CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 2 aprile 2014
210.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO
Pag. 92

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 2 aprile 2014. — Presidenza del presidente Michele BORDO.

  La seduta comincia alle 14.10.

Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente e disciplina dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
Testo unificato C. 68 Realacci e abb.
(Parere alla VIII Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione prosegue l'esame del testo unificato in oggetto, rinviato nella seduta del 1o aprile 2014.

  Luca PASTORINO (PD), relatore, anche alla luce dello scambio di informazioni avuto con i colleghi della Commissione Ambiente e rilevato che non sussistono profili problematici in ordine alla compatibilità del provvedimento con il diritto dell'Unione europea, formula una proposta di parere favorevole.

  Vega COLONNESE (M5S) a nome del M5S – che ha seguito con attenzione l'esame del provvedimento presso la Commissione Pag. 93di merito – preannuncia il voto favorevole sul provvedimento in esame.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole formulata dal relatore.

Modifiche alla legge 24 gennaio 1979, n. 18, recante norme per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, in materia di garanzie per la rappresentanza di genere, e relative disposizioni transitorie inerenti alle elezioni da svolgere nell'anno 2014.
C. 2213, approvato dal Senato.
(Parere alla I Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione prosegue l'esame del testo unificato in oggetto, rinviato nella seduta del 1o aprile 2014.

  Paolo TANCREDI (NCD), relatore, anche alla luce del dibattito svoltosi nella seduta di ieri e delle osservazioni formulate, formula una proposta di parere favorevole (vedi allegato), che illustra.

  Vega COLONNESE (M5S) a nome del M5S esprime una posizione fortemente critica sull'uso delle quote e sui meccanismi individuati per garantire la rappresentanza di genere, anche in considerazione del fatto che si interviene in una fase nella quale è già in corso la raccolta di firme per le liste elettorali. Dichiara quindi il dissenso del suo gruppo sul fatto che le disposizioni in oggetto non consentono agli elettori di esprimere preferenze per candidati di un unico genere, anche laddove si trattasse di esprimere la preferenza per tre candidati donne, osservando altresì che l'individuazione di una sequenza obbligata di preferenze espone al rischio della riconoscibilità del votante, consentendo meccanismi quali il voto di scambio.
  Preannuncia quindi l'astensione del suo gruppo sul provvedimento in esame.

  Gea SCHIRÒ (PI) ringrazia il relatore e preannuncia il voto favorevole sul provvedimento, nella consapevolezza che l'intervento normativo deve tenere conto della situazione attuale, nella quale sono già stati convocati i comizi elettorali. Intende ciononostante esprimere profonda insoddisfazione per la legislazione complessiva in materia di parità di genere e per come, nel provvedimento in esame, la questione è stata affrontata. Il fatto che si preveda una disciplina transitoria avrebbe dovuto indurre ad intervenire con maggiore coraggio, anche in considerazione del fatto che la normativa attuale tradisce le indicazioni di diverse sentenze della Corte costituzionale, come anche della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e del Codice delle pari opportunità, e che – come ha già rilevato nella seduta di ieri – i dati relativi all'Italia siano sconfortanti. Viene così leso il diritto non solo alle pari opportunità, ma all'uguaglianza tra cittadini sancita dall'articolo 3 della Carta costituzionale.
  Intende anche sottolineare come le sue istanze avanzate nella seduta di ieri siano state edulcorate e poco valorizzate dal relatore nella proposta di parere formulata.

  Annalisa PANNARALE (SEL) preannuncia l'astensione sulla proposta di parere formulata per ragioni differenti da quelle espresse dai colleghi intervenuti, ritenendo che la disciplina transitoria prevista autorizzi, ancora una volta, un dibattito – anche in sede di Commissione di merito – che non va nella direzione del pieno accesso delle donne nelle istituzioni.
  Ritiene a sua volta che il parere formulato avrebbe richiesto qualche osservazione in più, nell'invito a fare il possibile per il pieno rispetto della rappresentanza di genere.
  Auspica quindi che nel corso del successivo esame del provvedimento in Assemblea si possano fare ulteriori passi avanti per pervenire ad una legislazione più avanzata in tema di diritti e di parità di genere.

