CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 9 dicembre 2014
353.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

  Martedì 9 dicembre 2014. — Presidenza del presidente Francesco Paolo SISTO. — Intervengono il ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi e i sottosegretari di Stato per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Sesa Amici, Luciano Pizzetti e Ivan Scalfarotto.

  La seduta comincia alle 10.25.

Revisione della parte seconda della Costituzione.
Testo base C. 2613 cost. Governo, approvato dal Senato, C. 8 cost. d'iniziativa popolare, C. 14 cost. d'iniziativa popolare, C. 21 cost. Vignali, C. 32 cost. Cirielli, C. 33 cost. Cirielli, C. 34 cost. Cirielli, C. 148 cost. Causi, C. 177 cost. Pisicchio, C. 178 cost. Pisicchio, C. 179 cost. Pisicchio, C. 180 cost. Pisicchio, C. 243 cost. Giachetti, C. 247 cost. Scotto, C. 284 cost. Francesco Sanna, C. 355 cost. Lenzi, C. 379 cost. Bressa, C. 398 cost. Caparini, C. 399 cost. Caparini, C. 466 cost. Vaccaro, C. 568 cost. Laffranco, C. 579 cost. Palmizio, C. 580 cost. Palmizio, C. 581 cost. Palmizio, C. 582 cost. Palmizio, C. 757 cost. Giancarlo Giorgetti, C. 758 cost. Giancarlo Giorgetti, C. 839 cost. La Russa, C. 861 cost. Abrignani, C. 939 cost. Toninelli, C. 1002 cost. Gianluca Pini, C. 1319 cost. Giorgia Meloni, C. 1439 cost. Migliore, C. 1543 cost. Governo, C. 1660 cost. Bonafede, C. 1706 cost. Pierdomenico Martino, C. 1748 cost. Brambilla, C. 1925 cost. Giancarlo Giorgetti, C. 1953 cost. Cirielli, C. 2051 cost. Valiante, C. 2147 cost. Quaranta, C. 2221 cost. Lacquaniti, C. 2227 cost. Civati, C. 2293 cost. Bossi, C. 2329 cost. Pag. 4Lauricella, C. 2338 cost. Dadone, C. 2378 cost. Giorgis, C. 2402 cost. La Russa, C. 2423 cost. Rubinato, C. 2441 cost. Consiglio regionale dell'Emilia-Romagna, C. 2458 cost. Matteo Bragantini, C. 2462 cost. Civati e C. 2499 cost. Francesco Sanna
(Seguito dell'esame e rinvio)

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 6 dicembre 2014.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, comunica che è stata avanzata la richiesta che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante l'impianto audiovisivo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.
  Comunica, altresì, che la deputata Gasparini ha ritirato gli emendamenti a propria firma 2.70 e 2.78, che il deputato Lattuca ha ritirato il proprio articolo aggiuntivo 1.01 e che la deputata Piccione ha ritirato il proprio emendamento 2.59.
  Avverte, quindi, che si passerà all'esame delle proposte emendative riferite all'articolo 1 e accantonate nella seduta di sabato 6 dicembre.

  Elena CENTEMERO (FI-PdL) ritira l'emendamento Brunetta 1.12, di cui è cofirmataria.

  Celeste COSTANTINO (SEL) ritira l'emendamento Quaranta 1.17, di cui è cofirmataria.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, conferma l'invito al ritiro, esprimendo altrimenti il parere contrario dei relatori, dell'emendamento D'Attorre 1.28, in quanto lo stesso incide su questioni affrontate dall'articolo 2 del testo in esame.

  Alfredo D'ATTORRE (PD) ritira la sua proposta emendativa 1.28, ricordando che la stessa è ispirata al modello tedesco del Bundesrat. Rileva, quindi, che, allo stato, la natura del Senato non appare ancora definita, con riferimento alla sua composizione, alle funzioni ed al rapporto con le autonomie territoriali. Auspica, pertanto, che tali aspetti vengano affrontati nella discussione dell'articolo 2 e, ove non risolti in quella sede, anche nel corso dell'esame in Assemblea.

  Emanuele COZZOLINO (M5S) dichiara di condividere lo spirito dell'emendamento D'Attorre 1.28, testé ritirato.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, conferma l'invito al ritiro, esprimendo altrimenti il parere contrario dei relatori, dell'emendamento Lauricella 1.119, per le medesime motivazioni espresse con riferimento all'emendamento D'Attorre 1.28.

  Giuseppe LAURICELLA (PD) ritira il proprio emendamento 1.119, nello stesso spirito con cui il collega D'Attorre ha ritirato la sua proposta emendativa 1.28.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, comunica che l'emendamento Brunetta 1.120 resta accantonato nell'attesa di una sua riformulazione.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) interviene sul suo articolo aggiuntivo 1.08, chiedendone la votazione, in quanto lo stesso è teso ad una riduzione dei costi della politica, che si realizza anche mediante una significativa diminuzione dei componenti della Camera dei deputati.

  Emanuele FIANO (PD), relatore, conferma che la richiesta di invito al ritiro, da parte dei relatori, delle proposte emendative riferite all'articolo 1 e precedentemente accantonate, ad esclusione dell'emendamento Brunetta 1.120, è motivata da una loro interferenza rispetto agli emendamenti riferiti all'articolo 2.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, osserva come sia in fase di predisposizione la nuova formulazione dell'emendamento Brunetta 1.120, alla luce dei necessari approfondimenti che sono tuttora in corso.

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  Alfredo D'ATTORRE (PD) chiede che resti accantonato anche il suo articolo aggiuntivo 1.02, in virtù dell'analogo accantonamento dell'emendamento Brunetta 1.120, testé confermato.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, chiarisce che non si può far dipendere la votazione di una proposta emendativa dall'accantonamento di un altro emendamento avente differente natura. Chiede, quindi, al deputato D'Attorre se insista nel richiedere la votazione del suo articolo aggiuntivo 1.02, come poc'anzi richiesto dal collega Bragantini con riferimento al suo articolo aggiuntivo 1.08.

  Alfredo D'ATTORRE (PD), in relazione al suo articolo aggiuntivo 1.02, ritiene che non si debbano stabilire gerarchie tra le proposte emendative, chiedendo che l'esame in Commissione risulti ordinato e senza «deroghe» nella messa in votazione o meno delle stesse. Ritira comunque il predetto articolo aggiuntivo, nell'ottica di una rapida conclusione dell'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 1. Auspica comunque che il tema sotteso allo stesso articolo aggiuntivo sia ripreso nel corso della discussione in sede referente e, successivamente, in Assemblea.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, in relazione a quanto testé dichiarato dal deputato D'Attorre, chiarisce che, da un punto di vista tecnico, l'accantonamento di un emendamento non implica che non possano essere poste in votazione le altre proposte emendative riferite allo stesso articolo. Ricorda, quindi, che in sede referente non si votano i singoli articoli, essendo pertanto possibile tornare sulle proposte emendative accantonate, riferite ad articoli precedentemente esaminati dalla Commissione.

  Alfredo D'ATTORRE (PD) prende atto che non vi è un voto conclusivo su ciascun articolo da parte della Commissione, rilevando che le osservazioni appena espresse dal presidente hanno natura prevalentemente politica.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, ribadisce che quanto da lui appena chiarito ha natura squisitamente regolamentare e non politica.

  Celeste COSTANTINO (SEL) ricorda come il suo gruppo abbia, in uno spirito di collaborazione, ritirato le proposte emendative riferite all'articolo 1, nella prospettiva che nella giornata odierna si sarebbe cominciato ad esaminare l'articolo 2. Dopo aver osservato che sembra, invece, essere mutato il clima politico in Commissione, auspica che non vengano applicati «due pesi e due misure», eventualità nella quale il suo gruppo cambierebbe atteggiamento.

  Ettore ROSATO (PD) ricorda come la necessaria messa in votazione di taluni emendamenti precedentemente accantonati – riferiti all'articolo 1 – sia dovuta all'effetto preclusivo che una loro eventuale approvazione avrebbe avuto nei confronti di talune proposte emendative relative all'articolo 2. Auspica, quindi, che si definisca al più presto la riformulazione dell'emendamento Brunetta 1.120, che, a suo avviso, non ha connessioni con gli emendamenti riferiti all'articolo 2.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, chiarisce che il clima politico in Commissione non è cambiato e che l'approfondimento su un'eventuale riformulazione dell'emendamento Brunetta 1.120 è in corso. Ritiene, quindi, che debbano essere poste in votazione la proposta emendativa Matteo Bragantini 1.08, in quanto non ritirata dal presentatore.

  Emanuele COZZOLINO (M5S), nel preannunciare il voto favorevole del suo gruppo sull'articolo aggiuntivo Matteo Bragantini 1.08, rileva come esso sia volto a riequilibrare il numero dei componenti della Camera rispetto al numero dei senatori, al fine di mantenere un sostanziale equilibrio tra i due rami del Parlamento.

  La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Matteo Bragantini 1.08.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, avverte che la Commissione passerà Pag. 6all'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 2 del provvedimento.

  Emanuele FIANO (PD), relatore, anche a nome del presidente e relatore Sisto, invita al ritiro, altrimenti esprimendo parere contrario, i presentatori di tutte le proposte emendative riferite all'articolo 2.

  Il sottosegretario Ivan SCALFAROTTO esprime parere conforme a quello dei relatori.

  Danilo TONINELLI (M5S) illustra l'emendamento Nuti 2.1, interamente soppressivo dell'articolo 2, con il quale il Movimento 5 Stelle evidenzia la sua forte opposizione all'impianto complessivo della riforma del Senato, nel testo approvato dall'altro ramo del Parlamento, sia con riferimento al metodo di elezione indiretta dei senatori, sia rispetto al numero previsto per gli stessi. Ritiene, infatti, che l'articolo 2 in esame sia lo «specchio» della profonda irrazionalità e illogicità cui è improntata la riforma del bicameralismo paritario sostenuta dal Governo.

  Matteo BRAGANTINI (LNA), nel preannunciare il voto favorevole del suo gruppo sull'emendamento Nuti 2.1, segnala come tale posizione a favore di una proposta emendativa interamente soppressiva dell'articolo che reca la riforma della composizione del Senato non pregiudichi la volontà del suo gruppo di sostenere una profonda riforma del bicameralismo, espressa anche attraverso la presentazione di numerose proposte emendative.

  La Commissione respinge l'emendamento Nuti 2.1.

  Danilo TONINELLI (M5S) illustra le finalità dell'emendamento Lombardi 2.3, che mira ad un riequilibrio della distribuzione dei seggi senatoriali tra le diverse regioni, correlando il numero dei senatori eletti da ciascuna regione al numero degli abitanti della regione stessa.

  La Commissione respinge l'emendamento Lombardi 2.3.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, avverte che il deputato Gigli, a nome del suo gruppo, ritira gli emendamenti De Mita 2.42 e Gigli 2.65, 2.72, 2.73, 2.74, 2.75 e 2.84.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione respinge l'emendamento Toninelli 2.4.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, avverte che il deputato Centemero ritira la sua firma dagli emendamenti Bianconi 2.5, 2.6, 2.7, 2.8, 2.9, 2.12, 2.13, 2.14, 2.63, 2.66 e 2.110.

  Maurizio BIANCONI (FI-PdL), nell'illustrare il suo emendamento 2.5, ribadisce la sua personale posizione, fortemente contraria all'elezione di secondo grado del Senato, così come previsto dal provvedimento in esame.
  Ritiene, infatti, prioritario il mantenimento dell'elezione di tale organo costituzionale attraverso suffragio universale e diretto e sottolinea come, con l'attuale proposta di riforma, il Governo si stia assumendo, a suo avviso, una grave responsabilità politica.

