CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 3 ottobre 2013
95.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
Pag. 23

SEDE REFERENTE

  Giovedì 3 ottobre 2013. — Presidenza del presidente Francesco BOCCIA. – Interviene il viceministro dell'economia e delle finanze Stefano Fassina.

  La seduta comincia alle 14.20.

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2013.
Doc. LVII, n. 1-bis.

(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Il viceministro dell'economia e delle finanze Stefano FASSINA segnala preliminarmente la necessità di predisporre un errata corrige alla Nota di aggiornamento del DEF 2013, relativamente alla tavola A8 (pag. 95), facendo presente che si tratta di un mero refuso che si riflette sulle collegate tavole IV.6 (pag. 46), IV.7 (pag. 47) e IV.8 (pag. 47) (vedi allegato). Al riguardo, sottolinea come la mancata correzione degli importi indicati nelle predette tavole potrebbe determinare conclusioni errate circa l'equilibrio finanziario dei provvedimenti illustrati nella Nota di aggiornamento

  Antonio MISIANI (PD), relatore, ricorda che la legge di contabilità pubblica n. 196 del 2009 dispone, sulla base del calendario previsto nell'ambito del cosiddetto Semestre europeo, che il processo di programmazione economica inizi il 10 aprile, data di presentazione alle Camere del Documento di Economia e Finanza (DEF), al fine di consentire al Parlamento di esprimersi sugli obiettivi programmatici in tempo utile per l'invio, entro il 30 aprile, Pag. 24al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma (PNR) che sono contenuti nel DEF. Segnala che, per quanto riguarda il PNR e il Patto di Stabilità contenuti nel DEF 2013, la Commissione europea il 29 maggio 2013 ha elaborato le raccomandazioni di politica economica e di bilancio rivolte ai singoli Stati, che nel mese di luglio il Consiglio ECOFIN ha provveduto ad esaminare ed approvare, anche sulla base degli orientamenti espressi dal Consiglio europeo di giugno. Al fine di tener conto delle raccomandazioni formulate dalle autorità europee, nonché ai fini dell'aggiornamento delle previsioni macroeconomiche degli obiettivi programmatici e dei saldi di bilancio, la legge di contabilità prevede la presentazione, entro il 20 settembre di ogni anno, di una Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza. Ricorda altresì che, secondo quanto previsto dal decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35, la Nota di aggiornamento incorpora la Relazione sullo stato di attuazione dei pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni, contenente gli elementi informativi relativi allo stato dei pagamenti effettuati dalle amministrazioni pubbliche e alla ricognizione dello stock dei debiti ancora in essere, nonché alle iniziative da intraprendere al fine di completare il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni maturati alla data del 31 dicembre 2012. Fa presente che la Nota di aggiornamento, conformemente a quanto previsto dalla richiamata disciplina contabile, reca altresì l'indicazione dei disegni di legge che, a completamento della manovra di bilancio 2014-2016, il Governo considera collegati alla decisione di bilancio. Si tratta, in particolare, di provvedimenti che dovrebbero avere ad oggetto le seguenti materie: lavoro ed equità sociale, giustizia civile, Green economy e lotta agli sprechi ambientali, sviluppo e semplificazioni, Enti locali e Interventi per il rilancio del settore agricolo e agroalimentare. Rileva che sugli stessi non sono fornite al momento indicazioni di maggior dettaglio. L'indicazione dei disegni di legge collegati comporta che essi devono considerarsi come provvedimenti mediante cui, in aggiunta alla legge di stabilità e di bilancio, si realizza la manovra di finanza pubblica per il periodo suindicato. Per quanto riguarda il quadro macroeconomico, rileva che la Nota 2013 presenta una revisione al ribasso delle stime sull'andamento dell'economia italiana per l'anno in corso e per il 2014 rispetto alle previsioni formulate nel DEF di aprile 2013, in considerazione dell'andamento recessivo dell'economia italiana nella prima parte dell'anno. Per gli anni successivi, la Nota espone, invece, una revisione verso l'alto delle previsioni, in considerazione delle prospettive positive della domanda mondiale che prefigurano un recupero più accentuato nel medio periodo. Ricorda, in particolare, che la Nota di aggiornamento, pur rilevando i primi segnali di una progressiva stabilizzazione del ciclo economico, rivede il quadro macroeconomico evidenziando un peggioramento delle stime di crescita dell'economia italiana per l'anno in corso e per l'anno 2014 rispetto alle previsioni formulate nel DEF di aprile 2013. Soltanto a partire dal 2015 la Nota evidenzia una crescita dell'economia italiana superiore alle previsioni del DEF, che dovrebbe attestarsi, in media all'1,8 per cento negli anni 2015-2017. Per il 2013, la contrazione del PIL italiano è stimata pari a –1,7 per cento, rispetto a –1,3 per cento precedentemente indicato dal DEF. Ritiene che il peggioramento delle stime di crescita è da porre in relazione alla fase recessiva che ha interessato l'economia italiana e che ha raggiunto la sua maggiore intensità nella parte finale del 2012. Secondo la Nota, il trascinamento negativo ereditato dall'anno precedente, è pari ad 1 punto percentuale. L'economia italiana ha, peraltro, mantenuto un andamento recessivo anche nella prima parte dell'anno, con una contrazione del PIL nel primo trimestre del 2013 dello 0,6 per cento, ben superiore alle aspettative, poi attenuatasi nel trimestre successivo (-0,3 per cento). Evidenzia che nella Nota il Governo ipotizza una stabilizzazione del prodotto interno lordo nel terzo trimestre, dopo otto trimestri consecutivi Pag. 25di contrazione. Nel quarto trimestre, si prevede infatti che il PIL possa finalmente tornare a segnare un aumento, seppure moderato. Dopo la fase recessiva di questi ultimi anni, che ha comportato, per l'Italia, la perdita di oltre 8 punti percentuali di PIL, l'economia italiana, secondo la Nota, sembra pertanto avviata verso una ripresa, anche sulla base dei segnali favorevoli relativi al livello della produzione industriale, agli ordinativi e agli indicatori di fiducia. Rileva che per il 2014 si confermano le prospettive favorevoli di ripresa dell'economia, già prefigurate nel DEF di aprile. Tuttavia, la previsione di crescita del PIL è rivista al ribasso, pari all'1 per cento rispetto all'1,3 per cento previsto nel DEF, principalmente per l'effetto di trascinamento negativo del 2013 sul 2014. La previsione di crescita nel 2014 riflette anche il rafforzamento della congiuntura economica mondiale e il graduale venir meno dei fattori specifici che hanno penalizzato l'evoluzione congiunturale nel 2013. Segnala che potrebbe tuttavia agire da freno alla ripresa la dinamica ancora negativa della concessione del credito al settore privato dell'economia, che rischia di attenuare gli effetti espansivi delle misure introdotte dai provvedimenti adottati dal Governo. Nonostante il mercato del credito sia ancora fragile, il Governo rileva nella Nota che sembrano esserci i presupposti per una sua graduale normalizzazione, anche in considerazione del miglioramento delle prospettive di crescita. Quanto al triennio 2015-2017, rileva che la Nota evidenzia un rafforzamento progressivo della dinamica del PIL. L'attività economica è prevista crescere a ritmi sostenuti, attestandosi su livelli medi intorno all'1,8 per cento (1,7 per cento nel 2015, 1,8 per cento nel 2016 e 1,9 per cento nel 2017), beneficiando, secondo il Governo, sia del miglioramento della domanda mondiale che degli effetti positivi determinati delle riforme introdotte nelle ultime due legislature. Per quanto concerne le principali componenti del quadro macroeconomico, rileva che esse manifestano un rallentamento rispetto alle previsioni di aprile sia per quanto riguarda i consumi intermedi che gli investimenti fissi lordi. Per ciò che concerne gli scambi con l'estero, le esportazioni sono previste crescere nell'anno in corso dello 0,2 per cento, sebbene più contenute rispetto a quanto previsto nel DEF, fornendo in tal modo un contributo positivo alla crescita. Una accelerazione, rispetto alla previsione di aprile, si registrerebbe negli anni successivi in cui la crescita delle esportazioni si attesterebbe a un livello medio del 4,3 per cento rispetto al 3,8 per cento ipotizzato nel DEF. Le importazioni sono invece stimate contrarsi nell'anno in corso, attestandosi a –2,9 per cento, un risultato più negativo rispetto a quello prospettato nel DEF di aprile. Per gli anni successivi è prevista una graduale ripresa, presumibilmente in relazione all'avviarsi di una dinamica in risalita del Pil. Per quanto concerne il mercato del lavoro, evidenzia che la Nota rivede in senso peggiorativo le stime del tasso di disoccupazione, il quale si attesterebbe nel 2013 al 12,2 per cento (un valore più alto di circa 0,6 punti percentuali rispetto alle previsioni di aprile) e registrerebbe una ulteriore crescita nel 2014, raggiungendo il 12,4 per cento. Nel biennio successivo il tasso dovrebbe tornare a ridursi, fino all'11,9 per cento nel 2017. Gli occupati sono previsti ridursi nel 2013 di –1,8 per cento, in netto peggioramento di 1,5 punti percentuali rispetto alla stima di aprile. Il dato si mantiene negativo anche per il 2014. Nel triennio 2015-2017, mostrerebbe segnali di ripresa, prossima ad un valore positivo dell'1 per cento. Segnala che un confronto tra le previsioni di crescita recate nella Nota e quelle dei principali istituti di ricerca nazionali e internazionali, che stimano per l'anno in corso una diminuzione del Pil, pari a circa 1,8-1,9 punti percentuali rispetto all'anno precedente, più sostenuta rispetto a quella prevista dal Governo (con l'eccezione di Confindustria, che stima una contrazione dell'1,6 per cento), con un ritorno in territorio positivo nel 2014, in cui si evidenzia una crescita che dovrebbe posizionarsi tra lo 0,7 e lo 0,8 per cento. Per il 2015, le previsioni Pag. 26disponibili degli istituti si presentano meno favorevoli rispetto alle ipotesi del Governo. Rileva che il peggioramento del quadro macroeconomico rispetto al quadro previsionale contenuto nel DEF 2013 di aprile – con un Pil che oltre a diminuire in termini reali decresce anche in termini nominali (come del resto già avvenuto nel 2012 rispetto al 2011) – si riflette sull'evoluzione della finanza pubblica. La Nota, nel rivedere al ribasso i dati di finanza pubblica riportati nel Documento di Economia e Finanza, conferma comunque, pur con alcuni slittamenti temporali degli obiettivi prefissati, il percorso di risanamento finanziario già stabilito nel Documento medesimo, che ha reso possibile, nella recente decisione europea del giugno di quest'anno, la chiusura della procedura per i disavanzi eccessivi nei confronti dell'Italia. Ricorda che nel 2013 l'indebitamento netto supera di 0,2 punti il valore indicato ad aprile, a causa, come precisa la Nota, di un andamento delle entrate che risentono della revisione al ribasso dell'andamento del prodotto, ciò in conseguenza dell'adozione congiunta in numerosi Stati dell'Unione europea delle politiche di consolidamento fiscale di elevata intensità. Segnala come, in particolare, il calo delle entrate rispetto alle previsioni risulti di circa 6,2 miliardi di euro (benché in quota Pil le stesse appaiano sostanzialmente stabili, a causa della concomitante caduta del Pil medesimo), ascrivibile prevalentemente al calo delle imposte indirette che, com’è noto, sono particolarmente