CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 16 aprile 2014
219.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO
Pag. 277

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 16 aprile 2014. — Presidenza del presidente Michele BORDO.

  La seduta comincia alle 9.

Documento di economia e finanza 2014.
Doc. LVII n. 2.
(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 15 aprile 2014.

  Paolo ALLI (NCD), relatore, formula una proposta di parere favorevole.

  Vega COLONNESE (M5S), come preannunciato nella seduta di ieri, conferma il voto contrario del M5S sul documento in esame. Si tratta di un documento inadeguato, redatto superficialmente, e che reca norme di copertura non bene specificate, a dimostrazione dell'incapacità del Governo di affrontare l'attuale situazione e di favorire la ripresa economica del Paese.

  Marina BERLINGHIERI (PD) interviene per esprimere il voto favorevole del gruppo del PD al parere da esprimere sul DEF. Ricorda che l'Italia crescerà quest'anno dello 0,8 per cento, un po’ meno di quanto previsto finora, ma comunque più di quanto stimato dalla Commissione europea e dal Fondo monetario. Manterrà il deficit abbondantemente sotto il 3 per cento, al 2,6 per cento, mentre il debito pubblico continuerà a salire al 134,9 per cento del Pil quest'anno per poi scendere, Pag. 278anche grazie alle privatizzazioni e assicurerà la tenuta dei conti. È questo il sentiero entro cui si muove il DEF approvato dal Consiglio dei ministri insieme al Piano nazionale per le riforme. Con questo DEF e PNR, dagli obiettivi ambiziosi, in Europa possiamo presentarci «con i compiti fatti» e con le riforme avviate.
  Il Documento di Economia e finanza (DEF), approvato l'8 aprile dal Consiglio dei ministri, contiene una chiara linea di politica economica protesa al rilancio della crescita del Paese, basata sul binomio fondamentale fra politiche di bilancio equilibrate e una forte azione riformatrice, che tradotto significa agire sulla fiscalità per ridurne il peso attraverso il sostegno ai redditi degli italiani con un'azione dai contorni di equità sostanziale. È un documento che contiene una vera nota di discontinuità con il passato: si fa portatore di interventi ad alto valore redistributivo applicando pienamente il dettato costituzionale nella parte in cui prescrive che ciascuno contribuisce alla vita delle comunità in ragione delle risorse e del patrimonio di cui dispone. L'intento più significativo di questo DEF sta infatti nell'obiettivo di gettare le basi per l'operazione «di giustizia sociale»: il taglio dell'Irpef per dare agli italiani dal reddito medio-basso l'equivalente di una «quattordicesima» e far pagare di più a chi fino ad oggi non ha sofferto degli effetti della crisi. Gli 80 euro in più in busta paga saranno coperti, e sta qui la principale carta del Governo, con una spending review fatta di tagli degli stipendi dei manager e di stretta alla pubblica amministrazione, e con un nuovo intervento fiscale sulle banche.
  Si passa concretamente e significativamente ad attuare il principio, tante volte enunciato, di spostare il peso della tassazione dal lavoro alla rendita: un segnale importante e necessario.
  Si abbandona in questo DEF lo schema classico proposto dalla UE fatto di freddi numeri e si traccia una prospettiva della società italiana in nome della solidarietà, della sussidiarietà e della crescita intesa quale strumento di coesione sociale e non come mero raggiungimento di obiettivi macroeconomici. È un documento che inizia a tradurre in misure concrete la necessità di pensare un nuovo patto sociale che rimetta il welfare al centro delle politiche e che sappia tenere insieme i fattori che reggono l'equilibrio fra partecipazione alla contribuzione, servizi erogati e organizzazione pubblica, equilibrio messo fortemente in crisi dall'andamento dell'economia, dall'evasione fiscale, dalla corruzione, dagli sprechi. Crisi di un modello classico che ha sostanzialmente reso necessario un nuovo assetto che sappia tenere insieme la comunità del Paese e metterla al riparo da egoismi o semplificazioni.
  Nel dettaglio: 4,5 miliardi verranno dalla spending review vera e propria: circa un miliardo dagli incassi Iva derivanti dal rimborso dei debiti della pubblica amministrazione e un altro miliardo dall'aumento della tassazione sulle plusvalenze realizzate dalle banche con la rivalutazione delle quote Bankitalia. I tagli alla spesa del piano Cottarelli, rivisto e corretto a Palazzo Chigi, partiranno non solo dall'eliminazione degli enti inutili (il Cnel fra tutti) ma anche e soprattutto dall'adozione di un tetto preciso – 238.000 euro – per gli stipendi dei manager pubblici. Diversamente dal passato, non c’è una stretta fiscale ulteriore e non è prevista alcuna tagliola per la sanità, settore tradizionalmente tra i più a rischio.
  Ci pare di cogliere in tutto ciò, una linea di fondo: l'Italia deve rialzarsi, deve riprendere un cammino di sviluppo, ma lo deve fare in modo equilibrato e sostenibile. Sappiamo bene che i paesi che prima di noi sono usciti dalla crisi, a partire dagli Stati Uniti, spesso hanno visto aumentare differenze e disuguaglianze al loro interno, tanto che nell'ultimo World Economic Forum di Davos proprio il problema delle disparità è stato al centro della riflessione degli economisti. Le crescenti disuguaglianze di opportunità, di reddito, l'assottigliarsi della classe media, la diminuzione della mobilità sociale non sono solo una questione di equità, ma mettono a repentaglio la stabilità delle nostre comunità. Pag. 279Allora la ripresa, lo sviluppo, il dinamismo economico, devono coniugarsi con l'attenzione all'equità sociale.
