CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 4 novembre 2015
534.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e IV)
COMUNICATO
Pag. 22

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 4 novembre 2015.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.05 alle 14.10.

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 4 novembre 2015. — Presidenza del presidente della III Commissione, Fabrizio CICCHITTO. – Interviene il sottosegretario di Stato per la difesa, Domenico Rossi.

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate.

  Francesco Saverio GAROFANI, presidente della IV Commissione, nel giorno i cui l'Italia festeggia con l'Unità d'Italia le proprie Forze armate, desidera rivolgere il pensiero alle donne e agli uomini in divisa che compiono quotidianamente il loro dovere al servizio del Paese. Lo fanno in tante missioni all'estero, in teatri lontani e spesso pericolosi, partecipando con professionalità e generosità allo sforzo che l'Italia compie per dare il proprio contributo alla pace e alla sicurezza nel mondo. Lo fanno con sacrificio e straordinaria umanità dove intervengono per salvare migliaia di vite umane, come sta accadendo in questi mesi nelle acque del Mediterraneo, rendendo onore all'Italia di fronte ad un'Europa per troppo tempo colpevolmente assente. Lo fanno ogni giorno sul territorio nazionale, impegnati su tanti fronti, dai presidi per la sicurezza nelle città, agli interventi di emergenza di fronte alle tante calamità naturali.
  Ricorda poi il sacrificio di chi nelle missioni ha perso la vita e di coloro che sono stati feriti.
  Esprime vicinanza ai fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e alle loro famiglie, auspicando che dall'arbitrato internazionale venga finalmente una soluzione rapida e giusta.Pag. 23
  Rivolge ai militari il saluto e la gratitudine di tutto il Parlamento e assicura loro l'attenzione e il sostegno, in questa fase di forte cambiamento e di riforma, che vede tutti impegnati per rendere sempre più moderne, efficienti e operative le Forze armate, nella consapevolezza che la prima ed essenziale risorsa da tutelare e valorizzare in questo percorso è rappresentata proprio dal fattore umano, ossia dalle donne e dagli uomini in uniforme.

DL 174/2015: Proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione.
C. 3393 Governo.

(Esame e rinvio).

  Andrea ROMANO (PD), relatore per la III Commissione, prima di procedere nella illustrazione del provvedimento desidera associarsi alle parole del Presidente Garofani in merito alla Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate.
  Manifesta, quindi, soddisfazione per il ripristino della assegnazione alle Commissioni affari esteri e difesa del provvedimento che disciplina la materia della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali e che comporta una delle più rilevanti decisioni di politica estera, di cui la difesa è strumento.
  Ciò premesso, sottolinea che nelle scorse settimane abbiamo si è riflettuto approfonditamente, sia nel lavoro svolto dalle rispettive Commissioni che nelle sedi riunite, sull'evoluzione dei principali scenari internazionali di crisi, privilegiando una costante interlocuzione con i responsabili degli Affari esteri e della Difesa ed attivando un terreno di dialogo e di confronto con diplomatici italiani e stranieri, esperti ed analisti internazionali.
  Preannuncia di soffermarsi sui profili caratterizzanti questo provvedimento che è stato emanato mentre è in via di approvazione, da parte del Senato, la nuova normativa-quadro sulle missioni internazionali, già adottata dalla Camera, sulla quale parlerà più diffusamente il collega Causin.
  Illustra sinteticamente le disposizioni più specificamente riguardanti gli ambiti di competenza della III Commissione, inserite nel capo II del decreto-legge, che attengono al finanziamento di un'articolata serie di iniziative di cooperazione e di sostegno ai processi di ricostruzione, nonché a misure di sostegno alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione.
  Di fronte al grande incendio del Medio e del Vicino Oriente, che sta portando al crollo di intere compagini statali, di fronte alle nuove sfide epocali rappresentate dalle grande masse di migranti, questo provvedimento rispecchia una nuova consapevolezza della proiezione internazionale del nostro Paese, che anima la maggioranza, che l'impegno politico-militare richiesto all'Italia è oggi molto più complesso, poiché non si tratta più di consolidare il nostro ruolo ed il nostro rango negli equilibri internazionali come Stato appartenente al G8, o come Paese membro dell’inner circle dell'Alleanza atlantica e dell'Unione europea.
  Rimane naturalmente l'obiettivo di riaffermare il ruolo italiano, reso più debole dalla crisi economica e dagli sbandamenti nazionalistici di alcuni importanti alleati (nonché dalla posizione più defilata assunta da Washington), ma si delinea anche l'esigenza di dare maggiore credibilità ed udienza a posizioni italiane.
