CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 23 giugno 2016
661.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (II e VI)
COMUNICATO
Pag. 8

SEDE REFERENTE

  Giovedì 23 giugno 2016. — Presidenza del vicepresidente della VI Commissione Paolo PETRINI, indi della presidente della II Commissione Donatella FERRANTI. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Pier Paolo Baretta.

  La seduta comincia alle 10.45.

DL 59/2016: Disposizioni urgenti in materia di procedure esecutive e concorsuali, nonché a favore degli investitori in banche in liquidazione.
C. 3892 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 22 giugno scorso.

  Paolo PETRINI, presidente, ricorda che nella precedente seduta le Commissioni hanno esaminato gli emendamenti all'articolo 1 e gli identici emendamenti Pesco 2.1, Paglia 2.2 e Busin 2.3, soppressivi dell'articolo 2.

  Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli emendamenti Paglia 2.4, nonché gli identici emendamenti Paglia 2.5 e Villarosa 2.6 (vedi allegato al resoconto della seduta delle Commissioni riunite II e VI del 21 giugno 2016).

  Alessio Mattia VILLAROSA (M5S) illustra l'emendamento Pesco 2.8 di cui è cofirmatario, volto ad evitare che, attraverso la disciplina del finanziamento alle imprese garantito dal trasferimento di beni immobili, si consenta alle banche di trasferire i beni stessi alle agenzie immobiliari in modo immediato e senza la necessità di stipulare un atto notarile. Nel rammentare infatti che recenti provvedimenti del Governo hanno sostanzialmente concesso alle banche di gestire proprie agenzie immobiliari, rileva come tale previsione dell'articolo 2 comporterebbe un ulteriore favore a esclusivo beneficio delle Pag. 9banche, le quali potrebbero trasferire i beni in modo immediato e gratuito.

  Le Commissioni respingono gli identici emendamenti Paglia 2.7 e Pesco 2.8.

  Giovanni PAGLIA (SI-SEL) illustra le finalità del suo emendamento 2.9, che intende escludere la possibilità che il contratto di finanziamento tra imprenditore e banca consenta il trasferimento del diritto reale immobiliare a società terze autorizzate a cedere a loro volta tale diritto reale, anche anticipatamente rispetto all'escussione della garanzia sui beni immobili posti in garanzia dall'imprenditore.

  Alessio Mattia VILLAROSA (M5S), nel condividere le considerazioni del deputato Paglia, illustra l'identico emendamento 2.10, di cui è cofirmatario, sottolineando come tale proposta sia volta a limitare i rischi insiti nella possibilità, concessa dall'attuale formulazione del nuovo articolo 48-bis del TUB, che il diritto di garanzia posto dall'imprenditore su beni immobili possa essere trasferito, anche prima che si verifichino gli eventi che danno luogo all'escussione della garanzia.

  Giovanni PAGLIA (SI-SEL) condivide le considerazioni del deputato Villarosa, sottolineando l'esigenza di limitare i rischi connessi al trasferimento della garanzia apposta sui beni immobili nell'ambito della disciplina dei contratti di finanziamento alle imprese.

  Paolo PETRINI, presidente e relatore per la VI Commissione, sottolinea come la norma contenuta al comma 1 dell'articolo 48-bis del TUB non introduca alcuna modifica alla normativa vigente in materia di cessione dei contratti di mutuo.

  Alessio Mattia VILLAROSA (M5S) evidenzia come la disciplina introdotta nel testo unico bancario rechi il rischio del possibile trasferimento dei diritti immobiliari posti a garanzia dei finanziamenti alle imprese anche a società di factoring aventi sede all'estero.

  Giovanni PAGLIA (SI-SEL) chiarisce la ratio del suo emendamento 2.9, con il quale intende limitare il rischio che, in conseguenza dell'allontanamento del contratto di credito stipulato tra banca e imprenditore verso soggetti terzi, aumenti il rischio che, laddove si verifichi l'inadempimento del debitore, la garanzia sia immediatamente escussa. Rileva infatti come le società eventualmente cessionarie del contratto di credito, non avendo alcun rapporto diretto con il debitore, non avrebbero alcun motivo di posticipare l'escussione della garanzia stessa, diversamente da quanto avviene nei rapporti tra banche e imprenditori.

  Le Commissioni respingono gli identici emendamenti Paglia 2.9 e Alberti 2.10.

  Filippo BUSIN (LNA), con riferimento al suo emendamento 2.11, rileva come esso sia finalizzato a inserire nell'articolo 48-bis del TUB l'esplicita previsione che, nell'ambito della definizione del valore commerciale dell'immobile posto in garanzia, le parti abbiano la facoltà di stabilire le modalità di svalutazione del bene stesso.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Busin 2.11.

  Giovanni PAGLIA (SI-SEL) illustra il suo emendamento 2.12, il quale tende a evitare che si verifichi una sproporzione tra l'ammontare del finanziamento concesso e il valore del bene o del diritto posto in garanzia. Nel rilevare come si tratti di un emendamento assolutamente ragionevole, evidenzia come la sua approvazione risulterebbe importante soprattutto a tutela degli imprenditori i quali hanno già un contratto di finanziamento in essere con gli istituti bancari, rispetto ai quali è necessario che il legislatore garantisca il mantenimento di una proporzionalità tra il valore del credito concesso e il valore del bene posto in garanzia.

  Daniele PESCO (M5S) illustra le finalità dell'emendamento Bonafede 2.13, di cui è cofirmatario. In particolare rileva come Pag. 10tale emendamento ponga l'attenzione su un aspetto importante del rapporto tra banche e imprenditori nell'ambito dei contratti di finanziamento. Ritiene infatti che, ove non siano posti idonei limiti al potere delle banche, le misure previste dell'articolo 2 consegneranno alle banche uno strumento capace di porre in gravi difficoltà gli imprenditori i quali, al fine di ottenere un finanziamento, potranno essere indotti a porre la garanzia su beni immobili, anche qualora il valore dei beni stessi sia notevolmente sproporzionato rispetto all'ammontare del finanziamento stesso.
  Nel ricordare che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha espresso forti perplessità in tal senso anche in riferimento alle disposizioni relative al «nuovo patto marciano», in materia di mutui residenziali, previste dal decreto legislativo n. 72 del 2016, recentemente approvato, raccomanda l'approvazione dell'emendamento Bonafede 2.13.

  Le Commissioni respingono gli identici emendamenti Paglia 2.12 e Bonafede 2.13.

  Ferdinando ALBERTI (M5S) illustra l'emendamento Bonafede 2.15, di cui è cofirmatario, che prevede che in nessun caso la concessione del finanziamento può essere condizionata all'inserimento nel contratto del patto di garanzia disciplinato dal comma 1 del nuovo articolo 48-bis del TUB. Al riguardo sottolinea l'importanza di esplicitare tale divieto al fine di limitare il rischio che la banca, abusando della propria posizione dominante nell'ambito del rapporto contrattuale con l'imprenditore, imponga obbligatoriamente la sottoscrizione di tale clausola.
  Nel rilevare come ciò costituisca una affermazione di principio importante, ricorda che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha presentato numerose proposte emendative in tal senso, al fine di introdurre limiti e criteri stringenti in relazione all'applicazione dell'articolo 2 del decreto-legge, così da evitare che le misure recate abbiano effetti devastanti per il tessuto produttivo del Paese, e in particolare, per i piccoli imprenditori.
  Auspica quindi che, analogamente a quanto avvenuto, grazie all'apporto decisivo del MoVimento 5 Stelle, in occasione dell'esame parlamentare del citato decreto legislativo n. 72, il Governo modifichi il testo del decreto-legge in esame limitandone in modo significativo la portata e l'applicabilità in concreto.

  Giovanni PAGLIA (SI-SEL) illustra il suo emendamento 2.14, il quale intenda specificare che in nessun caso il finanziamento bancario può esser condizionato all'inserimento della clausola prevista dall'articolo 2.

  Le Commissioni respingono gli identici emendamenti Paglia 2.14 e Bonafede 2.15.