  Elena CENTEMERO (FI-PdL), nel motivare il ritiro della propria firma dagli emendamenti presentati dal deputato Bianconi, fa presente che quest'ultimo esprime una posizione personale mentre il suo gruppo valuta in maniera complessivamente positiva la riforma della composizione del Senato recata dal provvedimento in discussione.

  Danilo TONINELLI (M5S), nel ribadire la forte opposizione del suo gruppo rispetto alla riforma del bicameralismo paritario così come concepita dalla maggioranza e dal Governo, preannuncia il voto favorevole del Movimento 5 Stelle sull'emendamento Bianconi 2.5.

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  Matteo BRAGANTINI (LNA) riconosce innanzitutto al deputato Bianconi l'onestà intellettuale dimostrata mantenendo la propria posizione politica, anche in dissenso rispetto a quella espressa dal suo gruppo di appartenenza.
  Ribadisce la posizione della Lega Nord e Autonomie a favore di una composizione del Senato che, analogamente a quanto previsto dal sistema costituzionale tedesco, preveda un vincolo di mandato che colleghi i senatori alle rispettive regioni di appartenenza.

  Stefano QUARANTA (SEL), nel ribadire le proprie critiche con riferimento alla riforma della composizione del Senato proposta dal provvedimento in esame, preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sugli emendamenti a prima firma Bianconi, volti a prevedere l'elezione diretta del Senato e una più equilibrata ripartizione dei seggi tra le diverse regioni.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Bianconi 2.5, 2.6, 2.7, 2.8 e 2.9.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, avverte che sono stati ritirati gli emendamenti Bianconi 2.13 e 2.14

  Danilo TONINELLI (M5S) illustra le finalità del suo emendamento 2.10, volto ad elevare il numero dei senatori elettivi a centocinquantotto, così da contrastare gli effetti negativi dovuti ad una eccessiva contrazione del numero dei componenti del Senato.

  La Commissione respinge l'emendamento Toninelli 2.10.

  Danilo TONINELLI (M5S) illustra l'emendamento a sua prima firma 2.11, facendo notare che esso mira ad introdurre un criterio proporzionale nell'elezione dei senatori, in armonia con l'impianto attuale della Costituzione. Ritiene che tale principio di proporzionalità inoltre scongiuri il rischio di contenzioso costituzionale nel caso di approvazione di leggi elettorali che attribuiscano premi di maggioranza.

  Matteo BRAGANTINI (LNA), auspicata l'approvazione dell'emendamento Toninelli 2.11, ritiene che siano necessarie scelte di riforma costituzionale coerenti e chiare, sottolineando come, al contrario, la soluzione adottata dal testo in esame faccia confusione tra più modelli costituzionali di riferimento, con il rischio di introdurre un sistema inefficace.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione respinge l'emendamento Toninelli 2.11.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, prende atto che, in assenza del presentatore, il deputato Toninelli fa proprio l'emendamento Bianconi 2.12.

  Giancarlo GIORGETTI (LNA) sottoscrive l'emendamento Bianconi 2.12.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge l'emendamento Bianconi 2.12, fatto proprio dai deputati Toninelli e Giancarlo Giorgetti, nonché gli emendamenti Toninelli 2.15, 2.16, 2.17, 2.18 e 2.19.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) illustra l'emendamento Invernizzi 2.20, di cui è cofirmatario, facendo notare che esso prevede un'indennità per i senatori elettivi regionali, con oneri a carico della regione e provincia autonoma di elezione, nonché un vincolo di mandato, per evitare che i senatori tengano comportamenti contrari alla volontà delle istituzioni territoriali di riferimento. Ritiene che tale proposta emendativa vada verso il recepimento del modello tedesco, sottolineando l'esigenza di evitare di commettere errori che sarebbero difficilmente riparabili, trattandosi di una revisione costituzionale.

  Danilo TONINELLI (M5S) ritiene che l'emendamento Invernizzi 2.20 sia condivisibile, in quanto mira al superamento del modello costituzionale adottato nel testo, Pag. 8che appare contraddittorio e lesivo delle prerogative delle autonomie locali. Ritiene che sia preferibile un sistema che, anche se non ad elezione diretta, miri a rappresentare effettivamente le istanze territoriali, mediante la previsione di un vincolo di mandato dei rappresentanti degli enti territoriali e di un potere di veto nel caso in cui la Camera incida sulle materie di competenza delle autonomie locali.
  Chiede, tuttavia, la votazione per parti separate dell'emendamento in questione, non condividendo il quarto comma di tale proposta emendativa, che, a suo avviso, attribuirebbe eccessivo rilievo alle rilevazioni del Ministero dell'interno ai fini della ripartizione dei seggi dei senatori elettivi regionali, non considerando i dati risultanti dai censimenti ufficiali già esistenti.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, accogliendo la richiesta testé formulata, pone in votazione l'emendamento Invernizzi 2.20, con esclusione della parte relativa al suo quarto comma, avvertendo che quest'ultima, in caso di mancata approvazione della parte principale dell'emendamento, non verrà posta in votazione in quanto priva, nell'ambito dell'emendamento, di un proprio autonomo significato normativo.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione respinge la parte dell'emendamento Invernizzi 2.20 relativa ai commi primo, secondo, terzo, quinto, sesto, settimo e ottavo.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) illustra il suo emendamento 2.2, sottolineando come esso miri all'introduzione di un modello di Senato «alla tedesca».

  Danilo TONINELLI (M5S) auspica l'approvazione dell'emendamento Matteo Bragantini 2.2, condividendo la previsione di un vincolo di mandato, con possibilità di revoca dei senatori nel caso di conflitto con gli indirizzi definiti dai rispettivi enti locali.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione respinge l'emendamento Matteo Bragantini 2.2.

  Giuseppe LAURICELLA (PD) illustra l'emendamento 2.21, a sua prima firma, sottolineando come esso miri ad una soluzione di equilibrata mediazione per quanto riguarda l'indicazione dei senatori, valorizzando sia il ruolo dei presidenti della regione, sia quello dei consigli degli enti territoriali, favorendo, altresì, la scelta di persone serie e competenti. Osserva, inoltre, che la proposta di modifica tende a ridurre il divario in termini di rappresentanza tra le regioni più grandi e quelle più piccole, prevedendo che nessuna regione possa avere un numero di senatori inferiore a tre e superiore a nove.
  Pur giudicando opportuno modificare l'attuale formulazione dell'articolo 2, che, a suo avviso, appare criticabile, ad esempio laddove prevede che facciano parte del Senato figure istituzionali prive di potestà legislativa, come i sindaci, dichiara di ritirare il suo emendamento, riservandosi di ripresentarlo in Assemblea, dove confida in un parere diverso da parte dei relatori e del Governo.

  Stefano QUARANTA (SEL) esprime rammarico per il ritiro dell'emendamento Lauricella 2.21, di cui condivide le finalità.

  Danilo TONINELLI (M5S), ritenendo eccessivo e lesivo del principio di rappresentanza la scelta di attribuire ai presidenti delle regioni il potere di indicare ben tre senatori, precisa che, se fosse stato posto in votazione, non avrebbe votato a favore dell'emendamento Lauricella 2.21.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione respinge l'emendamento Dieni 2.22.

  Emanuele COZZOLINO (M5S) illustra l'emendamento Lombardi 2.25, di cui è cofirmatario.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) preannuncia il suo voto di astensione sull'emendamento Lombardi 2.25, non condividendo il fatto che si continui a contemplare la possibilità di nominare senatori cittadini che abbiano illustrato la Patria per altissimi Pag. 9meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario, non giudicando corretto introdurre un simile principio in un'Assemblea legislativa che rappresenta le autonomie locali.

  Emanuele COZZOLINO (M5S) fa notare che, in base alla formulazione dell'emendamento Lombardi 2.25, i cittadini nominati senatori per i loro altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario, rimarrebbero in carica per una sola legislatura.

  Danilo TONINELLI (M5S), nel dichiararsi contrario alla nomina a senatori, a tempo o a vita, di determinati cittadini, pur in presenza di altissimi meriti, fa notare che l'obiettivo dell'emendamento in oggetto è quello di ridurre il danno e di migliorare, per quanto possibile, il testo del provvedimento in esame, prevedendo che sia il Regolamento del Senato a stabilire le procedure di nomina.

  Teresa PICCIONE (PD), ricordando di aver ritirato il suo emendamento 2.59, che affronta proprio l'argomento in discussione, prevedendo la possibilità di nomina di senatori da parte del Presidente della Repubblica, giudica importante esprimere la propria posizione favorevole, affinché avvenga un atto di riconoscimento nei confronti di chi abbia illustrato la Patria per altissimi meriti.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione respinge l'emendamento Lombardi 2.25.

  Emanuele COZZOLINO (M5S) illustra l'emendamento Lombardi 2.23, di cui è cofirmatario, teso a diminuire il numero dei senatori, a prevedere l'elezione di un solo senatore per le regioni più piccole e l'elezione con sistema proporzionale, secondo le indicazioni della sentenza n. 1 del 2014 della Corte Costituzionale, indicazioni che, in sostanza, si vogliono inserire nella Costituzione. Fa presente che, inoltre, l'emendamento prevede il divieto di candidature multiple in quanto queste sono uno strumento di controllo degli eletti da parte delle segreterie dei partiti.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Lombardi 2.23 e 2.24, Toninelli 2.26 e 2.27.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, constata l'assenza dei presentatori dell'emendamento Bianconi 2.29.

  Danilo TONINELLI (M5S) fa proprio l'emendamento 2.29.

  La Commissione respinge l'emendamento 2.29, fatto proprio dal deputato Toninelli.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, constata l'assenza dei presentatori dell'emendamento Bianconi 2.30: s'intende che vi abbiano rinunciato.

  La Commissione respinge l'emendamento Sannicandro 2.28.

  Elena CENTEMERO (FI-PdL) ritira l'emendamento 2.31, di cui è prima firmataria.

  Roger DE MENECH (PD) illustra l'emendamento 2.32, di cui è primo firmatario, che tende a far sì che nel nuovo Senato siano rappresentati anche i comuni di medie dimensioni. Constatata però l'esigenza di mantenere inalterato il numero dei senatori, accoglie l'invito dei relatori e ritira l'emendamento 2.32.

  Rosy BINDI (PD) illustra con un unico intervento gli emendamenti 2.33, 2.34, 2.35 e 2.36, di cui è prima firmataria, in quanto di contenuto analogo. Ricorda che sull'articolo 2 al Senato è stato trovato faticosamente un punto di sintesi che però non è soddisfacente, come dimostrato anche dal numero di emendamenti presentati da più parti politiche.
  Osserva, in proposito, di condividere sia il principio del superamento del bicameralismo perfetto, sia quello della trasformazione del Senato in una Camera rappresentativa Pag. 10delle autonomie, come luogo di cooperazione istituzionale. Condivide, altresì, anche la necessità di una riduzione delle spese ottenibile attraverso la soppressione dell'indennità dovuta ai senatori. Ma, proprio su queste basi, ritiene poco coerente il testo approvato dal Senato, prima di tutto per la mancata previsione della presenza dei presidenti delle regioni e dei sindaci delle aree metropolitane e per il conseguente mantenimento della Conferenza Stato-Regioni.
  Con gli emendamenti da lei proposti, si cerca di rendere più coerente l'impianto, prevedendo che il Senato, mantenendo il numero di cento senatori, sia formato dai presidenti delle regioni e da consiglieri regionali eletti direttamente, nella stessa tornata di elezione dei consigli regionali, senza aggravio di spese. Si prevede, inoltre, che i senatori non percepiscano indennità ulteriore a quella di consigliere regionale. Constata che l'elezione diretta offre più garanzie di quella di secondo grado, sperimentata con risultati non lusinghieri in occasione dell'elezione per le province. Sottolinea, poi, che le scelte compiute da parte delle forze politiche con riferimento agli esponenti candidati alle elezioni per il rinnovo dei consigli regionali, non ha fornito negli ultimi anni una gran prova e sarebbe meglio, quindi, affidarsi ai cittadini, con la previsione di un'elezione diretta.
  Chiede, pertanto, ai relatori e al Governo se è possibile, in un'ottica di modifica dell'articolo 2, aprire un'interlocuzione con il Senato, al fine di superare il rischio che l'altro ramo del Parlamento modifichi di nuovo il testo.
  Con l'auspicio, quindi, che nell'esame in Aula si possa operare nel senso di correggere le incongruenze dell'articolo 2 e giungere così a un testo più «pulito», accogliendo l'invito dei relatori, ritira gli emendamenti 2.33, 2.34, 2.35 e 2.36.

