CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 29 ottobre 2013
113.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e IV)
COMUNICATO
Pag. 6

SEDE REFERENTE

  Martedì 29 ottobre 2013. — Presidenza del presidente della III Commissione Fabrizio CICCHITTO, indi del presidente della IV Commissione Elio VITO. — Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri Mario Giro.

  La seduta comincia alle 9.10.

DL 114/2013: Proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione.
C. 1670 Governo.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 23 ottobre.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso. Nel dare conto delle sostituzioni indicate dai gruppi, invita ad intervenire sul complesso degli emendamenti.

  Donatella DURANTI (SEL) osserva che le proposte emendative presentate dal suo gruppo intendono realizzare il cosiddetto «spacchettamento» del decreto-legge in oggetto, distinguendo tra le varie missioni da questo rifinanziate, anche in considerazione delle differenti finalità che si prefiggono e delle diverse modalità operative. Si tratta di un tema posto all'attenzione del Parlamento sin dall'inizio della legislatura, allorquando fu presentata una mozione finalizzata a ritirare il contingente militare italiano impegnato in Afghanistan e che, se accolta, avrebbe consentito in questa sede di registrare anche il voto favorevole del suo gruppo su alcune singole missioni. Ribadisce, quindi, la posizione contraria sulla missione in Afghanistan, rispetto alla quale sarebbe stato opportuno che il Parlamento avesse avviato un'indagine conoscitiva: tale strumento avrebbe permesso di fare luce su quanto accaduto in questo teatro operativo, Pag. 7ma la chiusura della maggioranza e del Governo non ha consentito di dare risposta alle impressionanti cifre di questo conflitto. Cita, infatti, gli oltre 70.000 civili afghani uccisi durante i dodici anni di presenza militare, i 52 militari italiani che hanno perso la vita nel corso delle operazioni e le oltre 3.000 perdite registrate nei contingenti appartenenti alla coalizione. Un altro dato terribile riguarda i bambini che sono stati uccisi o feriti: infatti, nel solo 2011 sono stati oltre 1.750. Ritiene che il nostro Paese avrebbe dovuto, come le organizzazioni non governative afghane richiedono da tempo, incrementare i fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo in tale area, destinando il 30 per cento di ogni euro che si sarebbe risparmiato non prorogando l'invio del contingente militare alle iniziative di cooperazione da sviluppare, per l'appunto, in Afghanistan. Sottolineando che gli emendamenti presentati si riferiscono a missioni, quali quelle in Afghanistan, Libia e Gibuti, che tendono ad esaltare l'aspetto bellico e militare, ne preannuncia – in caso di non accoglimento – la ripresentazione anche in Assemblea.

  Arturo SCOTTO (SEL) fa presente come sia ormai improrogabile per l'Italia trarre un bilancio della sua partecipazione alle missioni internazionali. In tale ottica, si sofferma sul recente rapporto della Fondazione Clinton, che ha quantificato l'impatto delle spese militari per gli Stati Uniti in relazione alle campagne belliche successive all'11 settembre. Richiamando il dato storico per cui il picco dei costi derivanti dalla prima guerra mondiale sarebbe stato raggiunto soltanto nel 1969, osserva che solo tra quarant'anni si potrà veramente valutare la gravosità degli oneri di guerra. Considera pertanto conseguente interrogarsi su quali risultati si sarebbero ottenuti in termini di ristrutturazione civile, cooperazione allo sviluppo e stabilizzazione democratica, se gli stessi fondi fossero stati investiti in tali direzioni. Conclude ribadendo l'esigenza di una profonda rivisitazione delle scelte sin qui compiute.

  Gian Piero SCANU (PD) ritiene comprensibili le perplessità e lo stesso tormento che emerge negli interventi dei colleghi in connessione ad un argomento così delicato, come quello delle missioni internazionali, dai colleghi del gruppo di SEL cui riconosce un onesto sforzo di interpretazione. In tale ambito non si può, infatti, restare indifferenti a temi che chiamano in causa la libertà e la vita umana; tuttavia occorre anche operare scelte nei contesti reali, in cui operano ogni giorno i nostri militari, che non concedono troppo al giusto desiderio di vivere in un mondo disarmato. Invita, quindi, a riflettere sul significato intrinseco dell'espressione «missioni internazionali», che hanno come obiettivo la ricostruzione della pace e in cui gli uomini e le donne che vi partecipano abbracciano le armi esponendosi al rischio di perdere la vita proprio per contribuire al mantenimento della pace. L'atteggiamento collettivo dovrebbe, quindi, essere scevro da derive oniriche, per concentrarsi maggiormente sugli aspetti concreti, sia etici che economici, che rappresentano le vere tematiche di questo decreto-legge, la cui approvazione non avviene da parte del Parlamento in maniera né superficiale né distratta. Certamente è desiderio di tutti che le armi possano trasformarsi in aratri e che le risorse economiche possano essere destinate alla cooperazione, ma ciò non può avvenire senza che il nostro Paese sia attivamente impegnato a livello internazionale nella partecipazione alle missioni che creano i presupposti per realizzare tali condizioni. Sotto questo punto di vista, il drammatico fenomeno dell'immigrazione di massa non controllata, che l'Italia sta sperimentando, è il frutto della nostra incapacità di fare valere in ambito internazionale il fatto che si tratta di un problema di tutti. Al contrario, assistiamo a manifestazioni di cinismo e supponenza del mondo politico europeo che pensa di poterci fornire delle risposte lasciandoci da soli a gestire l'emergenza. Rivendica, quindi, la necessità per l'Italia di acquisire quella capacità a livello internazionale che ci consente di poter portare nelle competenti Pag. 8sedi il nostro anelito di democratizzazione nella consapevolezza che l'Italia non rappresenta l'ultima frontiera europea ma un protagonista di un'Europa da intendersi come regola di civiltà oltre che come dimensione economica. Passando all'Afghanistan, rammenta il forte impegno previsto nel 2014 per ridurre e trasformare il contesto della nostra presenza e, pertanto, respinge ogni tentativo di collocare il Partito Democratico nel recinto dei cosiddetti «guerrafondai».

