalla propria parte politica. Considera la proposta n. 1071 disonorevole e deplorevole, nonostante sia stata firmata anche da colleghi con i quali ha condiviso la campagna elettorale. A suo avviso, se si decide di intervenire ancora una volta sul sistema pensionistico, non si può improvvisare, ma è necessario avvalersi di esperti e di tecnici della materia, per non commettere gli errori che hanno caratterizzato la riforma Fornero e il Jobs act, la cui portata non è stata a sufficienza ponderata a causa della fretta di intervenire e le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Ritiene sia giusto raccogliere le istanze provenienti dagli elettori, ma il politico deve saperle poi orientare nel giusto solco della solidarietà sociale, senza criminalizzare interi settori della società. Preannuncia, pertanto, la sua ferma opposizione a tali proposte, anche nel caso in cui il suo gruppo dovesse adottare decisioni differenti.

  Ettore Guglielmo EPIFANI (LeU), ribadendo le considerazioni svolte nella scorsa seduta, applicabili anche alle proposte di legge illustrate oggi, conferma la sua contrarietà a tali provvedimenti, che, a suo giudizio, si prestano, in un futuro anche prossimo, ad essere utilizzati per colpire fasce assai ampie di pensionati. La proposta n. 1071, ad esempio, sembrerebbe rivolta a decurtare il trattamento pensionistico Pag. 94di circa 50.000 soggetti, su un totale di più di quindici milioni di pensionati. Sembrerebbe esserci una sproporzione tra la complessità del meccanismo messo in campo e la modestia del risultato. Ma, a suo parere, la contraddizione cessa di essere tale se, appunto, si pensa che tale meccanismo si potrebbe prestare a un intervento assai più esteso, magari quando le condizioni economiche del Paese dovessero peggiorare fino a un punto tale da rendere necessario fare cassa, ancora una volta a spese dei pensionati. La proposta n. 1071 non tocca il montante contributivo, contrariamente a quanto detto dalla maggioranza, ma l'età di accesso al pensionamento, senza tenere conto che questa può essere dipesa da fattori del tutto meritevoli di riconoscimento. A tale proposito ricorda la battaglia del sindacato per riconoscere ai lavoratori precoci, che avevano iniziato a lavorare a quattordici anni, il diritto di andare in pensione con trentacinque anni di contributi, laddove la proposta di legge si presta ad essere applicata in futuro anche a tali pensionati. Invita, pertanto, la maggioranza a riflettere ulteriormente su tali aspetti.

  Paolo ZANGRILLO (FI), anch'egli richiamando il suo precedente intervento, esprime il proprio disappunto nel constatare che la maggioranza continua a presentare in modo ingannevole il contenuto della sua proposta. Segnala, a tale proposito, il recente intervento del Ministro Di Maio in una popolare trasmissione televisiva, in cui si è lasciato andare a parole offensive nei confronti di chi è andato in pensione secondo quanto disposto dalle leggi vigenti, utilizzando addirittura l'appellativo di «farabutto». Invita, quindi, la maggioranza a porre fine a tale inganno e a fornire i dati necessari a capire la reale portata della sua proposta. Ribadisce, inoltre, la necessità di chiarire a chi saranno destinate, se all'INPS o al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, e con quali finalità, le risorse derivanti dal taglio dei trattamenti pensionistici, dal momento che vi è una contraddizione tra relazione illustrativa della proposta di legge e testo dell'articolato.

  Graziano MUSELLA (FI) dichiara di essere totalmente d'accordo con quanto affermato dai colleghi di gruppo Polverini e Zangrillo.

  Carlo FATUZZO (FI) chiede ai presentatori della proposta n. 1070 se riconducono le pensioni anticipate di vecchiaia, erogate con cinque anni di anticipo rispetto all'età stabilita dalla legge in caso di inabilità pari o superiore all'80 per cento, alla categoria delle pensioni di invalidità o alla categoria delle pensioni di vecchiaia. Se fossero, infatti, considerate pensioni di vecchiaia, sarebbero suscettibili di essere ridotte in base a quanto disposto dalla proposta di legge. Ancora, chiede se le rendite erogate dall'INAIL sono considerate pensioni oppure no, dal momento che la proposta esclude esplicitamente dall'applicazione della riduzione solo quelle liquidate alle vittime del dovere o di azioni terroristiche. Infine, osserva che, se il principio portato avanti dalla maggioranza è quello di colpire i trattamenti pensionistici che non trovano riscontro nei contributi versati, sulla base dello stesso principio si dovrebbero colpire anche coloro che godono dell'integrazione al trattamento minimo, ai quali l'INPS eroga un ammontare di pensione tale da permettere loro di raggiungere almeno la soglia di 501 euro mensili. Anche costoro, infatti, percepiscono un trattamento non proporzionato ai contributi versati.

