CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 23 luglio 2014
277.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
BOZZA NON CORRETTA
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SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 23 luglio 2014. — Presidenza del presidente Francesco BOCCIA. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Pier Paolo Baretta.

  La seduta comincia alle 14.40.

DL 90/2014: Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari.
C. 2486 Governo.

(Parere alla I Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole con condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato, da ultimo, nella seduta del 22 luglio 2014.

  Francesco BOCCIA, presidente, ricorda che, nelle precedenti sedute, il rappresentante del Governo, in risposta ad alcuni dei rilievi formulati dal relatore, aveva depositato agli atti della Commissione una nota della Ragioneria generale dello Stato, nonché tre note elaborate, rispettivamente, dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dal Ministero dell'interno e dal Ministero della giustizia, riservandosi di fornire, nel prosieguo dell'esame, ulteriori elementi informativi.

  Il sottosegretario Pier Paolo BARETTA, ad integrazione della documentazione depositata nelle precedenti sedute, fa presente che la previsione di cui all'articolo 5, in base alla quale è possibile ricollocare il personale pubblico in disponibilità anche in una qualifica o posizione economica inferiore, non darà luogo a contenzioso, in quanto la suddetta ricollocazione dovrà essere richiesta dal dipendente stesso sulla base di un esplicito accordo con l'amministrazione di appartenenza.
  Rileva, inoltre, che la quantificazione degli oneri – pari a 6 milioni di euro per il 2014, a 40 milioni di euro per il 2015 e a 1,8 milioni di euro per il 2016 – prevista ai sensi dell'articolo 15, recante disposizioni in materia di borse di studio per la specializzazione medica, tiene conto del fatto che i relativi contratti graveranno su ogni singolo esercizio finanziario, in misura maggiore o minore, sulla base della loro data di avvio, nonché delle risorse già previste a legislazione vigente per tali specifiche finalità.
  Evidenzia che l'utilizzo, nella misura di 1,8 milioni di euro nell'anno 2016, del Fondo per il finanziamento ordinario dell'università e dei consorzi interuniversitari previsto dall'articolo 15, per la copertura delle citate borse di studio, non pregiudicherà la realizzazione degli interventi già previsti a legislazione vigente a valere sul medesimo Fondo.
  Osserva che l'unificazione in una sola banca dati delle informazioni relative alle società partecipate pubbliche, prevista dall'articolo 17, comma 3, non comporterà nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, in quanto alla stessa si provvederà utilizzando le risorse già stanziate per il funzionamento e l'implementazione dei sistemi applicativi preesistenti.
  Fa presente che la modulistica unificata oggetto degli accordi tra Governo, regioni ed enti locali, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, è già stata realizzata, per alcuni dei più importanti e comuni procedimenti (in particolare in materia di permesso di costruire e segnalazione di inizio di attività edilizia), senza costi e anzi con la possibilità di ridurre i precedenti costi di elaborazione della modulistica, sulla base di specifici accordi con gli enti locali.
  Rileva, infine, che gli accordi conclusi in sede di Conferenza unificata, che costituiscono livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali da garantire su tutto il territorio nazionale, devono intendersi riferiti alle sole misure previste dall'articolo 24.