  Alessio Mattia VILLAROSA (M5S), con riferimento al suo emendamento 2.16, osserva come esso sia volto a evitare che, nel caso di concessione di finanziamenti bancari a tempo indeterminato, nell'ambito dei quali la banca ha un ampio potere di revoca dei finanziamenti stessi, si realizzi il rischio di un abuso del predetto potere di revoca. In particolare evidenzia come sia emersa, anche da numerose inchieste giornalistiche, la prassi per cui le banche abusano della propria posizione dominante nel rapporto contrattuale con i soggetti finanziati per minacciare la revoca delle linee di credito loro concesse nel caso in cui i predetti soggetti si trovino in una situazione di difficoltà finanziaria.
  Sottolinea quindi come il suo emendamento 2.16 intenda evitare che, in questi casi, la banca obblighi gli imprenditori ad accettare la sottoscrizione della clausola di garanzia a fronte della minaccia di vedere revocata la linea di credito precedentemente accordata.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Villarosa 2.16.

  Giovanni PAGLIA (SI-SEL) illustra il suo emendamento 2.17, che interviene introducendo un criterio di proporzionalità tra valore del finanziamento originario e quota del debito inadempiuto, stabilendo Pag. 11che, ai fini dell'escussione della garanzia, l'ammontare del debito inadempiuto debba essere superiore al 40 percento del finanziamento concesso. Ritiene essenziale introdurre tale principio a tutela delle imprese, posto che, in caso di pagamento rateale, laddove si sia raggiunto uno stadio di avanzata restituzione delle rate, è assolutamente ragionevole escludere la possibilità di ricorrere all'escussione della garanzia.

  Daniele PESCO (M5S) illustra l'emendamento Bonafede 2.18, di cui è cofirmatario, identico all'emendamento Paglia 2.17. Nel condividere le considerazioni del deputato Paglia rispetto all'esigenza di garantire che l'escussione della garanzia sia condizionata a un'adeguata proporzionalità tra l'ammontare del debito inadempiuto e il finanziamento originario, sottolinea l'iniquità della norma contenuta nel comma 2 del nuovo articolo 48-bis del TUB, laddove prevede la possibilità dell'escussione della garanzia da parte delle banche anche nel caso in cui si sia giunti al termine del rapporto di finanziamento e siano state restituite quasi tutte le rate.
  Nel rilevare come la ratio della norma in esame sia evidentemente facilitare il recupero delle sofferenze bancarie, a vantaggio delle società di recupero crediti di ciò incaricate, ritiene che tale necessità potrebbe essere superata ove le banche gestissero direttamente, al proprio interno, i crediti in sofferenza. In tal caso sarebbe infatti sufficiente predisporre strumenti e procedure di natura diversa per ottimizzare il recupero dei crediti in sofferenza in tempi certi.

  Vittorio FERRARESI (M5S), intervenendo sull'emendamento Bonafede 2.18, di cui è cofirmatario, invita la maggioranza ed il Governo a valutare il tema dell'inadempimento del debito in modo da prevedere una certa proporzionalità. Ciò consentirebbe di evitare un'ingiusta penalizzazione degli imprenditori che si trovano in uno stato avanzato di pagamento.
  Fa presente come nell'esercizio dell'attività gli imprenditori italiani siano soggetti a molti più vincoli di quanto normalmente accade in altri Paesi e, anche per questo, ritiene che la disposizione del decreto costituisca un regalo alle banche. Auspica, pertanto, che l'emendamento possa essere approvato.

  Il Sottosegretario Pier Paolo BARETTA osserva che la procedura prevista dall'articolo 2 del decreto – legge già prevede dei limiti abbastanza netti e una scansione temporale molto articolata. Per attivarla, infatti, occorre che siano passati almeno nove mesi dal mancato pagamento di tre rate del debito. Si prevedono poi, altri due mesi per nominare un perito, che ha a disposizione ulteriori due mesi per presentare una relazione. Se, poi, la relazione dovesse essere contestata, trascorrerebbe un ulteriore periodo per le controdeduzioni, aggiungendo che, se il debitore ha già effettuato il pagamento dell'85 per cento del debito, può disporre di ulteriore tempo.
  Ricorda inoltre che il pagamento di una delle tre rate precedentemente non pagate determina l'azzeramento della procedura.

  Dino ALBERTI (M5S) contesta il ragionamento del Sottosegretario Baretta, rilevando come i tempi lunghi della procedura non rappresentano una garanzia per il debitore, che si trova, comunque, esposto ad un recupero forzoso.

  Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli identici emendamenti Paglia 2.17 e Bonafede 2.18, nonché gli emendamenti Bonafede 2.19 e 2.20.

  Alessio Mattia VILLAROSA (M5S) illustra l'emendamento Bonafede 2.22, di cui è cofirmatario, identico all'emendamento 2.21 Paglia, sottolineando come questo sia di assoluto buon senso e, pertanto, debba essere approvato.
  Rileva inoltre come il provvedimento già rechi molti vantaggi per le banche e, quindi, ritiene che sia palesemente ingiusto porre a carico del debitore le spese e gli oneri di trasferimento del credito.

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  Il Sottosegretario Pier Paolo BARETTA segnala che su quanto evidenziato dal deputato Villarosa si è già svolto, presso l'altro ramo del Parlamento, un approfondito dibattito che ha condotto – su iniziativa delle opposizioni, le quali hanno avanzato sul punto solo questa proposta di integrazione – a modificare il testo del provvedimento ponendo a carico delle banche gli oneri per l'apertura del conto corrente, ritenendo che si tratti di un costo grave a carico delle imprese.

  Giovanni PAGLIA (SI-SEL), poiché è a tutti evidente la sproporzione che sussiste tra i costi per l'apertura dei conti correnti, e quelli ben più rilevanti inerenti al trasferimento del credito, ritiene che non sia fondato quanto dichiarato dal Sottosegretario Baretta, secondo il quale sarebbe sufficiente eliminare i costi per l'apertura dei conti correnti.

  Alessio Mattia VILLAROSA (M5S) lamenta l'atteggiamento del rappresentante del Governo, secondo il quale l'esame parlamentare si dovrebbe limitare all'esame svolto presso il Senato, azzerando in tal modo l'esame della Camera.
  Considera, quindi, tutto ciò una presa in giro che svilisce il ruolo del Parlamento.

  Il Sottosegretario Pier Paolo BARETTA fa presente di aver soltanto evidenziato la provenienza da parte delle opposizioni dell'emendamento approvato presso il Senato, che era volto ad eliminare i costi per l'apertura del conto corrente. Appare, dunque, evidente che la discussione odierna sia una discussione prettamente mediatica e rimarca la disponibilità che il Governo ha assicurato, in sede di prima lettura, a venire incontro alle richieste delle opposizioni.

  Vittorio FERRARESI (M5S) osserva che entrambe le Camere dovrebbero avere tempo sufficiente per esaminare in maniera adeguata i provvedimenti sui quali sono chiamate a pronunciarsi. Considera «folle» il ragionamento del rappresentante del Governo, secondo cui la discussione fatta al Senato avrebbe esaurito il dibattito e lamenta che il provvedimento sia stato di fatto blindato.

  Il Sottosegretario Pier Paolo BARETTA considera inaccettabile il termine usato dal deputato Ferraresi nei suoi confronti.

  Donatella FERRANTI, presidente, invita il collega Ferraresi a mantenere il dibattito in uno stile consono alle aule parlamentari.

  Vittorio FERRARESI (M5S) fa presente che l'espressione utilizzata non intendeva in alcun modo offendere la persona del rappresentante del Governo.

  Donatella FERRANTI, presidente, ribadisce che è suo compito garantire ad ognuno di poter esprimere il proprio pensiero senza utilizzare parole sconvenienti.

  Vittorio FERRARESI (M5S), nell'evidenziare come il rappresentante del Governo abbia chiaramente fatto intendere che il problema era stato già risolto nel corso dell'esame al Senato, rivendica il diritto della Camera di poter avanzare ulteriori proposte di modifica del testo. Considera inaccettabile che un provvedimento così importante possa essere approvato consentendo ad un solo ramo del Parlamento di migliorarne il testo sviluppando un dibattito approfondito.