  In questo senso il decreto-legge riflette pienamente la posizione assunta dal Governo italiano di fronte al vastissimo movimento migratorio verso l'Europa scatenato dalla povertà e dai conflitti in corso in Africa e in Asia: la ricerca della solidarietà europea è stata lunga e difficile e, anche se ora sembrano aprirsi consistenti spiragli, grazie al cambiamento di posizione del governo tedesco, si profila l'esigenza di intervenire in modo più efficace nei Paesi d'origine dei profughi e nei confronti dei criminali che speculano su queste tragedie.Pag. 24
  Le misure previste dal decreto-legge mirano a consolidare il patrimonio di credibilità e di apertura al dialogo che stiamo accumulando ad esempio in Libia, dove siamo stati particolarmente abili e lungimiranti nel non concedere alcuno spazio alle dinamiche della narrativa «islamici contro secolari», favorendo al contrario una fattiva partecipazione delle componenti islamiste più propense al dialogo e alla soluzione dell'intricata vicenda politica e militare. La diplomazia italiana ha cercato al tempo stesso di placare l'eccessiva animosità di alcune tra le più irruenti voci della compagine di Tobruk, coinvolgendo in questo processo i paesi della sfera regionale e soprattutto quelli più direttamente interessati dalle dinamiche di crisi, come la Tunisia, l'Egitto e l'Algeria.
  Proprio in questa prospettiva il decreto-legge amplia, sia pure limitatamente all'ultimo trimestre dell'anno, lo stanziamento destinato ad iniziative di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati e a sostenere la ricostruzione civile in teatri di crisi come l'Afghanistan, l'Etiopia, la Repubblica Centrafricana, Iraq, Libia, Mali, Niger, Myanmar, Pakistan, Palestina, Siria, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Yemen e, in relazione all'assistenza dei rifugiati, dei Paesi ad essi limitrofi.
  Nello specifico, in Afghanistan, saranno realizzate iniziative per dar seguito agli impegni di mantenimento del livello di cooperazione allo sviluppo, assunti dall'Italia nelle conferenze internazionali di Bonn, Tokyo e Londra. Si darà priorità geografica alla regione occidentale e in particolare alla provincia di Herat.
  Per quanto riguarda l'Iraq, nel corso dell'ultimo trimestre del 2015 verrà proseguita e rafforzata l'azione a sostegno della risposta alla crisi conseguente al conflitto scatenato dal Daesh e all'esodo di sfollati in altre regioni del Paese, soprattutto in un'ottica di sostegno alla stabilizzazione e al rientro degli sfollati nelle aree gradualmente liberate dal Daesh. S'intende quindi sostenere lo strumento messo a punto dalle Nazioni Unite di concerto con il governo iracheno, ossia la Funding Facility for Immediate Stabilization gestita dall'UNDP.
  Sul piano bilaterale verranno finanziati interventi nel settore sanitario e del capacity building nel Kurdistan iracheno, avvalendosi dell'apporto di università e cooperazione decentrata italiana, per il rafforzamento delle istituzioni locali e della loro capacità di pianificazione e risposta alle esigenze della popolazione sfollata e di quella ospitante, in particolare, ma non esclusivamente, in ambito sanitario. Verrà inoltre proseguita l'azione di tutela del patrimonio culturale iracheno, imprescindibile fattore identitario di una convivenza multietnica e multireligiosa, attraverso il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, in risposta alla minaccia recata dal Daesh al patrimonio culturale del Paese.
  Per la Siria ed i Paesi limitrofi, il provvedimento prevede la prosecuzione di una serie di interventi nell'ambito della piattaforma tematica «Agricoltura e sicurezza alimentare» (Working Group on Economic Recovery and Development del Group of Friends of the Syrian People-GFSP), di cui l'Italia è capofila.
  Sul piano dell'aiuto alle popolazioni, attraverso il sostegno ad altri organismi internazionali (UNDP e IOM), saranno realizzate iniziative a beneficio della popolazione siriana (dislocata anche in Libano ed in Giordania), delle comunità e dei governi ospitanti, nei settori della governance locale, dell'accesso ai servizi di base, della protezione dei minori e dell'eguaglianza tra i sessi, nonché delle attività generatrici di reddito, mentre si continuerà ad assicurare la partecipazione italiana ai fondi fiduciari regionali per la crisi siriana, principalmente per quanto riguarda il Trust Fund europeo (EUTF)/Madad Fund, istituito nel dicembre 2014 attraverso fondi dell'ENI (20 milioni di euro) e un cofinanziamento italiano di 3 milioni di euro.