  Arturo SCOTTO (SEL) respinge l'illazione circa il rivolgimento dell'accusa ad altri gruppi di essere guerrafondai, che non appartiene allo stile della sua parte politica.

  Gian Piero SCANU (PD) ribadisce al collega Scotto che il suo gruppo si accinge a votare il provvedimento con altissimo senso di responsabilità e senza bisogno di dovere ricevere insegnamenti da parte di nessuno. Ricorda, inoltre, l'importante battaglia portata avanti per riformare radicalmente la procedura di approvazione dei programmi d'arma attraverso le modifiche introdotte all'articolo 4 della legge n. 244 del 2012. Ciò, peraltro, ha consentito al Parlamento di riappropriarsi di un importante ruolo di controllo esercitato anche di recente attraverso l'approvazione di una mozione che ha bloccato l'acquisto di nuovi F-35. Preannuncia, quindi, che il proprio gruppo, assumendosi le responsabilità del momento, sosterrà il provvedimento con convinzione.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, invita i colleghi a non riproporre i termini delle storiche discussioni che ebbero luogo nel Parlamento italiano e in quello tedesco alla vigilia della prima guerra mondiale.

  Massimo ARTINI (M5S) manifesta il proprio disappunto per il fatto che il Governo e la maggioranza non abbiano avuto il coraggio di prendere in considerazione la richiesta di affrontare il tema della proroga delle missioni internazionali attraverso distinti provvedimenti. Ritiene che differenze esistenti tra la missione in Afghanistan e quella in Libano siano evidenti sia negli obiettivi che nei risultati attestati dalle cifre a disposizione. Evidenzia come le informazioni fornite dall'attività conoscitiva svolta dalla Commissione in varie occasioni, come da ultimo in occasione della visita presso il COI, siano in contrasto con le affermazioni sulla realizzazione di opere civili in Afghanistan, sottolineando peraltro che, durante questa missione, risultano stanziati a favore della cooperazione appena 50 milioni di euro, mentre per il contingente militare la somma ammonta a circa 10 miliardi di euro. Ritiene che una simile sproporzione sia imputabile al fatto che negli ultimi anni con i provvedimenti di rifinanziamento delle missioni internazionali si sia provveduto a sostenere le spese d'esercizio dello strumento militare. I vari decreti-legge di proroga hanno, quindi, assunto la forma di rendiconti di spese da approvare senza alcuna possibilità da parte del Parlamento di incidere sulle decisioni relative all'autorizzazione delle varie missioni, i cui risultati non sono interamente conoscibili. Cita, come esempio, le missioni nei Balcani che, a fronte di una previsione in diminuzione del contingente impegnato riportata nel Documento programmatico pluriennale della difesa per il triennio 2013-2015, risultano nell'attuale decreto-legge incrementate di circa un centinaio di unità. Evidenzia, quindi, la scarsa coerenza manifestata dal gruppo del Partito Democratico che negli incontri avuti con le delegazioni internazionali si era impegnato per favorire la cooperazione civile, mentre in questa sede avalla scelte che penalizzano la cooperazione in considerazione della mancanza di risorse sufficienti. Sottolinea, infine, come gli emendamenti presentati dal Movimento Cinque Stelle vadano in direzione di incrementare la trasparenza relativamente alle iniziative di cooperazione e come lo sforzo fatto dal nostro Paese per partecipare nell'ambito delle più importanti missioni militari internazionali non si sia concretizzato in quell'aspettativa di sedersi nei contesti internazionali con autorità come evidenziato Pag. 9anche dal fatto che l'Italia non sia stata chiamata agli incontri di Ginevra II.

  Michele PIRAS (SEL), alla luce delle considerazioni svolte dal collega Scanu, ritiene che nessun collega del gruppo di SEL abbia inteso nel proprio intervento muovere delle accuse, ma piuttosto svolgere ragionamenti su come si dovrebbero dirimere i conflitti e ricostruire i Paesi devastati da lunghi conflitti. L'Afghanistan, che avrebbe dovuto rappresentare una sorta di «missione lampo», è certamente uno di questi Paesi da sempre in guerra e sul quale si sono concentrate le mire e gli interessi di molte potenze mondiali. Non crede che i colleghi del proprio gruppo siano dei sognatori: ritiene, invece, che esistano posizioni profondamente diverse su come si debbano risolvere determinate questioni internazionali e sulle modalità con le quali si dovrebbe intervenire in un territorio straniero. Ribadisce quanto affermato dalla collega Duranti riguardo alla richiesta di affrontare con distinti provvedimenti il rifinanziamento delle missioni giacché appare evidente come siano profondamente diverse le varie missioni prorogate. Giudica fallimentare il risultato della missione in Afghanistan poiché in dodici anni di intervento militare la società civile non è ancora riuscita a riappropriarsi delle proprie istituzioni democratiche e nemmeno vi è stato un sollevamento delle condizioni di vita dei civili che si sarebbero potute realizzare attraverso la cooperazione.

