CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 21 aprile 2015
428.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
COMUNICATO
Pag. 63

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Martedì 21 aprile 2015.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 18.10 alle 18.45.

ATTI DEL GOVERNO

  Martedì 21 aprile 2015. — Presidenza della vicepresidente Flavia PICCOLI NARDELLI. — Intervengono la sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo, Francesca Barracciu e il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi.

  La seduta comincia alle 18.45.

Sull'ordine dei lavori.

  Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, comunica che nell'Ufficio di Presidenza, la cui riunione si è testé conclusa, si è svolto un ampio dibattito volto a chiarire alcuni punti dello sviluppo dei lavori della Commissione con riferimento sia all'A.C. 2994, sia ad altri argomenti pendenti.
  Espone, anzitutto, che verrà posta all'ordine del giorno dell'Assemblea di domani la proposta di trasferire in sede legislativa l'esame dell'A.C. 1533. Pertanto, domani stesso si riserva di trasformare la sede già convocata come referente.
  Venendo alla «Buona scuola», il termine di presentazione degli emendamenti è scaduto ieri alle ore 12 ed è pervenuto un numero cospicuo di proposte emendative. Al riguardo, nel frattempo, ha ricevuto tre lettere rispettivamente da parte dei gruppi SEL, M5S e Lega Nord, recanti la richiesta di riapertura di tale termine, sottolineandosi, in alcune di esse, la ritenuta irritualità della procedura sinora seguita. Ricorda che nella seduta del 16 aprile 2015 non aveva evidentemente Pag. 64preannunciato l'inammissibilità degli emendamenti non coperti o estranei alla finalità propria del provvedimento collegato, ma soltanto rivolto l'invito a tenere presenti i criteri di cui all'articolo 123-bis del Regolamento, ai fini della loro stesura, in vista della presumibile approvazione della risoluzione parlamentare sul DEF. Peraltro, circa la lettera del gruppo Movimento5Stelle, deve puntualizzare che le Commissioni parlamentari permanenti, chiamate a dare un parere sul provvedimento, si aspettano che la Commissione cultura trasmetta loro il testo a esame ultimato e non già un testo provvisorio. Da questo punto di vista, teme che alcuni tratti della medesima lettera siano stati dettati da una legittima vis polemica più che da solidi motivi di merito. Anche a seguito del dibattito svoltosi nella riunione dell'Ufficio di Presidenza, comunica pertanto che il nuovo termine per la presentazione degli emendamenti resta fissato – verosimilmente nella giornata di venerdì 24 aprile 2015 – in ogni caso allo scadere di 24 ore dall'approvazione in Assemblea della risoluzione sul DEF. Conseguentemente, le sedute di domani e di giovedì 23 su questo provvedimento sono sconvocate, mentre le discussioni con votazioni degli emendamenti riprenderanno da lunedì prossimo.

  La Commissione prende atto.

Schema di decreto ministeriale concernente il riparto dello stanziamento iscritto nello stato di previsione della spesa del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per l'anno 2015, relativo a contributi ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi.
Atto n. 156.

(Esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del Regolamento, e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto ministeriale in oggetto.

  Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, poiché non vi sono obiezioni, accoglie la richiesta di attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

