CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 13 luglio 2017
853.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
Pag. 27

SEDE REFERENTE

  Giovedì 13 luglio 2017. — Presidenza del vicepresidente Erasmo PALAZZOTTO. — Interviene il sottosegretario agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, vincenzo Amendola.

  La seduta comincia alle 8.35.

Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti all'Accordo istitutivo del Fondo comune dei prodotti di base del 27 giugno 1980, adottati a L'Aja l'11 dicembre 2014.
C. 4470 Governo, approvato dal Senato.

(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), relatrice, nel ricordare che il Fondo comune dei prodotti di base (CFC), con sede ad Amsterdam, è un organismo finanziario intergovernativo il cui accordo istitutivo, negoziato in seno all'UNCTAD (United Nation Conference on Trade and Development) tra il 1976 ed il 1980, fu firmato a Ginevra il 27 giugno 1980 ed è in vigore dal 19 giugno 1989, segnala che l'Italia ne ha autorizzato la ratifica con legge 6 agosto 1984, n. 584,. Sottolinea che il Fondo ha lo scopo di sostenere lo sviluppo del settore dei prodotti di base attraverso prestiti concessi ai singoli progetti.
  Ricorda che fanno parte del CFC 113 componenti: 103 Paesi, 12 dei quali appartenenti all'UE e 10 organizzazioni internazionali, tra le quali l'Unione europea, l'Unione africana, il Mercato Comune dei Caraibi (CARICOM), il Mercato Comune per il Sud-Est dell'Africa (COMESA) e la Comunità economica eurasiatica (EAEC).
  Evidenzia che la finalità primaria del CFC è il consolidamento dello sviluppo socio-economico dei Paesi in via di sviluppo (PVS) e dei Paesi meno avanzati (PMA) produttori di materie prime, attraverso il finanziamento o cofinanziamento di progetti pilota nel settore delle materie prime destinati al miglioramento della produzione e del commercio di tali prodotti, rilevanti per le economie dei Paesi produttori.
  Sottolinea che l'obiettivo è il miglioramento sia della capacità produttiva e qualitativa in un quadro di sostenibilità ambientale, sia dell'accesso al mercato. Segnala che il CFC è inoltre finalizzato allo sviluppo di prodotti innovativi ed al raggiungimento di condizioni stabili di operatività sui mercati per migliorare e sostenere le esigenze dei PVS e PMA (proteggendoli così dalle fluttuazioni dei prezzi), alla diversificazione della produzione di materie prime, all'industrializzazione del settore produttivo nei Paesi più poveri per incrementarne le quote di export, all'ottimizzazione dell'intera filiera delle materie prime.
  Ricorda che le proposte emendative dell'Accordo all'esame, frutto di un'ampia discussione svoltasi nel Consiglio esecutivo del Fondo ed in appositi gruppi di lavoro, sono finalizzate a consentire all'organismo finanziario di adattarsi al nuovo scenario economico-finanziario internazionale. Sottolinea che l'intento principale è quello di permettere al Fondo di reperire risorse presso la comunità dei donatori su base volontaria, essendosi nel frattempo esaurite le contribuzioni degli Stati membri, e di cancellare alcune azioni esigibili e i corrispondenti debiti contratti da tali Stati.
  Fra le misure di maggior rilievo, segnala l'introduzione quale nuovo obiettivo per il Fondo quello di promuovere lo sviluppo dei prodotti di base e di contribuire allo sviluppo sostenibile sul piano sociale, economico e ambientale; sottolinea, altresì, che vengono previste alcune nuove funzioni per l'organismo finanziario, fra cui quella di poter mobilizzare risorse e di porsi come fornitore di servizi. Evidenzia, inoltre, che viene allargata a qualsiasi organizzazione intergovernativa, Pag. 28e non solo a quelle che si occupino di integrazione economica regionale, la possibilità di diventare membro del Fondo.
  Sul piano delle risorse finanziarie, ricorda che viene, fra l'altro, prevista una procedura più stringente per l'aumento delle quote di capitale e viene trasferita al Consiglio dei Governatori la facoltà di decidere a maggioranza qualificata il versamento delle quote di capitale sottoscritte dai membri al momento dell'adesione. Segnala, inoltre, che vengono eliminate le previsioni relative alla concessione di doni e al fondo di riserva, nonché che viene contemplata la possibilità di accettare risorse finanziarie messe a disposizione su base volontaria da uno o più membri.
  Passando ad illustrare il contenuto del disegno di legge di ratifica, segnala che non sono previsti oneri. Sottolinea che, non prevedendosi più contributi obbligatori, viene anzi eliminato un onere potenziale per il bilancio pubblico.
  Concludendo, auspica una rapida adozione del provvedimento, già approvato dal Senato, poiché la riforma del CFC si inserisce nel processo di razionalizzazione e ridefinizione della cooperazione allo sviluppo che sta caratterizzando la politica estera italiana degli ultimi anni, favorendo la concessione di prestiti, l'accesso delle materie prime sui mercati internazionali, lo sviluppo di prodotti innovativi, il raggiungimento di condizioni stabili di operatività sui mercati ed il sostegno alle reali esigenze dei Paesi in via di sviluppo.

