CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 26 settembre 2018
63.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
Pag. 103

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 26 settembre 2018. — Presidenza del vicepresidente Paolo GRIMOLDI. — Interviene la sottosegretaria di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re.

  La seduta comincia alle 14.35.

Variazioni nella composizione della Commissione.

  Paolo GRIMOLDI, presidente, comunica che a far data dal 20 settembre scorso ha cessato di far parte della Commissione l'onorevole Dario FRANCESCHINI (PD) ed è entrato a far parte della stessa l'onorevole Andrea DE MARIA (PD).

Sui lavori della Commissione.

  Paolo GRIMOLDI, presidente, segnala che i disegni di legge di ratifica che la Commissione si accinge ad esaminare in sede referente sono già stati approvati dalla Camera dei deputati nella scorsa legislatura. Pag. 104
  A tal proposito, ai fini dell'articolo 107 del Regolamento, fa presente che i provvedimenti in titolo sono stati presentati entro i primi sei mesi dall'inizio della presente legislatura e, pertanto, nel presupposto di una eventuale dichiarazione di urgenza da parte dell'Assemblea ad oggi non ancora intervenuta, su richiesta del Governo o di un presidente di gruppo potrebbe essere assegnato alla Commissione un termine di quindici giorni per riferire.

  La Commissione prende atto.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo bilaterale tra la Repubblica italiana e la Bosnia ed Erzegovina aggiuntivo alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, inteso ad ampliarne e facilitarne l'applicazione, fatto a Roma il 19 giugno 2015.
C. 1126 Governo.

(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Andrea COLLETTI, relatore, fa presente che l'Accordo è finalizzato ad ampliare l'applicazione della Convenzione europea di estradizione del 1957 tra l'Italia e la Bosnia-Erzegovina. La Convenzione, in vigore a livello internazionale dal 18 aprile 1960, è stata ratificata sia dal nostro Paese (con la legge n. 300/1963), sia dalla Bosnia-Erzegovina.
  L'intesa disciplina il procedimento di estradizione di persone sottoposte a procedimenti penali o che devono eseguire una pena. Essa non è applicabile ai reati considerati politici ed ai reati militari, ed ogni Parte può rifiutare l'estradizione dei propri cittadini.
  Sottolinea che l'Accordo aggiuntivo in esame costituisce un significativo avanzamento dei rapporti bilaterali nel campo della cooperazione giudiziaria penale, in particolare per effetto dell'esplicita previsione della facoltà di estradizione dei cittadini, sinora rifiutata dalla Bosnia ed Erzegovina. L'accordo aggiuntivo, infatti, contiene una puntuale disciplina della materia dell'estradizione dei cittadini, e del transito degli stessi per le ipotesi in cui un cittadino consegnato da uno Stato terzo a uno dei due Stati contraenti debba transitare sul territorio degli stessi.
  Richiama i dati riportati nell'Analisi dell'impatto della regolamentazione che accompagna il disegno di legge, in base ai quali negli istituti penitenziari italiani si trovano attualmente 217 detenuti con cittadinanza della Bosnia-Erzegovina mentre tre sono i cittadini italiani ristretti in penitenziari della Bosnia ed Erzegovina.
  Quanto al contenuto dell'Accordo, osserva che consta di un breve preambolo, nel quale è esplicitato che le disposizioni della Convenzione madre del 1957 restano in vigore per tutto quanto non disciplinato nell'Accordo aggiuntivo, e di sette articoli.
  Con l'articolo 1 è stabilito che ciascuna Parte contraente ha facoltà di estradare i propri cittadini ricercati dalla Parte richiedente con riferimento sia all'estradizione processuale, fondata su misure cautelari, sia a quella esecutiva, basata su decisioni passate in giudicato.
  L'articolo 2 riguarda l'estradizione per reati di criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio di denaro, che sarà concessa purché la pena prevista non sia inferiore a quattro anni o la pena inflitta non inferiore a due anni.
  L'articolo 3 disciplina l'estradizione per altri reati gravi per i quali la pena prevista non sia inferiore a cinque anni o la pena inflitta non sia inferiore a quattro anni. Il paragrafo 3 stabilisce che è motivo obbligatorio di rifiuto dell'estradizione di un proprio cittadino la circostanza che i reati per i quali essa è richiesta siano i reati di genocidio, i crimini contro l'umanità e i crimini di guerra.
  L'articolo 4 riguarda l'esecuzione della pena nel Paese del cittadino e l'articolo 5 l'esecuzione della pena nel Paese del cittadino su richiesta dell'altra Parte per altri reati.
  L'articolo 6 reca la disciplina, conforme a quanto previsto dalla Convenzione europea di estradizione, del transito sul Pag. 105territorio di una delle Parti contraenti di un proprio cittadino consegnato all'altra Parte da uno Stato terzo.
  L'articolo 7, infine, stabilisce che l'Accordo aggiuntivo entri in vigore il sessantesimo giorno successivo alla data di ricezione della seconda delle due notifiche con cui Italia e Bosnia-Erzegovina si saranno comunicate ufficialmente l'avvenuto espletamento delle procedure interne di ratifica.
  La norma stabilisce, inoltre, le procedure di modifica del testo dell'Accordo e dispone che esso abbia durata illimitata riconoscendo a ciascuna Parte la facoltà di recedere, con comunicazione scritta da rendere per via diplomatica, con effetto a 180 giorni senza pregiudizio per le procedure in corso al momento della cessazione medesima.
  Ricorda che un disegno di legge, d'identico contenuto, è stato approvato da questo ramo del Parlamento il 22 dicembre dell'anno scorso, ma ne non è stato possibile ultimarne l'iter, presso il Senato, per la conclusione della legislatura.
  Fa presente che il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica dell'Accordo, oltre a contenere le consuete disposizioni riguardanti l'autorizzazione alla ratifica ed il relativo ordine di esecuzione, reca, all'articolo 3, la copertura finanziaria degli oneri previsti dall'attuazione dell'Accordo, imputati a spese di missione valutate in euro 8.729 annui a decorrere dal 2018, ed a rimanenti spese pari ad euro 5.000 annui, sempre a decorrere dal 2018.
  La copertura è rinvenuta mediante corrispondente riduzione del Fondo speciale di parte corrente iscritto ai fini del bilancio triennale 2018-2020 nel programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, con parziale utilizzazione dell'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  Auspica una rapida approvazione del provvedimento, dal momento che appare pienamente conforme con gli obiettivi di stabilizzazione democratica della Bosnia-Erzegovina che il 7 ottobre prossimo sarà chiamata a nuove consultazioni per il rinnovo del Parlamento e della presidenza collegiale della Federazione e che sono seguite con molta attenzione dalla nostra diplomazia.