  Occorre stringere i tempi per attuare finalmente le riforme strutturali, quelle che tutti invocano, quelle rimaste bloccate per anni, se non per decenni, e che potranno restituire al Paese una credibilità e una prospettiva di sviluppo in grado di invertire il ciclo negativo. Si allontana il rischio recessione, dice il Fondo monetario internazionale (FMI), soprattutto per i paesi più ricchi. La crescita globale è ancora lenta, però, e l'Eurozona non è uscita dal rischio deflazione. L'Italia cresce, ma non basta: In Italia la ripresa è in corso ma il «potenziale di crescita resta basso».
  Anche se il Governo Renzi sta cercando di fare del suo meglio, rispettando al meglio i vincoli europei e non facendosi tentare dall'idea di portare il deficit di bilancio al tetto congiunturale del 3 per cento del PIL (evitando che l'Italia possa ricadere nella trappola della speculazione) – l'economia non cresce: +0,8 per cento nel 2014, rispetto al –1,9 per cento dell'anno scorso.
  Secondo il Def, il commercio internazionale è cresciuto del 2,6 per cento nel 2013, crescerebbe del 5 per cento quest'anno e poi ancora del 5,9 per cento nel 2015, per arrivare al +6 per cento sia nel 2016 sia nel 2017. Ma l'export italiano è cresciuto solo del +0,1 per cento nel 2013 e sarà davvero un miracolo se dovesse andar su del +4 per cento quest'anno e del 4,4 per cento il prossimo, come pure è previsto nel testo approvato dal Governo. Le esportazioni nette italiane, lo conferma la sintesi del quadro macroeconomico del Def, contribuiranno comunque ben poco alla crescita del nostro PIL: appena il +0,5 per cento quest'anno rispetto al +0,8 per cento del 2013, per calare ad appena il +0,2 per cento nel 2015 e nel 2016. Nel 2017 e nel 2018 il contributo netto dell'export alla crescita del PIL italiano sarà appena dello 0,1 per cento: più che una inezia, un apporto neppure rilevabile dal punto di vista statistico.
  Dunque il problema del rilancio dei consumi interni, di un piano industriale che rilanci uno sviluppo in favore del mercato, favorito da misure improntate alla crescita a livello europeo, rimane la questione centrale per il nostro paese.
  L'industria e la manifattura italiana, sempre più orientate ad una proposta di sostenibilità ambientale, come uno dei cardini del futuro economico del Paese, è un tema che attraversa il DEF. Il gusto, la qualità, la tecnologia italiana uniti all’ abilità e alla maestria dei lavoratori sono la migliore difesa dei nostri prodotti, fra i più copiati e contraffatti a livello globale. Ma occorre richiamare con serietà il tema di una nuova politica industriale che declini in maniera moderna e competitiva i termini della nostra presenza fra i grandi Paesi produttori del mondo. Scelte strategiche e politiche attive di sostegno alla manifattura, in special modo alle piccole e medie aziende, sono centrali nello scenario disegnato dal Governo.
  Anche per tali ragioni valuta strategica quella parte del Def che fa riferimento agli ultimi dati congiunturali nell'Area Euro (OCSE-Interim economic assesment 2014). A tal fine è necessario sostenere con forza il Governo nei prossimi mesi, anche in vista della presidenza del semestre Ue, affinché si attivi per dare una vera svolta sul piano della crescita a livello europeo, dando concretezza agli impegni così enunciati: «L'Europa deve fare molto di più dal lato degli investimenti e dopo aver concentrato gli sforzi sul risanamento dei bilanci deve evitare che gli stessi siano vanificati dalla debolezza strutturale della crescita. Su questo l'Italia intende indirizzare il semestre di Presidenza che inizierà a luglio: agire sugli squilibri strutturali per indirizzare i paesi dell'Unione verso una strategia di crescita e occupazione, crescita che non può prescindere dal considerare la sicurezza come fattore di sviluppo economico. L'Italia deve essere in prima linea in questo sforzo, proseguendo sulla strada di riforme credibili ed efficaci in grado di imprimere e sostenere la svolta a livello europeo (...). Portare il tema della crescita e della lotta contro la disoccupazione al Pag. 280centro delle politiche europee. L'impegno del Paese e dell'Europa deve essere riportato fermamente verso l'occupazione e le imprese, anche grazie a un deciso sostegno agli strumenti, come l’Industrial Compact, che mirano a rilanciare il settore manifatturiero e a riportare l'economia reale al centro della politica europea. Per rilanciare una strategia di crescita europea, riducendo le disuguaglianze e riportare in Europa lo spirito costitutivo di solidarietà, occorre anche rilanciare la Strategia EU 2020, con priorità alla riduzione della povertà e della disoccupazione, dando forza al processo di riforma e di flessibilità di bilancio necessaria (es. golden rule su spesa per investimenti). Occorre promuovere un migliore utilizzo delle risorse europee (Fondi strutturali, BEI, Garanzia Giovani, iniziative «bandiera») e proseguire nel processo di Unione bancaria nel rispetto degli impegni presi.».
  In tale direzione sarà fondamentale l'attuazione delle singole politiche che compongono la strategia nazionale del PNR (Piano Nazionale di Riforma, presentato congiuntamente al DEF 2014) che, per molti versi, sembra proseguire l'impianto complessivo già delineato durante il governo Letta (anche se con la previsione di tempistiche maggiormente definite e speriamo rispettate).
  Per tutti questi motivi ribadisce il parere convintamente favorevole del Pd.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole formulata dal relatore.