  Il sottosegretario Vincenzo AMENDOLA si associa alle considerazioni svolte dalla relatrice.

  Erasmo PALAZZOTTO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, avverte che è concluso l'esame preliminare del provvedimento, che sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Ratifica ed esecuzione dell'emendamento all'articolo 124 dello Statuto istitutivo della Corte penale internazionale, adottato a L'Aja con risoluzione ICC n. 2 del 26 novembre 2015.
C. 4471 Governo, approvato dal Senato.

(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Michele NICOLETTI (PD), relatore, ricorda che la Corte penale internazionale è la prima giurisdizione internazionale permanente competente a giudicare persone accusate di crimini internazionali. Nell'evidenziare che l'istituzione di questo organismo rappresenta il punto d'arrivo di un lungo processo di definizione della natura della responsabilità penale internazionale da parte della Comunità internazionale e della stessa dottrina internazionalistica, rammenta che lo Statuto della Corte, adottato al termine della Conferenza Diplomatica di Roma nel luglio 1998, è entrato in vigore il 1o luglio 2002.
  Com’è noto, l'Italia ha ratificato, quale primo Paese europeo, l'atto fondatore di questa nuova giurisdizione internazionale con la legge n. 232 del 1999. Sottolinea che le norme di adeguamento dell'ordinamento interno alle disposizioni recate dallo Statuto – in assenza delle quali era impossibile cooperare con la Corte, ad esempio consegnandole gli autori (o i presunti autori) di gravi crimini internazionali che in Italia avessero cercato rifugio – sono state adottate, con forte ritardo, dalla legge n. 237 del 2012.
  Segnala che, a differenza dei due tribunali ad hoc istituti degli anni Novanta per la ex-Jugoslavia e per il Rwanda, la Corte penale internazionale non è un organo delle Nazioni Unite, ma un soggetto autonomo, dotato di una propria personalità giuridica internazionale.
  Evidenzia che tale configurazione, se sottolinea il suo carattere di indipendenza, non nega ovviamente una strettissima relazione tra la Corte e il sistema ONU. Ricorda che la Corte è composta da diciotto giudici, scelti tra persone in possesso Pag. 29dei requisiti di nomina ai più alti uffici giudiziari nei Paesi di provenienza.
  Nel segnalare che l'Assemblea degli Stati parti è composta da un rappresentante per ciascun Paese membro e che, oltre al potere di eleggere giudici e Procuratore, ha importanti compiti nell'amministrazione e nella gestione finanziaria della struttura, evidenzia che essa ha anche una importante funzione nel procedimento di revisione dello Statuto, perché può approvare modifiche da sottoporre poi alla ratifica degli Stati membri.
  Segnala che la Corte ha una competenza materiale che riguarda, nei termini definiti dallo Statuto, il genocidio, i crimini contro l'umanità, i crimini di guerra e l'aggressione. Sottolinea che si tratta, evidentemente, dei crimini di maggiore rilevanza per la comunità internazionale, riconosciuti ormai come tali dal diritto consuetudinario. Ricorda che non sono stati invece inclusi nella competenza della Corte una serie di altri crimini, come ad esempio il traffico di droga, il terrorismo internazionale, il mercenarismo e i gravi danni ambientali (pure parzialmente richiamati tra i crimini di guerra).
  Segnala che, a parere di alcuni osservatori, la Corte sta attraversando una fase di grave difficoltà, in quanto i Paesi aderenti sono arrivati a 124, ma restano ancora fuori tre membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU su cinque – Stati Uniti, Cina e Russia – e una serie di altri Stati importanti e popolosi, ad esempio l'India.