  La sottosegretaria Emanuela Claudia DEL RE si associa alle considerazioni svolte dal relatore.

  Paolo GRIMOLDI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che è concluso l'esame preliminare del provvedimento, che sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.

Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Accordo bilaterale aggiuntivo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Macedonia alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, inteso ad ampliarne e facilitarne l'applicazione, fatto a Skopje il 25 luglio 2016; b) Accordo bilaterale aggiuntivo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Macedonia alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959 inteso a facilitarne l'applicazione, fatto a Skopje il 25 luglio 2016.
C. 1127 Governo.

(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Gualtiero CAFFARATTO, relatore, sottolinea in apertura come il provvedimento rechi l'autorizzazione alla ratifica di due accordi aggiuntivi intesi rispettivamente a facilitare l'applicazione a livello bilaterale, tra l'Italia e la Macedonia, della Convenzione europea di estradizione del 1957 e della Convenzione europea di assistenza giudiziaria del 1959.
  La prima delle due intese s'inquadra – al pari dell'altra con la Bosnia-Erzegovina prima illustrata dal collega Colletti – nell'obiettivo di entrambi i Paesi di intensificare Pag. 106la lotta alla criminalità organizzata, alla corruzione e al riciclaggio di denaro.
  Fa presente che l'Accordo aggiuntivo in esame reca una puntuale disciplina della materia dell'estradizione dei cittadini e del transito degli stessi sul territorio, per le ipotesi in cui un cittadino consegnato da uno Stato terzo a uno dei due Stati contraenti debba transitare sul territorio degli stessi.
  L'atto si compone di quattro articoli, corredati di una rubrica per consentire una rapida individuazione degli argomenti trattati.
  L'articolo 1 prevede la facoltà degli Stati contraenti di estradare reciprocamente i propri cittadini, con espresso riferimento sia all'estradizione processuale, fondata su misure cautelari, che a quella esecutiva, basata su decisioni passate in giudicato.
  Nel caso dell'estradizione processuale, la facoltà di estradare i cittadini è stata prevista per i reati di criminalità organizzata, di corruzione e di riciclaggio di denaro, punibili, in base alle leggi di entrambi gli Stati, con una pena detentiva non inferiore nel minimo a quattro anni. Nel caso dell'estradizione esecutiva la facoltà di estradare i propri cittadini è prevista per i medesimi reati solo ove la pena detentiva inflitta sia pari ad almeno due anni. È stata inoltre prevista, per il caso di estradizione processuale, la facoltà di condizionare la consegna del cittadino alla sua restituzione allo Stato richiesto, affinché possa ivi scontarvi la pena inflitta all'esito del procedimento penale celebrato nello Stato richiedente (articolo 2).
  L'articolo 3 disciplina il transito sul territorio di una delle Parti contraenti in maniera conforme a quanto previsto dalla Convenzione europea di estradizione.
  L'articolo 4 subordina l'entrata in vigore della Convenzione allo scambio degli strumenti di ratifica e prevede la possibilità della denunzia della Convenzione statuendo che, in caso di denuncia, la Convenzione cesserà di avere efficacia allo scadere del sesto mese successivo alla data della comunicazione scritta inoltrata per via diplomatica.
  Rileva che il secondo degli accordi in esame s'inserisce nell'ambito degli strumenti finalizzati all'intensificazione e alla puntuale disciplina dei rapporti di cooperazione posti in essere dall'Italia con 1'obiettivo di migliorare la cooperazione giudiziaria internazionale e di rendere più efficace, nel settore giudiziario penale, il contrasto del fenomeno della criminalità transnazionale.
  Sottolinea che l'adozione di norme volte a disciplinare in modo preciso e accurato il settore dell'assistenza giudiziaria penale è stata imposta dall'attuale realtà sociale, caratterizzata da sempre più frequenti ed estesi rapporti tra i due Stati in diversi settori (economico, finanziario, commerciale, dei flussi migratori eccetera). L'incontestabile dato della continua crescita dei rapporti tra i due Paesi implica inevitabilmente la comune esigenza di reciproca assistenza giudiziaria penale.