Pag. 94

  Maria IACONO (PD) preannuncia il voto favorevole del PD sulla proposta di parere formulata dal relatore. Ritiene tuttavia che sarebbe stato preferibile affrontare le modifiche in discussione con maggiore tempo a disposizione e non così a ridosso dell'appuntamento elettorale europeo. Rileva inoltre come la disciplina transitoria definita limitatamente alle elezioni europee del 2014, sebbene rappresenti un passo in avanti, non è ancora sufficiente e delude, nel rinvio alle elezioni europee del 2019, le aspettative del suo gruppo e di tante donne. Si deve tuttavia prendere atto del fatto che senza questo intervento la situazione sarebbe stata assai peggiore, auspicando, per il futuro, che le donne possano essere meglio rappresentate nelle istituzioni italiane.
  Condivide infine, con la collega Schirò, la segnalazione circa l'opportunità di un richiamo più incisivo, nel parere, alla risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 4 luglio 2013.

  Adriana GALGANO (SCpI) si associa alle dichiarazioni delle colleghe intervenute, sottolineando la necessità che vi sia un maggior numero di donne nel Parlamento europeo, visto che è proprio nelle istituzioni europee che il 70 per cento delle decisioni vengono assunte. Si tratta quindi di una battaglia non residuale, ma di civiltà, e sottolinea a sua volta lo scarso coraggio della norma transitoria definita dal provvedimento.
  Con riferimento quindi a quanto osservato dalla collega del M5S, sottolinea di non ritenere desiderabile che le preferenze siano espresse per tre uomini, ma nemmeno per tre donne, evidenziando come la parità debba valere in tutti i sensi.
  Preannuncia quindi il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere formulata.

  Paolo TANCREDI (NCD), relatore, rileva come in molti ordinamenti sia prevista una moratoria, per un congruo periodo di tempo prima della data fissata per le elezioni, per intervenire con modifiche della normativa elettorale. Nel caso in esame si interviene sulle disposizioni riguardanti la composizioni delle liste per le elezioni europee a ridosso delle elezioni medesime e ritiene che si sia fatto il massimo che una simile situazione consentiva. Sulla normativa a regime vi sarà invece la possibilità di intervenire in maniera più significativa.
  Per tali motivi non ha formulato osservazioni o condizioni, ma ha richiamato tutte le indicazioni emerse nel corso del dibattito.

  Gea SCHIRÒ (PI) osserva come il relatore non abbia affatto tenuto conto di tutte le osservazioni da lei formulate nella seduta di ieri, riprendendo in forma attenuata solo alcune delle sue segnalazioni.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva quindi la proposta di parere favorevole formulata dal relatore.

  La seduta termina alle 14.30.

ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 2 aprile 2014. — Presidenza del presidente Michele BORDO.

  La seduta comincia alle 14.30.

Schema di decreto legislativo recante disciplina sanzionatoria delle violazioni delle disposizioni del regolamento (UE) n. 181/2011, che modifica il regolamento (CE) n. 2006/2004, relativo ai diritti dei passeggeri nel trasporto effettuato con autobus.
Atto n. 83.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del Regolamento, e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 18 marzo 2014.

  Michele BORDO, presidente, ricorda che il termine per l'espressione del parere Pag. 95scade il prossimo 13 aprile e invita i colleghi che desiderano intervenire a prendere la parola.
  Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Schema di accordo di partenariato per l'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei nel periodo di programmazione 2014-2020.
Atto n. 86.
(Esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del Regolamento, e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame dell'atto del Governo in titolo.

