CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 21 aprile 2015
428.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
Pag. 14

SEDE REFERENTE

  Martedì 21 aprile 2015. — Presidenza del presidente Francesco Paolo SISTO. – Intervengono la ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, e i sottosegretari di Stato per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Sesa Amici, Luciano Pizzetti e Ivan Scalfarotto.

  La seduta comincia alle 14.50.

Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati.
C. 3-35-182-358-551-632-718-746-747-749-876-894-932-998-1025-1026-1116-1143-1401-1452-1453-1511-1514-1657-1704-1794-1914-1946-1947-1977-2038-bis-B, approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 20 aprile 2015.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, comunica che è stata avanzata la Pag. 15richiesta che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante l'impianto audiovisivo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.
  Avverte che, con note pervenute in data odierna, il vicepresidente del gruppo del Partito democratico, Ettore Rosato ha comunicato che, per il seguito dell'esame del provvedimento, i deputati Roberta Agostini, Bersani, Bindi, Cuperlo, D'Attorre, Fabbri, Giorgis, Lattuca, Marco Meloni e Pollastrini sono sostituiti rispettivamente dai deputati: Vazio, Stella Bianchi, Paola Bragantini, Covello, Ermini, Gadda, Giampaolo Galli, Morani, Patriarca e Piazzoni.
  Ricorda inoltre che, per il gruppo Misto, il deputato Merlo è sostituito per tutto il corso dell'esame del provvedimento dal deputato Schullian.
  Avverte, altresì, che il deputato Gigli ritira i propri emendamenti.
  Comunica che, a seguito di un errore materiale, nella bozza del fascicolo degli emendamenti, distribuita nella seduta di ieri, sono state incluse le seguenti proposte emendative, che risultano irricevibili e, pertanto, non sono state pubblicate in allegato al resoconto sommario della medesima seduta: Mucci 1.103, che prevede l'assegnazione di 143 seggi in ragione proporzionale, nell'ambito di liste circoscrizionali; Nuti 2.27, recante modifiche all'articolo 34 del testo unico delle leggi per la disciplina dell'elettorato attivo e per la tenuta e la revisione delle liste elettorali (decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 1967).
  Informa che la deputata Biancofiore e il deputato Bianconi hanno scritto contestualmente a lui e alla Presidente della Camera per chiedere una revisione della valutazione di irricevibilità di alcune proposte emendative da loro presentate alla proposta di legge recante disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati (C. 3-bis-B).
  Ricorda, in via generale, che nella seduta del 16 aprile 2015 ha provveduto, sulla base di quanto convenuto in sede di Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, a fornire alla Commissione alcuni chiarimenti sulle modalità di formulazione e di votazione degli emendamenti, necessarie al fine di assicurare la correttezza del procedimento e di garantire la coerenza del testo della Commissione all'esito delle votazioni. In tale sede, ha chiarito che, trattandosi di seconda lettura, sarebbero state considerate irricevibili – e, quindi, non pubblicate – le proposte emendative che fossero intervenute su parti del testo approvate dalla Camera, in prima lettura, e non modificate dal Senato, salvo i casi di proposte emendative strettamente consequenziali a modifiche introdotte dal Senato.
  Svolge, quindi, alcune considerazioni sul giudizio di irricevibilità delle suddette proposte emendative, fermo restando che la Commissione dovrà attendere la valutazione della Presidente della Camera.
  Con riferimento all'articolo aggiuntivo a prima firma Corsaro, il deputato Bianconi, che ne è cofirmatario, chiarisce nella sua lettera che si tratta di una proposta emendativa volta a introdurre un principio di responsabilità oggettiva dei partiti o movimenti politici per il contrasto alla corruzione. Secondo quanto affermato dal deputato Bianconi, la proposta emendativa introdurrebbe un principio innovativo consequenziale ad un elemento di novità fondamentale introdotto nell'ambito dell'esame in seconda lettura al Senato. L'introduzione del meccanismo basato sui capilista bloccati determinerebbe, a suo giudizio, una più marcata responsabilità dei partiti e dei movimenti politici in ordine alla selezione dei candidati, che giustificherebbe l'introduzione di un regime sanzionatorio specifico qualora sia dimostrato che essi hanno selezionato «ai fini dell'elezione della Camera rappresentativa dei cittadini, una classe dirigente inadeguata e condannata per reati di stampo mafioso, di corruzione, concussione, contro il patrimonio pubblico e la pubblica amministrazione».
  Alla luce del criterio richiamato nella seduta del 16 aprile scorso – che impone una valutazione rigorosa sul nesso di «stretta consequenzialità» tra i contenuti nuovi presenti nelle proposte emendative e le modifiche apportate dal Senato – ha Pag. 16ritenuto di considerare irricevibile l'articolo aggiuntivo a prima firma Corsaro, che introduce una disciplina del tutto nuova rispetto al testo e che, al contrario di quanto sostenuto nella lettera del deputato Bianconi, non appare legata da un nesso di stretta consequenzialità alle modifiche apportate dal Senato.
  Con riferimento, poi, all'emendamento a firma Bianconi, volto a modificare le modalità di assegnazione dei seggi attraverso la previsione di «elenchi circoscrizionali bloccati collegati a liste di candidati concorrenti nei collegi plurinominali», il presentatore osserva che tale modifica introdurrebbe un principio innovativo consequenziale alle novità introdotte dal Senato con riferimento ai capolista bloccati e al sistema delle preferenze.
  A tal proposito, il giudizio di irricevibilità formulato con riferimento alla suddetta proposta emendativa si fonda sulla circostanza che vi è stata la deliberazione conforme di Camera e Senato sulle disposizioni che stabiliscono che l'elezione avvenga esclusivamente nell'ambito di collegi plurinominali e che non appare quindi possibile introdurre la previsione di elenchi di candidati riferiti al diverso ambito della circoscrizione. Non sembra, peraltro, sussistere un nesso di stretta consequenzialità tra l'introduzione di un sistema di voto che prevede elenchi su base circoscrizionale, da una parte, e l'introduzione dei capilista bloccati e del sistema delle preferenze, dall'altra.
  In merito, infine, all'emendamento a prima firma Biancofiore, la deputata preliminarmente sostiene come il testo approvato in prima lettura dalla Camera sia radicalmente mutato nei suoi principi generali a seguito dell'esame svolto presso il Senato della Repubblica. In particolare la deputata Biancofiore rileva come sia stato modificato il meccanismo per l'assegnazione dei seggi nella Regione Trentino Alto Adige/Südtirol, oggetto del suo emendamento. In conclusione sostiene che in relazione alle disposizioni per la Regione Trentino Alto Adige/Südtirol non sia corretto e opportuno richiamare il principio di doppia deliberazione conforme da parte dei due rami del Parlamento.
  Ritiene che tale argomentazione non sia fondata. Rileva infatti che l'emendamento, con la modifica della lettera a) del comma 1 dell'articolo 1 e con le conseguenti soppressioni e modifiche agli articoli 2 e 4, non propone parziali modifiche del sistema elettorale della Regione Trentino Alto Adige/Südtirol, ma è volto ad eliminare tout court la previsione di un regime elettorale speciale per quella Regione, riconducendo tale sistema alle disposizioni generali.
  Osserva, in particolare, che il comma 2, capoverso comma 1-bis, dell'articolo 2 del provvedimento – che introduce un comma all'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957 – dispone che la circoscrizione Trentino Alto Adige/Südtirol è costituita in otto collegi uninominali e che la restante quota di seggi spettante alla circoscrizione è attribuita con il metodo del recupero proporzionale. Tale capoverso, di cui l'emendamento dell'onorevole Biancofiore chiede la soppressione, è alla base di quanto disposto dal comma 1, lettera a), dell'articolo 1 del provvedimento, che prevede collegi uninominali per la Regione Trentino Alto Adige/Südtirol. Rileva che il suddetto capoverso comma 1-bis è stato modificato dal Senato solo per l'inserimento di carattere formale della dizione «Südtirol». Ritiene, quindi, che non vi possano essere dubbi sul fatto che sulla previsione di un regime elettorale speciale per la Regione ci sia stata una doppia deliberazione conforme da parte dei due rami del Parlamento e che tale aspetto non possa più essere messo in discussione.
  Conferma, quindi, in attesa delle determinazioni della Presidente della Camera, il giudizio di irricevibilità degli emendamenti in questione.