  Cinzia Maria FONTANA, relatore, formula quindi la seguente proposta di parere:
  «La V Commissione,
   esaminato il progetto di legge C. 2486 Governo, recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari;
   preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo secondo il quale:
    gli andamenti degli oneri concernenti la maggiore spesa pensionistica e quella relativa all'anticipo del trattamento di fine servizio, derivanti dalle disposizioni volte ad eliminare i trattenimenti in servizio, di cui ai commi da 1 a 4 dell'articolo 1, sono state determinati, per gli anni successivi al 2018, per effetto di una compensazione tra i maggiori oneri derivanti dall'anticipo della liquidazione per i dipendenti che raggiungono i limiti di età e che non possono essere trattenuti in servizio e i risparmi derivanti dalla mancata liquidazione dei trattamenti di fine servizio in favore dei soggetti che sarebbero cessati dal servizio in forza delle norme previgenti;
    gli importi medi stimati, sia per le citate prestazioni pensionistiche sia per predette le liquidazioni di fine rapporto, tengono conto delle specificità dei soggetti interessati e, quindi, risultano significativamente superiori alla media degli analoghi importi riferiti all'intero settore pubblico;
    la disposizione di cui all'articolo 1, comma 5, volta a mettere a regime la disciplina che consente alle pubbliche amministrazioni di risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro e il contratto individuale nei confronti del personale che abbia maturato l'anzianità massima contributiva di 40 anni, non determina effetti apprezzabili per la finanza pubblica, tenuto conto sia dell'incremento dei requisiti di accesso al pensionamento disposto a decorrere dal 1o gennaio 2012 dal decreto-legge n. 201 del 2011 sia del fatto che la disposizione del provvedimento in esame è in buona parte assorbita, in caso di amministrazioni che presentano esuberi, dall'articolo 2, comma 11, del decreto-legge n. 95 del 2012, che consente la risoluzione unilaterale, per pensioni, con requisiti anche inferiori, decorrenti fino al 2016;
    gli accantonamenti di bilancio disposti ai sensi dell'articolo 1, comma 6, lettera b), in conseguenza della copertura degli oneri derivanti dalle disposizioni volte ad eliminare i trattenimenti in servizio, sono stati effettuati tenendo conto dell'incidenza delle spese predeterminate per legge e di quelle relative al fabbisogno, iscritte nel bilancio triennale 2014-2016, con un impatto equivalente, a decorrere dal 2015, su tutti i saldi di finanza pubblica;
    il monitoraggio sull'andamento delle assunzioni e dei livelli occupazionali, previsto all'articolo 3, comma 4 – finalizzato alla rilevazione di eventuali incrementi di spesa – potrà essere attuato anche in sede preventiva, nell'ambito della fase di rilascio delle autorizzazioni ad assumere;
    l'impiego delle risorse relative alle autorizzazioni di spesa delle quali è prevista la riduzione, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, capoverso 2.4, per la copertura delle spese derivanti dall'istituzione del fondo per il miglioramento dell'allocazione del personale presso le pubbliche amministrazioni, non pregiudicherà le originarie finalità per le quali le risorse stesse sono state iscritte in bilancio, giacché a queste ultime non sono associate posizioni giuridiche soggettive da soddisfare o impegni già assunti sulla base della normativa vigente;
    la previsione di cui all'articolo 5, in base alla quale è possibile ricollocare il personale pubblico in disponibilità anche in una qualifica o posizione economica inferiore, non darà luogo a contenzioso, in quanto la suddetta ricollocazione dovrà essere richiesta dal dipendente stesso sulla base di un esplicito accordo con l'amministrazione di appartenenza;
    gli adempimenti previsti dall'articolo 8, comma 4, relativi alla pubblicazione sui siti istituzionali degli uffici giudiziari e dell'Avvocatura dello Stato dei dati concernenti la produttività dei magistrati e degli avvocati dello Stato in servizio presso i rispettivi uffici, potranno essere fronteggiati dalle amministrazioni interessate con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica;
    l'utilizzo delle risorse del Fondo per l'occupazione e la formazione, nella misura di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015, per la costituzione del fondo finalizzato a reintegrare l'INAIL dell'onere conseguente alla copertura degli obblighi assicurativi contro malattie ed infortuni di cui all'articolo 12, non pregiudica gli interventi già previsti a legislazione vigente a valere sulle medesime risorse;
    la quantificazione degli oneri – pari a 6 milioni di euro per il 2014, a 40 milioni di euro per il 2015 e a 1,8 milioni di euro per il 2016 – prevista ai sensi dell'articolo 15, recante disposizioni in materia di borse di studio per la specializzazione medica, tiene conto del fatto che i relativi contratti graveranno su ogni singolo esercizio finanziario, in misura maggiore o minore, sulla base della loro data di avvio, nonché delle risorse già previste a legislazione vigente per tali specifiche finalità;
    l'utilizzo, nella misura di 1,8 milioni di euro nell'anno 2016, del Fondo per il finanziamento ordinario dell'università e dei consorzi interuniversitari previsto dall'articolo15, per la copertura delle citate borse di studio, non pregiudicherà la realizzazione degli interventi già previsti a legislazione vigente a valere sul medesimo Fondo;
    l'unificazione in una sola banca dati delle informazioni relative alle società partecipate pubbliche, prevista dall'articolo 17, comma 3, non comporterà nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, in quanto alla stessa si provvederà utilizzando le risorse già stanziate per il funzionamento e l'implementazione dei sistemi applicativi preesistenti;
    il provveditorato per le opere pubbliche competente per territorio potrà svolgere le funzioni svolte in precedenza dal magistrato delle acque per le province venete e di Mantova ai sensi dell'articolo 18, nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie già disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica;
    gli oneri connessi alla nomina e all'attività del Commissario straordinario, di cui all'articolo 20, sono a carico del bilancio del Formez;
    le risorse trasferite alla Scuola nazionale dell'amministrazione, ai sensi dell'articolo 21, comma 1, nella misura dell'80 per cento degli stanziamenti destinati alle attività di formazione degli enti dei quali, ai sensi del medesimo articolo, è prevista la soppressione saranno utilizzati esclusivamente per lo svolgimento della formazione medesima; mentre le altre risorse da trasferire alla medesima Scuola necessarie, tra l'altro, alla prosecuzione dei rapporti di lavoro, saranno quantificate con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri previsto dal comma 6 del medesimo articolo 21;
    le eventuali maggiori spese connesse all'incremento del numero dei componenti del Comitato di gestione della Scuola nazionale dell'amministrazione di cui all'articolo 21, comma 2, saranno compensate dal venir meno delle spese connesse al funzionamento degli organismi direttivi delle Scuole oggetto di soppressione ai sensi del medesimo articolo;
    ai maggiori oneri derivanti dall'aumento da 3 a 5 del numero dei componenti della CONSOB previsto dall'articolo 22, comma 13, si farà fronte nell'ambito delle risorse del bilancio della stessa CONSOB, tenuto conto del fatto che il conto consuntivo 2013 della CONSOB presenta un avanzo di amministrazione di 13,67 milioni di euro, solo parzialmente utilizzato nel bilancio di previsione 2014;
    gli oneri connessi alle perizie per la valutazione delle partecipazioni azionarie detenute dalle province di Milano e di Monza e Brianza relative ad EXPO 2015 – da effettuarsi al momento del subentro della regione Lombardia e del successivo trasferimento alle amministrazioni che subentreranno alle province soppresse, previsto ai sensi dell'articolo 23 – appaiono di modesta entità e agli stessi potrà farsi fronte nei limiti del patto di stabilità interno;
    la modulistica unificata oggetto degli accordi tra Governo, regioni ed enti locali, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, è già stata realizzata, per alcuni dei più importanti e comuni procedimenti, quali quelli in materia di permesso di costruire e segnalazione di inizio di attività edilizia, senza costi e anzi con la possibilità di ridurre i precedenti costi di elaborazione della modulistica, sulla base di specifici accordi con gli enti locali;
    gli accordi conclusi in sede di Conferenza unificata, che costituiscono livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali da garantire su tutto il territorio nazionale, devono intendersi riferiti alle sole misure previste dall'articolo 24;
    le eventuali minori entrate derivanti dalla modifica delle prescrizioni di medicinali per patologie croniche di cui all'articolo 26 possono ritenersi di entità trascurabile e non necessitano, quindi, di alcuna copertura finanziaria, tenuto conto sia della specificità della disposizione sia della circostanza che nella maggior parte delle regioni gli assistiti affetti da patologie croniche risultano esenti dalle quote di compartecipazione;
    la riduzione del 50 per cento delle entrate da assegnare al sistema degli enti camerali, prevista dall'articolo 28, non pregiudicherà il funzionamento degli stessi, tenuto conto, da un lato, che, sulla base degli ultimi dati disponibili relativi ai bilanci 2012, il fabbisogno per gli oneri inderogabili dei suddetti enti è pari a circa 400 milioni di euro, a fronte di un gettito derivante dal pagamento dei diritti annuali di circa 800 milioni di euro, cui si aggiungono ulteriori entrate pari a circa 470 milioni di euro, dall'altro lato, che la riduzione delle entrate da assegnare agli enti del sistema camerale decorrerà solo dal 2015 e, pertanto, non saranno pregiudicati gli impegni già assunti e gli interventi già programmati relativi all'anno 2014;
    l'implementazione degli adempimenti a carico delle prefetture previsti dall'articolo 29, recante misure di contrasto all'infiltrazione mafiosa, potrà avvenire senza nuovi o maggiori oneri per le amministrazioni interessate;
    le amministrazioni interessate potranno consentire alle stazioni appaltanti di consultare telematicamente gli elenchi dei fornitori, come previsto dall'articolo 29, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, giacché, ai sensi del decreto del presidente del Consiglio dei ministri 18 aprile 2013, è già previsto che i suddetti elenchi siano pubblicati con tali modalità;
    l'Autorità nazionale anticorruzione potrà provvedere ai nuovi adempimenti previsti dall'articolo 30, nell'ambito delle risorse già disponibili a legislazione vigente, giacché il bilancio di previsione per il 2014 è in pareggio e il conto consuntivo 2013 evidenzia un avanzo di amministrazione di 12.019.066 euro, parte del quale – pari a 5.758.878,26 euro – è ancora disponibile;
    l'assegnazione all'Unità operativa speciale per EXPO 2015, di personale distaccato, comandato o fuori ruolo, prevista dall'articolo 30, avendo carattere temporaneo ed essendo subordinata alla preventiva valutazione delle amministrazioni cedenti, non determinerà effetti negativi sui fabbisogni finanziari delle suddette amministrazioni;
    gli emolumenti e le indennità al personale comandato, assegnato alla suddetta Unità operativa, saranno corrisposti dall'Autorità nazionale anticorruzione, nell'ambito delle ordinarie risorse di bilancio, secondo le norme generali in materia di comando;
    i compensi e i rimborsi spese dei componenti della segreteria del commissario unico delegato del Governo per EXPO 2015, di cui all'articolo 34, saranno corrisposti a valere sulla contabilità speciale intestata al commissario unico, senza pregiudicare i programmi già avviati;
    l'utilizzo di parte delle risorse del Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime di reati di tipo mafioso, ai fini della copertura degli oneri derivanti dal monitoraggio finanziario dei lavori relativi a infrastrutture strategiche e insediamenti produttivi ai sensi dell'articolo 36, comma 4, non pregiudicherà la realizzazione degli interventi già previsti a legislazione vigente a valere sulle medesime risorse;
    le minori entrate, valutate in 3 milioni di euro per l'anno 2004 e in 10 milioni di euro a decorrere dal 2015, derivanti dall'esonero dal pagamento dell'imposta di bollo per gli atti notificati dagli avvocati con modalità informatica, di cui all'articolo 46, sono state stimate, con riferimento all'anno 2014, in termini prudenziali, tenendo conto del periodo di chiusura degli uffici giudiziari e dei tempi necessari alla conversione in legge del presente decreto-legge;
    il differimento, al 30 novembre 2014, del termine previsto per la comunicazione al Ministero della giustizia da parte delle altre pubbliche amministrazioni del proprio indirizzo di posta elettronica certificata al fine di poter ricevere le comunicazioni e notificazioni del processo civile per via telematica, non determina effetti finanziari negativi per la finanza pubblica e non incide sull'efficienza dell'azione amministrativa, consentendo l'adeguamento delle procedure amministrative alle nuove realtà tecniche in un più ampio lasso di tempo;
    appare necessario riformulare la clausola di salvaguardia di cui all'articolo 53, comma 2, coordinando le disposizioni che prevedono che il Ministero della giustizia provveda al monitoraggio delle minori entrate derivanti «dalla presente legge» con quelle che dispongono l'attivazione della suddetta clausola di salvaguardia in relazione a eventuali scostamenti rispetto alle previsioni di cui al comma 1, ossia alle previsioni delle minori entrate derivanti dall'attuazione del solo Capo II;
   rilevata la necessità di riformulare la disposizione di cui all'articolo 4, comma 1, capoverso 2.4, prevedendo che il Fondo per il miglioramento dell'allocazione del personale presso le pubbliche amministrazioni, istituito ai sensi del precedente capoverso 2.3, considerata la particolare natura degli oneri a cui esso è destinato a far fronte, possa essere rideterminato, a decorrere dal 2015, dalla tabella C allegata alla legge di stabilità, ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera d), della legge n. 196 del 2009;
   esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti condizioni, volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione:
   all'articolo 4, comma 1, capoverso 2.4, secondo periodo, sostituire le parole: si provvede con le seguenti: il fondo di cui al comma 2.3 può essere rideterminato;
   all'articolo 53, comma 2, primo periodo, sostituire le parole: di cui alla presente legge con le seguenti: di cui al presente capo.».

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica alla Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati uniti messicani per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo, dell'8 luglio 1991, fatto a Città del Messico il 23 giugno 2011.
C. 2279 Governo, approvato dal Senato.