  Alessandro DI BATTISTA (M5S), replicando al deputato Scanu, invoca l'articolo 11 della Costituzione per escludere ogni accusa di essere guerrafondai, ma richiamare ad una precisa assunzione di responsabilità che non può essere liquidata come atteggiamento da sognatore. Nel meravigliarsi dei toni usati nei confronti dei colleghi del gruppo SEL, solitamente ritenuti sin troppo moderati, invita il gruppo del Partito democratico a non rassegnarsi e a tornare ad issare la bandiera della pace così come fece dieci anni fa contro la guerra in Iraq, scendendo in piazza contro il governo di allora. Ricorda peraltro il pieno fallimento di quell'inutile intervento militare, che è costato e continua a costare moltissime vite umane, che non si limitano ai nostri caduti a Nassirya.
  Nel reiterare la richiesta di «spacchettamento» delle singole missioni, mentre prende atto di alcuni aspetti positivi relativi al Libano, insiste sulla drammaticità della situazione dell'Afghanistan, in cui l'Occidente ha perso la sua guerra. Torna quindi a rivolgere un appello ai deputati del Partito democratico, escludendo qualunque polemica di natura personale, ma denunciando il fatto che essi fanno ormai parte di un ingranaggio militarista che li distacca dalla realtà e dall'opinione pubblica, sulla base di un'interpretazione strumentale per cui la tutela dei diritti umani legittimerebbe l'intervento armato. Al riguardo, si richiama al recente monito di Papa Francesco per cui le guerre servono soltanto a vendere le armi, respingendo ogni accusa di facile populismo. Insistendo quindi sul carattere lento ma inesorabile del successo politico del suo movimento, invita a tenere maggiormente conto del parere dell'opinione pubblica che, così come fu contraria alla guerra in Iraq, è oggi contraria a quella in Afghanistan, a causa dell'evidente finalità economica di tali conflitti. A suo avviso, i militari italiani potrebbero tornare a casa sin da oggi, dal momento che le necessità di quei Paesi potrebbero trovare soluzione soltanto sul piano civile. Conclude ricordando ai colleghi deputati la loro qualità di dipendenti del popolo italiano.

  Francesco Saverio GAROFANI (PD) ritiene che l'importanza del provvedimento richieda che siano svolte considerazioni non polemiche, ma di carattere generale. Respinge, quindi, giudizi superficiali e arbitrari, ricordando come il passaggio dalla missione in Iraq a quella in Afghanistan abbia segnato uno spartiacque fondamentale nell'impostazione politica del Partito Democratico. Infatti, mentre la missione in Iraq era priva della copertura giuridica internazionale, quella in Afghanistan – pur presentando limiti e ombre che si Pag. 10sono manifestati nel corso della sua durata – è stata una missione che si è svolta sulla spinta di risoluzioni votate dall'ONU. Ritiene, inoltre, che in considerazione della durata appena trimestrale del decreto, nonché per il ritardo con il quale è stato presentato, esista una sproporzione tra il contenuto stesso del decreto di proroga, che ha sempre ricevuto in Parlamento un ampio consenso mai venuto meno. Sottolinea quindi la cifra di eccellenza che contraddistingue la nostra presenza nelle missioni internazionali e che ha riscontrato sia in occasione di missioni svolte nella precedente legislatura sia nella più recente visita presso il COI. Occorre, a suo avviso, tenere nella giusta considerazione nell'ambito di questo dibattito il bilancio silenzioso relativo, alle vite umane salvate grazie ai nostri contingenti e che deve essere considerato il vero dividendo da rivendicare con forza e senza rischi di demagogia. Nel 2014 occorrerà procedere al ritiro garantendo la piena sicurezza del nostro contingente in quanto, come è ben noto al collega Rossi grazie alle sue pregresse esperienze professionali, le missioni non realizzano un'astratta volontà di potenza ma sono assunzione di responsabilità nella costruzione della pace. Indubbiamente è possibile operare miglioramenti in sede parlamentare, da un lato potenziando i profili di natura civile contenuti nel decreto-legge e, dall'altro, avviando al più presto l'esame di una legge quadro sulle missioni internazionali, da cui possa derivare una riflessione autentica e proficua su questi temi.

  Khalid CHAOUKI (PD) respinge le accuse di superficialità e di demagogia rivolte al suo gruppo ed invita in particolare i colleghi del Movimento 5 stelle ad un atteggiamento di onestà ed umiltà che li renda consapevoli della complessità delle realtà di crisi preoccupandosi in particolare di chi le vive direttamente, vale a dire delle popolazioni locali. Al riguardo fa riguardo ai significativi progressi civili conseguiti in Afghanistan, soprattutto in materia di accesso allo studio, a fronte dei quali ritiene che l'Italia non possa e non debba assumersi la responsabilità di porre termine a tale parentesi di vita. Allo stesso modo, denuncia l'ipocrisia che circonda la crisi siriana, con particolare riferimento all'esodo della popolazione civile. Fa poi riferimento alla Libia dove è richiesto il supporto italiano per gestire la transizione alla democrazia e collaborare alla risoluzione del problema dei flussi migratori. Conclude raccomandando di non fare facili propagandismi, ma di cercare di cogliere le aspettative dei popoli senza negare la realtà, altrimenti sarebbe inutile stare in Parlamento.

  Emanuela CORDA (M5S) ricorda che il Ministro Mauro ha di recente prospettato alle Commissioni uno scenario diverso da quanto viene qui rappresentato per quanto riguarda i tempi del ritiro dall'Afghanistan. Occorre, inoltre, tenere presente che le elezioni presidenziali, previste per la primavera del 2014, comportano il rischio di una presa di potere da parte di veri e propri criminali di guerra, contro cui l'attuale governo Karzai nulla a fatto sul terreno giudiziario. Ritiene, in generale, che il dibattito sull'Afghanistan sia contaminato da mistificazioni e incongruenze, che rendono vieppiù inopportuno il riferimento fatto dal collega Chaouki ad un pacifismo di comodo. Rivendica le posizioni non demagogiche tenute dal suo gruppo, che opera semmai con spirito pragmatico e non cinico. Quanto al tema di rilievo prioritario dell'immigrazione clandestina, ricorda che rappresentanti del Movimento Cinque Stelle si sono recati a Lampedusa in tempi anteriori al tragico naufragio a testimonianza di un'attenzione non teorica alla questione. Peraltro, osserva come alla base del fenomeno dell'immigrazione clandestina vi sia proprio la guerra, che non si risolve con i bombardamenti ma con gli interventi di cooperazione allo sviluppo e di tipo umanitario. Conclude affermando che l'Afghanistan può a buon diritto essere considerato un secondo Vietnam.