  Michele BORDO, presidente e relatore, sottolinea che l'Accordo di partenariato in esame definisce il quadro strategico della programmazione nazionale relativa al periodo 2014-2020 dei fondi strutturali e di investimento europei (denominati fondi SIE), vale a dire i fondi della politica di coesione (Fondo europeo di sviluppo regionale, FESR; Fondo sociale europeo, FSE; e, per i Paesi che ne beneficiano, Fondo di coesione) nonché il Fondo europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale (FEASR)e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP).
  In particolare l'Accordo stabilisce la ripartizione delle risorse europee e nazionali – pari complessivamente a circa 64 miliardi di euro – tra gli obiettivi tematici, indicati a livello europeo, e le modalità per garantirne l'effettiva attuazione. Si tratta dunque del principale strumento per il perseguimento di politiche di sviluppo nel nostro Paese nei prossimi anni: dalla adeguatezza dell'impianto dell'accordo discenderà la capacità del nostro Paese di utilizzare efficacemente le risorse stanziate e di ridurre i ritardi di sviluppo nel nostro Paese.
  In coerenza con il regolamento (UE) n. 1303/2013, recante la disciplina comune relativa ai fondi SIE, il Governo italiano ha presentato alla Commissione una prima bozza di accordo di partenariato lo scorso 10 dicembre (il cui è testo è stato poi trasmesso alle Camere il 19 marzo).
  La Commissione ha inviato al Governo una prima valutazione della bozza di contratto lo scorso 10 marzo, formulando numerosi rilievi.
  Come indicato nella lettera di trasmissione dello schema di accordo alle Camere, il Governo sta provvedendo, in relazione alle osservazioni pervenute dalla Commissione, in raccordo con le Amministrazioni centrali e regionali, alla stesura definitiva dell'Accordo entro i termini previsti.
  Il Governo, una volta acquisito il parere parlamentare, dovrà presentare formalmente alla Commissione la versione definitiva dell'accordo entro la data del 22 aprile prevista dal medesimo regolamento n. 1303/2013; la Commissione potrebbe formulare ulteriori osservazioni entro i tre mesi successivi, nel qual caso l'Italia dovrebbe rivedere l'accordo.
  La Commissione dovrebbe approvare definitivamente l'accordo al più tardi entro i quattro mesi successivi (il termine ultimo è pertanto il 22 agosto 2014).
  Quanto ai contenuti e all'impostazione della bozza di Accordo trasmessa dal Governo, ricorda che questa contempla l'utilizzo di:
   risorse europee pari a circa 33,5 miliardi di euro, di cui 32.268 milioni di euro (prezzi correnti) a titolo di fondi strutturali e di investimento, 670,6 milioni dal euro Fondo europeo per l'aiuto agli indigenti, e 567,5 milioni di euro dall'Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile (YEI);
   della quota di cofinanziamento nazionale a carico del Fondo di rotazione di cui alla legge n. 183 del 1987, fissata dalla Legge di Stabilità per il 2014 nella misura di 24 miliardi di euro;
   della quota di cofinanziamento di fonte regionale da destinare ai POR (quantificabile in una cifra pari al 30 per cento del cofinanziamento complessivo del programma).

Pag. 96

  Sul piano della distribuzione territoriale delle risorse europee vengono destinati, in coerenza con la disciplina dell'Unione europea, 22,3 miliardi di euro alle regioni meno sviluppate (con PIL pro-capite inferiore al 75 per cento della media comunitaria): Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Alle regioni in transizione, Abruzzo, Molise e Sardegna, sono riservati 1,1 miliardi di euro; 7,7 miliardi sono attribuiti alle altre regioni del territorio italiano, corrispondenti al Centro-Nord geografico, rientranti tra quelle più sviluppate. Le restanti risorse, pari a 1,1 miliardi di euro, sono attribuite all'obiettivo «Cooperazione territoriale europea», che riguarda le aree territoriali a livello transfrontaliero, transnazionale e interregionale quali lo spazio alpino, le zone di confine con l'Europa centrosettentrionale e con l'Europa orientale e balcanica, nonché il bacino del Mediterraneo.
  Le risorse vengono distribuite su 11 obiettivi tematici, corrispondenti a quelli individuati dall'articolo 9 del Regolamento UE n. 1303/2013:
   1. Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione (3,1 mld);
   2. Migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonché l'impiego e la qualità delle medesime (1,5 mld);
   3. Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell'acquacoltura (4,8 mld);
   4. Sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori (3,1 mld);
   5. Promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi (0,7 mld);
   6. Tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse (2,8 mld);
   7. Promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete (1,7 mld);
   8. Promuovere l'occupazione sostenibile e di qualità e sostenere la mobilità dei lavoratori (4 mld);
   9. Promuovere l'inclusione sociale, combattere la povertà e ogni forma di discriminazione (3,1 mld);
   10. Investire nell'istruzione, formazione e formazione professionale, per le competenze e l'apprendimento permanente (4 mld);
   11. Rafforzare la capacità istituzionale e promuovere un'amministrazione pubblica efficiente (0,6 mld).

