CAMERA DEI DEPUTATI
Venerdì 25 novembre 2016
733.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
Pag. 30

SEDE REFERENTE

  Venerdì 25 novembre 2016. — Presidenza del presidente Fabrizio CICCHITTO. — Interviene il viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Mario Giro.

  La seduta comincia alle 9.

Variazioni nella composizione della Commissione.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, comunica che a far data dal 16 novembre scorso ha cessato di far parte della Commissione l'onorevole Paola PINNA (PD) ed è entrato a far parte della stessa l'onorevole Marco CAUSI (PD). Nel ringraziare la collega Pinna per la costante partecipazione ai lavori della Commissione, dà il benvenuto al collega Causi, che si accinge ad inaugurare la sua attività presso la Commissione con un ruolo di responsabilità rispetto ad un provvedimento di particolare rilievo.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica francese per l'avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, fatto a Parigi il 24 febbraio 2015, e del Protocollo addizionale, con Allegato, fatto a Venezia l'8 marzo 2016, con annesso Regolamento dei contratti adottato a Torino il 7 giugno 2016.
C. 4151 Governo, approvato dal Senato.
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, ricorda che l'inizio della discussione generale Pag. 31del provvedimento è calendarizzato in Assemblea per lunedì 19 dicembre prossimo, ove la Commissione ne abbia concluso l'esame.