  L'Italia, nella sua veste di membro fondatore del Fondo, ha acquisito non solo la vicepresidenza permanente del nuovo strumento, ma anche la capacità, con la Pag. 25partecipazione di rappresentanti italiani sia allo Steering Board che all’Operational Board, di incidere concretamente sulle iniziative di emergenza e ricostruzione che sono in corso di selezione.
  In Siria e negli altri Paesi della regione, dove permane un acuto livello di crisi, con flussi di rifugiati in Turchia, Libano, Giordania, Iraq ed Egitto superiori ai 4 milioni di persone, la cooperazione italiana destinerà ulteriori fondi nel settore dell'emergenza, tenendo fede al pledge di integrare la somma di 18 milioni di euro annunciato dal nostro Paese in occasione della Conferenza di Kuwait City del 31 marzo scorso.
  In linea con gli interventi in corso e già programmati, la nostra cooperazione provvederà ad identificare progetti mirati alla tutela delle categorie più vulnerabili (minori e disabili), alla protezione delle donne vittime di violenza sessuale, al rafforzamento e sostegno dei servizi di base e nei settori dell'istruzione e della sicurezza alimentare. Verranno inoltre proseguite le attività in favore delle famiglie di rifugiati e delle comunità ospitanti, cercando anche, nei limiti del possibile, di intensificare le operazioni transfrontaliere, in grado di rifornire le aree della Siria controllate dall'opposizione.
  In relazione alla Palestina, ricorda che il decreto-legge destina una quota delle risorse per continuare a sostenere il National Early Recovery Reconstruction Plan (NERRP) dell'Autorità nazionale palestinese, al fine di migliorare le condizioni abitative e ripristinare i servizi danneggiati nella Striscia di Gaza, a seguito del conflitto verificatosi a Gaza nel 2014, collegandosi alle azioni di ricostruzione attivate a seguito dell'impegno assunto nel corso della Conferenza del Cairo del mese di ottobre 2014.
  In Libia s'intende utilizzare una parte delle risorse per garantire il contributo italiano agli sforzi di stabilizzazione, in considerazione dei recenti sviluppi politici e della possibile firma, da parte delle varie fazioni in lotta, di un accordo di pace e di riconciliazione proposto dall'ONU.
  L'Italia intende prendere parte all'esercizio di programmazione congiunta dell'Unione europea che verrà prossimamente avviato, nell'ambito del quale saranno definiti i settori e le azioni principali su cui si intenderà intervenire in Libia, con particolare, per quanto riguarda le azioni di ripresa iniziale e sviluppo, a quanto attiene ai settori sanitario, della sicurezza alimentare e dell'agricoltura.
  In Libia potrà inoltre essere destinato circa un terzo delle risorse assegnate al settore dell'emergenza per l'ultimo trimestre del 2015 per finanziare programmi di aiuto umanitario sul canale multilaterale, soprattutto nel settore della protezione delle categorie più vulnerabili della popolazione, affidandone l'esecuzione ad agenzie delle Nazioni Unite, all'OIM o al Comitato internazionale della Croce Rossa: a queste risorse si aggiungono i 2.970.000 euro allocati per la Libia a valere sulle risorse già disponibili (legge di stabilità e cosiddetti «fondi La Pergola»).
  Sono inoltre finanziati interventi per il rafforzamento della sicurezza delle strutture all'estero del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, e al trattamento economico da corrispondere al personale del medesimo Ministero inviato in missione nelle sedi situate in aree soggette ad elevato rischio sul piano della sicurezza.
  Tutti questi interventi, ricompresi nel capo II del decreto-legge, saranno eseguiti ai sensi di una disciplina speciale, già prevista all'articolo 10, commi 1 e 2, del decreto-legge n. 109 del 2014, che prevede alcune disposizioni derogatorie, già presenti nei precedenti provvedimenti di proroga, considerate indispensabili, anche alla luce delle difficoltà e delle criticità riscontrate nella realizzazione delle attività e degli interventi programmati in precedenza.
  È altresì importante porre in rilievo che, nell'ambito della partecipazione dell'Italia alle iniziative delle Organizzazioni internazionali, il decreto-legge prevede l'erogazione di contributi all’United Nations Staff College di Torino (UNSCC), al Dipartimento degli affari politici e dell'Inviato Pag. 26speciale delle Nazioni Unite per la Siria, all'Unione per il Mediterraneo, all'Istituto italo-latino americano, alle missioni dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) ed al Fondo fiduciario InCE istituito presso la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo.