  Un miliardo di euro è infine riservato ad attività di assistenza tecnica.
  La distribuzione tra tali obiettivi operata dallo schema di accordo si fonda su una impostazione strategica profondamente differente da quella seguita nella programmazione 2007-2013 e in quelle precedenti.
  La scelta di fondo è quella concentrare le risorse dei Fondi strutturali (anche in ragione delle regole volte ad accelerarne l'utilizzo) sul rafforzamento e sviluppo del sistema delle imprese, e sull'attenzione alle persone: lavoro, capitale umano e inclusione sociale; per gli interventi che implicano un impegno finanziario su grandi infrastrutture complesse e interventi ambientali di larga portata il cui percorso temporale può anche superare il ciclo di programmazione, il Governo ha ritenuto di privilegiare il ricorso alle risorse nazionali del Fondo sviluppo e coesione, strumento nazionale finalizzato a promuovere la coesione territoriale attraverso investimenti pubblici (il cui rifinanziamento per il periodo 2014-2020 è previsto dalla legge di Stabilità per il 2014 per un importo complessivo di circa 54 miliardi di euro, riservato alle Amministrazioni centrali nella proporzione del 60 per cento. Il Fondo destinerà l'80 per cento delle risorse per investimenti nelle regioni del Centro-Sud e il 20 per cento nel Centro-Nord).
  Sulla base di questa impostazione, la ripartizione delle risorse tra gli obiettivi Pag. 97tematici si fonda anzitutto una analisi della situazione delle varie aree del Paese.
  Per quanto riguarda le aree più sviluppate del Centro-Nord, il Governo rileva che il sistema produttivo ha sofferto della maggiore concorrenza internazionale legata alla globalizzazione e del venir meno della leva del cambio con l'adozione dell'euro, oltre che di inefficienze di lunga data nel campo dei servizi pubblici e privati e dalla elevata pressione fiscale. Pertanto, l'accordo punta a sostenere strategie di innovazione e di internazionalizzazione in parte già in atto: la modernizzazione del made in Italy attraverso l'incremento generalizzato di innovazione che sposti i vantaggi competitivi sulla qualità più che sui costi; la crescita di settori ad alta tecnologia legati alle conoscenze specializzate presenti nel Paese, sostenendo anche in questo caso nuove attività meno esposte alla concorrenza di costo dei paesi emergenti.
  Con riferimento alle aree meno sviluppate del Mezzogiorno, il Governo osserva che i fattori di crisi in questione (competizione internazionale, mancanza della leva del cambio, pressione fiscale, inefficienza dei servizi) hanno operato in un contesto ambientale ed istituzionale più difficile che altrove, incidendo duramente su un'economia da sempre più fragile, anche perché più legata che altrove a una (perdente) competizione di costo. In questi territori, oltre a rafforzare processi già in corso di innovazione e internazionalizzazione, particolare attenzione va quindi dedicata a settori di lunga specializzazione, come l'agricoltura e l'agroindustria, nonché alle iniziative dedicate a tutela e valorizzazione dei beni culturali e ambientali, che nell'area presentano una dotazione particolarmente ricca anche nel confronto con altre regioni. In sostanza, in queste regioni la politica di sviluppo territoriale, oltre a consolidare e sostenere il sistema delle imprese esistenti, dovrà pertanto agire da stimolo all'ampliamento di altri segmenti produttivi più innovativi, capaci di sfruttare le opportunità che si aprono a livello della domanda internazionale per produzioni specializzate e di qualità e per il turismo legato agli asset culturali e ambientali.
  Per quanto riguarda gli obiettivi incentrati sulle persone, l'accordo, alla luce della forte caduta dell'occupazione finora registratasi ed ancora in corso, destina una quota importante degli stanziamenti del Fondo sociale europeo (FSE) all'inclusione sociale e al miglioramento della competitività delle forze di lavoro, considerato il rilevo che le risorse umane qualificate – e quindi la qualità dell'istruzione e del capitale umano – hanno assunto nelle dinamiche competitive globali.
  L'impostazione strategica contiene inoltre una strategia territoriale in due ambiti specifici (quello delle «aree interne» e quello delle «città», realtà territoriali caratterizzanti il territorio italiano e non pienamente valorizzate).
  Per le aree interne, definite come quelle aree più lontane dai servizi di base, si prevedono, al fine di contrastare nel medio periodo il declino demografico che le caratterizza, interventi integrati/progetti d'area da definire considerando sia gli aspetti di promozione di sviluppo locale, sia quelli relativi al riequilibrio dei servizi di base per le collettività. Per la strategia delle aree interne è previsto il coinvolgimento di tutti i Fondi del Quadro strategico comune (FESR, FSE, FEASR).
  Per le città (agenda urbana), la strategia prevede tre ambiti operativi elettivi dedicati alla promozione di servizi per i cittadini e per gli utilizzatori delle città (nell'ambito degli OT2, OT4 e OT6), di inclusione sociale per gruppi e sub-territori a particolare fragilità socio economica (OT9) e di rilancio della funzione di motore di sviluppo delle città, in particolare per i servizi avanzati, per il collegamento urbano-rurale e per le filiere innovative di produzione che possono trovare collocazione in area urbana (OT3). Per l'agenda urbana è previsto il contributo sia del FESR sia del FSE.
  I rilievi formulati dalla Commissione europea attengono sia all'impostazione generale e alla struttura dell'Accordo, sia ai singoli obiettivi tematici. Pag. 98
  La Commissione rileva addirittura che l'accordo nella versione trasmessa il 9 dicembre sarebbe «ancora lontano dal livello di maturità richiesto», presentando lacune informative e strutturali.
  Sul piano metodologico, la Commissione formula sei principali categorie di rilievi.