  Renata POLVERINI (FI), intervenendo sull'ordine dei lavori, rileva l'irritualità della presenza di un rappresentante del Ministero dello sviluppo economico, al posto di un sottosegretario del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Data la delicatezza e la complessità del tema trattato è assolutamente necessario, a suo avviso, che la discussione avvenga alla presenza di un rappresentante del ministero competente.

  Debora SERRACCHIANI (PD), associandosi alle osservazioni della collega Polverini Pag. 95e constatando la disarmante superficialità con la quale la maggioranza affronta temi di grande complessità, chiede che la Commissione proceda a un ciclo di audizioni per mettere in condizione tutti i deputati di procedere nell'esame delle proposte di legge con maggiore cognizione di causa.

  Rina DE LORENZO (M5S), relatrice, ribadendo la finalità di ristabilire l'equità del sistema pensionistico adeguando i trattamenti percepiti ai contributi versati, assicura di tenere in giusta considerazione le osservazioni dei colleghi, anche se non condivide l'opinione di chi dubita della legittimità costituzionale delle proposte di legge.

  Renata POLVERINI (FI) ribadisce che le pensioni in godimento sono state liquidate sulla base delle legge vigenti all'epoca dell'accesso alla quiescenza.

  Paolo ZANGRILLO (FI) ribadisce, a sua volta, di non condividere affatto l'impostazione delle proposte di legge.

  Andrea GIACCONE, presidente, esorta i colleghi a lasciare terminare l'intervento della relatrice.

  Rina DE LORENZO (M5S), relatrice, si dichiara favorevole a procedere ad un ciclo di audizioni, in primo luogo dell'INPS, per avere indicazioni sull'ampiezza della platea dei soggetti interessati e sulle modalità di realizzazione dell'intervento. Rispondendo alle critiche mosse dai colleghi dell'opposizione, assicura che le proposte non intendono criminalizzare nessuno, ma, piuttosto, rimettere le pensioni d'oro in linea con le pensioni minime. Con riferimento a queste ultime, inoltre, chiarisce che la maggioranza è cosciente della necessità di un intervento migliorativo, ma è altrettanto chiaro che la proposta n. 1071 deve essere letta nel quadro di un più ampio intervento, che la maggioranza ha in animo di adottare, per eliminare gli elementi di squilibrio che caratterizzano l'attuale sistema pensionistico.

  Walter RIZZETTO (FdI), unendosi ai colleghi nello stigmatizzare l'assenza in seduta di un rappresentante del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dichiara la disponibilità del proprio gruppo a migliorare le proposte di legge a prima firma Meloni, anche accogliendo i contributi che potranno venire dai soggetti ascoltati in audizione. Con riferimento alla proposta n. 1071, invece, osserva che essa si regge sull'equivoco tra anzianità contributiva e età di accesso al pensionamento. Invita, pertanto, la presidenza a organizzare il prosieguo dell'esame delle proposte di legge, tenendo presente l'esigenza di ascoltare esperti e tecnici e tenendo altresì conto dell'ormai prossimo inizio della sessione di bilancio.

  Debora SERRACCHIANI (PD) considera prioritario che in Commissione si faccia chiarezza sui vari aspetti dell'argomento per capire cosa chiedere ai soggetti che verranno ascoltati in audizione. Troppi, infatti, sono i punti confusi della proposta di legge n. 1071. Ad esempio, le pensioni minime non possono fungere da parametro da utilizzare per il taglio delle cosiddette pensioni d'oro, perché sono calcolate in maniera diversa, così come non è possibile applicare il coefficiente di trasformazione a una grandezza che non è il montante contributivo. In linea di principio, ribadisce di condividere l'intento di restituire equità al sistema pensionistico, ma, a suo giudizio, non si raggiunge lo scopo se si colpiscono coloro che godono di un trattamento maturato sulla base della normativa vigente al momento dell'accesso alla quiescenza.

  Paolo ZANGRILLO (FI) richiama la maggioranza all'esigenza di rimanere ancorata ai fatti e di non ragionare per slogan. Sotto questo profilo, reputa preoccupante l'intervento della relatrice, pur non mettendo in dubbio l'apprezzabile finalità dell'equità sociale, peraltro da tutti condivisa. Teme, infatti, che la maggioranza adotterà il medesimo atteggiamento assunto in occasione dell'approvazione del cosiddetto «decreto Dignità», quando, nonostante Pag. 96le dichiarazioni di apertura alle opposizioni e il lungo dibattito nelle Commissioni riunite, alla fine ha proseguito sulla strada che si era prefissata, rimanendo chiusa a qualsiasi proposta di modifica del testo. Se, quindi, vuole dimostrare in questa sede la sua buona fede, la maggioranza dovrebbe stracciare la sua proposta di legge e presentarne una diversa che, con modalità differenti, sia idonea al raggiungimento degli scopi dichiarati.