reattive all'andamento del ciclo economico. Il peggioramento del dato sull'indebitamento si accentua nel 2014, mentre negli ultimi tre anni del periodo di previsione torna su valori coerenti, ed anzi lievemente migliori, rispetto alle stime DEF. Il suddetto calo si riflette anche sugli altri saldi dell'esercizio, con riferimento sia a quello corrente, inferiore di 0,7 punti percentuali al dato DEF, che, più lievemente (-0,1) al saldo primario. Fa presente che risultano invece in linea con le stime di aprile le spese (che pertanto, a causa della caduta del prodotto, nella tabella risultano crescenti in quota Pil), che anzi presentano una lieve diminuzione in termini nominali, dovuta in buona parte alla contrazione della previsione di spesa in conto capitale. Rileva che le spese correnti al netto degli interessi si mantengono sul percorso di riduzione già indicato ad aprile, anche se su valori lievemente più elevati e questo, unitamente ad una previsione della spesa per interessi che dal 2015 risulta consistentemente più positiva rispetto alle previsioni di aprile, si riflette su una evoluzione delle spese finali che al termine del periodo di previsione (2017) risulta inferiore di 0,7 punti percentuali di Pil rispetto a quanto iscritto nel DEF. In proposito, nella Nota si precisa come l'andamento così prefigurato della spesa per interessi ipotizza una riduzione degli spread di rendimento a dieci anni dei titoli di Stato italiani rispetto a quelli tedeschi a 200 punti base nel 2014, 150 nel 2015 e 100 nel 2016 e 2017. Osserva peraltro come la contrazione della spesa in questione venga a stimarsi, pur in presenza di un livello di debito che risulta più elevato – per tutto il periodo di previsione, come si indica più avanti – rispetto ai valori indicati nel DEF e che pertanto dovrebbe retroagire in aumento sulla spesa medesima. Rileva che, sulla base dell'articolo 10-bis della legge di contabilità, la Nota presenta poi, oltre alle nuove previsioni macroeconomiche ed al nuovo quadro tendenziale di finanza pubblica, un aggiornamento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica. Nel 2013 l'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche viene posizionato al 3 per cento del PIL, incorporando una correzione di 0,1 punti percentuali rispetto al dato risultante a legislazione vigente, come nell'intendimento del Governo espresso nella Nota. Osserva che, in termini strutturali, ossia al netto della componente ciclica e delle misure una tantum, viene confermato l'obiettivo di risanamento delle finanze pubbliche già prefigurato dal DEF, benché il dato dell'indebitamento netto strutturale risulti ora pari a zero dal 2015, rimanendo comunque su valori prossimi al pareggio (close to balance) già dall'anno 2013. Rammenta, Pag. 27altresì, come il valore dell'indebitamento netto strutturale risulti pari per il 2012 a –1,3 per cento e, pertanto, il dato previsto per il 2013 esponga un miglioramento di 0,9 punti percentuali (rispetto al valore di –1,3 per cento del PIL del 2012), ben superiore, come si evidenzia nella Nota, al valore (annuale) di 0,5 punti richiesto dalle regole europee per il conseguimento dell'Obiettivo di Medio Termine. Il nuovo indicatore programmatico sostanzialmente conferma (tranne che per il 2014) il percorso positivo di tale saldo iscritto nel DEF, con un lieve miglioramento nell'ultimo anno rispetto al Documento. Poiché peraltro l'avanzo primario viene rivisto al ribasso rispetto alle stime di aprile – e persiste tale per tutto il periodo di previsione – sembra da presumere che una componente importante dei nuovi valori dell'indebitamento netto in questione siano individuabili nel positivo andamento della spesa per interessi iscritto nel quadro programmatico, che per gli anni dal 2015 in poi, rispetto al quadro DEF, ha un andamento consistentemente migliorativo, sul quale potrebbe risultare utile acquisire ulteriori indicazioni rispetto a quelle contenute nella Nota in ordine alla graduale chiusura degli spread. Ciò anche tenuto conto dei valori crescenti di debito. Per quanto concerne la pressione fiscale rileva che essa, dopo il consistente aumento, superiore a due punti percentuali di Pil, registrato nel 2012 rispetto all'anno precedente, è esposta nella Nota di aggiornamento su livelli analoghi a quelli già stimati nel DEF, posizionandosi al 44,3 per cento del Pil nel 2013 (44,4 nel DEF) diminuendo poi progressivamente di circa lo 0,1 per cento in ciascuno degli anni successivi, fino a posizionarsi al 43,7 per cento nel 2017. Evidenzia che il rapporto debito/PIL programmatico (al lordo dei sostegni finanziari agli altri Stati membri dell'UEM e dei debiti pregressi della PA) passa dal 127,0 per cento del 2012 al 132,9 per cento nel 2013, valore che rimane sostanzialmente stabile anche nel 2014 (132,8 per cento), per poi iniziare a ridursi significativamente – anche a seguito dell'esaurirsi dei pagamenti dei debiti commerciali della P.A., previsti in 1,2 punti di PIL nel 2014, come precisa la Nota – nel triennio successivo, nel corso del quale dovrebbe diminuire di 12,7 punti percentuali, fino a situarsi al 120,1 per cento nel 2017. Il profilo di discesa del rapporto debito/PIL programmato da Governo per gli anni 2014-2017 – che appare decisamente impegnativo in considerazione del breve periodo temporale nel quale lo stesso dovrebbe determinarsi – include gli introiti annuali da privatizzazioni per un ammontare pari a circa 0,5 punti percentuali di PIL all'anno. Osserva che la stima di tali introiti, effettuata tenendo conto degli strumenti creati per procedere alla valorizzazione e dismissione del patrimonio statale e delle partecipazioni pubbliche, è stata rivista al ribasso nella Nota rispetto al DEF di aprile, in cui veniva ipotizzata una riduzione del debito per introiti da privatizzazioni in misura pari all'1 per cento di PIL per gli anni 2013-2017. La riduzione delle previsioni degli introiti da privatizzazioni è stata operata, osserva il Governo, per renderla più fattibile e realistica, anche in considerazione delle ancora difficili condizioni del mercato immobiliare e finanziario. Rileva che nella medesima direzione della progressiva riduzione del rapporto debito/PIL dovrebbero altresì operare i tassi di crescita del PIL previsti nel triennio 2015-2017, stimati nel Documento all'esame in circa 1,8 punti percentuali annui e che, presumibilmente, sono altresì alla base dell'andamento, anche esso discendente, iscritto per il debito pubblico nel quadro a legislazione vigente (dal 133,2 per cento del 2014 al 123,2 per cento del 2017). Per l'anno 2014, invece, le più modeste previsioni di crescita avrebbero un effetto negativo sul rapporto debito/PIL. Evidenzia che la Nota di aggiornamento al DEF, come accennato in precedenza, in aggiunta ai contenuti usuali, fornisce una breve sintesi delle azioni già avviate o da avviare in futuro in risposta alle Raccomandazioni rivolte all'Italia il 9 luglio scorso dal Consiglio UE nell'ambito della procedura del Semestre europeo, a seguito delle valutazioni della Commissione Pag. 28europea sul Programma nazionale di riforma 2013 e sul Programma di stabilità 2012-2017 presentati dall'Italia. Ricorda che tali raccomandazioni riguardano in particolare: la riduzione del debito, l'efficienza e qualità della Pubblica amministrazione, il sistema finanziario, il mercato del lavoro, il sistema fiscale e la concorrenza. Per ogni Raccomandazione la Nota dà conto degli interventi già posti in essere dal Governo e delle indicazioni programmatiche sulle azioni di riforma previste nei diversi settori. Il Governo presenta, quindi, un quadro di aggiornamento delle iniziative adottate per corrispondere a tali Raccomandazioni ed espone, altresì, nella Nota lo stato di attuazione delle riforme intraprese nei diversi settori. Tali iniziative riguardano in particolare: lo sviluppo dell'agenda digitale al fine di implementare l'efficienza della Pubblica amministrazione; l'ambiente e lo sviluppo sostenibile (tra l'altro si indicano come linee di intervento lo sviluppo della fiscalità ambientale e delle energie rinnovabili); il sostegno alla cultura e al turismo (attraverso il ricorso tra l'altro a misure di agevolazione fiscale e di semplificazione); la difesa (con una riduzione delle dotazioni organiche e la valorizzazione del patrimonio immobiliare); la giustizia (riforma del processo civile e razionalizzazione delle circoscrizioni giudiziarie, digitalizzazione); le infrastrutture e l'edilizia (rilancio degli investimenti, edilizia scolastica e conferma delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie); il lavoro (attraverso la previsione di incentivi per l'assunzione dei giovani e la riforma del mercato del lavoro); la politica agricola (tutela della produzione agroalimentare italiana e revisione dei meccanismi di accesso al fondo di garanzia); la politica estera (diplomazia per la crescita in vista dell'Expo 2015); la politica istituzionale e della Pubblica amministrazione (contenimento costi della politica, abolizione delle province, riforme costituzionali e elettorali, piano anticorruzione); le politiche per il sostegno alle imprese, il rilancio della competitività e del sistema industriale e la concorrenza (tra cui misure per favorire l'accesso al credito, semplificazione degli oneri amministrativi per le imprese; sostegno all'innovazione, politiche per la concorrenza); la previdenza (si richiamano in proposito le misure già adottate nelle passate legislature e la necessità di garantire la salvaguardia dei cosiddetti «esodati»); la sanità e l'assistenza (sviluppo dell'attuale sistema di governance del sistema sanitario, riorganizzazione del livello assistenziale ospedaliero e potenziamento della rete dei servizi territoriali, monitoraggio dei LEA); i trasporti e le telecomunicazioni (miglioramento delle condizioni di accesso al mercato delle industrie di rete; manutenzione del territorio e delle reti, sicurezza stradale, riforma del trasporto pubblico locale); la scuola, l'università e la ricerca (riduzione del tasso di abbandono scolastico, potenziamento dell'istruzione e della formazione professionale, incremento delle risorse per le borse di studio universitarie, revisione dei criteri per il riparto per il fondo ordinario per il finanziamento degli enti di ricerca). Con riferimento alle politiche maggiormente attinenti alle competenze della Commissione, segnala che, in tema di politica fiscale e finanziaria, il Governo si pone un triplice obiettivo: sostenere la domanda, rivedere la composizione della tassazione e ridistribuire il carico fiscale. In materia di tassazione del lavoro, il Governo dichiara di voler portare avanti azioni per ridurre il cosiddetto «cuneo fiscale» utilizzando le risorse derivanti dalla lotta all'evasione, dalla razionalizzazione degli incentivi alle imprese e dall'efficientamento della spesa pubblica. Fa presente che, in ordine alla rivisitazione dell'imposizione immobiliare, il Governo rammenta che l'eliminazione della prima rata IMU 2013 ad opera del decreto-legge n. 102 del 2013 (già sospesa con il decreto-legge n. 54 del 2013) costituisce un segnale verso la complessiva riforma della tassa, in un'ottica di maggiore equità che elimini le penalizzazione per le fasce più deboli, come anche raccomandato in sede internazionale. Il passaggio da IMU a service tax consentirà la tassazione dei consumi oltre che del possesso, con applicazione non solo al proprietario Pag. 29ma anche al locatario dell'immobile limitatamente alla componente di utilizzo del bene. Si intende anche restituire ai comuni la base immobiliare propria territoriale e conferire