CAMERA DEI DEPUTATI
Lunedì 20 gennaio 2014
160.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

  Lunedì 20 gennaio 2014. — Presidenza del presidente Francesco Paolo SISTO.

  La seduta comincia alle 15.

Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
C. 3 d'iniziativa popolare, C. 35 Cirielli, C. 182 Pisicchio, C. 358 Bersani, C. 551 Francesco Saverio Romano, C. 632 Migliore, C. 718 Lenzi, C. 746 Zampa, C. 747 Zampa, C. 749 Martella, C. 876 Francesco Sanna, C. 894 Bobba, C. 932 Giachetti, C. 998 Giorgia Meloni, C. 1025 Rigoni, C. 1026 Rigoni, C. 1116 Nicoletti, C. 1143 Martella, C. 1401 Vargiu, C. 1452 Burtone, C. 1453 Balduzzi, C. 1514 Vargiu, C. 1657 Toninelli, C. 1914 Valiante, C. 1946 Lauricella e petizioni nn. 42, 83, 99, 464 e 470.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 10 dicembre 2013.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, comunica che è stata avanzata la richiesta che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.
  Comunica che sono state assegnate alla I Commissione la proposta di legge n. 1914 Valiante ed altri recante «Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, in materia di elezione del Senato della Repubblica, nonché delega al Governo per la determinazione delle circoscrizioni elettorali» e la proposta di legge n. 1946 Lauricella recante «Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, e al testo unico di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533. Introduzione del doppio turno di coalizione per l'elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica». Poiché le suddette proposte di legge vertono sulla stessa materia delle proposte di legge già all'ordine del giorno, avverte che ne è stato Pag. 4disposto l'abbinamento, ai sensi dell'articolo 77, comma 1, del Regolamento.
  Comunica altresì che sono state assegnate alla Commissione la petizione n. 464, in cui si richiede una riforma della legge elettorale con l'introduzione del voto di preferenza, e la petizione n. 470 in cui si richiede una nuova legge elettorale con l'abolizione delle soglie di sbarramento e del premio di maggioranza e la reintroduzione delle preferenze.
  Poiché tali petizioni vertono sulla stessa materia delle proposte di legge e delle petizioni all'ordine del giorno, avverte che ne è stato disposto l'abbinamento.