  Irene MANZI (PD), relatrice, illustra lo schema di decreto in esame, recante il riparto dei contributi 2015 allocati sul capitolo 3670 dello stato di previsione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, da erogare agli enti culturali individuati dalla legge n. 448 del 2001. Quest'ultima ha disposto, a fini di contenimento e razionalizzazione degli stanziamenti dello Stato in favore dei soggetti individuati nella Tabella 1, che gli importi sono iscritti in un'unica unità previsionale di base dello stato di previsione di ciascun Ministero interessato e che il riparto è effettuato annualmente, entro il 31 gennaio, con decreto del Ministro competente, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere delle Commissioni parlamentari. Ha, altresì stabilito che la dotazione delle UPB è quantificata annualmente nella tab. C della legge di stabilità. Ricorda che disposizioni analoghe erano già state previste dalla legge n. 549 del 1995. Ma, il fatto che, dopo tale intervento, fossero state approvate ulteriori disposizioni recanti finanziamenti a specifici enti, ha indotto il legislatore ad intervenire nuovamente.
  A seguito della nuova unificazione dei contributi, i finanziamenti già accorpati in attuazione della legge n. 549 del 1995 sono divenuti la prima delle voci dello schema di riparto ora in esame. In relazione a tale previsione normativa, è stato istituito nello stato di previsione del Mibac un nuovo capitolo, ora 3670, nel quale, fino al 2007, sono confluiti anche i contributi ordinari e straordinari previsti dalla legge n. 534 del 1996, da assegnare alle istituzioni culturali individuate, a domanda, rispettivamente, ogni tre anni e ogni anno. Successivamente, la legge finanziaria 2008 ha previsto la costituzione di un apposito capitolo di bilancio relativo ai contributi ex legge n. 534 del 1996. È stato, pertanto, istituito il nuovo capitolo 3671. Ricordo, peraltro, che per tali contributi la legge di stabilità 2014 ha previsto l'intervento di un regolamento di delegificazione per la razionalizzazione Pag. 65della disciplina, regolamento di cui il Mibact sta concludendo la redazione, ai fini dell'invio al Consiglio di Stato e, poi, alle Commissioni.
  L'importo da ripartire per il 2015 è di euro 11.045.391, con un incremento del 2,65 per cento rispetto allo stanziamento ripartito per il 2014, pari a euro 10.760.000. Al riguardo, la relazione illustrativa evidenzia che le risorse ripartite con il decreto interministeriale 31 luglio 2014, che è allegato allo schema, pari a euro 10.474.609, sono state integrate con euro 285.391 accantonati in base al decreto-legge n. 35 del 2013 (rispetto allo stanziamento iniziale di euro 10.670.000) e poi riassegnati al cap. 3670 con la legge di assestamento 2014, e successivamente ripartiti in misura percentualmente equa tra i soggetti destinatari del decreto. Dei singoli importi assegnati in tale fase a ciascuna voce dà conto la stessa relazione, nonché la documentazione allegata allo schema.
  Verificato che il disegno di legge di assestamento 2014 registra un incremento di euro 285.391 rispetto alla previsione iniziale di euro 10.670.000 (ossia, allo stanziamento non ridotto a seguito dell'accantonamento), pervenendosi, pertanto, alla previsione assestata di complessivi euro 11.045.391, importo superiore a quanto ripartito, chiede conferma al Governo che ciò deriva unicamente da meccanismi contabili in base ai quali solo nel rendiconto 2014 sarà evidente uno stanziamento pari a quello effettivamente ripartito.
  Osserva che la stessa relazione illustrativa evidenzia che anche quest'anno, non essendo sopraggiunti cambiamenti a livello normativo, la programmazione è impostata sui criteri precedenti, basati sulla storicizzazione del contributo iniziale per le diverse istituzioni, quale presente nelle rispettive leggi istitutive (leggi per le quali vi rimando alla tabella 2 del dossier predisposto dal Servizio Studi) e sottolinea che, pertanto, l'amministrazione non ha margini di discrezionalità nella redistribuzione delle risorse. Di conseguenza, ribadisce la necessità – già da noi sottolineata nei pareri resi nel 2013 e nel 2014 – che dal dibattito politico emerga una condivisione di intenti che porti ad una proposta normativa di riorganizzazione di tutto il settore dei contribuiti ministeriali per legge. Al riguardo, ricordo a mia volta che, in occasione dell'esame dello schema di riparto per il 2014, il rappresentante del Governo, condividendo le riflessioni della Commissione, aveva sottolineato l'esigenza di una organica riflessione, da condurre insieme con il Parlamento. E ricordo, altresì, che, proprio per facilitare l'avvio della stessa, il Servizio Studi aveva operato, con dossier del 4 aprile 2014, una ricognizione normativa. Infine, la relazione illustrativa evidenzia che si è ritenuto di procedere distribuendo equamente l'incremento del 2,65 per cento. Nella tabella 1 del dossier predisposto è operato un raffronto a partire dal 2012.
  Rammenta, poi, che in una lettera inviata ai presidenti delle Commissioni cultura e istruzione di Camera e Senato, il Ministro Franceschini ha sottolineato la necessità di intervenire in tempi rapidi al fine di introdurre sistemi di razionalizzazione dei meccanismi di riparto dei contributi da erogare agli enti culturali, in particolare, prevedendo l'assegnazione di specifici contributi a istituzioni culturali reputate meritevoli e introducendo una disciplina volta ad assicurare trasparenza e correttezza in ordine all'impiego delle risorse, attraverso specifici obblighi di rendicontazione a carico delle istituzioni beneficiarie. Segnala, quindi, che è di prossima emanazione il regolamento di delegificazione per la razionalizzazione della disciplina recata dalla legge n. 534 del 1996.