  Marco CAUSI, relatore, ringrazia il presidente per l'intervento benvenuto, nonché i colleghi per le parole di accoglienza. Passando all'illustrazione del provvedimento, ricorda che il disegno di legge in esame, già approvato dal Senato lo scorso 16 novembre 2016, autorizza la ratifica ed esecuzione di un complesso di atti costituito dall'Accordo italo-francese del 24 febbraio 2015 per l'avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione; dal Protocollo addizionale – previsto dall'articolo 3 dell'Accordo del 2015 – concernente le modalità applicative delle decisioni assunte nel 2012 in merito alla ripartizione dei costi dell'opera fra Italia e Francia, di cui all'articolo 18 del precedente Accordo italo-francese del 30 gennaio 2012, al fine di tenere conto dell'attualizzazione monetaria e dell'evoluzione dei costi dei fattori produttivi; dall'annesso Regolamento dei contratti, validato il 7 giugno 2016 dalla Commissione intergovernativa italo-francese.
  Ricorda, inoltre, che la nuova linea ferroviaria Torino-Lione fa parte del Corridoio transeuropeo 3 Ageciras-confine ucraino della rete TEN-T (Trans European Networks Transport). Fin da quando l'Unione europea ha cominciato a programmare gli investimenti di dimensione e impatto comunitario, sulla spinta del Libro Bianco di Jacques Delors, e quindi fin dagli anni Novanta del passato secolo, questo progetto è stato considerato fra quelli prioritari. Non a caso nel periodo 2000-2005 l'Unione ha erogato finanziamenti a fondo perduto per circa il 50 per cento dei costi sostenuti per studi e indagini preliminari.
  Nell'ottobre 2011 l'Unione europea, nell'ambito dell'aggiornamento e sviluppo della rete infrastrutturale TEN-T, ha prospettato la creazione di una rete articolata su due livelli: una rete centrale a livello UE da realizzare entro il 2030, basata su un approccio per corridoi, ed una rete globale da realizzare entro il 2050, che comprenderà infrastrutture di livello nazionale e regionale.
  In questo contesto Bruxelles ha deciso di intervenire mediante cofinanziamento nella realizzazione della sezione transfrontaliera della Torino-Lione, sottoscrivendo il 1o dicembre 2015 un Grant Agreement che prevede il finanziamento europeo del 40 per cento del costo dell'opera. Un primo contributo è già stato assegnato ed ammonta a 813,8 milioni di euro, relativo alla spesa prevista fino al 2019, il cui totale è di 1.969 milioni. L'UE ha individuato l'Italia per il ruolo di coordinatore del progetto e il promotore pubblico TELT (Tunnel Euroalpin Lyon Turin) in qualità di implementing body.
  La sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione si sviluppa fra le località di Bussoleno in Italia e Saint Jean de Maurienne in Francia, e attraversa il Moncenisio. Insieme alle tratte di adduzione, che collegheranno queste due località, sostituirà l'esistente linea di montagna Torino-Bardonecchia-Modane-Lione e, con essa, il traforo ferroviario del Fréjus aperto nel 1871, con una nuova linea sostanzialmente pianeggiante e una galleria a doppia canna di 57 chilometri. Mentre la vecchia, e gloriosa, infrastruttura non è adattabile ai moderni standard ferroviari, la nuova linea potrà sostenere e ampliare nel corso del tempo i flussi, storicamente e ancora oggi molto rilevanti, di traffico sia per le merci che per i passeggeri sulla direttrice Italia-Francia.
  Evidenzia che gli iter autorizzativi si sono conclusi sia in Italia che in Francia nel corso del 2015 ed attualmente è in corso di finalizzazione il cosiddetto progetto di riferimento finale, che recepisce tutte le prescrizioni derivanti dagli atti approvativi nazionali.
  Per quanto concerne l’iter autorizzativo di parte italiana, il progetto definitivo è stato presentato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il 31 gennaio 2013. In base ad esso consisterà, nel tratto italiano, in 12 chilometri di galleria profonda e poco più di 3 chilometri di sistemazioni Pag. 32in superficie nella piana di Susa, riutilizzando a destinazione ferroviaria l'autoporto esistente. Il consumo totale di suolo naturale previsto per il lato italiano della sezione transfrontaliera è inferiore a un ettaro.
  In particolare, il progetto definitivo è costituito da un tunnel di base di 57 chilometri (due gallerie indipendenti a singolo binario con rami di comunicazione ogni 333 metri) che trasformerà l'attuale tratta di valico in una linea di pianura e permetterà pertanto di abbattere del 40 per cento il costo energetico di attraversamento per i treni merci lungo la tratta; una sezione transfrontaliera che sul lato italiano si estende per circa 18 chilometri, di cui 12 nel tunnel di base. La parte in superficie nella Piana di Susa per 2,6 chilometri e la connessione alla linea storica a Bussoleno per 3 chilometri, di cui 2,1 chilometri in galleria; una galleria geognostica e di servizio con imbocco a Chiomonte di 7,5 chilometri.
  Il costo del progetto della sezione transfrontaliera, certificato da enti indipendenti, è di 8,3 miliardi di euro ai prezzi del 2012, di cui 3,3 verranno finanziati dall'UE. Il costo complessivo della Torino-Lione deve tenere conto degli ulteriori investimenti, a totale carico nazionale, sulle tratte di adduzione che porteranno in Italia fino a Torino e in Francia fino a Lione. Tali costi sono molto più onerosi per la Francia, poiché la distanza fra Saint Jean de Maurienne e Lione è due volte e mezza quella fra Bussoleno e Torino. La stima dei costi nazionali per il completamento dell'opera al di fuori della sezione transfrontaliera è di 4,5 miliardi per la Francia e di 1,7 miliardi per l'Italia. Questo è il motivo che ha portato l'Italia, fin dal precedente Accordo del 2012 già ratificato dal Parlamento, ad assumere una quota di finanziamento della sezione transfrontaliera più che proporzionale rispetto alle quote chilometriche del tunnel misurate in base ai confini nazionali. Con questa decisione, che a suo avviso è saggia e lungimirante, la Francia sarà comunque chiamata a versare il contributo più elevato per la realizzazione complessiva dell'opera, pari al 45 per cento contro il 32 per cento a carico dell'Italia e il 23 per cento a carico dell'UE, ma nel quadro di un equilibrio finanziario maggiormente coerente con il fatto che l'investimento produce benefici economici, sociali e ambientali che ricadono in misura sostanzialmente uguale sui due Paesi.
  Sottolinea che i benefici dell'opera sono rilevanti non solo sotto il profilo dell'integrazione europea e dello sviluppo economico italiano e francese, ma anche e soprattutto sotto il profilo ambientale. Il traffico merci fra Italia e Francia è oggi pari a circa 40 milioni di tonnellate all'anno e solo il 9 per cento utilizza la modalità ferroviaria. Il restante 91 per cento utilizza la modalità stradale, con il passaggio di circa 2,6 milioni di TIR all'anno su strade e autostrade che attraversano le Alpi. Occorre tenere conto che una tonnellata di merci trasportata da un treno moderno produce meno del 20 per cento della CO2 prodotta dall'equivalente trasporto su strada, oltre a costare la metà. Il riaggiustamento intermodale a vantaggio del trasporto eco-compatibile che l'attuazione di questo progetto renderà possibile può puntare all'obiettivo minimo di togliere dalle strade alpine un milione di TIR all'anno.
  Questo significa, da un lato, far respirare le montagne e, dall'altro, ridurre le emissioni di CO2 in una misura pari alla produzione complessiva di anidride carbonica generata da una città di 300 mila abitanti. Si tratta quindi di un contributo importante nell'ambito della strategia di riduzione dei gas a effetto serra, come previsto nell'Accordo siglato a Parigi nell'ambito della COP21 e recentemente ratificato dal nostro Parlamento.
  Questo obiettivo è realizzabile e non utopico ed è dimostrato da quanto è già avvenuto per i flussi di merci che transitano fra Italia e Svizzera: grazie alla realizzazione, da parte svizzera, dei due grandi trafori ferroviari del Lötchberg e del Gottardo oggi il flusso di merci che attraversa questa direttrice, pari in quantità Pag. 33a circa 38 milioni di tonnellate all'anno, usa per il 66 per cento la modalità ferroviaria.
  Tutti i Paesi della regione alpina, firmatari della Convenzione delle Alpi, sono solidalmente impegnati in questo programma, con l'obiettivo di preservare le straordinarie qualità ambientali e naturalistiche di quel territorio, che sono uniche al mondo e sono altresì la base di importanti e diffuse attività produttive eco-sostenibili che contribuiscono in parte significativa allo sviluppo locale dell'area, a partire dal turismo. Progetti simili per caratteristiche e obiettivi a quello della nuova Torino-Lione sono in programmazione di nuovo in Svizzera (Ceneri), in Austria (Semmering, Koralm e Brennero) e in Slovenia.
  Ritiene importante ricordare che il Parlamento francese è impegnato in questi giorni, in parallelo a quello italiano, alla ratifica del medesimo Accordo (il progetto di legge di ratifica è stato incardinato nella Commissione affari esteri dell’Assemblée Nationale il 23 novembre ed è stato nominato il relatore). Il governo francese ha chiesto su questo progetto la procedura accelerata di esame e nel messaggio inviato al Parlamento all'atto di trasmissione del progetto di legge di ratifica si legge: «L'objectif est de reduire sensiblement le temps de traject entre Paris et Milan, de permettre un rapport modal du traffic des merchandises traversant les Alpes franco-italiennes et d'ameliorer les liaisons entre les vallées et les grandes agglomerazione alpines de France e d'Italie, en contribuant a effacer la barrière alpine».
  I benefici del progetto si estendono, oltre alle merci, anche al comparto passeggeri. È necessario sottolineare che il nuovo tratto non sarà ad alta velocità (TAV o AV), ma potrà raggiungere gli standard dell'alta capacità (AC) per le merci e buone performance di velocità per i passeggeri. Il tempo di viaggio fra Torino e Lione, per i passeggeri, potrà più che dimezzarsi, fra Torino e Parigi si risparmieranno due ore, basteranno cinque ore fra Torino e Bruxelles e sei ore fra Torino e Barcellona.