  L'articolo 1 prevede che le Parti si impegnano a prestarsi reciprocamente la più ampia assistenza giudiziaria in materia penale. L'assistenza giudiziaria potrà riguardare, in particolare, la notificazione degli atti giudiziari; l'assunzione di testimonianze o di dichiarazioni (tra cui anche lo svolgimento d'interrogatori di indagati e di imputati); l'assunzione e la trasmissione di perizie; le attività di acquisizione documentale; l'invio di documenti, atti ed elementi di prova; la ricerca e l'identificazione di persone; il trasferimento di persone detenute al fine di rendere testimonianza o di partecipare ad altri atti processuali; l'esecuzione di indagini, perquisizioni, congelamenti, sequestri e confische di beni pertinenti al reato e dei proventi del reato; la comunicazione dell'esito di procedimenti penali; la trasmissione di sentenze penali e di informazioni estratte da archivi giudiziari. Inoltre, è previsto lo scambio di informazioni di carattere penale e relative alla legislazione nazionale nonché qualsiasi altra forma di assistenza che non sia in contrasto con la legislazione dello Stato richiesto.
  L'articolo 2 disciplina l'esecuzione della richiesta di assistenza e l'eventuale rinvio Pag. 107della stessa. È stato stabilito che le Parti si impegnano a collaborare tempestivamente in conformità alla legislazione dello Stato richiesto, ma è stata anche prevista la possibilità di eseguire la domanda di assistenza secondo modalità particolari indicate dalla Parte richiedente, sempre che ciò non contrasti con la legislazione della Parte richiesta.
  L'articolo 3 disciplina le modalità di trasmissione delle richieste di assistenza giudiziaria, attraverso il contatto diretto tra le competenti autorità giudiziarie e il coinvolgimento formale dell'Autorità centrale.
  L'articolo 4 disciplina in modo puntuale e analitico il ricorso ai collegamenti in videoconferenza per l'assunzione di testimonianze, dichiarazioni e per lo svolgimento di interrogatori, previo accordo specifico tra gli Stati e compatibilmente con la rispettiva legislazione e con le possibilità tecniche di ciascuno Stato.
  L'articolo 5 prevede che, su domanda dello Stato richiedente, lo Stato richiesto debba effettuare accertamenti sui rapporti bancari, finanziari e di conto corrente che una persona fisica o giuridica, sottoposta a procedimento penale dalle autorità giudiziarie dello Stato richiedente, intrattenga nel territorio dello Stato richiesto, senza che possano essere da quest'ultimo opposti motivi di segreto bancario.
  L'articolo 6 disciplina le diverse vicende giuridiche che riguardano o potrebbero riguardare l'Accordo. Entrambi gli Stati dovranno sottoporlo a procedura di ratifica in conformità alla propria legislazione.
  Ricorda che, anche in questo caso, un provvedimento d'identico contenuto è stato approvato dalla Camera dei deputati al termine della scorsa legislatura, il 22 dicembre, ma l'altro ramo del Parlamento non è riuscito ad approvarlo in via definitiva a causa della conclusione della legislatura stessa.
  Per quanto attiene l'onere complessivo annuo derivante dall'attuazione del disegno di legge di ratifica dei due Accordi con la Macedonia, così come dettagliato nella relazione tecnica, esso ammonta, a decorrere dal 2018, a euro 19.598, di cui euro 9.698 per gli oneri valutati e ad euro 9.900 per gli oneri autorizzati. Per la copertura finanziaria dell'importo si fa ricorso al Fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2018-2020, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2017, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento concernente il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  Confida in una rapida conclusione dell'iter di questo disegno di legge che cade proprio alla vigilia dell'importante referendum popolare sulla nuova denominazione ufficiale dello Stato, «Repubblica della Macedonia del Nord», esito di un accordo sottoscritto il 17 giugno scorso con la Grecia, che pone fine ad un annoso contenzioso tra Skopje ed Atene e che ha consentito allo Stato balcanico di accelerare il suo percorso d'integrazione nelle istituzioni euro-atlantiche.

  La sottosegretaria Emanuela Claudia DEL RE, nell'associarsi alle considerazioni svolte dal relatore, evidenzia come con tale Accordo i rapporti tra Italia e Macedonia nel campo della cooperazione giudiziaria penale potranno registrare un notevole passo in avanti, essendo stata compresa la facoltà di estradizione dei propri cittadini, sinora rifiutata dalla Macedonia.

  Laura BOLDRINI (LeU) chiede assicurazioni alla rappresentante del Governo circa la piena vigenza dell'Accordo in esame alla luce del processo di definizione del contenzioso greco-macedone sulla denominazione dello Stato balcanico, che dovrebbe avviarsi a conclusione nei prossimi giorni con una consultazione referendaria che si terrà in Macedonia.

  Piero FASSINO (PD) si associa alla richiesta di chiarimenti avanzata dalla collega Boldrini, con particolare riferimento alla validità giuridico-internazionale dell'intesa, anche a seguito di un Pag. 108eventuale mutamento di denominazione dello Stato.

  La sottosegretaria Emanuela Claudia DEL RE replica impegnandosi a fornire, nel prosieguo dell'esame del provvedimento, ogni chiarimento in ordine ai quesiti sollevati.