  Proprio queste misure testimoniano la perdurante centralità del multilateralismo che caratterizza la proiezione internazionale del nostro Paese e che caratterizza anche questo decreto-legge: ribadire le ragioni della ricerca di un framework multilaterale efficace nel quale collocare l'intervento nazionale – che connota la nostra azione di politica estera – acquista un valore peculiare proprio oggi in un contesto internazionale caratterizzato da profondi mutamenti geopolitici e strategici.
  Conclude richiamando anche il caso di successo rappresentato dall'iniziativa italiana per una risoluzione dell'UNESCO finalizzata alla istituzione dei «caschi blu della cultura» come modello di impegno internazionale a tutto campo, che include le questioni culturali nelle missioni di pace, in linea con quanto richiesto dal presidente Renzi nel consesso dell'Assemblea Generale delle nazioni Unite.

  Andrea CAUSIN (AP) rileva che il decreto-legge in esame, sebbene preveda il rifinanziamento di missioni per un periodo di tempo piuttosto limitato, cioè fino al 31 dicembre 2015, offre comunque l'occasione per una riflessione sull'impegno delle Forze armate italiane nel mondo, nonché sul ruolo e sulle prospettive della partecipazione italiana alle operazioni internazionali di stabilizzazione.
  Ricorda che i militari italiani sono attualmente impegnati in operazioni di supporto alla pace in tutte le principali aree di crisi, in contesti strategici diversi e con compiti ampiamente diversificati: dall'Africa ai Balcani, dal Medio Oriente all'Asia. Si tratta di un rilevante impegno in continua evoluzione, conseguente non solo ai mutati scenari geopolitici e di sicurezza, ma anche alla varietà e alla complessità delle diverse operazioni di supporto alla pace, che nel corso degli ultimi decenni hanno comportato la progressiva proiezione delle Forze armate italiane al di fuori dei confini nazionali. Nel corso degli ultimi anni, infatti, la partecipazione delle Forze armate italiane a missioni militari all'estero ha assunto una considerevole importanza, sia per il notevole incremento del numero delle operazioni che hanno visto impegnati contingenti militari italiani, sia sotto per il maggior impiego di uomini e di mezzi connesso alla più complessa articolazione degli interventi ai quali l'Italia ha partecipato.
  Evidenzia che l'impegno del Paese nelle operazioni di stabilizzazione rappresenta un profilo centrale della politica estera del Governo italiano in tema di sicurezza che comprende la legittimità e l'opportunità di interventi militari a sostegno della pace condotti in sinergia con le attività di assistenza alle popolazioni, finalizzate alla ricostruzione istituzionale, sociale ed economica delle aree di crisi.
  Come ricordato anche dalla ministra Pinotti nel corso delle ultime comunicazioni del Governo sulle missioni internazionali, l'Italia fa molto per l'azione delle Nazioni Unite. È un impegno che vede l'Italia settima Nazione al mondo per il supporto economico diretto alle missioni guidate dal Dipartimento per le operazioni di pace dell'ONU e importante contributore di forze peacekeeper molto specializzate. Il nostro Paese, inoltre, rende disponibile alle Nazioni Unite un grande polo logistico a Brindisi che è centrale per tutte le operazioni internazionali. Infine, l'Italia rende costantemente disponibili importanti capacità formative e addestrative, sia in Patria sia all'estero, a beneficio degli obiettivi di pace dell'ONU.
  Come noto, per quanto concerne il quadro giuridico di riferimento che regola la partecipazione italiana alle missioni internazionali, non esistono nella vigente Costituzione previsioni che disciplinino espressamente l'impiego dello strumento militare all'estero, ad eccezione delle disposizioni volte a disciplinare lo stato di Pag. 27guerra. Le disposizioni di cui agli articoli 78 e 87 si riferiscono al ricorso alla guerra internazionale, intesa in senso classico. Mancando una disciplina esplicita a livello costituzionale sugli altri impieghi dello strumento militare all'estero, si deve attualmente fare riferimento alle leggi ordinarie, come la legge 14 novembre 2000, n. 331, che – dopo aver ricordato che il compito delle Forze armate italiane è la difesa dello Stato – aggiunge che queste possono essere impiegate all'estero al fine della realizzazione della pace e della sicurezza, ma sempre in conformità con le regole del diritto internazionale e alle determinazioni delle organizzazioni internazionali di cui l'Italia sia membro. Il quadro normativo relativo alla partecipazione italiana a missioni internazionali viene pertanto attualmente stabilito da singoli provvedimenti legislativi per l'avvio delle missioni ovvero da provvedimenti periodici contenenti l'autorizzazione di proroga delle missioni e il relativo finanziamento, nei quali si osserva il ripetersi di disposizioni pressoché identiche, riferite ad un determinato complesso di missioni, che hanno raggiunto un discreto grado di stabilità, disciplinando aspetti quali il trattamento economico e normativo del personale delle Forze armate e di quelle di polizia, la disciplina contabile e così via.