  Ricorda, poi, che la giurisdizione della Corte non è accettata nella grande maggioranza del mondo arabo, che mantiene ancora un atteggiamento di grande diffidenza nei confronti di questo, come di altri strumenti del sistema di giustizia internazionale. Oltre ad un certo rallentamento delle nuove adesioni, segnala il crescente fenomeno di Paesi che criticano esplicitamente l'operato della Corte, annunciano l'abbandono o, addirittura, l'abbandonano veramente, come il Burundi.
  Sottolinea che perfino il Sudafrica aveva deciso di ritirare la sua adesione allo Statuto, anche se tale scelta è stata per ora annullata da una sentenza della Corte suprema, che ha ritenuto che il Governo non potesse assumere tale decisione senza l'autorizzazione del Parlamento.
  Ricorda che il provvedimento sottoposto all'esame della Commissione consiste nella soppressione dell'articolo 124 dello Statuto, che prevede una clausola di temporanea e parziale esclusione della giurisdizione della Corte, per i propri cittadini o sul proprio territorio, per i crimini di guerra.
  Segnala che la previsione, introdotta nello Statuto di Roma solo negli ultimi giorni della Conferenza diplomatica, è espressione delle preoccupazioni allora manifestate da diversi Stati, e in particolare dai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, per l'assenza di disposizioni che consentissero agli Stati di limitare la giurisdizione della Corte. Sottolinea che Francia e Stati Uniti, in particolare, lamentavano l'assenza di garanzie nei confronti di possibili incriminazioni delle truppe impegnate all'estero in missioni di peace keeping. Ritiene questa previsione particolarmente importante, in quanto rende completamente operativa la Corte nei confronti dei crimini commessi dalle truppe impegnate in missioni di pace, che considera particolarmente odiosi.
  Ricorda che quella dei crimini di guerra è un'esenzione che riguarda solo uno degli ambiti di competenza della Corte che può essere attivata solo nel momento in cui lo Stato diventa parte dello Statuto, che può valere per un periodo massimo di sette anni e che non può essere invocata per i procedimenti avviati su iniziativa del Consiglio di Sicurezza. Segnala che, fino ad oggi, gli unici due Paesi che l'hanno invocata, peraltro in situazioni molto diverse tra loro, sono stati la Francia e la Colombia tra il 2002 e il 2009 e che attualmente la clausola non è in vigore per nessun Paese. Pag. 30
  Sottolinea che la decisione di cancellare la previsione è stata assunta, per consenso, dall'Assemblea degli Stati Parte del novembre del 2015. Segnala che, secondo l'articolo 121, comma 4, dello Statuto, la modifica entrerà in vigore un anno dopo la ratifica da parte dei sette ottavi degli Stati parte. Ricorda che ad oggi l'emendamento risulta ratificato soltanto da tre Paesi, cioè Finlandia, Norvegia e Slovacchia.
  Conclude l'illustrazione auspicando che la ratifica del provvedimento da parte dell'Italia possa essere di stimolo per altri Paesi.

  Il sottosegretario Vincenzo AMENDOLA si associa alle considerazioni svolte dal relatore.

  Erasmo PALAZZOTTO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, avverte che è concluso l'esame preliminare del provvedimento, che sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo relativo alla protezione dell'ambiente marino e costiero di una zona del Mare Mediterraneo (Accordo RAMOGE), tra Italia, Francia e Principato di Monaco, fatto a Monaco il 10 maggio 1976 ed emendato a Monaco il 27 novembre 2003.
C. 4475 Governo.