  La prima attiene al fatto che il documento non terrebbe adeguatamente conto delle raccomandazioni specifiche indirizzate all'Italia nell'ambito del semestre europeo, in particolare quelle relative all'economia sommersa e al lavoro nero, agli appalti pubblici, all'eliminazione delle restrizioni nei servizi professionali, nonché del Programma nazionale di riforma dell'Italia (PNR), al Quadro Strategico Comune europeo e alle indicazioni dei servizi della Commissione.
  La seconda risiede nel notevole squilibrio tra l'analisi dei bisogni di sviluppo delle regioni italiane e le priorità scelte. In molti casi mancano dati essenziali che giustifichino o sostengano le scelte strategiche proposte, le relative priorità di investimento e la ripartizione dei fondi fra gli obiettivi tematici e all'interno di ogni obiettivo. La Commissione sottolinea al riguardo l'esigenza che il testo dell'accordo motivi le scelte di ripartizione dei fondi operate in funzione dell'esigenza di fornire il massimo valore aggiunto in termini di Fondi strutturali, tenuto conto delle lezioni tratte dal precedente periodo di programmazione.
  La terza, strettamente connessa alla precedente, attiene alla genericità o la difficile misurabilità dei risultati attesi dall'utilizzo dei fondi per ciascun obiettivo tematico. In molti casi mancano addirittura i dati di partenza rispetto agli obiettivi attesi.
  La quarta è forse più rilevante critica attiene all'assenza di un'analisi della capacità amministrativa malgrado la Commissione abbia indicato il miglioramento della qualità, dell'efficacia e dell'efficienza della pubblica amministrazione come una delle principali sfide che l'Italia dovrà affrontare nel prossimo periodo di programmazione. La Commissione chiede pertanto di condurre un'analisi dei limiti e delle esigenze nonché dei miglioramenti da perseguire.
  Una quinta critica metodologica concerne la mancata indicazione delle esigenze di sviluppo e alle potenzialità di crescita dei singoli territori. Risulterebbe, in particolare, difficile individuare una chiara strategia di sviluppo territoriale che colleghi tra di loro i tre livelli territoriali proposti (Agenda urbana, strategia per le aree interne e cooperazione territoriale) che andrebbero invece integrati in una strategia nazionale completa e coerente. Mancherebbe inoltre la descrizione della cooperazione territoriale europea (CTE) e delle strategie macroregionali e dei bacini marittimi (SMR).
  Un'ultima serie di osservazioni di metodo attengono alla insufficiente descrizione del meccanismo di coordinamento tra fondi SIE e altri strumenti finanziari previsti a livello nazionale e dall'UE, quali, in particolare, il Meccanismo per collegare l'Europa (Connecting Europe Facility, CEF, che finanzierà gli interventi sulle reti infrastrutturali) e Orizzonte 2020 (il fondo si sostengo alle attività d'impresa).
  Riguardo al merito delle scelte politiche prospettate nel documento la Commissione esprime una perplessità di fondo per la concentrazione di risorse su misure a breve e medio termine di assistenza sociale e di sostegno ad attività economiche/settori in difficoltà (in particolare gli interventi anticiclici e anti-crisi proposti nell'ambito dell'OT3 e le misure di assistenza sociale di cui all'OT9). Pur riconoscendo che per la portata e la durata della crisi economica in Italia, tali interventi possono considerarsi giustificati, la Commissione sottolinea come essi debbano essere più mirati e rigorosamente limitati nel tempo e in termini di entità delle risorse assegnate. A questo riguardo, la Commissione ricorda che i fondi strutturali mirano principalmente a realizzare miglioramenti di carattere strutturale, correggere le debolezze di lungo periodo dell'economia italiana (come la decrescita del PIL, la limitata capacità di innovazione e la diminuzione della produttività) e del mercato Pag. 99del lavoro (come la presenza di rigidità e segmentazione, mancato allineamento delle competenze dei lavoratori alle esigenze del mercato del lavoro, le forti disparità regionali, e la scarsa partecipazione dei gruppi «vulnerabili»).
  Un secondo importante rilievo attiene ai sistemi di gestione e di controllo (SIGECO), descritti nell'allegato I all'accordo: la Commissione evidenzia la necessità di una più forte supervisione e coordinamento nazionale, da perseguire mediante tre interventi il rafforzamento della struttura centrale di coordinamento in materia di audit e controllo; la disponibilità di personale competente e adeguato delle autorità di gestione e degli organismi intermedi, prevedendo una procedura di verifica. Qualora la verifica fosse negativa, dovrà essere previsto un piano di miglioramento oppure l'autorità preposta dovrà essere sostituita; le modalità per garantire la trasparenza, ad esempio sulle date previste per la pubblicazione dei bandi, i risultati, i dati di avanzamento fisico e finanziario.
  Numerosi rilievi di merito riguardano poi singoli obiettivi tematici e potranno essere approfonditi nell'ambito delle audizioni che svolgeremo insieme alla Commissione bilancio.
  Dall'analisi della bozza di accordo e dei rilievi della Commissione emergono con evidenza tre grandi nodi problematici su cui si dovrà concentrare l'esame parlamentare.
  Il primo è costituito dalla scelta di concentrare le risorse dei Fondi strutturali (anche in ragione delle regole volte ad accelerarne l'utilizzo) sul rafforzamento e sviluppo del sistema delle imprese, lavoro, capitale umano e inclusione sociale e non invece a grandi infrastrutture, che si avvarrebbero delle risorse nazionali del Fondo sviluppo e coesione. Questa scelta discende come ricordato dall'obiettivo, criticato anche dalla Commissione europea, di privilegiare misure anticicliche a breve e medio termine anziché interventi di carattere strutturale volti a correggere le debolezze di lungo periodo dell'economia italiana.