  Davide TRIPIEDI (M5S), richiamando il clima di collaborazione che ha caratterizzato i lavori della XI Commissione nella scorsa legislatura, sottolinea che la scelta di penalizzare i trattamenti pensionistici in base all'età di accesso alla quiescenza discende dall'impossibilità per l'INPS, come appurato in occasione dell'esame di proposte di legge di contenuto analogo, di ricostruire la storia contributiva dei pensionati. Pertanto, la strada intrapresa dalla maggioranza con la proposta n. 1071 è quella di colpire chi ha contribuito di meno rispetto a quanto percepito, essendo andato in pensione a età relativamente basse. Assicura che non saranno toccati coloro che sono giunti alla pensione dopo anni di lavori pesanti, come quelli nei cantieri edili, perché la maggioranza ha intenzione di fare interventi mirati per invertire la rotta della politica previdenziale, che, tra l'altro, sta gravemente penalizzando i giovani.

  Graziano MUSELLA (FI) obietta che, se la volontà è quella di aiutare chi percepisce trattamenti troppo bassi, la strada migliore è quella di aumentare le pensioni minime, con ben più dei circa 300 milioni di euro che, a malapena, si potranno risparmiare con la proposta n. 1071. Invita, quindi, la maggioranza a modificare radicalmente il testo della sua proposta, dal momento che da questo, allo stato attuale, non si evince che il taglio interesserà solo chi ha versato meno contribuiti. Così com’è, il provvedimento, infatti, introduce un taglio lineare dei trattamenti in essere.

  Renata POLVERINI (FI) stigmatizza il linguaggio violento a cui i colleghi della maggioranza spesso fanno ricorso per sostenere le loro idee e confutare quelle delle opposizioni, invitando a ritornare a un tono più consono a dei legislatori, il cui compito è prendere decisioni per migliorare la vita dei cittadini. Sul tema pensionistico, il faro deve essere, infatti, l'interesse generale, nel rispetto del contratto che ognuno ha sottoscritto con lo Stato. In caso contrario, sarebbe perfino meglio decidere di liberalizzare il sistema, eliminando l'obbligatorietà dell'iscrizione all'INPS, perché ognuno possa impiegare i contributi lavorativi come meglio ritiene, mettendosi al riparo da interventi sconsiderati. Si unisce, pertanto, ai colleghi che esortano la maggioranza a modificare radicalmente il testo della sua proposta di legge, se la finalità è quella del ripristino dell'equità. Si dichiara spaventata dalle modalità con le quali la maggioranza porta avanti i propri programmi, come fosse sempre in campagna elettorale, e non intende consentire che si faccia passare il messaggio che solo ora, grazie a tale maggioranza, la politica si occupa seriamente della previdenza. Tutti gli interventi adottati nel passato hanno avuto la finalità di garantire comunque l'equità, anche introducendo misure, quali il cosiddetto secondo pilastro, oppure l'obbligo di impiegare il TFR nella previdenza complementare, giudicate utili a compensare gli interventi restrittivi resisi necessari a causa della accertata impossibilità del sistema di sostenere il volume futuro di spesa. Grazie a tali interventi, e nonostante difficoltà enormi, il nostro Paese è riuscito a salvaguardare la coesione sociale. Rispondendo, quindi, al collega Tripiedi, che ricordava il clima collaborativo in Commissione nella passata legislatura, osserva che la situazione si è rovesciata: la minoranza è diventata maggioranza ed è da questa che bisogna attendersi un primo passo, una mano tesa, non certo dalle opposizioni. Non ritiene giusto tacciare di altro l'atteggiamento politico di ferma opposizione a proposte ritenute ingiuste. Invita, pertanto, a smettere di trattare alla stregua di Pag. 97oppositori insensati coloro che, grazie alla loro esperienza e al loro vissuto, possono offrire punti di vista diversi e validi contributi al perseguimento di una finalità condivisa. Dichiara, quindi, che, nelle questioni di grande rilevanza, come quella in discussione, opporrà sempre un'opposizione dura e senza sconti, per cercare di arginare una deriva che giudica estremamente preoccupante.