(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Gianni FARINA (PD), relatore, ricorda che l'Accordo Italo-franco-monegasco concernente l'ambiente marino costiero di una zona del Mar Mediterraneo (cosiddetto Accordo RAMOGE) concluso il 10 maggio 1976, fu il risultato di un'iniziativa dell'allora Principe di Monaco Ranieri per limitare l'inquinamento marino nel Mediterraneo con la creazione di una zona pilota.
  Segnala che l'accordo era originariamente delimitato ad un'area che andava da Genova a Saint-Raphaël – da cui l'acronimo che fa riferimento a Saint-Raphaël, Monaco e Genova – e che, a seguito della ratifica dell'accordo originario, avvenuta per l'Italia con la legge 24 ottobre 1980, n. 743, si ebbe l'ampliamento della zona originaria in modo da far coincidere le suddivisioni amministrative dell'Italia e della Francia – e segnatamente la regione francese della Provenza-Alpi-Costa Azzurra e la regione Liguria – con il perimetro del mare territoriale interessato. Sottolinea che l'estensione del perimetro all'alto mare si è avuta poi nel 1993 con l'attuazione del Piano RAMOGEPOL.
  Evidenzia che il testo emendato nel novembre 2003 introduce elementi di novità quali l'allargamento ulteriore della zona RAMOGE e l'estensione degli obiettivi dell'Accordo anche al contrasto del degrado marino costiero e alla tutela della biodiversità.
  Segnala che l'Accordo RAMOGE si inserisce coerentemente nell'ordinamento giuridico nazionale vigente, con particolare riferimento alla legge 31 dicembre 1982, n. 979, recante disposizioni per la difesa del mare, nonché nel quadro giuridico internazionale a tutela dell'ambiente marino, come la Convenzione di Barcellona, che raccomanda vivamente l'istituzione di accordi subregionali tra Stati vicini per la realizzazione dei propri obiettivi.
  Ritiene che particolare rilievo assumono i primi quattro articoli dell'Accordo RAMOGE emendato. In particolare, ricorda che l'articolo 1 prevede l'istituzione di una Commissione composta dalle delegazioni delle tre Parti, ciascuna delle quali designa un massimo di sette delegati e può essere assistita da esperti per l'esame di questioni particolari. Segnala che l'articolo 2 fissa la nuova delimitazione della zona RAMOGE, anche in riferimento alla porzione del litorale continentale e alle isole situate Pag. 31nei limiti del mare territoriale. Sottolinea che l'estensione di tali limiti geografici può avvenire in seno alla Commissione RAMOGE su proposta di una delle Parti contraenti, del Comitato tecnico o del Segretariato, salvo obiezione di una delle tre Parti nei tre mesi successivi.
  Ricorda che l'articolo 3 stabilisce che la Commissione RAMOGE ha quale propria missione lo stabilimento di una più stretta collaborazione tra i competenti servizi delle tre Parti contraenti e delle collettività territoriali rispettive per i fini previsti dall'Accordo RAMOGE emendato.
  Segnala che l'articolo 4 elenca dettagliatamente i compiti della Commissione RAMOGE, tra i quali figurano quelli di promuovere studi, ricerche e scambi di informazione, tenere aggiornato il Piano di prevenzione e di intervento italo-franco-monegasco sugli inquinamenti marini (Piano RAMOGEPOL), favorire l'informazione e la partecipazione del pubblico all'attuazione degli obiettivi dell'Accordo, assicurare il necessario coordinamento con gli organismi internazionali e, infine, raccomandare ai tre Governi e alle collettività territoriali interessate ogni misura atta a perseguire gli scopi dell'Accordo, fornendo altresì ogni anno alle Parti contraenti un rapporto sulla gestione complessiva dell'Accordo.
  Per quanto concerne gli aspetti finanziari dell'Accordo, segnala che l'articolo 12 prevede che ciascuna delle Parti contraenti si assuma le spese della propria rappresentanza nella Commissione RAMOGE e nei relativi Comitati, oltre alle spese per le ricerche condotte sul proprio territorio e per l'attuazione delle diverse raccomandazioni. Sottolinea che il bilancio dell'Accordo in esame è costituito dai contributi ordinari delle Parti fissati, quanto all'ammontare, dalla Commissione RAMOGE, nonché dai contributi volontari la cui accettazione è parimenti approvata dal Comitato direttivo della Commissione, e che le spese di comune interesse gravano sul bilancio dell'Accordo.
  Sottolinea che la relazione tecnica, allegata al provvedimento, fa presente a tale proposito che l'attuazione dell'accordo non implicherà nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
  Nel raccomandare una celere approvazione del provvedimento, ricorda che dall'aprile 1991 con l'incidente della petroliera Haven al largo di Genova, i tre Stati firmatari dell'Accordo RAMOGE si sono impegnati anche nella lotta contro l'inquinamento marino di origine accidentale, che si concretizza in annuali esercitazioni congiunte anti-inquinamento, che l'anno scorso si sono svolte nelle acque antistanti il Principato di Monaco e quest'anno, proprio nei giorni scorsi, nel Golfo di Ajaccio, con la partecipazione di unità della nostra Marina militare e della Marina francese.
  Concludendo, ricorda la figura del sindaco Angelo Vassallo e l'attività della fondazione a lui dedicata, che si occupa della tutela dell'ambiente e, in particolare, del mare. Sottolinea che l'attività del sindaco Vassallo, barbaramente assassinato nel 2010, è stata anche ricordata da importanti testimonianze andate in onda sui canali RAI che hanno reso omaggio alla sua opera.