  Maurizio BIANCONI (FI-PdL) intende rendere noto ai colleghi della Commissione il contenuto di una delle proposte emendative di cui è cofirmatario, che è stata valutata come irricevibile da parte Pag. 17della presidenza della Commissione. In particolare, ricorda che nel passaggio al Senato è stato introdotto il principio dell'elezione di fatto automatica dei capolista. Tale meccanismo, a suo giudizio, ha ontologicamente modificato ciò che era stato approvato in prima lettura dalla Camera dei deputati.
  Entrando in medias res, ritiene che la predetta proposta emendativa sia necessaria per introdurre un principio di responsabilità oggettiva dei partiti o dei movimenti politici qualora risulti che gli eletti siano successivamente condannati per reati gravi quali corruzione, concussione, reati contro il patrimonio pubblico e la pubblica amministrazione.
  Pone, inoltre, la questione di un'altra proposta emendativa, a sua firma, che per ragioni a suo avviso incomprensibili è stata giudicata irricevibile, riguardante la cosiddetta «riserva» di alcuni eletti in elenchi bloccati collegati a liste concorrenti nei collegi plurinominali. Nel sottolineare l'irragionevolezza della previsione di soggetti nominati anche nelle liste proporzionali, ritiene che tali nominativi debbano essere collocati in liste separate, per ciascuna circoscrizione.
  Fa presente, quindi, che le motivazioni illustrate dalla presidenza a conferma del giudizio di irricevibilità non sono affatto convincenti.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, ricorda che, così come richiesto dai presentatori dei ricorsi avverso il giudizio di irricevibilità ovvero di inammissibilità di talune proposte emendative, il giudizio definitivo verrà pronunciato dalla Presidente della Camera e, pertanto, la Commissione non potrà considerare concluse le votazioni sugli emendamenti fino a quando non interverrà la decisione della Presidente.

  Arturo SCOTTO (SEL) ritiene necessario motivare la scelta preannunciata da parte del proprio gruppo di abbandonare i lavori della Commissione Affari costituzionali, che considera un fatto molto serio. Sottolinea, quindi, come alla base di tale decisione non vi sia alcuna strumentalità, ma che, al contrario dovrebbe esserci maggiore responsabilità da parte della maggioranza ed in particolare da parte del gruppo parlamentare che ha il compito di dare la linea e che dovrebbe, pertanto, avere come principale preoccupazione quella di avvicinare le posizioni politiche dei diversi gruppi parlamentari.
  Evidenzia, altresì, come vi sia oramai la tendenza a considerare il lavoro delle Commissioni alla stregua di mera ratifica di quanto stabilito dal Governo. Sul punto, dichiara di condividere le amare considerazioni svolte dal professor Zagrebelsky.
  Ritiene, pertanto, che sia corretto che coloro i quali hanno deciso di andare avanti senza prendere in considerazione le posizioni altrui si assumano la responsabilità di procedere alle votazioni in solitudine. Certamente la legge elettorale dovrebbe, al contrario, avere un'ampia base di decisione e di condivisione. Per queste ragioni, nel confermare che il suo gruppo abbandonerà i lavori della Commissione, si augura che la ministra Boschi abbia la saggezza di evitare il ricorso alla posizione della questione di fiducia, che produrrebbe una grave lesione democratica nel Paese e nel Parlamento e rappresenterebbe un fatto di assoluta gravità per i rappresentanti dei cittadini.
  Si augura, pertanto, che non ci sia un'ulteriore forzatura, dal momento che il Parlamento si trova attualmente in una condizione di estrema debolezza e non vorrebbe, quindi, che si corra il rischio di un vero e proprio «commissariamento».

  Stefano QUARANTA (SEL), nel preannunciare la presentazione di una relazione di minoranza da parte del suo gruppo, desidera svolgere alcune precisazioni di merito. In particolare, ricorda come il professor D'Alimonte, nel corso delle audizioni svoltesi presso la Commissione Affari costituzionali nella fase dell'esame preliminare della legge elettorale, abbia spiegato che questa riforma consentirà, di fatto, l'elezione diretta del premier. Ritiene, quindi, che tale scelta avrebbe dovuto essere discussa in altro modo e con Pag. 18ben altro approfondimento, dal punto di vista sia politico che tecnico.

