CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 10 giugno 2015
460.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO
Pag. 131

AUDIZIONI

  Mercoledì 10 giugno 2015. — Presidenza del presidente Michele BORDO. – Interviene il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei, Sandro Gozi.

  La seduta comincia alle 8.30.

Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli Affari europei, Sandro Gozi, nell'ambito dell'esame del «Programma di lavoro della Commissione per il 2015 – Un nuovo inizio (COM(2014)910 final», del «Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1o luglio 2014-31 dicembre 2015) (10948/1/14)» e della «Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2015 (Doc. LXXXVII-bis, n. 3)».
(Svolgimento, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, e conclusione).

  Michele BORDO, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Svolge quindi un intervento introduttivo.

  Sandro GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega agli affari europei, rende una comunicazione sull'argomento in titolo.

  Intervengono per formulare quesiti ed osservazioni le deputate Chiara SCUVERA (PD), Marina BERLINGHIERI (PD), Maria IACONO (PD) e Adriana GALGANO (SCpI).

  Replica, infine, Sandro GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega agli affari europei.

  Michele BORDO, presidente, ringrazia il sottosegretario per l'esauriente relazione svolta e dichiara conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.35.

  N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

COMITATO DEI NOVE

  Mercoledì 10 giugno 2015.

Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2014.
C. 2977-A Governo.

  Il Comitato si è riunito dalle 9.50 alle 10.

ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 10 giugno 2015. — Presidenza del presidente Michele BORDO. – Interviene il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei, Sandro Gozi.

  La seduta comincia alle 12.35.

Pag. 132

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2013/11/UE sulla risoluzione alternativa delle controversie dei consumatori, che modifica il regolamento (CE) n. 2006/2004 e la direttiva 2009/22/CE (direttiva sull'ADR per i consumatori).
Atto n. 165.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del Regolamento, e conclusione – Parere favorevole con osservazione).

  La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 9 giugno 2015.

  Tea ALBINI (PD), relatore, alla luce degli approfondimenti svolti, formula una proposta di parere favorevole con osservazione (vedi allegato 1).

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole con osservazione formulata dal relatore.

Schema di decreto legislativo recante disposizioni per conformare il diritto interno alla decisione quadro 2006/783/GAI relativa all'applicazione del principio del reciproco riconoscimento delle decisioni di confisca.
Atto n. 166.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del Regolamento, e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 9 giugno 2015.

  Michele BORDO, presidente, ricorda che nella seduta di ieri il relatore, onorevole Guerini, ha illustrato i contenuti del provvedimento.
  Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 12.45.

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 10 giugno 2015. — Presidenza del presidente Michele BORDO. – Interviene il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei, Sandro Gozi.

  La seduta comincia alle 12.45.

Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2014.
C. 3123 Governo, approvato dal Senato.
Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2013.
Doc. LXXXVII, n. 2.
Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2014.
Doc. LXXXVII, n. 3.
(Esame congiunto).

  La Commissione inizia l'esame congiunto dei provvedimenti in titolo.