  Paolo GRIMOLDI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che è concluso l'esame preliminare del provvedimento, che sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.40.

RELAZIONI AL PARLAMENTO

  Mercoledì 26 settembre 2018. — Presidenza del vicepresidente Paolo GRIMOLDI. — Interviene la sottosegretaria di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re.

  La seduta comincia alle 14.45.

Sull'ordine dei lavori.

  Laura BOLDRINI (LeU) fa presente l'esigenza che la Commissione si avvalga di tempi congrui per l'esame della Relazione in titolo, ai fini di un effettivo approfondimento di tutti i profili organizzativi e finanziari dell'azione amministrativa del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

Relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa svolta dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, corredata del rapporto sull'attività di analisi e revisione delle procedure di spesa e dell'allocazione delle relative risorse in bilancio, di cui all'articolo 9, comma 1-ter, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, riferita all'anno 2017.
Doc. CLXIV, n. 7.

(Esame ai sensi dell'articolo 124, comma 2, del regolamento e rinvio).

  Paolo GRIMOLDI, presidente, ricorda che le risultanze dell'esame della Relazione in titolo potranno eventualmente formare oggetto di una relazione alla Commissione Bilancio, anche in vista dell'avvio del ciclo di bilancio.

  Pino CABRAS, relatore, dopo aver richiamato brevemente la cornice normativa entro la quale si inserisce la relazione, osserva che il testo si compone di due sezioni: la Sezione I riporta il quadro generale delle priorità politiche, una ricognizione della struttura organizzativa del MAECI, un rapporto sull'attività di analisi e revisione della spesa del MAECI e un quadro della spesa per missioni, programmi e priorità politiche, nonché della distribuzione del personale; la Sezione II contiene tre allegati, ossia a) Rapporto sui risultati e b) Risultati finanziari tratti dalle Note integrative al Rendiconto generale 2017; c) schede obiettivo da controllo strategico 2017.
  In particolare, quanto alla Sezione I, nel quadro generale di riferimento e priorità politiche, la relazione sintetica dell'OIV (Organismo indipendente di valutazione della performance, costituito presso il MAECI in forma monocratica), dopo avere rammentato la complessità delle situazioni gestite dal MAECI nel 2017 nell'ambito dello svolgimento dei propri compiti istituzionali, nonché i perduranti effetti del contenimento della spesa pubblica ed i loro riflessi soprattutto sulla disponibilità di risorse umane, constata il sostanziale raggiungimento degli obiettivi prefissati.
  Rileva altresì che, conformemente al modello prescritto dal dettato normativo, vengono preliminarmente individuate nel testo le priorità politiche del Ministero consistenti nella tutela degli interessi strategici nazionali nel Mediterraneo, nella Pag. 109gestione dei fenomeni migratori, nel rilancio del progetto europeo, nelle attività a tutela di sicurezza e diritti da svolgersi in ambito di Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (di cui l'Italia nel 2017 è membro non permanente) come pure nell'ambito della Presidenza italiana dell'OSCE nel 2018 nonché attraverso l'impegno per una Difesa europea integrata con un'Alleanza Atlantica rinnovata, nell'implementazione di una diplomazia per la crescita e promozione integrata, nell'utilizzo della Presidenza italiana del G7 2017 per lo sviluppo di una efficace governance mondiale e, infine, nell'azione di razionalizzazione e riforma dell'azione amministrativa.
  Sempre nell'ambito della Sezione I, fa presente che il rapporto sull'attività di analisi e revisione della spesa del MAECI, predisposto ai sensi del menzionato articolo 3, comma 68 della legge n. 244/2007 sopra richiamata, espone i risultati conseguiti nel 2017 nel perseguimento delle priorità politiche.
  Circa il 70 per cento delle risorse assegnate al MAECI dalla legge di bilancio per il 2017 (legge 232/2016) ammontanti (stanziamento complessivo iniziale) a 2.612.421.416 euro (pari allo 0,30 per cento del bilancio dello Stato), è rappresentato da «oneri inderogabili», ovvero voci di spesa relative a stipendi, contributi ad Organismi internazionali e quote di partecipazione del nostro Paese all'attuazione delle politiche dell'Unione europea, in particolare attraverso la contribuzione al Fondo europeo di sviluppo-FES di cui alla legge n. 125/2014 (che singolarmente considerata costituisce il 18 per cento del bilancio del Dicastero – 470 mln di euro).
  Evidenzia inoltre che assume particolare rilievo il profilo, richiamato dal documento, della confluenza di tali risorse sul bilancio del MAECI a partire dal 2014, che influenza in misura determinante il volume di risorse che risulta apparentemente attribuito alla Farnesina, laddove trattandosi di un trasferimento all'estero, l'incremento si traduce in una partita di giro ed è solo figurativo.
  Il Rapporto pone in rilievo che, al netto dei trasferimenti all'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e del contributo al FES, il bilancio del MAECI rappresenta lo 0,20 per cento del bilancio complessivo dello Stato, una percentuale inferiore a confronto di quella riscontrabile nei principali Paesi partner del contesto europeo.
  Rileva che il MAECI ha contribuito alle politiche di contenimento della spesa pubblica, realizzando altresì misure di riduzione delle spese di funzionamento. L'ammontare di risorse finanziarie, al netto dei trasferimenti, ha registrato nel 2017 una leggera flessione passando dagli 867 milioni di euro del 2016 e a 715 milioni.
  Pertanto, anche nel 2017 – si legge nella Relazione – il quadro generale mostra una tendenziale riduzione, con riferimento sia alle spese di personale, principalmente per effetto del turn-over negativo, sia delle altre spese di funzionamento, a causa dei tagli lineari sulle spese rimodulabili e, in particolare, sui consumi intermedi.
  Sottolinea come, pur in un contesto di disponibilità finanziarie e di personale progressivamente decrescenti, il MAECI abbia proseguito, nel 2017, l'attività di razionalizzazione delle strutture all'estero, al fine di rendere la rete diplomatico-consolare più efficiente e finanziariamente sostenibile.
  Sebbene l'estensione della rete estera italiana sia paragonabile a quella dei principali partner europei, il personale che vi opera è numericamente inferiore a causa del blocco del turnover. Tale circostanza ha indotto il MAECI a ricorrere in modo crescente all'affidamento di determinate e circoscritte mansioni a personale a contratto reclutato localmente.
  Osserva che, al fine di assicurare la massima efficienza, si è continuato a dare impulso alla rete consolare onoraria, per mantenere, nelle circoscrizioni interessate da chiusure di Uffici di prima categoria, una presenza in grado di fungere da trait d'union tra nuclei molto spesso consistenti di connazionali e gli uffici di carriera sovraordinati.Pag. 110
  Sempre con riferimento alle risorse umane, la Relazione rileva il permanere di criticità, con particolare riferimento alla carenza di personale di ruolo delle aree funzionali.
  Il documento prosegue fornendo ulteriori elementi conoscitivi in tema di entrate e spese del bilancio del MAECI quali il fondo per il finanziamento delle missioni internazionali (legge n. 145/2016, legge di bilancio per 2017), Fondo Africa (legge 232/2016) con una dotazione di 200 mln per il 2017, Fondo cultura con l'attribuzione di 16,4 mln per il 2017 e quota parte del Fondo da ripartire (istituito dalla legge di bilancio 2017) per un importo di 1.078.550 euro per il 2017 da impiegare per finalità di sicurezza.
  Menziona come la Relazione rinvii opportunamente, per una visione d'insieme dei dati di bilancio e dell'effettiva consistenza delle risorse finanziarie del MAECI, alla sezione del sito web istituzionale denominata «bilancio trasparente», che rende agevolmente visibili le destinazioni delle risorse finanziarie ed i servizi e le attività realizzate dal MAECI.
  In ordine alla Sezione II, rileva che le schede-obiettivo costituiscono un utilissimo strumento conoscitivo sugli obiettivi strategici e l'azione amministrativa delle diverse direzioni generali del MAECI: si tratta di rilevazioni che meriterebbero forse di essere meglio evidenziate per consentirne una lettura più agevole.
  Ritiene che una nuova visione del ruolo del Parlamento debba vedere accresciute le occasioni e gli strumenti di approfondimento di documenti come quello in esame, che pur riferendosi alla scorsa annualità, fornisce un'importante rappresentazione dei risultati realizzati dal MAECI nel corso del 2017.
  È infatti importante disporre di strumenti di analisi che consentano una più puntuale verifica e valutazione dell'utilizzo delle risorse pubbliche, dei modelli organizzativi e dell'efficacia dell'azione delle diverse amministrazioni coinvolte nell'attuazione delle scelte legislative e degli indirizzi politici.
  Confida che nel corso del dibattito su questo documento, la Commissione possa svolgere ulteriori approfondimenti conoscitivi al fine di avere un quadro completo e realistico dell'azione amministrativa portata avanti dal MAECI.