  Il Sottosegretario Pier Paolo BARETTA rileva come il Governo non possa assistere impassibile alla rappresentazione caricaturale delle proprie posizioni, che continuano a fare alcuni deputati dell'opposizione.
  Ribadisce, quindi, di non aver in alcun modo affermato che non è necessario sviluppare una discussione anche alla Camera, ma di avere sottolineato solamente che una riflessione sul tema era stata già fatta presso il Senato. L'impressione è quella che alcuni gruppi di opposizione vogliano allungare i tempi dell'esame per non dover arrivare a discutere la parte più importante del decreto-legge, che riguarda Pag. 13i rimborsi ai risparmiatori delle quattro banche poste in risoluzione lo scorso anno.

  Daniele PESCO (M5S) reputa gravi le accuse rivolte dal Sottosegretario Baretta, aggiungendo che il proprio gruppo vuole discutere tutto il provvedimento in maniera approfondita, poiché ritiene che l'approvazione del decreto possa arrecare gravi danni al Paese.
  Lamenta che, per volontà della maggioranza l'esame del provvedimento si concluderà nella giornata odierna, con tempi che di fatto hanno reso blindato il decreto. Esprime, quindi, il proprio disappunto per tale decisione.

  Donatella FERRANTI, presidente, ricorda che l'organizzazione dei lavori era stata così definita all'esito della riunione congiunta degli Uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni Giustizia e Finanze, svoltasi all'inizio dell'esame del provvedimento, al fine di rispettare la programmazione dei lavori dell'Assemblea, secondo la quale la discussione del disegno di legge avrà inizio a partire da venerdì 24 giugno prossimo.

  Alessio Mattia VILLAROSA (M5S) rivendica un ruolo propositivo degli interventi svolti dal suo gruppo, che non hanno una finalità ostruzionistica, ma tendono a spiegare le ragioni valide per approvare gli emendamenti presentati.

  Le Commissioni respingono gli identici emendamenti Paglia 2.21 e Bonafede 2.22.

  Giovanni PAGLIA (SI-SEL) illustra l'emendamento 2.23, a sua prima firma, soffermandosi sulla finalità di introdurre nel decreto le condizioni in grado di assicurare un equilibrio tra il debitore ed il creditore.
  Ricorda, poi, che al Senato il proprio gruppo, per ragioni di rappresentanza in Commissione, non ha potuto partecipare adeguatamente al dibattito e per questo motivo è molto importante che la discussione si possa fare anche in questa sede. Peraltro, i tempi sarebbero anche sufficienti per consentire una terza lettura al Senato, ma quello che manca è proprio la volontà di discutere seriamente.

  Dino ALBERTI (M5S) rammenta che il sistema parlamentare italiano è ancora un sistema bicamerale e, pertanto, rivendica il diritto ad analizzare nel dettaglio il decreto esponendo le proprie posizioni su tutte le questioni da esso affrontate.
  Considera una «porcata» il testo emanato dal Governo, che ha persino peggiorato gli effetti negativi già prodotti da precedenti provvedimenti applicandoli alle imprese in maniera indiscriminata.
  Conclude rilevando che la proposta emendativa si ricollega al patto marciano previsto per i mutui immobiliari residenziali.

  Donatella FERRANTI, presidente, ammonisce il deputato Alberti a non utilizzare parole sconvenienti, sottolineando come espressioni da lui appena pronunciate non sarebbero tollerate nelle scuole.

  Dino ALBERTI (M5S) giudica grave quanto appena affermato dalla Presidente, che confonde le aule parlamentari con le aule scolastiche, dimenticando quali siano le prerogative di ciascun parlamentare nell'esprimere le proprie opinioni.

  Donatella FERRANTI, presidente, precisa che il suo richiamo intendeva ricordare che i parlamentari dovrebbero essere di esempio per i giovani anche nel modo in cui si esprime la propria opinione, senza che ciò possa essere considerata una lesione delle prerogative parlamentari.

  Vittorio FERRARESI (M5S) segnala che, in Assemblea, l'espressione utilizzata dal collega Alberti è stata sempre ammessa dalla presidenza.

  Donatella FERRANTI, presidente, ribadisce la necessità di mantenere toni adeguati alla sede e al ruolo dei parlamentari.

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  Alessio Mattia VILLAROSA (M5S) reputa gravissime le affermazioni della Presidente, che non può censurare in alcun modo le legittime opinioni dei parlamentari, paragonando le aule della Commissione a quelle scolastiche.

  Paolo PETRINI (PD), relatore per la VI Commissione, nel richiamare le ragioni di fondo che hanno opportunamente indotto il Governo ad adottare il decreto-legge, fa presente che l'obiettivo essenziale del provvedimento è anzitutto quello di risolvere e sbloccare la situazione in cui versa il sistema del credito, caratterizzato in particolare dal fenomeno delle sofferenze bancarie accumulatesi nel corso degli ultimi anni di crisi economica, che ha costretto spesso gli istituti di credito a continue ricapitalizzazioni. In secondo luogo, evidenzia come solo in virtù delle disposizioni introdotte dal decreto-legge le banche potranno continuare ad assolvere alla loro funzione di erogare i finanziamenti in favore delle imprese, dovendosi in assenza delle predette disposizioni attenere ai bilanci presentati dalla imprese medesime ai fini dell'accesso al credito, che tuttavia, a causa della persistente crisi economica, sono generalmente in perdita e non presentano utili. Il provvedimento in esame pone dunque rimedio alla situazione testé descritta e riveste pertanto una rilevante valenza positiva, giacché il corretto funzionamento delle linee di credito costituisce la condizione necessaria per sostenere la tanto invocata ripresa economica. Pur considerando legittime talune delle perplessità evidenziate dai colleghi delle Commissioni riunite nel corso dell'esame in sede referente, ritiene tuttavia che le criticità da essi richiamate risultino di gran lunga inferiori ai benefici effetti che a suo giudizio deriveranno dall'attuazione delle misure previste dal decreto-legge. Ribadisce, in particolare, come solo grazie ai nuovi strumenti introdotti dal provvedimento, rappresentati dal pegno mobiliare non possessorio e dal cosiddetto «patto marciano», che consentono una accelerazione dei tempi delle procedure esecutive in caso di inadempimento, le imprese potranno continuare a rinnovare i finanziamenti in corso e la questione delle sofferenze bancarie e dei crediti inesigibili potrà essere gradualmente risolta. Invita pertanto le Commissioni a tenere in debito conto gli obiettivi fondamentali del provvedimento che ha cercato in sintesi di richiamare, sui quali, a suo avviso, ognuno dei presenti dovrebbe concordare nell'interesse del Paese.

  Giovanni PAGLIA (SI-SEL) ringrazia il relatore Petrini per avere, con il suo intervento, liberato la discussione in corso dagli inevitabili elementi di propaganda politica e chiarito i reali intendimenti sottostanti l'adozione del provvedimento. Ritiene infatti che ne esca confermata la sua convinzione secondo cui il decreto-legge rappresenta uno strumento utile non tanto alle imprese sane che volessero implementare l'accesso al credito, bensì alle banche, che, in tal modo, potranno risolvere il problema annoso dello smaltimento delle sofferenze di bilancio e dei crediti inesigibili, costringendo di fatto le imprese, sempre più in difficoltà economica, a stipulare nuovi finanziamenti solo dietro la garanzia di un bene immobile immediatamente escutibile in caso di inadempimento. Non condivide pertanto l'impostazione generale del provvedimento, che a suo avviso non produrrà gli effetti benefici richiamati dal relatore, dalle cui parole si evince viceversa che le misure proposte andranno ad esclusivo vantaggio del sistema bancario e penalizzeranno una parte consistente del sistema imprenditoriale. Invita, infine, la classe politica italiana a riflettere con maggiore ponderazione su tali problematiche, ponendo semmai mente a quanto accade negli USA, dove il Presidente Obama ha coraggiosamente sollecitato il Congresso ad avere sempre una visione il più possibile equilibrata degli interessi tanto degli istituti di credito quanto dei loro clienti ogniqualvolta sia chiamato ad adottare misure nel settore bancario e creditizio.

  Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli identici emendamenti Paglia Pag. 152.23 e Bonafede 2.24, gli identici emendamenti Paglia 2.25, Bonafede 2.26 e Sandra Savino 2.27, gli identici emendamenti Paglia 2.28 e Bonafede 2.29 nonché l'emendamento Sandra Savino 2.30.