  Danilo TONINELLI (M5S) fa suoi gli emendamenti 2.35 e 2.36, annunciando la sottoscrizione da parte di tutti i deputati del gruppo del Movimento 5 Stelle appartenenti alla Commissione.

  Stefano QUARANTA (SEL) annuncia che anche i deputati del suo gruppo, facenti parte della Commissione, sottoscrivono gli emendamenti 2.35 e 2.36.

   Danilo TONINELLI (M5S), intervenendo sull'emendamento 2.35, osserva di condividerlo nell'ottica di un miglioramento del testo, anche se la posizione ufficiale del suo gruppo è favorevole a un Senato eletto integralmente in via diretta dai cittadini. Questo per evitare i disastri delle elezioni di secondo grado delle province, con listoni unici, e di porre fine a organi istituzionali formati da nominati. Concorda, in parte, con quanto affermato dalla collega Bindi, anche se non è favorevole al superamento del bicameralismo perfetto, in quanto non è ad esso che va attribuita la farraginosità del procedimento legislativo. Non comprende, poi, come la collega Bindi possa considerare il Governo e la maggioranza di cui fa parte un ente esterno a se stessa e non comprende perché non ci sia da parte sua un'assunzione di responsabilità, con il conseguente mantenimento dei predetti emendamenti.

  Riccardo FRACCARO (M5S), a sostegno della presenza dei presidenti delle regioni nel nuovo Senato, ricorda come nel corso delle audizioni Giuseppe Calderisi, intervenuto in qualità di esperto, abbia rimarcato come l'assenza di tale previsione possa contribuire ad aumentare il contenzioso costituzionale. Fa osservare, quindi, alla collega Bindi che il numero di cento senatori è già variabile, in quanto bisogna tenere presenti le variazioni demografiche e anche la presenza di membri di diritto come gli ex presidenti della Repubblica.

  Celeste COSTANTINO (SEL), nel segnalare che la posizione del suo gruppo relativamente al provvedimento in discussione è nota e che sono state presentate dal gruppo SEL proposte emendative finalizzate a migliorare il testo, in alcuni casi anche in modo analogo a quanto previsto dagli emendamenti in esame, chiede al Governo di chiarire la sua posizione Pag. 11circa il sistema di elezione dei senatori, nonché la possibilità che i senatori a vita siano componenti della Camera dei deputati e non del nuovo Senato. Chiede, altresì, al Governo se ci sono margini per una discussione approfondita di tali questioni anche perché, a suo avviso, la Commissione è la sede più opportuna per avviare un dibattito sui predetti argomenti.

  Andrea GIORGIS (PD) fa presente di aver sottoscritto con convinzione gli emendamenti Bindi 2.33, 2.34, 2.35 e 2.36. Evidenzia, quindi, che la composizione del Senato deve essere oggetto di ulteriori valutazioni. Al riguardo, fa presente di aver preso atto che gli emendamenti in discussione, finalizzati a rendere il Senato di nuova costituzione un Senato degli «esecutivi», in aderenza al modello tedesco, non hanno trovato la condivisione necessaria per essere approvati. Rileva, quindi, che il ritiro da parte della collega Bindi delle predette proposte emendative è finalizzato a favorire, in un'altra fase dell'esame del provvedimento, un'ulteriore riflessione sul contenuto delle stesse. Si riferisce, da un lato, alla necessità di semplificare le modalità di elezione dei senatori, prevedendo un'elezione contestuale degli stessi al momento del voto per eleggere i consiglieri regionali, dall'altro, alla possibilità di prevedere che i presidenti di regione facciano parte del Senato. Ribadisce che la decisione di ritirare i predetti emendamenti Bindi 2.33, 2.34, 2.35 e 2.36 è espressione della ricerca di un atteggiamento costruttivo finalizzato a trovare, in sede di esame del provvedimento in Assemblea, una soluzione politica che migliori il testo approvato dal Senato.
  Dichiara, altresì, il suo voto contrario sull'emendamento Bindi 2.35, pur ricordando di averlo sottoscritto, al fine di evitare qualunque possibile tensione, derivante dalla decisione di alcuni gruppi di farlo proprio all'atto del ritiro dichiarato dalla collega Bindi. Auspica, infine, che siano chiarite, in sede di Commissione, le posizioni politiche sulle ragioni sottese alle proposte emendative in esame.

  Stefano QUARANTA (SEL), nell'apprezzare le osservazioni svolte dal collega Giorgis e dalla collega Bindi, giudica paradossale l'affermazione secondo cui la decisione, da parte di alcuni gruppi di opposizione, tra cui il proprio, di fare propri emendamenti ritirati da colleghi dei gruppi di maggioranza, possa in qualche modo boicottare la buona riuscita delle riforme. Sottolinea che, fino ad ora, in Commissione, non si è svolto un vero dibattito, poiché tutte le questioni problematiche vengono accantonate in vista del successivo esame del provvedimento in Assemblea. Fa presente, quindi, che né i relatori né il Governo hanno spiegato alcune incoerenze del provvedimento, quali ad esempio le ragioni per cui i senatori nominati dal Presidente della Repubblica debbano far parte del Senato e non della Camera. Chiede, infine, al gruppo di Forza Italia di chiarire la sua posizione sulle questioni oggetto degli emendamenti in esame.

  Rosy BINDI (PD), nel ringraziare i colleghi che hanno sottoscritto le sue proposte emendative, evidenzia che gli argomenti trattati nei suoi emendamenti dovrebbero essere oggetto di un ulteriore approfondimento, da svolgere innanzitutto in sede di Commissione. Confida, tuttavia, che, almeno nel corso dell'esame del provvedimento in Assemblea, prevalga il senso di responsabilità di tutti affinché talune questioni di merito relative al testo in discussione siano oggetto di una nuova riflessione.
  Dichiara, infine, che non parteciperà alla votazione dell'emendamento 2.35, di cui era prima firmataria, ritirato e fatto proprio da colleghi appartenenti ad altri gruppi.

  Matteo BRAGANTINI (LNA), replicando al collega Giorgis, fa presente che la decisione dei gruppi di opposizione di sottoscrivere le proposte emendative Bindi Pag. 122.35 e 2.36, ritirate dalla presentatrice, è ispirata dalla necessità di aprire un dibattito in Commissione sul merito delle stesse, al fine di permettere, come avvenne anche in occasione della discussione della riforma in materia di federalismo fiscale, di cambiare in meglio il testo proposto dal Governo.

  Massimo PARISI (FI-PdL), replicando al collega Quaranta, segnala che il gruppo Forza Italia ha espresso innanzitutto la sua posizione politica all'atto della presentazione delle proposte emendative.
  Nel ricordare, poi, che nel programma elettorale di Forza Italia risalente al 1994 era già previsto un Senato delle autonomie locali, formato sulla base di elezioni di secondo grado, evidenzia che nel suo gruppo possono essere presenti opinioni personali differenti su tale tema. Ritiene, in particolare, che la soluzione adottata all'esito dell'esame in Senato del testo in discussione, relativamente alla composizione del cosiddetto Senato delle autonomie, sia equilibrata.
  Precisa, altresì, di non condividere un eventuale allargamento della composizione del nuovo Senato ai presidenti di regione.
  Nel sottolineare che la scelta di permettere ai consiglieri regionali di divenire senatori tramite un'elezione di secondo grado permette comunque di dare effettivamente la parola ai cittadini, che tra l'altro già dalle prossime elezioni dei consigli regionali potranno sperimentare il sistema elettorale con voto di preferenza, ritiene che modificare questa parte del progetto di riforma costituzionale potrebbe significare rimettere in discussione l'intero impianto della riforma stessa.

  Danilo TONINELLI (M5S) ricorda che il suo gruppo ha sottoscritto gli emendamenti presentati dalla collega Bindi solo al fine di migliorare il testo in discussione e di permettere al Parlamento di svolgere in maniera effettiva la sua funzione. Chiede, altresì, ai relatori e al Governo, di motivare le ragioni della loro contrarietà sulle predette proposte emendative.

  Alfredo D'ATTORRE (PD), intervenendo sull'emendamento 2.35, apprezza le considerazioni svolte dal collega Parisi, rilevando come l'attuale discussione su alcune scelte di fondo, concernenti il Senato, come la previsione o meno di componenti di nomina presidenziale, potrà avere un utile sviluppo in seguito, con l'approvazione di emendamenti, anche nel corso dell’iter del provvedimento in Assemblea.

  Emanuele FIANO (PD), relatore, ritiene molto utile la discussione che si è svolta sull'emendamento 2.35, ricordando che la sintesi compiuta presso l'altro ramo del Parlamento, con l'approvazione del testo attualmente all'esame della Camera, ha portato diversi deputati a proporre interventi di correzione dell'articolato. Ricorda, quindi, che il Partito Democratico intende realizzare delle modifiche sul tema in discussione, nell'ambito di una dialettica con gli altri gruppi parlamentari che sostengono questa riforma. Ritiene, poi, importante definire il rapporto tra il Senato che uscirà da questa riforma e la Conferenza Stato-regioni, prospettando l'opportunità dell'approvazione di un ordine del giorno di indirizzo al Governo, il più possibile condiviso, con il quale si disponga che la Conferenza Stato-regioni si occupi esclusivamente di attività amministrative concernenti le autonomie territoriali, lasciando allo Stato l'approvazione di leggi ordinarie.

  La Commissione respinge l'emendamento 2.35, fatto proprio dai componenti della I Commissione dei gruppi Movimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà.

  Riccardo FRACCARO (M5S), con riferimento all'emendamento 2.36, ritirato dall'onorevole Bindi e fatto proprio dai componenti della I Commissione dei gruppi Movimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà, evidenzia come lo stesso permetterebbe, ove approvato, di superare anche le difficoltà di conciliare le disposizioni del nuovo articolo 57 della Carta costituzionale con quelle del terzo comma Pag. 13dell'articolo 117 della medesima Carta: ciò in relazione alla prescritta potestà legislativa regionale in materia di rappresentanza in Parlamento delle minoranze linguistiche.

  La Commissione respinge l'emendamento Bindi 2.36.

  Danilo TONINELLI (M5S) illustra il suo emendamento 2.37, che prevede l'elezione diretta dei senatori.

  La Commissione respinge l'emendamento Toninelli 2.37.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, constata l'assenza dei presentatori degli emendamenti Merlo 2.38 e 2.39: s'intende che vi abbiano rinunciato.
  Comunica, inoltre, che gli emendamenti Migliore 2.40 e Giorgis 2.111 e 2.112 sono stati ritirati.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Toninelli 2.41 e Matteo Bragantini 2.43.