loro la piena facoltà di rimodulare agevolazioni e aliquote, all'interno di un massimale nazionale. Osserva che, sotto il profilo del sostegno alle imprese, nella Nota si sottolinea come l'Italia abbia «oggi una condizione di favore fiscale per assumere i giovani che non ha pari in Europa». Si intende perseguire l'obiettivo di estendere l'incentivo fiscale sul nuovo capitale proprio introdotto con l'Aiuto alla crescita economica (ACE) ad altri aspetti. Il Governo dichiara di volere inoltre favorire i canali di finanziamento alternativi a quello bancario e l'apertura al mercato dei capitali (cambiali finanziarie e project bond) in particolare favorendo ulteriormente l'emissione di obbligazioni da parte delle imprese. Al riguardo, ricorda che è in corso di svolgimento presso la Commissione finanze della Camera dei deputati un'indagine conoscitiva relativa agli strumenti fiscali e finanziari a sostegno della crescita, anche alla luce delle più recenti esperienze internazionali. Il sostegno alla creazione e allo sviluppo di micro-piccole imprese potrà inoltre realizzarsi con mutui agevolati per gli investimenti, a tasso zero. Per favorire il sostegno a programmi e strategie di sviluppo e innovazione delle piccole e medie imprese, il Governo potrà attivare un fondo d'investimento per operazioni di venture capital. Segnala che nella Nota di aggiornamento al DEF il Governo esprime l'intento di promuovere le misure di defiscalizzazione delle grandi opere per allargare la platea delle opere ammesse al beneficio, abbassando la soglia agli interventi «con un valore inferiore ai 500 milioni». In proposito rammenta che il decreto-legge n. 179 del 2012 ha concesso un credito di imposta per la realizzazione di nuove opere infrastrutturali con contratti di partenariato pubblico-privato, a valere sull'IRES e sull'IRAP generate in relazione alla costruzione e gestione dell'opera medesima. L'importo dell'opera era originariamente fissato in 500 milioni di euro, ma tale soglia è stata già abbassata a 200 milioni di euro dall'articolo 19 del decreto-legge n. 69 del 2013. Ricorda come ulteriori misure di cosiddetta «defiscalizzazione» sono contenute nell'articolo 18 della legge n. 183 del 2011 (legge di stabilità 2012). Fa presente, in particolare, per favorire la realizzazione di nuove infrastrutture con contratti di partenariato pubblico privato, le società di progetto o i soggetti interessati (anche concessionari) possono compensare l'ammontare dovuto per specifiche imposte, in via totale o parziale, con le somme da versare al concessionario a titolo di contributo pubblico a fondo perduto per la realizzazione dell'infrastruttura. Segnala inoltre che è stato approvato dalla Camera dei deputati il testo unificato delle proposte di legge recanti la delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita (A.C. 282-950-1122-1339-A). Relativamente alle politiche di coesione, rammenta come il ciclo di programmazione dei fondi strutturali dell'Unione europea per gli anni 2007-2013 sia stato finora caratterizzato da significativi ritardi nell'utilizzo delle risorse, con il rischio di perderne le disponibilità per effetto del meccanismo del disimpegno automatico, qualora le risorse non siano spese entro la fine del secondo esercizio dal loro impegno contabile. In considerazione di ciò la Nota di aggiornamento, nel sottolineare l'importante ruolo che la leva dei fondi regionali europei e del Fondo per lo sviluppo e la coesione può esercitare per dar solidità alla crescita del Paese, segnala come occorra realizzare una migliore spendibilità delle risorse disponibili: ciò in quanto a poco più di due anni dalla scadenza finale per la certificazione delle spese alla Commissione europea risulta raggiunto un obiettivo di spesa di circa 19 miliardi, pari al 40 per cento delle spese programmate. Rileva, nel complesso, che le risorse ancora da spendere entro il 31 dicembre 2015 ammontano a circa 30 miliardi, la maggior parte dei quali nell'area dell'obiettivo Convergenza (regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia). Nella Nota si ritiene pertanto Pag. 30necessario una riprogrammazione delle risorse a rischio disimpegno, che concentri i fondi disponibili su poche misure con effetto anticiclico: in particolare vengono indicati gli obiettivi della promozione dell'occupazione giovanile e del contrasto alla povertà. Ricorda che su tale aspetto si è recentemente intervenuti con il decreto-legge n. 76 del 2013, che ha destinato complessivamente a tali interventi circa 1 miliardo di euro nel periodo 2013-2016 ed ha definito ulteriori misure per la velocizzazione delle procedure per i programmi nazionali cofinanziati dai fondi strutturali. Segnala che su tale questione era peraltro già intervenuto il decreto-legge n. 69 del 2013, che anche esso ha introdotto norme di accelerazione sull'utilizzo dei fondi, al fine di evitare il definanziamento delle relative risorse; tale provvedimento ha altresì dato facoltà al Governo, in caso di inerzia delle amministrazioni responsabili degli interventi, di sostituirsi alle stesse. Ritiene che, come riportato nella Nota di aggiornamento, un passo importante ai fini dell'obiettivo di un uso più efficace dei fondi europei sia stato compiuto con la creazione dell'Agenzia per la coesione territoriale. Con l'articolo 10 del decreto-legge n. 101 del 2013, in corso d'esame al Senato (A.S.1015), che ha istituito tale Agenzia, è stata definita la ripartizione delle funzioni relative alla politica di coesione tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e l'Agenzia stessa. In vista dei nuovi fondi del ciclo di programmazione 2014-2020, sembrerebbe trattarsi di un organismo con il compito di rendere più efficace l'uso dei fondi europei e di potenziare la capacità tecnica e amministrativa delle Regioni e delle amministrazioni centrali e locali. Ciò secondo le finalità espresse nella Nota, che, considerando la «situazione di fragilità organizzativa e amministrativa del Paese», auspica che la concentrazione delle risorse su pochi obiettivi ben definiti potrebbe rendere più semplice il rafforzamento della capacità amministrativa e di monitoraggio dell'attuazione dei programmi. Rileva che la Nota, oltre a precisare come il nuovo quadro di misure sia propedeutico al buon avvio del nuovo ciclo di programmazione 2014-2020, che costituisce «uno degli appuntamenti più importanti della politica di sviluppo e coesione dei prossimi mesi», sottolinea altresì la necessità di rifinanziare con la prossima legge di stabilità il Fondo per lo sviluppo e la coesione (ex FAS), relativamente al nuovo ciclo di programmazione 2014-2020. Per quanto riguarda i nuovi fondi del ciclo di programmazione 2014-2020, segnala che le prime ipotesi di stima indicano un possibile ammontare per circa 30 miliardi di finanziamento comunitario, a cui si deve aggiungere la quota di cofinanziamento nazionale di pari importo (nonché le nuove risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione). Per quanto concerne il periodo 2014-2020, rammenta che nel dicembre 2012 il Consiglio dei ministri ha predisposto il documento «Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari 2014-2020», che è risultato la base per un confronto con le amministrazioni centrali e regionali, che si è svolta in alcuni seminari e tavoli tecnici. Ad esso seguirà l'adozione di un «Accordo di partenariato», strumento previsto dalla proposta di Regolamento della Commissione europea per stabilire la strategia di impiego dei fondi comunitari, alla cui definizione partecipano anche altri soggetti istituzionali, parti sociali e rappresentanti della società civile; una volta concluso l'Accordo dovrà acquisire l'intesa in sede di Conferenza Unificata e, dopo l'approvazione dal CIPE per i profili di competenza, dovrà essere presentato alla Commissione europea entro la fine del 2013. Con riferimento alla valorizzazione del patrimonio pubblico, rileva che la previsione effettuata dal Governo sulla riduzione del rapporto tra debito e PIL (al netto dei contributi ai programmi europei di sostegno finanziario, il debito pubblico nel 2012 è pari al 124,3 per cento del PIL, aumenta al 129,3 per cento nel 2013 e scende al 116,6 per cento nel 2017) è condizionata anche dalla stima di 0,5 punti percentuali di PIL all'anno di introiti da privatizzazioni. In tal senso si tiene conto degli strumenti già operativi per Pag. 31procedere alla valorizzazione e successiva dismissione del patrimonio dello Stato, sia degli immobili sia delle partecipazioni pubbliche. Osserva infatti che, al fine di ridurre il debito pubblico, è stato recentemente avviato un piano straordinario di valorizzazione e cessione del patrimonio di proprietà delle Amministrazioni pubbliche, nell'ottica di assicurare importanti risorse da destinare prioritariamente al Fondo per l'ammortamento del debito. Ricorda che, nel 2012, sono stati realizzati i trasferimenti a Cassa Depositi e Prestiti delle partecipazioni dello Stato in SACE, Fintecna e Simest. L'operazione ha comportato un introito complessivo di 8,8 miliardi di euro, destinato essenzialmente alla riduzione del debito e, in misura minore, al rimborso dei debiti commerciali della Pubblica Amministrazione. Per quanto riguarda il patrimonio immobiliare, segnala la costituzione, nel maggio 2013, della Società «Investimenti Immobiliari Italiani Società di Gestione del Risparmio Società per Azioni» (InvImIt SGR), il cui capitale è interamente detenuto dal Ministero dell'Economia e delle Finanze. La InvImIt SGR provvederà all'istituzione di uno o più fondi di investimento finalizzati a: partecipare in fondi d'investimento immobiliari chiusi (cosiddetti Fondo di fondi) promossi o partecipati da enti territoriali e altri enti pubblici, o società interamente partecipate dai predetti enti, al fine di valorizzare o dismettere il proprio patrimonio immobiliare disponibile; valorizzare sia gli immobili di proprietà dello Stato non utilizzati per finalità istituzionali (cosiddetto «Fondo diretto»), sia quelli non più utilizzati dal Ministero della difesa per finalità istituzionali (cosiddetto «Fondo difesa»), nonché gli immobili degli enti territoriali, anche provenienti da atti di trasferimento ai sensi del cosiddetto federalismo demaniale, e delle società controllate dallo Stato o da enti pubblici. Ricorda che per la valorizzazione del patrimonio è prevista la sottoscrizione di quote di capitale dei Fondi da parte di investitori istituzionali, in particolare Enti previdenziali, attraverso l'apporto di liquidità. In continuità con le azioni già intraprese, entro la fine dell'anno sarà delineato un programma di dismissioni di partecipazioni detenute direttamente o indirettamente dallo Stato. Pur restando fermo l'impegno a proseguire sulla strada delle privatizzazioni, il Governo ha ritenuto opportuno dimezzare l'ambizioso obiettivo di un punto percentuale di PIL all'anno di incassi da privatizzazioni per renderlo più realistico e fattibile, anche in considerazione delle ancora difficili condizioni del mercato immobiliare e finanziario.
  Fa inoltre proprie le osservazioni contenute nel dossier predisposto congiuntamente dagli uffici della Camera dei deputati e del Senato. Sottolinea infine che la Nota di aggiornamento del DEF 2013 è stata presentata in una delicata fase di transizione dell'economia, dal momento che il Paese sta uscendo da una grave recessione. Rappresenta pertanto la necessità che il Governo adotti, entro un orizzonte temporale adeguato, interventi diretti a rafforzare la crescita e a far fronte all'emergenza sociale, determinata da alti livelli di disoccupazione e povertà.