  La sottosegretaria Emanuela Claudia DEL RE, nel ringraziare la Commissione per l'attenzione riposta sugli aspetti organizzativi e di bilancio della Farnesina, rileva che la Relazione in esame, nota anche come «Rapporto di Performance», conferma «la grande qualità delle scelte operate dal MAECI e il sostanziale raggiungimento degli obiettivi prefissati», pur in presenza di «un contesto internazionale particolarmente gravoso e complesso» e «nonostante i perduranti effetti del contenimento della spesa pubblica, con le note, gravi conseguenze soprattutto in termini di risorse umane». Anche lo scorso anno, infatti, in continuità con il passato, il Ministero ha fatto fronte con impegno e responsabilità alle molteplici sfide che hanno caratterizzato il panorama internazionale, raggiungendo importati risultati.
  In ambito multilaterale, per la settima volta dal suo ingresso alle Nazioni Unite, l'Italia è stata membro non permanente del Consiglio di Sicurezza. Si è trattato di un'occasione preziosa per promuovere il dialogo e favorire soluzioni alle crisi, in linea con l'approccio inclusivo e il convinto sostegno al multilateralismo della nostra politica estera. Nel corso dell'anno l'azione dell'Italia alle Nazioni Unite è stata contraddistinta da una particolare enfasi sulle tematiche relative al mantenimento della pace e sicurezza internazionale, in particolare in Libia, nell'area mediterranea e saheliana, senza trascurare la tutela e la promozione dei diritti umani. L'Italia ha inoltre assicurato la Presidenza del G7, culminata con il Vertice di Taormina, alla preparazione del quale la Farnesina ha contribuito attivamente, svolgendo un intenso ruolo di coordinamento delle dichiarazioni ministeriali e dei Capi di Stato e di Governo. Tra i principali esiti del Vertice di Taormina va ascritto, innanzitutto, il salto di qualità nell'impegno Pag. 111del G7 in materia di lotta al terrorismo e all'estremismo violento. Inoltre, nel comunicato finale sono stati sanciti alcuni punti fondamentali sul tema delle migrazioni, tra i quali la necessità di un approccio globale e coordinato, basato sul principio della responsabilità condivisa e l'esigenza di impostare partenariati con i Paesi di origine e di transito.
  Nel quadro della Presidenza del Processo dei Balcani Occidentali, sottolinea come l'Italia abbia promosso l'adozione di decisioni che intendono rafforzare il processo di integrazione regionale; l'integrazione dei Balcani Occidentali nell'UE rappresenta infatti un investimento strategico nella pace, nella democrazia, nella prosperità, nella sicurezza e nella stabilità dell'Europa nella sua totalità.
  L'Italia ha inoltre sollecitato un'azione dell'Unione Europea volta a perseguire obiettivi di maggiore crescita economica, equità e solidarietà. La Farnesina, in particolare, ha svolto un ruolo importante nel mantenere alta l'attenzione dell'UE nei confronti del Mediterraneo e dei fenomeni migratori. Ribadisce che il Governo italiano considera indispensabile una maggiore attenzione alle migrazioni, in primo luogo attraverso lo stanziamento di molte più risorse per lo sviluppo socio-economico dei Paesi di origine e di transito dei migranti.
  Rileva come, in vista dell'inizio della Presidenza dell'OSCE nel 2018, nel corso dell'anno precedente, l'Italia si sia attivamente impegnata – all'interno della Troika dell'Organizzazione – per fornire uno specifico impulso all'azione OSCE nella dimensione mediterranea e nella gestione dei conflitti protratti.
  Evidenzia, inoltre, come la Farnesina abbia alimentato le relazioni bilaterali con i Paesi dell'Asia meridionale, sud-orientale e nord-orientale, dell'Oceania, dell'America latina, dei Caraibi e dell'Africa sub-sahariana, curando l'analisi, la definizione e l'attuazione dell'azione diplomatica verso questi Paesi e assicurando la partecipazione italiana alle attività delle relative Organizzazioni e dei fori regionali. Si tratta di un rapporto importante con aree del mondo che si vuole rendere sempre più strutturato, anche attraverso l'organizzazione di occasioni di dialogo articolate come, ad esempio, l'ultima Conferenza biennale Italia-America latina, che ha avuto luogo lo scorso dicembre, e la Conferenza Ministeriale Italia-Africa, la cui II edizione si svolgerà tra un mese circa.
  Nell'ambito della cooperazione internazionale allo sviluppo, pone in rilievo come nel 2017 sia proseguito l'impegno italiano per consolidare il processo di attuazione della legge 125/2014; tale impegno, al quale assicura il suo costante e personale sostegno, è confermato dalla fase di rilancio che sta vivendo la Cooperazione italiana, testimoniata sia dalla crescente rilevanza della cooperazione internazionale nel dibattito pubblico, sia dall'aumento delle risorse finanziarie messe a disposizione per finalità di cooperazione. Ribadisce la sua convinzione che gli interlocutori nei paesi terzi possano essere non soltanto beneficiari e destinatari di doni, ma piuttosto diventare partner costruttivi, nell'ottica di un rapporto bidirezionale.
  Per quanto riguarda i risultanti raggiunti nell'ambito dei servizi a cittadini e imprese, rileva come la Farnesina, oltre a essere costantemente impegnata nel rafforzare il ruolo dell'Italia nella comunità internazionale, abbia profuso ogni sforzo per assicurare, anche nel corso del 2017, l'erogazione di servizi sempre più efficienti a istituzioni, cittadini e imprese. Il Ministero ha infatti continuato a sostenere la presenza economica dei nostri imprenditori nei mercati internazionali, grazie anche allo sviluppo di un piano di promozione integrata che coniuga, in una logica di sistema, le diverse componenti economiche, culturali e scientifiche del «Marchio Italia». Da un rapporto commissionato lo scorso anno alla società di consulenza Prometeia, arrivato alla seconda edizione, è emerso che le attività di diplomazia economica realizzate nel 2016 hanno determinato un impatto complessivo di 21,4 miliardi di euro di valore aggiunto, generato complessivamente sul territorio italiano (pari all'1,4 per cento del PIL; nel 2015 erano 16,4 miliardi), di Pag. 1128,8 miliardi di euro di gettito fiscale (erano 6,7 miliardi nel 2015), di 307.000 posti di lavoro in Italia (nel 2015 erano 234.000). Viene così confermato, con cifre ed elementi accurati, il concreto e significativo impatto delle attività del sistema Farnesina sul sistema economico nazionale.