  Il sottosegretario Vincenzo AMENDOLA si associa alle considerazioni svolte dal relatore, con il quale condivide il ricordo del sindaco Angelo Vassallo, ucciso nel 2010 proprio a causa del suo impegno per la legalità e per la tutela dell'ambiente marino, esprimendo con l'occasione l'auspicio che la magistratura possa al più presto fare luce su questo crimine.

  Erasmo PALAZZOTTO, presidente, si associa a sua volta nell'omaggio alla figura del sindaco Angelo Vassallo, ritenendo con ciò di interpretare un sentimento di tutta la Commissione.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che è concluso l'esame preliminare del provvedimento, che sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

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Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federativa del Brasile, con Allegato, fatto a Roma il 23 ottobre 2008; b) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia, con Allegato, fatto a Zara il 10 settembre 2007; c) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato di Israele, con Allegato, fatto a Roma il 2 dicembre 2013; d) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica d'Ungheria, con Allegato, fatto a Roma l'8 giugno 2007.
C. 4463 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e conclusione).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 15 giugno scorso.

  Erasmo PALAZZOTTO, presidente, avverte che sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni Affari Costituzionali, Bilancio e Cultura.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera di conferire il mandato al relatore, onorevole Rabino, di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

  Erasmo PALAZZOTTO, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Macedonia in materia di cooperazione di polizia, fatto a Roma il 1o dicembre 2014.
C. 4467 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e conclusione).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 21 giugno scorso.

  Erasmo PALAZZOTTO, presidente, avverte che sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni Affari Costituzionali, Giustizia e Bilancio.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera di conferire il mandato al relatore, onorevole Tacconi, di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

  Erasmo PALAZZOTTO, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

  La seduta termina alle 8.50.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

  Giovedì 13 luglio 2017. — Presidenza del presidente Fabrizio CICCHITTO. — Interviene il viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Mario Giro.

  La seduta comincia alle 13.35.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, ricorda che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche tramite la trasmissione attraverso l'impianto televisivo a circuito chiuso. Dispone, pertanto, l'attivazione del circuito.

5-11828 Cimbro: Sulle iniziative internazionali in materia di immigrazione.

  Eleonora CIMBRO (MDP) illustra l'interrogazione in titolo.