  Il viceministro dell'economia e delle finanze Stefano FASSINA, con riferimento alle osservazioni formulate dai Servizi della Camera dei deputati e del Senato sulla Nota di aggiornamento del DEF 2013, rileva come venga sottolineata la necessità di una articolazione degli obiettivi di finanza pubblica per sottosettori, anche in vista dell'applicazione del regolamento (UE) n. 473/2013 (uno dei due regolamenti del two-pack). In proposito, fa presente che gli obiettivi di finanza pubblica riferiti nella Nota di aggiornamento sono stati elaborati in continuità con quanto è avvenuto negli anni precedenti, nei quali si è ritenuto di poter fornire una articolazione per sottosettori più precisa all'indomani della definizione della manovra finanziaria tramite la legge di stabilità. Ciò è sembrato tanto più opportuno per l'anno in corso che prevede per la prima volta l'obbligo per gli Stati membri di trasmettere alla Commissione europea e all'Eurogruppo entro il 15 di ottobre un documento Pag. 32programmatico di bilancio contenente, tra l'altro, le informazioni circa l'obiettivo di saldo di bilancio per la pubblica amministrazione ripartito per sottosettori, le proiezioni a politiche invariate nonché gli obiettivi dell'entrata e della spesa per la pubblica amministrazione e le relative componenti principali.
  Con riferimento alle osservazioni sul peggioramento dei saldi strutturali del 2013 e del 2014, che sarebbe unicamente da imputare al peggioramento del quadro macroeconomico, rileva che, il deterioramento dei saldi strutturali del 2013 previsto dalla Nota di aggiornamento rispetto a quanto riportato dal DEF dipende sia dalla revisione delle previsioni di finanza pubblica sia dal deterioramento del quadro macroeconomico. In particolare, l'indebitamento netto in rapporto al PIL risulta peggiorato di un decimo di punto, le misure una tantum sono state riviste passando da –0,2 punti percentuali di PIL a zero; la componente ciclica del 2013 prevista dall'Aggiornamento DEF 2013 risulta inferiore di 0,1 rispetto a quanto calcolato nel DEF. Precisa che la somma di tali revisioni produce un aumento del deficit strutturale che viene rivisto raggiungendo il livello di –0,4 per cento del PIL nel 2013. Fa presente che, per il 2014, gli scostamenti sono prevalentemente dovuti alla revisione dell'indebitamento netto in rapporto al PIL in aumento dello 0,7 per cento rispetto al dato del DEF. Osserva che la componente ciclica si riduce di un decimo di punto ma tale riduzione viene completamente compensata dalla revisione di un decimo di punto delle misure una tantum che passano da –0,1 per cento del PIL del DEF a 0,0 dell'aggiornamento. Con riferimento ai chiarimenti richiesti sulla convergenza all'MTO, fa presente che il Governo ritiene che la traiettoria di avvicinamento all'Obiettivo di Medio Periodo presentata nella nota di aggiornamento del DEF 2013 sia in linea con le disposizioni della legge n. 243 del 2012 che entreranno in vigore a partire dal 2014 sia con le prescrizioni del Patto di stabilità e crescita. A questo proposito rileva che, l'impegno politico a garantire il raggiungimento del pareggio di bilancio in termini strutturali nel 2013 assunto dai due precedenti Esecutivi è stato superato dalla raccomandazione del Consiglio europeo emessa lo scorso luglio in sede di valutazione del DEF e del Programma di stabilità dell'Italia. Osserva che la suddetta raccomandazione richiedeva il conseguimento dell'Obiettivo di medio periodo, ossia del pareggio di bilancio in termini strutturali, a partire dal 2014. Precisa che, secondo le valutazioni del Governo, la deviazione di 0,3 punti percentuali di PIL dal pareggio di bilancio strutturale prevista per il 2014 è compatibile con l'evoluzione degli obiettivi fiscali prevista a politiche invariate e, allo stesso tempo, è in linea con la flessibilità di bilancio garantita dalla cosiddetta clausola sugli investimenti tuttora in discussione a livello europeo. In relazione alla richiesta di delucidazioni sul cosiddetto shortfall per l'applicazione della regola di spesa si segnala che il parametro dell'1,1 per cento dato dalla differenza tra il tasso di crescita medio del potenziale e il limite alla crescita della spesa nel caso di mancato raggiungimento dell'MTO viene calcolato dalla Commissione europea in termini più restrittivi. Con riferimento alla richiesta di chiarimenti su metodologie diverse di stima dell'output gap e del prodotto potenziale, sottolinea che la procedura di derivazione e calcolo dei saldi strutturali è quella concordata a livello europeo, e che la metodologia trimestrale rappresenta uno strumento per analisi interne. Riguardo alla richiesta di presentare scenari macroeconomici e fiscali alternativi, segnala che nelle precedenti Note di aggiornamento del DEF non sono stati presentati scenari alternativi. Rileva che, nel caso se ne ravvisasse la necessità, se ne potrebbe prevedere la presentazione alla luce di una esplicita previsione normativa da inserire nella legge di contabilità e finanza pubblica. Sottolinea inoltre che nelle previsioni presentate all'interno della Nota di aggiornamento al DEF non si stima un trascinamento negativo del PIL del 2013 sul 2014, ma un minor trascinamento positivo rispetto a quanto previsto all'interno Pag. 33del DEF presentato in aprile. Fa quindi presente che le previsioni di Prometeia e REF non sono aggiornate, mentre la Nota di aggiornamento del DEF riporta delle previsioni dei due istituti più aggiornate che sono più favorevoli delle precedenti. Quanto, infine, alle ulteriori questioni sollevate dal relatore, si riserva di fornire chiarimenti nel prosieguo dell'esame del provvedimento.