  Manlio DI STEFANO (M5S) rivendica la natura pragmatica e non populista delle Pag. 11posizioni del suo gruppo osservando come oggi si tratti di risolvere problemi che altri hanno creato, anche con riferimento al fenomeno migratorio che è la conseguenza diretta dei conflitti militari. Ben altra sarebbe, a suo avviso, se fossero stati fatti investimenti a favore della cooperazione e non del riarmo. Manifesta poi seri dubbi sul fatto che il nostro contingente in Afghanistan possa fare rientro il prossimo anno, alla luce degli impegni internazionali che lo stesso Presidente del Consiglio ha assunto recentemente.
  Si meraviglia quindi per il fatto che non si voglia pragmaticamente «spacchettare» le singole missioni e si imponga al Parlamento una scelta obbligata. Prende pertanto atto di come sia ormai ufficiale che quello del Partito democratico è soltanto un pacifismo di facciata, che spesso si risolve in viaggi all'estero meramente propagandistici, nonostante le belle parole del collega Chaouki.

  Khalid CHAOUKI (PD) rivendica lo spirito democratico e pacifista dell'intensa attività internazionale dispiegata dalla sua parte politica, con particolare riferimento all'Africa e all'America Latina.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, invita i colleghi a proseguire la discussione senza polemizzare a titolo personale.

  Arturo SCOTTO (SEL), dichiarando di non ritrovarsi nel parallelo storico prima evocato dal presidente Cicchitto che lo collocherebbe sul fronte spartachista, ritiene che la discussione possa proseguire nella consapevolezza dei suoi limiti intrinseci senza trascendere in una discussione di carattere epocale. Auspica pertanto un abbassamento dei toni.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, ringraziando il collega Scotto, passa, quindi, all'esame delle singole proposte emendative, avvertendo che, su richiesta del gruppo della Lega Nord, saranno accantonate quelle a firma del collega Pini 1.50, 1.54, 1.55, 1.56, 1.108, 1.157, 1.162.

  Arturo SCOTTO (SEL), nell'illustrare l'emendamento 1.1 a sua firma, rivendica il diritto del Parlamento di analizzare e decidere singolarmente su ciascuna missione, denunciando una sorta di ostruzionismo governativo nel non voler procedere al cosiddetto «spacchettamento». Nel dichiarare di voler credere allo spirito pacifista dell'intero Parlamento, denuncia tuttavia come dal 2007 la presenza italiana in Afghanistan abbia assunto sempre più un connotato bellicista che non può essere bilanciato dai peraltro deludenti risultati relativi ai progressi della società civile. Ribadisce pertanto l'estrema contrarietà del suo gruppo alla prosecuzione della missione che è ormai squisitamente militare.

  Manlio DI STEFANO (M5S) dichiara l'astensione del suo gruppo sull'emendamento Scotto 1.1.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Scotto 1.1.

  Michele PIRAS (SEL) illustra l'emendamento Fava 1.2, di cui è cofirmatario, replicando alle parole del collega Chaouki sulla necessità che i gruppi si assumano le proprie responsabilità su un ritiro dall'Afghanistan che lasci oggi il Paese nelle mani del regime talebano, con ciò alludendo di fatto al fallimento della missione. Occorre, a suo avviso, stilare un bilancio di quanto ottenuto in quel contesto e cambiare strategia. Ritiene che la deliberazione sul provvedimento in titolo in assenza di una riflessione approfondita su ogni singola missione conferisca una cifra ideologica al voto parlamentare e che la soluzione dei conflitti sia, in generale, più fruttuosa se affidata a strategie basate su programmi di natura civile.

  Massimo ARTINI (M5S) preannuncia il voto di astensione del suo gruppo sull'emendamento Fava 1.2, in astratto condivisibile, in quanto finalizzato ad incrementare il finanziamento della norma di cui all'articolo 5, comma 1, che appare poco trasparente.

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  Arturo SCOTTO (SEL) lamenta il fatto non sia possibile un'effettiva interlocuzione esplicativa degli emendamenti presentati.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Fava 1.2.

  Arturo SCOTTO (SEL), nell'illustrare l'emendamento a sua firma 1.3., invita a prendere ad esempio la Francia e l'Olanda, che pure sono paesi europei certo non abituati a tirarsi indietro sul piano militare. Nel ribadire che la sua parte politica non propone un assoluto disimpegno dall'Afghanistan raccomanda la proposta della Rete Afgana di destinare alla cooperazione e allo sviluppo il 30 per cento dei risparmi derivanti dal ritiro del contingente militare, ribadendo quanto sia molto più produttivo tale tipo di intervento rispetto a quello bellico. Nell'escludere qualsivoglia aspirazione isolazionista oppure unilateralista, ritiene tuttavia intollerabile la fortissima esposizione militare italiana, che è seconda soltanto a quella statunitense e britannica. Insiste quindi sull'importanza della politica, che non è la prosecuzione della guerra con altri mezzi, ma alimenta la diplomazia e la società civile.
  Nel condividere la perplessità della collega Corda circa l'obiettivo del ritiro dall'Afghanistan nel 2014, chiede chiarimenti al Governo circa l'impegno nella missione che prenderà il posto di ISAF, nonché sulle modalità di stanziamento in impiego dei 120 milioni di euro promessi per la cooperazione in infrastrutture civili, domandandosi altresì quanto sarebbe stato meglio destinare a tale fini anche i 5,5 miliardi di euro di spese militari degli ultimi 12 anni. Nel reiterare la richiesta di fare finalmente un bilancio della missione in Afghanistan, denuncia la rassegnazione ed il trascinamento della maggioranza di Governo che dovrebbe invece sentire l'obbligo morale di rivedere ora la sua impostazione.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Scotto 1.3.

  Donatella DURANTI (SEL) illustra l'emendamento Piras 1.4, di cui è cofirmataria e di cui auspica l'approvazione. Richiama i contenuti dell'intervento precedente svolto dal collega Scotto e le finalità della proposta emendativa, connesse alla necessità di facilitare il disimpegno dall'Afghanistan.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Piras 1.4.

  Arturo SCOTTO (SEL), nell'illustrare l'emendamento Duranti 1.26 di cui è cofirmatario, ne indica la funzione di contributo positivo alla discussione al di là di ogni finalità ostruzionistica, affinché il Governo possa prenderne consapevolezza.