  Pino PISICCHIO (Misto-CD), ricorda che il tema della riforma elettorale condiziona ed ipoteca lo sviluppo della dialettica politica ed istituzionale in Italia dal 1991, ossia da quando venne celebrato il primo referendum elettorale sulla preferenza unica. Fino ad allora il sistema proporzionale con preferenza plurima aveva garantito lo svolgimento di una narrazione politica pluralistica, partecipata, coerente con l'impianto ordinamentale disegnato dalla Costituzione, capace di generare una rappresentanza collegata al consenso popolare e di produrre governo, a partire dalla stagione costituente fino almeno alla seconda metà degli anni ottanta. Evidenzia che, dopo il referendum del ’93, che coincise con il crollo della Repubblica dei partiti, attraversata da più fattori di crisi – la questione morale, ma più ancora la caduta dell'impianto ideologico del novecento che corrispose al disfacimento della «forma-partito»), si affermò il ventennio cosiddetto berlusconiano, caratterizzato dalla fede incrollabile sulle virtù salvifiche del sistema elettorale maggioritario, battezzato dall'arguzia affabulatoria di Giovanni Sartori «Mattarellum», dal nome, alterato con un improbabile latinorum, del relatore della legge. Ciò, a suo avviso, comportò, nell'ordinamento costituzionale italiano, l'irrompere di un sistema semi-maggioritario, peraltro corretto da un proporzionale a liste bloccate – l'antesignano dell'attuale «porcellum», altro efficace neologismo dovuto al politologo fiorentino e forse antesignano di altre cose ancora che andava ad impattare con il sistema costituzionale a cominciare dai regolamenti parlamentari, passando per i diversi sistemi elettorali che garantiscono la rappresentanza nelle altre assemblee elettive, per finire ai principi cardine della seconda parte della Carta.
  Osserva che non si trattò di una sconnessione estetica o di un capriccio rilevato per l'acribia di qualche accademico, quello che produsse la crisi sistemica in cui la politica italiana si e’ dibattuta nell'ultimo ventennio, ma una mancanza di adeguamento dell'ordinamento, pensato dal costituente in una dimensione proporzionalistica, all'irrompere del sistema maggioritario, che ne stravolgeva i connotati ed anche l'intero sistema di poteri basato sul principio del cosìdetto check and balance. È in questa chiave, dunque, a suo avviso, che va interpretato il presidenzialismo «strisciante» che ha accompagnato l'evoluzione della scena istituzionale dell'ultimo ventennio, producendo esiti paradossali nel rapporto tra esercizio del potere di premiership, spesso coincidente con la funzione di leadership all'interno del partito risultato vincitore alle elezioni, e attività, ruolo e prerogative del Parlamento.
  Fa presente che l'incompiutezza del processo di riforma dell'ordinamento costituzionale e i pessimi strumenti tecnici di traduzione del consenso in rappresentanza, oltre che una vocazione al limite della patologia legislativa, tendente a metter mano alle leggi elettorali ad ogni piè sospinto, hanno consegnato al Paese il poco glorioso orizzonte che la Consulta ha dovuto assumere in carico, restituendo a una politica affannata, uno strumento elettorale che, a ben vedere, smentisce la legislazione elettorale dell'ultimo ventennio, riportando la regola a quella che era nel 1991.
  Ritiene la scelta della Consulta coerente ed evidenzia che la stessa pone a caratteri cubitali un primo grande quesito, peraltro affacciatosi nel corso delle audizioni, ossia se si possa immaginare di Pag. 5rimettere mano alla legge elettorale senza sapere a quale Parlamento fare riferimento.
  Segnala che tutto il dibattito pubblico trova epicentro nel tema del superamento del bicameralismo perfetto. Aggiunge che la suggestione cui nessun attore che avesse un minimo ruolo politico ha saputo rinunciare, e’ stata quella, peraltro non destituita di fondamento, di muovere critiche trancianti alla pletoricità dell'assemblea parlamentare di Montecitorio.
  Si domanda, allora, di quale riforma elettorale si intenda discutere se, oltre al «velo dell'ignoranza» che viene suggerito dai costituzionalisti al legislatore per evitare la costruzione di regole a servizio delle maggioranze che fanno le leggi, esiste l'ignoranza inaccettabile legata alla sopravvivenza del bicameralismo. Al riguardo osserva che sarebbe necessario parlare con chiarezza e affermare se è già deciso che le riforme costituzionali non avranno luogo, perché si deve votare nel mese di maggio, con le europee. Ove così fosse, occorrerebbe, a suo avviso, smettere di propagandare ai cittadini che si vuole superare il bicameralismo, risparmiare sulle indennità dei senatori ovvero ancora ridurre il numero dei deputati. Altrimenti, se davvero tali obbiettivi sono menzionati in buona fede, è necessario non procedere subito a una riforma della legge elettorale e mettere mano prima alla riforma del bicameralismo perfetto.
  Ritiene, inoltre, necessario smettere di raccontare che il paese è in una situazione di emergenza democratica poiché la Corte ha dato una regola chiara, che piaccia o no, per andare al voto in quanto autoapplicativa. D'altro canto, a suo avviso, dovrebbe essere chiaro ormai a tutti, anche a chi si è affacciato alla politica nazionale in tempi più recenti, che armeggiare con le regole elettorali per favorire il risultato che i sondaggi elettorali certificano oggi, non solo non è corretto, ma non funziona. Nel fare presente che il sistema nel suo complesso deve essere modificato in modo coerente, ricorda che nei vent'anni del maggioritario da molti considerato salvifico due legislature si sono tristemente estinte nel giro di una ventina di mesi – e pare che anche questa legislatura denunci qualche problema cronico – e il turn over dei premier, dei governi, delle coalizioni nonchè l'alacre attività di scomposizione e ricomposizione dei partiti, ha evidenziato cose che dovrebbero scoraggiare tutte le scorciatoie elettorali che non mettono nel conto una riforma di sistema. Ricorda, poi, l'eterogenesi dei fini che colpisce, storicamente, chi provoca le elezioni per trarne diretto vantaggio. Si chiede di quale legge si debba oggi discutere se non sono conosciuti i dettagli che completano il contesto. A suo avviso, infatti, è fondamentale capire dove sta andando effettivamente il sistema politico, per formulare una buona legge elettorale che trovi un giusto equilibrio tra rappresentanza e governabilità.
  Si chiede se si debba prendere atto che l'Italia vive una condizione multipolare non riducibile all'impianto dicotomico che tanto piace ai puristi del maggioritario, mettendo nel conto la possibilità di accogliere, alla stregua di quanto avviene, per esempio in Germania, l'ipotesi di governi di coalizione. Oppure ancora se la legge elettorale debba promuovere una distorsione disproporzionale che sgomberi il campo dai terzi incomodi. Ricorda le ultime indiscrezioni giornalistiche, non ancora declinate compiutamente, ma ostentatamente orientate a ridurre a due soli attori la complessità della scena politica italiana. Alcune di tali indiscrezioni sono, a suo avviso, degne di interesse quale ad esempio quella che prevede la trasposizione a livello nazione del sistema di elezione in vigore nei Comuni. Si tratta di un'ipotesi che merita un approfondimento con la consapevolezza che questo sistema, che potrebbe collegare le utilità di un riconoscimento della rappresentanza a quelle della governabilità, funziona nei Comuni, perché trova epicentro nella figura del Sindaco. Ciò, tradotto su scala parlamentare, significherebbe virare verso un sistema presidenzialistico. Con la conseguente necessità di modificare la Costituzione.Pag. 6
  Osserva, infine, che se si vuole liquidare questa stagione fragile della politica con una legge elettorale che metta davvero nelle mani dei cittadini l'avvenire del paese, è necessario cambiare qualcosa nella Costituzione altrimenti si corre ancora una volta il rischio di lanciare efficaci slogan pubblicitari mettendo in campo, in realtà, meccanismi che non funzionano.