  Ricorda, a questo proposito, come anche l'attuale proposta di riforma costituzionale (di cui al progetto di legge C. 2613-B), e in particolare il suo articolo 17, che modifica l'articolo 78 della Costituzione, intervenga soltanto sulla deliberazione dello stato di guerra, riferendo alla sola Camera dei deputati le previsioni in ordine alla deliberazione dello stato di guerra e all'attribuzione al Governo dei poteri necessari, che, nel testo vigente, spettano ad entrambe le Camere.
  Ricorda che, come noto, numerosi disegni di legge di iniziativa parlamentare sono stati presentati nelle ultime tre legislature in entrambi i rami del Parlamento per introdurre una «legge quadro» sulla partecipazione italiana a missioni internazionali, ossia una disciplina a regime che riguardi i rapporti Governo-Parlamento, il trattamento del personale militare impiegato nei teatri operativi all'estero, anche in relazione ai profili penali, e, infine, il finanziamento delle missioni stesse. Solamente in questa legislatura si è riusciti però a pervenire alla definizione di un testo unificato e condiviso: un testo già approvato dalla Camera ed attualmente all'esame del Senato, che con molta probabilità – e tenuto anche conto delle migliorie che potranno essere apportate al testo – definirà per la prima volta nel nostro Paese un quadro complessivo, organico e permanente dei diversi e complessi profili che regolano l'invio dei nostri militari fuori dai confini nazionali.
  Venendo ora all'esame delle parti del decreto legge di competenza della Commissione difesa, osserva che il capo I, composto dai primi 7 articoli, reca le autorizzazioni di spesa per il periodo 1o ottobre-31 dicembre 2015 necessarie alla proroga del termine per la partecipazione italiana a diverse missioni internazionali delle Forze armate e delle Forze di polizia e a talune esigenze connesse alle richiamate missioni (articolo 1, 2, 3, e 4), le relative norme sul personale (articolo 5), nonché quelle in materia penale (articolo 6) e contabile (articolo 7).
  Le autorizzazioni di spesa sono raggruppate nell'articolato sulla base di criteri geografici: Europa (Balcani, Bosnia-Erzegovina, Albania, Kosovo, Cipro e le zone del Mediterraneo); Asia (Afghanistan, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Libano); Africa (Mali, Corno d'Africa, Oceano indiano, Somalia).
  Rispetto al precedente provvedimento di proroga (decreto legge n. 7 del 2015) – che aveva disposto le autorizzazioni di spesa necessarie alla proroga del termine per la partecipazione italiana a diverse missioni internazionali per il periodo 1o gennaio-30 settembre 2015 (e quindi per nove mesi) – il decreto-legge in esame ne prevede il rinnovo per un trimestre, dal 1o ottobre al 31 dicembre 2015. Inoltre, rispetto al precedente decreto non risultano prorogate le autorizzazioni di spesa originariamente previste dal comma 7 dell'articolo 11 del decreto-legge n. 7 del 2015, Pag. 28che autorizzava dal 1o ottobre al 31 dicembre 2015 la spesa di euro 33.486.740 per la partecipazione di personale militare alla missione della NATO denominata Baltic Air Policing; dal comma 8 dell'articolo 12, che autorizzava dal 1o ottobre al 31 dicembre 2015 la spesa di euro 92.594 per la prosecuzione dal 1o gennaio 2015 al 31 marzo 2015 della partecipazione italiana militare alla missione EUMM Georgia; dal comma 1 dell'articolo 13, che autorizzava la spesa di 92.998 euro volta a consentire dal 1o gennaio 2015 al 30 settembre 2015 la proroga della partecipazione di personale militare alla missione European Union Border Assistance Mission in Libya (EUBAM Libya) nonché la proroga della partecipazione ad attività di assistenza, supporto e formazione delle forze armate in Libia; dal comma 2 dell'articolo 13. Tale norma autorizzava, dal 1o gennaio 2015 al 30 settembre 2015, la spesa di 4.364.181 euro per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della Guardia di finanza alla missione in Libia; e dal comma 6 dell'articolo 13, che autorizzava per il periodo dal 1o gennaio 2015 al 31 marzo 2015 la spesa di euro 1.401.305 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione europea nella Repubblica Centrafricana, denominata EUFOR RCA.