  Rileva inoltre come la Farnesina lavori assiduamente per offrire ai connazionali servizi sempre più efficienti, forniti secondo principi di eguaglianza, imparzialità, efficienza e trasparenza, anche attraverso una progressiva digitalizzazione degli stessi. Si tratta, peraltro, di una fonte di entrate per l'erario dal rilievo sempre maggiore: nel 2017 le entrate assicurate dai servizi consolari (visti esclusi) sono ammontate a quasi 68 milioni di euro, a cui si aggiungono le percezioni per i visti d'ingresso, nel 2017 pari a oltre 100 milioni di euro (100.822.920), a fronte del rilascio di 1.847.499 visti (risultato che colloca l'Italia al terzo posto dopo la Francia e la Germania) e 344.139 passaporti. La Farnesina ha inoltre assicurato, nel corso del 2017, attività di assistenza ai connazionali a vario titolo in situazione di difficoltà all'estero (anche in contesti di emergenza e rischio): detenuti, minori contesi, persone scomparse e rimpatri sanitari, comprendendo anche le attività informative in favore dei connazionali residenti nel Regno Unito interessati dalla Brexit, attività che sono peraltro accompagnate dal parallelo contributo dell'Italia nel quadro del negoziato sul quadro post Brexit.
  Con riferimento alle risorse umane e finanziarie, sottolinea come nell'ultimo decennio il Ministero abbia registrato una significativa riduzione del personale nei profili professionali delle aree funzionali, per effetto delle norme di riduzione degli organici delle Pubbliche Amministrazioni e di contenimento della spesa pubblica. Le unità in servizio si sono ridotte, nel 2017, a 2.767 (a fronte di 3.996 unità nel 2006, con una riduzione di circa il trenta per cento), con un drastico innalzamento dell'età media (53 anni in media nel 2017). Il calo del personale in servizio ha penalizzato il funzionamento della rete estera del Ministero, rendendo pertanto urgente l'assunzione di personale di ruolo delle aree funzionali.
  Per quanto riguarda l'assegnazione e l'impiego delle risorse finanziarie, il Ministero ha ricevuto, in base alla legge di bilancio per il 2017, uno stanziamento iniziale di circa 2,612 milioni di euro, quasi il settanta per cento dei quali appartenenti alla categoria economia dei cosiddetti «oneri inderogabili», ovvero voci di spesa aventi carattere obbligatorio quali quelle relative a stipendi, contributi ad organismi internazionali e quote di partecipazione del nostro Paese all'attuazione delle politiche dell'Unione europea.
  Sottolinea come, nonostante l'entità ridotta del proprio bilancio, al Ministero sia stato richiesto un contributo rilevante nell'ambito dei processi di revisione della spesa («spending review»). Negli ultimi anni, infatti, si sono susseguite diverse misure di riduzione, che hanno riguardato principalmente le spese per il funzionamento degli uffici in Italia e all'estero (oltre 230 milioni di euro di tagli negli anni dal 2010 al 2016).
  Evidenzia come, in parte, la contrazione delle risorse finanziarie disponibili per il funzionamento e le attività istituzionali del Ministero sia stata fronteggiata grazie a provvedimenti di carattere straordinario, che hanno consentito di integrare il bilancio nel corso dell'esercizio, come i provvedimenti di autorizzazione delle missioni internazionali di pace, che hanno attribuito al Ministero, nel 2017, una somma di 295 milioni di euro, destinati principalmente all'Aiuto Pubblico allo Sviluppo e ad iniziative internazionali per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Una piccola quota dei fondi delle missioni internazionali è stata assegnata anche al rafforzamento delle misure di sicurezza e al funzionamento degli uffici all'estero situati in aree di crisi. Il MAECI, inoltre, è destinatario di specifiche disposizioni che prevedono annualmente la riassegnazione delle entrate riscosse in valuta inconvertibile ed intrasferibile da parte di talune sedi estere: nel corso del 2017 sono stati riassegnati complessivamente Pag. 1134.755.280 di euro, utilizzati dalle sedi per spese di ristrutturazione straordinaria o per acquisti di immobili.
  Inoltre, l'Amministrazione ha potuto richiedere nel corso del 2017, in attuazione della disposizione dell'articolo 1, co. 429, della legge n. 232/2016, la riassegnazione del trenta per cento dei proventi derivanti dalla trattazione delle domande di riconoscimento della cittadinanza italiana, per un importo pari a euro 3.799.080.
  Fa quindi presente che, a partire dalla legge di bilancio per il triennio 2017-2019, la Farnesina non può invece ricorrere più alla riassegnazione di quota parte delle maggiori percezioni consolari diverse dal contributo per la richiesta di cittadinanza, nonché di quelle derivanti dalla vendita degli immobili non più in uso, per incrementare le risorse destinate al funzionamento ed alle attività istituzionali dei propri uffici, poiché le disposizioni dell'articolo 1, commi 426 e seguenti della legge n. 232/2016 hanno sospeso, per finalità di risparmio, l'applicazione delle norme che consentivano di riacquisire al bilancio del Ministero tali maggiori entrate.
  Per quanto concerne le economie di bilancio, sottolinea come la parte preponderante sia quella riferita ai contributi obbligatori all'ONU e ad altre Organizzazioni internazionali. Tale fenomeno è da ricondurre al divario tra lo stanziamento attribuito per legge e le effettive richieste di contributo da parte dei rispettivi Organismi internazionali, che variano di anno in anno anche per ragioni legate ai tassi di cambio. Le restanti economie sul bilancio del Ministero relative in misura prevalente ai capitoli degli stipendi sono maturate per effetto della riduzione del personale.
  Concludendo, rileva come dall'insieme dei dati forniti emerga il profilo di una amministrazione di eccellenza, confrontata con obiettivi complessi e ambiziosi, che anche nel 2017 ha ottimizzato l'impiego delle risorse umane e finanziarie a sua disposizione, servendo istituzioni, cittadini e imprese con lealtà e dedizione.