  Passando all'Accordo del 24 febbraio 2015, questo si compone di un lungo Preambolo e di sette articoli. L'articolo 1 contiene l'impegno delle Parti ad avviare la realizzazione dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera della Torino-Lione, come definita in precedenza dall'articolo 2 del citato Accordo del 30 gennaio 2012; le Parti concordano altresì di affidare la realizzazione dei lavori al Promotore pubblico di cui agli articoli 2 e 6 di detto Accordo, istituito il 23 febbraio 2015 con la denominazione Tunnel Euralpin Lyon Turin SaS. Le Parti fanno esplicito riferimento a nuovi elementi derivanti dal Regolamento UE 1315 del 2013, recante nuovi orientamenti dell'Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti, come anche a progetti similari realizzati attraverso le Alpi svizzere ed austriache.
  Con l'articolo 2 le Parti ribadiscono l'impegno alla lotta contro ogni infiltrazione di tipo mafioso negli appalti pubblici e nella loro esecuzione, in primis dotando il Promotore pubblico di un Regolamento dei contratti estremamente rigoroso al riguardo.
  L'articolo 3 è dedicato all'applicazione dell'articolo 18, già richiamato, dell'Accordo del 30 gennaio 2012, e rinvia sostanzialmente al Protocollo addizionale anch'esso oggetto del disegno di legge in esame; dopo l'entrata in vigore del Protocollo addizionale il Promotore pubblico potrà dare corso all'aggiudicazione degli appalti per i lavori definitivi. Il Protocollo addizionale contiene tra l'altro la validazione del costo certificato del progetto.
  L'articolo 4, in riferimento ai lavori che si rendano necessari in conseguenza dell'impatto della sezione transfrontaliera su infrastrutture ed impianti dei gestori competenti, contempla la possibilità che il Promotore pubblico affidi a questi ultimi la funzione di stazione appaltante per la progettazione e la realizzazione.
  Al proposito saranno stipulate apposite convenzioni tra il Promotore pubblico e tali gestori, da sottoporre al parere della Commissione dei contratti. Proprio in riferimento alla Commissione dei contratti, Pag. 34l'articolo 5 novella l'articolo 7, comma 5 del citato Accordo del 30 gennaio 2012, al fine di prevedere che la Commissione esprima i propri pareri entro il termine massimo di 90 giorni complessivi dalla data in cui è stata adita.
  L'articolo 6 è dedicato essenzialmente all'individuazione del gestore dell'infrastruttura della linea storica nel tratto compreso tra le stazioni di Bardonecchia e Modane, gestore che sarà il Promotore pubblico, a partire da una data che sarà stabilita nella modifica della Convenzione del 1951 tra Italia e Francia relativa al tratto ferroviario tra Modane Ventimiglia – tale modifica è stata prevista dall'articolo 24 del più volte citato Accordo del 30 gennaio 2012, dal quale peraltro l'articolo 6 espunge il riferimento al termine di due anni per definire tramite Convenzione il trasferimento al Promotore pubblico della gestione dell'infrastruttura storica.
  Infine, l'articolo 7 contiene le disposizioni finali dell'Accordo, il quale potrà essere emendato tramite intesa tra le Parti e, in riferimento a controversie sull'interpretazione o applicazione dello stesso, prevede l'applicazione dell'articolo 27 dell'Accordo del 30 gennaio 2012. L'entrata in vigore dell'Accordo è concomitante all'entrata in vigore del Protocollo addizionale, di cui all'articolo 3 del medesimo Accordo. È inoltre previsto che le disposizioni dell'Accordo in esame prevalgano su quelle degli Accordi del 1996, del 2001 e del 2012, qualora vi sia tra di esse contrasto.
  Quanto al Protocollo addizionale dell'8 marzo 2016 esso comprende un Preambolo, quattro articoli e un Allegato. L'oggetto del Protocollo addizionale (articolo 1) è ricondotto all'articolo 3 sopra illustrato dell'Accordo del 24 febbraio 2015, che ha appunto previsto la stipula di un Protocollo addizionale per l'avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione. L'articolo 2, comma 1, fissa a 8.300 milioni di euro il costo della sezione transfrontaliera, certificato come previsto dal primo comma dell'articolo 18 già citato dell'Accordo del 30 gennaio 2012, espresso in data valuta gennaio 2012. Un'illustrazione più specifica dei costi è contenuta al punto 2 dell'allegato al Protocollo addizionale in esame. Il comma 2 prevede che, al fine di stimare il costo previsionale a fine lavori, l'ammontare dei costi certificati è attualizzato, a partire dal gennaio 2012, sulla base di un tasso annuo dell'1,5 per cento, applicabile fino al completamento dei lavori. Peraltro tale autorizzazione è soggetta a verifica annuale sulla base dell'indice di riferimento, di cui al punto 3 dell'allegato al Protocollo addizionale in esame, ed è previsto altresì l'adeguamento finale agli eventuali scostamenti. Il comma 3 prevede, in riferimento alla ripartizione dei costi tra Italia e Francia, e fino a che non si superi il costo certificato del progetto, l'attribuzione del 57,9 per cento di essi alla Parte italiana e del 42,1 per cento alla Parte francese, al netto del contributo dell'Unione europea e della quota finanziata dai pedaggi versati dalle imprese ferroviarie. Oltre la soglia del costo certificato del progetto, la ripartizione dei costi avverrà in parti uguali tra Italia e Francia. Tuttavia, eventuali costi aggiuntivi per il miglioramento della capacità sulla linea storica nel tratto tra Avigliana e Bussoleno, che superino la somma di 81 milioni di euro, saranno totalmente a carico della Parte italiana.
  Con l'articolo 3 le Parti ribadiscono l'impegno a una più stretta cooperazione per un forte contrasto alla criminalità organizzata e ad eventuali tentativi di infiltrazione mafiosa nella stipula e nell'esecuzione dei contratti: a tale scopo conferiscono alla Commissione intergovernativa l'incarico di redigere un Regolamento dei contratti estremamente rigoroso, che dovrà ispirarsi alle migliori normative sulla materia vigenti in Italia e in Francia, con particolare riguardo all'ordinamento giuridico italiano e in quanto compatibili con il diritto comunitario, e che siano volte ad escludere dagli appalti le imprese che potrebbero essere interessate da pratiche mafiose.
  Le disposizioni finali fanno oggetto dell'articolo 4 del Protocollo addizionale. È prevista in particolare l'entrata in vigore concomitante dell'Accordo del 24 febbraio Pag. 352015 e del Protocollo addizionale. Le disposizioni del Protocollo addizionale in esame prevalgono inoltre su quelle degli Accordi del 1996, del 2001 del 2012 e del 2015, qualora siano con esse in contrasto.
  Il Regolamento dei contratti si compone di 15 articoli, il primo dei quali ne definisce l'oggetto, ovvero la definizione delle regole applicabili al fine di prevenire e contrastare i tentativi di infiltrazione mafiosa nei contratti conclusi dal Promotore pubblico e nei contratti di subappalto, comunque autorizzati e approvati dal Promotore pubblico. Le disposizioni del Regolamento dei contratti completano quelle già applicabili ai contratti aggiudicati dal Promotore pubblico.
  L'articolo 2 e l'articolo 3 contengono rispettivamente una serie di definizioni e di riferimenti normativi per il Regolamento dei contratti, mentre l'articolo 4 è dedicato alle situazioni ostative – riportate nell'allegato 1 al Regolamento dei contratti – che sono causa di esclusione dalle procedure di aggiudicazione e dall'esecuzione dei contratti. Possono inoltre costituire alla stessa stregua causa di esclusione le situazioni gravemente indizianti sul controllo o il condizionamento dell'operatore economico da parte di organizzazioni criminali di tipo mafioso. Sono elencati minutamente i soggetti cui possono riferirsi le verifiche delle situazioni ostative antimafia nell'ambito del diritto italiano e, nell'allegato 2 al Regolamento dei contratti, sono altresì individuati i soggetti di diritto civile e commerciale francese corrispondenti.
  L'articolo 5 prevede, per l'accertamento delle situazioni ostative di cui al precedente articolo 4, l'istituzione di una Struttura binazionale paritetica, costituita dal Prefetto di Torino e dal Prefetto designato dal governo francese, eventualmente rappresentati da propri delegati, assistiti da funzionari amministrativi e da funzionari e ufficiali delle forze dell'ordine. La Struttura binazionale agisce in base alla regola della codecisione, sulla base di intese tra i due Prefetti.
  Una volta accertata l'insussistenza di situazioni ostative l'operatore economico interessato può essere iscritto in una Lista bianca tenuta e aggiornata a cura del Promotore pubblico, che in parallelo costituisce l'Anagrafe degli esecutori (articolo 6). Tale iscrizione consente di concludere, approvare e autorizzare i contratti, i subappalti e i subcontratti inerenti alla realizzazione della sezione transfrontaliera, nei quali figura l'operatore interessato.
  È anche previsto che l'iscrizione nella Lista bianca-Anagrafe degli esecutori sostituisca per tutto il tempo di validità della stessa le verifiche antimafia per gli eventuali contratti successivi. Il successivo articolo 7 consente ad operatori economici di determinati settori potenzialmente interessati dai lavori per la sezione transfrontaliera di richiedere al Promotore pubblico l'iscrizione nella Lista bianca-Anagrafe degli esecutori, anche a prescindere dalla partecipazione a procedure selettive per i contratti.
  Lo svolgimento delle verifiche antimafia (articolo 8) trae impulso dal Promotore pubblico, che le richiede alla Struttura binazionale: le verifiche sono di competenza del Prefetto avente la medesima nazionalità dell'operatore economico da vagliare – salvo che si tratti di operatore economico di un paese terzo, per il quale la competenza è dettata dall'allocazione territoriale prevalente dei lavori interessati (articolo 10).