  Gianni MELILLA (SEL) ricorda come la legge costituzionale n. 1 del 2012 abbia previsto, all'articolo 5, l'istituzione di un organismo indipendente al quale attribuire compiti di analisi e verifica degli andamenti di finanza pubblica e di valutazione dell'osservanza delle regole di bilancio. Chiede pertanto a che punto sia l'istituzione di tale organismo, in assenza del quale, a suo avviso, i dati relativi al quadro macroeconomico non possono essere considerati attendibili. In proposito, rileva infatti che le entrate fiscali risultano, a consuntivo, minori rispetto a quelle attese e che le spese effettive della pubblica amministrazione risultano inferiori rispetto a quelle programmate. Tale profilo, a suo parere, dovrebbe consigliare maggiore cautela nella previsione di tagli alla spesa pubblica. Rileva infatti che, secondo il Fondo monetario internazionale, il moltiplicatore keynesiano nei periodi di recessione sortisce maggiori effetti sull'economia e quindi politiche di contenimento della spesa determinano effetti marcatamente depressivi. Osserva come tali politiche, frutto di una sottovalutazione del ruolo dello Stato come operatore economico, abbiano portato il rapporto debito/PIL dal 2008 ad oggi dal 103 al 134 per cento. Auspica che, in relazione a tale specifico aspetto, sia avviata una seria riflessione.