  Massimo ARTINI (M5S) preannuncia il voto di astensione sull'emendamento Duranti 1.26, motivato dalla difficoltà di delineare un'adeguata programmazione del ritiro in relazione alla data considerata.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Duranti 1.26.

  Michele PIRAS (SEL) illustra l'emendamento Scotto 1.49, di cui è cofirmatario, ritenendo che vi siano margini per una piena condivisione della proposta anche da parte del gruppo del Movimento Cinque Stelle.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Scotto 1.49.

  Arturo SCOTTO (SEL) dichiara di ritirare l'emendamento 1.51 a sua firma, accogliendo l'invito dei relatori e del Governo.

  Emanuela CORDA (M5S), cofirmataria dell'emendamento Basilio 1.52, ne illustra le finalità osservando che si tratta di una proposta di buon senso, finalizzata ad un ritiro graduale dall'Afghanistan.

  Arturo SCOTTO (SEL) dichiara il voto favorevole del suo gruppo osservando che Pag. 13l'appello alla moderazione sembra aver influenzato più il Movimento 5 Stelle che la sua parte politica.

  Carlo SIBILIA (M5S) spiega la posizione del suo gruppo sull'emendamento Basilio 1.52 che si è astenuto sugli emendamenti del gruppo SEL che, a suo avviso, avrebbero comportato soluzioni precipitose, quando invece si tratta di gestire il ritiro dall'Afghanistan con senso pratico. Si appella pertanto alla maggioranza per l'accoglimento dell'emendamento Basilio 1.52.

  Michele PIRAS (SEL) coglie l'occasione del richiamo operato in chiave provocatoria dal collega Scotto all'estremismo per osservare che esso è malattia infantile del comunismo e che la proposta in questione si offre ad un'apertura del dialogo tra i gruppi. Preannuncia, tuttavia, il proprio voto di astensione in quanto, se vi è condivisione sulla necessità che il ritiro dall'Afghanistan non avvenga in modo precipitoso e rischioso, è altrettanto vero che la percentuale del cinquanta per cento non appare connessa ad un criterio di natura oggettiva. Dunque, a suo giudizio, è preferibile su questo terreno affidarsi all'esperienza professionale di chi è esperto nella movimentazione di unità di personale di questa entità.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Basilio 1.52.

  Emanuela CORDA (M5S) illustra il proprio emendamento 1.53, esprimendo rammarico per la posizione espressa dal collega Piras sull'emendamento Basilio 1.52, legata ad un equivoco di fondo. Ricorda che la missione afghana è connessa all'attentato alle Torri Gemelle, perpetrato da terroristi di origini prevalentemente saudite e non afghane, e che essa è stata segnata da un elevatissimo numero di vittime civili tra la popolazione locale.

  Donatella DURANTI (SEL) interviene sull'emendamento testé illustrato, ricordando che gli emendamenti presentati dal suo gruppo con riferimento alla missione in Afghanistan erano finalizzati alla soppressione della norma di rifinanziamento e che, pertanto, non è comprensibile il voto di astensione espresso in precedenza su di essi dal Movimento Cinque Stelle. Osserva che l'emendamento in questione è caratterizzato dalla medesima logica e preannuncia pertanto il voto favorevole del suo gruppo, osservando che le modalità del ritiro secondo le disposizioni del Capo di stato maggiore della difesa dovrebbero essere implicitamente finalizzate innanzitutto alla rapidità e alla sicurezza dell'operazione.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Corda 1.53.

  Donatella DURANTI (SEL) illustra l'emendamento Fava 1.57, di cui è cofirmataria ricordando che la missione Active Endeavour è già costata 230 milioni di euro, cui si aggiungono i 5 milioni di euro disposti dall'attuale provvedimento. Ne ricorda quindi la natura e la genesi, connessa al contrasto al terrorismo, rilevando come ad oggi non siano stati conseguiti risultati sul terreno. Ritiene che l'investimento in strategie di tipo civile rappresenti lo strumento più efficace, anche rispetto ai paesi del Mar Mediterraneo, e che lo spiegamento di forze presenti nell'area non sia stato sufficiente per scongiurare il tragico naufragio avvenuto all'inizio del mese davanti all'isola di Lampedusa.

  Massimo ARTINI (M5S) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sull'emendamento Fava 1.57, ritenendo deprecabile la prassi che vede rifinanziata la missione in modo frammentario e frazionato nel tempo, con evidenti diseconomie e perdite di efficacia. Quanto all'incidente richiamato dalla collega Duranti, segnala che gli stessi vertici della Difesa hanno ammesso l'impossibilità di scongiurare ogni incidente per mare, ma un miglior coordinamento ed un più razionale utilizzo dei fondi potrebbero sicuramente contribuire Pag. 14ad elevare il grado di sicurezza del Mediterraneo.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Fava 1.57.

  Michele PIRAS (SEL) illustra l'emendamento Fava 1.58, di cui è cofirmatario, osservando che sulla stessa regione insistono ben due missioni, vale a dire Active Endeavour e FRONTEX, che non interagiscono e non portano a soluzioni, laddove il nodo da affrontare è l'errato rapporto di tutto l'Occidente con i Paesi da cui provengono gli immigrati clandestini, vittime di guerre, carestie e persecuzioni.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Fava 1.58.

  Arturo SCOTTO (SEL), nell'illustrare l'emendamento Fava 1.59 di cui è cofirmatario, fa presente come il suo gruppo non abbia formulato questa tipologia di emendamenti a caso ma nel tentativo di dare uno sbocco conclusivo ad una missione nata dopo l'11 settembre che costituisce a tutt'oggi l'unica attuazione dell'articolo 5 del Trattato di Washington sull'Alleanza Atlantica. Contesta in particolare l'assoluta mancanza di motivazione data al proseguimento della missione Active Endeavour che configura una sorta di militarizzazione del Mediterraneo.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Fava 1.59.