  Emanuele COZZOLINO (M5S) evidenzia che intervenire in un dibattito generale in tema di legge elettorale in queste condizioni gli provoca un notevole disagio. Ricorda, al riguardo, infatti, che si avvia la discussione generale su un tema molto importante, anzi fondamentale per la democrazia, come la legge elettorale. La commissione di merito, pertanto, dovrebbe essere nelle condizioni di affrontarlo al meglio anche in questa fase, che non è secondaria rispetto a quella emendativa poiché in sede di discussione generale ogni forza politica, ed in commissione addirittura ogni singolo deputato, propone e mette agli atti la sua posizione politica e il suo contributo in merito al tema in esame.
  Segnala, inoltre, che il confronto di idee e posizioni contrapposte potrebbe essere utile proprio ai fini del passaggio alla fase emendativa vera e propria.
  Sottolinea che tutto questo non è possibile nelle condizioni date, dal momento ci si appresta a svolgere un dibattito assolutamente teorico e per giunta in una condizione di attesa di decisioni e atti che giungono dall'esterno, invece di essere frutto del lavoro svolto in questa sede.
  Rileva che, all'ordine del giorno della Commissione, sono iscritte una ventina di proposte di legge, ma queste proposte di legge sono un po’ come i birilli del bowling che stanno lì solo per essere abbattuti. Fa presente che non intende criticare il Presidente Sisto, perché capisce che essendo stata imposta una data per l'approdo in aula del testo della riforma della legge elettorale dal partito di maggioranza, o meglio dal suo segretario, per motivi esclusivamente propagandistici, sarebbe stato difficile stabilire un calendario diverso.
  Il problema, a suo avviso, sta nel fatto che entro mercoledì si dovrà individuare un testo base delle proposte di legge che saranno nei fatti superati dall'accordo raggiunto in sede politica tra il Pd e Forza Italia, un accordo al quale nessuno dei testi depositati si avvicina.
  Osserva che, a questo punto, anche per salvare le apparenze, più che individuare un testo base, sarebbe opportuno convocare un comitato ristretto che, magari nel giro di poche ore metta sulla carta il testo vero e proprio sul quale il Parlamento si dovrà pronunciare. Dice questo non per fini dilatori, perché non è questa la linea che il suo gruppo intende seguire, ma per una semplice questione di grammatica dei lavori di Commissione.
  Ritiene una mancanza di serietà ed un aggravamento del rischio di commettere errori prendere un testo qualsiasi tra quelli depositati, adottarlo come testo base, per poi riscriverlo interamente con gli emendamenti. È la pubblicistica, a suo avviso, che può prendere in considerazione un sistema elettorale, come il modello spagnolo per esempio, e poi in concreto delineare un modello nella sostanza totalmente differente. Rileva che politicamente, proprio il dibattito a livello pubblicistico in corso in queste ore, fornisce molte frecce a disposizione dell'arco di chi si oppone al metodo seguito ed al risultato prodotto. Sottolinea in maniera critica come la Commissione e la Camera dei Deputati siano state posta in una condizione di minorità su un tema come il sistema per determinare l'elezione dei suoi membri. Ci si appresta, infatti, a lavorare non su un disegno di legge, ma su una velina di un accordo raggiunto in sede extraparlamentare tra due persone che per motivi diversi non sono parlamentari. Se questo è il risultato si chiede a che sia servita l'indagine conoscitiva svolta la settimana scorsa se non a far perdere tempo alla Commissione ed agli esperti invitati a riferire. Non crede infatti che Matteo Renzi e Silvio Berlusconi abbiano tenuto minimamente conto di quanto emerso nell'indagine conoscitiva e crede di non sbagliare se sostiene che, neppure allargando Pag. 7il cerchio al Senatore Denis Verdini e alla collega Boschi, indicati come gli sherpa dei rispettivi leader sul tema, cambi il risultato dell'inutilità assoluta delle audizioni.
  L'altra considerazione politica che, a suo avviso, non si può non fare è che da quel poco che si conosce dalle anticipazioni di stampa, il nuovo sistema elettorale, almeno per gli aspetti più critici e invisi del vecchio sistema elettorale, non si discosterà molto da quest'ultimo, in riferimento a premio di maggioranza e preferenze.