DL 34/2014: Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese.
C. 2208 Governo.
(Parere alla XI Commissione).
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 15 aprile 2014.

  Michele BORDO, presidente, invita i colleghi ad intervenire. Rileva che appare opportuno attendere, prima di procedere all'espressione del parere, l'esito della discussione presso la Commissione di merito.
  Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 9.15.

ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 16 aprile 2014. — Presidenza del presidente Michele BORDO.

  La seduta comincia alle 14.10.

Schema di accordo di partenariato per l'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei nel periodo di programmazione 2014-2020.
Atto n. 86.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del regolamento, e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame dello schema di accordo all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 15 aprile 2014.

  Michele BORDO, presidente e relatore, formula una proposta di parere favorevole con condizioni (vedi allegato 1), che illustra nel dettaglio. Ricorda quindi che nel corso del dibattito è emersa l'esigenza, condivisibile, di esprimere una valutazione su come fossero distribuite le risorse tra le diverse regioni. Ha ritenuto tuttavia non opportuno entrare nel merito della trattativa in corso tra regioni, Governo e Commissione europea, anche al fine di non correre il rischio di esprimersi solo parzialmente, con la conseguente difficoltà di pervenire ad una posizione di sintesi tra le diverse istanze.

  Gea SCHIRÒ (PI), ringrazia il relatore per l'approfondito lavoro svolto e avanza due proposte di tipo organizzativo, anche al fine di dare maggiore forza propositiva Pag. 281alla bozza di parere. La prima riguarda l'ordine delle condizioni, che potrebbero essere ricollocate al fine di farle discendere l'una dall'altra. Si potrebbe, ad esempio porre al primo punto la condizione di cui al punto 8), che ha carattere metodologico, così come il dovere del Governo di riferire alle Camere di cui al punto 9).
  Richiama quindi l'attenzione dei colleghi sul tema degli investimenti tecnologici e della digitalizzazione, che non vede richiamato nel parere. Ritiene infatti che attraverso la digitalizzazione si possano uniformare le diversità, rendendole opportunità e non più elementi di svantaggio. Un richiamo a tale punto potrebbe essere inserito nella condizione di cui al punto 1). Con riguardo infine alle condizione 22) riterrebbe utile citare le iniziative Europa creativa 2014-2020 e Life.