  Dino ALBERTI (M5S), intervenendo sull'emendamento Bonafede 2.31, pone l'accento sul carattere retroattivo, a suo avviso del tutto inaccettabile, dell'applicazione del cosiddetto «patto marciano». Dal momento che il Sottosegretario ha in precedenza chiarito che tale misura è essenzialmente volta a prevenire il verificarsi di ulteriori sofferenze bancarie, chiede delucidazioni in merito alla effettiva ratio della disposizione di cui all'articolo 2 del decreto-legge in esame.

  Franco VAZIO (PD) ritiene onestamente che, se a detta delle opposizioni il decreto-legge è principalmente finalizzato a tutelare la bancabilità delle esposizioni degli istituti di credito, allora sarebbe affatto irragionevole pensare che il provvedimento debba avere una sua efficacia solo per i casi che si verificheranno in futuro e non anche per i finanziamenti già in corso e che eventualmente debbano essere rinnovati. Rileva come tale ultima fattispecie rappresenti peraltro il segmento potenzialmente più pericoloso delle intere posizioni debitorie, afferendo nella maggior parte dei casi a crediti accesi da piccole e medie imprese in difficoltà. Osserva come le disposizioni di cui all'articolo 2 del decreto-legge vanno in realtà nella direzione di consentire alle piccole e medie imprese di accedere al credito o di rinnovare i finanziamenti già in essere, circostanza che, in assenza delle predette misure, sarebbe del tutto impraticabile in considerazione dell'attuale difficile congiuntura economica del Paese. Segnala infine che il provvedimento, per quanto possano registrarsi su taluni specifici aspetti legittime riserve, appare necessario proprio al fine di tutelare maggiormente la posizione delle piccole e medie imprese, che altrimenti non sarebbero poste nelle condizioni di poter rinnovare i finanziamenti in corso o di accedere a nuovo credito.

  Dino ALBERTI (M5S) chiede un chiarimento circa le motivazioni sottostanti le novità apportate al testo nel corso dell'esame presso il Senato, laddove è stato previsto che il cosiddetto «patto marciano» prevalga anche nel caso in cui il bene sia stato precedentemente oggetto di pignoramento, posto che in tal modo verrebbero ad alterarsi le ordinarie regole in tema di concorso dei creditori.

  Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli identici emendamenti Bonafede 2.31 e Paglia 2.32, gli identici emendamenti Paglia 2.33 e Bonafede 2.34 nonché l'emendamento Sandra Savino 2.35.

  Giovanni PAGLIA (SI-SEL), intervenendo sull'emendamento a sua prima firma 2.36, chiede spiegazioni in merito all'interazione tra il cosiddetto «patto marciano» e le eventuali ipoteche già iscritte sul bene immobile oggetto del trasferimento di proprietà in caso di inadempimento del debitore.

  Il Sottosegretario Pier Paolo BARETTA osserva, in proposito, come nel corso dell'esame presso il Senato è stato introdotto, all'articolo 2 del decreto-legge, il comma 13-bis, in base al quale, ai fini del concorso tra i creditori, il patto a scopo di garanzia di cui al medesimo articolo 2 è equiparato all'ipoteca.

  Giovanni PAGLIA (SI-SEL) non comprende se, qualora si verifichi il trasferimento della proprietà immobiliare in favore della banca e si proceda quindi alla alienazione del bene sottostante, debbano comunque essere soddisfatte prima eventuali ipoteche in precedenza iscritte sul bene stesso.

  Paolo PETRINI (PD), relatore per la VI Commissione, osserva che in tali casi saranno naturalmente applicate le norme all'uopo previste dall'ordinamento vigente.

  Franco VAZIO (PD) ritiene ultronea la previsione di cui al comma 13-bis dell'articolo Pag. 162, introdotto nel corso dell'esame al Senato, giacché nelle ipotesi ora in discussione non potranno che applicarsi i criteri già previsti dal codice civile per quanto attiene al concorso dei creditori.

  Giovanni PAGLIA (SI-SEL), preso atto dei chiarimenti testé emersi, ritira il suo emendamento 2.36.

  Daniele PESCO (M5S), intervenendo per illustrare l'emendamento Bonafede 2.37, osserva come, con le disposizioni di cui all'articolo 2, la banca ora potrà procedere alla vendita del bene immobile di cui fosse entrata in proprietà senza dover esperire le ordinarie sedi giurisdizionali.

  Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono l'emendamento Bonafede 2.37, nonché gli identici emendamenti Bonafede 2.38 e Paglia 2.39.

  Filippo BUSIN (LNA), illustrando l'emendamento a sua prima firma 2.40, rileva che il nuovo istituto delineato dall'articolo 2 del decreto-legge, in considerazione anche del carattere retroattivo delle norme medesime, garantisce in modo sproporzionato i diritti dei creditori, configurandosi quale potente arma di ricatto in mano alle banche nei confronti delle piccole e medie imprese, che stanno attraversando nel corso degli ultimi anni notevoli difficoltà economiche. Ribadisce, quindi, la sua convinzione in merito al fatto che il provvedimento nel suo complesso non sarà comunque suscettibile di determinare effetti positivi né sul sistema creditizio né sulla ripresa economica del Paese.

  Alessio Mattia VILLAROSA (M5S), illustrando l'emendamento a sua prima firma 2.41, di contenuto identico all'emendamento 2.40, insiste sulla necessità che l'efficacia del cosiddetto «patto marciano» debba riferirsi esclusivamente ai finanziamenti ancora da contrarre, altrimenti determinandosi una grave violazione delle tutele giurisdizionali attualmente predisposte dall'ordinamento a salvaguardia delle posizioni debitorie.

  Le Commissioni respingono gli identici emendamenti Busin 2.40 e Villarosa 2.41.

  Giovanni PAGLIA (SI-SEL) illustra l'emendamento a sua firma 2.42, volto ad introdurre una salvaguardia nei confronti dei debitori, prevedendo che, per i finanziamenti in corso, il patto di cui al comma 1 dell'articolo 2 del provvedimento possa essere stipulato solo qualora siano contestualmente modificate, a favore del cliente, una o più clausole riguardanti i tassi, i prezzi, l'ammontare, la durata e le altre condizioni del contratto di finanziamento.

  Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli identici emendamenti Paglia 2.42, Bonafede 2.43 e Sandra Savino 2.44, nonché le proposte emendative Paglia 2.45 e Villarosa 2.47.

  Daniele PESCO (M5S), intervenendo sull'ordine dei lavori, preannuncia che saranno ridotti gli interventi illustrativi delle proposte emendative presentate dal suo gruppo riferite agli articoli da 2 a 7, al fine di poter disporre del tempo necessario per esaminare gli emendamenti riferiti alle restanti parti del provvedimento. A tale proposito, stigmatizza la circostanza che le Commissioni non dispongano del tempo necessario ad un approfondito esame dei contenuti del decreto legge, dal momento che il conferimento del mandato ai relatori, come stabilito all'esito della riunione degli uffici di presidenza integrati dai rappresentanti dei gruppi, dovrà essere conferito entro le ore 15.30 della giornata odierna.

  Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli emendamenti Paglia 2.46, Villarosa 2.48 e 2.49, Bonafede 2.50, Paglia 2.51, 2.52, 2.53, 2.54 e 2.55, Villarosa 2.56, Bonafede 2.57 e 2.58, le identiche proposte emendative Bonafede 2.59 e Sandra Savino 2.60, nonché gli emendamenti Villarosa 2.61, Sandra Savino 2.62 e 2.63, Busin 2.64, 2.65, 2.66, 2.67, 2.68, 2.69, Pag. 172.70, 2.71, 2.72, 2.73, 2.74 e 2.75, Sandra Savino 2.76 e 2.77, Bonafede 2.78, Paglia 2.79 e 2.80, Busin 2.81, Bonafede 2.82, 2.83 e 2.84, Sandra Savino 2.85, Bonafede 2.86, 2.87, 2.88 e 2.89, e Sandra Savino 2.90. Respingono, quindi, le identiche proposte emendative Paglia 2.91 e Bonafede 2.92, gli emendamenti Busin 2.93, Bonafede 2.94, Busin 2.95, gli identici emendamenti Bonafede 2.96 e Paglia 2.97, le identiche proposte emendative Paglia 2.98 e Villarosa 2.99, nonché gli identici emendamenti Bonafede 2.100 e Paglia 2.101. Respingono, inoltre, gli emendamenti Sandra Savino 2.102, Bonafede 2.103, gli identici emendamenti Paglia 2.104 e Bonafede 2.105, le proposte emendative Sandra Savino 2.106 e 2.107, nonché gli emendamenti Bonafede 2.108, Busin 3.1 e 3.2, Bonafede 4.1, Sandra Savino 4.2, le identiche proposte emendative Pesco 4.3, Sandra Savino 4.4 e Busin 4.5, gli emendamenti Sandra Savino 4.6, Busin 4.7, Sandra Savino 4.8, 4.9, 4.10 e 4.11, Paglia 4.12 e 4.13, gli identici emendamenti Alberti 4.14, Busin 4.15, Sandra Savino 4.16 e Cirielli 4.17. Respingono, infine, le proposte emendative Bonafede 4.18, Cirielli 4.19, 4.20 e 4.21, Busin 4.22, Sandra Savino 4.23 e 4.24, Busin 4.25, gli identici emendamenti Bonafede 4.26 e Paglia 4.27, nonché le identiche proposte emendative Sandra Savino 4.28 e Bonafede 4.29.

  Giovanni PAGLIA (SI-SEL), illustrando l'emendamento a sua firma 4.31, identico alla proposta emendativa Pesco 4.30, osserva che, con l'articolo 4 del provvedimento, che reca disposizioni in materia di espropriazione forzata, il Governo tenta di intervenire sul processo di esecuzione per renderlo molto più rapido. Ciò premesso, non comprende le ragioni per le quali le procedure esecutive vengano accelerate in caso di morosità sui mutui, mentre vengano lasciate del tutto inalterate in caso di morosità sugli affitti. Stigmatizza, quindi, il fatto che il legislatore garantisca procedure più veloci quando il creditore è un istituto bancario rispetto a quando, invece, nella stessa posizione si trovi un comune cittadino.

  Le Commissioni respingono, con distinte votazioni, gli identici emendamenti Pesco 4.30 e Paglia 4.31, Sandra Savino 4.32, le identiche proposte emendative Bonafede 4.33 e Paglia 4.34, gli identici emendamenti Alberti 4.35, Paglia 4.36 e Sandra Savino 4.37, l'emendamento Sandra Savino 4.38, le identiche proposte emendative Bonafede 4.39 e Paglia 4.40, gli emendamenti Busin 4.41, Bonafede 4.42, Busin 5.1, l'articolo aggiuntivo Paglia 6.01, le identiche proposte emendative Pesco 7.1 e Guidesi 7.2, nonché gli emendamenti Pesco 7.3 e 7.4, Pisano 7.5 e Alberti 7.6.

  Daniele PESCO (M5S) illustra l'emendamento a sua firma 7.7, volto prevedere che la società SGA SpA successivamente all'acquisizione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze non possa assumere partecipazioni, in modo diretto o indiretto, in società o in fondi partecipati, in modo diretto o indiretto, dal gruppo bancario Banca Intesa, che formalmente detenevano le azioni della SGA SpA prima del trasferimento Ministero delle finanze.
  Al riguardo sottolinea come tale proposta emendativa sia diretta a scongiurare eventuali fenomeni distorsivi della concorrenza. Rammenta, inoltre che il suo gruppo parlamentare ha presentato un atto di sindacato ispettivo, al quale non è stata data alcuna risposta, per chiedere al Governo chiarimenti circa la possibilità che la predetta società partecipi al capitale azionario di società partecipate dal precedente proprietario. In particolare, venivano chiesti elementi informativi in ordine alla possibilità che la società in questione acquisisca partecipazioni in società gestite dal Gruppo Intesa San Paolo, o partecipate dallo stesso in modo indiretto.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Pesco 7.7.

  Donatella FERRANTI, presidente, informa che sono stati presentati ricorsi avverso i giudizi di inammissibilità di talune proposte emendative pronunciati nella seduta del 21 giugno scorso. Fa presente che, a seguito degli approfondimenti Pag. 18svolti e dell'analisi dei motivi addotti nei ricorsi, le Presidenze ritengono di dover confermare i giudizi di inammissibilità delle proposte emendative oggetto di ricorso, in quanto prive di connessione diretta con il contenuto del decreto legge. In proposito, comunica che le Presidenze rilevano come, nel valutare gli emendamenti, abbiano già compiuto il massimo sforzo possibile per consentire la più ampia discussione sui temi affrontati dal decreto legge, ma siano comunque vincolate a rispettare le norme regolamentari in materia di ammissibilità.

  Alessio Mattia VILLAROSA (M5S) sottolinea la propria contrarietà in merito all'inammissibilità testé dichiarata dalla Presidente, di alcune proposte emendative a sua firma relative alla disciplina della Banca d'Italia. Ritiene, infatti, che il contenuto di tali proposte emendative sia direttamente connesso a quello del decreto legge, che, secondo quanto dichiarato dal Governo, dovrebbe avere la finalità di favorire gli investitori delle banche in liquidazione. In proposito, ritiene che lo stock di sofferenza bancaria, pari a 200 miliardi di euro, sia stato determinato da comportamenti non corretti degli operatori bancari e delle autorità di vigilanza, in particolare la CONSOB e la Banca d'Italia. A suo avviso, tali autorità non hanno esercitato correttamente la funzione di controllo loro propria, come emerge chiaramente dal fatto che, negli ultimi dieci anni, le azioni delle cosiddette «quattro banche» sono crollate in misura vorticosa. Per tali ragioni ritiene che le proposte emendative riferite alle autorità di vigilanza avrebbero dovuto, doverosamente, essere esaminate dalle Commissioni.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Villarosa 8.1.