  Le verifiche s'ispirano al modello delle informazioni antimafia previsto dal nostro Codice di settore. Le informazioni acquisite nel corso delle verifiche sono comunque scambiate tra i due Paesi all'interno della Struttura binazionale. In base all'articolo 9, gli effetti delle verifiche antimafia, se di esito sfavorevole, comportano la cancellazione dell'operatore economico già impegnato nell'esecuzione di un contratto dalla Lista bianca-Anagrafe degli esecutori e la recessione dal contratto di subappalto o dal subcontratto.
  A norma dell'articolo 11 gli operatori economici iscritti nella Lista bianca-Anagrafe degli esecutori hanno l'obbligo di comunicare al Promotore pubblico qualsiasi modificazione rilevante per i soggetti destinatari di verifiche antimafia: in difetto, Pag. 36è prevista l'applicazione di una sanzione amministrativa da 20.000 a 60.000 euro, ma nel rispetto del principio del contraddittorio.
  L'articolo 12 è dedicato al monitoraggio finanziario dei pagamenti relativi ad appalti e subappalti collegati all'esecuzione della sezione transfrontaliera della Torino-Lione: è previsto l'obbligo di utilizzazione di conti correnti bancari e postali dedicati e di speciali bonifici, il cui mancato utilizzo costituisce di per sé causa di risoluzione contrattuale.
  Il Promotore pubblico inoltre cura l'inserimento nei contratti di una clausola specifica con la quale gli operatori economici assumono gli obblighi di tracciamento finanziario, a pena di nullità assoluta del contratto. Oltre alla risoluzione del contratto, la violazione delle disposizioni dell'articolo 12 del Regolamento dei contratti comporta anche l'applicazione di sanzioni amministrative pecuniarie.
  L'articolo 13 tratta delle penalità di competenza del Promotore pubblico – le pene pecuniarie precedentemente richiamate sono invece di competenza dei Prefetti che costituiscono la Struttura binazionale –, i cui introiti sono destinati al rafforzamento della sicurezza antimafia nella realizzazione dei lavori, con particolare riferimento alla vigilanza delle aree di cantiere.
  Infine gli articoli 14 e 15 del Regolamento dei contratti prevedono per i contratti, subappalti e subcontratti stipulati, autorizzati o approvati prima della data di entrata in vigore del Regolamento medesimo, un rapido adeguamento alle previsioni di esso, da operare mediante atto aggiuntivo. Le disposizioni del Regolamento dei contratti potranno essere modificate di comune accordo tra Italia e Francia tramite deliberazione della Commissione intergovernativa.
  Il disegno di legge in esame si compone di quattro articoli: come di consueto, i primi due articoli concernono rispettivamente l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione dell'Accordo, fatto a Parigi il 24 febbraio 2015 tra Italia e Francia, per l'avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione; del Protocollo addizionale a detto Accordo, fatto a Venezia l'8 marzo 2016 e dell'annesso Regolamento dei contratti adottato a Torino il 7 giugno 2016.
  L'articolo 3 – modificato durante l'esame al Senato con la formulazione di un nuovo comma 3 che ha assorbito i commi 3 e 4 del disegno di legge originario – prevede al comma 1 che la sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione sia realizzata, per quanto concerne le risorse autorizzate dalla legislazione vigente, con le modalità previste dall'articolo 2, comma 232 lettere b) e c) e comma 233 della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (legge finanziaria 2010). Entro trenta giorni dall'entrata in vigore della legge di autorizzazione alla ratifica il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) delibera sull'avvio dei lotti finanziati con le risorse finalizzate a legislazione vigente quali previste dall'articolo 1, comma 208 della legge 24 dicembre 2012, n. 228 – legge di stabilità 2013.
  Il comma 2 richiama gli oneri di missione derivanti dalle disposizioni del Regolamento dei contratti annesso al Protocollo addizionale, pari complessivamente 25.975 euro annui a decorrere dal 2017.
  Il richiamo ai commi 232 e 233 della legge finanziaria 2010 aggancia il progetto della sezione transfrontaliera della Torino – Lione alle norme che consentono, per i progetti prioritari nell'ambito TEN-T inseriti nel programma delle infrastrutture strategiche e previa emanazione di apposito decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la realizzazione per lotti costruttivi e la previsione che il CIPE, con l'autorizzazione al primo lotto costruttivo, assuma l'impegno del finanziamento integrale dell'opera, ovvero di corrispondere nel tempo il contributo di cofinanziamento dovuto. Le risorse appostate nel bilancio dello Stato per la Torino-Lione sono pari, a legislazione vigente, a 2.564,7 milioni di euro, e sembrano più che sufficienti per molti anniPag. 37
  Sottolinea che è ben noto, e sarebbe un errore non ricordarlo in questa sede e in questa occasione, che la gestazione progettuale dell'investimento in discussione, cominciata venti anni fa, è stata attraversata da ritardi, critiche, errori, ripensamenti. Nella fase più recente però, e anche questo sarebbe un errore non ricordare o non riconoscere, le amministrazioni incaricate hanno lavorato per un cambiamento radicale del progetto iniziale del 2005. Si è ripartiti da capo, si è valutato un nuovo tracciato, si è trasferito l'imbocco della galleria geognostica da Venaus a Chiomonte, si è deciso di fare un uso significativamente più ampio delle reti di connessione e delle infrastrutture già esistenti.
  Questo lavoro ha raccolto, attraverso l'Osservatorio tecnico, le proposte e le istanze del territorio e degli enti locali e ha messo al centro della nuova progettazione i vincoli derivanti dalle caratteristiche territoriali e ambientali delle aree coinvolte. Il nuovo progetto è stato discusso e condiviso in oltre trecento riunioni dell'Osservatorio con i rappresentanti delle comunità locali: un cambio di passo al confronto con la fase precedente, che restituisce valore e credibilità al progetto.
  Altrettanto significativa è la decisione francese di accettare, su proposta italiana, l'applicazione all'intero programma di costruzione della sezione transfrontaliera, quindi anche alle parti che si sviluppano sul territorio transalpino, le normative italiane in materia di prevenzione e contrasto dei tentativi di infiltrazione mafiosa nei contratti, sia di quelli affidati dal promotore pubblico e sia di quelli intercorrenti fra i titolari dei contratti e i loro subappaltatori e sub affidatari.
  Si tratta di un successo per l'Italia e per quanti hanno creduto e credono nella possibilità di realizzare grandi opere tenendo fuori la criminalità organizzata e ponendo grandissima attenzione alle attività di controllo e monitoraggio, in modo da raggiungere gli obiettivi all'interno dei costi stabiliti. Si è riusciti quindi la Francia – e questo primo passo, inserito in un Accordo che ha valore in termini di diritto internazionale, può diventare un punto di partenza per un'iniziativa italiana a più ampio raggio – che il fenomeno delle infiltrazioni e della presenza della criminalità organizzata nell'economia travalica i confini e che per contrastarlo le normative e le procedure adottate e sperimentate in Italia sono le migliori e potrebbero diventare punto di riferimento anche per altri Paesi. Lo stesso vale per le prescrizioni contenute nel Regolamento contratti in merito alla tracciabilità dei pagamenti erogati dal Promotore pubblico.
  Confida in una rapida conclusione dell'esame del provvedimento, nel testo licenziato dal Senato. Ricorda nuovamente che nei prossimi giorni, in parallelo, il Parlamento francese sarà impegnato nell'analoga ratifica. Si tratta quindi di confermare gli impegni assunti dall'Italia, con motivazioni che non sono soltanto reputazionali ma hanno radice negli obiettivi perseguiti dal progetto di investimento transnazionale che è all'oggetto dell'Accordo, e che riguardano l'abbattimento della produzione di CO2, la tutela ambientale delle montagne alpine, lo sviluppo economico delle regioni coinvolte ma anche – vista la rilevanza dei flussi di merci in transito – dell'intera economia nazionale, la diffusione internazionale delle metodologie cresciute in Italia per il contrasto alle infiltrazioni nell'economia da parte delle organizzazioni criminali e mafiose.
  L'interscambio merci che transita fra Italia e Francia è di 40 milioni di tonnellate all'anno e comprende, oltre ai flussi fra i due Paesi, quelli diretti da e verso la Penisola iberica e la Gran Bretagna, per un valore totale di 148 miliardi di euro nel 2014. Questo spiega bene le ragioni per le quali l'Europa, per una volta non dimenticando il Libro Bianco di Jacques Delors, che parlava delle reti infrastrutturali come della vera realizzazione dell'Unione, come delle arterie attraverso cui far scorrere davvero i rapporti all'interno del Continente, ha messo un contributo rilevante, pari al 40 per cento dei costi. Spiega perché, in assenza di questo corridoio, i già precari equilibri europei potrebbero Pag. 38spostarsi sempre più a nord del Mediterraneo, con conseguenze nefaste non solo per i Paesi del Sud ma per l'intera Europa. Ciò spiega altrettanto bene le ragioni che portarono il giovane Stato unitario italiano a realizzare il tunnel del Fréjus, sobbarcandosene quasi interamente le spese (a differenza di oggi con il Moncenisio). Quel tunnel, dopo 145 anni, è obsoleto sul piano tecnologico e va sostituito con una nuova infrastruttura adatta agli standard moderni del trasporto ferroviario per merci e passeggeri. Ma fu allora, ed è rimasto per più di cento anni, non solo un'opera che ha aiutato lo sviluppo del paese ma anche il lungimirante segnale che Cavour, che lo promosse e non lo vide realizzato, volle dare sulla nuova Italia finalmente riunificata: un Paese deciso a mettere fine alla precedente storia di chiusura, provincialismo, arretratezza sociale e culturale, perduranti conflitti intestini, e desideroso invece di aprirsi alla libertà, agli scambi commerciali e culturali, all'Europa, al mondo, alla modernità, al progresso tecnologico.