  Emanuele FIANO (PD), relatore, rilevando che gli identici emendamenti Lauricella 2.46 e Quaranta 2.47 vertono su un argomento trattato al successivo articolo 3, ne propone l'accantonamento.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) avverte che, nel caso in cui la Commissione decidesse di accantonare gli identici emendamenti Lauricella 2.46 e Quaranta 2.47, sarebbero da lui sottoscritti, in quanto analoghi al suo emendamento 2.43, già respinto.

  Danilo TONINELLI (M5S) sottoscrive gli identici emendamenti Lauricella 2.46 e Quaranta 2.47.

  Andrea GIORGIS (PD), intervenendo anch'egli sugli identici emendamenti Lauricella 2.46 e Quaranta 2.47, ritiene che stia maturando in Commissione la possibilità di intervenire positivamente sulle questioni sottese agli stessi. Pertanto, la proposta di accantonamento delle proposte emendative potrebbe essere accolta.

  Enzo LATTUCA (PD) chiede ai relatori e al Governo di valutare positivamente gli identici emendamenti Lauricella 2.46 e Quaranta 2.47, che vanno nel senso di una razionalizzazione della composizione del Senato, nel senso di sopprimere dal primo comma del nuovo articolo 57 della Costituzione il riferimento a cinque senatori che possono essere nominati dal Presidente della Repubblica. Al riguardo, evidenzia che non sembrano esserci particolari resistenze, da parte degli altri gruppi, in ordine alla eliminazione della disposizione relativa ai senatori di nomina presidenziale, la cui presenza, in un Senato che ha il compito di curare il raccordo tra lo Stato e le istituzioni territoriali, appare del tutto incoerente.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) illustra le limitate differenze esistenti tra la sua proposta emendativa 2.43, respinta dalla Commissione, e gli emendamenti di cui si propone l'accantonamento, per i quali conferma la sua intenzione di sottoscriverli, ove venissero accantonati.

  Riccardo FRACCARO (M5S) interviene anch'egli sugli identici emendamenti Lauricella 2.46 e Quaranta 2.47, prospettandone il relativo accantonamento.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, riservandosi di approfondire la richiesta di accantonamento degli identici emendamento Lauricella 2.46 e Quaranta 2.47, sia rispetto ad altre proposte emendative di analogo tenore già poste in votazione, sia in relazione ai restanti emendamenti ugualmente riferiti al primo comma del nuovo articolo 57 della Costituzione, sospende la seduta.

  La seduta, sospesa alle 13.30, riprende alle 15.20.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, riprendendo l'esame delle proposte emendative all'articolo 2, si sofferma sulla questione Pag. 14relativa alla richiesta di accantonamento degli identici emendamenti Lauricella 2.46 e Quaranta 2.47, rivolta prima della sospensione. Al riguardo, fa presente che essa, provenendo da diversi gruppi di minoranza, può essere accolta, non incidendo peraltro in modo significativo sull'andamento dei lavori.
  Propone pertanto alla Commissione di accantonare oltre agli identici emendamenti Lauricella 2.46 e Quaranta 2.47, gli emendamenti Quaranta 2.49 e 2.50, Lombardi 2.51 e 2.52, Dorina Bianchi 2.53, Gelmini 2.54, Lauricella 2.55, Bianconi 2.56, Nuti 2.60, Toninelli 2.61, Bianconi 2.63 e Brunetta 2.64.

  La Commissione acconsente.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Bianconi 2.66, Lombardi 2.67 e 2.68 e Fraccaro 2.69.

  Matteo BRAGANTINI (LNA), pur sottolineando la sua preferenza per l'introduzione di un modello alla tedesca, con vincolo di mandato, preso atto del diverso orientamento politico della maggioranza, fa presente che il suo emendamento 2.71 – in un'ottica di miglioramento del testo – tende quantomeno a prevedere un sistema di elezione a suffragio universale dei senatori, contestualmente all'elezione dei consigli regionali e dei consigli delle province autonome di Trento e di Bolzano.

  Danilo TONINELLI (M5S), condividendo le finalità dell'emendamento Matteo Bragantini 2.71, ne auspica l'approvazione.

  Riccardo FRACCARO (M5S) ritiene che l'emendamento Matteo Bragantini 2.71 sia condivisibile, dal momento che, offrendo ampie garanzie sul sistema di elezione, contribuisce a superare il rischio di eventuali situazioni di conflitto di interesse dei senatori, in caso di possibile scioglimento dei consigli regionali.

  Maurizio BIANCONI (FI-PdL) preannuncia il suo voto a favore sull'emendamento Matteo Bragantini 2.71, che giudica di buon senso.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione respinge l'emendamento Matteo Bragantini 2.71.

  Elena CENTEMERO (FI-PdL) ritira l'emendamento 2.76, di cui è cofirmataria.

  Rosy BINDI (PD) ritira il suo emendamento 2.77, riservandosi di ripresentarlo in Assemblea. Auspica, in ogni caso, che il relatore ed il Governo possano nel frattempo svolgere una serie riflessione sul tema, considerata l'esigenza di rivalutare la composizione del Senato, che, a suo avviso, così come attualmente disciplinata dal testo in esame, non appare convincente.

  Elena CENTEMERO (FI-PdL) ritira l'emendamento Gelmini 2.80, e l'emendamento Brunetta 2.79 di cui è cofirmataria.

  Stefano QUARANTA (SEL) illustra il suo emendamento 2.81, raccomandandone l'approvazione.

  Danilo TONINELLI (M5S) preannuncia il suo voto a favore sull'emendamento Quaranta 2.81.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione respinge l'emendamento Quaranta 2.81.

  Elena CENTEMERO (FI-PdL) ritira gli emendamenti Brunetta 2.82 e 2.83, di cui è cofirmataria.

  Stefano QUARANTA (SEL) illustra la sua proposta emendativa 2.85.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) interviene a favore sia dell'emendamento Quaranta 2.85, sia del suo emendamento 2.87, ancora da esaminare, i quali intendono espungere la disposizione che inserisce i sindaci nella composizione del Senato.

Pag. 15

  Riccardo FRACCARO (M5S) interviene anch'egli a favore dell'emendamento Quaranta 2.85, osservando, tra l'altro, che probabilmente si prevederà anche per i sindaci che accedono al Senato la corresponsione di indennità analoghe a quelle degli altri parlamentari, per permettere loro di esercitare il mandato di senatore senza sopportare personalmente le relative spese. Rileva che ciò avverrà nonostante l'attuale Presidente del Consiglio dei ministri abbia annunciato che per i componenti del nuovo Senato non vi saranno nuovi oneri per la finanza pubblica.

  Maurizio BIANCONI (FI-PdL), reputa pessima l'intera riforma, oltre alla prevista nuova composizione del Senato, ove incide l'emendamento Quaranta 2.85, che apprezza nella ratio. Rileva, quindi che, in un'assemblea legislativa quale la seconda Camera non possono essere inseriti rappresentanti di organi amministrativi quali i sindaci. Ricorda, quindi, che rimangono in vigore le due Conferenze Stato-regioni e Stato-autonomie locali, in modo da poter raccordare le giunte dei diversi organi territoriali con lo Stato centrale. Osserva, quindi, come non sia opportuno, in particolare, che i presidenti delle regioni, pur essendo anche consiglieri regionali, facciano parte di un'assemblea legislativa. Sottolinea, inoltre, come in virtù della non remunerazione dei senatori in quanto tali, prevista dalla riforma in atto, si può verificare che sindaci che percepiscono un'indennità di circa seicento euro mensili, ove eletti dai consigli regionali allo scranno di senatore, debbano pure farsi carico di sostenere gli oneri per poter esercitare tale carica. Osserva, altresì, come, mantenendo ancora in funzione il Senato, pur con una drastica riduzione di componenti, si riducano del dieci o, al massimo, del venti per cento, le spese per il funzionamento di questa Istituzione, in quanto rimarrebbero pressoché invariate le spese generali e, in particolare, quelle destinate al pagamento del personale.

  Danilo TONINELLI (M5S) esprime il suo voto a favore dell'emendamento Quaranta 2.85, segnalando che, nella parte consequenziale dello stesso, alla lettera a), il riferimento al quinto comma dell'articolo 2, ivi indicato, deve essere sostituito con quello al sesto comma del medesimo articolo 2. Reputa comunque il resto della riforma del Senato non accettabile.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, prende atto della segnalazione del collega Toninelli, concordando con la sua lettura della lettera a) della parte consequenziale dell'emendamento Quaranta 2.85.

  Riccardo FRACCARO (M5S), intervenendo a favore dell'emendamento Quaranta 2.85, osserva che sarebbe opportuno che i rappresentanti degli enti locali siano nominati presso il Senato e non eletti, in analogia con quanto avviene nel Bundesrat tedesco. Rileva, inoltre, come le riduzioni delle spese derivanti dalla riforma del Senato siano ben superiori al 10 per cento indicato dal collega Bianconi, dovendovi includere anche i risparmi derivanti dalla soppressione delle cosiddette «pensioni d'oro».

  Enzo LATTUCA (PD) ricorda, in tema di contenimento dei costi che, in base ad una nota del Ministero dell'economia e delle finanze, la riforma in atto comporterà risparmi di spesa di 49 milioni di euro annui derivanti dalla riforma del Senato e di 10 milioni di euro annui derivanti dalla soppressione del CNEL.

  La Commissione respinge l'emendamento Quaranta 2.85.

  Giuseppe LAURICELLA (PD), dopo aver dichiarato di ritirare il suo emendamento 2.86, richiama quanto da lui già esposto con riferimento alla sua proposta emendativa 2.21, già ritirata in precedenza. Ricorda, poi, che in Francia, la legge organica n. 125 del 2014 ha vietato il cumulo delle funzioni esecutive locali con il mandato di deputato o di senatore, a decorrere dal 2017, in conseguenza del fallimento dell'inserimento di eletti a cariche Pag. 16locali nel Senato transalpino, i quali avevano grandissima difficoltà a partecipare ai lavori parlamentari. Aggiunge che ciò è avvenuto anche in conseguenza di quanto affermato in merito da parte del Consiglio costituzionale francese. Si chiede, quindi, perché si debba inserire nel Senato italiano una rappresentanza degli enti locali quando in Francia questa previsione è stata corretta.

  Riccardo FRACCARO (M5S) sottoscrive l'emendamento 2.86, testé ritirato dal deputato Lauricella, raccomandandone l'approvazione.

  La Commissione respinge l'emendamento Lauricella 2.86, fatto proprio dal collega Fraccaro.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, comunica il ritiro delle proposte emendative Naccarato 2.89 e 2.121, Plangger 2.109, Schullian 2.120 e Blazina 2.108.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) illustra la ratio del suo emendamento 2.87, raccomandandone l'approvazione.

  Riccardo FRACCARO (M5S), intervenendo sull'emendamento Matteo Bragantini 2.87, chiede ai relatori di riferire, alla luce dell'esperienza francese ricordata dal collega Lauricella, se essi siano ancora contrari al predetto emendamento.

  Stefano QUARANTA (SEL), intervenendo con particolare riferimento sull'emendamento Lauricella 2.86, fatto proprio dal collega Fraccaro, appena respinto dalla Commissione, intende comprendere le ragioni per le quali si voglia eleggere un sindaco per regione nel consesso del Senato, senza tenere in debito conto che tale carica non esercita ordinariamente una funzione legislativa.