  Paolo TANCREDI (AP), relatore sul disegno di legge di delegazione europea, ricorda innanzitutto che il disegno di legge recante la Legge di delegazione europea è stato presentato dal Governo il 5 febbraio 2015, approvato dal Senato il 14 maggio e trasmesso alla Camera dei deputati il 18 maggio 2015.
  Il provvedimento, a seguito delle modifiche approvate dal Senato, consta di 21 articoli ed è corredato degli allegati A e B. Nell'allegato B sono riportate le direttive sui cui schemi di decreto è previsto il parere delle competenti commissioni parlamentari.
  Gli articoli del disegno di legge contengono disposizioni di delega per il recepimento di 58 direttive europee, per l'adeguamento della normativa nazionale a 6 regolamenti (UE), nonché per l'attuazione di 10 decisioni quadro. Nel corso dell'esame presso il Senato, il testo originariamente presentato dal Governo è stato Pag. 133modificato e ampliato in modo significativo, con riguardo sia agli articoli (passati da 11 a 21), sia al numero di direttive e di atti legislativi dell'UE da recepire o da attuare con delega legislativa (da 41 a 58 direttive, da 6 a 10 decisioni quadro, da 3 a 6 regolamenti).
  Segnala che su 3 direttive risultano aperte procedure di infrazione per mancato recepimento. Si tratta della direttiva 2012/25/UE in materia di trapianti (procedura n. 2014/0287 – parere motivato); della direttiva 2014/59/UE in materia di risanamento degli enti creditizi e imprese di investimento (procedura n. 2015/0066 – parere motivato); e, infine, della direttiva 2014/68/UE concernente le attrezzature a pressione (procedura n. 2015/0145 – messa in mora).
  Passa quindi ad una breve descrizione dei contenuti del provvedimento.
  L'articolo 1 reca la delega al Governo per l'attuazione delle direttive europee elencate negli allegati A e B, il cui elenco è stato modificato nel corso dell'esame presso il Senato.
  L'articolo 2, inserito durante l'esame presso il Senato, prevede specifici principi e criteri direttivi per il recepimento della direttiva 2014/104/CE, che introduce una disciplina per il risarcimento del danno derivante da violazione delle norme europee sulla concorrenza.
  In particolare, la direttiva prevede l'applicazione, in relazione a uno stesso caso, degli articoli 101 e 102 del Trattato sul funzionamento della UE, nonché delle disposizioni della «legge antitrust» (n. 287/1990), in materia di intese restrittive della libertà di concorrenza e di abuso di posizione dominante; estende l'applicazione delle disposizioni adottate in attuazione della direttiva alle azioni di risarcimento dei danni derivanti da intese restrittive della libertà di concorrenza e abuso di posizione dominante; prevede che le disposizioni di attuazione della direttiva siano applicate anche alle azioni collettive dei consumatori; prevede la revisione della competenza delle sezioni specializzate in materia di impresa (i cd. tribunali delle imprese).
  Il termine previsto per il recepimento è il 27 dicembre 2016.
  L'articolo 3 conferisce al Governo, ai sensi dell'articolo 33 della legge n. 234 del 2012, una delega legislativa per l'adozione, entro il termine di due anni dalla data di entrata in vigore della legge di delegazione europea 2014, di decreti legislativi recanti sanzioni penali o amministrative per la violazione di obblighi contenuti in direttive attuate in via regolamentare o amministrativa o in regolamenti dell'Unione europea direttamente applicabili pubblicati alla data di entrata in vigore della medesima legge di delegazione.
  L'articolo 4 delega il Governo ad emanare, entro dodici mesi dall'entrata in vigore della legge di delegazione europea 2014, le norme occorrenti all'adeguamento della normativa nazionale a seguito dell'entrata in vigore del regolamento (UE) n. 1024/2013 del 15 ottobre 2013 del Consiglio, che attribuisce alla Banca centrale europea compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi.
  L'articolo 5, modificato al Senato, reca principi e i criteri direttivi specifici per l'attuazione della direttiva 2013/50/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2013, in materia di obblighi di trasparenza e di informazione in capo ai soggetti che emettono valori mobiliari e strumenti finanziari negoziati su mercati regolamentati (cd. direttiva Transparency).
  Tra gli i principi e criteri direttivi per l'esercizio della delega, l'articolo 5 contempla l'attribuzione di competenze e poteri di vigilanza alla CONSOB; l'innalzamento della soglia minima per l'attivazione dell'obbligo di comunicazione delle partecipazioni rilevanti; l'attribuzione alla CONSOB del potere di disporre obblighi di pubblicazione, per gli emittenti strumenti finanziari, di informazioni finanziarie periodiche aggiuntive, con una frequenza maggiore rispetto alle relazioni finanziarie annuali e alle relazioni finanziarie semestrali.
  Il termine previsto per il recepimento è il 26 novembre 2015.
  L'articolo 6, introdotto durante l'esame al Senato, delega il Governo al recepimento Pag. 134entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge della direttiva 2014/40/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 aprile 2014, sul ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri relative alla lavorazione, alla presentazione e alla vendita dei prodotti del tabacco e dei prodotti correlati. In particolare, la direttiva è intesa a migliorare il funzionamento del mercato interno del tabacco e dei prodotti correlati (tra cui le sigarette elettroniche) sulla base di un alto livello di protezione della salute umana, soprattutto con riferimento alle giovani generazioni.
  Il termine per il recepimento è fissato al 20 maggio 2016.
  L'articolo 7, modificato durante l'esame al Senato, prevede che la delega per l'attuazione della direttiva 2014/49/UE relativa ai sistemi di garanzia dei depositi sia attuata secondo principi e criteri direttivi specifici.
  Tra essi, le norme in commento richiamano l'obiettivo della tutela dei risparmiatori e della stabilità del sistema bancario e l'individuazione della Banca d'Italia quale autorità amministrativa competente. Inoltre, il legislatore delegato deve determinare le caratteristiche dei depositi che beneficiano della copertura offerta dai sistemi di garanzia, nonché l'importo della copertura e la tempistica dei rimborsi ai depositanti, con alcune precisazioni.
  Il termine previsto per il recepimento è il 3 luglio 2015.
  L'articolo 8, modificato al Senato, prevede il recepimento nell'ordinamento interno, della direttiva 2014/59/UE che istituisce un quadro di risanamento e risoluzione del settore creditizio e degli intermediari finanziari.
  Il termine per il recepimento è scaduto il 31 dicembre 2014.
  Segnala che il 29 gennaio 2015 la Commissione europea ha inviato all'Italia una lettera di messa in mora per il mancato recepimento della direttiva 2014/59/UE (procedura di infrazione n. 2015/0066). Nell'ambito di tale procedura il 28 maggio 2015 la Commissione europea ha inviato all'Italia un parere motivato.
  L'articolo 9, modificato nel corso dell'esame al Senato, fissa principi e criteri direttivi per l'esercizio della delega per l'attuazione della direttiva 2014/65/UE (MiFID II) e per l'applicazione del regolamento (UE) n. 600/2014 (MiFIR). La disposizione prevede che l'adeguamento dell'ordinamento con la nuova disciplina europea relativa ai mercati degli strumenti finanziari debba avvenire, principalmente, mediante l'aggiornamento del Testo unico sulla finanza (TUF) D.Lgs. n. 58 del 1998.
  Il termine per il recepimento è fissato al 3 luglio 2016.
  L'articolo 10, inserito nel corso dell'esame al Senato, prevede principi e criteri direttivi specifici di delega al Governo per l'attuazione della direttiva 2014/91/UE (UCITS V), in materia di organismi di investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM) per quanto riguarda le funzioni di depositario, le politiche retributive e le sanzioni.
  Il termine previsto per il recepimento è il 18 marzo 2016.
  L'articolo 11, inserito al Senato, prevede l'attuazione della nuova disciplina UE sugli abusi di mercato, contenuta nella direttiva 2014/57/UE, anche ai fini dell'adeguamento della normativa nazionale al regolamento (UE) n. 596/2014, in particolare individuando l'Autorità competente in tale ambito (CONSOB) e le modalità di cooperazione tra Autorità nazionale ed Autorità estere. I principi e criteri direttivi specifici sono contenuti al comma 1, lettere da a) a q).
  Il termine previsto per il recepimento è il 3 luglio 2016.
  L'articolo 12, introdotto durante l'esame presso il Senato, delega il Governo ad adeguare, entro dodici mesi dall'entrata in vigore della legge, la normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) n. 909/2014 (Central Securities Depositories Regulation – CSD); a completare l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) n. 648/2012, (European Market Infrastructure Regulation – EMIR); a trasporre nell'ordinamento interno Pag. 135le modifiche apportate alla direttiva 98/26/UE dai citati regolamenti (UE) n. 909/2014 e n. 648/2012.
  L'articolo 13, inserito durante l'esame presso il Senato, delega il Governo ad adottare, entro dodici mesi dall'entrata in vigore della legge, norme volte ad adeguare il quadro normativo vigente al regolamento (UE) n. 1286/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, relativo ai documenti informativi di accompagnamento dei prodotti d'investimento al dettaglio e assicurativi preassemblati (Packaged Retail and Insurance-based Investment Products – PRIIPs).
  L'articolo 14, modificato nel corso dell'esame al Senato, reca i principi e criteri direttivi specifici per l'esercizio della delega volta all'attuazione nell'ordinamento nazionale della direttiva 2014/52/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014 (che modifica la direttiva 2011/92/UE concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati). Detti principi e criteri direttivi si aggiungono a quelli generali previsti dall'articolo 1, comma 1, del disegno di legge in esame (in quanto la direttiva è inclusa nell'allegato B del disegno di legge), e sono finalizzati a recepire gli obiettivi perseguiti dalla nuova direttiva, enunciati nei considerando della stessa.
  Il termine previsto per il recepimento è il 16 maggio 2017.
  L'articolo 15, modificato durante l'esame presso il Senato, reca due criteri direttivi specifici per l'attuazione della direttiva 2013/51/Euratom sui requisiti per la tutela della salute della popolazione relativamente alle sostanze radioattive presenti nelle acque destinate al consumo umano.
  Il termine previsto per il recepimento è il 28 novembre 2015.
  L'articolo 16, inserito durante l'esame presso il Senato, introduce un criterio direttivo specifico (aggiuntivo dei principi e criteri direttivi generali del provvedimento in esame) per l'esercizio della delega per il recepimento della direttiva 2013/35/UE del 26 giugno 2013, inerente le disposizioni minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dai campi elettromagnetici (la direttiva riguarda, in particolare, gli effetti biofisici diretti e gli effetti indiretti noti, provocati a breve termine).
  Il termine previsto per il recepimento è il 1o luglio 2016.
  L'articolo 17, introdotto nel corso dell'esame presso il Senato, prevede che nell'esercitare la delega per dare attuazione alla direttiva 2014/63/UE, che ha modificato, in parte, la direttiva 2001/110/CE sul miele, il Governo debba tenere in considerazione, oltre ai principi ed ai criteri direttivi generali indicati nell'articolo 1, comma 1, lo specifico criterio finalizzato ad assicurare «norme di salvaguardia sulla completezza delle informazioni relative alla provenienza del miele e dei prodotti apistici destinati al consumo umano a vantaggio del consumatore».
  Il termine previsto per il recepimento è il 24 giugno 2015.
  L'articolo 18, modificato durante l'esame presso il Senato, delega il Governo a dare attuazione a sette decisioni quadro in materia di giustizia penale: 2002/465/GAI relativa alle squadre investigative comuni, 2003/577/GAI relativa ai provvedimenti di blocco dei beni o di sequestro probatorio, 2005/214/GAI in materia di reciproco riconoscimento delle sanzioni pecuniarie, 2008/947/GAI sul reciproco riconoscimento delle sentenze e decisioni di sospensione condizionale in vista della conseguente attività di sorveglianza, 2009/299/GAI relativa al reciproco riconoscimento delle decisioni pronunciate in assenza dell'interessato al processo, 2009/829/GAI in materia di reciproco riconoscimento alle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare, 2009/948/GAI sulla risoluzione dei conflitti nell'esercizio della giurisdizione penale.
  L'articolo 19, inserito durante l'esame presso il Senato, delega il Governo a dare attuazione, entro sei mesi, alla decisione quadro 2009/315/GAI, finalizzata all'organizzazione ed al contenuto degli scambi tra gli Stati membri delle informazioni estratte dai casellari giudiziali nazionali.
  L'articolo 20, inserito durante l'esame presso il Senato, delega il Governo ad Pag. 136attuare, entro sei mesi, la decisione quadro 2009/316/GAI che, in applicazione della decisione quadro 2009/315/GAI, istituisce il sistema europeo di informazione sui casellari giudiziari – ECRIS.
  L'articolo 21, inserito durante l'esame presso il Senato, delega il Governo ad attuare la decisione quadro 2008/675/GAI, relativa agli effetti delle sentenze penali di condanna in ambito UE in occasione di un nuovo procedimento penale.
  Segnala, in conclusione, l'orientamento manifestato dal Governo circa l'opportunità di pervenire in tempi contenuti all'approvazione definitiva del provvedimento, come anche della legge europea, il cui esame alla Camera si è concluso questa mattina. Ciò al fine di consentire quanto prima l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla normativa europea, anche in un'ottica di rapida definizione e di prevenzione delle procedure di infrazione nei confronti dell'Italia per mancato recepimento di direttive. Il Governo ha peraltro preannunciato l'intenzione di presentare il prossimo autunno un secondo disegno di legge di delegazione europea.