  Ricorda che il suo gruppo in tema di legge elettorale ha una sua proposta di legge molto chiara, e che nel corso delle audizioni ha raccolto anche apprezzamenti dagli esperti. Al di là di questo, ci tiene a citare un breve passo della relazione di quel disegno di legge perché anticipa in maniera sorprendentemente lucida i capisaldi della sentenza della consulta. Ricorda, al riguardo che «una mera governabilità perseguita attraverso l'attribuzione di un premio di maggioranza si pone in contrapposizione rispetto a un genuino concetto di democrazia rappresentativa. Attraverso il premio, le elezioni parlamentari sono completamente sradicate dal loro rapporto con gli elettori e le comunità territoriali e per questo motivo si ritiene che la selezione di una siffatta soluzione sia da escludere in partenza. Il meccanismo del premio, specie qualora questo sia molto consistente, produce un risultato antidemocratico e autoritario, conducendo a una fittizia governabilità totalmente artificiale e quindi, paradossalmente, instabile e precaria».
  Osserva che, anche in tema di preferenze, la proposta del suo gruppo non solo le prevede, ma introduce la possibilità per l'elettore di esprimerne in senso negativo, riportando, dunque, la rappresentatività del voto e la possibilità di scegliere i propri rappresentanti a livello massimo.
  Poiché, però, il suo gruppo è consapevole di non avere i numeri per far passare un sistema che ritiene il migliore, la posizione del Movimento 5 Stelle è quella di votare il cosìdetto «consultellum».
  Si tratta di una posizione politica, perché ritiene che la bocciatura della Consulta abbia reso illegittimi politicamente, e non costituzionalmente, tutti i deputati eletti con quel sistema e dunque, per coerenza, la legge elettorale deve essere riformata da un parlamento che sia politicamente, oltre che tecnicamente, legittimo e legittimato.
  Quanto ad un aspetto tecnico della nuova legge elettorale, ricorda che la sentenza della Corte Costituzionale non giudica incostituzionale ogni legge elettorale ad eccezione del proporzionale puro con preferenze, tuttavia è dal dispositivo che si deve per forza partire per esaminare qualsiasi riforma.
  Evidenzia che dalle indiscrezioni in merito al sistema che definisce «giaguarenzellum» pare che sia previsto un premio di maggioranza del 15 per cento che scatta al raggiungimento di una percentuale pari al 35 per cento dei voti ottenuti. Sottolinea che la Consulta ha ritenuto incostituzionale il fatto che la precedente legge elettorale non prevedesse alcuna soglia che facesse scattare il premio di maggioranza, ma ha anche parlato di distorsione della volontà popolare a fronte di un premio di maggioranza troppo ampio, e non è un caso che, tra gli articoli della Costituzione violati dal «porcellum», abbia indicato l'articolo 1 comma 2, ovvero quello che stabilisce che la sovranità appartiene al popolo.
  Ricorda che la Consulta non si è ovviamente pronunciata sull'ampiezza del premio indicando un parametro di legittimità, ma il fatto che nel nostro ordinamento sia esistita per molti anni una legge che violava tra gli altri l'articolo manifesto della nostra Costituzione, ovvero il principio della sovranità popolare, dovrebbe indurre tutti a prestare attenzione al tema del premio di maggioranza, considerato anche che la legge dovrebbe prevedere una cospicua soglia di sbarramento.
  Premio elevato e soglia alta di sbarramento danno vita, a suo avviso, ad un combinato disposto che rischia di far pendere la bilancia della costituzionalità tutta a favore del principio della governabilità, Pag. 8pure riconosciuto dalla Consulta, in danno però di tutti gli altri principi ad iniziare dalla sovranità popolare.
  Quanto al tema della selezione dei parlamentari, ricorda che da quanto si apprende dalla stampa sarebbero riproposte le liste bloccate. Sottolinea che è vero che nel nuovo sistema dovrebbero essere previste liste corte, accogliendo in parte uno dei rilievi mossi dalla Consulta, ma è altresì vero che, a quanto si dice, i seggi verranno assegnati tutti su base del risultato nazionale, rendendo in parte aleatoria per l'elettore della singola circoscrizione l'effettiva scelta effettuata con il suo voto. Un aspetto ulteriore della sentenza della Consulta in merito alle liste bloccate, che fino ad oggi è stato poco considerato, è, a suo avviso, anche l'accenno alla possibilità di candidature multiple che aumentava l'assoluta incertezza del voto del singolo elettore. Non essendo ancora su carta il testo sul quale ci si dovrà confrontare, non può valutare se le candidature in più circoscrizioni saranno previste o meno. In caso affermativo ritiene che assieme alle liste bloccate e al riparto dei seggi sulla base del voto nazionale, aumenteranno i dubbi di costituzionalità, o quanto meno di potabilità politica del nuovo sistema elettorale.