  Daniele PESCO (M5S) illustra l'emendamento Villarosa 8.2, di cui è cofirmatario, sottolineando come esso intenda porre rimedio agli evidenti profili di incostituzionalità della disciplina introdotta dal decreto-legge in materia di rimborso degli investitori delle quattro banche poste in liquidazione. Ritiene infatti evidenti le responsabilità della Banca d'Italia, oltre che del Governo e della maggioranza, nell'aver disposto, con il decreto-legge n. 183 del 2015 la procedura di risoluzione dei predetti istituti sulla base di presupposti e attraverso modalità assolutamente arbitrarie. Rileva in particolare che, nell'ambito di tale procedura, la Banca d'Italia abbia compiuto una valutazione arbitraria dei crediti deteriorati dei quattro istituti, che ha condotto a una svalutazione molto elevata delle sofferenze, decisa in modo sommario, senza tenere in considerazione che tale operazione avrebbe messo in ginocchio le banche interessate.
  Al riguardo ricorda come, a causa del predetto decreto-legge cosiddetto «salva banche», tutti i titolari di obbligazioni abbiano subito danni economici molto ingenti, determinati da una doppia truffa, la prima delle quali è avvenuta al momento dell'acquisto dei titoli e l'altra in occasione della decisione del Governo di porre in risoluzione gli istituti di credito.
  Con riferimento al provvedimento in esame, e alle misure in esso contenute per il ristoro dei predetti risparmiatori, evidenzia l'iniquità dei criteri e delle restrizioni, basati su condizioni patrimoniali e reddituali degli investitori, previsti per accedere all'indennizzo forfetario, ricordando come il Governo avesse invece in una prima fase avesse previsto di concedere tale indennizzo previo accertamento delle modalità con le quali i titoli stessi erano stati venduti ai risparmiatori.
  In tale quadro, nel sottolineare come la decisione di non operare distinzioni tra gli investitori in tal senso renda palese l'ammissione di una colpa da parte del Governo rispetto alle scelte operate con l'adozione del citato decreto-legge n. 183, osserva tuttavia come sarebbe stato opportuno e giusto decidere l'ammissione all'indennizzo forfetario per tutti gli investitori danneggiati e ritiene certamente probabile che i soggetti non ammessi al Pag. 19rimborso ricorreranno al giudizio della magistratura, per far valere le proprie ragioni fino alla Corte costituzionale.
  Ritiene quindi opportuno che il Governo decida fin d'ora di modificare la normativa adottata introducendo dei correttivi volti a eliminare storture e previsioni irrazionali. Al riguardo l'emendamento Villarosa 8.2 è volto a fa riconoscere, anche a favore degli azionisti, una forma di indennizzo a ristoro del danno economico subito.
  Preannuncia inoltre come il M5S intenda agire con tutti gli strumenti a sua disposizione a tutela degli interessi dei risparmiatori truffati, anche attraverso ulteriori esposti alla magistratura. Al riguardo rammenta come sia emerso il grave comportamento tenuto da Banca Etruria la quale, soltanto una settimana prima dell'adozione del decreto-legge n. 183 che ne avrebbe disposto la risoluzione, ha venduto 300 milioni di euro di crediti deteriorati ad una società senza che la Banca d'Italia sia in alcun modo intervenuta, pur essendo evidentemente conoscenza della situazione di grave insolvenza della banca stessa.
  Al riguardo ricorda come il gruppo M5S ritenga prioritario affrontare il tema delle sofferenze bancarie partendo innanzitutto da un accertamento serio del valore della composizione delle sofferenze stesse, oltre a richiedere che siano appurate le responsabilità riconducibili all'operato della Banca d'Italia.
  In merito alla mancata disciplina, nell'ambito del provvedimento in esame, delle modalità di attuazione della procedura arbitrale prevista dalla legge di stabilità 2016, sottolinea il fatto che gli obbligazionisti sono stati posti nella condizione di dover scegliere sostanzialmente «al buio» se accedere all'indennizzo pari all'80 per cento del corrispettivo pagato per l'acquisto delle obbligazioni, prima di avere conoscenza dei criteri applicativi che regoleranno la procedura arbitrale.
  In relazione all'entità dell'indennizzo previsto a carico del Fondo di solidarietà osserva inoltre come esso sarà largamente inferiore alle perdite subite dagli investitori, dando luogo alla restituzione di un importo stimabile in 200 milioni di euro, a beneficio di circa la metà degli obbligazionisti interessati.
  Critica inoltre la scelta di condizionare l'indennizzo al fatto che gli strumenti finanziari siano stati acquistati entro il 12 giugno 2014, data di pubblicazione della direttiva 2014/59/UE («BRRD») che ha introdotto le nuove regole europee sulla gestione delle crisi bancarie. Al riguardo ritiene tale grave scelta assolutamente ingiusta ed evidenzia come essa costituisca uno schiaffo morale a cittadini ingannati i quali riponevano la loro fiducia nelle banche, negli organi di vigilanza sulle stesse e nel Governo.
  Alla luce delle gravi problematiche evidenziate, ribadisce quindi il giudizio fortemente critico del suo gruppo sul complessivo impianto della disciplina sul ristoro degli obbligazionisti delle quattro banche.

  Filippo BUSIN (LNA) giudica assolutamente grave le previsioni recate dal decreto-legge relativamente alle banche sottoposte a procedura di risoluzione, sottolineando come esse determino una lesione dei diritti fondamentali dei risparmiatori colpiti da tale risoluzione, e più in generale, dello Stato di diritto.
  A tale proposito evidenzia come, a fronte delle gravi responsabilità della CONSOB, della Banca d'Italia e del Governo, le conseguenze del fallimento delle banche coinvolte nella procedura di risoluzione siano state riversate esclusivamente sui risparmiatori.
  Sottolinea quindi come il Governo, il quale non aveva compreso, a causa di un atteggiamento superficiale, il grave danno che avrebbe causato con l'applicazione delle regole del bail-in, tenti ora di porre rimedio a tale situazione attraverso previsioni, a loro volta, fortemente inique e arbitrarie.
  Considera infatti assolutamente ingiustificati i criteri fissati per il riconoscimento del diritto all'indennizzo degli investitori, e cita in tal senso sia la previsione del termine temporale, coincidente Pag. 20con la pubblicazione della citata direttiva BRRD, entro la quale gli strumenti finanziari devono essere stati acquistati, sia la scelta di rimborsare gli investitori sulla base di una loro presunta conoscenza della differenza tra i diversi strumenti finanziari. Al riguardo rileva come ciò risulti tanto più ingiusto in quanto i risparmiatori sono stati ingannati, nella scelta dei titoli da acquistare, dalle banche, le quali avrebbero dovuto invece fornire loro spiegazioni e indicazioni indispensabili per comprendere la rischiosità dell'investimento.
  Stigmatizza quindi come il Governo che, dopo aver mancato di vigilare sull'attività di vigilanza posta in essere da CONSOB e Banca d'Italia e dopo l'applicazione della procedura di risoluzione, continui ad adottare provvedimenti inadeguati e parziali. Rileva inoltre come tale modo di procedere contribuisca ad aggravare la sfiducia dei risparmiatori nei confronti degli istituti di credito, inducendoli a ridurre i propri affidamenti e così determinando ancora maggiori difficoltà finanziarie per le banche.
  Ribadisce quindi il suo profondo dissenso nei confronti delle scelte operate dell'Esecutivo in un settore tanto delicato, che interferisce con la fiducia dei cittadini nelle banche, e più in generale, nelle istituzioni.

  Giovanni PAGLIA (SI-SEL) ritiene che la vicenda delle quattro banche poste in risoluzione e i suoi drammatici effetti a carico dei risparmiatori abbiano evidenziato il grave errore commesso dal Governo con l'adozione del decreto-legge n. 183 del 2015, i cui effetti il Governo stesso cerca ora di porre rimedio attraverso un'interlocuzione con l'Unione europea che avrebbe dovuto svolgere prima di porre in essere la procedura di risoluzione delle quattro banche.
  Ritiene infatti che nell'ambito di tale vicenda vada riaffermato un principio di giustizia materiale, in base al quale riconoscere il diritto di rimborso del corrispettivo pagato a favore di tutti i risparmiatori coinvolti.
  Più in generale ritiene che l'Esecutivo, nel recepire le disposizioni adottate in sede UE in materia di bail-in, avrebbe dovuto tenere in considerazioni le caratteristiche strutturali del sistema bancario italiano, così come hanno fatto altri Paesi europei. In tale ambito critica inoltre la conduzione, da parte dell'Esecutivo stesso, della trattativa con la Commissione europea in relazione alla possibilità di un intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi per la ricostituzione del capitale sociale delle quattro banche. Rileva infatti come sia emerso che la decisione di escludere l'intervento del predetto Fondo sulla base del fatto che si avrebbe costituito un aiuto di Stato è stata determinata dalla cattiva gestione di tale vicenda da parte del Governo italiano. Evidenzia quindi come, a fronte di tali responsabilità, le disposizioni recate dal decreto-legge in esame dispongano modalità di rimborso certamente non adeguate, introducendo criteri per l'accesso all'indennizzo assolutamente arbitrari e aleatori. Cita in tal senso il criterio relativo al reddito complessivo ai fini IRPEF, che ritiene inadeguato e ingiusto. A riguardo ritiene sarebbe stato più opportuno stabilire un criterio che tenesse conto anche del patrimonio immobiliare posseduto dai risparmiatori, quale il reddito dichiarato ai fini ISEE.
  In riferimento alla mancata previsione della disciplina attuativa della procedura di arbitrato prevista dalla legge di stabilità 2016, reputa che ciò costituisca un ricatto ai danni degli obbligazionisti, i quali saranno indotti a rinunciare all'indennizzo del 20 per cento, a causa dell'inadempienza del Governo nell'adozione dei decreti applicativi della procedura arbitrale. A riguardo sottolinea come l'Esecutivo debba proceda all'approvazione di tali provvedimenti entro il termine di sei mesi stabilito per accedere all'indennizzo forfettario, ai sensi del comma 6 dell'articolo 8.
  Ritiene quindi evidente che le scelte attuate dal Governo per risolvere la crisi delle quattro banche abbiano rappresentato un esperimento fallito e, anziché Pag. 21ripristinare i diritti delle vittime della vicenda, abbiano inferto un ulteriore vulnus.