  Si tratta di un approccio che desta non poche perplessità. Le infrastrutture costituiscono infatti non soltanto un intervento, per loro natura, ad alto potenziale di occupazione e di crescita ma sono anche il presupposto imprescindibile per colmare il ritardo di ampie aree del nostro Paese, in particolare nel Mezzogiorno. Ciò è dimostrato dall'esperienza positiva di altri Stati membri come la Spagna. Indubbiamente a livello europeo è previsto un apposito strumento per finanziare le reti infrastrutturali il richiamato Meccanismo per collegare l'Europa che ha tuttavia una dotazione complessiva inferiore ai 40 miliardi per tutti i 28 Stati membri ed è concentrato, per quanto riguarda i trasporti, sui grandi corridoi di interesse europeo.
  Il cofinanziamento dei fondi strutturali appare dunque imprescindibile per un piano di ammodernamento della rete infrastrutturale italiana. L'argomento per cui il percorso temporale delle grandi opere potrebbe superare il ciclo di programmazione 2014-2020 potrebbe essere superato valutando, con i dovuti correttivi, l'applicazione di procedure come quelle definite dalla legge obiettivo (legge n. 443 del 2001).
  Un secondo profilo strettamente connesso al precedente concerne nella debolezza degli interventi volti alla riduzione del divario di sviluppo del Mezzogiorno, cui secondo la normativa europea andrebbero destinate le risorse più significative. È certamente condivisibile la scelta di promuovere nel Meridione, oltre alla internazionalizzazione delle imprese, i settori come l'agricoltura e l'agroindustria, nonché la tutela e valorizzazione dei beni culturali e ambientali, legati alla domanda internazionale di produzioni specializzate e di qualità e al turismo. Si tratta tuttavia di misure non sufficienti se non accompagnate a misure volte a colmare il ritardo infrastrutturale che pregiudica alla radice il recupero di competitività e di attrattività del Mezzogiorno rispetto agli investimenti privati.
  Non a caso la stessa Commissione europea denuncia le carenze dell'analisi territoriale Pag. 100svolta nell'accordo anche con riferimento alla Strategia per le aree urbano, che costituisce invece un elemento di grande importanza dell'accordo. I fondi strutturali costituiscono infatti il principale se non l'unico strumento per rilanciare lo sviluppo urbano e migliorare la qualità della vita e dell'ambiente della grandi e medie città italiane. Nell'accordo sarà necessario, come raccomandato dalla Commissione, definire più accuratamente e dettagliatamente l'ambito, i risultati attesi e la natura degli interventi necessari a tale scopo.
  Due ulteriori e gravissimi profili critici, anch'essi evidenziato dalla Commissione europea, concernono la genericità o la difficile misurabilità dei risultati attesi dall'utilizzo dei fondi per ciascun obiettivo tematico e l'assenza di un'analisi della capacità amministrativa delle amministrazioni che saranno chiamate ad attuare la programmazione. Si tratta di due aspetti della stessa medaglia che rischiano di perpetuare gli errori dei precedenti periodi di programmazione. Come già rilevato più volte dalla Camera, per assicurare la tempestività e l'efficacia della spesa occorre creare stretto legame tra azioni previste, risultati attesi e tempi di realizzazione, verificando preventivamente la capacità amministrativa e gli altri requisiti minimi da parte delle regioni e degli altri soggetti che si candidano alla gestione di programmi. Solo in tal modo sarà possibile di ridurre alla radice i rischi di irregolarità e soprattutto casi di cattiva gestione o di inutilizzazione delle risorse.
  A questo scopo occorre dunque agire in due direzioni.
  Per un verso, l'individuazione dei risultati da raggiungere e l'allocazione delle risorse presupporrebbe peraltro la disponibilità di un'analisi dell'efficacia degli interventi posti in essere nei periodi di programmazione precedenti. L'esempio più significativo è costituito dagli interventi per la formazione professionale prospettati nell'ambito dell'obiettivo tematico 10, di cui la stessa Commissione europea chiede una accurata analisi e motivazione. Abbiamo avuto notizia nei precedenti periodi di programmazione di corsi diretti alla formazione delle più disparate figure professionali, tra cui «figuranti dello spettacolo» (veline e affini), del tutto sganciati da un'analisi dei fabbisogni del mercato del lavoro e destinati a sostenere i formatori più che i disoccupati. È evidente che nel prossimo periodo di programmazione occorre subordinare l'erogazione di risorse in questo settore ad una dimostrazione ex ante della corrispondenza alle esigenze effettive del mercato del lavoro e alla selezione rigorosa dei formatori.
  Per altro verso, occorre integrare la disciplina istitutiva della nuova Agenzia per la coesione, di cui all'articolo 10 del decreto-legge n. 101 del 2013, rafforzandone ulteriormente le funzioni di monitoraggio e di controllo dell'impiego dei fondi da parte delle autorità di gestione, centrali o regionali, e soprattutto di supporto, accompagnamento e di assistenza alle medesime autorità. L'Agenzia dovrà inoltre svolgere, ove necessario, anche compiti diretti di gestione e potrà assumere poteri sostitutivi in situazioni di gravi inadempienze o ritardi da parte delle autorità di gestione.
  Non si intende in tal modo commissariare le regioni, come è stato detto con una certa superficialità da più parti: si intende soltanto introdurre un presidio necessario, giustificato dall'esperienza sinora maturata e richiesto dalla Commissione europea, per evitare la perdita o il cattivo utilizzo di risorse preziose assegnate al nostro Paese.
  Le audizioni che la XIV Commissione svolgerà insieme alla Commissione Bilancio – definite in sede di ufficio di presidenza congiunto la scorsa settimana – dovranno essere intese prioritariamente a acquisire elementi chiari di giudizio e di valutazione su questi profili, sviluppando una reale dialettica sulle diverse opzioni di intervento.