  Marco BERGONZI (PD), relatore sul Doc. LXXXVII, n. 2 e sul Doc. LXXXVII, n. 3, sottolinea come la Commissione avvii oggi l'esame congiunto delle relazioni consuntive sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relative al 2013 e al 2014, presentate dal Governo alle Camere ai sensi dell'articolo 13, comma 2, della legge n. 234 del 2012.
  La relazione per il 2013 era stata trasmessa alle Camere il 27 marzo scorso, ad oltre un anno dalla scadenza del termine per la sua presentazione, il 28 febbraio 2014. Sul documento si erano già espresse tutte le commissioni competenti in sede consultiva; lo scorso 15 aprile la XIV Commissione ne aveva avviato l'esame con la sua relazione introduttiva, nella quale aveva espresso forte apprezzamento per la struttura e i contenuti dello stesso, rilevando tuttavia l'inutilità di un esame approfondito dei relativi contenuti in ragione della evidente obsolescenza.
  Il 30 aprile scorso il Governo ha trasmesso alle Camere la relazione consuntiva relativa al 2014 che consente invece di svolgere una verifica approfondita dell'azione svolta a livello europeo lo scorso anno e di accertarne, in particolare, l'efficacia e la coerenza con gli indirizzi parlamentari.
  Il 14 maggio l'Ufficio di Presidenza della XIV Commissione ha pertanto preso atto della trasmissione di tale ultima relazione e, per evidenti ragioni di coerenza procedurale, ha convenuto sull'opportunità di sospendere l'esame della relazione 2013 per riprenderlo congiuntamente con quello della relazione 2014, congiuntamente all'esame del disegno di legge di delegazione europea 2014.
  In questa sede, ritiene opportuno concentrarsi sull'esame della relazione per il 2014, richiamando, ove opportuno, le differenze di impostazione con quella per il 2013.
  In via preliminare, ricorda, in estrema sintesi, che ai sensi dell'articolo 13, comma 2, della legge n. 234 del 2012, la relazione dovrebbe essere trasmessa alle Camere, entro il 28 febbraio di ogni anno, «al fine di fornire al Parlamento tutti gli elementi conoscitivi necessari per valutare la partecipazione dell'Italia all'Unione europea» nell'anno precedente. A questo scopo, il documento deve indicare:
   a) gli sviluppi del processo di integrazione europea, con particolare riguardo alle attività del Consiglio europeo e del Consiglio, alle questioni istituzionali, alla politica estera e di sicurezza comune nonché alle relazioni esterne dell'Unione europea, ai settori della giustizia e degli affari interni e agli orientamenti generali delle politiche dell'Unione;
   b) la partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'UE e in generale alle attività delle istituzioni europee per la realizzazione delle principali politiche settoriali, con particolare riferimento alle linee negoziali che hanno caratterizzato l'azione italiana;
   c) dati consuntivi e una valutazione di merito della predetta partecipazione, Pag. 137anche in termini di efficienza ed efficacia dell'attività svolta in relazione ai risultati conseguiti;
   d) l'attuazione in Italia delle politiche di coesione economica, sociale e territoriale, l'andamento dei flussi finanziari verso l'Italia e la loro utilizzazione, con riferimento anche alle relazioni della Corte dei conti europea, accompagnati da una valutazione di merito sui principali risultati annualmente conseguiti;
   e) il seguito dato e le iniziative assunte in relazione ai pareri, alle osservazioni e agli atti di indirizzo delle Camere, nonché delle regioni, a livello di giunte e di assemblee.

  A differenza della relazione programmatica – che il Governo deve presentare, ai sensi del comma 1 del medesimo articolo 13, ogni anno entro il 31 dicembre al fine di indicare le grandi priorità e linee di azione che il Governo intende perseguire a livello europeo nell'anno di riferimento – la relazione deve dunque contenere un rendiconto dettagliato delle attività svolte e delle posizioni assunte dall'Italia nell'anno precedente, al fine di consentire alle Camere di verificare l'adeguatezza e l'efficacia dell'azione negoziale italiana e la sua rispondenza rispetto agli indirizzi parlamentari.
  Si tratta dunque, secondo l'impianto della legge n. 234 del 2012 del principale strumento per l'esercizio della funzione di controllo ex post del Parlamento sulla condotta del Governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea. In particolare, la Relazione dovrebbe consentire al Parlamento di verificare se ed in quale misura il Governo si è attenuto all'obbligo, previsto dall'articolo 7 della medesima legge, di rappresentare a livello europeo una posizione coerente con gli indirizzi espressi dalle Camere in merito a specifici atti o progetti di atti; la medesima disposizione impone al Presidente del Consiglio dei Ministri ovvero il Ministro per le politiche europee di riferire regolarmente alle Camere del seguito dato agli indirizzi parlamentari e, nel caso in cui il Governo non abbia potuto conformarsi agli indirizzi in questione, di riferire tempestivamente alle Camere, fornendo le appropriate motivazioni della posizione assunta.
  Circa l'articolazione della Relazione consuntiva 2014, è articolata in quattro grandi capitoli: i primi due e il quarto coincidono nella sostanza con i tre capitoli di cui constava la Relazione per il 2013; il terzo capitolo costituisce invece una novità.
  Il primo è dedicato agli sviluppi del processo di integrazione europea e al nuovo quadro istituzionale e consta, a sua volta di tre parti aventi contenuto eterogeneo. Nella prima, concernente le questioni istituzionali, si illustrano brevemente le realizzazioni delle due Presidenze semestrali del Consiglio dell'UE nel 2014, rispettivamente della Grecia e dell'Italia; nella seconda si descrive il nuovo ciclo istituzionale 2014-2019, avviato con il rinnovo dei vertici istituzionali europei: Parlamento europeo (elezioni europee del 22-25 maggio 2014), Commissione europea (insediata il 1o novembre 2014) e Presidente del Consiglio europeo (insediato il 1o dicembre 2014); nella terza parte, intitolata «il coordinamento delle politiche macroeconomiche», si tratta delle questioni riconducibili alle politiche economiche, monetarie, fiscali e di bilancio ed alla revisione della Strategia Europa 2020.
  Il secondo capitolo illustra l'azione svolta dal Governo nell'ambito delle politiche settoriali dell'Unione. Si tratta della parte più rilevante del documento, contenente indicazioni dettagliate relative a questioni specialistiche e tecnicamente complesse, per ciascuna politica o settore di attività dell'Unione.
  Nel terzo capitolo della Relazione si pone attenzione all'attuazione delle politiche di coesione economica, sociale e territoriale, con particolare riferimento ai fondi strutturali per il ciclo 2007-2013 e all'attuazione della politica di coesione nel 2014.
  Il quarto ed ultimo capitolo della relazione concerne il funzionamento degli Pag. 138strumenti per la partecipazione dell'Italia al processo di integrazione europea e si articola in tre sezioni principali:
   a) sono anzitutto illustrate le attività svolte dal Governo nella fase di formazione della posizione italiana su progetti di atti dell'UE, con particolare riguardo al ruolo del Comitato interministeriale per gli affari dell'UE (CIAE) e dei nuclei di valutazione degli atti europei, istituiti dalla legge 234 del 2012. Di particolare interesse sono i dati relativi ai flussi di atti e documenti trasmessi dal Governo alle Camere ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 234 del 2012: su oltre 8.500 progetti di atti dell'UE presi in esame dal CIAE, circa 71 progetti di atti legislativi e più di 130 documenti prelegislativi, sono stati segnalati dal Governo in ragione della loro particolare rilevanza; inoltre, sui progetti di atti legislativi sono state inviate 34 relazioni tecniche predisposte dalle amministrazioni competenti. Ricorda che la Relazione relativa all'anno 2013 riportava, per l'anno la trasmissione di oltre 6.700 progetti di atti dell'UE, di cui poco più di 150 progetti legislativi e 160 documenti prelegislativi segnalati dal Governo in ragione della loro particolare rilevanza; 73 relazioni tecniche su progetti legislativi UE predisposte dalle amministrazioni competenti;
   b) le misure legislative e non legislative poste in essere da Parlamento e Governo per l'attuazione del diritto dell'UE nell'ordinamento italiano nonché per la soluzione delle procedure di infrazione. Si indicano, in particolare, dati relativi alle infrazioni pendenti nei confronti del nostro Paese nell'anno di riferimento, naturalmente obsoleti, ma utili al fine di fornire il parametro di riferimento per verificare l'andamento successivo del numero delle infrazioni nel corso del 2014 e nel 2015;
   c) le iniziative assunte in materia di comunicazione sulle attività dell'Unione e delle modalità di partecipazione delle regioni, delle province autonome e degli enti locali alle attività dell'Unione nelle fasi di formazione e attuazione della normativa europea.