  Danilo TONINELLI (M5S), intervenendo sull'emendamento Matteo Bragantini 2.87, chiede ai relatori di giustificare la scelta attualmente presente nel testo relativa alla presenza di sindaci tra gli eletti al Senato, la quale è tecnicamente insostenibile. Ricorda, quindi, che, nell'iniziale proposta di riforma del Senato dell'attuale Presidente del Consiglio dei ministri, era previsto un ben più ampio numero di sindaci che accedevano alla carica di senatore, essendo stati questi successivamente ridotti ad uno per regione.

  Emanuele FIANO (PD), relatore, reputa molto ricco il dibattito svolto sull'aspetto della composizione del Senato, così come prevista dall'altro ramo del Parlamento, partendo dalle considerazioni svolte dal collega Bianconi con riferimento alla dubbia coerenza – a livello di sistema – della presenza di sindaci all'interno della Camera delle autonomie territoriali. Alle osservazioni del collega Fraccaro risponde, poi, che le due questioni relative, rispettivamente, alla carica da possedere per l'eleggibilità a senatore e alle funzioni svolte dai senatori, in qualità di sindaco o di consigliere regionale presso gli originari enti d'appartenenza, devono essere mantenute distinte, anche se le stesse sono logicamente collegabili. Rileva, infatti, che i consigli regionali, i quali eleggono alla carica di senatore oltre che appartenenti ai medesimi consessi anche un sindaco per regione, sono composti da persone elette dai cittadini, risultando quindi rappresentativi tutti coloro che siedono al Senato. Rileva, inoltre, che coloro che esercitano ordinariamente la funzione legislativa, come i consiglieri regionali, e coloro che esercitano funzioni amministrative, come i sindaci, hanno origini diverse, ma andranno ad assumere le medesime funzioni. Non ritiene, infine, che vi sia un'incongruenza legislativa nel presente progetto di riforma dell'articolo 57 della Costituzione, essendo la revisione della Carta costituzionale innovativa per sua natura, potendosi invece verificare qualche problema di natura applicativa.

  Giancarlo GIORGETTI (LNA), intervenendo sull'emendamento 2.87, anticipa che la sua presenza ai lavori in I Commissione è finalizzata principalmente all'esame Pag. 17degli articoli che modificano gli articoli 117 e 119 della Costituzione, che il Senato di fatto non ha valutato. Anche la presenza dei sindaci all'interno del Senato va infatti, a suo avviso, considerata in relazione al fatto di affidare al Senato un ruolo legislativo in materia di finanza pubblica e di patto di stabilità. Se viene data al Senato la possibilità di incidere in queste materie, assume un senso la presenza dei sindaci. Ricorda, in proposito, le considerazioni svolte dal professor Luigi Gallo nell'audizione svolta presso la Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, si associa alle considerazioni svolte dal collega Fiano e ribadisce il parere contrario dei relatori.

  La Commissione respinge l'emendamento Matteo Bragantini 2.87.

  Celeste COSTANTINO (SEL) illustra l'emendamento Quaranta 2.90. Si tratta di un emendamento che chiede perché l'elezione dei rappresentanti dei sindaci sia affidata ai consigli regionali e non all'assemblea dei sindaci. Chiede chiarimenti in proposito al Governo e ai relatori.

  Danilo TONINELLI (M5S) pur non condividendo la previsione della presenza dei sindaci all'interno del Senato, dichiara il voto favorevole del suo gruppo sull'emendamento 2.90 perché almeno l'elezione sia affidata all'assemblea dei sindaci.
  Si dichiara non soddisfatto della risposta fornita dal relatore Fiano. Non si può giustificare una scelta affrettata e condizionata da influenze di carattere mediatico con la considerazione che si tratta di un fatto innovativo.

  Enzo LATTUCA (PD) condivide la previsione della presenza dei sindaci all'interno del Senato, anche se mette in discussione la coerenza del sistema, specialmente sotto il profilo dei compiti legislativi e dell'attribuzione di indennità. Considera però dirimente la scelta del sistema elettorale e in questo senso ritiene che gli emendamenti che affidano l'elezione ai sindaci stessi siano di buon senso. Affidandola alla regione, si tratterebbe di una cooptazione che inoltre non renderebbe chiaro quali siano gli interessi che i sindaci andranno a tutelare nel nuovo Senato.

  Francesco SANNA (PD) osserva che qualsiasi considerazione su ogni parte specifica del disegno di legge deve partire dal presupposto che la riforma deve essere portata a termine. Per queste ragioni va mantenuto il testo uscito dal Senato che, modificando l'impianto originario del Governo che affidava l'elezione ai sindaci dei propri rappresentanti, ha compiuto la scelta di un Senato come assemblea politica, formata da due livelli istituzionali, i consiglieri regionali e i sindaci. Su questo piano non è irrazionale la scelta di un unico collegio in quanto garante, a suo avviso, della presenza delle minoranze. Una scelta, quella del Senato, nata da una mediazione politica fatta dai due relatori, uno del Partito Democratico e uno della Lega, che va mantenuta in quanto appunto si tratta di una scelta politica.

  Rosy BINDI (PD) ritiene che la Camera debba utilizzare il lato positivo del bicameralismo perfetto e correggere gli errori commessi dal Senato. A suo avviso ha fatto bene il Governo a proporre il testo originario e ha fatto male il Senato, con un compromesso al ribasso, a modificarlo. Le correzioni che assicurino la presenza delle minoranze possono essere trovate anche all'interno degli emendamenti accantonati. Ricorda inoltre che i comuni nascono prima sia delle regioni che dello Stato e che quindi è giusto che abbiano rappresentanti in Senato eletti da loro. Ritiene, infine, che la disponibilità a ritirare gli emendamenti non può significare una difesa di quegli elementi sbagliati che vanno corretti.

  Stefano QUARANTA (SEL) osserva che il tema del rapporto tra maggioranza e minoranze è del tutto ultroneo al tema Pag. 18avanzato dall'emendamento 2.90. La questione è se il Senato sia un'assemblea politica – e allora in quel caso dovrebbe essere eletto a suffragio universale e diretto una rappresentanza di livelli istituzionali territoriali. Concorda con il relatore Fiano che in questo contesto si possano prevedere anche i sindaci, ma questi non possono essere eletti dalla regione, ma da una loro assemblea e in quest'ottica di rappresentanza potrebbe essere eletto anche un sindaco appartenente alle minoranze politiche.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) replica al collega Francesco Sanna che, se il Senato ha operato la propria scelta anche in presenza di un relatore della Lega Nord e Autonomie, questo non vuol dire che la norma non possa essere modificata se si verifica che non è corretta. A suo avviso il Senato delle autonomie deve prevedere la presenza degli organi di Governo regionale con vincolo di mandato e i sindaci, se presenti, devono essere eletti da un'assemblea non limitata ai sindaci, ma estesa, sul modello tedesco, a tutti i consiglieri comunali.

  Riccardo FRACCARO (M5S) ringrazia il collega Francesco Sanna per il suo intervento che ha avuto il pregio di aprire un dibattito costruttivo purtroppo reso vano dal fatto che le decisioni sul merito sono già state prese in altra sede dal Governo. Rileva che, a suo avviso, il nuovo Senato se di natura politica non dovrebbe essere composto da consiglieri regionali che hanno competenze su questioni locali. Sottolinea che, ove invece il Senato concepito nel progetto di riforma debba rappresentare gli enti territoriali, non ha senso che i soggetti che lo compongono rispondano del loro operato alle forze politiche.

  Maurizio BIANCONI (FI-PdL) ritiene che il nuovo Senato sarà di natura politica perché eletto da consiglieri regionali che avranno il loro mandato nella grande maggioranza dei casi grazie al ruolo svolto dai partiti politici che li sosterranno e non direttamente dai territori. Evidenzia che sarà l'ANCI a decidere quali saranno i sindaci che comporranno il Senato e osserva che i piccoli comuni saranno sacrificati rispetto ai comuni capoluogo di regione, che avranno un maggior numero di rappresentanti in Senato. Insiste sulla necessità di un'elezione diretta dei membri del Senato in modo tale da obbligare i rappresentanti degli enti territoriali a rispondere del loro operato proprio al corpo elettorale appartenente ai territori di riferimento.

  Il sottosegretario Ivan SCALFAROTTO, intervenendo sull'emendamento Quaranta 2.90, ricorda che il Senato ha affrontato con cura lo studio delle questioni sottese all'emendamento in discussione, nel corso dell'esame del provvedimento in prima lettura, anche discostandosi dalla soluzione iniziale adottata dal Governo nel testo della riforma. Evidenzia, pertanto, che la scelta relativa alla composizione del nuovo Senato, contenuta nel provvedimento in discussione, è stata adeguatamente ponderata.

  Celeste COSTANTINO (SEL) ritiene che, se alla Commissione è richiesta una mera ratifica del testo della riforma proveniente dal Senato, è inutile proseguire la discussione. Fa presente che ove, invece, l'esame in corso di svolgimento possa portare effettivamente ad un miglioramento, senza stravolgimenti del provvedimento, la questione oggetto dell'emendamento Quaranta 2.90, di cui è cofirmataria, relativa alla necessità che siano i sindaci a scegliere i propri rappresentanti in Senato, debba essere oggetto di attenta valutazione da parte dei relatori e del Governo.

  Danilo TONINELLI (M5S) evidenzia che, anche alla luce dell'intervento svolto dal relatore Fiano, la soluzione adottata nel testo in discussione, relativamente alla composizione del Senato è, a suo avviso, inadeguata. Osserva che, anche se si eliminasse la previsione secondo cui i sindaci faranno parte del nuovo Senato, ai sensi Pag. 19dell'articolo 2 del provvedimento in esame, il suo giudizio fortemente negativo sull'impianto della riforma non cambierebbe. Al riguardo, segnala che il nuovo Senato è sostanzialmente inutile e mal concepito sia con riferimento alle funzioni sia nella sua composizione. Sarebbe, a suo parere, più opportuno abolirlo, poiché esso complica ulteriormente il procedimento legislativo che la riforma costituzionale si prefigge di modificare proprio a causa della sua inefficienza.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) ricorda che il sistema costituzionale è ancora quello del bicameralismo perfetto e, pertanto, la Camera dei deputati deve poter contribuire pienamente a modificare e migliorare il progetto di legge costituzionale in discussione.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO (SCpI), replicando al collega Matteo Bragantini, fa presente che la Commissione non può non tener conto dell'esame svolto al Senato se vuole realisticamente affrontare i problemi inerenti alla riforma costituzionale in esame. Nel ricordare che al Senato si era già raggiunto un compromesso politico sulla composizione del nuovo Senato delle autonomie, modificando il testo inizialmente proposto dal Governo, ritiene che, anche in questa sede, si debbano adottare soluzioni che, pur non realizzando risultati ottimali per ciascuna delle forze politiche, rendano possibile garantire l'approvazione complessiva della riforma costituzionale.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) sottolinea, in generale, che, se si intende dare anche alla Camera l'opportunità di esaminare effettivamente il progetto di riforma costituzionale, occorre che ci sia una maggiore e continuativa interlocuzione con il Governo.

  Riccardo FRACCARO (M5S), intervenendo sull'emendamento Quaranta 2.90, richiama le considerazioni svolte dal deputato Mazziotti Di Celso, osservando in proposito che l'emendamento in oggetto tende a migliorare il testo in esame senza stravolgere l'impianto complessivo della riforma. Pertanto, non comprende perché il Senato dovrebbe essere così sfavorevole all'ipotesi dell'approvazione del suddetto emendamento.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Quaranta 2.90 e Bianconi 2.91.