  Gennaro MIGLIORE (SEL) ricorda, analogamente a quanto ha già fatto presente in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, che il suo partito Sinistra Ecologia e Libertà terrà, a partire da venerdì prossimo e fino a domenica 26 gennaio, il proprio congresso nazionale. Chiede, pertanto, anche in questa sede, che la Commissione non svolga i suoi lavori nelle predette date e che, conseguentemente, sia posticipato il termine del 27 gennaio per l'avvio dell'esame della proposta di legge elettorale in Assemblea.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, replicando al collega Migliore, nel ricordare che domani si svolgerà un Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, per definire le modalità con cui proseguiranno i lavori della Commissione, precisa che spetta alla Conferenza dei presidenti di gruppo stabilire l'eventuale posticipo del termine già fissato per l'avvio dell'esame della proposta di legge elettorale in Assemblea.

  Emanuele FIANO (PD), pur rispettando la posizione espressa dal collega Migliore, chiede alla presidenza di comunicare quando sarà affrontata la questione dell'organizzazione del seguito del calendario relativo all'esame della proposta di legge in discussione.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, ribadisce che la questione della definizione del calendario dei lavori della Commissione sarà affrontata in un ufficio di presidenza che si terrà nella giornata di domani e fa nuovamente presente che solo la Conferenza dei presidenti di gruppo può modificare il termine del 27 gennaio stabilito per l'avvio dell'esame del provvedimento in discussione in Assemblea.

  Gennaro MIGLIORE (SEL) evidenzia che la discussione generale dovrebbe avere ad oggetto un testo base che, presumibilmente, sarà delineato solo all'esito delle direzione nazionale del Partito democratico in programma nel pomeriggio di oggi. Sottolinea, pertanto, la sua difficoltà ad intervenire in assenza della definizione di una proposta concreta, dovendo, invece, riferirsi alle indiscrezioni rese note in questi giorni dai mass media.
  Ricorda che il suo gruppo ha da sempre richiamato l'esigenza che la legge elettorale sia ancorata al principio maggioritario. Segnala, al riguardo, che, da tali indiscrezioni giornalistiche, sembra delinearsi un sistema elettorale che preveda caratteristiche quali, ad esempio, le liste bloccate e le soglie di sbarramento declinate, a suo avviso, in modo peggiorativo rispetto al sistema elettorale giudicato incostituzionale dalla Consulta e a quello che residua dopo il pronunciamento della Corte stessa.
  Osserva che la legge elettorale, come risultante dalla recente sentenza n. 1 del 2014 della Corte costituzionale, si caratterizza Pag. 9per un impianto proporzionale da lui non condiviso. Evidenzia, inoltre, che la soglia di sbarramento prevista dalla proposta di legge elettorale di cui i mezzi di informazione stanno parlando in questi giorni, fissata in una percentuale pari all'8 per cento, non ha precedenti in nessun sistema elettorale vigente in altri Paesi europei. A suo avviso, inoltre, non sarebbe coerente prevedere la formazione di coalizioni di partiti in grado di ottenere un premio di maggioranza ove poi alcuni dei partiti componenti della coalizione stessa non fossero rappresentati in Parlamento per via del mancato raggiungimento della predetta soglia di sbarramento.
  Auspica, poi, che la proposta di legge elettorale, che sarà adottata come testo base, non contenga distorsioni che causino nell'elettore incertezza circa la possibilità di scegliere effettivamente il proprio candidato, nonché meccanismi che danneggino i partiti medio-piccoli favorendo quelli più grandi. Insiste, infine, nel ritenere il cosiddetto «Mattarellum» il sistema più adeguato per permettere all'elettore di indicare con certezza il suo rappresentante in un determinato territorio e nel ribadire la necessità di evitare la formazione di collegi plurinominali tali da causare la sottorappresentazione delle formazioni politiche più piccole, ledendo, così, la volontà popolare e il dettato della Consulta.