  Renato BRUNETTA (FI-PdL) ricorda come siano passati più di tredici mesi dall'approvazione del provvedimento in esame in prima lettura e che, dopo la sentenza della Corte costituzionale n. 1 del 2014, forte è stato l'impulso da parte del Presidente della Repubblica affinché il Parlamento lavorasse per darsi una nuova legge elettorale, che superasse i profili di illegittimità sollevati dalla Corte. In particolare, la maggioranza dei gruppi parlamentari ha convenuto sull'esigenza di superare i dubbi sulla legittimazione dei deputati eletti con il premio di maggioranza, dichiarato incostituzionale.
  Per fare ciò, occorreva procedere con una maggioranza assai ampia, anche in virtù del cosiddetto Patto del Nazareno. Venuto meno tale accordo, è venuta meno anche l'ampia condivisione sulla legge elettorale. Oggi, di fronte all'esame in seconda lettura, la maggioranza si è ridotta e si evidenza in modo insanabile l'uso del premio di maggioranza come necessario per l'approvazione di tale rilevante provvedimento.
  Sottolinea, quindi, come non vi sia nessuna contraddizione nel comportamento tenuto da parte del gruppo di Forza Italia.
  Evidenzia, altresì, come si realizzi oggi un'ulteriore grave ferita, costituita dalla sostituzione degli esponenti della cosiddetta minoranza del Partito Democratico, sostituiti con un atto di imperio per assicurare la blindatura del testo. Si tratta di un fatto che non ha precedenti nella storia parlamentare per dimensioni e perché riguarda l'esame di un provvedimento di estrema delicatezza e importanza.
  Al riguardo, rileva altresì che sono state sostituite personalità di spicco, in quanto non più accettate nell'ambito della dialettica parlamentare.
  Sottolinea, quindi, come, a suo giudizio, il fatto che non si possa pensare di approvare la legge elettorale a colpi di maggioranza e stigmatizza quanto è stato dichiarato in relazione ad eventuali modifiche del disegno di legge costituzionale, in riferimento al quale sembra sia stato addirittura proposto una sorta di «scambio». Evidenzia come si stiano cambiando le regole della democrazia e ribadisce, quindi, che il suo gruppo non parteciperà oltre ai lavori della Commissione, al fine di sottolineare la profonda ferita inferta alla democrazia parlamentare. Si augura che nel passaggio in Aula il Governo non ponga la questione di fiducia e preannuncia che il suo gruppo contrasterà tale evenienza con tutti gli strumenti di dialettica politica e regolamentare, a difesa della libertà del Parlamento. Dichiara, altresì, che verranno ripresentate in Assemblea dal suo gruppo tutte le proposte emendative già presentate in Commissione e che, nell'ipotesi del voto di fiducia, il suo gruppo chiederà il voto segreto sulla votazione finale del provvedimento.

  Ignazio LA RUSSA (FdI-AN) esprime la propria contrarietà nei confronti sia del comportamento tenuto dalla maggioranza del Partito Democratico, che ha effettuato le sostituzioni di dieci componenti facenti parte della minoranza del gruppo, sia della reazione di quest'ultima, che non sta prendendo parte ai lavori della Commissione, pur avendone diritto. Ritiene, pertanto, che, se da una parte è stata posta in essere una condanna di tipo stalinista, dall'altra si tiene un atteggiamento di supina accettazione.
  Per quanto riguarda, poi, la forma di protesta scelta dai deputati delle opposizioni di non prendere parte al seguito dei lavori in Commissione sulla legge elettorale, preannuncia l'intenzione di adeguarsi per ragioni di uniformità, pur non condividendola nel merito, in quanto ritiene che gli «assenti hanno sempre torto».
  Precisa, tuttavia, che uscirà dall'aula della Commissione solo dopo aver illustrato il primo degli emendamenti da lui presentati. A questo proposito, evidenzia l'importanza del proprio emendamento 1.26 – dichiarato inammissibile dalla presidenza della Commissione a causa della mancanza della parte consequenziale – volto a eliminare la figura dei capolista Pag. 19bloccati, consentendo così agli elettori di scegliere i candidati da eleggere secondo la propria preferenza. A suo avviso, si tratta di una proposta emendativa avente una propria autonomia, che non necessita di una parte consequenziale e, quindi, preannuncia la presentazione di un ricorso sul punto, indirizzato sia alla presidenza della Camera sia a quella della Commissione.
  Avverte, inoltre, che nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, prevista per la giornata odierna, chiederà che sia posticipato l'avvio dell'esame in Assemblea del provvedimento in oggetto.

  Danilo TONINELLI (M5S) manifesta il proprio disappunto per il clima venutosi a creare in Commissione a seguito della sostituzione dei deputati dissenzienti appartenenti al Partito Democratico, evidenziando, inoltre, come la decisione, da parte dei gruppi di opposizione, di abbandonare i lavori della Commissione, non equivalga a un atteggiamento passivo.
  Dopo aver espresso dubbi sulla legittimità della predetta sostituzione, anche sotto il profilo regolamentare, fa presente che il suo gruppo ha presentato pochi emendamenti mirati, tutti di merito, senza intenti ostruzionistici, e che manterrà il medesimo atteggiamento nel prosieguo dell'esame della legge elettorale in Assemblea, in modo da non offrire pretesti al Governo per la posizione della questione di fiducia.
  Rileva, quindi, come non sussistano ragioni per accelerare l’iter del provvedimento in oggetto, in quanto una legge elettorale esiste già ed è quella risultante dalla sentenza della Corte costituzionale n. 1 del 2014.

  Cristian INVERNIZZI (LNA) si associa alle critiche formulate da parte dei colleghi delle opposizioni intervenuti nel dibattito nei confronti della scelta effettuata dalla maggioranza del gruppo del Partito Democratico, di sostituire i dieci deputati dissenzienti con riferimento all'esame in Commissione della legge elettorale.
  Rivendicando, quindi, la scelta delle opposizioni di abbandonare i lavori della Commissione, in quanto ritenuti completamente inutili, preannuncia la presentazione di una relazione di minoranza da parte del suo gruppo.

  Mara MUCCI (Misto-AL), dichiarando l'intenzione di partecipare ai lavori della Commissione in rappresentanza del proprio gruppo, pur consapevole della scarsa possibilità di introdurre modifiche, si chiede come possa parlare di difesa della democrazia un gruppo che ha proceduto all'espulsione di alcuni dei suoi parlamentari, senza alcun contraddittorio. Osservando, quindi, che tutti i gruppi politici hanno i loro problemi interni, ritiene inutile l'abbandono dell'aula della Commissione, in quanto ritiene che chi non partecipa ai lavori non possa poi lamentarsi delle decisioni assunte.