  Il viceministro Mario GIRO si riserva di intervenire in una seduta successiva.

  Maria Edera SPADONI (M5S) premette di non potere che sorridere al sentire il riferimento del relatore alla normativa antimafia quando in questi ultimi giorni un esponente dello stesso partito, il Governatore De Luca, ha usato parole di minaccia alla vita della presidente della Commissione parlamentare antimafia, la deputata Bindi.
  Passando al merito del provvedimento, richiama la costante contrarietà del Movimento 5 Stelle alla realizzazione della ferrovia ad alta velocità tra Torino e Lione, come dimostrato anche dalle posizioni assunte nel corso dell'esame di altri provvedimenti legislativi connessi a tale questione. Si tratta, infatti, di un'opera troppo costosa e non necessaria, posto che l'attuale tratta che passa attraverso il traforo del Fréjus risulta sottoutilizzata e che gli studi che prevedono aumenti dei traffici sembrano essere troppo ottimistici. Per queste ragioni la TAV si configura come un'iniziativa fallimentare sul piano economico mentre sarebbe più opportuno indirizzare risorse all'adeguamento delle linee obsolete sul territorio nazionale, in particolare nel Mezzogiorno. La stessa Corte dei conti francese ha evidenziato il carattere non prioritario dell'infrastruttura. È noto d'altra parte che il maggiore interesse dell'opera per molti dei suoi sostenitori è costituito dalla possibilità di appropriarsi indebitamente di parte delle risorse stanziate, come evidenziano gli episodi di corruzione già emersi. Nel preannunciare la richiesta di audizioni per approfondire la reale necessità dell'opera a fronte dei miliardi di euro di costo, preannuncia che il suo gruppo chiederà lo svolgimento di un iter di esame dettagliato sia in Commissione sia in Assemblea.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, ricorda che quanto richiesto dalla deputata Spadoni deve tenere conte della calendarizzazione del provvedimento in Assemblea. Nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara concluso l'esame preliminare del provvedimento. Inoltre, alla luce dell'emendabilità degli articoli 3 e 4 del disegno di legge, propone di fissare il termine per la presentazione degli emendamenti alle ore 11 di lunedì 5 dicembre.