  Venendo quindi al testo dello schema, evidenzia che l'articolo 1 reca l'indicazione dell'importo complessivo da ripartire – pari, come ho già detto, a euro 11.045.391 – e indica la ripartizione tra singoli destinatari (o gruppi di destinatari) dei primi 7.735.924 euro, con l'importo a ciascuno di essi spettante. La relazione illustrativa fa presente che i contributi di cui all'articolo 1 riguardano tre finanziamenti da attribuire a seguito di bando – le cui Pag. 66procedure sono appena iniziate – e conseguente valutazione, e cinque finanziamenti ad importanti istituzioni culturali. Si tratta, nel primo caso, dei contributi per: convegni culturali, pubblicazioni e per le Edizioni nazionali istituite anteriormente alla legge n. 420 del 1997; premi e sovvenzioni per scrittori, editori, librai, grafici, traduttori del libro italiano in lingua straniera, associazioni culturali; funzionamento di biblioteche non statali con esclusione di quelle di competenza regionale.
  Con riguardo al gruppo delle 5 importanti istituzioni culturali, si tratta dei contributi per: Fondazione Festival dei due mondi di Spoleto; Centro internazionale di studi per la conservazione e il restauro dei beni culturali; Fondazione «La Biennale» di Venezia; Fondazione «La Triennale» di Milano; Fondazione «La Quadriennale» di Roma. In particolare, la relazione pone in evidenza la questione relativa al contributo al Centro internazionale di studi per la conservazione e il restauro dei beni culturali (ICCROM) che, confluito, a decorrere dal 2002, nell'attuale cap. 3670, è finalizzato ad onorare gli obblighi di cui all'articolo 2 dell'Accordo Italia-UNESCO per disciplinare l'istituzione del Centro, concluso a Parigi il 27 aprile 1957 e ratificato dall'Italia con legge n. 723 del 1960.
  Al riguardo ricorda che, in base all'articolo 2 dell'Accordo, il Governo italiano, indipendentemente dalle sue contribuzioni al Centro in qualità di Stato membro del medesimo, si è impegnato a mettere gratuitamente a disposizione dello stesso la sede arredata e a provvedere a manutenzione e pulizia della stessa sede. In base all'articolo 3, si è, inoltre, impegnato a mettere a disposizione il personale amministrativo necessario. In base all'articolo 3 della legge n. 723 del 1960, all'onere derivante dalla partecipazione italiana al Centro si provvede a carico dello stato di previsione del Ministero degli affari esteri. Più nello specifico, la relazione sottolinea che, a seguito delle consistenti riduzioni apportate negli anni allo stanziamento, l'ICCROM ha accumulato un deficit per un totale di euro 697.018,25. Evidenziato che le richieste di risorse finanziarie integrative formulate più volte dal Mibact al MEF non sono state esaudite, sottolinea la necessità di una approfondita riflessione a livello parlamentare al fine di definire procedure e modalità per ottemperare, anche in accordo con tutte le Amministrazioni coinvolte, agli obblighi di legge.
  L'articolo 2 reca la ripartizione delle rimanenti somme, pari ad euro 3.309.467. Al riguardo, la relazione illustrativa evidenzia che si tratta di contributi a tredici istituzioni culturali e di un finanziamento – quello destinato agli archivi privati di notevole interesse storico – da attribuire a seguito di bando. Con riguardo a quest'ultimo aspetto, la medesima relazione evidenzia – come già la relazione allegata allo schema di riparto per il 2014 – che la Direzione generale per gli archivi ha fatto presente che dispone di alcuni progetti inseriti nel piano di ripartizione 2013 che, per mancanza di fondi, non sono stati finanziati, per i quali la dichiarazione di ammissibilità al contributo è intervenuta prima del 15 agosto 2012, data a partire dalla quale i contributi per interventi conservativi volontari, che riguardano anche gli archivi in questione, sono stati sospesi.
  Ricorda, infine, che allo schema sono allegati i piani di spesa da cui si evincono (in buona parte) i beneficiari, nel 2014, delle voci relative a: convegni (euro 124.333,12 complessivi); pubblicazioni (euro 150.400 complessivi); Edizioni nazionali (euro 254.353 complessivi); biblioteche non statali (euro 545.897,00 complessivi. Per tale voce non risulta allegato l'elenco degli stanziamenti attribuiti a 233 biblioteche a seguito della assegnazione delle risorse integrative con legge di assestamento); archivi privati di notevole interesse storico, nonché archivi appartenenti ad enti ecclesiastici (con assegnazione alle soprintendenze archivistiche, euro 81.527,38 complessivi); scrittori, editori, librai, grafici, traduttori del libro italiano (euro 64.353,88 complessivi: in particolare, la documentazione – che in questo caso non contiene l'elenco dei beneficiari Pag. 67– evidenzia che i pagamenti non sono stati ancora effettuati in quanto la procedura si è conclusa il 25 marzo 2015).
  In conclusione, sottopone all'attenzione del Governo la necessità di dar seguito alle segnalazioni riferite ai riferimenti normativi indicati nello schema e all'incongruenza nell'indicazione dei dati, nei termini indicati nel dossier.

  Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta pomeridiana.

  La seduta termina alle 18.55.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 21 aprile 2015. — Presidenza della vicepresidente Flavia PICCOLI NARDELLI. — Intervengono la sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo, Francesca Barracciu e il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi.

  La seduta comincia alle 18.55.

Documento di economia e finanza 2015 e Allegati. Doc. LVII, n. 3.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, poiché non vi sono obiezioni, accoglie la richiesta di attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

  Manuela GHIZZONI (PD) relatrice, ricorda che il Documento di economia e finanza costituisce il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio. Esso, infatti, traccia gli impegni di consolidamento delle finanze pubbliche in una prospettiva di medio-lungo termine e definisce, sul versante delle diverse politiche pubbliche, gli indirizzi adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita europeo e il conseguimento degli obiettivi definiti nella Strategia Europa 2020.
  Con riferimento al 2014, il DEF evidenzia come nel quarto trimestre 2014 si è interrotta la caduta dei livelli generali d'attività. Nel complesso, tuttavia, nel 2014 il PIL ha registrato una contrazione dello 0,4 per cento, su cui ha inciso in maniera rilevante la debolezza della domanda interna, in particolare degli investimenti. Un apporto positivo è, invece, disceso dalla domanda estera. Nel 2015 l'economia italiana è entrata in una fase di moderata ripresa. In considerazione di ciò, il DEF fissa le stime tendenziali di crescita del PIL allo 0,7 per cento per il 2015 e all'1,3 per cento per il 2016, al rialzo rispetto alle previsioni indicate ad ottobre 2014 nel Documento programmatico di bilancio (DPB). Per gli anni successivi, il DEF prevede una crescita tendenziale del PIL più contenuta, pari nel 2017 all'1,2 per cento e in media all'1,1 per cento nel biennio successivo. Tale flessione, tuttavia, non discenderebbe da considerazioni negative circa l'andamento dell'economia italiana, ma riflette – secondo quanto illustrato nel DEF – un principio di cautela circa la valutazione delle principali variabili di finanza pubblica. In particolare, il Governo ha sottratto dalla previsione del tasso di crescita tendenziale del PIL l'impatto positivo sulla crescita che stima provenire da alcune riforme strutturali. Tale impatto è stato, invece, considerato nella formulazione delle previsioni programmatiche di crescita a partire dal 2018.
  Come di consueto, il nostro esame si soffermerà, in particolare, sulla terza sezione del DEF, recante lo schema del Programma Nazionale di riforma (PNR), che prosegue nell'azione di rilancio dell'economia italiana già delineata all'inizio del mandato di Governo. Nel Programma si verifica l'esito delle riforme intraprese dopo l'approvazione del PNR dello scorso anno e si prospetta un'agenda di interventi Pag. 68in grado di conseguire sia gli impregni presi in sede europea (rispetto alla generale Strategia Europa 2020, oltre alle specifiche Raccomandazioni rivolte all'Italia l'8 luglio 2014, cui seguono le più recenti Analisi elaborate dalla Commissione, nel marzo 2015), sia di impostare una crescita – economica e sociale – che possa essere intelligente, sostenibile e solidale.
  Ecco perché le politiche di riforma indicate nel PNR 2015 con riferimento a istruzione, formazione, università, ricerca e cultura rappresentano uno degli asset principali del percorso di riforme strutturali, nella consapevolezza che molti dei nodi che rallentano lo sviluppo del Paese sono superabili solo attraverso un investimento sul capitale umano. Nel merito, le iniziative assunte hanno l'obiettivo di contrastare la disoccupazione giovanile e l'abbandono scolastico, assicurare ai giovani le competenze necessarie per essere cittadini e lavoratori nel XXI secolo, innovare la nostra economia anche attraverso l'incremento del numero dei ricercatori, numero che collocano l'Italia fra gli ultimi paesi in assoluto nella Comunità Europea.
  Segnala, inoltre, che in coerenza con gli obiettivi del PNR, il Governo collega alla decisione di bilancio alcuni provvedimenti di nostro particolare interesse, quali il disegno di legge di riforma della scuola, attualmente all'esame della Commissione, e il disegno di legge concernente il cinema e lo spettacolo dal vivo, non ancora presentato. Nell'ambito dell'istruzione e della formazione, la Commissione europea a luglio 2014 aveva raccomandato all'Italia (Raccomandazione 6) di: rendere operativo il sistema nazionale di valutazione degli istituti scolastici e dei docenti, per migliorare i risultati e, conseguentemente, ridurre i tassi di abbandono scolastico; accrescere l'apprendimento basato sul lavoro, nonché l'istruzione terziaria professionalizzante; istituire il registro nazionale delle qualifiche, per garantire un ampio riconoscimento delle competenze; erogare i finanziamenti pubblici premiando in misura sempre più consistente la qualità dell'istruzione superiore e della ricerca.
  Nel documento successivo del 18 marzo 2015, nel dar seguito alle citate Raccomandazioni, la Commissione, pronunciandosi per la prima volta in tal senso, evidenzia il progresso compiuto dall'Italia poiché: «Il governo dà la priorità alla spesa per l'istruzione, dopo diversi anni di tagli». La Commissione valuta quindi positivamente la priorità attribuita alla spesa per l'istruzione attuata mediante sia l'istituzione del Fondo per la buona scuola con la legge di stabilità 2015 (dotato di 1 miliardo di euro nel 2015 e 3 miliardi di euro dal 2016) e sia lo stanziamento di 1 miliardo di euro per le azioni riguardanti le misure di sicurezza, l'efficienza energetica e i regolamenti antisismici nonché la ristrutturazione degli edifici scolastici. In particolare, è apprezzata l'assunzione «su base permanente a partire da settembre 2015» di insegnanti che ora lavorano con contratti temporanei.