(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Dario PARRINI (PD), relatore, fa presente che il disegno di legge autorizza la ratifica e l'esecuzione del Protocollo aggiuntivo recante modifiche alla Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati uniti messicani per evitare le doppie imposizioni e per prevenire l'evasione fiscale in materia di imposte sul reddito, firmato a Città del Messico il 23 giugno 2011, e che il provvedimento, già approvato al Senato, è corredato di relazione tecnica.
  Nel passare all'esame delle disposizioni del Protocollo che presentano profili di carattere finanziario, con riferimento al paragrafo B del Protocollo aggiuntivo, recante disposizioni in materia di scambio di informazioni, osserva che le norme sostituiscono l'articolo 25 della Convenzione, al fine di ampliare l'ambito di cooperazione tra le amministrazioni. Al riguardo, fa presente che la relazione tecnica evidenzia che il complesso delle modifiche apportate non genera effetti diretti di gettito per l'erario italiano. Con particolare riferimento al citato paragrafo B, evidenzia inoltre che la stessa relazione tecnica afferma che le modifiche introdotte determinano una più efficace azione antielusiva e di lotta all'evasione fiscale, produttiva di effetti positivi per l'erario, seppure non quantificabili nella loro entità.
  Nel rilevare di non aver nulla da osservare relativamente ai profili di carattere finanziario, propone pertanto di esprimere parere favorevole sul testo del provvedimento in esame.

  Il sottosegretario Pier Paolo BARETTA concorda con la proposta di parere del relatore.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

Ratifica ed esecuzione del protocollo aggiuntivo alla Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Corea per evitare le doppie imposizioni e per prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito, e relativo Protocollo, del 10 gennaio 1989, fatto a Seoul il 3 aprile 2012.
C. 2419 Governo, approvato dal Senato.

(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Dario PARRINI (PD), relatore, rileva che il disegno di legge in esame autorizza la ratifica e l'esecuzione del protocollo aggiuntivo alla Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Corea per evitare le doppie imposizioni e per prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito, e relativo Protocollo, del 10 gennaio 1989, fatto a Seoul il 3 aprile 2012. Fa presente che il provvedimento, già approvato al Senato, è corredato di relazione tecnica.
  Nel passare all'esame delle disposizioni del Protocollo che presentano profili di carattere finanziario, relativamente agli articoli da 1 a 6, recanti disposizioni in materia di scambio di informazioni, osserva come la relazione tecnica affermi che l'articolo 1 del Protocollo aggiuntivo definisce il nuovo campo di applicazione della Convenzione, introducendovi l'IRAP, in luogo dell'ILOR, ma che tuttavia la novella non affronta la questione della detraibilità ai fini IRAP di eventuali imposte pagate in Corea, operandosi una mera sostituzione tra ILOR e IRAP.
  Con riferimento all'articolo 3, segnala che la relazione tecnica precisa che la norma prevede una nuova formulazione dell'articolo 23 della Convenzione, nella quale risulta soppresso il paragrafo quarto. Esso stabiliva, per un periodo di cinque anni, a decorrere dal primo gennaio dell'anno solare successivo a quello di entrata in vigore della Convenzione (luglio 1992), la possibilità di fruire di un credito d'imposta nello stato di residenza anche per le imposte non pagate nello Stato della fonte del reddito relativamente a dividendi, royalties e interessi. La relazione tecnica afferma che, essendo già decaduta la possibilità di usufruire di tale credito, la nuova formulazione dell'articolo 23 non appare in grado di determinare variazioni di gettito.
  In merito all'articolo 4, evidenzia come la relazione tecnica affermi che la norma mira a superare il segreto bancario e a potenziare la cooperazione in materia di scambio di informazioni conformemente agli obiettivi di lotta all'evasione e di adeguamento agli standard dell'OCSE in materia e che da tali obiettivi possono attendersi effetti positivi per l'erario in ragione della potenziale emersione di ulteriore base imponibile.
  Nel segnalare di non aver nulla da osservare relativamente ai profili di carattere finanziario, propone pertanto di esprimere parere favorevole sul testo del provvedimento in esame.
intI  l sottosegretario Pier Paolo BARETTA concorda con la proposta di parere formulata dal relatore.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

  La seduta termina alle 15.

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 23 luglio 2014. — Presidenza del presidente Francesco BOCCIA. — Interviene il Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Pier Paolo Baretta.

  La seduta comincia alle 15.

Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2013.
C. 2541 Governo.

Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2014.
C. 2542 Governo.

(Esame congiunto e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame congiunto dei provvedimenti in oggetto.

  Antonio MISIANI (PD), relatore, rammenta preliminarmente che il rendiconto generale dello Stato è lo strumento attraverso il quale il Governo, alla chiusura del ciclo di gestione della finanza pubblica (anno finanziario), adempie all'obbligo costituzionale di rendere conto al Parlamento dei risultati della gestione finanziaria. Rileva inoltre che la disciplina del rendiconto è dettata dalla legge di contabilità e finanza pubblica del 31 dicembre 2009, n. 196 che, all'articolo 35, dispone che il rendiconto relativo al 31 dicembre dell'anno precedente sia presentato entro il successivo mese di giugno alle Camere con apposito disegno di legge,, dopo esser stato previamente sottoposto alla Corte dei conti per il giudizio di parificazione.
  Segnala che, ai sensi dell'articolo 36 della legge n. 196 del 2009, il rendiconto generale dello Stato, articolato per missioni e programmi, è costituito da due parti:
   il conto del bilancio, che espone l'entità effettiva delle entrate e delle uscite del bilancio dello Stato rispetto alle previsioni approvate dal Parlamento e che risulta costituito dal conto consuntivo dell'entrata e, per la parte di spesa, dal conto consuntivo relativo a ciascun Ministero. In linea con la struttura del bilancio, il conto consuntivo finanziario espone i dati di bilancio secondo l'articolazione per missioni e programmi di spesa, che privilegia una esposizione di tipo funzionale;
   il conto del patrimonio, che espone le variazioni intervenute nella consistenza delle attività e passività che costituiscono il patrimonio dello Stato.