  Infine, si dà conto delle iniziative assunte in materia di comunicazione sulle attività dell'Unione.
  La Relazione è accompagnata da quattro allegati, tra cui l'elenco dei Consigli europei e dei Consigli svoltisi nel corso del 2014, con l'indicazione delle deliberazioni legislative assunte e delle attività non legislative svolte, e le tabelle riepilogative dei flussi finanziari dell'UE all'Italia nel medesimo anno.
  Evidenzia come la Relazione per il 2014 – in linea di continuità con quella per il 2013 e in netta discontinuità con le relazioni precedenti – corrisponde in buona misura alle indicazioni e agli obiettivi che a tale strumento assegna l'articolo 13 della legge n. 234. Il documento, infatti, non si limita ad una cronaca delle iniziative delle Istituzioni europee ma, in linea generale, riporta la posizione rappresentata dal Governo nei negoziati sui singoli atti e progetti di atti e richiama, sebbene con le lacune che saranno di seguito evidenziate, gli indirizzi parlamentari.
  Di particolare utilità sono soprattutto i primi due capitoli che illustrano in modo molto accurato la linea negoziale seguita dal Governo sui principali dossier esaminati nelle sedi decisionali europee nel 2014, evidenziandone in diversi casi anche l'evoluzione a fronte di profili di criticità del negoziato. Ciò consente di verificare la coerenza e l'efficacia dell'azione europea del nostro Paese, oltre che la sua rispondenza agli atti di indirizzo adottati dalla Camera e al Senato con riferimento a specifici progetti o questioni.
  Nei medesimi capitoli sono inoltre richiamati gli atti di indirizzo adottati dalla Camera e al Senato con riferimento a specifici progetti o questioni, sebbene solo in alcuni casi precisato se e in quale misura essi siano stati tenuti in considerazione nella formazione della posizione italiana.
  A questo riguardo, segnala che nella documentazione predisposta dagli Uffici è contenuta una tavola sinottica che indica, Pag. 139per ciascun atto di indirizzo approvato dalla Camera nell'anno di riferimento su progetti di atti dell'UE, quali siano le indicazioni contenute nella Relazione per il 2014.
  Analogamente alla Relazione per il 2013, anche in quella per il 2014 non sono invece richiamate, singolarmente, le risoluzioni approvate, da Senato e Camera prima dei Consigli europei che si sono svolti nel corso del 2014.
  Si tratta di una lacuna significativa che andrà colmata nelle prossime relazioni: tali atti di indirizzo – sebbene, occorre riconoscerlo, segnate da una certa genericità e da affermazioni talora apodittiche o tralatizie su alcuni temi – contengono numerose indicazioni in merito a questioni e temi di carattere generale, tra cui, ad esempio, gli sviluppi della governance economica e le iniziative per la crescita. La funzione di questi atti di indirizzo trascende dunque, almeno in parte, le specifiche riunioni del Consiglio europeo cui si riferiscono, in quanto essi contribuiscono a definire le linee generali della politica europea dell'Italia. Sarebbe stato pertanto importante darne conto, soprattutto nella prima parte del documento, dedicata alle questioni istituzionali e ai grandi temi del processo di integrazione europea, per verificare la coerenza complessiva dell'azione europea del Governo con gli orientamenti del Parlamento.
  Per quanto riguarda il terzo e il quarto capitolo, relativi all'attuazione della politica di coesione in Italia e agli strumenti di partecipazione dell'Italia all'UE, la struttura della relazione risulta complessivamente coerente con le previsioni dell'articolo 13 della legge 234 del 2012.
  In particolare, è soddisfacente sul piano espositivo la illustrazione dei metodi e degli ambiti di intervento del Comitato interministeriale per gli affari europei che, ne va dato atto al Governo e in particolare al sottosegretario Gozi, è stato rilanciato nell'ultimo anno quale sede di coordinamento della posizione nazionale sui principali dossier di portata trasversale.
  In tal modo è stata finalmente data attuazione ad uno dei pilastri della legge n. 234 che mirava a rafforzare la coerenza e l'efficacia della posizione negoziale del nostro Paese.
  La relazione per il 2014, come sottolineato in premessa, consente di operare una valutazione accurata dell'azione condotta dal nostro Paese a livello europeo nel 2014 che, in buona misura, si risolve in una verifica dei risultati conseguiti nel corso del semestre di Presidenza dell'Unione, la cui preparazione, sul piano politico oltre che organizzativo, si è svolta anche nella prima parte dello scorso anno. A questa verifica, che concerne tutte le politiche dell'Unione, contribuiranno in misura significativa i pareri delle Commissioni di settore per gli ambiti di rispettiva competenza.
  Si possono tuttavia sin d'ora formulare alcune valutazioni di carattere generale in merito all'impostazione e ai grandi obiettivi perseguiti dal nostro Paese.
  In via preliminare, occorre ricordare il particolare contesto in cui si è svolto il nostro semestre, apertosi subito dopo le elezioni del Parlamento europeo ed in pendenza del rinnovo della Commissione e delle altre massime cariche istituzionali dell'Unione. Ciò ha fatto sì che la Presidenza italiana gestisse un numero limitato di dossier legislativi, essendo stata riavviata lentamente e solo ad autunno inoltrato l'attività legislativa di Parlamento e Consiglio.
  Tuttavia, il Governo, come giustamente evidenziato dal sottosegretario Gozi nella premessa alla Relazione consuntiva, ha evitato il rischio che, in conseguenza di queste scadenze istituzionali, il semestre di risolvesse in una sorta di adempimento più o meno burocratico e, al contrario, si è concentrato su alcune questioni politiche di fondo ottenendo, lo anticipo sin d'ora risultati nel complesso importanti.
  In coerenza con il titolo del Programma della Presidenza italiana «Europa. Un nuovo inizio», il Governo si è infatti adoperato per imporre un «cambio di marcia» da parte dell'Unione, avviando un nuovo ciclo politico oltre che istituzionale dell'Unione orientato su alcune grandi priorità politiche in precedenza trascurate.Pag. 140
  Il primo grande risultato della Presidenza, già a tutti noto e reso evidente dai dati contenuti nella relazione, attiene al metodo: aver fatto in modo che il rinnovo delle Istituzioni dell'Unione, lungi dal risolversi in un mero equilibrismo tra le posizioni dei vari Stati membri, si accompagnasse ad una effettiva ridefinizione del programma per i prossimi anni.
  Questo è il significato della «Agenda Strategica in una fase di cambiamento» adottata dal Consiglio europeo e, soprattutto, dei dieci punti programmatici sulla base dei quali Jean-Claude Juncker è stato nominato Presidente della Commissione e che costituiscono la cornice dell'azione del nuovo collegio dei commissari.
  Venendo invece alle scelte di merito, ritiene che il risultato più significativo colto dal nostro Paese sia stato quella di affermare il rilancio della crescita quale reale priorità dell'agenda politica europea.
  Dalla lettura dei primi due capitoli della relazione risaltano i risultati ottenuti in questa direzione: dopo anni di misure volte essenzialmente al consolidamento fiscale e alle riforme strutturali, nel secondo semestre 2014 è stato riconosciuto che senza politiche anticicliche e, segnatamente il rilancio degli investimenti a sostegno della domanda aggregata, non è possibile assicurare il rilancio dell'economia europea.
  Di questo nuovo approccio affermato dalla nostra Presidenza, sono stati traduzione concreta la presentazione del Piano Juncker con la connessa proposta di regolamento istitutivo del Fondo europeo per gli Investimenti strategici, ora in fase di definitiva adozione, e la comunicazione della Commissione europea sulla flessibilità nell'applicazione del Patto di stabilità e crescita. Si tratta di misure che, pur presentando alcuni profili di criticità evidenziati in diverse occasioni dalla nostra Commissione, hanno segnato un profondo mutamento dell'agenda politica e persino della terminologia utilizzata nei vertici e nelle Istituzioni europee.
  Se questi sono stati i risultati più evidenti dell'azione della Presidenza per la crescita, meritano di essere richiamati alcuni interventi, meno celebrati, ma di rilevanza non trascurabile.
  La Presidenza italiana ha portato avanti l'impegno sistematico in tutte le formazioni del Consiglio per reindirizzare l'azione europea verso la crescita dell'economia reale, al fine non soltanto di aumentare la competitività e l'occupazione ma anche per combattere l'esclusione sociale.
  Risultato di questa azioni sono alcuni interventi apparentemente settoriali, tra i quali vuole richiamare senza pretesa di esaustività:
   il contributo predisposto dalla Presidenza italiana alla revisione della Strategia Europa 2020, che ne prevede un più forte coordinamento con la procedura del Semestre europeo e un maggior bilanciamento fra economia reale e finanziaria;
   la costituzione di un Gruppo di alto livello Competitività e Crescita (HLG), con il compito di sostenere il COREPER nel coordinamento delle politiche per la competitività e la crescita, garantendo continuità e coerenza delle politiche UE relative all'economia reale;
   l'avvio di una riflessione sulla realizzazione di un'Unione dei mercati dei capitali, al fine di assicurare l'erogazione di finanziamenti all'economia reale e di attenuare la dipendenza delle PMI dal canale di finanziamento bancario;
   il rilancio della riflessione sulla elaborazione di approccio integrato di politica industriale che privilegi la piccola e media industria e assicuri la valorizzazione della qualità dei prodotti;
   l'adozione della nuova direttiva in materia di Organismi Geneticamente Modificati (OGM), in base alla quale gli Stati membri saranno liberi di decidere se coltivare o meno organismi geneticamente modificati sul proprio territorio, tutelando così chi sceglie di dare la priorità ai modi di produzione tradizionali;
   la riforma del sistema di registrazione dei marchi, al fine di rafforzare la lotta alla contraffazione;Pag. 141
   i progressi, sebbene limitati, ottenuti con riferimento all'annosa e controversa questione della introduzione di una certificazione dell'origine dei prodotti (il cosiddetto Made In), sulla quale qualche anno fa era stato impossibile definire un accordo in seno al Consiglio e al Parlamento europeo. La disciplina del Made In consentirebbe di tutelare le produzioni di qualità con forti ricadute positive sull'industria europea e in particolare italiana. Grazie alla nostra Presidenza italiana la Commissione si è impegnata a svolgere uno studio sugli effetti sui consumatori derivanti dal Regolamento di sicurezza dei prodotti;
   l'attenzione rivolta alle politiche per il turismo: si è tenuta a Napoli ad ottobre 2014 la prima riunione dei Ministri della Cultura e del Turismo dei Paesi dell'UE per affermare l'interdipendenza tra turismo e cultura e la necessità di attuare politiche e strategie coerenti per stimolare la crescita economica, la creazione di occupazione e la coesione sociale;
   l'accento posto sulla ricerca, con particolare riguardo a due priorità: un mercato unico e aperto per i ricercatori ispirato al merito e alla trasparenza e un allineamento delle strategie e dei programmi di ricerca nazionali sulle grandi sfide globali. Come primo risultato di questo lavoro, il Consiglio ha impegnato tutti gli Stati membri ad approvare una tabella di marcia per lo Spazio Europeo della Ricerca entro il primo semestre del 2015;
   l'impegno con cui l'Italia ha inteso porre l'istruzione e la formazione al centro delle politiche per la crescita e la creazione di posti di lavoro, raggiungendo tre importanti risultati: la riaffermazione dell'istruzione quale priorità per rendere più efficace la Strategia Europa 2020; le conclusioni del Consiglio sull'imprenditorialità nell'istruzione; la riflessione su come rendere la mobilità parte integrante dell'istruzione e formazione di tutti i giovani europei.