  Antonino MOSCATT (PD) ritiene necessario che sul tema in oggetto si svolga un dibattito ampio ed approfondito. Esprime quindi apprezzamento per la relazione svolta dal Presidente, ma ritiene opportuno Pag. 101evidenziare, oltre ai profili di criticità, anche le esperienze positive registrate in Italia. A tal fine riterrebbe utile, anche attraverso eventuali audizioni, valutare quali progetti abbiano avuto buon esito; ciò al fine di stimolare una logica di sinergia e di territorio, volta ad un uso più proficuo delle nuove risorse e ad un effettivo progresso delle aree più arretrate del Paese rientranti nell'Obiettivo 1. Riterrebbe utile a tal fine ascoltare, in particolare, la rete dei gruppi di azione locale – GAL, che possono fornire un quadro più preciso delle diverse situazioni a livello territoriale e offrire al Parlamento suggerimenti positivi ed utili.

  Adriana GALGANO (SCpI) ringrazia il Presidente per la relazione dettagliata che affronta un tema fondamentale per lo sviluppo del Paese, posto che i fondi strutturali rappresentano le risorse principali a nostra disposizione per i prossimi anni.
  Un tema che richiede particolare attenzione è innanzitutto quello del cofinanziamento. Riterrebbe utile a tal fine ascoltare il Ministro dell'Economia Padoan per comprendere in che termini il Paese è in grado di partecipare ai progetti; manca altrimenti il presupposto di base per qualsiasi iniziativa. Diverrebbe in tal caso necessario intervenire a monte, sulla normativa europea.
  Richiama quindi l'attenzione dei colleghi sul fatto che l'Agenzia per la coesione – che riteneva potesse essere utile ascoltare – non è ancora funzionante: si tratta di un dato di fatto che rappresenta un problema oggettivo, a fronte di una situazione nella quale occorre estrema rapidità.
  Un ulteriore aspetto da approfondire, a suo avviso, è quello della incapacità progettuale delle regioni italiane e riterrebbe utile sul punto poter svolgere l'audizione di chi, all'estero, si occupa con efficienza di mettere in piedi progetti e che potrebbe fornire utili esempi e modelli di attività.