  Ricorda che l'esame parlamentare del conto del bilancio costituisce la verifica, nella forma della legge di approvazione del rendiconto medesimo, che, in sede di gestione, il Governo abbia eseguito lo schema di previsione per l'entrata e di autorizzazione per la spesa nei termini preventivamente stabiliti con la legge di bilancio. In termini finanziari, viene in tal modo fissato – approvando con legge il risultato della gestione annuale del bilancio – il flusso della gestione dei conti statali, anche al fine di consentire il passaggio dalla precedente legge di bilancio al futuro bilancio previsionale.
  Rammenta inoltre che al rendiconto è allegata, per ciascuna amministrazione, una Nota integrativa, articolata per missioni e programmi, che illustra i risultati conseguiti con la gestione in riferimento agli obiettivi fissati con le previsioni di bilancio, le risorse finanziarie impiegate, anche con l'indicazione dei residui accertati, e gli indicatori che ne misurano il grado di raggiungimento.
  Il rendiconto medesimo è infine corredato del rendiconto economico, al fine di integrare la lettura dei dati finanziari con le informazioni economiche fornite dai referenti dei centri di costo delle amministrazioni centrali dello Stato.
  Ai sensi dell'articolo 36, comma 6, della legge n. 196 del 2009, è inoltre allegata al rendiconto una relazione illustrativa delle risorse impiegate per finalità di protezione dell'ambiente e di uso e gestione delle risorse naturali da parte delle amministrazioni centrali dello Stato (eco-rendiconto dello Stato).
  Tanto premesso, venendo al contenuto del provvedimento, evidenzia quanto segue.
  Gli articoli 1, 2 e 3 espongono i risultati complessivi relativi alle amministrazioni dello Stato per l'esercizio finanziario 2013 e sono riferiti rispettivamente alle entrate, con accertamenti per 818.839 milioni di euro, alle spese, con impegni per 752.982 milioni di euro, e alla gestione finanziaria di competenza, intesa come differenza tra il totale di tutte le entrate accertate e il totale di tutte le spese impegnate, che evidenzia un avanzo di 65.856 milioni di euro.
  L'articolo 4 espone la situazione finanziaria del conto del Tesoro, che evidenzia, al 31 dicembre 2013, un disavanzo di 175.825 milioni di euro.
  L'articolo 5 reca l'approvazione dell'Allegato n. 1, contenente l'elenco dei decreti con i quali sono stati effettuati prelevamenti dal «Fondo di riserva per le spese impreviste», e dell'Allegato n. 2 , relativo alle eccedenze di impegni e di pagamenti risultate in sede di consuntivo, rispettivamente sul conto della competenza, sul conto dei residui e sul conto della cassa.
  L'articolo 6 espone la situazione del patrimonio dello Stato al 31 dicembre 2013, di cui al conto generale del patrimonio, da cui risultano attività per un totale di 704,4 miliardi di euro e passività per un totale di 2.561 miliardi di euro.
  Gli articoli da 7 a 10 espongono i dati relativi ai conti consuntivi delle Aziende e Amministrazioni autonome.
  L'articolo 11 del disegno di legge dispone, infine, l'approvazione del rendiconto generale delle amministrazioni dello Stato e dei rendiconti delle Amministrazioni e delle Aziende autonome secondo le risultanze indicate negli articoli precedenti.
  Con riferimento ai risultati della gestione di competenza, evidenzia che, nell'insieme, la stessa, pur avendo fatto conseguire nel 2013 un miglioramento dei saldi del bilancio, al lordo delle regolazioni contabili e debitorie, rispetto alle previsioni definitive, come risultanti, queste ultime, dalla legge di assestamento 2013, espone dei saldi che tutti denotano, tuttavia, un peggioramento rispetto ai risultati conseguiti nell'esercizio 2012, ad eccezione del ricorso al mercato. In particolare, il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato per il 2013 presenta un valore negativo pari a 28.018 milioni di euro, con un peggioramento di 38.805 milioni rispetto al saldo registrato nel 2012, che si era, invece, assestato ad un valore positivo di 10.787 milioni. Rispetto alle previsioni definitive, come sopra indicato, tale saldo è invece risultato migliore delle aspettative, posto che era previsto attestarsi, nel 2013, ad un valore negativo di –51.188 milioni di euro. Al netto delle regolazioni contabili e debitorie, il saldo netto da finanziare nel 2013 è pari a –23.906 milioni di euro, rispetto a quello positivo registrato nel 2012 (20.893 milioni). Anche il saldo delle operazioni correnti (risparmio pubblico) nel 2013 evidenzia un certo peggioramento rispetto all'anno precedente, risultando pari a 39.715 milioni di euro (-8.799 milioni). Anche in questo caso il risultato è tuttavia migliore delle corrispondenti previsioni definitive, in base alle quali il risparmio pubblico avrebbe dovuto attestarsi su valori più bassi (16.307 milioni). Il peggioramento è da porre in relazione all'aumento della spesa corrente (+21.484 milioni) più consistente dell'aumento delle entrate correnti (+12.706 milioni).
  Il ricorso al mercato (differenza tra le entrate finali e il totale delle spese, incluse quelle relative al rimborso di prestiti) si è infine attestato nel 2013 ad un valore pari a –198.991 milioni di euro. Tale saldo è l'unico che registra un miglioramento rispetto al 2012, attestandosi ad un valore più basso anche rispetto alle previsioni definitive.
  Sia il valore del saldo netto da finanziare che del ricorso al mercato si pongono, nei risultati di gestione 2013, al di sotto dei limiti massimi fissati dalla legge di stabilità per il 2013 (legge n. 228 del 2012), come successivamente novellata dal decreto-legge n. 35 del 2013 e dal decreto-legge n. 102 del 2013, recanti le misure per il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni.
  Il peggioramento dei saldi di bilancio sopra evidenziato discende da una gestione di competenza che evidenzia una evoluzione positiva dell'andamento degli accertamenti di entrate finali rispetto al 2012, i cui effetti positivi risultano tuttavia compensati da un incremento consistente degli impegni di spesa.
  Come evidenziato nella relazione illustrativa al disegno di legge di rendiconto, l'incremento degli stanziamenti di competenza è da porre in relazione ad alcuni provvedimenti adottati nel corso dell'esercizio 2013, che hanno avuto notevoli effetti sul saldo netto da finanziarie, ed, in particolare, a quelli per l'accelerazione dei pagamenti dei debiti della amministrazioni pubbliche maturati al 31 dicembre 2012. Si tratta, com’è noto, principalmente dei citati decreti-legge n. 35 e n. 102 del 2013.
  La gestione nel 2013 presenta un'entità complessiva di accertamenti di entrata, comprensivi delle entrate per accensione di prestiti, pari a 818.839 milioni di euro, evidenziando un andamento positivo rispetto all'anno precedente (+33.264 milioni di euro, +4,2 per cento). Come evidenziato anche nella relazione illustrativa, l'aumento registrato rispetto all'esercizio 2012 trae tuttavia origine, principalmente, dalla dinamica dell'accensione di prestiti (+25.063 milioni).
  Gli impegni complessivi di spesa ammontano nel 2013, incluse le spese per rimborso prestiti, a 752.983 milioni. Rispetto ai risultati dell'anno precedente, la gestione presenta un aumento complessivo degli impegni di spesa più contenuto, di 3.646 milioni di euro (+0,5 per cento).
  Nel complesso, il peso della spesa complessiva, in rapporto al PIL, è aumentato dal 47,9 per cento del 2012 al 48,3 per cento del PIL nel 2013.
  Dall'andamento delle entrate e delle spese finali – che escludono, rispettivamente, le entrate per accensioni di prestiti e le spese per il rimborso dei prestiti – discende un saldo netto da finanziare nel 2013 di valore negativo, pari a –28.018 milioni di euro, con un peggioramento di 38.805 milioni di euro rispetto al dato del 2012.
  Il valore negativo del saldo netto da finanziare discende dalla differenza tra un ammontare complessivo di entrate finali pari a 553.992 milioni e un ammontare complessivo di spese finali pari a 582.010 milioni, che, come sopra ricordato, hanno manifestato nel corso dell'esercizio 2013 un andamento in notevole aumento rispetto all'anno precedente.
  Passando poi, in maggior dettaglio, alle entrate finali (accertamenti), osserva che le stesse, che hanno raggiunto un valore pari a 553.992 milioni di euro rispetto al consuntivo 2012, hanno registrato nel 2013 un aumento di 8.201 milioni di euro. Tale aumento è interamente dovuto, per 12.706 milioni, a maggiori entrate correnti. L'aumento di queste ultime è imputabile per la gran parte alle entrate extratributarie (+11.589 milioni, pari a +15,6 per cento) e, in quota minore, alle entrate tributarie, per le quali risulta un incremento dello 0,2 per cento (+1.115 milioni).
  Per quanto concerne le prime, l'aumento è da ricondurre ai recuperi, rimborsi e contributi, in forte incremento rispetto alle previsioni definitive, solo parzialmente ridotto da diminuzioni in altre voci, quali principalmente nella categoria dei proventi dei servizi pubblici minori.
  Per quanto concerne poi le entrate tributarie, pari a 463.769 milioni di euro, in particolare, si registrano variazioni in aumento rispetto al 2012 delle imposte sul patrimonio e sul reddito (+9.611 milioni, circa il 4,0 per cento), delle imposte sulla produzione, consumi e dogane di 6.212 milioni (+17,2 per cento), e delle entrate dei monopoli (+0,7 per cento). Si registrano altresì variazioni in riduzione delle tasse e imposte sugli affari (-4.189 milioni, pari a –2,7 per cento) e delle entrate derivanti dalla categoria del lotto, lotterie ed altre attività di gioco (-5,4 per cento).
  Il risultato registrato dalle entrate tributarie a consuntivo risulta, tuttavia, inferiore rispetto alle previsioni, sia iniziali che definitive. Ciò è da ricondurre soprattutto alla voce relativa all'imposta sul valore aggiunto, che già in sede di previsione definitiva, operata con il provvedimento di assestamento, cala di circa 10,5 miliardi di euro rispetto a quella iniziale: la riduzione è da imputare in larga parte alla revisione al ribasso delle previsioni d'entrata, a seguito del calo congiunturale dei consumi, cui si aggiunge il rinvio di un trimestre, come disposto dal decreto-legge n. 76 del 2013, dell'aumento di un punto percentuale, dal 21 al 22 per cento, dell'aliquota Iva.
  Rileva, infine, che è nel titolo relativo all'accensione dei prestiti che si verifica la variazione più consistente in quanto lo stesso, dopo un primo forte incremento in sede di previsione definitiva rispetto a quella iniziale (29,6 miliardi di euro) aumenta ulteriormente, di 15,2 miliardi di euro, in sede di accertamento. La variazione appare rilevante (+25 miliardi di euro, pari a 10,5 punti percentuali) anche se confrontata al risultato dell'anno precedente. Ciò deriva dall'impatto determinato sull'unità di voto «gestione del debito pubblico» da numerosi provvedimenti amministrativi prodottisi nel corso del 2013 in relazione, principalmente, alle nuove necessità finanziarie prodotte dagli interventi volti al pagamento dei debiti pregressi delle amministrazioni pubbliche, contenuti nei decreti-legge n. 35 e n. 102 del medesimo anno, già in precedenza citati. Tali decreti hanno autorizzato nuove emissioni di titoli di Stato per complessivi 28 miliardi nel 2013 e contestualmente disposto un aumento del limite massimo di ricorso al mercato, previsto dalla legge di stabilità del medesimo anno, per complessivi 33 miliardi, elevandolo dai 240 miliardi inizialmente stabiliti a 273 miliardi.
  Nel passare poi all'esame delle spese finali, segnala che la gestione 2013 ha dato luogo, come detto, ad impegni di spesa relativi ad operazioni finali, costituite dal totale delle spese di parte corrente e di quelle in conto capitale, al netto delle spese relative al rimborso di prestiti giunti in scadenza nell'esercizio di riferimento, pari a 582.010 milioni di euro. Rispetto all'anno precedente, evidenzia un aumento di 47.006 milioni di euro (+8,8 per cento), derivante principalmente dall'incremento degli impegni di spesa in conto capitale (+25.522 milioni, corrispondenti ad un aumento del 55,9 per cento rispetto al 2012) e da un aumento di quelli di parte corrente (+21.484 milioni, pari al 4,4 per cento). In rapporto al PIL, l'incidenza percentuale degli impegni per spese finali è passato dal 34,2 per cento del 2012 al 37,3 per cento del 2013. Il dato di consuntivo degli impegni relativi alle spese finali si è dimostrato, peraltro, inferiore rispetto alle previsioni definitive, denotando una riduzione di oltre 18 miliardi di euro.
  Per ciò che attiene alla spesa corrente (impegni pari a 510.835 milioni di euro, +4,4 per cento rispetto al 2012), evidenzia che si registra una variazione in aumento gli impegni di spesa relativi, in particolare, alle seguenti voci:
   i trasferimenti ad amministrazioni pubbliche, che si attestano a 243.493 milioni e che rappresentano il 47,7 per cento della spesa corrente (+4,5 per cento rispetto al 2011, circa 10,5 miliardi in più). La relazione afferma che si tratta, in prevalenza, di impegni riferiti a trasferimenti ad amministrazioni locali ed enti previdenziali (rispettivamente, 119.157 e 115.226 milioni);
   i consumi intermedi, pari nel 2013 a 12.183 milioni, che registrano un aumento rispetto all'esercizio precedente del +15,7 per cento rispetto al 2012;
   le poste correttive e compensative, con un incremento del 18,3 per cento;
   i trasferimenti correnti a imprese, attestati nel 2013 a 5.790 milioni, che registrano un incremento del +2,3 per cento.