  Ettore Guglielmo EPIFANI (LeU) ritiene che non si possa non individuare nel futuro pensionistico dei giovani il problema principale del nostro sistema previdenziale. A suo giudizio, pertanto, la maggioranza dovrebbe partire proprio da qui, mettendo in campo una proposta che affronti tale problema. La proposta presentata, invece, affronta un altro problema, importante ma non altrettanto grave, e lo fa, a suo avviso, nella maniera sbagliata. In primo luogo, infatti, la disciplina introdotta non potrà applicarsi ai pensionati del settore pubblico, in riferimento ai quali l'INPS, che ha inglobato gli enti previdenziali che gestivano la previdenza dei dipendenti pubblici, non ha gli strumenti per ricostruire la carriera contributiva. In secondo luogo, non è metodologicamente corretto separare il coefficiente di trasformazione dal montante contributivo, anche perché il coefficiente non è neutro, essendo legato alla speranza di vita, che tutti sanno non essere uguale per tutte le attività lavorative. È questo aspetto che rende ingiusto il sistema contributivo, al pari di quello retributivo: al contrario della Svezia, il legislatore italiano scelse di introdurre un coefficiente di trasformazione dipendente dal variare della speranza di vita, a prescindere dal tipo di attività svolta. Pertanto, sul piano pensionistico, il coefficiente di trasformazione applicato al montante contributivo di un operaio dell'edilizia è lo stesso, a parità di età di accesso al pensionamento, di quello applicato al montante contributivo di un bancario, nonostante la sua speranza di vita sia inferiore. Pertanto, è chiaro che non c’è equità né nel sistema retributivo, né in quello contributivo. Allora, per ripristinare, almeno in parte, l'equità sociale, meglio sarebbe introdurre un contributo di solidarietà. Da ultimo, ribadisce che il meccanismo introdotto dalla proposta n. 1071 è disegnato in maniera tale da prestarsi, in futuro, ad essere applicato indiscriminatamente, semplicemente abbassando a piacimento la soglia dei 90.000 euro annui.

  Rina DE LORENZO (M5S), relatrice, accoglie il suggerimento del collega Zangrillo di approfondire le tematiche in discussione e accetta volentieri le osservazioni giunte da chi ha maturato in tale campo una grande esperienza. Intende chiarire che, ogni qual volta ha fatto ricorso al termine «degenerazione», non ha inteso riferirsi ad altro se non ai cosiddetti «baby pensionati», ovvero ai circa centomila soggetti che hanno avuto accesso al pensionamento a circa 35-39 anni e con un'aspettativa di vita di più di 80 anni. In ogni caso, conferma di essere favorevole a procedere ad un approfondito ciclo di audizioni, che metta in grado la Commissione di avere a disposizione gli elementi necessari alla decisione.

  Serse SOVERINI (Misto-CP-A-PS-A), condividendo le osservazioni della collega Polverini sul significato da dare alla collaborazione invocata dal deputato Tripiedi e comprendendo l'irritazione manifestata dall'onorevole Zangrillo, spera che la maggioranza non voglia assumere lo stesso atteggiamento adottato in occasione dell'esame del «decreto Dignità», massimalista e chiuso al contributo delle opposizioni. In generale, nota la scarsa predisposizione all'ascolto che ha caratterizzato i primi mesi di attività dell'attuale Governo e ritiene che questa sia contagiata dall'imperante atteggiamento di coloro che vivono esclusivamente nel presente, non curandosi affatto di assicurarsi una prospettiva futura. Si appella, pertanto, alla maggioranza, in nome del Paese, che appartiene a tutti, invitandola a cambiare visione e ad aprirsi ai contributi di chi ha più esperienza.

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  Walter RIZZETTO (FdI) osserva che ciò che affermano i colleghi della maggioranza non trova riscontro nella loro proposta di legge n. 1071. Infatti, la penalizzazione in base all'età di accesso al pensionamento non ha niente a che vedere con l'ammontare dei contributi versati e spiace sentire il collega Tripiedi, che ha una legislatura alle spalle trascorsa in Commissione lavoro, perseverare in tale confusione. Si tratta, pertanto, di proclami mediatici, legittimi ovviamente, ma legiferare, a suo avviso, è cosa diversa. Esorta, quindi, i colleghi della maggioranza a fermarsi e a riflettere meglio.

  Renata POLVERINI (FI) preannuncia che il suo gruppo chiederà il rinvio delle sedute convocate per l'esame delle proposte di legge, ogni qual volta non dovesse essere presente un rappresentante del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

  Walter RIZZETTO (FdI) si associa, a nome del suo gruppo, a quanto testé anticipato dalla collega Polverini.

  Andrea GIACCONE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.50.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Giovedì 27 settembre 2018.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.55 alle 16.10.