  Maurizio LUPI (AP) ritiene che una scelta importante, come quella di abbandonare la Commissione, sia stata presa senza valide motivazioni. Osserva, poi, che il gruppo Movimento 5 Stelle si caratterizza per un elevato numero di espulsioni. Prosegue ricordando che frequentemente nel terzo passaggio parlamentare i provvedimenti non vengono ulteriormente modificati, per un'assunzione di responsabilità da parte dei parlamentari.
  Con riferimento alla norma costituzionale secondo la quale i membri del Parlamento esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato, sottolinea come tale disposizione si riferisca all'Assemblea e non alle Commissioni, che prevedono una rappresentanza proporzionale dei gruppi ed è pertanto corretto che il parlamentare esprima la volontà del gruppo al quale appartiene. Osserva, inoltre, che a dimostrazione di tale affermazione è espressamente previsto in Assemblea l'intervento a titolo personale in dissenso dal gruppo.
  Richiama il precedente storico del 1993 quando la Camera dei deputati, presieduta da Napolitano, approvò una riforma della legge elettorale, della quale era relatore Mattarella, a seguito del risultato di un referendum. In tale occasione, tutti i gruppi esclusero il ricorso al voto segreto, Pag. 20in quanto fu ritenuto necessario che gli elettori sapessero cosa avevano scelto i loro rappresentanti. Ritenendo che l'attuale situazione, nella quale il legislatore è stato chiamato ad intervenire dalla Corte costituzionale, sia analoga a quella del 1993, chiede che anche oggi la riforma sia approvata con voto palese e che tutti i gruppi si confrontino apertamente alla luce del sole.
  Apprezza la volontà del Governo di riformare la legge elettorale, ritenendo che, in caso di fallimento, il Governo dovrà tenere conto della volontà del Parlamento. Rivolgendosi alle opposizioni, evidenzia come sia naturale, a suo parere, che il Governo voglia blindare il testo del provvedimento al suo terzo passaggio parlamentare, e che la sostituzione di alcuni deputati dissenzienti non sia un atto di forza ma una modalità riconosciuta dal Regolamento e già più volte adottata.
  Chiede, infine, che, per senso di responsabilità, sia evitato il ricorso al voto di fiducia.

  Emanuele FIANO (PD), rammaricandosi per le critiche espresse da alcuni presidenti di gruppo e per l'abbandono della Commissione da parte di alcuni deputati, intende evidenziare quattro punti.
  Sottolinea, innanzitutto, la serietà dimostrata dal Partito Democratico durante l’iter legislativo del provvedimento in esame, che è già stato oggetto di un ampio dibattito sia alla Camera sia al Senato.
  Rispondendo al presidente del gruppo Forza Italia, che ha contestato la legittimità di parlamentari eletti con una legge elettorale dichiarata costituzionalmente illegittima, osserva che al Senato anche i rappresentanti del gruppo Forza Italia hanno votato a favore del provvedimento.
  In relazione alle obiezioni del gruppo Movimento 5 Stelle sulla legittimità dello statuto del Partito Democratico, sottolinea che il suo partito, a differenza del Movimento 5 Stelle, ha uno statuto, che rappresenta una garanzia di democraticità.
  Infine, in relazione alla sostituzione di alcuni deputati, segnala che i componenti delle Commissioni devono rappresentare il gruppo al quale appartengono ed è, quindi, necessario che intervengano nella discussione solo i deputati che sono effettivamente rappresentativi della volontà del gruppo.
  Dichiara, pertanto, di considerare pretestuose le critiche mosse al suo gruppo e confida che venga riconosciuto che la riforma elettorale in esame ha compiuto correttamente l’iter previsto dalla Costituzione e dal Regolamento della Camera.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO (SCpI) ritiene che la riforma della legge elettorale costituisca un passaggio importantissimo per il Paese, anche se, per il suo gruppo, non così urgente come sostenuto dal Presidente del Consiglio. Ciò premesso, evidenzia che tale riforma debba comunque essere fatta e che le questioni sulla legittimità del Parlamento siano del tutto infondate, come riconosciuto dalla stessa Corte costituzionale nella sentenza n. 1 del 2014, con riferimento a tutti i parlamentari e non solo a quelli che sono risultati eletti grazie al premio di maggioranza.
  Prosegue ricordando che il suo gruppo non ha votato a favore del provvedimento nel corso della prima lettura ed ha proposto alcune modifiche che continua tuttora a sostenere. Accusa, invece, di incoerenza il gruppo Forza Italia, che ha votato a favore del provvedimento nelle precedenti letture, e il gruppo Movimento 5 Stelle, che ha espulso alcuni dei suoi componenti. Ritiene che la sostituzione di alcuni deputati, effettuata dal gruppo Partito Democratico, costituisca senza dubbio un'anomalia, ma che tale anomalia sia un problema interno a tale gruppo e si chiede come si comporterà la minoranza del partito al momento del voto finale.
  Concorda, poi, con il deputato Lupi nel sostenere il voto palese, al fine di rendere manifeste agli italiani le scelte dei loro rappresentanti, e si augura che il Governo non faccia ricorso al voto di fiducia.
  Osserva, infine, che la legge elettorale che troverebbe applicazione in caso di elezioni immediate riporterebbe il Paese Pag. 21alla cosiddetta prima Repubblica e afferma, quindi, che il suo gruppo intende fermamente evitare che ciò accada.

  Gian Luigi GIGLI (PI-CD) dichiara l'assoluta necessità di riformare la legge elettorale e riconosce la legittimità del Parlamento ad approvare tale riforma. Ricorda che il suo gruppo si è astenuto nel corso della prima lettura ed è tuttora perplesso su alcuni punti, come il riconoscimento del premio di maggioranza alla lista, anziché alla coalizione. Nonostante tali perplessità, si augura comunque che il percorso riformatore prosegua il suo iter e che il tema della rappresentanza politica e della sua organizzazione venga nuovamente affrontato in occasione della riforma costituzionale.
  Si dichiara contrario all'eventualità del ricorso al voto segreto e alla fiducia e non comprende le motivazioni che hanno spinto alcuni gruppi a ritirarsi dalla Commissione in occasione dell'esame di una riforma così importante.