  Gli interessi passivi, che costituiscono il 16 per cento della spesa corrente, si sono mantenuti pressoché stabili (81.869 milioni di euro). Hanno invece fatto registrare una diminuzione, seppur lieve, gli impegni relativi alle spese per redditi da lavoro dipendente (-0,5 per cento), che rappresentano il 17,1 per cento degli impegni di parte corrente (85.717 milioni nel 2013). Su tale diminuzione incide sia il blocco della contrattazione che il marcato rallentamento del turn over del personale delle amministrazioni pubbliche.
  Per le spese in conto capitale, con impegni pari a 71.175 milioni, il rendiconto 2013, segnala un notevole aumento rispetto al 2012 del 55,9 per cento (+25.521 milioni).
  Tale aumento è sostanzialmente ascrivibile all'andamento degli impegni di spesa relativi alla categoria dell'acquisizione di attività finanziarie, che presenta impegni pari a 26.964 milioni, con un incremento di oltre 19 miliardi di euro rispetto al 2012 (vale a dire +239 per cento rispetto al 2012, nel quale registrava un importo di circa 8 miliardi di euro). Tale categoria di spesa rappresenta il 37,9 per cento della spesa in conto capitale. L'incremento, realizzatosi già in sede di previsioni definitive nel corso del 2013 – poi sostanzialmente confermate a consuntivo – è da ricondurre principalmente al Fondo per assicurare agli enti territoriali la liquidità necessaria per il pagamento dei debiti pregressi, ai sensi del già citato decreto-legge n. 35 del 2013, risultando pertanto concentrato, nell'ambito della suddetta categoria, nella voce «Concessione prestiti».
  Con riferimento alle spese per missioni, fa presente che, dall'analisi delle spese finali per missioni dell'esercizio finanziario 2013, al netto della missione debito pubblico – che rappresenta oltre il 33,6 per cento della spesa complessiva dello Stato nel 2013, e di cui non ha tenuto conto ai fini dei rapporti percentuali di seguito indicati – emerge come un ristretto numero di missioni assorba larga parte delle risorse disponibili. In tale quadro, le missioni di maggior rilievo ai fini dell'analisi della gestione di competenza sono:
   la missione Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali, la quale rappresenta nel 2013 il 24,8 per cento delle risorse totali del bilancio, al netto della spesa del debito. Essa manifesta un incremento, in termini assoluti, rispetto allo scorso anno di 8.102 milioni, pari a +7 per cento. I programmi su cui si sono concentrate le risorse sono stati – secondo quanto indicato nella relazione illustrativa – quelli relativi al federalismo per 55.770 milioni e quelli relativi ad altri trasferimenti alle regioni a statuto speciale per 26.010 milioni;
   la missione Politiche previdenziali, che rappresenta il 17,6 per cento (rispetto 17,8 per cento del precedente esercizio), con risorse per la maggior parte destinate al finanziamento del Programma previdenza obbligatoria e complementare (75.622 milioni). Tale missione evidenzia anch'essa un aumento in termini assoluti di 7.653 milioni rispetto all'esercizio precedente, pari a oltre il 9,5 per cento in più;
   la missione Politiche economiche-finanziarie e di bilancio, che assorbe il 14,3 per cento degli impegni, con risorse (71.237 milioni) destinate principalmente al finanziamento del programma concernente le regolazioni contabili, le restituzioni e i rimborsi d'imposte per 38.359 milioni; tale missione evidenzia nel 2013 un aumento di circa il 20 per cento rispetto al 2012;
   la missione Istruzione scolastica, che rappresenta l'8,5 per cento delle risorse totali (rispetto al 9,3 per cento del 2012), destinate soprattutto al finanziamento dei Programmi concernenti la scuola primaria (13.156 milioni) e secondaria di secondo grado (14.315 milioni), registra un lieve incremento in termini assoluti rispetto all'esercizio precedente di 70 milioni (0,2 per cento);
   la missione Diritti sociali, politiche sociali e famiglia, che ha impegnato nel 2013 il 6,4 per cento delle risorse totali, registra anch'essa un incremento in termini assoluti di 1.435 milioni rispetto al 2012, pari a +4,7 per cento.

  Evidenzia, infine, come la Missione debito pubblico abbia fatto registrare nel 2013 impegni di spesa per 253.084 milioni, rappresentando, come sopra anticipato, il 33,6 per cento della spesa complessiva dello Stato, rispetto al 39,5 per cento che essa rappresentava nell'esercizio 2012. Le risorse della Missione – destinate principalmente ai programmi riguardanti i rimborsi del debito statale (170.754 milioni) e gli oneri per il servizio del debito (82.331 milioni) – risultano ridotte nel 2013 del 14,4 per cento rispetto al 2012.
  Al riguardo, pur giudicando favorevolmente l'aumento delle spese in conto capitale, a fronte dell'andamento declinante degli ultimi anni, ritiene tuttavia che occorra investire maggiori risorse in settori strategici per la crescita del sistema economico, quali l'istruzione, l'ambiente e i beni culturali. Passando poi alla gestione dei residui, rileva che, come evidenziato dalla relazione illustrativa al disegno di legge in esame, il fenomeno dei residui, anche nell'esercizio 2013, è rimasto su livelli considerevoli, sia dal lato delle entrate che dal lato delle uscite. In sintesi, il conto dei residui al 31 dicembre 2013 espone residui attivi per 261.124 milioni di euro e residui passivi per 84.216 milioni di euro, con una eccedenza attiva di 176.907 milioni di euro. Sia volume dei residui attivi che quello dei residui passivi risulta incrementato rispetto al 2012: i residui attivi hanno fatto registrare un aumento di 17.847 milioni (+7,3 per cento) e i residui passivi un incremento di 10.186 milioni (+13,8 per cento).
  In particolare, segnala che l'incremento dei residui passivi complessivi, che com’è noto costituiscono un fenomeno che si è posto frequentemente all'attenzione del legislatore, è legato alla maggiore costituzione di quelli di nuova formazione, che aumentano a 58.513 milioni rispetto ai 42.020 milioni dello scorso esercizio (+16.493 milioni, circa il 39,2 per cento in più). La relazione illustrativa al disegno di legge di rendiconto evidenzia che l'aumento dei residui di nuova formazione va riferita principalmente ad una diminuzione dei pagamenti in conto competenza nel corso dell'esercizio 2013. Infatti, in rapporto al volume complessivo degli impegni, i residui di nuova formazione rappresentano il 7,8 per cento, valore superiore a quello dell'esercizio 2012 (5,6 per cento). Quelli provenienti dagli esercizi precedenti, invece, scendono a 25.703 milioni, rispetto ai 32.009 milioni del 2012, con una diminuzione del 19,7 per cento, denotando un miglioramento del processo di smaltimento dei residui pregressi.
  Con riferimento all'andamento dei residui in oggetto, ricorda che la Corte dei conti, nella propria Relazione sul rendiconto 2013, rileva come la crescita dei residui attivi rispetto all'anno precedente comporta che gli stessi si collocano, sia per quanto concerne le entrate tributarie (137.890 milioni) che per quelle extratributarie (122.852 milioni), al livello massimo dell'ultimo triennio, ed inoltre, nel loro ammontare complessivo (261.124 milioni), al di sopra della media dell'ultimo quinquennio, pari a 228.790 milioni. Quanto ai residui passivi, la crescita degli stessi (13,7 per cento) si realizza a fronte, invece, di una consistente diminuzione registrata nel 2012, anno nel quale si era realizzata una riduzione del 20,5 per cento rispetto all'anno precedente. Nell'ambito di tale incremento, la Corte segnala il significativo aumento dei residui di stanziamento, che passano da 8.552 a 15.080 milioni (+76 per cento): l'incidenza maggiore riguarda i trasferimenti, quasi tutti ricompresi nell'aggregato «altri trasferimenti in conto capitale», che contabilizza, per circa 10.350 milioni, il Fondo per le politiche di coesione. La Corte mette inoltre in evidenza che alla crescita della consistenza dei residui passivi nel 2013 rispetto al 2012, si aggiunge la crescita dei residui perenti, aumentati rispetto al 2012, che portano lo stock registrato nel conto del patrimonio intorno ai 96,7 miliardi.
  Evidenzia inoltre che nel rendiconto sono esposte ed illustrate le risultanze della gestione di cassa. Ricorda, in proposito, che la gestione di competenza e la gestione dei residui concorrono a determinare i risultati della gestione di cassa, che è rappresentata, per la parte di entrata, dagli incassi e, per la parte di spesa, dai pagamenti. Considerando peraltro che tale gestione presenta, come di norma avvenuto anche nei precedenti rendiconti, risultanze sostanzialmente analoghe a quella di competenza, ritiene che in questa sede non sia necessario illustrare nel dettaglio le relative entrate e spese, nonché i saldi che ne derivano, rinviando in proposito alla documentazione predisposta dagli uffici.
  Rammenta, infine, che il disegno di legge di rendiconto espone infine il Conto generale del Patrimonio che costituisce il documento contabile che fornisce annualmente la situazione patrimoniale dello Stato, quale risulta alla chiusura dell'esercizio.
  Esso comprende:
   le attività e le passività finanziarie e patrimoniali con le relative variazioni prodottesi durante l'esercizio di riferimento;
   la dimostrazione dei vari punti di concordanza tra la contabilità del bilancio e quella patrimoniale.