  Il viceministro Mario GIRO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1). Sottolinea, inoltre, che la ragione alla base del passaggio da Mare Nostrum a Triton era Pag. 33quella di un risparmio di spesa, visto che all'epoca l'Italia spendeva circa 9 milioni di euro al mese per il finanziamento di Mare Nostrum. Segnala che, comunque, le regole di ingaggio sono rimaste le stesse. Evidenzia poi che, a partire da quel passaggio, la politica del Governo italiano si rivolge all'Africa, nel senso di non affrontare più la questione solo dal punto di vista dell'accoglienza, ma mettendo in atto una politica rivolta ai Paesi di origine e di transito dei flussi migratori. Sottolinea che quello che in Europa viene visto come un problema umanitario, di accoglienza, di tenuta del tessuto sociale e di integrazione, per i Paesi africani è, sempre di più, un problema relativo alla tenuta degli Stati. Segnala che, in questo senso, l'Italia ha sollecitato in Europa l'adozione dei cosiddetti mini compact, ossia politiche bilaterali nei confronti dei singoli Paesi di origine e transito dei flussi migratori. Evidenzia che altri strumenti per portare avanti questa azione sono l’External Investment Plan e l'aumento del Trust Fund deciso a La Valletta, che è arrivato a 2,8 miliardi di euro di risorse che sono erogati in modo più celere rispetto ai fondi a sostegno dell'accordo con la Turchia. Inoltre, segnala che l'Italia ha aumentato la collaborazione con i Paesi di origine e di transito dei flussi migratori tramite programmi di capacity e di sostegno agli Stati attraversati da trafficanti di esseri umani, criminali, contrabbandieri, terroristi, che mettono a rischio la stessa esistenza di questi Stati. Ricorda, inoltre, l'ingente aumento di risorse per la cooperazione allo sviluppo e per il Fondo Africa. Infine, segnala di essere personalmente impegnato nella negoziazione di accordi finalizzati alla gestione comune dei flussi e ai rimpatri non forzati.
  Ritiene che l'Europa deve rendersi conto, oramai, che il suo confine si sta spostando sempre più a sud. A tale proposito segnala che, nonostante in principio in particolare la Germania fosse contraria, l'Europa si sta convincendo della necessità di un «Piano Marshall» per l'Africa e di una politica che tenga conto anche degli interessi dei Paesi di origine e transito dei flussi migratori.

  Eleonora CIMBRO (MDP), replicando, ringrazia il Viceministro per l'ampia risposta, ma sottolinea che il quesito posto con l'interrogazione riguardava una questione specifica, ossia le ragioni che hanno portato al passaggio dalla missione Mare Nostrum alla missione Triton. Sottolinea che, nonostante la responsabilità dei flussi migratori sia da condividere a livello europeo, di fatto è solo l'Italia a doversi occupare dell'accoglienza dei migranti. Ritiene che la missione Triton non abbia funzionato, innanzitutto, perché non è stata negoziata la possibilità di una redistribuzione dei migranti in Europa e, in secondo luogo, perché, mentre lo scopo della missione Mare Nostrum era di salvare vite umane, la missione Triton ha aperto la strada a vere e proprie missioni di carattere militare. Sostiene, infine, che spostare la frontiera a sud non costituisce una soluzione al problema, perché ciò comporta che i migranti vengano stipati in veri e propri campi di concentramento in Libia.

5-11827 Quartapelle Procopio: Sulla tutela dei diritti e delle libertà democratiche in Turchia in vista del primo anniversario del fallito golpe del 2016.

  Gea SCHIRÒ (PD), cofirmataria dell'interrogazione in titolo, illustrandone il contenuto, ricorda di essere appena rientrata dalla Turchia, dove ha partecipato alla marcia per la giustizia promossa dal segretario del Partito repubblicano turco (CHP), Kilicdaroglu. Ricorda che, a seguito del fallito golpe del 2016 e della vittoria di misura al referendum del 16 aprile scorso, in Turchia si è registrato un notevole incremento di violazioni dei diritti umani, come ha sottolineato anche la deputata del CHP Safak Pavey, audita recentemente dal Comitato sui diritti umani istituito presso la Commissione. Sottolinea, inoltre, che le minoranze e le opposizioni sono sempre meno tutelate rispetto allo strapotere del Pag. 34governo in carica. Ritiene che come è giusto difendere i governi legittimamente eletti, è anche giusto difendere le opposizioni legittimamente elette. Chiede, quindi, al Governo come intenda affrontare la partecipazione alle grandi celebrazioni annunciate dalle autorità turche anche nella loro rete diplomatica in occasione dell'anniversario del fallito golpe. Chiede, inoltre, come l'Italia intenda manifestare un soft power nei confronti dei rapporti con la Turchia, che resta, comunque, un interlocutore strategico del nostro Paese.