  Arturo SCOTTO (SEL), nell'illustrare gli emendamenti Fava 1.82 e Piras 1.105, di cui è cofirmatario, ribadisce la finalità di contrapporsi alla militarizzazione del Mediterraneo, mentre si ignora il dramma delle tante donne e dei tanti uomini che cercano di sfuggire alla fame, alla guerra e al degrado e non possono essere ascritti al terrorismo internazionale. Denuncia pertanto la gravità di non voler entrare nel merito della questione.

  Le Commissioni respingono gli emendamenti Fava 1.82 e Piras 1.105.

  Arturo SCOTTO (SEL), nel dichiarare di ritirare gli emendamenti 1.106 e 1.107 a sua firma, accogliendo l'invito dei relatori e del Governo, illustra l'emendamento Piras 1.109, di cui è cofirmatario. Fa presente come la Libia costituisca uno dei teatri più drammatici caratterizzato da una instabilità permanente, come ha confermato l'incontro a Roma con il Primo Ministro Zidane. Ricordando il lento e difficile processo di un paese che ha vissuto una guerra per liberarsi da un'odiosa dittatura, a cui non sono mancate la complicità, l'amicizia e talora la deferenza di alcuni governi occidentali, lamenta come l'intervento internazionale non abbia favorito la transazione democratica che è invece sfociata in una guerra civile. Ritiene quindi un obbligo etico impegnarsi in interventi umanitari e non militari denunciando invece il fatto che si sceglie come sempre la strada più semplice.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Piras 1.109.

  Donatella DURANTI (SEL) illustra l'emendamento Piras 1.110, di cui è cofirmataria, finalizzato ad incrementare i fondi per gli interventi di cooperazione allo sviluppo. Osserva che la missione libica dimostra come la politica estera, sia europea che nazionale, si basi sullo strumento militare più che su quello politico-diplomatico. Peraltro, la missione rappresenta l'evoluzione di un impegno assunto dall'Europa con la Libia di Gheddafi per esercitare un controllo sui propri confini meridionali e praticare i respingimenti dei migranti, secondo quanto conferma anche Amnesty International che ha dimostrato l'esistenza in Libia di campi di prigionia destinati ai migranti.

  Massimo ARTINI (M5S) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sull'emendamento Piras 1.110.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Piras 1.110.

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  Michele PIRAS (SEL) illustra l'emendamento Scotto 1.111, di cui è cofirmatario, finalizzato ad individuare una data certa per la conclusione della missione EUBAM Lybia. Osserva che i flussi di migranti non possono essere arrestati manu militari e ricorda che l'Occidente ha sostenuto per decenni il regime di Gheddafi per poi intervenire in modo disarticolato con effetti che sono sotto gli occhi della comunità internazionale. Occorre stabilire se l'Europa e il nostro Paese intendono adesso farsi carico della ricostruzione della Libia o abbiano come unica priorità l'allontanamento dei migranti.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Scotto 1.111.

  Arturo SCOTTO (SEL) riallacciandosi alle precedenti considerazioni del collega Piras, ne illustra l'emendamento 1.133. Ribadisce come il provvedimento trovi la contrarietà del suo gruppo sia nel merito che nel metodo, dal momento che si risolve da tanti anni in una sorta di fotocopia in cui tutte le missioni sono uguali, mentre invece il caso libico rappresenta una delle questioni più spinose che dovrebbe essere affrontata in modo sistematico e non meramente militare.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Piras 1.133.

  Arturo SCOTTO (SEL), nell'illustrare l'emendamento Fava 1.156, auspica che almeno l'ultima ipotesi relativa alla rimodulazione della missione in Libia sia accettata dalla maggioranza, lamentando una vera e propria difficoltà di comunicazione.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Fava 1.156.

  Arturo SCOTTO (SEL) dichiara di ritirare l'emendamento 1.158 a sua firma, accogliendo l'invito dei relatori e del Governo.

  Paolo BERNINI (M5S), nell'illustrare l'emendamento 1.159 a sua firma, insiste sulla necessità di prevedere personale civile in Libia a fronte della difficoltà della situazione aggravata dai campi di concentramento in cui si raccolgono, con la complicità dei rispettivi governi, tanti profughi dalla Somalia e dall'Etiopia. Al riguardo denuncia le gravi dichiarazioni, emerse grazie a Wikileaks, dell'ex Ministro degli affari esteri Frattini circa la collaborazione dell'Italia con tali Paesi.

  Arturo SCOTTO (SEL), nell'apprezzare l'emendamento Paolo Bernini 1.159 e le relative motivazioni, auspica analoga sensibilità del Movimento 5 Stelle anche per quanto riguarda i campi di prima accoglienza in Italia al fine di lavorare insieme per l'abolizione della legge Bossi-Fini affermando la logica dell'accoglienza e non della repressione.
  Preannuncia, in ogni caso, la presentazione di atti di indirizzo che rafforzino la parte civile degli interventi previsti dal provvedimento, che ritiene molto più utili per redimere i conflitti e per capire cosa realmente accada nelle situazioni di crisi. A titolo di esempio cita il servizio civile di pace della Germania, che destina circa 800 esperti all'estero per due anni realizzando un vero e proprio servizio di peace-building sulla base dei fondi messi a disposizione dal Ministero per la cooperazione, che purtroppo in Italia ha avuto vita breve.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Paolo Bernini 1.159.

  Arturo SCOTTO (SEL) dichiara di ritirare l'emendamento 1.160 a sua firma, accogliendo l'invito dei relatori e del Governo.

  Donatella DURANTI (SEL) illustra l'emendamento Piras 1.161, di cui è cofirmataria, sottolineando che, pur essendo la cifra considerata esigua, si fornirebbe un importante segnale politico a favore della cooperazione allo sviluppo incrementandone i fondi.

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  Alessandro DI BATTISTA (M5S) dichiara il voto favorevole del suo gruppo sull'emendamento Piras 1.161. Coglie l'occasione per segnalare la presenza di tutti i componenti delle Commissioni riunite del Movimento 5 Stelle nonostante che il loro leader sia oggi a Montecitorio. Si domanda quale comportamento avrebbero tenuto in una simile circostanza i componenti di altri gruppi, ad esempio se fosse a Montecitorio l'ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Piras 1.161.

