CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 5 febbraio 2014
173.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per le questioni regionali
COMUNICATO
Pag. 295

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 5 febbraio 2014.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 8.10 alle 8.30.

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 5 febbraio 2014. — Presidenza del presidente Renato BALDUZZI.

  La seduta comincia alle 8.30.

Sulla proposta di legge C. 1253.

  Renato BALDUZZI, presidente, dopo aver ricordato che la Commissione ha iniziato il 22 gennaio scorso l'esame della proposta di legge C. 1253, recante misure per il taglio delle cosiddette «pensioni d'oro», riservandosi di esprimere il proprio parere sul nuovo testo eventualmente predisposto dalla Commissione di merito (cioè la Commissione lavoro della Camera), avverte che lunedì 3 febbraio quest'ultima ha approvato emendamenti soppressivi dell'articolo unico della proposta di legge in questione, conseguentemente – come chiarito dalla presidenza della Commissione stessa – conferendo al relatore il mandato di riferire all'Assemblea in senso contrario al provvedimento. La Commissione non ha pertanto richiesto il parere delle Commissioni competenti in sede consultiva.

Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni.
S. 1212 Governo, approvato dalla Camera, ed abb.

(Parere alla 1a Commissione del Senato).
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame, rinviato nella seduta del 29 gennaio 2014.

  Renato BALDUZZI, presidente e relatore, informa i commissari che il disegno di legge del Governo, nel testo risultante dalle modifiche approvate dalla Camera (S. 1212), è stato adottato dalla Commissione di merito (affari costituzionali del Senato) come testo base e che a tale testo Pag. 296sono stati presentati in Commissione circa 3 mila emendamenti.
  Dopo aver quindi nuovamente sottolineato la rilevanza del provvedimento nell'ambito delle competenze della Commissione, invita quest'ultima a riflettere su alcuni aspetti della riforma che, a suo avviso, sono meritevoli di speciale attenzione e che, in quanto tali, sono stati posti in rilievo anche nella proposta di parere da lui già formulata nella seduta del 28 novembre 2013, con riferimento al testo iniziale del Governo, allora all'esame della Commissione affari costituzionali della Camera.
  Rileva innanzitutto che il testo approvato dalla Camera, come già il testo iniziale del Governo, non conferisce sufficiente flessibilità all'ordinamento delle città metropolitane, laddove la flessibilità invece è necessaria, nell'ottica di adeguare tale ordinamento alle diverse realtà metropolitane esistenti sul territorio nazionale.
  In secondo luogo, ritiene che la facoltà, attribuita dal disegno di legge a una quota qualificata dei comuni dell'area metropolitana, di non aderire alla città metropolitana e di rimanere costituiti in provincia comporti il rischio di frammentazione del territorio, con formazione di più province, accanto alla città metropolitana; al riguardo giudicherebbe opportuna una clausola di salvaguardia intesa a scongiurare questo tipo di effetti.
  In terzo luogo, reputa necessario che le funzioni del sindaco metropolitano siano delineate con chiarezza, in modo da evitare possibili sovrapposizioni di competenze, e quindi conflitti, rispetto al sindaco del comune capoluogo; su questo punto, ritiene che la soluzione prospettata dal testo in esame sia equilibrata, ma comunque forse ulteriormente migliorabile.
  In quarto luogo, giudica che, nell'ottica di una razionalizzazione del sistema degli enti locali, sarebbe necessario prevedere la soppressione degli enti e delle agenzie operanti in ambito provinciale o sub-provinciale e la conseguente riconduzione dell'esercizio delle relative funzioni direttamente in capo alle province, nel quadro di un riordinamento dell'attribuzione delle funzioni oggi complessivamente assegnate agli enti territoriali.
  In quinto luogo, ritiene che, fintantoché non si procede a una revisione costituzionale in materia di province, si dovrebbe assicurare agli organi provinciali un adeguato grado di rappresentatività: risultato, questo, che, a suo parere, si potrebbe ottenere, ferma l'elezione indiretta, consentendo tanto ai sindaci dei comuni della provincia, quanto ai consiglieri di partecipare con elettorato attivo e passivo all'elezione degli organi provinciali.
  Infine, quanto alle unioni e fusioni di comuni, ritiene che la disciplina statale su questa materia dovrebbe consentire la propria possibile integrazione da parte della disciplina regionale, così da permettere alle regioni di individuare misure – comunque cogenti – di incentivazione alle unioni di comuni che tengano conto della specificità territoriale di ogni regione.
  Conclude esprimendo l'avviso che il parere che la Commissione esprimerà sul testo all'esame della Commissione affari costituzionali del Senato dovrebbe contenere i sei rilievi testé menzionati. Si riserva peraltro di formulare la sua proposta di parere all'esito del dibattito.