  Segnala in particolare che la Sezione I contiene la classificazione patrimoniale degli elementi attivi e passivi, definiti in modo che possano raccordarsi con il sistema di contabilità nazionale SEC 95, mentre la Sezione II illustra gli elementi di raccordo tra i dati patrimoniali e quelli del bilancio, mostrando l'incidenza dei risultati della gestione di bilancio sulle componenti patrimoniali attive e passive.
  Dai risultati generali della gestione patrimoniale 2013 emerge una eccedenza passiva di 1.561.993 milioni, con un peggioramento di 28.243 milioni rispetto alla situazione patrimoniale a fine 2012, determinata da un aumento delle attività (+19.291 milioni) più che compensato dall'aumento delle passività (+47.534 milioni).
  In particolare, il totale delle attività ammonta a 999.008 milioni di euro, di cui:
   704.452 milioni di attività finanziarie (in aumento di 10.366 milioni rispetto al 2012);
   290.356 milioni di attività non finanziarie prodotte, che comprendono beni materiali e immateriali prodotti, materie prime e prodotti intermedi, prodotti finiti, oggetti di valore e d'arte (beni mobili di valore culturale, biblioteche e archivi), in aumento di 8.711 milioni rispetto al 2012;
   4.200 milioni di attività non finanziarie non prodotte, che comprendono i beni materiali non prodotti, ossia terreni, giacimenti e risorse biologiche non coltivate (in lieve decremento rispetto al 2012 di 214 milioni).

  Il totale delle passività ammonta a 2.561.001 milioni di euro e si riferisce interamente a passività di natura finanziaria e che, rispetto alla chiusura dell'esercizio 2012, l'entità delle passività finanziarie ha registrato un incremento di 47.534 milioni di euro. Come rilevato dalla Corte dei conti nella propria Relazione sul rendiconto, dell'importo complessivo delle passività, pari a 2.561 miliardi di euro, 1.778,5 miliardi sono relativi al debito pubblico, composto dal debito fluttuante, BTP, CCT, prestiti esteri ed altri prestiti del debito redimibile, con un incremento di 77,6 miliardi rispetto al 2012.
  Passando all'esame del disegno di legge di assestamento 2014, ricorda che, come noto, l'istituto dell'assestamento di bilancio dello Stato è previsto per consentire un aggiornamento, a metà esercizio, degli stanziamenti del bilancio, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertata in sede di rendiconto dell'esercizio scaduto al 31 dicembre precedente. Sotto questo profilo, segnala che il disegno di legge di assestamento si connette funzionalmente con il rendiconto del bilancio relativo all'esercizio precedente, dal momento che l'entità dei residui, attivi e passivi, sussistenti all'inizio dell'esercizio finanziario, che al momento dell'elaborazione e approvazione del bilancio di previsione è stimabile solo in misura approssimativa, viene definita in assestamento sulla base delle risultanze del rendiconto.
  In particolare, fa presente che con il disegno di legge di assestamento le previsioni di bilancio sono adeguate in relazione:
   per quanto riguarda le entrate, all'eventuale revisione delle stime del gettito. Poiché esse sono il frutto di una valutazione di carattere tecnico, eventuali modifiche possono essere determinate dall'evoluzione della base imponibile e dagli effetti derivanti dall'applicazione della normativa vigente;
   per quanto riguarda le spese aventi carattere discrezionale, ad esigenze sopravvenute;
   per quanto riguarda la determinazione delle autorizzazioni di pagamento, in termini di cassa, alla consistenza dei residui accertati in sede di rendiconto dell'esercizio precedente.

  Rileva, altresì, che il disegno di legge di assestamento del bilancio per l'esercizio 2014 riflette la struttura del bilancio dello Stato, organizzato – secondo la disciplina recata dalla legge di contabilità e finanza pubblica n. 196 del 2009 – in missioni e programmi, che costituiscono, a decorrere dal 2011, le unità di voto.
  Ciò premesso, venendo al contenuto del disegno di legge di assestamento, segnala quanto segue.
  L'articolo 1 dispone l'approvazione delle variazioni alle previsioni del bilancio dello Stato per il 2014, approvato con la legge n. 148 del 27 dicembre 2013, indicate nelle annesse tabelle, riferite allo stato di previsione dell'entrata, agli stati di previsione della spesa dei Ministeri e ai bilanci delle Amministrazioni autonome. Il citato disegno di legge reca, infatti, sia per lo stato di previsione dell'entrata che per ciascuno degli stati di previsione dei Ministeri di spesa, le proposte di variazione degli stanziamenti di bilancio in termini di competenza e di cassa, che costituiscono oggetto di approvazione da parte del Parlamento.
  In allegato al disegno di legge è evidenziata, a fini conoscitivi, sia per lo stato di previsione dell'entrata che per i singoli stati di previsione della spesa, l'evoluzione, in termini di competenza e di cassa, delle singole poste di bilancio per effetto sia delle variazioni apportate in forza di atti amministrativi fino al 31 maggio sia delle variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento.
  Per ciascuna unità di voto si indicano, inoltre, le variazioni che si registrano nella consistenza dei residui, in linea con le risultanze definitive esposte nel Rendiconto dell'esercizio precedente.
  A partire dalla previsione iniziale della legge di bilancio, le eventuali variazioni intervenute per atto amministrativo o proposte con il disegno di assestamento determinano, per ciascun programma, la previsione assestata.
  Gli stati di previsione della spesa che espongono proposte di rimodulazioni di autorizzazioni legislative di spesa sono il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero della difesa, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e il Ministero della salute.
  L'articolo 2 dispone alcune modifiche all'articolo 2 della legge di bilancio per il 2014.
  In particolare, il comma 1, novellando l'articolo 2, comma 3, della legge di bilancio per il 2014, aumenta il limite massimo di emissione di titoli pubblici, stabilito nella legge di bilancio, da 59.000 milioni a 99.000 milioni di euro. In proposito, segnala come sulle ragioni di tale incremento non siano ravvisabili indicazioni nel provvedimento all'esame. Peraltro, ferma restando l'opportunità di un chiarimento in proposito da parte del Governo, ad un primo esame sembra che tale aumento sia da ricondursi sia alle necessità di copertura del maggior fabbisogno emerso in corso d'anno, sia alle occorrenze connesse all'emissione di nuovi titoli di Stato per il pagamento dei debiti pregressi della pubblica amministrazione. Ciò in quanto:
   il Documento di economia e finanza 2014 espone per tale anno un fabbisogno del settore pubblico pari a 70.490 milioni che, tenendo conto di numerosi fattori – pagamenti dei debiti pregressi della pubblica amministrazione, slittamento al 2014 di alcuni esborsi inizialmente previsti per l'anno precedente, pagamento dell'ultima tranche dell’European Stability Mechanism – risulta più elevato di circa 14 miliardi rispetto al valore della Nota tecnico-illustrativa al disegno di legge di stabilità, sulla cui base è stata effettuata la previsione di fabbisogno per l'anno;
   il decreto-legge n. 66 del 2014 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 89 del 2014) ha autorizzato, all'articolo 50, comma 7, l'emissione di titoli di Stato per un importo fino a 40 miliardi di euro per l'anno 2014, allo scopo di reperire le risorse per la liquidità necessaria all'attuazione degli interventi previsti dal medesimo decreto per il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni, nonché in considerazione del livello del fabbisogno del settore statale definito dal DEF 2014.