  Laura BOLDRINI (LeU), con riferimento alla Relazione in titolo, rileva come le nostre ambasciate rappresentino delle «vetrine» di importanza strategica per la nostra presenza nel mondo. Le nostre rappresentanze soffrono però da troppi anni di pesanti riduzioni di stanziamenti, che penalizzano tutta una serie di attività di promozione del nostro Paese. Un problema analogo si riscontra anche sul fronte degli istituti italiani di cultura che molto spesso, a causa della cronica carenza di fondi, non riescono a soddisfare la grande domanda di conoscenza della lingua e della cultura italiane nel mondo.
  Per quanto attiene alla cooperazione italiana allo sviluppo, chiede alla rappresentante del Governo che siano forniti chiarimenti in ordine alla ripartizione delle risorse formalmente destinate alla cooperazione ma in realtà finalizzate alla prima accoglienza degli immigrati.
  Richiede altresì che siano fornite più ampie precisazioni in relazione agli stanziamenti riguardanti la partecipazione italiana alle organizzazioni internazionali che, a suo parere, negli ultimi anni si sono fortemente ridotti, a detrimento di una nostra efficace presenza all'interno di quelle sedi. Sottolinea inoltre la necessità che il Governo espliciti le linee d'azione che devono guidare il «Fondo per l'Africa». Proprio a questo proposito, stigmatizza come l'azione del Governo in seno all'Unione europea sia sempre più orientata verso le posizioni del «Gruppo di Visegrad», assai distanti dal considerare la politica per l'Africa una priorità dell'Unione europea.