  La ministra Maria Elena BOSCHI evidenzia che la sostituzione di deputati effettuata dal gruppo Partito Democratico costituisce un'applicazione delle regole democratiche, in base alle quali la maggioranza decide la linea politica che deve essere seguita sui singoli provvedimenti e le relative modalità.
  In relazione alle richieste, da alcuni avanzate, di avere più tempo a disposizione per l'approvazione della riforma della legge elettorale, ritiene che nove anni di discussione nel Paese e tredici mesi di dibattito parlamentare siano più che sufficienti.
  Osserva, poi, che uno dei difetti della pregressa legge elettorale è costituito dalla sua approvazione proprio a ridosso delle consultazioni elettorali e, pertanto, l'attuale Governo, che mira a rimanere in carica sino al 2018, ha proposto la riforma della legge elettorale come uno dei suoi primi obiettivi, al di fuori di qualsiasi valutazione contingente a favore di una determinata forza politica.
  Sottolinea l'incoerenza del presidente Brunetta, il cui gruppo ha votato a favore della riforma della legge elettorale in prima lettura alla Camera e poi al Senato, il quale, probabilmente, per uscire dall'imbarazzo, ha preannunciato la richiesta di voto segreto in Assemblea sul provvedimento in oggetto.
  Ribadisce, quindi, come il Parlamento abbia svolto un lavoro assai approfondito, compiendo un'accurata attività istruttoria attraverso l'audizione di esperti e, in particolare, di numerosi costituzionalisti. Precisa, poi, che avrà modo, nel prosieguo dei lavori, di rispondere anche ai dubbi sollevati dal Movimento 5 Stelle in merito ad alcuni aspetti tecnici della legge elettorale.
  Ritenendo che il lavoro svolto nei due rami del Parlamento abbia tenuto in assoluta considerazione l'opinione degli esperti e che non sia stato affatto un lavoro di facciata, precisa che la riforma elettorale è in realtà un provvedimento di iniziativa parlamentare e ritiene, pertanto, che a questo punto i tempi siano maturi affinché il Parlamento proceda all'approvazione definitiva.
  Sottolinea, inoltre, come ciò che sta accadendo in queste ore vada giudicato come un normale meccanismo della democrazia e della dialettica politica, al cui interno non c’è spazio per l'unanimità in quanto in talune circostanze si impone la necessità di adottare delle decisioni.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, ritiene doveroso, a questo punto del dibattito, in qualità di presidente e di relatore, svolgere alcune considerazioni di carattere generale.
  Ricorda, in particolare, come, ai sensi dell'articolo 21 del Regolamento della Camera dei deputati, il presidente rappresenti la Commissione, svolgendo un ruolo certamente non facile. Ciò premesso, prende atto con soddisfazione che in tale delicato passaggio politico e parlamentare tutti i gruppi parlamentari hanno aderito alla sua richiesta di presentare pochi e selezionati emendamenti al fine di consentire un esame approfondito del provvedimento. Nel sottolineare preliminarmente come tutte le scelte politiche compiute in conformità al Regolamento vadano Pag. 22rispettate, evidenzia come in Commissione vigano i principi di collegialità e del contraddittorio e che il presidente è chiamato a svolgere il ruolo di garante.
  Alla luce di tali premesse, fa presente che lo strumento regolamentare della sostituzione dei deputati in Commissione da parte di un gruppo parlamentare con riferimento all'esame di un determinato provvedimento sia pienamente legittimo dal punto di vista regolamentare anche se, ovviamente, il relativo uso può essere stigmatizzato dal punto di vista politico.
  Sottolinea, peraltro, con rammarico come non sia nello stile della Commissione Affari costituzionali lavorare in tali circostanze di conflittualità politica e, per tali ragioni, in qualità di presidente, al fine di tutelare il principio del contraddittorio, ritiene opportuno sospendere i lavori della Commissione per un'ora al fine di consentire ai gruppi parlamentari che hanno deciso di abbandonare i lavori della Commissione di tornare sulle proprie decisioni, per una difesa attiva delle proprie posizioni.
  Precisa che, al termine di tale sospensione, i lavori della Commissione riprenderanno comunque con l'esame delle proposte emendative presentate.

  Ignazio LA RUSSA (FdI-AN), nell'esprimere apprezzamento per il tentativo compiuto dal presidente Sisto, di assicurare il normale svolgimento della dialettica parlamentare all'interno della Commissione Affari costituzionali, ritiene doveroso svolgere alcune considerazioni a seguito dell'intervento svolto dalla ministra Boschi.
  Al riguardo, sottolinea come non si possa valutare la massiccia sostituzione dei deputati del gruppo del Partito Democratico alla stregua di altri precedenti regolamentari.
  La scelta effettuata nell'attuale circostanza, a suo giudizio, toglie qualunque credibilità alla richiesta di evitare il voto segreto sulla legge elettorale, che, a suo avviso, consentirà invece ad alcuni esponenti del Partito Democratico di esprimere liberamente il proprio voto, in quanto consapevoli del fatto che, alla luce del previsto meccanismo dei capolista bloccati, qualora decidessero di non allinearsi in futuro alle scelte del gruppo, non verrebbero ricandidati.

  La seduta sospesa alle 16.45, è ripresa alle 17.55.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, da conto degli esiti dei colloqui da lui avuti con i rappresentanti dei gruppi di opposizione che non hanno portato a un mutamento della decisione di questi gruppi di abbandonare i lavori della Commissione.

  Gennaro MIGLIORE (PD) relatore, esprime apprezzamento per il tentativo effettuato dal Presidente Sisto e rammarico per non poter entrare nel merito di molti emendamenti che sono stati ritirati o saranno dichiarati decaduti. Conferma che terrà conto di tali proposte emendative nella sua relazione per l'Aula e sottolinea il dibattito svolto in Commissione sia in fase di discussione generale che sul complesso degli emendamenti come la cospicua attività istruttoria con lo svolgimento di numerose audizioni.
  Entrando nel merito di alcuni emendamenti, svolge un'osservazione sul rilievo tecnico formulato dal collega Toninelli, secondo il quale si potrebbe arrivare, con l'attribuzione di più seggi nelle regioni Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige e in contrasto con il dettato della Costituzione, a un numero di deputati superiore a 630. Ritiene che tale dubbio sia fugato dalla lettura attenta delle disposizioni del provvedimento che novellano gli articoli 93 e 93-bis del testo unico, fornendo un'interpretazione inequivocabile sul numero di seggi attribuibili nelle due regioni a statuto speciale.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, avverte che la deputata Dadone ha comunicato che sono da considerarsi ritirate tutte le proposte emendative del gruppo del Movimento 5 Stelle.