  Adriana GALGANO (SCpI) ringrazia il relatore per l'ampio e approfondito documento predisposto. Intende tuttavia in primo luogo stigmatizzare il fatto che il sottosegretario Delrio si era impegnato, nel corso dell'audizione svolta lo scorso 9 aprile, a trasmettere al Parlamento una nuova bozza di testo, aggiornato rispetto alla formulazione originaria. Così non è stato, e diviene dunque velleitario esprimersi su un documento ormai superato, senza sapere come il Governo intenda rispondere alle numerose obiezioni avanzate dalla Commissione europea.
  Una seconda questione sulla quale richiama l'attenzione dei colleghi è che le difficoltà di impiego dei fondi strutturali non riguardano unicamente l'Italia ma anche gli altri Stati europei, posto che la media europea di impiego del risorse al 2013 è pari al 66 per cento. Ciò significa necessariamente che vi è un problema all'origine, nelle regole europee che presiedono all'utilizzo dei fondi strutturali. Richiama, a titolo di esempio, quanto detto questa mattina dal presidente della Regione Puglia Vendola, che ha evidenziato come l'Unione europea richieda, per alcune opere, che siano realizzate entro tre anni, mentre la media italiana è di circa 11 anni: appare chiaro che occorre avere la forza di fare alleanze e di porre con forza, a livello europeo e non solo nazionale, il tema delle regole di utilizzo delle risorse, al di là della questione del cofinanziamento.
  Si riferisce infine, condividendo sul punto quanto detto dalla collega Schirò, al tema dell'agenda digitale, che merita di essere esplicitamente richiamato nel parere.

  Vega COLONNESE (M5S) segnala che il suo gruppo ha ritenuto di integrare la proposta alternativa di parere favorevole formulata ieri con due ulteriori condizioni 8) e 9) (vedi allegato 2). La proposta di parere formulata dal relatore ha recepito alcuni dei rilievi avanzati dal M5S, ma riterrebbe particolarmente importante che fosse accolta l'osservazione che invita il Governo a predisporre in futuro uno schema di accordo di partenariato aggiornato a tutti i rilievi della Commissione europea, da sottoporre all'esame delle Camere almeno venti giorni prima della scadenza dell'invio all'Unione europea.
  Si associa infine a quanto detto dalla collega Galgano, ricordando che il sottosegretario Delrio si era impegnato a presentare alle Commissioni una bozza aggiornata di Accordo.

  Antonino MOSCATT (PD) esprime apprezzamento per il parere e le riflessioni formulate dal relatore.
  Si sofferma quindi sulla condizione di cui al punto 9), ritenendo che, sebbene debba essere riconosciuto il ruolo centrale del Parlamento, e sia certamente opportuno che il Governo trasmetta periodicamente alle Camere una relazione relativa allo stato di avanzamento della programmazione dei fondi strutturali, prevedere che tale comunicazione debba avvenire ogni tre mesi è eccessivo. Un lasso di tempo così breve non permette di acquisire adeguatamente le informazioni, e rischia di divenire, oltre che eccessivamente oneroso per il Governo, anche inutile. Propone quindi un allungamento di tale termine.
  Riterrebbe inoltre utile inserire nel parere un invito al Governo alla creazione di Pag. 282uno strumento di informazione e formazione per gli enti pubblici, come anche per i soggetti privati, relativo all'accesso ai fondi. Ciò alla luce delle difficoltà evidenti delle Regioni e dei territori nell'uso delle risorse europee.

  Annalisa PANNARALE (SEL) ringrazia il Presidente per i rilievi problematici dell'Accordo in esame che ha ritenuto di evidenziare nella bozza di parere e che si riserva di approfondire. Rileva tuttavia come occorra porre l'accento sulle difficoltà connesse con il rispetto del patto di stabilità interno, evidenziate anche da parte del governatore Vendola nel corso dell'audizione odierna.
  Formula quindi, a nome del suo gruppo, una proposta alternativa di parere che si esprime in senso contrario (vedi allegato 3), per motivi sia di merito che di metodo. Il documento all'esame della Commissione si colloca infatti in una cornice di lacunosità e indeterminatezza, a testimonianza dell'assenza, da parte del Governo, di un quadro strategico e di una idea definita di Paese.
  Quanto al metodo, concordando sul punto con quanto messo in luce dalla collega Galgano, sottolinea come la Commissione sia chiamata ad esprimersi su un documento ormai vecchio, laddove – sulla base di quanto preannunciato dal Sottosegretario Delrio – ci si sarebbe augurati di poter esaminare uno schema di Accordo aggiornato.