  La Commissione concorda.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Trattati internazionali, basi e servitù militari.
C. 2 di iniziativa popolare.

(Seguito esame e conclusione).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 16 novembre.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che sono state presentate 7 proposte emendative, due del relatore e le restanti Pag. 39cinque da parte del gruppo del Movimento 5 Stelle, tutte ammissibili (vedi allegato).

  Andrea MANCIULLI (PD), relatore, essendo testé sopraggiunto in seduta l'onorevole Paolo Alli, coglie l'occasione per rivolgergli un saluto congratulandosi per la recente elezione alla carica di presidente dell'Assemblea parlamentare presso la NATO.

  La Commissione si associa alle parole del deputato Manciulli.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, sottolinea che l'intervento del vicepresidente Manciulli, determinato dall'arrivo in seduta del collega Alli, ha anticipato le sue parole di profonda soddisfazione e compiacimento per l'elezione del collega alla carica di presidente dell'Assemblea parlamentare presso la NATO, avvenuta di recente ad Istanbul e che ha riconosciuto il prestigio e la specifica competenza in politica estera di Paolo Alli, già vicepresidente della stessa Assemblea.

  Andrea MANCIULLI (PD), relatore, con riferimento al provvedimento in titolo, auspica l'approvazione dei propri emendamenti 1.1 e 5.1, interamente soppressivi del provvedimento e motivati da una contrarietà complessiva, sia sul piano giuridico sia nel merito, sulla proposta di legge in titolo, e ciò anche alla luce del ciclo di audizioni informali svolte. Esprime conseguentemente parere contrario su tutti gli emendamenti presentati.

  Il viceministro Mario GIRO esprime parere conforme a quello del relatore.

  Manlio DI STEFANO (M5S) pone in evidenza la stretta connessione tra la proposta di legge in titolo e il quesito referendario che include il voto dei cittadini sull'inserimento nella Costituzione di un obbligo per le Camere all'esame delle proposte di iniziativa popolare. Alla luce degli emendamenti soppressivi presentati dal relatore si deve desumere la contrarietà del collega Manciulli alla riforma costituzionale e ciò rappresenta una notizia del tutto inedita. Sottolinea che, peraltro, tale obbligo, prima di rappresentare una norma costituzionale rappresenta un dovere morale, atteso l'elevato numero di firme che sono state raccolte già nel 2008 e l'impegno profuso da un gran numero di comitati e di associazioni di cittadini sui temi oggetto del testo in esame.
  Ritiene che se un gruppo parlamentare ha deciso, come nel caso del Movimento 5 Stelle, di assumersi il rischio di inserire nell'agenda del Parlamento un provvedimento sottoscritto da tutto l'associazionismo pacifista italiano, malgrado lo stesso gruppo possa nutrire delle riserve o perplessità sul merito della proposta, a tale coraggio non dovrebbe corrispondere l'azzeramento del testo mediante emendamenti interamente soppressivi. Se ciò avviene non può che essere per paura e nell'errata convinzione di contrastare non già un testo fortemente voluto dai cittadini ma da uno specifico gruppo di opposizione.
  A tale atteggiamento del relatore fa da contraltare, invece, la profonda attenzione da parte del suo gruppo alle stesse ragioni della maggioranza, come confermano gli emendamenti presentati, con i quali non solo si è inteso apportare le necessarie e opportune migliorie alla proposta di legge, ma anche recepire in chiave collaborativa le argomentazioni portate dai soggetti auditi invitati dal relatore.
  Ritiene che gli emendamenti del relatore sconfessino ogni volontà di collaborazione e tradiscano la mancata lettura delle proposte emendative presentate dal suo gruppo; diversamente il collega Manciulli avrebbe colto e forse valorizzato talune soluzioni ivi prospettate.
  Ritiene, in sostanza, che una democrazia parlamentare funzionante dovrebbe comportare sempre un dibattito rispettoso, soprattutto laddove vi sia stata una attivazione dal basso su temi di particolare rilievo generale, su cui poi le forze politiche responsabilmente sono chiamate a deliberare.
  Rileva, peraltro, come la maggioranza abbia anche operato nella stessa ottica in Pag. 40sede di programmazione dei lavori dell'Aula traducendo il proprio orientamento contrario in una scelta di rinvio nella calendarizzazione della proposta, già programmata per dicembre.
  Tutto ciò premesso, nell'impossibilità evidente di dare luogo ad un confronto ampio e condiviso, vista la cifra non democratica degli emendamenti soppressivi presentati da un gruppo di maggioranza che pur ha nel proprio nome l'enfatizzazione dei valori democratici, preannuncia che il suo gruppo provvederà quanto meno a dare ampia informazione ai cittadini di questo stato di cose.
  È dell'avviso, peraltro, che la qualità del relatore di presidente della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO comporti un conflitto di interesse che lo ha indotto ad azzerare la proposta di legge di iniziativa popolare in luogo di consentire l'avvio di una discussione sul nostro rapporto con gli organismi internazionali, di cui l'Italia è parte.
  Conclude rilevando che questo epilogo non corrisponde allo spirito collaborativo che ha contraddistinto finora l'esame del provvedimento in Commissione e che tale circostanza non potrà che riflettersi sulle ulteriori fasi di esame.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, rivolgendosi al collega Di Stefano nell'esercizio di quelle che ritiene essere le prerogative della presidenza, non ritiene che la seduta in corso possa essere considerata un salto di qualità in negativo nei rapporti tra i gruppi di questa Commissione. Ricorda come l'intera Commissione si sia assunta con grande serietà l'impegno all'esame della proposta di legge in titolo, che tuttavia non può comportare per la maggioranza un obbligo di approvazione tout court. Si è, peraltro, svolto un approfondito ciclo di audizioni, finalizzate ad un esame il più possibile accurato dell'articolato. Ritenendo, poi, che il collega Manciulli non abbia finora esercitato le funzioni di mero rappresentante della NATO bensì quelle di relatore di un gruppo di maggioranza, invita il collega Di Stefano a non personalizzare la questione e a considerare con lucidità il confronto politico in atto, che vede, da una parte, il Movimento 5 Stelle aver presentato emendamenti sostenuti da un certo tipo di motivazioni e, dall'altra, la valutazione contraria da parte della maggioranza. Tale confronto è strettamente finalizzato ad una riflessione mirata all'Aula, laddove la proposta di legge rappresenterà un'utile e attesa occasione per un dibattito a tutto campo sulla politica estera italiana nel nuovo contesto internazionale, come è d'altra parte nella filosofia del provvedimento. Inoltre, i gruppi di opposizione potranno sempre essere rappresentati da un relatore di minoranza per affrontare in modo sereno e qualificato la riflessione in Aula, nell'esercizio di tutte le prerogative regolamentari a disposizione dell'opposizione.
  Infine, pur avendo un'opinione specifica sul merito della proposta in titolo, tiene a sottolineare di aver sempre voluto assicurare il massimo del confronto di merito tra i gruppi e osserva che il rinvio della calendarizzazione oltre il mese di dicembre non modifica la sostanza del dibattito.