  Al riguardo, osserva che il PNR si sofferma ampiamente nella descrizione degli interventi per la riforma del sistema nazionale di istruzione presenti nel disegno di legge A.C. 2994 – «Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti» – di cui il 10 aprile abbiamo avviato l'esame e che, come ho già detto, è collegato alla decisione di bilancio. L'impatto macroeconomico di tale riforma è indicato nel +0,3 per cento del PIL entro il 2020, nel +0,6 per cento entro il 2025 e nel +2,4 per cento nel lungo periodo. Nello stesso ambito, il PNR evidenzia che entro il 2015 – in raccordo con la messa a regime del Sistema Nazionale di Valutazione (SNV), del Rapporto di Autovalutazione e del Piano di Miglioramento di ciascuna scuola – sarà introdotta la valutazione dei dirigenti scolastici e dei docenti. In particolare, i dirigenti scolastici riceveranno obiettivi di mandato individuati dagli Uffici scolastici regionali sulla base dei dati del SNV. Il raggiungimento di tali obiettivi sarà oggetto di valutazione periodica anche al fine di quantificare una parte della retribuzione. I docenti saranno valutati dai dirigenti scolastici. Questi indirizzi di intervento Pag. 69trovano corrispondenza con disposizioni e deleghe legislative contenute nel citato DDL di Riforma del sistema nazionale di istruzione, a cui rinvio.
  La Commissione europea, nel merito delle iniziative per mettere a regime il SNV, si esprime positivamente affermando che «le misure per migliorare i risultati scolastici sono promettenti». A tale proposito manifesta un indirizzo condivisibile e da attuare, poiché raccomanda un «adeguato coinvolgimento di tutti gli attori e le parti interessate» come elemento essenziale «per il successo dell'iniziativa».
  Il documento della Commissione europea evidenzia, invece, che i progressi sono stati contenuti per quanto riguarda l'apprendimento sul lavoro e lo fa con parole chiare: «La pertinenza dell'istruzione per il mercato del lavoro è tuttora limitata». Rileva, ad esempio, la ridotta scala di applicazione del programma sperimentale per lo svolgimento di periodi di formazione in azienda per gli studenti degli ultimi due anni delle scuole secondarie di secondo grado per il triennio 2014-2016, attraverso la stipula di contratti di apprendistato, previsto dal decreto-legge n. 104 del 2013. La Commissione, poi, stigmatizza il ritardo con il quale si sta provvedendo alla definizione del quadro unitario per il riconoscimento delle qualifiche. Rileva che la Commissione valuta, invece, positivamente – nell'ambito dell'istruzione terziaria a orientamento professionale – l'introduzione, dal 2015, di una quota premiale per il finanziamento degli istituti tecnici superiori: è «un passo positivo» anche se gli ITS «restano una piccola nicchia del sistema di istruzione: alla fine del 2013 frequentavano istituti tecnici superiori solo circa 5000 studenti, sebbene i dati sull'occupabilità dei diplomati siano incoraggianti».
  Sul collegamento istruzione e mondo del lavoro, il PNR ricorda che il ddl di Riforma del sistema nazionale di istruzione – a cui rinvio nuovamente – introduce nell'ordinamento una durata minima dei percorsi di alternanza scuola-lavoro e mette a regime la possibilità di svolgere periodi di formazione in azienda attraverso la stipula di contratti di apprendistato. Segnalo, inoltre, che il PNR fa riferimento all'istituzione di un registro nazionale delle imprese che propongono percorsi di alternanza scuola-lavoro, che non è tuttavia presente nel testo dell'A.C. 2994. Con riferimento al tema delle qualifiche, il PNR evidenzia che l'intesa che definisce un quadro operativo per il riconoscimento a livello nazionale delle qualificazioni regionali, raggiunta nella Conferenza Stato-regioni del 22 gennaio 2015, segna un avanzamento sostanziale verso l'attuazione del più complessivo sistema nazionale di certificazione delle competenze e la realizzazione del Registro nazionale delle qualifiche, previsto dal decreto legislativo n. 13 del 2013.
  All'azione sulle competenze e sulle attività della scuola il Governo ha affiancato un investimento straordinario sull'edilizia scolastica per la messa in sicurezza, l'efficienza energetica, l'adeguamento antisismico e l'ammodernamento delle scuole esistenti e la creazione di nuovi istituti adatti all'innovazione didattica. Più di 400 interventi sono stati già realizzati e 200 sono in corso di completamento con le risorse messe a disposizione dal decreto Fare. Il 30 giugno 2014 il CIPE, riprogrammando Fondi di Sviluppo e Coesione, ha destinato 400 milioni a interventi di messa in sicurezza e agibilità delle scuole per un totale di 2.328 interventi del valore medio di circa 160 mila euro. Le aggiudicazioni avverranno con iter agevolato per consentire una rapida partenza delle opere. Altri 376 interventi, presenti sempre nelle graduatorie del decreto del «Fare», potranno essere finanziati con i ribassi d'asta. Il Patto di Stabilità è stato sbloccato per 404 cantieri in corso o che stanno aprendo per un valore di 244 milioni, con progetti dall'importo medio di un milione, generando circa 400 milioni di valore complessivo. A luglio 2014 è stata aggiunta alle quattro categorie di beneficiari della quota dell'otto per mille già esistenti, una quinta tipologia costituita da «ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli immobili di Pag. 70proprietà pubblica adibiti all'istruzione scolastica. Con l'articolo 10 del decreto-legge n. 104 del 2013 è stata autorizzata la stipula di mutui con oneri di ammortamento a carico dello Stato per favorire interventi di messa in sicurezza, realizzazione e ristrutturazione di edifici scolastici. Stante il costo del denaro attuale, a disposizione ci saranno circa 850 milioni, al netto degli oneri, di cui sono già stati definiti i criteri per il riparto tra le regioni. Il Disegno di legge di Riforma del sistema nazionale di istruzione introduce misure sia sul piano della programmazione degli interventi che su quello finanziario (concorso di idee per la selezione di soluzioni