  Il comma 2, novellando l'articolo 2, comma 7, della legge di bilancio per il 2014, aumenta lo stanziamento del Fondo di riserva per l'integrazione delle autorizzazioni di cassa, incrementando ad 11 miliardi l'importo di 10 miliardi attualmente previsto dal comma 7 medesimo.
  Con riferimento all'articolo 3, esso aggiunge infine un ulteriore comma all'articolo 7 della legge n. 148 del 2014, recante il bilancio dello Stato per il 2014, al fine di autorizzare il Ministro dell'economia e delle finanze ad apportare con propri decreti le variazioni di bilancio compensative necessarie per il riparto delle somme occorrenti alla realizzazione di progetti didattici da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, così come previsto dall'articolo 5, commi 2 e 3, del decreto-legge n. 104 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 128 del 2013.
  Per quanto concerne i saldi di competenza del bilancio dello stato risultanti dal disegno di legge di assestamento, osserva che la relazione al provvedimento evidenzia, in termini di competenza, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, un peggioramento del saldo netto da finanziare rispetto alle previsioni iniziali di bilancio. Nel complesso, il saldo si attesta ad un valore di –41.582 milioni, rispetto ad una previsione iniziale di –38.308 milioni.
  In particolare, secondo le previsioni assestate, risultanti dalle variazioni apportate per atto amministrativo fino al 31 maggio scorso e da quelle proposte con il disegno di legge di assestamento in esame, si evidenzia, rispetto alle previsioni iniziali, un peggioramento del saldo netto da finanziare, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, di 3.274 milioni di euro.
  Per quanto concerne gli altri saldi, rileva che il risparmio pubblico registra un lieve miglioramento rispetto alla previsione iniziale, attestandosi a 14.650 milioni, mentre il ricorso al mercato, inteso come differenza tra le entrate finali e il totale delle spese, incluse quelle relative al rimborso di prestiti, evidenzia un miglioramento di oltre 10 miliardi, comprendendo il dato anche le regolazioni debitorie.
  Il valore del saldo netto da finanziare che si determina sulla base delle previsioni di assestamento rientra comunque nel limite massimo stabilito dalla legge di stabilità per il 2014, come successivamente modificato dal decreto-legge n. 66 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 89 del 2014, che ha recato misure per il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni.
  Rileva, altresì, che anche il valore del ricorso al mercato nelle previsioni assestate (-269.495 milioni) rientra nel limite massimo stabilito dalla legge di stabilità per il 2014, come successivamente novellata dal predetto citato decreto-legge n. 66 del 2014 (-320.000 milioni).
  Passando alle variazioni di competenza proposte dal provvedimento, segnala che le stesse risultano coerenti con il rispetto dei saldi di finanza pubblica indicati nel Documento di economia e finanza 2014 presentato ad aprile scorso.
  In termini di competenza, l'incremento del saldo netto da finanziare che si determina nelle previsioni assestate, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, sconta, in presenza di una importante riduzione della spesa per interessi, sia una riduzione delle entrate finali, per complessivi 524 milioni di euro, principalmente ascrivibile alle entrate tributarie (-3.506 milioni), sia un aumento delle spese finali, per 2.750 milioni, ed in particolare di quelle in conto capitale.
  Fa presente che l'incremento del saldo è interamente derivato dalle variazioni di bilancio apportate con atti amministrativi e che la proposta del disegno di legge di assestamento migliora il saldo per 605 milioni di euro.
  Con riferimento al peggioramento del saldo netto suddetto, evidenzia che la relazione illustrativa al disegno di legge di assestamento rileva che:
   la riduzione delle entrate è dovuta alle variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento (-2.010 milioni), che riguardano esclusivamente le entrate tributarie (-4.152 milioni), in ragione del peggioramento del quadro macroeconomico per l'anno in corso assunto a base per l'elaborazione delle stime per l'anno 2014 contenute nel Documento di economia e finanze di aprile scorso, nonché dell'andamento del gettito effettivo;
   l'aumento delle spese è per la gran parte dovuto a variazioni per atto amministrativo (+5.365 milioni). All'interno di tale cifra, circa 2.866 milioni di euro derivano dall'applicazione del Meccanismo europeo di stabilità, finanziato, in deroga ai limiti di saldo stabiliti dalla legge di stabilità 2014, mediante l'emissione di titoli del debito pubblico, i cui proventi affluiscono al Titolo IV delle entrate, relativo all'accensione prestiti. Per contro, la proposta di assestamento prevede una riduzione delle spese finali, interamente ascrivibile a quella per interessi, la cui diminuzione è da porre in relazione alla dinamica dei tassi di interesse nella prima parte dell'anno.

  In particolare, per quanto concerne le variazioni di competenza sulle entrate finali, fa presente che il disegno di legge di assestamento reca una proposta di riduzione per complessivi –2.010 milioni di euro, risultante dalla diminuzione delle entrate del comparto tributario (-4.152 milioni) e da una variazione in aumento delle entrate extratributarie (+2.112 milioni).
  In particolare, nell'ambito delle entrate tributarie assumono un particolare rilievo le variazioni in diminuzione relative all'IRES (-3.600 milioni), all'IVA (-3.020 milioni) alle imposte sui generi di monopolio (-430 milioni), a quelle gravanti sui giochi (-241 milioni) e sulle lotterie (-128 milioni).
  Per quanto riguarda le variazioni in aumento, segnala soprattutto quelle relative alle imposte sostitutive (complessivamente, +2.697 milioni), all'IRPEF (+1.263 milioni), alle altre imposte dirette (+275 milioni) e all'accisa sui prodotti energetici (+280 milioni).
  L'aumento delle entrate extra-tributarie è dovuto, in gran parte (1.596 milioni), alla partecipazione agli utili dell'istituto di emissione.
  Per quanto concerne le variazioni sulle spese finali, che, come già sopra detto, scontano un incremento di oltre 5,3 miliardi di euro dovuto alle variazioni per atto amministrativo, segnala che le variazioni proposte dal provvedimento presentato dal Governo determinano una riduzione complessiva di 2.615 milioni di euro.
  Tale riduzione interessa unicamente le spese correnti, nel cui ambito si registra una significativa diminuzione di quelle per interessi, che decrescono di 3.904 milioni rispetto alle previsioni iniziali (-4,2 per cento circa), in parte prevalente (2.500 milioni) derivante da una dinamica dei tassi di interesse inferiore a quanto previsto in sede di presentazione del disegno di legge di bilancio 2014.
  Un'ulteriore diminuzione della spesa per interessi, per 1.400 milioni, deriva da minori esigenze per gli interessi corrisposti sui conti correnti di Tesoreria, al cui riguardo non sono riscontrabili specifiche indicazioni nel disegno di legge in esame.
  Tale andamento di spesa per interessi viene parzialmente compensato sia dalle altre spese correnti, che salgono di 855 milioni, che da quelle di conto capitale, in aumento di 435 milioni.
  Quanto a queste ultime, precisa la relazione, l'incremento è riconducibile principalmente (per 351 milioni) al controvalore della quota di utili della Banca d'Italia – che viene corrispondentemente iscritta in entrata – relativa agli interessi versati dalla Grecia per il rimborso dei prestiti ad essa versati nell'ambito del relativo programma di aiuti europeo, interessi da retrocedere alla stessa Grecia sulla base degli accordi intervenuti.
  Esaminando le variazioni per categorie economiche, osserva che per quanto concerne le spese in conto capitale, rispetto al dato iniziale di bilancio per l'anno in corso si evidenzia in particolare un aumento degli investimenti fissi lordi (43 milioni) e dei contributi agli investimenti delle amministrazioni pubbliche, in particolare a quelle centrali (30 milioni).
  Per quel che concerne, invece, la proposta di aumento della dotazione di competenza della spesa corrente, considerata al netto degli interessi, essa è principalmente legata:
   ai consumi intermedi (+428 milioni), il cui aumento, corrispondente al 7,6 per cento rispetto alla previsione iniziale, è destinato, in base alla Relazione illustrativa, a migliorare il funzionamento delle istituzioni scolastiche-LSU (110 milioni) nonché a finanziare (per circa 60 milioni) l'operazione Mare nostrum, riguardante l'emergenza umanitaria determinatasi nello Stretto di Sicilia dovuta all'eccezionale afflusso di migranti;
   ai trasferimenti correnti a famiglie e istituzioni sociali private (+281 milioni di euro), principalmente – specifica la relazione illustrativa – per risorse destinate al sistema di accoglienza delle persone richiedenti asilo.