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  La Commissione passa all'esame dell'articolo 1.

  Gennaro MIGLIORE (PD) relatore invita al ritiro di tutte le proposte emendative riferite all'articolo 1; altrimenti esprime parere contrario.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, esprime parere conforme a quello del collega Migliore, ad eccezione degli emendamenti Brunetta 1.76, Occhiuto 1.80, sugli identici Occhiuto 1.81, Roberta Agostini 1.47 e Invernizzi 1.97, Centemero 1.84 e 1.85, Brunetta 1.75, Centemero 1.89, 1.87 e 1.88, Occhiuto 1.79 e Brunetta 1.78 e 1.77 per i quali si rimette alla Commissione.

  La ministra Maria Elena BOSCHI esprime parere conforme a quello del relatore Migliore.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, comunica che non essendo presenti i firmatari degli emendamenti Matteo Bragantini 1.1 e 1.2, s'intende che vi abbiano rinunciato.
  Comunica che la deputata Mucci ha ritirato il suo emendamento 1.106.
  Comunica altresì che non essendo presenti i firmatari degli emendamenti Brunetta 1.76, Pisicchio 1.95, Costantino 1.66, La Russa 1.25 e Quaranta 1.62 s'intende che vi abbiano rinunciato.

  Giovanni MONCHIERO (SCpI) illustra l'emendamento 1.54 di cui è primo firmatario volto a prevedere un numero superiore di collegi per favorire il rapporto tra eletti ed elettori nonché per ridurre i costi della campagna elettorale.

  La Commissione respinge l'emendamento Monchiero 1.54.

  Mara MUCCI (Misto-AL) illustra il suo emendamento 1.10 che si muove in direzione analoga a quello del collega Monchiero, al fine di una maggiore riconoscibilità dei candidati da parte degli elettori e per andare così incontro alle obiezioni mosse dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 1 del 2014.

  La Commissione respinge l'emendamento Mucci 1.10.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, comunica che non essendo presenti i firmatari degli identici emendamenti Invernizzi 1.19 e Turco 1.8, degli emendamenti Turco 1.9, Quaranta 1.63, Invernizzi 1.18, Fabrizio Di Stefano 1.82, De Girolamo 1.58, Invernizzi 1.17 e Pisicchio 1.94 s'intende che vi abbiano rinunciato.

  La Commissione respinge l'emendamento Mucci 1.101.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, comunica che non essendo presenti i firmatari degli emendamenti Quaranta 1.65 e degli identici Saltamartini 1.16 e Costantino 1.61, s'intende che vi abbiano rinunciato.

  Mara MUCCI (Misto-AL) illustra il suo emendamento 1.100 teso a riequilibrare il rapporto tra i capilista e gli altri candidati della lista.

  La Commissione respinge l'emendamento Mucci 1.100.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, comunica che non essendo presenti i firmatari degli emendamenti La Russa 1.27, Nastri 1.29, Occhiuto 1.80, Pisicchio 1.105 e Invernizzi 1.98, s'intende che vi abbiano rinunciato.

  Giovanni MONCHIERO (SCpI) illustra l'emendamento 1.57 di cui è primo firmatario volto a responsabilizzare politicamente i capilista con l'obbligo di candidarsi almeno in cinque collegi, riducendo così contestualmente il numero dei candidati nominati direttamente dai partiti.

  Gennaro MIGLIORE (PD) relatore, ribadisce il suo parere contrario all'emendamento e alla sua previsione che ritiene Pag. 24una forzatura della libera scelta dei partiti.

  La Commissione respinge l'emendamento Monchiero 1.57.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, comunica che non essendo presenti i firmatari degli identici emendamenti Roberta Agostini 1.47, Occhiuto 1.81 e Invernizzi 1.97, nonché dell'emendamento Quaranta 1.64, s'intende che vi abbiano rinunciato.

  Giovanni MONCHIERO (SCpI) illustra l'emendamento 1.55 di cui è primo firmatario volto a prevedere un meccanismo automatico per l'esercizio dell'opzione in caso di pluricandidature, sottraendola all'arbitrio del capolista. Tale meccanismo individua come scelta il collegio dove la lista ha conseguito il minor numero di voti; sottolinea che non si tratta di un paradosso ma di un criterio teso a favorire la rappresentanza territoriale.

  La Commissione respinge l'emendamento Monchiero 1.55.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, comunica che non essendo presenti i firmatari degli emendamenti Bindi 1.3, Scotto 1.72, Centemero 1.84 e 1.85 e Costantino 1.67, s'intende che vi abbiano rinunciato.

  Giovanni MONCHIERO (SCpI) illustra l'emendamento 1.56 di cui è primo firmatario che, prevedendo la possibilità di apparentamento al turno di ballottaggio tra liste che hanno partecipato al primo turno, ritorna al concetto di coalizione. In questo modo si recuperano le forze politiche escluse dal ballottaggio, si favorisce l'aggregazione e l'aumento del tasso di democrazia, nonché la partecipazione popolare al turno di ballottaggio.

  Gian Luigi GIGLI (PI-CD) osservando che lo spirito dell'emendamento Monchiero 1.56 è analogo a quello di due emendamenti da lui ritirati, annuncia il suo voto di astensione.

  Gennaro MIGLIORE (PD) relatore, osserva che la ragione della sua contrarietà all'ipotesi di apparentamento tra liste al ballottaggio risiede proprio nella ratio del provvedimento in esame che con il divieto di coalizione impone a ogni lista di presentare al primo turno il proprio programma, al fine di offrire all'elettore un quadro il più chiaro possibile. Osserva che la ragione di apparentamento nel turno di ballottaggio non può essere altro che quella di una convenienza elettorale.

  La Commissione respinge l'emendamento Monchiero 1.56.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, comunica che non essendo presenti i firmatari degli emendamenti Invernizzi 1.22 e 1.21, Bindi 1.6, Matteo Bragantini 1.102, Invernizzi 1.20, 1.23 e 1.24, Costantino 1.68, degli identici D'Attorre 1.48 e Pollastrini 1.93, nonché degli emendamenti Brunetta 1.75 e Invernizzi 1.99, s'intende che vi abbiano rinunciato.