  Osserva che la missione dell'Unione europea EUBAM Libya è attualmente sospesa, mentre la missione EUFOR RCA nella Repubblica centrafricana è stata sostituita dalla nuova missione EUMAM RCA, avviata nel marzo 2015 al fine di fornire consulenza militare alla Repubblica centrafricana nella preparazione della riforma del settore della sicurezza.
  Per quanto riguarda, invece, le novità del decreto, risulta inserita per la prima volta l'autorizzazione di spesa relative alla partecipazione di personale militare all'operazione militare nell'unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED, che è stata decisa dall'Unione europea dopo l'emanazione del precedente decreto-legge «missioni» ed è stata disciplinata e finanziata separatamente con il decreto legge n. 99 del 2015.
  Per quanto riguarda la missione EUNAVFOR MED, ricorda che l'operazione – condotta nell'ambito della politica europea di sicurezza e di difesa comune – è stata approvata dal Consiglio affari esteri del 18 maggio 2015 con la decisione 2015/778, sulla base del mandato conferito dal Consiglio europeo straordinario del 23 aprile 2015. La missione consente di adottare misure sistematiche per individuare, fermare ed eliminare imbarcazioni e mezzi usati o sospettati di essere usati dai trafficanti di esseri umani, in conformità con il diritto internazionale applicabile, e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Oltre all'Italia, partecipano alla missione i seguenti 21 altri Stati membri: Belgio, Bulgaria, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Repubblica ceca, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria. Il comando operativo di EUNAVFOR MED ha sede a Roma e comandante dell'operazione è stato nominato l'ammiraglio di divisione Enrico Credendino. La missione ha una durata iniziale di 2 mesi per la fase preparatoria e 12 mesi per quella operativa. L'Italia contribuisce, in particolare, mettendo a disposizione il quartier generale operativo UE in Roma, la portaerei Cavour con alcuni aeromobili imbarcati, un dispositivo aeronavale composto da un sommergibile, due velivoli a pilotaggio (MQ-1 e MQ-9) remoto, supporti sanitari imbarcati e a terra, risorse logistiche nelle basi di Augusta, Sigonella e Pantelleria.
  Ricorda che lo scorso 9 ottobre il Consiglio di Sicurezza ha votato quasi all'unanimità l'autorizzazione all'uso della forza nelle operazioni militari al largo della Libia contro il traffico illegale di migranti. La risoluzione n. 2240/2015 è stata votata da tutti i membri permanenti e non permanenti del Consiglio di Sicurezza, a eccezione del Venezuela che si è astenuto. La Risoluzione ONU è stata adottata sotto il vigore del Capitolo VII Pag. 29della Carta delle Nazioni Unite, che autorizza l'uso della forza in caso di minaccia militare e non militare alla sicurezza nazionale di uno Stato membro, consentendo l'adozione delle azioni militari (articolo 42) e non militari (articolo 41) per porre fine a questa minaccia. La risoluzione non autorizza azioni in acque territoriali libiche o sulla costa, azioni previste invece nella terza fase dell'operazione.
  Ricorda, ancora, che il decreto-legge in esame disciplina, altresì, i profili normativi connessi alle missioni e prevede, per specifici aspetti (quali il trattamento giuridico, economico e previdenziale, la disciplina contabile e penale), una normativa strumentale al loro svolgimento individuata essenzialmente mediante un rinvio all'ordinamento vigente.
  Rileva infine che, come di consueto nei decreti-legge che disciplinano la partecipazione italiana alle missioni internazionali, il provvedimento in esame effettua rinvii alla normativa esistente senza potersi però rapportare a una disciplina unitaria che regolamenti stabilmente i profili giuridico-economici delle missioni stesse. Con riferimento alla disciplina in materia penale, si perpetua, in particolare, la lunga e complessa catena di rinvii normativi al decreto-legge n. 152 del 2009 e al decreto-legge n. 209 del 2008, che, a sua volta, contiene anche ulteriori rinvii al codice penale militare di pace ed alla specifica disciplina in materia di missioni militari recata dal decreto-legge n. 421 del 2001. Si tratta di una modalità di normazione i cui aspetti problematici sono stati più volte segnalati dal Comitato per la legislazione della Camera e dei quali dà conto anche la relazione sull'analisi tecnico-normativa (ATN).
  In conclusione, auspica che possa realizzarsi un'unanimità di consensi su questo provvedimento, a testimonianza del prevalere di un'attitudine condivisa, al di là degli schieramenti partitici, su temi centrali della politica estera e di difesa del nostro Paese.