  Gianclaudio BRESSA (PD), nel condividere le considerazioni svolte dai colleghi che lo hanno preceduto circa la necessità di svolgere la discussione generale su un testo base adottato dalla Commissione, evidenzia, tuttavia, che la discussione stessa potrebbe, in questa fase, concentrarsi su alcuni principi fondamentali ed obiettivi di sistema ineludibili da raggiungere anche alla luce delle considerazioni svolte nella recente sentenza della Corte costituzionale, alcune delle quali, peraltro, da lui non condivise.
  Ricorda che la sentenza della Consulta stabilisce con chiarezza che la legge elettorale cosiddetta «Porcellum» è stata dichiarata costituzionalmente illegittima per la lesione del principio di ragionevolezza. Al riguardo, osserva che la stessa Corte costituzionale ha stigmatizzato negativamente l'utilizzo del premio di maggioranza laddove sia slegato dalla garanzia di rendere effettiva l'espressione di volontà operata dal cittadino elettore tramite l'esercizio del diritto di voto. Ricorda sul punto come Roberto Ruffilli facesse riferimento al concetto di «cittadino come arbitro». Sottolinea, inoltre, che la sola norma che ha natura intrinsecamente costituzionale è la legge elettorale circostanza, questa, che suggerisce di non attribuire comunque alla sentenza della Consulta effetti ulteriori rispetto a quelli propri.
  Osserva, infatti, che il principio del maggioritario può essere realizzato in modi differenti ma, a suo avviso, è necessario attuare comunque un sistema che attribuisca direttamente al cittadino il potere di definire con il voto una maggioranza certa per governare il Paese evitando che la formazione di una maggioranza di governo sia realizzata dai partiti in un momento successivo. Tale sistema, a suo avviso, può essere adottato anche senza una modifica costituzionale in senso presidenziale o semi-presidenziale.
  Segnala, inoltre, che esistono esempi in altri ordinamenti, quali il Regno Unito, la Francia, la Spagna e il Giappone, di premi di maggioranza declinati in modo tale da non opprimere la volontà degli elettori, evidenziando che è necessario mantenere una disproporzionalità tra il voto e la rappresentanza effettiva che non superi una soglia pari al 15 per cento. Condivide l'osservazione del collega Migliore circa la necessità di trovare una soluzione che permetta di trovare soglie di sbarramento tali da non penalizzare eccessivamente i partiti minori.
  Quanto al tema delle preferenze, nel ricordare che tale questione è discussa da sempre portando, quale argomentazione a favore, l'idoneità delle stesse a permettere una effettiva rappresentanza di determinate aree territoriali, sottolinea che tale risultato potrebbe essere raggiunto anche attraverso altri strumenti, come avviene per esempio in Spagna con il sistema delle Pag. 10liste corte ovvero con il sistema dei collegi plurinominali. Ciò che, a suo avviso, è essenziale, anche al fine di ottemperare alla sentenza n. 1 del 2014 della Corte costituzionale, è garantire un sistema elettorale che sia coerente e che abbia una armonia interna. Nel ribadire l'importanza di affrontare il problema delle soglie di sbarramento al fine di evirare una penalizzazione della rappresentatività, osserva che è necessario prendere atto che il sistema bicamerale attualmente in vigore, originariamente pensato dalla Assemblea Costituente al fine di garantire una integrazione politica e rappresentativa delle due Camere, oggi deve per forza di cose essere superato.
  Sottolinea, sul punto, quanto affermato in audizione dal professor Fusaro circa il vulnus al suffragio universale causato dal diverso elettorato attivo di Camera e Senato. Fa presente, inoltre, che la modifica del bicameralismo perfetto, così come la modifica del Titolo V, non sono idee estemporanee del segretario del Partito democratico, bensì scelte fondamentali che il Parlamento deve compiere.
  Auspica, infine, che la Commissione possa arrivare ad approvare un testo che sia il risultato di una scelta guidata dall'interesse generale e non dall'interesse di parte di ciascuno dei gruppi parlamentari.