  Daniela Matilde Maria GASPARINI (PD) ritira il suo emendamento 2.93, precisando che tale scelta è determinata dalla volontà di accelerare l'approvazione del provvedimento in oggetto, affinché si realizzi il superamento del cosiddetto bicameralismo perfetto.

  Danilo TONINELLI (M5S) illustra la ratio del suo emendamento 2.94, volto a prevedere che possano far parte del Senato sindaci di comuni con popolazione superiore a 15 mila abitanti.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) annuncia il voto di astensione nei confronti dell'emendamento Toninelli 2.94, in quanto non comprende perché debbano essere discriminati, nell'elezione al Senato, i sindaci di comuni di minori dimensioni, i quali in molti casi danno prova di gestire in maniera esemplare le scarse risorse a loro disposizione.

  La Commissione respinge l'emendamento Toninelli 2.94.

  Maurizio BIANCONI (FI-PdL) sottoscrive l'emendamento Biancofiore 2.95 e lo ritira.

  Elena CENTEMERO (FI-PdL) ritira l'emendamento Brunetta 2.96 di cui è cofirmataria.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Lombardi 2.97 e Invernizzi 2.98.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) raccomanda l'approvazione del suo emendamento Pag. 202.99, osservando che si tratta di una proposta emendativa di buon senso, prevedendo essa che i consiglieri regionali, ove eletti senatori, decadano automaticamente dalla carica di consiglieri regionali, provvedendo il consiglio regionale alla loro sostituzione.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, pur non negando la logica sottesa all'emendamento Matteo Bragantini 2.99, sottolinea come tale proposta emendativa si ponga in contrasto con l'impianto complessivo della riforma, in base al quale i senatori costituiscono un elemento di raccordo tra il Senato, da un lato, e i rispettivi consigli regionali di appartenenza, dall'altro.

  Matteo BRAGANTINI (LNA), ringraziando il presidente Sisto per la spiegazione fornita, fa presente, tuttavia, che il collegamento tra Senato e consigli regionali sarebbe molto più efficace qualora si introducesse il vincolo di mandato imperativo per i senatori.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Matteo Bragantini 2.99 e Toninelli 2.100 e 2.101.

  Dorina BIANCHI (NCD) ritira il suo emendamento 2.104, dopo averne illustrato la ratio, volta a prevedere che nessuna regione possa avere un numero di senatori inferiore a tre, salve le regioni con popolazione inferiore a un milione di abitanti.

  Stefano QUARANTA (SEL) esprime il proprio rammarico per il ritiro dell'emendamento Dorina Bianchi 2.104, che si basa sulla stessa logica dei suoi emendamenti 2.102 e 2.103, di analogo contenuto, di cui raccomanda l'approvazione.

  Danilo TONINELLI (M5S) esprime, a nome del suo gruppo, il voto favorevole sull'emendamento Quaranta 2.102, in quanto introduce una misura di equità nella distribuzione di seggi tra le regioni, alcune delle quali rischiano di essere marginalizzate dalla riforma del Senato.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Quaranta 2.102 e 2.103.

  Danilo TONINELLI (M5S) illustra il suo emendamento 2.105, avente la finalità di assicurare la corretta proporzione tra le formazioni politiche rappresentate in ciascun consiglio regionale nell'ambito del procedimento di selezione dei senatori.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Toninelli 2.105 e 2.106.

  Maurizio BIANCONI (FI-PdL) sottoscrive l'emendamento Biancofiore 2.107 e lo ritira.

  La Commissione respinge l'emendamento Bianconi 2.110.

  Emanuele COZZOLINO (M5S) illustra l'emendamento 2.113, volto a sopprimere il quarto comma del nuovo articolo 57 della Costituzione, che disciplina le modalità di ripartizione dei seggi tra le regioni per quanto concerne l'elezione del Senato.

  La Commissione respinge l'emendamento Cozzolino 2.113.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) ritira il suo emendamento 2.114.

  La Commissione respinge l'emendamento D'Ambrosio 2.115.

  Giovanni MONCHIERO (SCpI) sottoscrive l'emendamento Mazziotti Di Celso 2.116 e lo ritira.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) interviene sull'emendamento Mazziotti Di Celso 2.116, pur essendo stato ritirato, al fine di sottolineare che esso era volto a introdurre una misura condivisibile, nel prevedere che i senatori elettivi rimangano in Pag. 21carica fino alla data di proclamazione dei nuovi senatori delle rispettive regioni di elezione, al fine di evitare che il Senato non sia nella pienezza dei suoi componenti.

  Andrea GIORGIS (PD) ritira il suo emendamento 2.117.

  Danilo TONINELLI (M5S) fa proprio l'emendamento 2.117, testé ritirato dal deputato Giorgis, condividendo la scelta di affidare al Regolamento del Senato la disciplina delle modalità di formazione della volontà di ciascuna rappresentanza regionale.

  La Commissione respinge l'emendamento 2.117, ritirato dal deputato Giorgis e fatto proprio dal deputato Toninelli.

  La Commissione respinge, altresì, gli identici emendamenti Bianconi 2.118 e Lombardi 2.119.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) illustra il suo emendamento 2.122, che si propone di sopprimere la Conferenza unificata Stato-regioni, al fine di evitare che si vengano a creare conflitti tra questo organismo e il nuovo Senato.

  La Commissione respinge l'emendamento Matteo Bragantini 2.122.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) ritira il suo emendamento 2.124 e illustra il suo emendamento 2.123, che introduce il divieto di convocare le assemblee dei consigli regionali contemporaneamente ai lavori del Senato.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, osserva che può essere benissimo prevista una norma fuori dal contesto della Costituzione allo scopo di evitare interferenze tra i lavori dei vari organi istituzionali.

  Danilo TONINELLI (M5S) sottolinea che molte delle norme del disegno di legge sono norme che non andrebbero inserite in Costituzione proprio perché frutto di una scrittura e di una tecnica legislativa estranee a una corretta scrittura di un testo costituzionale.

  La Commissione respinge l'emendamento Matteo Bragantini 2.123.

  Danilo TONINELLI (M5S) illustra l'emendamento 2.125, di cui è primo firmatario, teso a rendere più vincolanti i criteri di attribuzione dei seggi previsto dal sesto comma del novellato articolo 57.

  La Commissione respinge l'emendamento Toninelli 2.125.

  Danilo TONINELLI (M5S) illustra l'emendamento Nuti 2.126, di cui è cofirmatario, che è il primo di una serie di emendamenti che riprendono parti della proposta di iniziativa popolare denominata «Parlamento pulito» e abbinata al disegno di legge in esame. È consapevole che si tratta di norme che saranno criticate, ma che sono tese a far pulizia in Parlamento e ad evitare che vi siedano soggetti sottoposti a procedimenti penali o condannati per delitto non colposo.
   Matteo BRAGANTINI (LNA) dichiara il suo voto di astensione perché si tratta di norme tecnicamente sbagliate che tendono a escludere dalla vita politica soggetti che hanno scontato la loro pena, oltre al fatto che va considerato il ruolo politico svolto dalla magistratura. Ricorda inoltre che per i reati più gravi esiste già la previsione dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Nuti 2.126, Nuti 2.127 e Nuti 2.128.

  Emanuele COZZOLINO (M5S) illustra l'articolo aggiuntivo Lombardi 2.03, di cui è cofirmatario, che riprende la norma di un'altra proposta di iniziativa popolare, tesa a prevedere il limite di due mandati elettivi con diverse cariche negli enti territoriali, per la candidabilità a senatore.

Pag. 22

  Matteo BRAGANTINI (LNA) osserva che esiste una discrasia tra la norma come è formulata e il fatto che in comuni con meno di 5 mila abitanti si possano ricoprire anche più di due mandati come sindaci.

  Enzo LATTUCA (PD) osserva che l'articolo aggiuntivo contempla anche la previsione dell'elezione diretta del Senato. Inoltre i limiti sono talmente stringenti che per accedere al Senato non si dovrebbe aver ricoperto nessuna carica elettiva.

  Giuseppe D'AMBROSIO (M5S) rileva che la disposizione dell'emendamento è radicale perché risponde all'atteggiamento dei partiti che non hanno assolutamente preso in considerazione le proposte di iniziativa popolare come «Parlamento pulito». La finalità dell'articolo aggiuntivo è quella di evitare che il nuovo Senato diventi un parcheggio per i soliti soggetti che passano da una carica all'altra. Ritiene che il tema sia rilevante e chiede l'accantonamento dell'articolo aggiuntivo 2.03, dichiarando la disponibilità del suo gruppo a riformularlo.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, anche a nome del collega Fiano, si dichiara contrario alla proposta di accantonamento in quanto non sussistono motivi per modificare il parere contrario. Si tratta di una proposta emendativa del tutto eccentrica rispetto all'impianto del provvedimento.

  La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Lombardi 2.03.

  Danilo TONINELLI (M5S) illustra l'articolo aggiuntivo Lombardi 2.04 di cui è cofirmatario, teso non solo a prevedere l'elezione diretta per il Senato, ma l'abbassamento dei requisiti di età per accedere sia all'elettorato passivo che a quello attivo

  Matteo BRAGANTINI (LNA) nel valutare positivamente la proposta emendativa in esame, sottolinea che va risolta la discrasia dei diversi requisiti di età per accedere all'elettorato passivo della Camera e del nuovo Senato.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli articoli aggiuntivi Lombardi 2.04 e Nuti 2.01.

  Emanuele COZZOLINO (M5S) illustra l'articolo aggiuntivo Nuti 2.02, di cui è cofirmatario, volto ad inserire in Costituzione un principio di equità per l'accesso al sistema di comunicazioni di massa per tutti i candidati alle elezioni. Sottolinea che attualmente il sistema, diviso tra una RAI lottizzata dai partiti e Mediaset che tutela gli interessi del suo proprietario, non assicura parità di accesso e pari libertà di espressione, secondo quanto stabilito dall'articolo 21 della Costituzione. Rileva che l'Italia, secondo il rapporto di un'associazione del settore, nel 2014 è stata inserita al 49o posto tra gli Stati avuto riguardo alla libertà di stampa, dopo Niger e Romania.

  Danilo TONINELLI (M5S) sottolinea che l'articolo aggiuntivo 2.02 contestualizza la situazione sociale e politica italiana, in cui prevale la logica della pubblicità politica. Si cerca, infatti, il consenso e si fanno promesse, non mantenute, tramite la televisione; perciò diventa fondamentale la parità di accesso ai mezzi radiotelevisivi, in attesa di un cambiamento culturale e di sistema che preveda l'obbligo per un candidato di mantenere ciò che ha promesso. Cambiamento culturale molto lontano dall'attuarsi, come dimostra la gestione delle frequenze televisive, anche in contrasto con sentenze della Corte costituzionale e dei tribunali europei.

  La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Nuti 2.02.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, sospende brevemente la seduta.

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  La seduta, sospesa alle 17.50, riprende alle 18.30.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, passando ad illustrare i pareri sulle proposte emendative riferite all'articolo 5, anche a nome del relatore Fiano, invita al ritiro di tutti gli emendamenti, facendo notare che, altrimenti, il parere si intenderebbe contrario. Precisa che il suo parere comprende anche l'emendamento D'Ambrosio 5.11, già presentato all'articolo 4 (ex 4.2.) e poi riferito all'articolo 5 per maggiore attinenza con il contenuto di quest'ultimo. Comunica altresì che l'emendamento Lauricella 5.8 è stato ritirato.