  Infine, nella odierna ricorrenza della Giornata delle Forze armate, desidera ricordare tutti i militari italiani che sono in prima linea all'estero nelle missioni internazionali per difendere la sicurezza della comunità internazionale e quella del Paese.

  Massimo ARTINI (Misto-AL), nel ringraziare i relatori per l'esauriente relazione svolta, anticipa alcune richieste di chiarimento al Governo, alle quali ritiene possa essere data risposta nel corso delle imminenti comunicazioni dei ministri Pinotti e Gentiloni sulle missioni internazionali, previste per martedì 10 novembre prossimo.
  In primo luogo, esprime talune perplessità in merito alla decisione del Governo di procedere a un consistente aumento dell'impegno italiano nella missione NATO in Afghanistan denominata Resolute Support Mission, sia in termini di risorse finanziarie sia con riferimento all'invio di un maggior numero di militari.
  Osserva, infatti, come rispetto al precedente decreto legge di proroga il Governo abbia disposto un aumento di 204 militari, da aggiungere ai 630 già previsti dal decreto legge n. 7 del 2015. Per quanto riguarda, poi, lo stanziamento economico autorizzato dal comma 1 dell'articolo 2 del decreto in esame, osserva che si è proceduto ad un incremento finanziario della missione pari al 39,1 cento rispetto allo stanziamento autorizzato dal decreto legge n. 7 del 2015. Nell'osservare come in passato si era parlato di una progressiva riduzione della partecipazione italiana in Afghanistan, ritiene doveroso un chiarimento ufficiale del Governo a questo riguardo.
  Osserva, in secondo luogo, come il decreto proceda alla riattivazione della partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite a Cipro (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus), ricordando come in occasione dell'esame del precedente decreto di proroga delle missioni il Governo aveva comunicato la chiusura di questa missione, la cui autorizzazione di spesa era infatti prevista fino al 31 marzo 2015. Chiede pertanto di conoscere le motivazioni che hanno spinto in Governo a rinnovare l'impegno italiano Pag. 30in questa missione, a distanza di poco tempo rispetto alla precedente e opposta decisione di chiudere la missione.
  Auspica, infine, che nel corso dell'esame in sede referente – oltre alle comunicazioni dei ministri degli affari esteri e della difesa – possano aver luogo audizioni di approfondimento sul decreto-legge.

  Erasmo PALAZZOTTO (SEL) concorda con il relatore quanto alla valorizzazione del provvedimento in esame quale atto non formale e ad alta valenza politica. A suo avviso, sussistono ragioni profonde per procedere ad un approfondimento istruttorio, soprattutto sullo scenario afghano. Sottopone, pertanto, alla valutazione della Commissione e del rappresentante del Governo l'esigenza che l'organizzazione dei lavori non sacrifichi le fasi dell'istruttoria legislativa, e ciò non al mero scopo di produrre una dilazione fine a se stessa. Sottolinea, in particolare, l'esigenza che, oltre al preannunciato confronto con i Ministri competenti, le Commissioni possano svolgere audizioni di esperti e cooperanti in Afghanistan. D'altra parte lo stesso Presidente del Consiglio Matteo Renzi, nel preannunciare il rinvio del ritiro dall'Afghanistan, ha valorizzato la natura non formale né meramente numerica del provvedimento in titolo. Auspica, pertanto, che da parte della maggioranza vi sia una presa di coscienza in ordine alla necessità che la Commissione non si riduca ad un mero organo di ratifica di decisioni prese altrove, e ciò anche nell'interesse di non duplicare il lavoro tra Commissioni e Aula, cui troppo spesso si è reagito da parte del Governo mediante la posizione della questione di fiducia. Esprime, infine, l'auspicio per un lavoro serio e condotto con responsabilità da parte di tutti i gruppi.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, invita il collega Palazzotto a tenere nella giusta considerazione che il decreto-legge in esame non è riducibile alla sola decisione sulla missione in Afghanistan.