  Paola PINNA (M5S), con riferimento alla Agenzia per la coesione, intende comprendere come questa interagisca con il sistema centrale di audit.
  Osserva quindi, con riferimento all'Obiettivo tematico 11 sull'efficienza della Pubblica amministrazione, come in tale Obiettivo sia inclusa la riforma del sistema della giustizia. Si tratta di una questione da valutare con estrema attenzione, anche ai fini delle opportune iniziative di riforma normativa da parte della Commissione di merito.
  Richiama infine il tema dei fondi a gestione diretta erogati direttamente Commissione europea: si tratta di un'opportunità che merita di essere sfruttata ma che non trova nelle regioni italiane strutture dedicate.

  Michele BORDO, presidente, ringrazia i colleghi intervenuti per gli importanti spunti di riflessione. Con riferimento alle audizioni proposte sottolinea l'esiguità del tempo a disposizione della Commissione, che dovrebbe esprimersi al più tardi il prossimo giovedì 10 aprile. Auspica al riguardo che si possa concordare con il Governo un prolungamento dei tempi di esame, almeno fino al successivo martedì 15.
  Ricorda che in sede di Ufficio di Presidenza congiunto delle Commissioni V e XIV si è stabilito di procedere insieme ad alcune audizioni, ascoltando in primo luogo, oltre al Governo, i governatori di alcune regioni italiane che tuttavia, sebbene contattati, non hanno ancora dato alcun riscontro. Le ulteriori richieste di audizioni, condivisibili, dovranno dunque essere valutate in tale quadro, tenendo conto dei tempi effettivamente a disposizione delle Commissioni.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.05.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.05 alle 15.10.

Pag. 102