   Francesco BOCCIA, presidente, rileva, in risposta al quesito posto dall'onorevole Melilla, che è compito delle Commissioni bilancio della Camera e del Senato avviare le procedure per l'istituzione dell'Ufficio parlamentare di bilancio, in attuazione di quanto previsto dalla legge 24 dicembre 2012, n. 243. Al riguardo, fa presente che sarà convocato la prossima settimana un Ufficio di Presidenza congiunto delle due Commissioni, allo scopo di addivenire alla costituzione del predetto organismo entro la fine dell'anno.

  Il viceministro Stefano FASSINA sottolinea come l'onorevole Melilla abbia posto una questione di fondamentale importanza. Al riguardo rileva che la sovrastima delle entrate fiscali non è un problema esclusivo dell'Italia ma comune anche ad altri Paesi europei. Quanto alla sottostima degli effetti del moltiplicatore, ricorda che la questione è specificamente affrontata nella Nota di aggiornamento del DEF 2013, dove si evidenzia che le politiche di consolidamento fiscale, per la loro intensità e per l'adozione congiunta in una pluralità di Paesi fortemente interdipendenti, hanno contribuito alla contrazione del livello di attività ben oltre le attese, essendosi i moltiplicatori fiscali dimostrati ben più reattivi di quanto inizialmente stimato dalle principali istituzioni internazionali. Rileva, inoltre, che nella medesima Nota si fa presente che il Governo si impegna ad adottare interventi diretti a promuovere la crescita economica e l'occupazione. In relazione all'aumento del debito pubblico dal 2008 al 2013 evidenzia che anche questo problema non è proprio solo dell'Italia, bensì comune, nell'attuale fase del ciclo economico, a molti Paesi europei. Rappresenta comunque la necessità di avviare, anche in seno alla Commissione, una riflessione in relazione a tale aspetto.