  In sostanza, il rilancio di crescita e occupazione ha costituito la vera cornice per gran parte delle politiche settoriali, garantendo organicità e coerenza oltre che effettività all'azione del nostro Paese.
  Un secondo significativo risultato della nostra Presidenza è stato costituito dal rafforzamento degli strumenti per il rispetto e la protezione dei diritti fondamentali e dello Stato di diritto all'interno dell'UE. Nello scorso dicembre, il Consiglio ha concordato, nonostante l'iniziale opposizione di diversi Paesi, l'avvio di un dialogo annuale tra gli Stati membri in seno al Consiglio per promuovere e salvaguardare il rispetto di tali principi e valori dell'UE.
  Si tratta di passo importante verso l'affermazione della dimensione non meramente economica del processo di integrazione europea, al quale hanno concorso ulteriori progressi conseguiti nel corso della nostra Presidenza nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Tra questi l'accordo in seno al Consiglio sul regolamento in materia di procedure d'insolvenza su base transfrontaliera, sulla riforma di Eurojust e l'avanzamento delle discussioni sull'istituzione della Procura europea (EPPO), sulla questione dei foreign fighters, sui controlli alle frontiere esterne, attraverso una piena utilizzazione del Sistema SIS II (Schengen Information System) anche nei confronti dei titolari del diritto alla libera circolazione all'interno della UE, sul contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata nell'economia legale, attraverso la tracciabilità e il monitoraggio dei flussi finanziari, con particolare riferimento agli appalti pubblici, sulla messa a punto della « Cyber Security Strategy» per la definizione di azioni di contrasto alle frodi bancarie.
  Un terzo ambito in cui la Presidenza italiana ha ottenuto progressi significativi sebbene non decisivi attiene alla gestione dei flussi migratori; non si può certo nascondere che soltanto nello scorso aprile, a seguito dei tragici eventi a tutti noti, l'Unione ha assunto o quanto meno discusso interventi volti a creare le basi di una reale politica comune dell'immigrazione. Al tempo stesso, va dato atto al Governo di aver ottenuto nel semestre di Pag. 142Presidenza, pur in un quadro politico difficile per l'opposizione di alcuni Stati membri, alcune misure che hanno preparato il campo alle più recenti ed incisive decisioni: il lancio dell'operazione Tritón; le due importanti Conferenze con i partner del Processo di Rabat e di Khartoum, con l'obiettivo di coinvolgere responsabilmente sui temi migratori gli Stati dell'Africa occidentale, centrale, mediterranea e del Corno d'Africa; il rilancio dello strumento dei Partenariati di Mobilità, soprattutto nel Mediterraneo, con la firma del Partenariato UE-Giordania e il lancio del nuovo dialogo UE-Libano; l'avvio del negoziato sul Regolamento sull'individuazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata da un minore non accompagnato i cui familiari non sono presenti legalmente in uno Stato membro; l'avanzamento, sotto della revisione del Codice dei visti UE.
  Un altro risultato, spesso trascurato, consiste nel rafforzamento del quadro giuridico dell'Unione in materia di trasparenza e lotta contro la frode e l'evasione fiscale. Grazie alla nostra Presidenza, è stato definito un accordo in seno Consiglio per impedire la doppia non imposizione dei dividendi distribuiti tra gruppi societari derivante da costruzioni finanziarie ibride, colmando una lacuna che fino ad ora aveva consentito a gruppi societari di sfruttare le incongruenze esistenti tra norme fiscali nazionali per evitare di pagare tasse su alcuni tipi di utili distribuiti all'interno del gruppo.
  Inoltre è stata approvata una direttiva che amplia lo scambio automatico obbligatorio di informazioni tra amministrazioni fiscali, includendovi anche quelle relative alle vendite di attività finanziarie e dividendi, situazioni in cui d è elevato il rischio di occultamento di capitale o attività imponibili.
  Nella stessa logica, è stato definito un accordo in seno al Consiglio per l'istituzione della Piattaforma dell'UE contro il lavoro sommerso che il Consiglio ha convenuto di istituire in modo da migliorare la cooperazione a livello dell'UE al fine di prevenire e scoraggiare più efficacemente il lavoro sommerso.
  Molto positivo è il giudizio sull'azione condotta dalla nostra Presidenza in quarto e vasto ambito di intervento, la dimensione esterna dell'Unione.
  L'Italia ha inteso anzitutto migliorare la capacità di risposta e intervento dell'Unione su tutti i principali teatri di crisi del Vicinato europeo, che costituisce sicuramente l'indice più evidente e clamoroso della assenza di una reale politica estera e di sicurezza comune.
  Ricorda che, su richiesta italiana, nello scorso agosto è stato convocato il Consiglio Affari Esteri (CAE) straordinario, dedicato alla crisi in Iraq, al termine del quale si è dato l'avallo politico al sostegno militare fornito da alcuni Stati membri UE alla lotta contro l'ISIS. Tale Consiglio ha costituito anche un esempio innovativo di CAE dedicato a uno specifico tema, preludendo così alle innovazioni che il nuovo Alto rappresentante Mogherini sta introducendo per migliorare i metodi di lavoro del CAE.
  Secondo la stessa logica, la Presidenza italiana è riuscita a portare all'attenzione dei Ministri degli affari esteri UE i fenomeni migratori, incoraggiando un approccio integrato che ne affronti le cause nei Paesi di origine e transito e le loro implicazioni in termini di politica estera e di sicurezza, nonché le questioni connesse alla lotta al terrorismo internazionale.
  Degna di nota a quest'ultimo riguardo è una ulteriore innovazione di metodo della Presidenza, il rafforzamento della sinergia tra i diversi gruppi di lavoro del Consiglio che si occupano di dimensione «esterna» ed «interna» delle politiche UE per il contrasto al terrorismo.
  Nell'ambito della Politica europea di vicinato (PEV) un importante successo del semestre italiano è stato l'avvio dell'iniziativa AMICI (A Mediterranean Investment Coordination Initiative), finalizzata a fornire un quadro di riferimento per gli investimenti e a razionalizzare gli strumenti che già operano nel Mediterraneo. Pag. 143
  Nel contesto della Politica Commerciale Comune, la Presidenza italiana ha sostenuto l'avanzamento del negoziato per il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) tra UE ed USA, promuovendo al tempo stesso un'iniziativa per incrementare la trasparenza. Si sono altresì conclusi i negoziati commerciali con il Canada e assicurati l'avanzamento di quelli con il Giappone.
  Nel settore della politica di sicurezza e difesa comune, infine, l'Italia ha, tra le altre cose, incoraggiato l'adozione di un documento finalizzato a un più efficace coordinamento europeo delle programmazioni strategiche e degli incentivi per la cooperazione industriale nel settore difesa.
  Senza pretesa alcuna di esaustività segnala in estrema sintesi i risultati conseguiti in alcuni altri settori strategici per gli interessi dell'Unione e del nostro Paese, a partire dall'agricoltura. Su iniziativa della Presidenza italiana, il Consiglio ha innanzitutto risposto alle «contro-sanzioni» russe in campo agricolo individuando alcune misure volte ad arginare il loro impatto sulle produzioni europee, con particolare riguardo ai settori dell'ortofrutta e lattiero-caseario. La Presidenza italiana ha portato avanti i lavori sul regolamento per la produzione biologica e l'etichettatura dei prodotti biologici nonché sull'accesso alla terra e al credito dei giovani.
  Analoghe considerazioni valgono per l'ambiente. In particolare, la Presidenza italiana ha lavorato per un rafforzamento del ruolo e degli obiettivi delle politiche ambientali nel Semestre Europeo e nella Strategia Europa 2020. In tale quadro, nel luglio 2014 per la prima volta i Ministri europei dell'Ambiente e del Lavoro si sono riuniti insieme per affermare il legame tra crescita e occupazione verde. In vista della Conferenza di Parigi del 2015, si è inoltre chiuso l'accordo sul pacchetto Clima – Energia al 2030, adottato dal Consiglio europeo di ottobre con l'intesa sugli obiettivi europei in termini di riduzione delle emissioni (40 per cento), energie rinnovabili (27 per cento) e aumento dell'efficienza energetica (27 per cento).
  Osserva, infine, come l'esame della Relazione consuntiva consenta di addivenire a tre prime conclusioni di massima.
  La prima consiste nell'adeguatezza dello strumento ai fini del controllo sull'azione svolta dal Governo a livello europeo, sia con riguardo all'impostazione generale della politica europea dell'Italia sia con riferimento alle singole politiche.
  La seconda risiede nel giudizio complessivamente positivo sui risultati conseguiti dal Governo nel 2014, e in particolare nel semestre di Presidenza italiana del Consiglio.
  La terza attiene invece alla ancora carente indicazione del seguito dato agli indirizzi parlamentari e alla mancata menzione delle risoluzioni approvate prima del Consiglio europeo, che potrebbero essere considerati quali indici di una disattenzione da parte di alcune amministrazioni alle posizioni espresse dalle Camere.
  Queste tre considerazioni conclusive, unitamente ad altri elementi che dovessero emergere nel corso del dibattito, anche presso le altre commissioni, potrebbero costituire oggetto di approfondimento attraverso audizioni del sottosegretario Gozi ed eventualmente di altri rappresentanti del Governo.