  Mara MUCCI (Misto-AL) sottoscrive l'emendamento Centemero 1.89, che prevede che il voto di ballottaggio sia valido solo se ha partecipato alla votazione il 60 per cento degli aventi diritto.

  La Commissione respinge l'emendamento Centemero 1.89, sottoscritto dalla deputata Mucci.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, dichiara decaduti gli emendamenti Centemero 1.87 e 1.88, Invernizzi 1.96, D'Attorre 1.44 e Occhiuto 1.79.

  Mara MUCCI (Misto-AL) sottoscrive l'emendamento D'Attorre 1.50, secondo il quale, in caso di elezione di un capolista in più collegi plurinominali, lo stesso è eletto nel collegio dove la lista ha ottenuto la percentuale più alta. Ritiene che tale emendamento possa rafforzare il collegamento tra elettori ed eletti.

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  La Commissione respinge l'emendamento D'Attorre 1.50, sottoscritto dalla deputata Mucci.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, dichiara decaduti gli emendamenti Pollastrini 1.92, Quaranta 1.59, D'Attorre 1.49, Quaranta 1.60 e Brunetta 1.78.

  Mara MUCCI (Misto-AL) illustra l'emendamento Rizzetto 1.15, del quale è cofirmataria, che collega l'entrata in vigore della riforma elettorale all'entrata in vigore della legge costituzionale che prevede l'abolizione del Senato elettivo.

  La Commissione respinge l'emendamento Rizzetto 1.15.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, dichiara decaduto l'emendamento Brunetta 1.77.

  La Commissione passa all'esame dell'articolo 2.

  Gennaro MIGLIORE (PD), relatore, invita, anche a nome del relatore presidente Sisto, al ritiro, esprimendo altrimenti parere contrario, i presentatori degli emendamenti La Russa 2.36 e Mucci 2.9, degli identici emendamenti Matteo Bragantini 2.3 e Monchiero 2.30, degli emendamenti Matteo Bragantini 2.4 e 2.5, D'Attorre 2.29, Scotto 2.31, Quaranta 2.32, Matteo Bragantini 2.7 e La Russa 2.37 e 2.38.

  La ministra Maria Elena BOSCHI esprime parere conforme a quello dei relatori.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, dichiara decaduto l'emendamento La Russa 2.36.

  Mara MUCCI (Misto-AL) illustra l'emendamento a sua prima firma 2.9, raccomandandone l'approvazione.

  La Commissione respinge l'emendamento Mucci 2.9.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, dichiara decaduto l'emendamento Matteo Bragantini 2.3.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO (SCpI), intervenendo in relazione all'emendamento Monchiero 2.30, di cui è cofirmatario, evidenzia che questo è volto a sopprimere una previsione approvata nel corso dell'esame presso il Senato con il parere contrario del Governo. La disposizione della quale si propone la soppressione prevede l'obbligo di depositare lo statuto della formazione politica all'atto di presentazione delle liste elettorali. Osserva al riguardo che tale previsione, che sarebbe stato più opportuno inserire nell'ambito della disciplina sul finanziamento dei partiti politici, impedisce la partecipazione alle elezioni di liste civiche non organizzate in partiti.

  Mara MUCCI (Misto-AL) ritiene che la previsione in esame non sia sufficiente a garantire la democraticità dei partiti politici.

  Gennaro MIGLIORE (PD), relatore, pur auspicando l'approvazione di una normativa specifica che disciplini le organizzazioni partitiche, ritiene comunque opportuno il mantenimento della previsione in esame, che è stata approvata all'unanimità nel corso dell'esame presso il Senato.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, dichiarandosi estremamente sensibile alla materia, si augura che possa presto essere approvato un organico intervento relativo alla disciplina dei partiti politici.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO (SCpI) ricorda che all'epoca dell'approvazione della Costituzione non tutti i partiti politici erano caratterizzati da un'organizzazione interna democratica e proprio per questo motivo il PCI boicottò l'approvazione di una normativa ad hoc.
  Osserva che l'imposizione dell'obbligo di depositare lo statuto possa costituire un ostacolo all'aggregazione di liste civiche Pag. 26non ancora riunite in un partito. Si augura, comunque, che la norma non sia applicata troppo rigidamente.

  La Commissione respinge l'emendamento Monchiero 2.30.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, dichiara decaduti gli emendamenti Matteo Bragantini 2.4 e 2.5.

  Mara MUCCI (Misto-AL) sottoscrive l'emendamento D'Attorre 2.29, che prevede l'eliminazione dell'obbligo di indicazione del nome del capo della forza politica contestualmente al deposito del contrassegno, ritenendo che tale obbligo costituisca un passo indietro nel livello di democrazia del Paese.

  Gennaro MIGLIORE (PD), relatore, osserva che la vigente disciplina già prevede tale obbligo e che la Corte costituzionale non ha sollevato obiezioni su questo punto.

  La Commissione respinge l'emendamento D'Attorre 2.29, sottoscritto dalla deputata Mucci.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, dichiara decaduti gli emendamenti Scotto 2.31, Quaranta 2.32, Matteo Bragantini 2.7 e La Russa 2.37 e 2.38.

  La Commissione passa all'esame dell'articolo 4.

  Gennaro MIGLIORE (PD), relatore, invita, anche a nome del relatore presidente Sisto al ritiro i presentatori degli emendamenti Quaranta 4.2 e Costantino 4.3, esprimendo altrimenti parere contrario.

  La ministra Maria Elena BOSCHI esprime parere conforme a quello dei relatori.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, dichiara decaduti gli emendamenti Quaranta 4.2 e Costantino 4.3.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 18.50.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 21 aprile 2015. — Presidenza del presidente Francesco Paolo SISTO. – Interviene il sottosegretario di Stato per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Ivan Scalfarotto.

  La seduta comincia alle 18.50.

Documento di economia e finanza 2015.
Doc. LVII, n. 3 e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 16 aprile 2015.

  Giovanni MONCHIERO (SCpI), relatore, sulla base delle considerazioni svolte in sede di relazione, formula una proposta di parere favorevole, con alcune premesse, che procede ad illustrare (vedi allegato 1).

  Francesco Paolo SISTO, presidente, avverte che il gruppo del Movimento 5 Stelle ha presentato una proposta alternativa di parere (vedi allegato 2).