  Con riguardo alle proposte in diminuzione delle spese correnti, oltre alla riduzione di quelle per interessi di cui si è già detto, evidenzia le minori esigenze relative alle Amministrazioni locali, ed in particolare, alle Regioni – come si evince dalla tabella – i cui trasferimenti si sono ridotti di 212 milioni.
  Segnala che tale importo complessivo di 212 milioni deriva:
   da una riduzione di 410 milioni relativa all'adeguamento dello stanziamento iniziale di bilancio alle entrate tributarie riscosse direttamente dalle regioni Sicilia e Sardegna e dalle province autonome, nonché da una ulteriore riduzione di 310 milioni della devoluzione di quote di entrate erariali alle regioni a Statuto speciale;
   da un aumento, per 500 milioni, delle riserve erariali relative al biennio 2012-2013, per garantire l'attribuzione alle stesse alle province di Trento e Bolzano, a seguito di sentenze della Corte costituzionale.

  Tenuto conto del fatto che in ordine ad entrambe le riduzioni non sono rinvenibili indicazioni nella relazione illustrativa del provvedimento, ritiene opportuno che il Governo fornisca tali indicazioni nel corso dell'esame.
  Riguardo alla gestione di cassa, osserva che i saldi esposti dal disegno di legge di assestamento per il 2014 registrano, in termini di cassa, un andamento sostanzialmente analogo agli andamenti esposti in sede di competenza – vale a dire, rispetto alle previsioni iniziali di bilancio, un peggioramento del saldo netto da finanziare, una sostanziale stabilità del risparmio pubblico ed un miglioramento del ricorso al mercato –, per cui, come già operato per il rendiconto, ritiene, in questa sede, non necessario procedere ad una illustrazione nel dettaglio delle variazioni proposte dal provvedimento, rinviando alla documentazione prodotta dagli uffici.
  Venendo, da ultimo, ai residui, rileva previamente come nella definizione del bilancio di previsione l'entità dei residui passivi venga stimata, in modo presuntivo, sulla base di un calcolo che fa riferimento alla massa spendibile e alle autorizzazioni di cassa risultanti dal bilancio dell'esercizio in corso a quel momento. Solo con l'assestamento viene iscritta in bilancio la consistenza effettiva dei residui al 1o gennaio dell'esercizio in corso, quale è stata accertata sulla base delle risultanze del rendiconto per l'esercizio precedente. Pertanto, il disegno di legge di assestamento per il 2014 registra l'entità effettiva dei residui esistenti all'inizio dell'esercizio, come accertata nel disegno di legge di approvazione del rendiconto per l'esercizio 2013.
  In base al rendiconto 2013, i residui passivi iniziali delle spese finali, quelli cioè provenienti dall'esercizio 2012 e precedenti, sono stati accertati in 73.347 milioni, mentre, alla fine dell'esercizio (31 dicembre 2013), a seguito dei risultati di gestione, vale a dire per effetto delle perenzioni, delle variazioni in diminuzione, delle economie e dei pagamenti effettuati nel corso dell'anno, la consistenza dei residui passivi per le spese finali è risultata pari a 83.650 milioni, di cui 25.530 milioni, che residuano dalla gestione dei residui passivi provenienti dagli esercizi 2012 e precedenti (residui pregressi) e 58.120 milioni, che derivano dalla gestione di competenza 2013 (residui di nuova formazione).
  Nel complesso, la consistenza dei residui passivi delle spese finali alla fine dell'esercizio finanziario 2013 presenta un incremento di 10.303 milioni rispetto all'analoga consistenza accertata alla fine del 2012 (73.347 milioni).
  Rileva, altresì, che la relazione illustrativa evidenzia come l'aumento della consistenza complessiva dei residui nel 2013 sia imputabile soprattutto a quelli in conto capitale, che registrano un incremento di 8.018 milioni rispetto all'esercizio precedente. Osserva come tale dato si ponga in controtendenza rispetto al recente andamento della categoria, atteso che i residui passivi manifestano una importante flessione a partire dall'anno 2007, con riferimento particolare ai residui in conto capitale, in conseguenza della riduzione dei termini a suo tempo disposta per la perenzione amministrativa per le spese in conto capitale (da sette a tre anni). Negli anni successivi, la consistenza dei residui passivi manifesta nuovamente un trend in aumento, fino all'anno 2010, per poi invertire la tendenza, a partire dal 2011, a decorrere dal quale i residui passivi evidenziano, ogni anno, una flessione rispetto all'esercizio precedente, rispettivamente –15.239 milioni nel 2011 rispetto al 2010 e –19.617 milioni nel 2012 rispetto al 2011, che interessa sia i residui per le spese di parte corrente sia quelli per le spese in conto capitale.
  La maggiore consistenza dei residui passivi finali, al netto di quelli relativi al rimborso prestiti, pari a 566 milioni, a fine anno 2013 è correlata soprattutto alla maggiore costituzione di quelli di nuova formazione, derivanti dalla gestione della competenza nel 2013, che ammontano complessivamente a 58.120 milioni, poco meno del 70 per cento circa della consistenza complessiva dei residui finali.
  A differenza dell'andamento registrato negli scorsi anni, i residui passivi finali di nuova formazione risultano nel 2013 di maggiore consistenza rispetto all'esercizio precedente (+16.642 milioni, oltre il 40 per cento in più rispetto al 2012, in cui i residui di nuova formazione erano stati pari a 41.478 milioni).
  Segnala, inoltre, che la relazione illustrativa al disegno di legge di rendiconto 2013 evidenzia che l'incremento dei residui di nuova formazione va riferita principalmente ad una diminuzione dei pagamenti in conto competenza. Infatti, in rapporto al volume complessivo degli impegni, i residui di nuova formazione rappresentano il 7,8 per cento, valore inferiore a quello dell'esercizio 2012 (5,6 per cento). Pur in considerazione di questa precisazione, ritiene potrebbe essere utile sul punto acquisire ulteriori chiarimenti da parte del Governo.
  Osserva come a determinare la consistenza a fine 2013 dei residui di nuova formazione di parte corrente abbiano concorso, soprattutto, gli aggregati relativi al complesso dei trasferimenti ad amministrazioni pubbliche per 26.957 milioni, alle poste correttive e compensative delle entrate (3.790 milioni), ai redditi da lavoro dipendente (1.295 milioni) ed ai consumi intermedi (2.725 milioni).
  Per quanto concerne i nuovi residui di conto capitale (20.611 milioni), rileva che essi riguardano, soprattutto, i contributi agli investimenti ad imprese per 4.164 milioni, determinati, in particolare, dalle Ferrovie dello Stato Spa per 2.863 milioni, e i trasferimenti in conto capitale, il cui ammontare, pari a 8.236 milioni, è costituito, principalmente, dal Fondo sviluppo e coesione (6.283 milioni) e dal Fondo per le opere strategiche (1.148 milioni).
  Per quanto concerne, invece, la consistenza dei residui pregressi delle spese finali, essi risultano, a fine dicembre 2013, pari a 25.530 milioni di euro, e si riferiscono prevalentemente ai due esercizi precedenti al 2013.
  Segnala che la relazione al disegno di legge di rendiconto 2013 evidenzia un miglioramento del processo di smaltimento dei residui pregressi, atteso che nel 2013, infatti, permangono nel conto dei residui 25.703 milioni di residui provenienti dagli esercizi precedenti, contro i 32.009 milioni del 2012, con una diminuzione del 19,7 per cento.
  Con riferimento alla spesa complessiva, infine, precisa che l'ammontare dei residui passivi, ivi compresi, dunque, quelli relativi al rimborso prestiti, risultanti alla chiusura dell'esercizio 2013 è pari a 84.216 milioni e risulta superiore a quello inizialmente stimato, in via presuntiva, nel bilancio di previsione 2013 (pari a 59.149 milioni).

  Il sottosegretario Pier Paolo BARETTA, preso atto delle considerazioni svolte dal relatore, si riserva di intervenire nel corso del prosieguo dell'esame congiunto dei provvedimenti in titolo.

  Francesco BOCCIA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.10.

ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 23 luglio 2014. — Presidenza del presidente Francesco BOCCIA. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Pier Paolo Baretta.

  La seduta comincia alle 15.10.

Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di semplificazioni fiscali.
Atto n. 99.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 17 luglio 2014.

   Francesco BOCCIA, presidente, ricorda che nella precedente seduta il rappresentante del Governo si era riservato di fornire chiarimenti in ordine alle questioni evidenziate dal relatore con riferimento ai profili finanziari delle disposizioni recate dal provvedimento in oggetto.

  Il sottosegretario Pier Paolo BARETTA, non disponendo ancora dei necessari elementi informativi, chiede un ulteriore rinvio dell'esame dello schema di decreto legislativo in discussione.

  Francesco BOCCIA, presidente, non essendovi obiezioni, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.15.

AUDIZIONI INFORMALI

  Mercoledì 23 luglio 2014.

Audizione di rappresentanti dell'ENAV sulle politiche di privatizzazione.

  L'audizione informale è stata svolta dalle 15.15 alle 15.50.