  Il deputato Umberto DEL BASSO DE CARO (PD), dopo aver premesso che alla Camera il suo voto sul provvedimento è stato favorevole, in linea con la posizione del suo gruppo, dichiara di nutrire tuttavia diverse perplessità su di esso. Si tratta, a suo avviso, di un provvedimento che non tiene conto di quanto chiarito dalla Corte costituzionale in merito al quadro delle norme costituzionali che riguardano le province; che non definisce in modo sufficientemente chiaro il nuovo assetto istituzionale degli enti locali; e che, considerato il numero di emendamenti presentati nella Commissione di merito del Senato, rischia a questo punto di non diventare legge in tempo utile, considerato che il 27 maggio prossimo gli elettori saranno chiamati a rinnovare le amministrazioni locali in scadenza e che non pare possibile una ulteriore proroga dei commissariamenti Pag. 297delle province. Ciò premesso, si dice d'accordo con il presidente quanto al fatto che la discussione sul testo debba farsi.

  Renato BALDUZZI, presidente e relatore, concorda con il deputato Del Basso De caro sul fatto che il numero di emendamenti presentati nella Commissione affari costituzionali del Senato non lascia immaginare una approvazione definitiva della legge in tempi rapidi ed è anzi, a questo punto, probabile che il testo sia modificato dal Senato, che torni alla Camera e che la Commissione parlamentare per le questioni regionali sia chiamata ad esprimersi anche sull'ulteriore testo. In ogni caso, non essendo prevedibile con certezza quale sarà l’iter del provvedimento, ritiene che la Commissione debba svolgere la propria funzione, esprimendo il parere sul testo che è al suo esame in questa fase e contribuendo in tale modo con le sue proposte al possibile miglioramento dello stesso.

  Il deputato Francesco RIBAUDO (PD) concorda con il presidente quanto al fatto che sarebbe bene affidare alle regioni la possibilità di individuare o di specificare con propria legge le misure per incentivare i piccoli comuni alla fusione o all'unione, in modo da tenere conto delle specificità dei diversi territori. Parimenti concorda sul fatto che, dal momento che si tende da ultimo alla soppressione delle province, si dovrebbe evitare di innescare una possibile moltiplicazione degli enti locali.
  Quanto al sindaco metropolitano, ritiene che, salva la disciplina per la fase transitoria, a regime si dovrebbe assolutamente prevedere la sua elezione diretta, non essendo pensabile che un amministratore locale cui sono attribuite funzioni più importanti di quelle del sindaco del comune capoluogo non venga scelto dai cittadini di tutta l'area che quell'amministratore è chiamato ad amministrare.

  Il deputato Massimo PARISI (FI-PdL), rilevato come gli interventi testé svolti dimostrino che anche nella maggioranza si nutrono dubbi e perplessità in ordine al provvedimento in esame, invita il presidente a tenere conto, nella proposta di parere che formulerà, di tutte le sensibilità che stanno emergendo nel dibattito, anche quando non siano nell'ottica di rafforzare o di tutelare il ruolo delle regioni.
  Premesso quindi che il suo gruppo è radicalmente contrario al disegno di legge del Governo, per le ragioni che spiegherà eventualmente in un successivo intervento, esprime l'avviso che, dal momento che anche parlamentari del principale gruppo della maggioranza si dichiarano non del tutto convinti, sia indispensabile riflettere seriamente sul testo, anche perché, visto che del disegno di legge costituzionale per la soppressione delle province non si parla più, la riforma di cui si discute rischia di restare in vigore per molti anni a venire.

  Il senatore Gianpiero DALLA ZUANNA (SCpI) condivide il principio che la Commissione debba cercare di esprimere un parere il più possibile condiviso e ampio. Quanto al merito del provvedimento, si dichiara perplesso soprattutto per un punto: posto che la riforma nasce dalla volontà di risparmiare, si dovrebbe, a suo avviso, rivedere anche l'amministrazione periferica dello Stato, la quale è strutturata di regola su circoscrizioni coincidenti con le province.
  Quanto al sindaco metropolitano, concorda sul fatto che dovrebbe essere espressione del corpo elettorale dell'intero territorio che è chiamato ad amministrare.

  Renato BALDUZZI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 9.