  Sandro GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli Affari europei, interviene in primo luogo sulla Legge di delegazione europea e ringrazia il relatore Tancredi, la cui relazione bene inquadra i vari aspetti del provvedimento e richiama l'impegno del Governo a procedere speditamente nell'esame del disegno di legge, anche al fine di pervenire alla presentazione di quattro provvedimenti «europei» nel corso dell'anno. Osserva come sul provvedimento si sia svolto un esame particolarmente approfondito da parte del Senato, che ha consentito di arricchirne notevolmente il contenuto. Ora l'auspicio formulato dal Governo è quello di una sua rapida approvazione definitiva da parte della Camera, ove possibile prima della sospensione estiva dei lavori parlamentari, Pag. 144così da consentire la presentazione di una nuova legge di delegazione 2015 il prossimo autunno. Analogo impegno il Governo intende chiedere al Senato nell'esame della Legge europea 2014, approvata questa mattina in prima lettura dall'Assemblea della Camera.
  Con riferimento alla Relazione consuntiva per l'anno 2014, ringrazia il relatore Bergonzi per gli apprezzamenti formulati nei confronti del lavoro svolto dal Governo. Sottolinea come nel corso della discussione sulla legge europea svoltasi nella mattina odierna in Assemblea sia stata opportunamente sottolineata dai colleghi Tancredi e Galgano l'importanza di lavorare con maggiore impegno nella cosiddetta «fase ascendente», di formazione della normativa europea; in tal senso la relazione dell'onorevole Bergonzi rileva l'importante mole di lavoro svolta dal Comitato interministeriale per gli affari europei (CIAE), e personalmente ritiene che sia questa la direzione nella quale occorre procedere, affinché la successiva fase di recepimento nell'ordinamento nazionale della normativa dell'UE sia più agevole. Come ha già detto in precedenti occasioni, rinnova la propria disponibilità ad aggiornare regolarmente la XIV Commissione sui lavori del CIAE e sui principali dossier di attualità in sede europea.
  Osserva infine come il relatore Bergonzi rivolga anche una critica al Governo, riguardante la mancata menzione nella Relazione consuntiva degli atti di indirizzo approvati dalle Camere. Si tratta di un rilievo rispetto al quale si impegna, affinché tutti i temi affrontati dalla prossima Relazione siano arricchiti e completati con le iniziative assunte a livello parlamentare.

  Adriana GALGANO (SCpI) ricorda che nel corso della seduta antimeridiana dell'Assemblea ha richiamato, oltre all'importanza di maggiore impegno nella «fase ascendente», anche la necessità, per la XIV Commissione, di dedicare maggiore tempo alla valutazione della compatibilità dei provvedimenti con il diritto dell'Unione europea. Non essere sufficientemente attenti su questi aspetti può infatti rivelarsi estremamente costoso per il Paese, e da questo punto di vista ritiene che le dichiarazioni rese dal ministro Galletti relative alla possibilità di non pagare integralmente le sanzioni comminate nell'ambito della procedura di infrazione relativa alle discariche abusive siano testimonianza di un ottimismo esagerato.
  Precisa infine di comprendere le esigenze di celerità evidenziate dal sottosegretario Gozi nell'iter di approvazione della Legge di delegazione 2014, alle quali, per motivi di interesse generale, non si opporrà. Intende tuttavia sottolineare come il provvedimento contenga temi di notevole rilievo, che meriterebbero adeguato approfondimento. Auspica che, per il futuro si possa procedere con diverse modalità di lavoro, che consentano una adeguata istruttoria legislativa.

  Michele BORDO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 13.20.

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Mercoledì 10 giugno 2015. — Presidenza del presidente Michele BORDO. – Interviene il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli affari europei, Sandro Gozi.

  La seduta comincia alle 13.20.

Documento di consultazione congiunto della Commissione europea e dell'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza – Verso una nuova politica europea di vicinato.
JOIN(2015)6 final.

(Parere alla III Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame dell'atto dell'Unione europea in titolo.