  Dario PARRINI (PD) sottolinea come, a seguito dell'uscita dell'Italia dalla procedura di infrazione, si sia avviato un dibattito, anche in sede europea, in ordine alla possibilità di attuare interventi diretti a promuovere politiche di sviluppo. Chiede pertanto al rappresentante del Governo se la questione rivesta ancora carattere di attualità e quali si intenda adottare in merito. Manifesta inoltre perplessità in merito al fatto che nella Nota di aggiornamento si faccia riferimento ad un dato Pag. 34relativo al PIL che evidenzia una crescita, nel periodo 2014/2017 superiore al 6 per cento, a fronte di una diminuzione della disoccupazione di soli 0,8 punti percentuali. Al riguardo, ritiene opportuno che il Governo fornisca chiarimenti.

  Il viceministro Stefano FASSINA sottolinea che la discussione in seno alla Commissione dell'Unione europea non è attualmente ancora conclusa. Rileva come il margine di flessibilità nell'attuazione di interventi diretti a promuovere lo sviluppo, ottenuta dall'Italia dopo la chiusura della procedura di infrazione, riguardi unicamente la spesa per investimenti, destinata a riflettersi sull'indebitamento strutturale, non su quello nominale. Quanto al rapporto tra crescita e disoccupazione, evidenzia come sia necessario adottare come riferimento non solo il tasso di disoccupazione, ma anche a quello di occupazione, considerato che tra occupazione e produttività esiste un rapporto inversamente proporzionale.

  Francesco BOCCIA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.10.

SEDE CONSULTIVA

  Giovedì 3 ottobre 2013. — Presidenza del presidente Francesco BOCCIA. – Interviene il viceministro dell'economia e delle finanze Stefano Fassina.

  La seduta comincia alle 15.10.