  Il ministro Maria Elena BOSCHI esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

  Danilo TONINELLI (M5S), illustrando l'emendamento 5.5, a sua prima firma, osserva che esso prevede l'elezione del Presidente della Camera con la maggioranza dei due terzi dei componenti, a tutela del suo ruolo di indipendenza e di garanzia. Evidenzia, infatti, che, in un sistema fortemente maggioritario, se tale importante figura istituzionale fosse sostenuta solo dagli schieramenti di maggioranza, rischierebbe di essere asservita alla loro volontà.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) condivide le finalità dell'emendamento Toninelli 5.5, che dichiara di voler sottoscrivere, dal momento che, nel passaggio ad un sistema elettorale caratterizzato da una forte impronta maggioritaria, tale proposta emendativa tende a garantire le prerogative delle minoranze rispetto all'elezione del Presidente della Camera.

  Riccardo FRACCARO (M5S), in presenza di una legge elettorale idonea ad attribuire la maggioranza assoluta dei seggi al vincitore della competizione elettorale, ritiene necessario introdurre dei contrappesi che salvaguardino le più importanti figure istituzionali di garanzia, tra cui il Presidente della Camera e il Presidente della Repubblica. Auspica, quindi, che la maggioranza recepisca tale istanza, manifestando disponibilità al dialogo.

  Enzo LATTUCA (PD) fa notare che il Regolamento della Camera dei deputati attualmente vigente, all'articolo 4, comma 2, già prevede, per l'elezione del Presidente della Camera, la maggioranza dei due terzi dei componenti la Camera – o, dal secondo scrutinio, dei due terzi dei voti – contemplando la maggioranza assoluta dei voti solo dopo il terzo scrutinio, per evitare il rischio di una paralisi istituzionale. Ritiene quindi opportuno lasciare che sia il Regolamento a disciplinare la materia, evitando di introdurre questo tema nel testo della Costituzione. Fa peraltro notare che i Presidenti della Camera che si sono succeduti dal 1994 in poi, anche in presenza di un sistema elettorale maggioritario, a prescindere dalle maggioranze di diverso tipo che li hanno sostenuti, hanno sempre svolto un ruolo di garanzia nei confronti delle opposizioni. Dichiara, pertanto, il proprio voto contrario sull'emendamento Toninelli 5.5.

  Riccardo FRACCARO (M5S) ribadisce la necessità di rafforzare gli strumenti di garanzia dei diritti delle minoranze in un sistema elettorale dal carattere fortemente maggioritario.

  Matteo BRAGANTINI (LNA), intervenendo per una precisazione, osserva che il fatto di prevedere in Costituzione l'elezione del Presidente della Camera con la maggioranza dei due terzi dei componenti indurrebbe gli schieramenti politici a raggiungere un'intesa su figure di alto profilo, mancando, in questa particolare congiuntura storica, quel clima politico di grande responsabilità istituzionale, che, al contrario, ha caratterizzato i decenni passati.

  Danilo TONINELLI (M5S) fa notare che, nel momento in cui le minoranze si battono per rivendicare il rispetto delle loro prerogative, i gruppi di maggioranza si mobilitano per impedire che sia opposta Pag. 24resistenza al loro tentativo di dominare la scena politica.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione respinge l'emendamento Toninelli 5.5.

  Stefano QUARANTA (SEL) illustra l'emendamento 5.1, a sua prima firma, identico all'emendamento Toninelli 5.2, raccomandandone l'approvazione.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione respinge gli identici emendamenti Quaranta 5.1 e Toninelli 5.2.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, constata l'assenza dei presentatori dell'emendamento Bianconi 5.3: si intende che vi abbiano rinunciato.

  La Commissione, quindi, respinge l'emendamento Dadone 5.4.

  Giuseppe D'AMBROSIO (M5S) illustra il suo emendamento 5.11 (ex 4.2), sottolineando l'esigenza di salvaguardare il ruolo super partes del Presidente della Camera, sottraendolo a logiche di maggioranza.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti D'Ambrosio 5.11 (ex 4.2), Scotto 5.6, Toninelli 5.7 e Scotto 5.9.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, avverte che l'emendamento Mazziotti Di Celso 5.10 è stato ritirato.
  Fa presente che si passerà ora all'esame delle proposte emendative riferite all'articolo 6, precedentemente accantonate. Si tratta, nello specifico, degli emendamenti Toninelli 6.4 e 6.7, Lattuca 6.8, Dorina Bianchi 6.9, Scotto 6.10, Toninelli 6.15, Dadone 6.18 e 6.30 (ex 1.42).

  Elena CENTEMERO (FI-PdL) dichiara di voler sottoscrivere l'emendamento Dorina Bianchi 6.9.

  Andrea GIORGIS (PD) dichiara di voler sottoscrivere l'emendamento Lattuca 6.8.

  Emanuele FIANO (PD), relatore, anche a nome del presidente e relatore Sisto, esprime parere favorevole sugli emendamenti Lattuca 6.8, Dorina Bianchi 6.9 e Scotto 6.10, a condizione che siano riformulati nei termini seguenti: Al comma 1, lettera a), capoverso, dopo le parole minoranze parlamentari, aggiungere le seguenti: .Il Regolamento della Camera disciplina lo statuto delle opposizioni. Invita al ritiro delle restanti proposte emendative accantonate, precisando che, altrimenti, il parere sarebbe contrario.

  Il ministro Maria Elena BOSCHI esprime parere favorevole sugli emendamenti Lattuca 6.8, Dorina Bianchi 6.9 e Scotto 6.10, nella proposta di riformulazione avanzata dai relatori.

  Enzo LATTUCA (PD) accetta la proposta di riformulazione del suo emendamento 6.8.

  Dorina BIANCHI (NCD) accetta la proposta di riformulazione del suo emendamento 6.9.

  Arturo SCOTTO (SEL) accetta la proposta di riformulazione del suo emendamento 6.10.

  Danilo TONINELLI (M5S), intervenendo sul suo emendamento 6.4, ne raccomanda l'approvazione illustrandone la finalità.

  La Commissione respinge l'emendamento Toninelli 6.4.

  Danilo TONINELLI (M5S), intervenendo sul suo emendamento 6.7, ne illustra la finalità, volta a evitare che l'organizzazione dei lavori parlamentari non sia rispettosa delle regole, nonché a tutelare le minoranze. Auspica, inoltre, che sia quanto prima resa pubblica la raccolta dei precedenti parlamentari utilizzata dai presidenti delle Commissioni e dal Presidente della Camera per organizzare i lavori dei rispettivi organi.

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  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, nel ricordare che i precedenti sono anche alla base dell'operato degli organi giurisdizionali, sottolinea che il precedente parlamentare è uno strumento utilissimo per le decisioni degli organi della Camera dei deputati.

  Riccardo FRACCARO (M5S) ricorda che la maggioranza ha approvato, in sede di discussione del bilancio interno della Camera dei deputati, un ordine del giorno finalizzato a rendere trasparente l'archivio dei precedenti parlamentari.

  La Commissione respinge l'emendamento Toninelli 6.7.

  Danilo TONINELLI (M5S), intervenendo sugli identici emendamenti Lattuca 6.8, Dorina Bianchi 6.9 e Scotto 6.10, come riformulati, preannuncia il voto di astensione del suo gruppo sottolineando che nella riforma in discussione non c’è traccia dello statuto delle opposizioni, poiché lo stesso può essere modificato a piacimento dalla maggioranza parlamentare.

  Riccardo FRACCARO (M5S) preannuncia il suo voto contrario, in dissenso dal suo gruppo sugli emendamenti in discussione che giudica ipocriti nel contenuto.

  Laura RAVETTO (FI-PdL) dichiara il suo voto di astensione sugli identici emendamenti Lattuca 6.8, Dorina Bianchi 6.9 e Scotto 6.10, come riformulati.

  La Commissione, con distinte votazioni, approva gli identici emendamenti Lattuca 6.8, Dorina Bianchi 6.9 e Scotto 6.10 (Nuova formulazione) (vedi allegato) e respinge gli emendamenti Dadone 6.30 (ex 1.42), Toninelli 6.15 e Dadone 6.18.

  Emanuele FIANO (PD), relatore, anche a nome del relatore, presidente Sisto, passando all'esame delle proposte emendative riferite all'articolo 7, invita al ritiro, formulando altrimenti parere contrario i presentatori di tutte le proposte emendative riferite al medesimo articolo 7.

  Il ministro Maria Elena BOSCHI esprime parere conforme a quello dei relatori.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, constata l'assenza dei presentatori dell'emendamento Bianconi 7.1, identico all'emendamento D'Ambrosio 7.3: s'intende vi abbiano rinunciato.

  Giuseppe D'AMBROSIO (M5S), intervenendo sul suo emendamento 7.3 ne raccomanda l'approvazione, illustrandone la finalità. Ritiene, altresì, che andrebbero informati adeguatamente i cittadini sul fatto che il Senato non è stato abolito e che quando voteranno per il rinnovo dei consigli regionali avranno il compito di scegliere i componenti del futuro Senato.

  La Commissione respinge l'emendamento D'Ambrosio 7.3.

  Giuseppe D'AMBROSIO (M5S), intervenendo sul suo emendamento 7.5, che interviene sull'articolo 66 della Costituzione, ne illustra la finalità, sottolineando che le norme vigenti in materia di incandidabilità, ineleggibilità e incompatibilità dei membri del Parlamento è ormai obsoleto. Sarebbe, pertanto, a suo avviso, opportuno attribuire alla Corte costituzionale il compito di giudicare sui titoli dei parlamentari eletti ovvero la possibilità di adire la Corte stessa per impugnare le deliberazioni in materia adottate dagli organi parlamentari.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, a seguito delle osservazioni del collega D'Ambrosio propone, anche a nome del collega Fiano, l'accantonamento dell'emendamento Dadone 7.5.

  La Commissione acconsente.

  La Commissione respinge l'emendamento Costantino 7.4.

  Giuseppe LAURICELLA (PD) ritira il suo emendamento 7.8.

Pag. 26

  Matteo BRAGANTINI (LNA) dichiara il suo voto contrario sull'emendamento Dadone 7.6 perché è favorevole ad affidare alla Corte Costituzionale il giudizio sui titoli di ammissione dei parlamentari solo in caso di controversie.

  La Commissione respinge l'emendamento Dadone 7.6.

  Celeste COSTANTINO (SEL) chiede l'accantonamento dell'emendamento 7.7, di cui è prima firmataria, in quanto di materia analoga all'emendamento Dadone 7.5.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, anche a nome del collega Fiano, concorda con la collega Costantino e propone l'accantonamento dell'emendamento Costantino 7.7 e dell'emendamento Toninelli 7.9.

  La Commissione acconsente.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, comunica che il deputato Marco Di Maio ha sottoscritto l'emendamento De Menech 7.21 e lo ha ritirato.
  A seguito dell'accantonamento degli emendamenti Dadone 7.5, Costantino 7.7 e Toninelli 7.9, propone di accantonare tutte le restanti proposte emendative riferite all'articolo 7.
  Tale accantonamento si rende utile per una riflessione sulla lettera b) dell'articolo 7 riguardo all'inserimento eventuale di una norma sulla verifica di poteri del Senato in merito a sopravvenute cause di incompatibilità che riguardino i suoi membri in quanto consiglieri regionali.

  La Commissione acconsente.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, passando all'esame delle proposte emendative riferite all'articolo 8, comunica che il deputato Lattuca ha ritirato il suo emendamento 8.7.
  Invita, quindi, al ritiro, anche a nome del relatore Fiano, i presentatori di tutte le proposte emendative riferite all'articolo 8, esprimendo altrimenti parere contrario.

  Il ministro Maria Elena BOSCHI esprime parere conforme a quello dei relatori.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, constata l'assenza dei presentatori dell'emendamento Bianconi 8.1, s'intende che vi abbiano rinunciato.