Pag. 145

  Gea SCHIRÒ (PD), relatrice, evidenzia che il documento di consultazione oggi in esame è stato presentato nel quadro del processo di revisione e rilancio della Politica europea di vicinato (PEV), che costituisce una delle grandi priorità della nuova Commissione europea.
  Si tratta, in effetti, anche alla luce dei recenti tragici eventi, per un verso in Nord Africa e Medio Oriente e, per altro verso in Ucraina, di uno dei nodi di maggiore importanza e criticità per le sorti stesse del processo di integrazione.
  Dalla capacità dell'Unione di ripristinare la stabilità e la sicurezza nel Mediterraneo e alle sue frontiere orientali e di includere i Paesi di queste due aree nel mercato interno e nelle altre politiche comuni, dipende infatti, in buona misura, il raggiungimento degli obiettivi che le Istituzioni dell'Ue si sono posti in diverse ed importanti politiche: si limita a ricordare l'immigrazione, la lotta al terrorismo e alla criminalità, la sicurezza energetica nonché, più in generale, il rilancio della crescita e della competitività dell'economia europea.
  L'efficacia della politica di vicinato e il perseguimento di questi obiettivi – intende sottolinearlo sin d'ora – postulerebbe tre condizioni politiche ed istituzionali che purtroppo non si sono sinora realizzate per le resistenze miopi di alcuni Stati membri.
  La prima è che tutti gli Stati membri, indipendentemente dalla loro posizione geografica, riconoscano l'importanza della dimensione meridionale e orientale della politica di vicinato: purtroppo si è registrata anche nelle ultime settimane, persino a fronte di eventi tragici, la tendenza di diversi Paesi dell'Europa centrale e settentrionale – gli stessi che esprimono costante attenzione per la crisi in Ucraina chiedendo l'intervento dell'Unione – a considerare la situazione nel Mediterraneo come un problema dei soli Paesi come il nostro che si affacciano su questo mare. Ne è dimostrazione, in particolare, il dibattito svolto sulle misure in materia di immigrazione in seno al Consiglio europeo e al Consiglio e in reazione alla Agenda per l'immigrazione della Commissione europea.
  La seconda condizione per il successo della politica di vicinato è la costruzione di una reale una politica estera e di sicurezza dell'UE: soltanto un'azione unitaria, autorevole e forte dell'Unione negli scenari critici che interessano le regioni vicine può creare i presupposti per la stabilità, la crescita democratica e l'instaurazione dello stato di diritto.
  La terza condizione, strettamente connessa alla precedente, è l'affermazione di un approccio globale ed integrato all'azione esterna dell'Unione, che deve avvalersi di tutti gli strumenti e di tutte le politiche a disposizione dell'UE.
  Il documento di consultazione costituisce una importante occasione per tentare di superare queste lacune e conseguire progressi nella costruzione di una reale politica di vicinato.
  Esso ha infatti il merito di aprire una riflessione ad ampio spettro che pone in discussione e si propone di rivedere i presupposti stessi della politica di vicinato, la sua portata e il modo di utilizzare gli strumenti.
  Nella relazione intende illustrare soltanto i profili del documento di maggiore rilievo politico, rinviando alla documentazione predisposta dall'Ufficio per i rapporti con l'UE (dossier n. 33 del 19 maggio 2015) per l'analisi più dettagliata dei relativi contenuti e del contesto in cui si colloca la PEV.
  Il documento parte da due giuste premesse, alla luce delle considerazioni che ho svolto in precedenza.
  Anzitutto riconosce realisticamente che negli ultimi dieci anni la situazione politica è notevolmente cambiata nei paesi del vicinato, che son divenuti meno stabili. Le sfide per l'UE e i suoi partner sono maggiori: in particolare, si sono accentuate le pressioni economiche e sociali, la migrazione irregolare e i flussi di rifugiati nonché le minacce alla sicurezza.
  In secondo luogo, ammette la necessità di un più coerente inserimento della PEV in una politica estera generale dell'UE, caratterizzata da un approccio globale che utilizzi tutti gli strumenti, sia dell'UE che degli Stati membri.Pag. 146
  Fatte queste premesse, la Commissione effettua un rapido bilancio dei risultati della PEV dalla sua introduzione nel 2003 ad oggi. A questo riguardo, ricorda che, a venti giorni dalla pubblicazione del Documento di consultazione, la Commissione e l'Alto Rappresentante hanno presentato, come da prassi consolidata, una comunicazione congiunta sull'Attuazione della politica europea di vicinato nel 2014», accompagnata da due documenti di lavoro relativi rispettivamente al Partenariato orientale e al Partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa con i paesi della sponda sud del Mediterraneo (SWD (2015)75), nonché dalle relazioni annuali per paese.
  Per l'illustrazione di questi ulteriori documenti, ricchi di dati relativi anche ai singoli Paesi, rinvia alla documentazione dell'Ufficio RUE.
  In questa sede, intende sottolineare che il documento di consultazione in esame richiama quale risultato positivo della PEV il rafforzamento dei rapporti commerciali con l'UE, primo partner per quasi tutti i paesi limitrofi: il volume complessivo (importazioni ed esportazioni) dei flussi commerciali dell'UE con i paesi del partenariato orientale è stato per il 2014 di 56.566 milioni di euro e di 187.661 milioni di euro per i paesi partner del Sud del Mediterraneo. Significativi successi sarebbero poi stati conseguiti, secondo la Commissione, nella politica comune in materia di visti e di mobilità.
  Per quanto attiene alle criticità della PEV e alle misure per darvi soluzione, la Commissione le riconduce a quattro grandi questioni.
  La prima attiene alla «Differenziazione», vale a dire alla necessità che la PEV si adatti agli scenari sempre più diversificati che caratterizzano le aree orientale e meridionale del vicinato. Da un lato, si dovrebbero esplorare nuovi formati ancor più approfonditi di cooperazione regionale per soddisfare le aspirazioni e le scelte dei paesi che non considerano gli accordi di associazione l'ultimo stadio sulla via dell'associazione politica e dell'integrazione economica; dall'altro, andrebbero studiate nuove forme «a geometria variabile» per rilanciare il dialogo con i partner che non hanno ancora assunto impegni vincolanti o hanno abbandonato i negoziati in ambito PEV.
  La seconda grande questione individuata dalla Commissione consiste nella «Focalizzazione», intesa quale possibilità di circoscrivere maggiormente le aree di cooperazione, oggi vastissime, incluse all'interno della PEV, concentrandosi sui settori nei quali gli interessi dell'Unione e dei partner convergono con maggiore evidenza: promozione del commercio e dello sviluppo economico; connettività e grandi reti, specie nei settori dei trasporti e dell'energia; impegno comune contro le minacce alla sicurezza derivanti dal terrorismo e dalle situazioni di conflitto; sostegno alle azioni di rafforzamento della governance, partendo dallo stato di diritto e dalle libertà fondamentali; liberalizzazione dei visti e politica della mobilità, accompagnate da misure comuni di lotta al traffico di esseri umani e all'immigrazione illegale; accesso a iniziative e programmi che favoriscano gli scambi di giovani nei settori dell'istruzione e della formazione.
  La terza grande area è la «Flessibilità»: la Commissione intende valutare una maggior differenziazione dei Piani d'azione vigenti, onde adattarli alle esigenze e alle priorità dei singoli paesi, anche in base al principio more for more, secondo il quale i partner possono scegliere una più o meno stretta integrazione con l'UE. La Commissione valuterà altresì l'adattamento dei criteri seguiti per valutare lo stato di avanzamento del processo di integrazione, nei casi in cui il partner interessato si trovi in una situazione di conflitto o di instabilità.
  La quarta area è quella della «Titolarità (o ownership) e visibilità» della PEV.
  Il documento ricorda che una delle critiche rivolte più di frequente alla PEV è l'assenza di un vero senso di parità e di compartecipazione nei paesi partner e nelle rispettive società, nonché la scarsa consapevolezza degli scopi e dell'impatto della politica di vicinato da parte delle opinioni pubbliche. La Commissione dovrebbe pertanto avviare una riflessione sulle modalità Pag. 147per rendere le strutture della PEV più collaborative, in modo da sottolineare adeguatamente il ruolo di impulso e di scelta dei partner e da coinvolgere tutti gli attori all'interno delle rispettive società; per accelerare e rendere così più visibili al pubblico i benefici derivanti dalla PEV; per orientare i flussi di finanziamenti in una logica di investimenti piuttosto che di doni, così da rendere più chiaro il ruolo attivo dei paesi partner.
  Partendo da queste considerazioni, il documento formula con riferimento a ciascuno dei quattro grandi temi che ho richiamato, una serie dettagliata di quesiti, che invita i colleghi a leggere nel documento stesso o nella documentazione dell'ufficio RUE.
  Si limita in questa sede a rilevare che i quesiti hanno un ampio spettro: essi attengono a questioni di carattere strutturale (il mantenimento stesso della PEV, con un unico quadro a coprire vicinato orientale e meridionale) e di tipo geografico (se sia opportuno conservare l'attuale portata geografica e consentire modi più flessibili di collaborare con i «vicini dei vicini») per passare a profili di natura gestionale (con quali modalità prevedere un approccio più globale, caratterizzato da un maggior coinvolgimento degli Stati membri, e come rivedere o variare gli strumenti della PEV, dagli accordi di associazione e le zone di libero scambio globale e approfondito ai piani d'azione e le relazioni annuali), di ordine settoriale (come concentrare più esplicitamente i partenariati su aree di interesse condiviso; potenziare le misure per la liberalizzazione dei visti; favorire uno sviluppo economico e sociale sostenibile nei paesi partner; integrare meglio le attività nel contesto della PESC e della PSDC all'interno della PEV, con particolare riferimento alle riforme nel settore della sicurezza; favorire lo sviluppo della cooperazione regionale; sviluppare ulteriormente l'impegno con la società civile e il dialogo interreligioso e il rispetto della diversità culturale).
  Ritiene che l'esame della XIV Commissione, inserendosi in una procedura di consultazione, debba essere inteso a fornire risposte puntuali alle domande formulate dalla Commissione.
  A questo scopo, alla luce della eterogeneità e delicatezza delle questioni poste, è necessario a suo avviso un adeguato approfondimento attraverso attività conoscitive. A questo scopo, ricorda che la Commissione esteri, competente in sede primaria per l'esame dell'atto, ha avviato oggi un ciclo di audizioni alle quali la XIV Commissione potrebbe chiedere di prendere parte, come avvenuto in analoghe occasioni.
  Sottolinea, inoltre, che il Parlamento europeo e il Consiglio hanno già avviato la discussione sul documento, offrendo numerosi spunti anche per la riflessione del Parlamento italiano.
  Di particolare interesse a questo scopo è il progetto di relazione presentato dall'on. Eduard Kukan (Gruppo del Partito Popolare Europeo – Democratici-Cristiani, Slovacchia), relatore sulla revisione della politica europea di vicinato presso Commissione per gli affari esteri (AFET) del Parlamento europeo.
  Il progetto sottolinea alcuni elementi che ritengo condivisibili e che segnalo alla vostra attenzione ai fini della prosecuzione del nostro dibattito:
   1. la PEV dovrebbe essere più strategica e dotata di una reale visione politica. L'UE dovrebbe individuare le sue priorità e i suoi obiettivi strategici a breve, medio e lungo termine e distinguere chiaramente fra priorità proprie e dei partner, cercando di conciliare gli obiettivi divergenti;
   2. la politica di vicinato e la politica di allargamento hanno obiettivi diversi. Tuttavia, i paesi europei che fanno parte della politica di vicinato possono candidarsi per l'adesione all'UE se soddisfano i criteri e le condizioni per l'ammissione;
   3. il sostegno alla democrazia, lo Stato di diritto e la tutela dei diritti umani deve essere l'elemento centrale della PEV;
   4. l'UE deve creare un quadro politico più funzionale che possa gestire tale diversità e la differenziazione dovrebbe Pag. 148avvenire non solo tra partenariato orientale e meridionale, ma anche al loro interno;
   5. la PEV deve essere condotta in stretto coordinamento con la politica estera e di sicurezza comune e con la politica di sicurezza e difesa comune;
   6. occorre tenere conto di tutti gli attori strategici che influiscono sul vicinato, e in particolare i «vicini dei vicini» e le altre organizzazioni internazionali e regionali;
   7. l'Unione dovrebbe incentrare la cooperazione sullo sviluppo economico, infrastrutturale e regionale, sull'ambiente, sulle politiche in materia di concorrenza, sulle PMI, sulla migrazione, sulla sicurezza, sull'energia e sull'efficienza energetica;
   8. occorre promuovere i programmi di assistenza tecnica, come TAIEX e Twinning e la partecipazione dei paesi del vicinato ai programmi europei Erasmus e Horizon 2020.