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD) ringrazia i proponenti del provvedimento, i colleghi intervenuti e il relatore per essersi fatti carico di una tematica per nulla secondaria e attuale in tema di politica estera. Ritiene che il confronto sia stato proficuo e dà atto anche al collega Monaco di essersi speso per una comprensione profonda delle ragioni sottese alla proposta di legge in esame. Ciò premesso, il gruppo del Partito Democratico mantiene ferma contrarietà sul testo in titolo per ragioni di carattere sia giuridico sia politico, in quanto la proposta non corrisponde alla idea di politica di sicurezza, sostenuta dal suo gruppo, in un contesto caratterizzato da richieste e aspettative crescenti su questo terreno da parte dei cittadini. Ribadisce il ringraziamento ai colleghi per avere tematizzato il ruolo della NATO, su cui diversamente si discute in contesti istituzionali diversi da questo, Pag. 41ivi inclusa la relativa Assemblea parlamentare. Precisa, infine, che l'iniziativa legislativa assunta da un gruppo di cittadini, seppur nutrito, non può inibire a un gruppo parlamentare di dissentire e di spiegare ai medesimi cittadini le ragioni del proprio dissenso basate della propria visione dell'interesse nazionale, e ciò sia in questa Commissione sia presso l'Aula.

  Francesco MONACO (PD), essendo noto il suo orientamento contrario alla riforma costituzionale, ritiene che non possano essere mosse nei suoi riguardi accuse di contraddittorietà sui temi della democrazia diretta. Rientra, a suo avviso, tra i fondamenti della democrazia parlamentare quello per cui il Parlamento ha certamente l'obbligo di prendere sul serio un'iniziativa legislativa popolare ma non anche quello di approvarla. Ricorda, peraltro, come lo stesso gruppo del Movimento 5 Stelle abbia riconosciuto il carattere intrinsecamente radicale e per certi aspetti rivoluzionario della proposta di legge in titolo, come evidenziato dagli emendamenti presentati oggi da tale gruppo. Il ciclo di audizioni svolte ha, peraltro, fatto emergere quanto la proposta sia datata rispetto ai mutamenti geopolitici intervenuti dopo il 2008, nonché le difficoltà profonde sia sul piano del diritto internazionale sia della praticabilità politica del provvedimento. Ritiene che le aperture più significative siano pervenute nel corso delle audizioni informali dal professor Benvenuti ai fini di una maggiore interlocuzione tra Governo e Parlamento rispetto a trattati e accordi in materia di difesa, soprattutto laddove tali accordi siano accompagnati dal requisito della segretezza. Associandosi all'intervento del relatore e del presidente Cicchitto, considera proficua l'occasione di un dibattito in Aula che potrà derivare dalla calendarizzazione della proposta di legge in titolo e finalizzato a promuovere un maggior ruolo del Parlamento su questi temi, oltre ad un ragionamento sul mandato delle Organizzazioni internazionali e regionali di nostro riferimento – segnatamente l'ONU, l'Unione europea e la NATO – a cui il nuovo presidente dell'Assemblea parlamentare della NATO, l'onorevole Paolo Alli, potrà autorevolmente contribuire.
  Ritiene, inoltre, che sia tempo di fare ordine sulla materia e sui temi della sovranità nazionale, atteso il dettato dell'articolo 11, secondo comma, della Costituzione, fondato sulla consapevolezza che i conflitti possono essere risolti soltanto nella dimensione multilaterale e internazionale. È inoltre necessario dare risposte credibili alla maggiore domanda di sicurezza che emerge dai cittadini, avendo contezza della nostra storia e del nostro sistema di alleanze che non possono cambiare solo perché cambiano gli equilibri politici. Sui temi della politica estera e della sicurezza sussiste un'esigenza rafforzata di continuità dello Stato e l'avvicendamento alla presidenza degli Stati Uniti suggerisce oggi di corroborare la riflessione sulla politica estera e di sicurezza dell'Unione europea, nonché di non affievolire il rapporto con la dimensione transatlantica proprio nel momento in cui la NATO è messa in discussione dal neoeletto presidente degli Stati Uniti.
  Conclude auspicando la calendarizzazione presso l'Aula, poiché vale sempre la pena di discutere di temi che riguardano il ruolo del Parlamento e il rafforzamento dei principi democratici.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, preannuncia, al di là del confronto presso l'Aula, l'intenzione di promuovere un dibattito presso la Commissione anche sui temi oggetto del provvedimento e, in generale, sulle questioni globali che impegnano gli organismi e la comunità internazionale, valorizzando il nuovo ruolo del collega Alli, ai fini di una comunicazione alla Commissione sulle priorità dell'Alleanza atlantica.

  Andrea MANCIULLI (PD), relatore, tiene a evidenziare come gli emendamenti soppressivi da lui presentati non sono mirati ad una mancanza di rispetto nei confronti dei proponenti e dei colleghi di opposizione, ma a tradurre la sua valutazione in qualità di relatore dei profili Pag. 42giuridici e di merito del provvedimento. Sottolinea di avere a cuore il ruolo del Parlamento, diversamente non si sarebbe giunti al risultato dell'approvazione della cosiddetta «legge-quadro» sulle missioni internazionali, di cui è stato relatore alla Camera. Il vero nodo al centro della riflessione odierna consiste nel chiaro obiettivo del provvedimento in titolo, vale a dire la contrarietà all'appartenenza dell'Italia alla NATO. La proposta d'altra parte è datata e il suo mantenimento, anche se con modifiche derivanti dall'approvazione di emendamenti, sarebbe di per sé una circostanza densa di significati e per nulla condivisibile per ragioni di merito politico.
  Richiamando l'impegno condiviso con il collega Alli e che ha condotto allo storico risultato relativo alla sua elezione a presidente dell'Assemblea parlamentare della NATO, sottolinea che l'obiettivo del provvedimento è fornire argomenti all'opzione del recesso unilaterale da parte del nostro Paese rispetto alla NATO, opzione assolutamente rischiosa soprattutto nell'attuale contesto internazionale. L'Alleanza è allo stato impegnata nella soluzione di problemi decisamente acuti e questo dibattito è potenzialmente produttivo di effetti che vanno ben al di là del caso italiano, anche alla luce, ad esempio, della attuale situazione in Turchia, Paese che ha ospitato la più recente riunione della citata Assemblea parlamentare. Ciò detto, precisa che non si tratta di aderire ad una visione acritica sulla NATO, ma di evitare di porre in discussione la sopravvivenza dell'Alleanza. Richiama i suoi interventi di riflessione critica svolti in sede NATO, che tuttavia non hanno mai prospettato l'opzione del recesso in quanto premessa ideale per una disgregazione dell'Organizzazione.
  Apprezza, pertanto, la genuinità e la buona volontà del gruppo del Movimento 5 Stelle, che invita a proporre un proprio relatore di minoranza per le successive fasi di esame presso l'Assemblea, idoneo a meglio rappresentare la visione del gruppo, essendo egli stesso in dissenso profondo con la filosofia del provvedimento non per motivi di pregiudizio a priori ma a seguito di una riflessione ben ponderata.