  Emanuele COZZOLINO (M5S) illustra l'emendamento Lombardi 8.2 di cui è cofirmatario, volto a sopprimere l'articolo 8, che modifica l'articolo 67 della Costituzione. A suo avviso, infatti, il vincolo di mandato andrebbe introdotto per i senatori che rappresentano le istituzioni territoriali e non la nazione come i deputati. Ricorda che la Costituzione tedesca prevede espressamente il voto unitario dei singoli Land per il Bundesrat.

  La Commissione respinge l'emendamento Lombardi 8.2.

  Andrea GIORGIS (PD) illustra il suo emendamento 8.3, che prevede che non sia espressamente inserito in Costituzione né il divieto di vincolo di mandato né il mandato imperativo. Questo perché al momento il Senato è aperto ad evoluzioni diverse, a seconda delle convenzioni che saranno adottate dalle regioni per la scelta dei loro rappresentanti in Senato. Può diventare una Camera politica se saranno candidati i presidenti delle regioni o una Camera delle istituzioni territoriali se saranno effettuate per convenzione altre scelte. Su questa base potrà essere inserito o meno il divieto di mandato imperativo per i senatori. Riservandosi di ripresentarlo per l'esame in Assemblea, ritira l'emendamento 8.3.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) desidera intervenire, anche se l'emendamento è stato ritirato, per porre le basi di un confronto che porti in Assemblea a una soluzione condivisa. L'emendamento Giorgis Pag. 278.3 rappresenta infatti, a suo avviso, un'ottima base di mediazione.

  Emanuele COZZOLINO (M5S) fa suo l'emendamento Giorgis 8.3 e comunica che lo sottoscrivono tutti i deputati del suo gruppo appartenenti alla I Commissione. È necessario, a suo avviso, che il Governo e la maggioranza definiscano in modo inequivocabile la natura del nuovo Senato e le sue funzioni.

  Stefano QUARANTA (SEL) comunica che tutti i deputati del suo gruppo sottoscrivono l'emendamento Giorgis 8.3. Sottolinea che se il Senato deve rappresentare le istituzioni territoriali, è indispensabile prevedere il vincolo di mandato.

  La Commissione respinge l'emendamento 8.3, fatto proprio dal deputato Cozzolino.

  Elena CENTEMERO (FI-PdL) ritira l'emendamento Bianconi 8.4 di cui è cofirmataria.

  La Commissione respinge l'emendamento Dadone 8.6.

  Danilo TONINELLI (M5S) illustra l'emendamento 8.5, di cui è primo firmatario, volto a prevedere il divieto di mandato imperativo per la sola Camera dei deputati.

  Riccardo FRACCARO (M5S) individua in Forza Italia il partito, tra quelli che sostengono la riforma del Governo, che non ha voluto l'obbligo di mandato per i Senatori. La ragione, a suo avviso, risiede in un calcolo politico, basato sul fatto che al momento molte regioni sono controllate dal Partito Democratico. Si tratta di un ragionamento basato su una situazione contingente, che reputa sbagliato nel momento in cui si affronta una riforma costituzionale.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) non condivide le affermazioni del collega Fraccaro, perché se fossero vere si tratterebbe di un fatto molto grave.

  La Commissione respinge gli identici emendamenti Toninelli 8.5 e Costantino 8.9.

  Riccardo FRACCARO (M5S) illustra il suo emendamento 8.10, volto a introdurre l'istituto della revoca del mandato parlamentare su richiesta di una certa percentuale di elettori appartenenti al collegio elettorale di provenienza del parlamentare stesso. Al riguardo, sottolinea come si tratti di un istituto fortemente voluto dai cittadini, peraltro in vigore presso vari ordinamenti stranieri, dove si applica a livello nazionale o, più spesso, locale.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) dichiara il proprio voto contrario sull'emendamento Fraccaro 8.10, ritenendo che la formulazione del testo sia eccessivamente vaga, per cui si potrebbe verificare la situazione paradossale della revoca di un parlamentare anche da parte di cittadini che hanno votato per un partito diverso.

  Riccardo FRACCARO (M5S) ribadisce che l'emendamento in discussione non è frutto di una sua iniziativa autonoma, bensì di un'istanza sottoscritta da 50 mila cittadini.

  La Commissione respinge l'emendamento Fraccaro 8.10.

  Giuseppe D'AMBROSIO (M5S) illustra il suo articolo aggiuntivo 8.01, che intende circoscrivere la previsione dell'immunità parlamentare, di cui all'articolo 68 della Costituzione, ai soli membri della Camera dei deputati, ritenendo assurdo che tale garanzia possa essere estesa a quei consiglieri regionali o sindaci che siano eletti membri del Senato.

  La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo D'Ambrosio 8.01.

  Giuseppe D'AMBROSIO (M5S) illustra il suo articolo aggiuntivo 8.02, volto a Pag. 28sopprimere il secondo e terzo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) interviene, in termini generali su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 68 della Costituzione e, in particolare, sui suoi articoli aggiuntivi 8.05 e 8.06. Al riguardo, evidenzia che, anche attraverso l'esperienza maturata presso la Giunta per le autorizzazioni, nell'ambito della quale finisce col prevalere il giudizio politico, sia senz'altro preferibile deferire a un organo terzo la valutazione circa la sussistenza del cosiddetto fumus persecutionis. In tal senso, le predette proposte emendative di cui è primo firmatario individuano nel Capo dello Stato, da solo ovvero di concerto con i Presidenti delle Camere, l'organo competente in materia di immunità parlamentare.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione respinge l'articolo aggiuntivo D'Ambrosio 8.02.

  La Commissione respinge altresì, con distinte votazioni, gli articoli aggiuntivi D'Ambrosio 8.03 e 8.04.

  Matteo BRAGANTINI (LNA), dopo aver ricordato le ragioni addotte a sostegno dei propri articoli aggiuntivi 8.05 e 8.06, chiede ai relatori e al Governo di modificare il parere espresso su di essi.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, ribadisce, anche a nome del relatore Fiano, il parere contrario già espresso sugli articoli aggiuntivi Matteo Bragantini 8.05 e 8.06, in quanto individuano una soluzione totalmente avulsa rispetto al nostro sistema e ai rapporti intercorrenti tra organi costituzionali.

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli articoli aggiuntivi Matteo Bragantini 8.05 e 8.06.

  Giuseppe D'AMBROSIO (M5S) illustra il suo articolo aggiuntivo 8.07, con il quale intende introdurre delle modifiche tese a migliorare il testo dell'articolo 68 della Costituzione.

  La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo D'Ambrosio 8.07.

  Enzo LATTUCA (PD) raccomanda l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 8.08, evidenziandone le finalità. Con tale proposta emendativa si intende modificare l'articolo 68 della Costituzione, nel senso di affidare alla Corte costituzionale, anziché alla Camera di appartenenza, il potere di autorizzare provvedimenti limitativi della libertà personale dei membri del Parlamento. Al riguardo, dopo aver ricordato l'evoluzione storica dell'istituto dell'immunità parlamentare, fa presente che nella fase storica attuale non vi sono più le condizioni perché sia l'Assemblea a decidere sul cosiddetto fumus persecutionis. Ritiene, infatti, che spostare il potere di concedere o meno l'autorizzazione richiesta dall'autorità giudiziaria dalla Camera di appartenenza alla Corte costituzionale rappresenti un segnale chiaro e inequivocabile, anche di fronte ai cittadini, i quali nutrono sospetti nei confronti del corporativismo dell'organo parlamentare nel tutelare i propri componenti. Per le ragioni suddette, chiede ai relatori e al Governo un ripensamento circa il parere espresso sulla proposta emendativa in esame.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) si dichiara favorevole all'articolo aggiuntivo Lattuca 8.08.

  Riccardo FRACCARO (M5S) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sull'articolo aggiuntivo Lattuca 8.08.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO (SCpI) si dichiara contrario all'articolo aggiuntivo in discussione, che potrebbe creare conflitti Pag. 29tra politica e Corte costituzionale e attribuire una competenza di merito alla stessa Corte costituzionale.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, conferma il suo parere contrario sull'articolo aggiuntivo Lattuca 8.08, che renderebbe, tra l'altro, la Corte costituzionale un giudice del merito.

  Enzo LATTUCA (PD) insiste per l'approvazione del suo articolo aggiuntivo, che è, a suo avviso, coerente con l'articolo 134 della Costituzione, secondo cui la Corte giudica sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, segnala che, nel caso in questione, la Corte costituzionale dovrebbe occuparsi dei provvedimenti in materia di custodia cautelare dei parlamentari.

  Enzo LATTUCA (PD) insiste nella sua richiesta rivolta ai relatori di modificare il parere contrario già espresso sul suo articolo aggiuntivo 8.08.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, ribadisce che la proposta emendativa in discussione renderebbe la Corte costituzionale un giudice di merito.

  Rosy BINDI (PD), nel dichiararsi favorevole all'articolo aggiuntivo in discussione, non condivide la motivazione del presidente Sisto relativamente al parere contrario su tale proposta emendativa, poiché, a suo avviso, così argomentando, si dovrebbe sostenere che anche le decisioni degli organi parlamentari, ai sensi dell'articolo 68 della Costituzione, riguarderebbero il merito di procedimenti penali in corso.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, replicando alla collega Bindi, segnala che il giudizio relativo alla sussistenza del fumus persecutionis degli organi parlamentari richiede un approfondito esame degli atti dei relativi procedimenti penali.

  Emanuele FIANO (PD), relatore, ribadisce il suo parere contrario sull'articolo aggiuntivo Lattuca 8.08, sottolineando i suoi dubbi circa l'attribuzione alla Corte costituzionale del sindacato in materia.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO (SCpI) evidenzia che, ove la Corte costituzionale giudicasse esistente il fumus persecutionis, i relativi procedimenti giurisdizionali si bloccherebbero anche in fase embrionale.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) desidera riportare la sua esperienza come membro della Giunta per le autorizzazioni e sottolinea come mai le discussioni abbiano riguardato il merito della richiesta. È però favorevole ad affidare i compiti previsti dall'articolo 68 a un altro organo perché ormai l'Assemblea giudica in base alla percezione dell'opinione pubblica e su valutazioni politiche.

  Giuseppe LAURICELLA (PD) interviene come sottoscrittore dell'articolo aggiuntivo Lattuca 8.08. Osserva che ormai il Parlamento ha rinunciato alle responsabilità affidate dalla Costituzione e giudica in base all'emozione. Ricorda come la Costituzione avesse affidato in passato alla Corte Costituzionale i giudizi sui reati ministeriali e del Presidente del Consiglio. A suo, avviso, quindi, la questione merita un approfondimento e chiede l'accantonamento dell'articolo aggiuntivo. Osserva al proposito che la Commissione ha consentito ad accantonare il suo emendamento 13.27 che inserisce tra i compiti della Corte quelli indicati all'articolo 68 della Costituzione.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, anche a nome del collega Fiano, ritiene di non acconsentire alla proposta del collega Lauricella e rileva che la votazione sull'articolo aggiuntivo Lattuca 8.08 non pregiudica l'esame dell'emendamento Lauricella 13.27 che è stato accantonato.

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  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli articoli aggiuntivi Lattuca 8.08, D'Ambrosio 8.09, D'Ambrosio 8.010, D'Ambrosio 8.011 e D'Ambrosio 8.012.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 21.30.

ERRATA CORRIGE

  Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 344, del 26 novembre 2014, pagina 89, prima colonna, sesta riga, alla lettera a) deve leggersi «al sesto comma» in luogo di «al quinto comma».

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