  Il progetto di relazione, una volta approvato dalla Commissione per gli affari esteri dovrebbe essere esaminato dall'Assemblea plenaria del PE nell'ambito della sessione 6-9 luglio 2015.

  Michele BORDO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Comunicazione della Commissione europea: «Per una rinascita industriale europea».
COM(2014)14 final.
Comunicazione della Commissione europea: «Una prospettiva per il mercato interno dei prodotti industriali.
COM(2014)25 final.
(Parere alla X Commissione).
(Seguito dell'esame congiunto e conclusione – Parere favorevole con condizioni).

  La Commissione prosegue l'esame congiunto degli atti dell'Unione europea in titolo, rinviato nella seduta dell'11 marzo 2014.

  Adriana GALGANO (SCpI), relatrice, illustra i contenuti del parere sugli atti dell'Unione europea in titolo, che ha provveduto a trasmettere a tutti i componenti della Commissione, per opportuna conoscenza già nella serata di ieri. Ha quindi apportato, a seguito di sollecitazioni pervenute dai colleghi, ulteriori modifiche, riguardanti la centralità della ricerca applicata all'innovazione di prodotto, in particolare dei materiali e delle tecnologie energetiche e la spinta alla adozione pervasiva del paradigma industria 4.0 di digitalizzazione delle filiere dell'industria manifatturiera e dei relativi servizi accessori e complementari.
  Segnala inoltre di non aver inserito nella proposta di parere il tema, affrontato con i colleghi del M5S e che giudica condivisibile, della produzione in tre dimensioni, in quanto direttamente rientrante nelle competenze della Commissione di merito. Ha invece ritenuto di mantenere nel parere – benché sul punto il M5S sia contrario – il tema del negoziato sull'accordo commerciale TTIP, che giudica strategico.
  Richiama alcuni punti qualificanti della propria proposta di parere: l'indicazione di favorire la creazione di reti tra imprese e microimprese; l'incentivazione della produttività, anche attraverso la formazione continua anche per gli adulti; la semplificazione delle procedure per l'utilizzo dei fondi europei.

  Chiara SCUVERA (PD) ringrazia la relatrice per il lavoro svolto e preannuncia il voto favorevole del PD.
  Si sofferma quindi sulla prima delle condizioni formulate, nella quale si prevede che il Governo si adoperi, mantenendo la linea seguita sinora, affinché il Consiglio europeo affermi in modo netto e solenne l'obiettivo di portare la quota di PIL dell'UE prodotta dall'industria dall'attuale 15 per cento al 20 per cento entro il 2020. Si tratta di un obiettivo importante ed è noto a tutti che prefiggersi mete Pag. 149ambiziose può incentivare risultati positivi; si tratta tuttavia, realisticamente, di un obiettivo di difficile realizzazione concreta.
  Si dichiara quindi pienamente a favore delle iniziative volte ad estendere il libero scambio, e ritiene che sinora il tema dei negoziati commerciali con gli Stati Uniti, con particolare riferimento al TTIP, sia stato affrontato in modo piatto, senza ascoltare quelle voci progressiste – si riferisce ad esempio a quanto affermato dal giornalista Federico Rampini – che hanno evidenziato come il Trattato in questione, ove bene orientato e opportunamente applicato, potrebbe in realtà favorire molto più di quanto non si pensi la produzione italiana. A riprova di ciò rileva come alcuni conservatori americani si sarebbero dichiarati contrari alla conclusione dell'accordo.
  Con riguardo infine alla condizione di cui al punto 6), che invita a considerare l'innovazione e gli sviluppi tecnologici quale dimensione necessaria dell'elaborazione di qualsiasi nuova proposta nel settore del mercato interno dei prodotti, riterrebbe opportuno integrarla con un richiamo all'industria a basso impatto ambientale.

  Paolo TANCREDI (AP) valuta molto importanti i documenti in esame, e ringrazia la relatrice per l'impegno dedicato al loro esame. Segnala che laddove, alla condizione n. 13, si invita il Governo a continuare e concludere in tempi rapidi i negoziati commerciali bilaterali con i principali partner globali, occorrerebbe espungere il riferimento al Canada, essendo l'accordo commerciale con questo paese già concluso. Si dichiara quindi favorevole al TTip, giudicando la posizione contraria dell'opposizione frutto di un pregiudizio ideologico di tipo antiamericano; rileva infatti come l'Unione europea abbia concluso oltre 100 accordi commerciali con paesi extraeuropei, ai quali nessuno si è opposto.
  Preannuncia in conclusione il proprio voto favorevole.

  Adriana GALGANO (SCpI) accoglie le indicazioni dei colleghi Scuvera e Tancredi, e formula quindi una proposta di parere favorevole con condizioni (vedi allegato 2), in tal senso riformulata.
  Con riferimento all'obiettivo di portare la quota di PIL dell'UE prodotta dall'industria dall'attuale 15 per cento al 20 per cento entro il 2020, ricorda che nel corso delle audizioni svolte è stato segnalato da più parti che si tratterebbe di una soglia non raggiungibile. Ritiene tuttavia che, con finalità di stimolo e di incentivazione, sia positivo fissare obiettivi finali molto ambiziosi.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva quindi la proposta di parere favorevole con condizioni formulata dalla relatrice.

  La seduta termina alle 13.45.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 13.45 alle 13.50.

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