  Manlio DI STEFANO (M5S) considera legittime le valutazioni dei colleghi Manciulli e Quartapelle sulle ragioni del loro dissenso, riguardanti la prospettiva di un recesso dalla NATO. Tuttavia ritiene che sia qui in discussione il nostro ruolo e la partecipazione di ciascuno di noi ai lavori del Parlamento. È il Parlamento, infatti, a prendere decisioni e, nel caso della proposta di legge, a migliorare le proposte legislative. Quanto al complesso degli emendamenti presentati dal suo gruppo, essi sono finalizzati, ad esempio, a portare a cinque anni, vale a dire il tempo della legislatura, la scadenza biennale proposta nel testo, e ciò per collegare la decisione sulla ratifica ad un corpo politico di riferimento; a contemplare trattati di natura segreta, a condizione che tale segretezza non sussista per i profili che maggiormente riguardano i cittadini; infine, a ricondurre la disciplina ai principi della democrazia parlamentare al fine di sanare ogni criticità sul piano costituzionale. Indubbiamente il provvedimento qualora approvato non potrebbe che produrre gli effetti sul nostro ruolo all'interno della NATO, ma d'altra parte sono radicalmente cambiati rispetto al 1949 lo statuto e il mandato dell'Alleanza che, dalla cifra difensiva, è evoluta verso un ruolo strategico che include addirittura l'opzione della guerra preventiva. Se ciò è vero, il Parlamento italiano non può essere inibito dal riflettere su un cambiamento di tale genere, come d'altra parte è avvenuto nel resto dell'Europa, dove si è prestato ascolto ai cittadini esasperati dal far parte di organizzazioni internazionali oggi snaturate rispetto al loro mandato iniziale.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, non essendovi ulteriori interventi sul complesso degli emendamenti, avverte che dall'eventuale approvazione dell'emendamento 1.1 del relatore, interamente soppressivo degli articoli 1, 2, 3 e 4 del provvedimento deriverebbe la preclusione Pag. 43delle altre proposte emendative riferite a tali articoli. Dà quindi conto delle sostituzioni.

  Antonio DISTASO (Misto-CR) dichiara di astenersi sull'emendamento 1.1 del relatore.

  La Commissione approva l'emendamento 1.1 del relatore.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che sono quindi preclusi gli emendamenti Di Stefano 1.2, 2.1, 3.1 e 4.1.

  Manlio DI STEFANO (M5S), con riferimento agli articoli da 5 a 13 del provvedimento, osserva che essi trattano questioni su cui esiste da tempo un fermento nel Paese, come nel caso del dibattito sulla nuova base militare presso l'aeroporto Dal Molin di Vicenza, sull'infrastruttura denominata «MUOS», sull'inquinamento derivante dall'attività delle basi militari in Sardegna e che è causa di morte per tumore più che in regioni ad alta industrializzazione. Si chiede se i comitati di cittadini attivi su tutti questi temi abbiano diritto o meno ad essere rappresentati in Parlamento, considerati i delicati interessi vitali che trattano, dal diritto alla salute alla stessa dipendenza economica dalle infrastrutture militari in discussione. Richiama, inoltre, la partecipazione dell'Italia al Trattato di non proliferazione, che è contraddetto dalla presenza in territorio italiano di ordigni nucleari conservati nelle basi militari, e ciò anche in difformità rispetto ad una consultazione referendaria già svolta sulla questione. Ritiene che gli articoli in questione potessero dare certezza ai cittadini sul rispetto del Trattato di non proliferazione e dar loro la percezione di potere decidere su questioni di tale portata.

  La Commissione approva l'emendamento 5.1 del relatore.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che è quindi precluso l'articolo aggiuntivo Di Stefano 12.01. Avverte, altresì, che, a seguito dell'approvazione degli emendamenti del relatore 1.1 e 5.1, interamente soppressivi di tutti gli articoli della proposta di legge in titolo, sarà ora posta in votazione la proposta di conferire al relatore, onorevole Andrea Manciulli, il mandato a riferire in senso contrario all'Assemblea sul provvedimento.

  Antonio DISTASO (Misto-CR) preannuncia il proprio voto di astensione.

  La Commissione approva la proposta di conferire mandato al relatore, onorevole Manciulli, a riferire in senso contrario in Assemblea sul provvedimento. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

  Manlio DI STEFANO (M5S) dichiara che il suo gruppo lo ha designato quale relatore di minoranza per la discussione in Assemblea.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

  La seduta termina alle 10.05.

RISOLUZIONI

  Venerdì 25 novembre 2016. — Presidenza del presidente Fabrizio CICCHITTO. — Interviene il viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Mario Giro.

  La seduta comincia alle 10.05.

7-01051 Tidei: Sulla tutela dei difensori dei diritti umani.
(Seguito della discussione e rinvio).

  La Commissione prosegue la discussione della risoluzione in titolo, rinviata nella seduta dell'11 ottobre scorso.

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  Fabrizio CICCHITTO, presidente, ricorda che nella giornata di mercoledì, nella sede del Comitato permanente per i diritti umani, si sono svolte le audizioni informali richieste nell'ambito della discussione della risoluzione. Chiede, pertanto, all'onorevole Tidei se intende intervenire, atteso l'elevato numero di audizioni svolte e i numerosi spunti di riflessione che ne sono derivati.

  Marietta TIDEI (PD) effettivamente ritiene opportuno, in considerazione dei numerosi spunti emersi nel corso della audizioni informali, cui hanno preso parte esperti e rappresentanti delle organizzazioni impegnate sul campo, nonché del Comitato interministeriale per i diritti umani e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione, potere disporre di ulteriore tempo al fine di valutare possibili riformulazioni del testo.

  La Commissione conviene.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, rinvia quindi il seguito della discussione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 10.10.

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