  Gennaro MIGLIORE (SEL) intende ricordare preliminarmente come in più occasioni abbia posto grande attenzione nel rivendicare alla sua parte politica la volontà di approvare le riforme costituzionali relative al bicameralismo ed alla revisione del Titolo V della parte II della Costituzione. Ribadisce in questa sede tale aspetto.
  Concorda, quindi, sul fatto che in questa fase è possibile svolgere solo una discussione di carattere generale, tuttavia intende fare presente come in tutti gli altri sistemi, di norma, gli strumenti attraverso i quali è garantita la governabilità sono calibrati in modo da rendere tale obiettivo compatibile con una piena garanzia del principio di rappresentatività.
  Sottolinea come la questione delle soglie di sbarramento non riguardi strettamente la sua forza politica ma evidenzia come, a suo avviso, una soglia superiore al 5 per cento si ponga in contrasto con le raccomandazioni e con le prassi dell'Unione Europea, non esistendo un meccanismo analogo in nessun Paese europeo. Ricorda come tale meccanismo sia previsto in Turchia ma ciò è dovuto alla volontà precisa di non consentire ai curdi, che numericamente non potrebbero raggiungere tale soglia, di essere rappresentati in Parlamento.
  Apprezza quanto evidenziato dal collega Bressa e si dichiara disponibile a svolgere tutti i necessari approfondimenti in Commissione con spirito costruttivo.
  Riguardo al premio di maggioranza, ritiene che un premio fisso sia sbagliato, considerato che il premio deve servire per raggiungere una maggioranza e non a rafforzare una maggioranza. Se viene, infatti, individuato nel 15 per cento o nel 20 per cento il premio fisso è evidente la distorsione nel momento in cui venisse applicato ad una forza politica che già da sola avesse raggiunto il 51 per cento, con forte penalizzazione per gli altri soggetti politici.
  Come evidenziato dal collega Bressa, occorre dunque soffermarsi sui diversi aspetti, a prescindere dal fatto che questi riguardino la propria parte politica, poiché è necessario guardare all'interesse del Paese e non a quello di ciascuno.
  Invita poi ad ulteriori approfondimenti sulla questione dell'attribuzione delle liste corte. Fa riferimento alla Spagna, dove i seggi sono ripartiti su base circoscrizionale, evidenziando come alcuni meccanismi di ripartizione dei voti potrebbero portare ad effetti distorsivi.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, sospende brevemente la seduta.

  La seduta, sospesa alle 16, riprende alle 16.15.