progettuali innovative finanziati con finanziamenti INAIL che porteranno alla costruzione di circa 60 nuove scuole; potenziamento del ruolo e delle funzioni attribuite all'Osservatorio per l'edilizia scolastica; creazione di una programmazione unica nazionale per gli interventi in materia di edilizia scolastica; recupero di risorse stanziate per vecchie procedure avviate per interventi di edilizia scolastica al fine di riassegnarle agli interventi previsti nella programmazione nazionale unica; indagini diagnostiche dirette a prevenire fenomeni di crollo dei solai degli edifici scolastici). Sono poi previste risorse per l'edilizia scolastica da assegnare con lo strumento dei fondi immobiliari agli Enti locali beneficiari. Grazie alle somme sbloccate si potranno rigenerare strutture obsolete o costruire nuovi edifici dotati degli standard di sicurezza più recenti e di nuovi modelli di spazi di apprendimento. Infine, si ricorda che l'immissione dei dati sull'Anagrafe dell'edilizia scolastica è stata effettuata per 13 regioni e entro il 30 giugno 2015 verrà completata per le restanti regioni.
  La Commissione, per quanto riguarda l'istruzione terziaria, sottolinea la «maggiore attenzione alla qualità dell'istruzione superiore», riferendosi, in particolare, all'incremento, nel 2014, della quota di finanziamenti pubblici legati al risultato trasferiti alle università e alla definizione di criteri – cosiddetti costi standard – per l'assegnazione della quota residua di finanziamento pubblico.
  Con riferimento all'ambito universitario, evidenzia che il PNR evidenzia che le azioni di Governo intendono puntare sia su una sempre più stretta relazione fra qualità e ripartizione delle risorse (che riguarderà anche gli enti di ricerca), sia «sulla revisione delle regole di reclutamento dei docenti universitari con interventi su Università che non raggiungono gli obiettivi di qualità del reclutamento del personale attraverso le chiamate degli abilitati». Su questo intervento – che non trova ulteriore spiegazione nel PNR – sarebbe utile un chiarimento da parte del Governo. Nel PNR, inoltre, il Governo indica come azione prioritaria l'aumento dell'impatto delle misure di diritto allo studio, «base di garanzia per tutti gli studenti capaci e meritevoli in stretta correlazione con il reddito», anche completando l’iter di definizione dei livelli essenziali delle prestazioni previsto dal decreto legislativo n. 68 del 2012. Su tali aspetti – che incidono direttamente sul tasso degli immatricolati e quindi dei laureati e sulla reale esigibilità del diritto ad una istruzione superiore – insistono anche le proposte di legge sulla tassazione universitaria, da quasi due anni in esame presso la Commissione: ritengo che l'espressione del Governo in merito non sia più procrastinabile.
  Osserva, altresì, che il Governo propone poi «il rafforzamento dello strumento dei prestiti d'onore in un'ottica di parallelismo, non di sostituzione o supplenza del diritto allo studio». Tale specificazione è apprezzabile – soprattutto se fosse riferita ad aiuti per il conseguimento di titoli di specializzazione, come i master – ma altrettanto sarebbe una valutazione attenta delle esperienza già messe in campo e che non hanno mai dato esiti concretamente positivi, come il Rendiconto della Corte dei Conti segnala ormai da molti anni. Cita, al riguardo, l'esperienza delle Marche, ove hanno beneficiato del prestito d'onore soggetti che concretamente non necessitavano di tale misura. Nel PNR sono poi evidenziate Pag. 71specifiche azioni per favorire la mobilità degli studenti e l'internazionalizzazione del sistema educativo e della ricerca – in particolare, estendendo e potenziando il programma Erasmus e utilizzando il cosiddetto Fondo giovani –, così come per favorire l'allineamento con le migliore pratiche internazionali e rendere l'Italia attrattiva.
  Nel più volte citato documento della Commissione, sono anche evidenziate alcune criticità tuttora non risolte. Tra di esse, la mancanza di un sistema globale di orientamento formativo a tutti i livelli di istruzione: il 46 per cento dei diplomati del 2014 non erano soddisfatti della loro scelta. Si apprezza che dall'anno scolastico 2013/14 le attività di orientamento e consulenza formativa siano obbligatorie, ma le risorse a disposizione sono limitate. Le linee guida emanate nel febbraio del 2014 riconoscono la necessità di ampliare e migliorare le attività di orientamento formativo, anche per contrastare più efficacemente la dispersione scolastica, anche se ci avviciniamo all'obiettivo nazionale per il 2020 del 16 per cento, siamo molto lontani al tasso europeo.
  Altra criticità richiamata dalla Commissione, che non ha ancora corrispondenza in specifiche azioni del PNR, riguarda le competenze degli adulti, dato che la popolazione italiana tra i 16 e i 65 anni è quella che ha il più basso livello di capacità di scrittura, lettura e calcolo dei paesi dell'UE, mentre l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita non è sufficientemente diffuso. Altra criticità riguarda il finanziamento dell'università, poiché «la spesa per l'istruzione terziaria in percentuale al PIL, è ben al di sotto della media UE»: la Commissione si sofferma sul fatto che tra il 2009 e il 2013, il finanziamento pubblico complessivo è stato ridotto di circa il 20 per cento in termini reali e la spesa dell'amministrazione pubblica per l'istruzione terziaria in percentuale al PIL è la più bassa dell'UE (0,4 per cento nel 2012).