  Arturo SCOTTO (SEL) lamenta sull'emendamento 1.163 a sua firma l'incomprensione da parte della maggioranza del segnale politico che il suo gruppo ha inteso manifestare attraverso la presentazione dell'emendamento. Insiste quindi sull'opportunità di trasferire risorse alla cooperazione civile in Libia, reiterando l'accorato appello ai gruppi di maggioranza. Rammenta peraltro come l'Italia si stia ormai ritirando sempre più a livello mondiale dalla cooperazione allo sviluppo, tranne la lieve inversione di tendenza dello scorso anno. Ribadisce al riguardo l'esigenza di procedere con urgenza alla riforma della legge n. 49 del 1987. In tale ottica auspica l'approvazione dell'emendamento Piras 1.163 come prima indicazione in tale senso.

  Michele PIRAS (SEL), comunicando di aver ritirato la sua firma dall'emendamento 1.163 preannuncia il suo voto di astensione, in dissenso dal suo gruppo, domandandosi quale ruolo possano svolgere in Libia la Guardia di Finanzia e la Polizia di Stato dal momento che il controllo da parte loro dei flussi migratori non si configura come intervento di cooperazione allo sviluppo. Precisa quindi che la sua posizione è più estrema in quanto avrebbe sostenuto un emendamento di carattere soppressivo.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Scotto 1.163.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che, in assenza del presentatore, risulta decaduto l'emendamento Cirielli 1.164.

  Emanuela CORDA (M5S) illustra l'emendamento Frusone 1.165, di cui è cofirmataria, ricordando come il tema dei rapporti con Gibuti sia stato oggetto di un'interrogazione presentata in Commissione difesa, la cui risposta da parte del Governo è stata del tutto insoddisfacente.

  Donatella DURANTI (SEL) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sull'emendamento Frusone 1.165 ricordando le carenti ed improprie spiegazioni fornite dal Ministro Mauro in occasione della recente seduta presso le Commissioni riunite affari esteri e difesa di Camera e Senato circa la necessità di fare leva su un Paese come Gibuti, peraltro sprovvisto di accesso al mare. Ricorda, quindi, gli importanti esborsi già operati con il precedente provvedimento, cui si aggiungono i 430 mila euro disposti con questo decreto-legge. Ribadisce, quindi, la contrarietà del suo gruppo anche sulla necessità di sfruttare un Paese poco popolato come Gibuti, divenuto una sorta di colonia al servizio delle grandi potenze.

  Arturo SCOTTO (SEL) riprende le considerazioni delle colleghe Duranti e Corda lamentando il fatto che il Parlamento sia ridotto ad una sorta di «votificio», a fronte delle allucinante dichiarazioni rese dal Ministro della difesa senza che si dia una vera spiegazione della scelta fatta sulla base di Gibuti. Invita tutti i gruppi ad una ulteriore riflessione.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Frusone 1.165.

  Donatella DURANTI (SEL) illustra l'emendamento Scotto 1.166, di cui è cofirmataria, sottolineando che la popolazione di Gibuti preferirebbe che gli importi in questione fossero destinati ad interventi di cooperazione allo sviluppo.

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  Le Commissioni respingono l'emendamento Scotto 1.166 ed approvano l'emendamento Villecco Calipari 1.168 (vedi allegato), essendo stato ritirato l'emendamento Fava 1.167 prima ancora della pubblicazione del fascicolo.

  Antonello GIACOMELLI (PD) illustra il proprio emendamento 1.169, di cui auspica l'approvazione, sottolineandone la finalità di garanzia ai fini della continuità operativa degli stessi interventi a vantaggio della popolazione civile. Chiede pertanto se vi siano margini per la riconsiderazione dell'invito al ritiro formulato dal Governo.

  Domenico ROSSI (SCpI), relatore per la IV Commissione, ricorda di avere espresso un parere favorevole in qualità di relatore sull'emendamento Giacomelli 1.169, di cui condivide le finalità anche per quanto riguarda la tutela del personale presente sul terreno nelle aree di crisi. Ritiene che talune perplessità permangano sui profili di copertura, su cui chiede al rappresentante del Governo di manifestare il proprio orientamento.

  Gian Piero SCANU (PD), intervenendo a sua volta sull'emendamento Giacomelli 1.169, ricorda che il sottosegretario Pinotti si era espressa in termini possibilisti e auspica che il Governo, a seguito di una più approfondita considerazione della proposta, possa a questo punto rimettersi alle Commissioni.

  Donatella DURANTI (SEL) e Massimo ARTINI (M5S) chiedono al collega Giacomelli chiarimenti sulle tipologie di attività considerate dal suo emendamento 1.169.

  Antonello GIACOMELLI (PD) precisa che non si tratta di nuovi interventi ma di una mera proroga di interventi già considerati dal precedente provvedimento, rientranti in tipologie ordinarie, connesse allo svolgimento di missioni, e finalizzate alla realizzazione di primi interventi di necessità a favore della popolazione civile, come l'apertura di pozzi.

  Michele PIRAS (SEL), intervenendo sull'emendamento Giacomelli 1.169, osserva che interventi di natura civile in linea di principio dovrebbero essere sempre posti in essere da non militari, diversamente si registra uno sbilanciamento nelle risorse destinate al settore civile e a quello militare per identici tipi di interventi.

  Gian Piero SCANU (PD) fa presente ai colleghi di opposizione che gli interventi considerati dall'emendamento Giacomelli 1.169 sono quelli che riguardano contesti ad alto rischio, in cui non possono operare organizzazioni o soggetti di tipo civile.

  Fabrizio CICCHITTO (PdL), presidente, invita a considerare, anche alla luce dell'emendamento inizialmente presentato dal collega Cirielli 1.164, una riformulazione che chiarisca meglio il senso delle attività di cooperazione civile sostituendo le parole «e militare» con le parole «da parte dei contingenti militari».