  Paolo PETRINI (PD), relatore per la VI Commissione, ripercorre la vicenda legata alle quattro banche che sono state successivamente dichiarate insolventi, evidenziando come allora il Governo si sia trovato di fronte ad un bivio: o far valere le vecchie regole e ciò avrebbe comportato la perdita di tutti gli investimenti effettuati da parte di tutti i risparmiatori di quelle banche; oppure non fare nulla attendendo che le autorità europee definisse le nuove regole da applicare a partire dal 1o gennaio.
  Osserva che questa seconda soluzione sarebbe stata addirittura peggiore della prima perché avrebbe sprofondato nel caos le imprese che lavoravano con quelle banche, non essendo possibile scongiurare il rischio di un bail-in.
  Difende, quindi, l'operato del Governo che, attraverso diversi provvedimenti d'urgenza, ha applicato in maniera soft le vecchie e le nuove regole, riuscendo a tenere la situazione sotto controllo. Ritiene che nessun altro Governo avrebbe potuto prendere decisioni più congrue, evidenziando inoltre come le responsabilità del fallimento delle banche stiano nel frattempo venendo alla luce. Sottolinea, infatti, che le quattro banche sono fallite a causa della massa dei crediti deteriorati, rilevando inoltre come vi sia stato un approccio molto aggressivo da parte degli istituti di credito nella collocazione al pubblico dei propri titoli.
  In tale contesto i provvedimenti varati dal Governo non sono certo volti alla difesa di quei dirigenti che avevano avallato tale sistema, mentre hanno consentito di mettere in sicurezza il settore delle banche popolari e delle banche di credito cooperativo, operando una riforma cui invece le opposizioni si sono strenuamente opposte, in tal modo tutelando proprio quei gruppi dirigenti colpevoli di cattiva gestione in tali settore, oltre che di risarcire coloro che erano stati truffati e avevano perso i propri risparmi.
  Sottolinea, inoltre, come il decreto – legge in esame distingua opportunamente tra coloro che sono stati raggirati e chi, invece, ha perso il proprio denaro per superficialità o per aver tentato operazioni speculative. Si tratta, dunque, di un provvedimento sul quale il giudizio non può che essere molto positivo e che consente agli obbligazionisti di recuperare l'80 per cento del loro denaro e agli altri risparmiatori di poter accedere all'arbitrato.

  Donatella FERRANTI, presidente, dopo aver ricordato che le Commissioni Giustizia e Finanze sono convocate separatamente alle ore 13.30 e che l'ulteriore seduta delle Commissioni riunite è convocata alle ore 14 per conferire entro le ore 15 il mandato ai relatori a riferire all'Assemblea, come stabilito dagli uffici di presidenza integrati dai rappresentanti dei gruppi, delle stesse Commissioni riunite, rinvia il seguito dell'esame alla seduta pomeridiana convocata alle ore 14.

  La seduta termina alle 13.30.

SEDE REFERENTE

  Giovedì 23 giugno 2016. — Presidenza della presidente della VI Commissione Maurizio BERNARDO, indi della presidente della II Commissione Donatella FERRANTI. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Pier Paolo Baretta.

  La seduta comincia alle 14.25.

DL 59/2016: Disposizioni urgenti in materia di procedure esecutive e concorsuali, nonché a favore degli investitori in banche in liquidazione.
C. 3892 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e conclusione).

  Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nell'odierna seduta antimeridiana.

Pag. 22

  Daniele PESCO (M5S) ritira i propri emendamenti 8.9 e 8.10 (vedi allegato al resoconto della seduta delle Commissioni riunite II e VI del 21 giugno 2016).

  Maurizio BERNARDO, presidente, ricorda che, come stabilito dagli Uffici di Presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite, alle ore 15 sarà posta in votazione la proposta di conferire il mandato ai relatori a riferire all'Assemblea sul provvedimento, anche qualora non si fosse concluso l'esame degli emendamenti.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Villarosa 8.2.

  Alessio Mattia VILLAROSA (M5S) illustra l'emendamento 8.3, a sua prima firma, richiamando l'importanza del ruolo del Fondo interbancario per la tutela dei depositi. Segnala, quindi, la vicenda della Cassa di risparmio di Cesena, che ha potuto avvalersi di tale Fondo per risolvere le sue problematiche a differenza delle quattro banche poste in risoluzione e contesta le affermazioni del relatore Petrini, secondo cui, se il Governo avesse scelto di attendere nel procedere alla risoluzione delle predette quattro banche per potere poi applicare le nuove regole europee si sarebbe messo in moto il meccanismo del bail-in.
  Considera inoltre infondata l'affermazione secondo cui in altre vicende in cui è stato fatto ricorso al Fondo interbancario la Commissione europea avrebbe aperto un'infrazione per aiuti di Stato.
  Critica, pertanto, l'atteggiamento del Governo e della maggioranza di doppiopesismo nell'utilizzo del Fondo interbancario per la tutela dei depositi, ribadendo la non veridicità della tesi che attendere per la soluzione della vicenda delle quattro banche avrebbe esposto il sistema italiano al rischio di dover applicare il bail-in.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Villarosa 8.3.

  Alessio Mattia VILLAROSA (M5S), nell'illustrare l'emendamento a sua firma 8.4, sottolinea come sarebbe stato opportuno ricorrere all'utilizzo del Fondo interbancario per la tutela dei depositi anche per la gestione della vicenda relativa alle cosiddette «quattro banche». Osserva, infatti, come se si fosse fatto ricorso a tale Fondo, gli obbligazionisti subordinati non avrebbero dovuto sopportare la crisi delle banche. Stigmatizza la circostanza che, nonostante, come testé ammesso anche dal relatore, il Partito Democratico sia pienamente consapevole della poca serietà degli istituti di credito nella vendita dei titoli, il Governo abbia emanato un decreto – legge con il quale gli unici a pagare per tale vicenda saranno i cittadini e non gli amministratori delle banche che hanno determinato tale situazione. Rammenta inoltre che il Fondo interbancario per la tutela dei depositi è alimentato dalle risorse di banche private e che, pertanto, l'utilizzo di tali risorse avrebbe anche evitato il ricorso a fondi pubblici. Nel ricordare l'alto numero di investitori che si sono tolti la vita a seguito della perdita di tutti i loro investimenti in ragione della grave crisi bancaria e della risoluzione delle quattro banche, sottolinea come le misure adottate dal Governo sortiscano gravi conseguenze sulla vita quotidiana di tutti, sia cittadini sia imprese.

  Giovanni PAGLIA (SI-SEL) sottolinea come sulla vicenda delle quattro banche poste in risoluzione, il Governo avrebbe potuto intervenire in maniera diversa, come poi, di fatto, è accaduto per altre realtà bancarie entrate in crisi successivamente.

  Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli emendamenti Villarosa 8.4, 8.5 e 8.6 e Busin 8.7.

  Alessio Mattia VILLAROSA (M5S) illustra e raccomanda l'approvazione dell'emendamento a sua firma 8.8, volto a prevedere che gli investitori che hanno acquistato strumenti finanziari subordinati indicati nell'articolo 1, comma 855, Pag. 23della legge di stabilità per l'anno 2016, entro la data del 12 giugno 2014, abbiano diritto alla trasformazione pro quota di tali titoli in una partecipazione nel patrimonio della banca cui sono state cedute le passività.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Villarosa 8.8.

  Maurizio BERNARDO, presidente, ricorda che gli emendamenti Pesco 8.9 e 8.10 sono stati ritirati.

  Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli emendamenti Busin 8.11 e Alberti 8.12.

  Daniele PESCO (M5S) illustra e raccomanda l'approvazione dell'emendamento a sua firma 8.13, diretto a prevedere una concreto di indennizzo per gli azionisti delle quattro banche poste in risoluzione.

  Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli emendamenti Pesco 8.13, Busin 8.14, Pesco 8.15, Sandra Savino 8.16 e Alberti 8.17.

  Daniele PESCO (M5S) illustra e raccomanda l'approvazione dell'emendamento a sua firma 8.18, il quale intende ricomprendere nella nozione di investitore che ha diritto al risarcimento delle perdite subite dalla risoluzione delle quattro banche tutti gli investitori non professionali che hanno acquistato strumenti finanziari subordinati da tali banche.

  Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono le identiche proposte emendative Pesco 8.18 e Sandra Savino 8.19, gli identici emendamenti Alberti 8.20 e Paglia 8.21, gli emendamenti Pesco 8.22 e 8.23, Sandra Savino 8.25, Villarosa 8.26, nonché gli identici emendamenti Paglia 8.27 e Alberti 8.28 e Busin 9.1.

  Daniele PESCO (M5S) illustra e raccomanda l'approvazione dell'emendamento a sua firma 9.2, volto a prevedere che gli investitori che hanno acquistato strumenti finanziari subordinati indicati nell'articolo 1, comma 855, della legge di stabilità per l'anno 2016, entro la data del 12 giugno 2014, abbiano diritto alla trasformazione pro quota in una partecipazione nel patrimonio della cosiddetta «bad bank» cui sono state cedute le passività delle quattro banche poste in liquidazione. In particolare, fa presente che si tratta di soggetti che, investendo i loro risparmi in tali banche, hanno consentito alle banche di poter continuare ad erogare crediti.
  In tale contesto ritiene che il vero fallimento non sia quello delle banche di cui le Commissioni stanno discutendo, bensì quello del Governo che non è stato in grado di adottare misure idonee a contenere i danni che tale vicenda ha prodotto.

  Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli emendamenti Villarosa 9.2, Sandra Savino 9.3 e Paglia 9.4.

  Filippo BUSIN (LNA), con riferimento al proprio emendamento 9.5, ribadisce il giudizio fortemente negativo del suo gruppo sul complesso della disciplina recata dal provvedimento in materia di indennizzo degli obbligazionisti.
  In merito sottolinea come le misure previste vadano tutte nella direzione di indurre, in modo «ricattatorio», i risparmiatori coinvolti nella vicenda ad accettare l'indennizzo forfetario, stabilito nella misura dell'80 per cento di quanto pagato per l'acquisto dei titoli.
  In tale ambito evidenzia come, invece, le numerose proposte emendative presentate dal suo gruppo siano volte a limitare il più possibile gli effetti determinati dai criteri ingiustificati e irrazionali imposti dal Governo per il riconoscimento del diritto all'indennizzo e a ripristinare criteri di equità e dignità a favore dei risparmiatori.

  Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli emendamenti Busin 9.5, 9.6, 9.7, 9.8 e l'emendamento Pesco 9.9.

  Donatella FERRANTI, presidente, preso atto che si è giunti alle ore 15, avverte che, Pag. 24come stabilito nella riunione congiunta degli Uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni, svoltasi martedì 21 giugno e ribadito nella riunione congiunta degli uffici di presidenza svoltasi mercoledì 22 giugno, si procederà ora alla votazione sul conferimento del mandato ai relatori, concludendo l'esame in sede referente.
  Informa quindi che il Comitato per la legislazione e le I, X, XI e XIV hanno espresso parere favorevole sul testo trasmesso dal Senato e che la Commissione Bilancio esprimerà il proprio parere sul provvedimento direttamente all'Assemblea.

  Daniele PESCO (M5S) preannuncia il voto convintamente contrario del suo gruppo sul provvedimento.
  Al riguardo sottolinea innanzitutto il grave comportamento tenuto dalla maggioranza e dal Governo i quali, in spregio al principio del bicameralismo e della partecipazione democratica di tutte le forze politiche all'esercizio della funzione legislativa del Parlamento sono state private della possibilità di svolgere una discussione proficua.
  Ritiene viceversa che, alla luce dei temi importanti affrontati dal decreto-legge, tra i quali cita la disciplina dell'indennizzo per i risparmiatori delle banche poste in risoluzione, ove ciò fosse stato consentito dalla maggioranza e dal Governo, le forze di opposizione avrebbero certamente fornito un contributo importante, migliorando il provvedimento attraverso l'approvazione di proposte emendative ampiamente condivisibili e così collaborando alla tempestiva conclusione del suo iter.
  Stigmatizza quindi la posizione pregiudizialmente contraria dell'Esecutivo nei confronti delle opposizioni, manifestata con un atteggiamento autoritario e dispotico.
  Ribadisce quindi il rammarico e l'indignazione del suo gruppo per tali comportamenti, che impediscono di fatto lo svolgersi di un confronto democratico tra le diverse forze politiche.

  Filippo BUSIN (LNA) esprime la frustrazione del suo gruppo sia per il metodo con cui il Governo ha deciso di affrontare le tematiche estremamente importanti disciplinate dal decreto-legge, utilizzando, ancora una volta, lo strumento della decretazione d'urgenza, sia con riferimento al merito delle soluzioni adottate.
  Ritiene infatti sia stata messa in atto una farsa che, escludendo il contributo delle forze di opposizione, ne ha svilito il ruolo nell'ambito del dibattito parlamentare e non ha consentito di migliorare aspetti del provvedimento che erano ampiamente perfettibili.
  Preannuncia quindi il voto contrario del suo gruppo sul provvedimento, le cui conseguenze ricadranno esclusivamente nella responsabilità della maggioranza e del Governo.

  Giovanni PAGLIA (SI-SEL) rileva innanzitutto come l'atteggiamento preclusivo del Governo rispetto a ogni proposta di modifica del provvedimento abbia impedito di migliorare in modo proficuo il provvedimento stesso.
  In termini più generali, rileva come il Governo continui ad adottare provvedimenti disorganici e parziali su un tema, quale la riforma del settore bancario, che necessiterebbe un intervento sistematico, da adottare a seguito di approfondite riflessioni.
  Al riguardo, reputa che, nonostante l'impostazione del decreto-legge sia complessivamente sbagliata, taluni emendamenti e in particolare quelli riferiti agli articoli 1 e 2 del provvedimento, avrebbero potuto renderlo certamente più equilibrato.
  Passando ad esaminare le misure recante dal provvedimento in materia di indennizzo per le vittime della vicenda delle quattro banche poste in risoluzione, evidenzia come le previsioni relative alla restituzione dei rimborsi per un importo limitato all'80 per cento del capitale impiegato nell'acquisto dei titoli, oltre alla scelta di non risarcire tutti i soggetti danneggiati, costituiscano un insulto ulteriore e grave alle vittime di tali eventi.Pag. 25
  Preannuncia quindi il voto contrario del suo gruppo sul provvedimento, esprimendo le proprie critiche sia sul merito sia sul metodo tenuto dal Governo.
  Sottolinea infatti come la maggioranza e l'Esecutivo approvino riforme molto incisive, le quali avranno rilevanti conseguenze per il Paese, con leggerezza e senza coglierne la portanza sistemica. Al riguardo, in particolare, con riferimento ai nuovi sistemi di garanzia del credito introdotti dal decreto-legge, ritiene si tratti di misure che, una volta adottate, saranno di difficile rimozione anche qualora se ne accertassero gli effetti negativi.

  Il Sottosegretario Pier Paolo BARETTA ringrazia in primo luogo i componenti delle Commissioni per il contributo fornito al dibattito.
  Con specifico riferimento alle considerazioni del deputato Paglia, chiarisce come i due criteri, previsti dalle lettere a) e b) dell'articolo 9 del decreto-legge, per l'accesso diretto al Fondo di solidarietà al fine del riconoscimento dell'indennizzo forfettario, rispettivamente relativi al patrimonio immobiliare di valore inferiore al 100.000 euro e all'ammontare del reddito complessivo ai fini IRPEF nell'anno 2014, inferiore a 35.000 euro, vadano intesi in senso alternativo. Nel caso in cui il risparmiatore si trovi anche in una sola delle due condizioni previste, avrà infatti diritto all'erogazione dell'indennizzo forfettario.
  Si riserva quindi di fornire per le vie bervi al deputato Pesco i chiarimenti richiesti in merito a taluni aspetti del provvedimento.

  Le Commissioni deliberano di conferire il mandato ai relatori, Giuseppe Guerini e Paolo Petrini, di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento. Deliberano altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

  Donatella FERRANTI, presidente, avverte che le Presidenze si riservano di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.
  Avverte inoltre che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha indicato, quale relatore di minoranza, il deputato Alessio Mattia Villarosa.

  La seduta termina alle 15.10.