  Il viceministro Mario GIRO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), replicando, si dichiara soddisfatta per la risposta e per l'equilibrio con cui il Governo italiano riesce a mantenere rapporti con un Paese così strategico come la Turchia ma anche così complesso. Nel ricordare che la Turchia rappresenta qualcosa di più grande del presidente Erdogan, ritiene che la percentuale di turchi che ha votato «No» al referendum di aprile dimostri quanto in Turchia è ancora presente un sentire democratico, nonostante le costanti violazioni delle libertà democratiche, e che la grande partecipazione alla marcia promossa da Kilicdaroglu dimostri la voglia di partecipare alla vita politica da parte del popolo turco. Annuncia, infine, che il gruppo del Partito Democratico continuerà a mantenere un dialogo con i partiti di opposizione turchi, il CHP e l'HDP, al fine di monitorare il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Turchia. Ribadisce l'auspicio affinché l'Italia prosegua nel dialogo con il Governo turco così come con tutta la Turchia che in esso non si riconosce.

5-11829 Palazzotto: Sulla sigla da parte dell'Italia del Trattato per la messa al bando delle armi nucleari.

  Stefano FASSINA (SI-SEL-POS), cofirmatario dell'interrogazione in titolo, ne illustra il contenuto.

  Il viceministro Mario GIRO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

  Stefano FASSINA (SI-SEL-POS), replicando, ringrazia il Governo per la puntualità nella risposta, ma si dichiara insoddisfatto nel merito. Infatti, ritiene che il Governo non possa contestare le singole previsioni del Trattato per la messa al bando delle armi nucleari visto che non ha partecipato ai negoziati per la sua conclusione, così perdendo l'occasione di potere porre rimedio ad eventuali lacune. Sostiene che tale atteggiamento sia stato un grave errore politico. Inoltre, ricorda che a fine luglio la Camera e il Senato sono chiamati ad esaminare mozioni che chiedono al Governo di non dare la disponibilità a installare sugli F35 i mini ordigni nucleari B61. Ritiene che quella sarà l'occasione per verificare la posizione del Governo su temi tanto delicati e pericolosi per il nostro Paese. Sottolinea, infine, che occorre chiarire la questione della presenza di ordigni nucleari in Italia.

5-11826 Archi: Sul riconoscimento da parte degli Stati Uniti della patente di guida italiana.

  Pietro LAFFRANCO (FI-PdL), cofirmatario dell'interrogazione in titolo, rinuncia a illustrarne il contenuto.

  Il viceministro Mario GIRO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4).

  Pietro LAFFRANCO (FI-PdL), replicando, si dichiara insoddisfatto della risposta del Governo e ritiene che, in attesa che gli Stati Uniti rispondano alla richiesta di riconoscimento della patente di guida italiana avanzata dalle nostre autorità, l'Italia dovrebbe sospendere sul proprio territorio il riconoscimento della patente di guida statunitense.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 14.

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AVVERTENZA

  Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

INTERROGAZIONI

5-04782 Sibilia: Sul rientro in Italia di un bambino italo-filippino affetto da una grave cardiopatia.

5-05625 Zanin: Sul progetto per un «Erasmus allargato» ai Paesi africani.

5-08150 Pinna: Sulla condizione in Italia dei titolari del cosiddetto «passaporto grigio» emesso dalle autorità dell'Estonia.

5-08675 Manlio Di Stefano: Sulla tutela dei diritti e delle libertà democratiche in Turchia.

5-11233 Scotto: Sulla tutela dei diritti e delle libertà democratiche in Turchia.

5-11345 Cristian Iannuzzi: Sulla tutela dei diritti e delle libertà democratiche in Turchia.

5-11143 Sgambato: Sulle violazioni dei diritti umani delle persone LGBTI in Russia.

5-11787 Quartapelle Procopio: Sulle violazioni dei diritti umani delle persone LGBTI in Russia.

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