  Michele BORDO, presidente e relatore, precisa come non sia la XIV Commissione a dover aggiornare la propria posizione sulla base della risposta che il Governo intende dare alle obiezioni della Commissione europea, ma come sia piuttosto il Governo a dover aggiornare la propria bozza di documento sulla base dei rilievi avanzati dalle Commissioni parlamentari. La procedura prevista è infatti proprio questa: il Governo definisce una bozza di Accordo di partenariato, sulla quale la Commissione europea esprime i propri rilievi (che, lo ricorda, sono stati trasmessi al Governo medesimo solo lo scorso 10 marzo), quindi il Parlamento – sulla bozza di documento, corredata dai rilievi formulati dalla Commissione europea, trasmessa alle Camere il 19 marzo – esprime il proprio parere. È evidente che il testo definitivo dell'Accordo dovrà essere redatto dall'Esecutivo solo dopo l'espressione del parere parlamentare e l'auspicio che si può ora formulare è che il Governo tenga conto delle indicazioni emerse in sede parlamentare. In tal senso ha ritenuto di inserire nella proposta di parere la previsione, di cui alla condizione 21), che il Governo provveda ad informare tempestivamente le Camere del seguito dato ai pareri espressi dalle Commissioni parlamentari competenti e dello sviluppo del negoziato sul progetto di Accordo. Ricorda peraltro che quando il Governo, lo scorso 9 dicembre 2013, ha provveduto a trasmettere alla Commissione europea in prima battuta la bozza di Accordo, non vi era ancora alcuna disposizione di legge che prevedesse un passaggio parlamentare del documento, poi inserita con un emendamento che ha personalmente presentato al disegno di legge di stabilità 2014.
  Sottolinea quindi, con riferimento a quanto rilevato dalle colleghe Schirò e Pannarale, di non essere intervenuto sull'Agenda digitale in quanto si tratta di un tema espressamente previsto dall'obiettivo tematico 2 che provvede a destinare a tale ambito risorse adeguate.
  Rileva quindi, con riferimento a quanto richiamato dalla collega Pannarale, che ha provveduto a evidenziare nelle premesse al parere come occorra che, almeno con riguardo al computo delle risorse destinate al cofinanziamento, sia nazionale che regionale, non debbano trovare applicazione i vincoli previsti dal patto di stabilità e crescita. È in ogni caso disponibile a inserire tale notazione tra gli impegni, rafforzando sul punto una posizione già peraltro assunta dal Governo.
  Ritiene inoltre che si possa valutare l'ordine delle condizioni espresse nel parere, benché ciò non influisca sul loro effettivo rilievo.
  Con riferimento a quanto detto dall'onorevole Moscatt sulla trasmissione periodica Pag. 283alle Camere da parte del Governo di una relazione riguardante lo stato di avanzamento della programmazione dei fondi strutturali, ritiene che si possa ragionare sui tempi, ma che occorra in ogni caso mantenere una tempistica stringente.
  Con riguardo infine alla esigenza manifestata dall'onorevole Galgano di una revisione delle regole europee relative alla gestione dei fondi strutturali, precisa che il Governatore Vendola si riferiva, nel corso dell'audizione odierna, alla programmazione 2007-2013, in quanto la nuova disciplina recata dal regolamento (UE) n. 1303/2013, recante la disciplina comune relativa ai fondi SIE, è stata approvata solo tre mesi fa e, poiché ci si trova in una fase di prima applicazione, non potrà che essere valutata in futuro.

  Vega COLONNESE (M5S) richiama nuovamente l'impegno assunto dal Sottosegretario Delrio a trasmettere alla Commissione una nuova bozza di Accordo.

  Adriana GALGANO (SCpI) ritiene che lavorare con tali modalità non consenta al Parlamento di verificare come il Governo risponderà alle obiezioni formulate alla Commissione europea.

  Michele BORDO, presidente e relatore, ribadisce come occorra innanzitutto esprimersi e solo successivamente valutare se e come il Governo abbia recepito le osservazioni formulate. Ricorda come, in ogni caso, sia facoltà del Parlamento chiamare in ogni momento il Governo a riferire sullo stato della situazione.

  Annalisa PANNARALE (SEL) sottolinea a sua volta l'impegno assunto dal Sottosegretario Delrio e evidenzia come il parere della XIV Commissione sarebbe stato certamente diverso se ci si fosse potuti esprimere su di un testo aggiornato, seppure non definitivo.

  Michele BORDO, presidente e relatore, nessun altro chiedendo di intervenire rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.55.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.55 alle 15.

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