  Con riferimento agli obiettivi della strategia Europa 2020, gli obiettivi italiani indicati dal PNR 2015 – confermando sostanzialmente gli obiettivi nazionali fissati dal PNR 2014 – prevedono di raggiungere nel 2020: un livello di spesa in ricerca e sviluppo pari all'1,53 per cento del PIL, a fronte di un valore registrato per il 2012 pari a 1,26 per cento e di un obiettivo europeo del 3 per cento; un livello di abbandoni scolastici inferiore al 16 per cento del totale dei 18-24 enni, a fronte di un valore registrato nel 2014 del 15 per cento e di un obiettivo europeo inferiore al 10 per cento; un livello di istruzione terziaria pari al 26-27 per cento, a fronte di un livello registrato nel 2014 del 23,9 per cento e di un obiettivo europeo del 40 per cento. Se il secondo e il terzo obiettivo sono connessi alle politiche del PNR che ho precedentemente illustrato, pertanto valgono le considerazioni che ho anticipato, rispetto al primo obiettivo segnalo che il Governo, tra gli strumenti per sostenere la ricerca e l'innovazione, ha individuato l'ampliamento del vigente quadro di crediti d'imposta per la ricerca e lo sviluppo (la cui nuova disciplina è contenuta nella legge di stabilità 2015) e l'impiego di personale altamente qualificato come specifico indicatore che caratterizza le PMI innovative, che possono godere delle agevolazioni a supporto dell'innovazione, previste dal cosiddetto decreto-legge Investment compact. Questa disposizione, peraltro, risponde almeno in parte alla criticità rilevata dalla Commissione europea circa la difficoltà per i lavoratori altamente qualificati di trovare una occupazione corrispondete al loro profilo.
  Relativamente alla ricerca, il PNR evidenzia, in particolare, che entro il 2015 sarà pubblicato il Programma nazionale per la ricerca 2014-2020 – che dovrebbe essere portato a conoscenza della Commissione con una audizione del Ministro –, che intende integrare gli interventi a livello europeo, nazionale e regionale, puntando sul rafforzamento del capitale umano, delle infrastrutture di ricerca, della collaborazione pubblico-privato, del sostegno specifico al Mezzogiorno. Sottolinea, in particolare, che l'impatto del Programma nazionale della ricerca dipenderà Pag. 72molto dal capitale umano che il Paese riuscirà a formare e ad attrarre. Occorrerà, pertanto, intervenire sulla qualità della formazione alla ricerca, sul percorso di carriera e sui canali attraverso i quali i ricercatori possono trasferire alla società i risultati del loro lavoro. A partire dal 2015, ci si prefigge, dunque, di avviare iniziative per la valorizzazione e l'attrazione dei migliori ricercatori e per l'innovazione dei percorsi di dottorato di ricerca, rafforzandoli sugli aspetti inerenti l'internazionalizzazione, l'interdisciplinarietà e l'intersettorialità. Su questi interventi – che annunciano, ad esempio, l'avvio di una selezione a carattere nazionale per posizione a tempo determinato, o la semplificazione dell'impiego delle risorse assunzionali di università e EPR – sarebbe utile un chiarimento da parte del Governo.
  Per il settore dell'Alta formazione artistica, musicale e coreutica, il PNR evidenzia, fra l'altro, che il cantiere AFAM appositamente costituito ha elaborato il documento «Chiamata alle arti», sul quale sarebbe auspicabile un coinvolgimento delle commissioni parlamentari competenti. Inoltre, fa presente che nel 2015 sarà riattivato il Consiglio nazionale per l'alta formazione artistica, musicale e coreutica. Osserva che il PNR conferma, inoltre, l'azione di rafforzamento ed integrazione tra le politiche per la cultura e quelle per il turismo, settori riconosciuti come essenziali per la crescita civile ed economica del Paese. In particolare, anche a seguito del dibattito svolto durante il semestre di presidenza italiana, si evidenzia il ruolo della cultura come strumento di sviluppo e di coesione sociale, così come si riconosce il suo carattere trasversale e le sue implicazioni intersettoriali, che impongono ormai una modifica dei tradizionali schemi di governance delle politiche di settore, richiedendo piuttosto la definizione di nuovi modelli di collaborazione tra i diversi livelli istituzionali e tra soggetti pubblici e privati. In tale ottica, ricordo che a fine 2014 è stato insediato un tavolo permanente tra MIBACT e ANCI, in attuazione del Protocollo d'intesa precedentemente siglato, finalizzato a individuare soluzioni innovative in materia di gestione dell'offerta culturale delle città. In tale contesto si inserisce anche la previsione del conferimento annuale del titolo di capitale italiana della cultura recata dal decreto-legge n. 83 del 2014. Nello stesso spirito è stato affrontato anche l'assetto organizzativo dell'amministrazione MIBACT, occasione per sciogliere alcuni nodi del comparto beni culturali e del turismo. Il PNR ricorda, in particolare, che la nuova politica gestionale ha interessato anche il settore dei musei, con la costituzione di un sistema museale italiano costituito da 20 musei dotati di autonomia tecnico-scientifica – la cui direzione sarà affidata con un bando internazionale emanato il 7 gennaio 2015 a esperti in materia di gestione museale – e da una rete di 17 Poli regionali. Del sistema museale nazionale fanno parte i musei statali, nonché, tramite apposite convenzioni stipulate con il direttore del Polo museale territorialmente competente, ogni altro museo di appartenenza pubblica o privata.
  Relativamente all'attrazione di capitali privati, il PNR ricorda che la legge di stabilità 2015 ha ulteriormente ampliato la platea dei destinatari dell’Art Bonus, estendendo la possibilità di fruire delle agevolazioni fiscali anche per il sostegno delle fondazioni lirico-sinfoniche e dei teatri di tradizione.
  Rispetto al tema della Semplificazione (oggetto della Raccomandazione 7), il PNR ricorda che in ambito culturale sono stati facilitati i procedimenti di riproduzione dei beni culturali e la consultazione degli archivi. Infatti, è stato ridotto da 40 a 30 anni il termine previsto per la consultazione presso gli Archivi di Stato dei documenti di organi giudiziari ed amministrativi e si è disposto che non sia dovuto alcun canone per le riproduzioni di specifici beni culturali. Purtroppo da tale facilitazione restano esclusi i documenti d'archivio. Per evidente vantaggio della ricerca è auspicabile che anche per il patrimonio documentale si possano disporre norme di semplificazione nella riproduzione.Pag. 73
  In conclusione, rinvia, per ulteriori approfondimenti, alla documentazione predisposta dagli Uffici.

  Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Delega al Governo per la riforma del codice della nautica da diporto.
C. 2722 Governo, approvato dal Senato.

(Parere alla IX Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, poiché non vi sono obiezioni, accoglie la richiesta di attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

  Bruno MOLEA (SCpI), relatore, illustra il provvedimento in esame, approvato in prima lettura dal Senato l'11 novembre 2014, recante una delega al Governo per la riforma del codice della nautica da diporto ed è stato assegnato in sede referente alla IX Commissione. Esso è composto di un solo articolo, suddiviso in sette commi e coinvolge solo marginalmente la competenza della VII Commissione, come sarà in seguito descritto.
  Illustrandone sinteticamente il contenuto, ricorda che il comma 1 dell'articolo unico conferisce una delega al Governo per la riforma del codice della nautica da diporto (decreto legislativo n. 171 del 2005). La delega ha un termine di ventiquattro mesi dall'entrata in vigore della legge. I decreti legislativi sono emanati su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con i ministri degli esteri, dell'ambiente, degli affari europei, della pubblica amministrazione, della giustizia, dell'istruzione, dello sviluppo economico e dei beni culturali. I decreti legislativi attuativi dovranno disciplinare le seguenti materie: a) regime amministrativo e navigazione delle unità da diporto; b) attività di controllo in materia di sicurezza della navigazione da diporto e di prevenzione degli incidenti in prossimità della costa; c) revisione della disciplina sanzionatoria, sulla base della gravità delle violazioni del codice, del pregiudizio da queste recato alla tutela degli interessi pubblici e del pericolo derivante da condotte illecite; d) aggiornamento dei requisiti psicofisici necessari per il conseguimento della patente nautica; e) procedure per l'approvazione e l'installazione di sistemi di alimentazione con GPL, metano e elettrici sulle unità da diporto di nuova costruzione o già immesse sul mercato.
  Tra i principi e criteri direttivi indicati al comma 2 dell'articolo unico per l'esercizio della delega, segnalo quelli di cui alle lettere r), s) e t) – che toccano alcuni profili di interesse per la Commissione cultura. Nello specifico, la lettera r) introdotta nel corso dell'esame in Commissione al Senato, dispone l'equiparazione, a tutti gli effetti, alle strutture ricettive all'aria aperta, delle strutture organizzate per la sosta ed il pernottamento di turisti all'interno delle proprie imbarcazioni ormeggiate nello specchio acqueo appositamente attrezzato, secondo i requisiti stabiliti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sentiti i Ministeri dei beni e delle attività culturali e del turismo e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. La lettera s), poi, prevede l'inserimento della cultura del mare e dell'insegnamento dell'educazione marinara nei piani formativi scolastici, nel rispetto dei principi costituzionali e della normativa vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche attraverso l'attivazione di specifici corsi e l'istituzione della giornata del mare nelle scuole.
  In proposito, ricorda che il Codice della nautica da diporto contiene, all'articolo 52 (cultura nautica), una disposizione di carattere programmatico che demanda al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nel rispetto delle prerogative costituzionali delle regioni, la facoltà di inserire, nell'ambito dei piani formativi scolastici di ogni ordine e grado, senza Pag. 74nuovi oneri per la finanza pubblica, l'insegnamento della cultura nautica, anche attraverso l'attivazione di specifici corsi; a tale fine il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti collabora alla definizione di specifici progetti formativi, avvalendosi della Lega navale italiana, della Federazione italiana della vela, delle Amministrazioni locali interessate, nonché attraverso gli istituti tecnici nautici.
  Con riferimento, infine, alla lettera t) – di interesse per la Commissione per i suoi profili afferenti allo sport – evidenzia che questa dispone l'istituzione della figura professionale dell'istruttore di vela, nel rispetto dei principi generali della sicurezza nautica e della salvaguardia della vita umana in mare. Si prevede in particolare: a) l'istituzione di un elenco nazionale, aggiornato, degli istruttori professionali, consultabile nel sito istituzionale della Federazione italiana vela (FIV) e della Lega navale italiana (LNI) e nei siti dei comuni nel cui territorio sono presenti centri velici (gli oneri derivanti dall'istituzione e dalla tenuta dell'elenco nazionale di cui al precedente periodo sono posti a carico degli iscritti); b) che gli istruttori di vela siano in possesso del brevetto della FIV o della LNI, rilasciato nel rispetto del Sistema Nazionale di Qualifiche dei tecnici sportivi del CONI e del Quadro europeo delle qualifiche – European Qualification Framework dell'Unione europea.
  Per un approfondimento sull'intero provvedimento in esame, rimanda alla documentazione predisposta dagli uffici.

  Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 19.30.