  Edmondo CIRIELLI (FdI-AN) manifesta la disponibilità del suo gruppo al cambiamento di atteggiamento sul decreto-legge di rifinanziamento delle missioni internazionali, avendo condiviso la scelta del Governo di internazionalizzare la crisi con India in merito alla vicenda dei due Marò. Scongiura l'imbarazzo che potrebbe derivare al gruppo se a questo passo si rispondesse da parte del Governo con la posizione della questione di fiducia sul provvedimento. Nel merito, ritiene necessario un ampio e approfondito dibattito parlamentare, che includa il confronto con i Ministri di riferimento, atteso che il provvedimento, pur riguardando solo tre mesi, contiene in nuce importanti atti di politica estera e di difesa. Infatti, da un lato l'aumento considerevole dell'impegno finanziario per le missioni in Afganistan e contro il Daesh, nonché per il dispositivo navale nel Mediterraneo e dall'altro il disimpegno, auspicabilmente momentaneo, in Libia dimostrano che la situazione politica di sicurezza e difesa per l'Italia e per il mondo è tutt'altro che tranquilla. Il gruppo di Fdi auspica, in generale, un impegno più determinato nella guerra contro il terrorismo internazionale, in maniera particolare contro l'autoproclamatosi «Stato islamico», almeno fintanto che questi si dimostrerà ostile alla nostra Nazione, oltre ad un impegno diretto nella stabilizzazione della Libia per ovvi motivi di vicinanza geografica, ovviamente nell'ambito dei mandati ONU e nella cornice della NATO, in cui ci si attende autentica solidarietà da parte dei nostri alleati a tutela anche dei nostri interessi nazionali.

  Luca FRUSONE (M5S), nel riservarsi di intervenire successivamente sul merito del decreto legge, ravvisa l'opportunità di assicurare alle Commissioni di esame tempi più lunghi rispetto a quelli preannunciati nel corso dell'ufficio di presidenza, condividendo, altresì, la richiesta relativa allo svolgimento di un ciclo di audizioni.

  Vincenzo AMENDOLA (PD), nel preannunciare ulteriori interventi di merito nel prosieguo dell'esame su ogni specifica missione, Pag. 31si associa al collega Cirielli nell'evidenziare che queste Commissioni non hanno mai trascurato di trattare il tema dei due fucilieri di Marina, questione su cui è stato svolto un lavoro assai approfondito. Il contesto relativo all'arbitrato internazionale impone oggi una linea di forte sostegno al Governo da parte di tutte le forze politiche, peraltro in continuità con la condivisione che è emersa in passato rispetto a tale tematica.
  Un ulteriore profilo rilevante riguarda la natura delle missioni internazionali alle quali l'Italia partecipa, nella prospettiva della normativa-quadro evocata dal relatore Romano, anche ai fini di una approfondita verifica sugli impegni di minore entità. In generale, sottolinea come il contesto geopolitico attuale si caratterizzi per speciale complessità, tale per cui le missioni internazionali sono sempre più finalizzate alla stabilizzazione degli scenari e non più solo al mantenimento della pace, come confermano i nuovi impegni nel contrasto a Daesh o nel Mediterraneo. Tale riflessione deve indurre, a suo avviso, i colleghi commissari ad un dibattito più ponderato nel segno di un sostegno ai nostri connazionali, militari e civili, in missione all'estero.
  A conferma di quanto testé segnalato, richiama lo scenario in Corno d'Africa, divenuto uno snodo focale per la nostra politica estera dopo l'emergere della crisi in Yemen. Analoghe valutazioni valgono per lo scenario palestinese o quelle libanese, in cui UNIFIL svolge oggi più che nel recente passato un'azione di delicato mantenimento della pace.
  Tutto ciò premesso, ritiene che la prevista seduta di comunicazioni del Governo, che avrà luogo la prossima settimana, costituisce un passaggio importante per far emergere che il ritardato ritiro dall'Afghanistan non deriva da una sorta di automatismo, ma dalla presa d'atto di uno scenario in cui emergono nuove forze rispetto al passato: l'Afghanistan costituisce un contesto nello scacchiere internazionale che connota sul piano qualitativo la nostra azione di politica estera, in quanto esso fa registrare nuove problematiche nella statualità di quel Paese e un cambiamento nella natura delle insorgenze finora individuate. Sono mutati gli stessi interlocutori a noi divenuti drammaticamente familiari, in primis i talebani e la nuova strategia di Al Qaeda, con riflessi che si collegano al grande conflitto tra sunniti e sciiti, che attraversa tutto il mondo islamico.
  Alla luce delle predette considerazioni auspica un dibattito non formale e caratterizzato da tempi adeguati all'importanza del contesto geopolitico.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, facendo seguito a quanto anticipato nella sede dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, propone, anche a nome del presidente Garofani, di fissare il termine per la presentazione di emendamenti al provvedimento alle ore 19 di martedì 10 novembre prossimo, qualora risultasse confermata la calendarizzazione del provvedimento in Aula a partire da lunedì 16 novembre.

  Le Commissioni convengono.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 19.30 alle 19.35.