  Antonello GIACOMELLI (PD) accetta la proposta di riformulazione avanzata dal presidente Cicchitto.

  Domenico ROSSI (SCpI), relatore per la IV Commissione, esprime parere favorevole sulla riformulazione testé avanzata.

  Il sottosegretario Mario GIRO si rimette alle Commissioni sull'emendamento Giacomelli 1.169 come riformulato.

  Le Commissioni approvano l'emendamento Giacomelli 1.169 come riformulato (vedi allegato).

  Domenico ROSSI (SCpI), relatore per la IV Commissione, propone una riformulazione dell'emendamento Rizzo 1.170 al fine di prevedere, con riferimento all'articolo 1, comma 25, l'inserimento, alla fine del secondo periodo, delle seguenti parole: «vincolati alla rendicontazione e pubblicazione delle spese effettuate dalle medesime associazioni nelle forme e nei modi finalizzati a garantire la trasparenza, nel Pag. 18rispetto della vigente legislazione in materia di protezione dei dati personali».

  Gianluca RIZZO (M5S) accoglie la proposta del relatore di riformulazione del suo emendamento 1.170.

  Le Commissioni approvano l'emendamento Rizzo 1.170 come riformulato (vedi allegato).

  Donatella DURANTI (SEL) chiede chiarimenti alla presidenza sulle modalità di svolgimento dei lavori odierni delle Commissioni.

  Elio VITO, presidente della IV Commissione, fa presente che le Commissioni procederanno a concludere l'esame delle proposte emendative riferite agli articoli 1, 2 e 3 e che gli ulteriori emendamenti saranno esaminati nella prossima seduta.

  Donatella DURANTI (SEL) esprime rammarico per non avere avuto consapevolezza di tale andamento fin dall'inizio della seduta e per il fatto che il suo gruppo non sia stato associato a tale decisione.

  Domenico ROSSI (SCpI), relatore per la IV Commissione, illustra le ragioni alla base dell'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Artini 1.01 ed Alberti 1.02, richiamando le esperienze pregresse, da lui maturate in pressoché tutti i teatri operativi considerati dal provvedimento, e da cui deriva un patrimonio di conoscenze che possono utilmente essere spese in questo contesto quanto alla natura, agli obiettivi e alle modalità operative delle singole missioni. Ribadisce, quindi, la necessità di provvedere ad un rapido iter di esame in ragione del limitato arco temporale considerato e di scongiurare che le medesime questioni riemergano in occasione del prossimo decreto-legge di rifinanziamento, anche grazie all'avvio dell'esame di una legge quadro sulle missioni internazionali. Alla luce di quanto osservato, ritiene che i temi oggetto di considerazione da parte degli articoli aggiuntivi Artini 1.01 e Alberti 1.02 possano divenire ordini del giorno, da presentare nelle successive fasi di esame presso l'Assemblea.

  Massimo ARTINI (M5S) condivide le considerazioni testé svolte dal relatore e ritira il proprio articolo aggiuntivo 1.01, nonché l'articolo aggiuntivo Alberti 1.02, di cui è cofirmatario.

  Arturo SCOTTO (SEL), nel riconoscere la grande onestà intellettuale del relatore per la Commissione Difesa, considera tuttavia il suo intervento rilevatore in una discussione iniziata negativamente in virtù di un forse inconsapevole tentativo di distinguere i buoni dai cattivi. Sottolinea con preoccupazione come si riconosca un livello informativo diverso tra maggioranza e opposizione e si domanda quindi come si possa in tutta coscienza dotare un simile provvedimento che impedisce di valutare singolarmente obiettivi e funzioni di ciascuna missione. A suo avviso, un voto favorevole equivarrebbe in una scelta sbagliata in un contesto drammatico.

  Domenico ROSSI (SCpI), relatore per la IV Commissione, ritiene che il collega Scotto possa avere equivocato il suo intervento precedente, che potrebbe prestarsi ad indebite strumentalizzazioni, che respinge. Nega, quindi, di avere affermato che negli anni passati il Parlamento non sia stato debitamente informato sulle singole missioni, su cui non appare opportuno soffermarsi in questa circostanza, data l'urgenza di procedere ad una approvazione del provvedimento.

  Donatella DURANTI (SEL), alla luce delle considerazioni del collega Rossi, auspica che in nessun modo vi siano disparità quanto all'accesso alle informazioni sui temi oggetto di questo provvedimento.

  Le Commissioni approvano l'emendamento Scanu 2.1 (vedi allegato).

  Donatella DURANTI (SEL) illustra il proprio emendamento 3.1, finalizzato a mettere i parlamentari nelle condizioni di Pag. 19conoscere i contenuti puntuali delle direttive impartite.

  Arturo SCOTTO (SEL) si associa alle sagge parole della collega Duranti ma non può sottrarsi a rilevare polemicamente come una serena discussione si tinga di zone d'ombra da quando, alla luce delle parole del relatore per la Commissione Difesa, si è palesata la mancanza della parità di accesso di informazioni che sarebbe diritto di ogni parlamentare. Pur non facendone una questione ideologica denuncia la gravità del fatto che richiede un chiarimento politico.

  Domenico ROSSI (SCpI), relatore per la IV Commissione, in merito al proprio precedente intervento, ribadisce di avere fatto riferimento esclusivo alle conoscenze maturate in occasione delle pregresse esperienze professionali nei teatri di crisi.

  Michele PIRAS (SEL) sostiene l'emendamento Duranti 3.1, di cui è cofirmatario, finalizzato ad evitare ambiguità e soprattutto l'impunità nell'uso illegittimo della forza.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Duranti 3.1.

  Donatella DURANTI (SEL) illustra il proprio emendamento 3.2, di cui auspica l'approvazione, in quanto è finalizzato a scongiurare l'eccesso colposo e ad introdurre una misura di civiltà.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Duranti 3.2.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, rinvia il seguito dell'esame alla seduta di domani mattina che, in relazione ai lavori dell'Assemblea, sarà anticipata alle ore 8.30.

  La seduta termina alle 12.50.

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