  Mara MUCCI (Misto-AL), dopo aver sottolineato l'interesse per le politiche preannunciate dal Governo in materia di semplificazione, annuncia il voto di astensione del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, avverte che porrà in votazione per prima la proposta di parere del relatore. Precisa che, in caso di approvazione, la proposta alternativa di parere presentata dal gruppo del Movimento 5 Stelle sarà preclusa Pag. 27e non verrà, quindi, posta in votazione.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole del relatore.

  La seduta termina alle 19.10.

COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

  Martedì 21 aprile 2015. — Presidenza del presidente Alessandro NACCARATO.

  La seduta comincia alle 19.10.

Disposizioni in materia di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio nonché di comunione tra i coniugi.
Emendamenti C. 831-B, approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato.
(Parere all'Assemblea).
(Esame e conclusione – Parere)

  Il Comitato inizia l'esame degli emendamenti.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO (SCpI), relatore, rileva che gli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1 non presentano profili critici per quanto attiene al rispetto del riparto di competenze legislative di cui all'articolo 117 della Costituzione e propone pertanto di esprimere su di essi il parere di nulla osta.

  Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere del relatore.

Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti alla Convenzione sulla protezione fisica dei materiali nucleari del 3 marzo 1980, adottati a Vienna l'8 luglio 2005, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
C. 2124-B Governo, approvato dalla Camera e modificato dal Senato.
(Parere alle Commissioni riunite II e III).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  Il Comitato inizia l'esame del provvedimento.

  Alessandro NACCARATO, presidente, in sostituzione della relatrice Marilena Fabbri, impossibilitata a intervenire alla seduta odierna, illustra il disegno di legge del Governo C. 2124-B, che autorizza la ratifica degli emendamenti, adottati l'8 luglio 2005, alla Convenzione sulla protezione fisica dei materiali nucleari del 1980 e che detta specifiche disposizioni di adeguamento dell'ordinamento nazionale, per il prescritto parere alle Commissioni riunite Giustizia e Affari Esteri.
  Il testo all'esame si compone di dieci articoli. Al riguardo, segnala che l'unica modifica sostanziale apportata dal Senato riguarda la soppressione dell'articolo 10, volto ad introdurre nel codice penale il delitto di traffico e abbandono di materiale nucleare. Tale soppressione deriva dalla necessità di coordinare il contenuto del provvedimento con quello della proposta di legge sui reati ambientali, tornata all'esame della Camera (C. 342 e abbinate-B) dopo il recente passaggio presso l'altro ramo del Parlamento.
  L'articolo 10, pertanto – a seguito delle soppressioni operate dal Senato – consta di un unico comma (già comma 3 dell'articolo 10 nel testo approvato dalla Camera), che sanziona in via amministrativa l'inosservanza delle disposizioni e delle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni relative all'uso di materiale nucleare, mentre il testo approvato dalla Camera, accanto a dette sanzioni amministrative, prevedeva al comma 1 – ora soppresso dal Senato – l'introduzione di un autonomo delitto nel codice penale (articolo 437-bis) che, salva la clausola di reato più grave, puniva il traffico e l'abbandono di materie nucleari. Sempre a seguito della soppressione del comma 1 dell'articolo 10 (articolo 437-bis del codice penale) è, per coordinamento, soppressa dal Senato la modifica all'articolo 32-quater del codice penale, che aggiungeva anche le condanne per il delitto di traffico e abbandono di Pag. 28materie nucleari tra quelle che comportano l'incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione.
  Ad analoghe esigenze di coordinamento rispondono le soppressioni degli articoli 11 e 12 del testo approvato dalla Camera.
  Per quanto concerne i restanti articoli del disegno di legge, osserva che i primi due articoli recano, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione degli emendamenti alla Convenzione sulla protezione fisica dei materiali nucleari del 3 marzo 1980, adottati a Vienna l'8 luglio 2005.
  L'articolo 3 reca alcune definizioni, in aggiunta a quelle già contenute nella Convenzione. In particolare, la «protezione fisica attiva» è la protezione fornita dalle forze dell'ordine per proteggere le materie nucleari da atti di sottrazione illecita e le materie e le installazioni da atti di sabotaggio.
  L'articolo 4 individua le autorità competenti, in ottemperanza all'articolo 2A della Convenzione, nel Ministero degli affari esteri (che funge anche da punto di contatto ed esplica i compiti descritti nell'articolo 5 della Convenzione) e nel Ministero dell'interno (che collabora con il Ministero degli affari esteri ed è competente per la protezione fisica attiva), nonché il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell'ambiente. Sono inoltre individuati i compiti dell'ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) in relazione all'attuazione degli Emendamenti in esame.
  L'articolo 5 assegna al Ministero dell'interno il compito di definire gli scenari di riferimento della minaccia alle materie e alle installazioni nucleari al fine di predisporre i piani di protezione fisica, mentre l'articolo 6 sancisce la necessità per l'esercente di installazioni nucleari di ottenere un'autorizzazione (nulla osta) per la protezione fisica passiva delle materie e delle installazioni nucleari e definisce i termini per il suo rilascio.
  L'articolo 7 affida al Ministero dell'interno il coordinamento dei piani di intervento per il recupero e la messa in sicurezza delle materie nucleari.
  L'articolo 8 del disegno di legge introduce una nuova fattispecie penale e attribuisce la relativa competenza al tribunale in composizione collegiale. In particolare, il comma 1 inserisce nel codice penale, tra i delitti di comune pericolo mediante violenza, il nuovo delitto di «attentato alla sicurezza delle installazioni nucleari» e lo punisce con la reclusione da 4 a 8 anni.
  L'articolo 9 riguarda l'inosservanza del contenuto delle autorizzazioni e prevede che l'ISPRA, in caso di inosservanza delle disposizioni contenute nelle autorizzazioni.
  Sotto il profilo del rispetto delle competenze legislative costituzionalmente definite, rileva che il provvedimento si inquadra nell'ambito della materia politica estera e rapporti internazionali dello Stato, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera a), della Costituzione, demandata alla competenza legislativa esclusiva dello Stato.
  Formula, conclusivamente una proposta di parere favorevole (vedi allegato 3).

  Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere del relatore.

  La seduta termina alle 19.20.

AVVERTENZA

Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

Ratifica ed esecuzione del Trattato tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare cinese, in materia di reciproca assistenza giudiziaria penale, fatto a Roma il 7 ottobre 2010.
emendamenti C. 2511 Governo, approvato dal Senato.

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