  Piero FASSINO (PD) rileva in primo luogo che le riduzioni di stanziamento operate sul bilancio del Ministero tra il 2016 e il 2017 non sono affatto di lieve entità, ma raggiungono il 20 per cento: questo è il primo nodo problematico che a suo avviso dovrà affrontare la Commissione nel corso della manovra di bilancio, poiché il forte decremento delle risorse non grava soltanto sull'efficienza del nostro apparato diplomatico, ma comporta inevitabilmente forti elementi Pag. 114di frustrazione per il personale che vi è preposto.
  Auspica che la Commissione possa svolgere un'apposita audizione sulle grandi problematiche delle politiche di cooperazione e, segnatamente, sul ruolo dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. Richiamandosi alla sua esperienza di sindaco di Torino e di presidente dell'ANCI, sottolinea l'esigenza di valorizzare il canale della cooperazione decentrata, che rappresenta sempre più una delle componenti principali della nostra cooperazione allo sviluppo.
  Per quanto attiene alla promozione della lingua e della cultura italiana, osserva che esse oggi rappresentano un vero e proprio soft power a disposizione del nostro Paese: in questa prospettiva, ritiene che occorra promuovere la consapevolezza, a livello politico e amministrativo, che la promozione culturale non è una componente ancillare della nostra proiezione internazionale, ma ne costituisce un fattore strategico.
  Sul versante delle politiche per l'Africa, fa presente che il nostro è il terzo Paese, tra quelli dell'Unione europea, per volume di investimenti nel continente africano. Vi è però l'esigenza di un nuovo approccio alle questioni africane che riguardi non solo le nostre politiche, ma anche quelle dell'Unione europea. Si tratta, infatti, di superare una visione settoriale delle questioni africane volta a distinguere fra ciò che attiene all'Africa mediterranea e ciò che riguarda l'Africa sub-sahariana. L'Europa, il Mediterraneo e l'Africa nel suo insieme costituiscono sempre di più un'area geopolitica e geo-economica accomunata dalle stesse criticità, a partire da quelle legate alla gestione dei fenomeni migratori. Ne deriva che l'esigenza di una nuova politica africana da parte dell'Unione europea sia più che mai necessaria e che occorra un più ampio sforzo finanziario per sostenerla.
  Sul piano delle relazioni con i Paesi dell'America latina, dopo aver richiamato i contenuti di un pamphlet di Luigi Einaudi sul tema, sottolinea l'esigenza che il continente latino-americano, così fortemente legato al nostro Paese, torni ad avere un peso cruciale nella definizione delle direttrici di politica estera.
  Conclude, infine, ponendo in rilievo che l'estesa comunità di connazionali nel mondo rappresenta oggi un ulteriore potenziale da valorizzare nel quadro della nostra politica estera, dal momento che il progresso tecnologico rende molto più fecondi e vivaci i rapporti tra queste comunità e l'Italia.

  Mirella EMILIOZZI (M5S) auspica che nel prosieguo dell'esame possano essere approfonditi i profili finanziari e organizzativi degli istituti italiani di cultura e della rete diplomatico-consolare, anche in termini di efficacia e di efficienza della loro azione.

  Luis Roberto DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA (Lega), associandosi alle considerazioni svolte dagli altri deputati, richiama il ruolo svolto dalle comunità italiane in America latina e, segnatamente, da quella operante in Brasile, caratterizzata da un'incisiva presenza nelle realtà economico-produttive.

  Paolo GRIMOLDI, presidente, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.35.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.35 alle 15.40.