  Danilo TONINELLI (M5S), rileva come sia evidente che il livello di democrazia di Pag. 11un Paese dipenda anche dalla legge elettorale e rileva come il livello di democrazia in Italia sia già in uno stato di crisi come dimostra il fatto che una legge di tale rilievo si sta definendo al di fuori dalla competente Commissione parlamentare, dove non vi è ancora un testo base, con una evidente espropriazione del Parlamento nella sua funzione propria. Ricorda come lo stesso avvenga a causa della continua presentazione di decreti-legge da parte del Governo, senza l'approvazione di nessuna legge di iniziativa parlamentare.
  Rileva come la legge elettorale si sta definendo in stanze buie e prive di pubblicità, dove i peggiori partiti stanno cercando – quelli più piccoli – di aver un salvacondotto e – quelli più grandi – di rincorrere il mito dell'alternanza senza voler prendere atto del dato di fatto, ormai chiaro, che in Italia vi è un tripartitismo.
  Evidenzia come i partiti minori stiano cercando in queste ore, attraverso telefonate e incontri sotterranei, di «salvare la pelle» con deroghe alle soglie di sbarramento o, come per la Lega Nord Padania, di prevedere che si ottengano seggi in Parlamento dopo il superamento di una certa percentuale in un numero determinato di regioni.
  Stigmatizza il fatto che una legge così importante, come è quella elettorale, venga definita da quelle stesse forze politiche che hanno ottenuto una maggioranza parlamentare dichiarata incostituzionale dalla recente sentenza della Corte Costituzionale. Di conseguenza, si tratta di forze politicamente illegittime che dovrebbero avere quantomeno l'onorabilità di permettere lo scioglimento delle Camere e di andare a nuove elezioni con la legge che residua dalla sentenza della Corte costituzionale, che almeno è legittima sotto il profilo costituzionale. In tale modo il nuovo Parlamento potrà discutere legittimamente di una legge elettorale.
  Deve invece prendere atto che sta avvenendo l'opposto: si sta definendo una legge antidemocratica, in cui saranno inserite liste bloccate corte, che sono un'altra distorsione della rappresentatività. La legge spagnola permette anche a forze piccole di ottenere seggi in Parlamento e questo va considerato; in più, nonostante quanto evidenziato dalla Corte Costituzionale riguardo all'irragionevolezza della distorsione dei voti in entrata e dei voti in uscita, si vuole aggiungere anche un premio di maggioranza che non può non rientrare in tale irragionevolezza, con il ben noto scenario per cui un partito che ottiene una percentuale di voti anche non molto alta governa con il 55 per cento dei seggi in Parlamento.
  Rileva come ci si trovi in una fase paradossale: la Commissione Affari costituzionali, dove è in corso la discussione generale sulla legge elettorale, è vuota poiché della legge più importante per il Paese si sta decidendo fuori dal Parlamento. Nella serata di oggi sarà presumibilmente definito un testo che sarà certamente pessimo e – come ormai sempre avviene per l'esame dei decreti-legge – sarà lasciato un numero esiguo di ore per l'esame parlamentare senza alcuna garanzia per i partiti politici che non hanno fatto accordi.
  Evidenzia come il suo gruppo cercherà di dare la massima pubblicità all'esame parlamentare in atto per coinvolgere quanto più possibile l'opinione pubblica sulla legge elettorale.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, ricorda come, tenendo conto della data individuata dalla Conferenza dei presidenti dei gruppi per l'avvio della discussione in Assemblea, nell'ambito dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione si è convenuto di dedicare la giornata di oggi e la mattina di domani alla discussione generale sulle proposte di legge in titolo.
  Preso atto che non vi sono in questa fase ulteriori richieste di intervento, propone di sospendere la seduta fino alle ore 18.

  Danilo TONINELLI (M5S) considerato che la riunione della direzione del partito democratico sarà presumibilmente ancora in corso alle 18 evidenzia l'opportunità di riprendere più tardi la seduta della Commissione.

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  Nazzareno PILOZZI (SEL) concorda con il collega Toninelli considerato che la direzione del partito democratico, a cui è dovuta l'assenza di molti componenti della Commissione in questa fase, sarà presumibilmente ancora in corso alle ore 18.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, ritiene preferibile attenersi all'organizzazione definita nell'ambito dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione, con l'intesa dei gruppi, fermo restando che, se non vi saranno richieste di intervento alle ore 18, sospenderà nuovamente la seduta.

  La Commissione consente.

  La seduta, sospesa alle 16.35, riprende alle 18.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire e tenuto conto che sono ancora in corso riunioni da parte di alcune forze politiche, sospende la seduta che riprenderà alle ore 19.30.

  La seduta, sospesa alle 18.05, riprende alle 19.30.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, sospende la seduta che riprenderà alle ore 20.20.

  La seduta, sospesa alle 19.35, riprende alle 20.25.

  Emanuele FIANO (PD), premesso che la Direzione nazionale del suo partito riunitasi questo pomeriggio ha approvato la proposta del segretario Matteo Renzi in materia di riforma della legge elettorale e che lui è pertanto in condizione di svolgere fin da ora un intervento a nome del suo gruppo, invita il presidente a valutare l'opportunità di rinviare il seguito della discussione alla seduta già prevista per domani mattina, fermo restando che la discussione di carattere generale dovrà comunque concludersi, come già concordato, nella stessa mattina di domani.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, chiede ai rappresentanti dei gruppi di esprimersi in merito alla proposta del deputato Fiano di rinviare la discussione a domani.

  Nazzareno PILOZZI (SEL), Elena CENTEMERO (FI-PdL), Albrecht PLANGGER (Misto-Min.Ling.) e Fabiana DADONE (M5S) si dichiarano favorevoli al rinvio della discussione di carattere generale a domani mattina.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta già convocata per domani alle ore 9.

  La seduta termina alle 20.30.