DL 93/2013: Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province.
C. 1540-A Governo.
(Parere all'Assemblea).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Simonetta RUBINATO, relatore, ricorda che il disegno di legge dispone la conversione del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province, e che la Commissione Bilancio ha già esaminato il testo del provvedimento nella sua formulazione originaria, esprimendo il prescritto parere nella seduta del 26 settembre 2013. Rileva che, successivamente le Commissioni di merito hanno concluso l'esame in sede referente, apportando modifiche e integrazioni al testo iniziale, che non risultano corredate di relazione tecnica.
  Non ha osservazioni sull'articolo 4, comma 4-bis, in materia di espulsione di cittadini stranieri, considerato che le espulsioni sono configurate come una mera facoltà e nel presupposto – sul quale appare necessaria una conferma del Governo – che le stesse saranno disposte nell'ambito delle risorse già disponibili in bilancio.
  Per quanto l'articolo 5, commi da 2 a 5, in materia di finanziamento del Piano d'azione contro la violenza sessuale di genere, con riferimento all'utilizzo – con finalità di copertura – delle risorse finalizzate ad assunzioni in deroga nel comparto sicurezza (articolo 61, comma 22, del decreto-legge n. 112 del 2008), andrebbe acquisito un chiarimento del Governo circa la loro idoneità a garantire l'effettiva compensazione dell'onere sui tre saldi di finanza pubblica. Rileva, infatti che, a legislazione vigente, tali somme sono destinate a finanziare assunzioni di personale, mentre le norme in esame prevedono attività che determineranno in linea di massima spese per acquisto di beni e servizi. Con riferimento alla prima tipologia di spesa, a fronte di un determinato effetto sul saldo netto da finanziare, si produce un effetto minore, pari a circa il 51,5 per cento, sui saldi di fabbisogno e di indebitamento: ciò avviene in quanto le Pag. 35somme pagate a titolo di retribuzione riaffluiscono parzialmente nelle casse dello Stato in forma di imposte e di contributi. Viceversa una spesa effettuata per l'acquisto di beni e servizi determina i medesimi effetti sui tre saldi di finanza pubblica.
  A suo avviso, andrebbe inoltre chiarito se l'integrazione della spesa disposta dal testo sia destinata a finanziare le nuove finalità del Piano sopra richiamate. Ricorda, a tale proposito, che, poiché l'articolo 5 è corredato di una clausola di neutralità finanziaria (comma 5), sarebbe utile disporre comunque di un quadro delle attività che concretamente saranno realizzate, con l'indicazione delle necessità finanziarie riferibili a ciascuna di esse e delle risorse già disponibili per tali nuove finalizzazioni. In merito ai profili di copertura finanziaria, con riferimento all'utilizzo, nella misura di 10 milioni di euro per l'anno 2013, del fondo per le assunzioni in deroga della polizia di Stato, del corpo dei vigili del fuoco, dell'arma dei carabinieri, del corpo della guardia di finanza, del corpo di polizia penitenziaria e del corpo forestale dello Stato di cui all'articolo 61, comma 22, del decreto-legge n. 112 del 2008 (capitolo 3079 – Ministero dell'economia e delle finanze), segnala che lo stesso, sulla base di un'interrogazione effettuata al sistema informativo della Ragioneria generale dello Stato, reca le necessarie disponibilità. Al riguardo, ritiene opportuna una conferma da parte del Governo.
  Per quanto concerne l'articolo 5-bis, recante azioni per i centri antiviolenza e le case rifugio, segnala che la norma non prevede l'esclusione dal patto di stabilità interno delle somme destinate alle regioni per l'attuazione degli interventi indicati dal testo. Andrebbe pertanto valutato se possano determinarsi difficoltà nell'effettivo impiego di tali risorse nell'ambito dei vincoli di spesa previsti dal patto. In merito ai profili di copertura finanziaria, per quanto riguarda l'utilizzo, nella misura di 10 milioni di euro nell'anno 2013, del fondo per le assunzioni in deroga della polizia di Stato, del corpo dei vigili del fuoco, dell'arma dei carabinieri, del corpo della guardia di finanza, del corpo di polizia penitenziaria e del corpo forestale dello Stato di cui all'articolo 61, comma 22, del decreto-legge n. 112 del 2008, rinvia alle osservazioni formulate con riferimento all'articolo 5, comma 2-ter. Con riferimento all'utilizzo, nella misura di 7 milioni di euro per l'anno 2014 e di 10 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2015, del fondo per interventi strutturali di politica economica (capitolo 3075 – Ministero dell'economia e delle finanze), rileva che il medesimo fondo reca, alla luce dei rifinanziamenti previsti dall'articolo 15, comma 1 del decreto-legge n. 91 del 2013 e dall'articolo 27, comma 1, del decreto-legge n. 104 del 2013, le necessarie disponibilità. Al riguardo ritiene opportuna una conferma da parte del Governo.
  Con riferimento all'articolo 6-bis, recante accordi territoriali di sicurezza integrata per lo sviluppo, considera opportuno, ai fini di una migliore comprensione della portata normativa e dei profili finanziari delle disposizioni, che siano fornite indicazioni circa le specifiche attività e le iniziative oggetto degli accordi previsti dall'articolo in esame. Quanto alla possibilità di permuta di materiali e prestazioni, non ha osservazioni da formulare, nel presupposto che l'autorizzazione prevista sia idonea a garantire i requisiti di efficienza ed economicità delle operazioni in questione. Per quanto concerne l'articolo 8, commi da 2-bis a 2-quinquies, recante disposizioni in materia di indennizzo alle imprese, appare necessario, a suo avviso, che il Governo chiarisca se sul Fondo di solidarietà civile sussistano le necessarie disponibilità per far fronte all'onere recato dalle norme in esame e se la nuova spesa in esame possa pregiudicare le altre finalità del Fondo già previste a legislazione vigente.
  In merito all'articolo 11, comma 5, lettera 0a), in materia di richiami in servizio del personale dei vigili del fuoco, segnala che, al fine di verificare se l'abrogazione in esame sia suscettibile di determinare effetti finanziari non previsti, andrebbe Pag. 36chiarita la natura del contenzioso che l'introduzione della norma intendeva escludere. In merito all'articolo 11-bis, in materia di utilizzo di risorse del Fondo per i comuni montani, premessa l'opportunità di chiarire a quali «risorse accantonate» la norma faccia specificamente riferimento, ritiene necessario che il Governo assicuri che l'importo di 1 milione per il 2013 non risulti già impegnato e che non risultino già avviate dai comuni interessati attività destinate a trovare copertura a valere sulle predette risorse. In merito ai profili di copertura finanziaria, segnala che, da una interrogazione al sistema informativo della Ragioneria generale dello Stato, le risorse di cui all'articolo 1, comma 319, della legge n. 228 del 2012 relative al Fondo nazionale integrativo per i comuni montani, delle quali è previsto l'utilizzo nella misura di 1 milione di euro, risultano già accantonate. Fermo rimanendo che le attività di progettazione preliminare di interventi pilota per la realizzazione e la salvaguardia dell'ambiente e la promozione delle energie alternative a cui la predetta copertura è destinata rientrano tra le attività a cui è destinato il predetto Fondo nazionale, ai sensi dell'articolo 1, comma 321, lettera n), della suddetta legge n. 228 del 2012, ritiene opportuno che il Governo chiarisca se il loro impiego possa pregiudicare gli impegni già assunti a valere sulle medesime risorse dal momento che è previsto l'utilizzo di somme già accantonate. Per quanto riguarda l'articolo 12-bis, comma 2, recante ricorso degli enti locali alle anticipazioni di tesoreria, segnala che, tenuto conto che la norma differisce fino alla scadenza dell'esercizio in corso l'incremento del limite massimo di ricorso da parte degli enti locali alle anticipazioni di tesoreria, andrebbe chiarito se la stessa sia suscettibile di determinare eventuali effetti negativi di cassa.

  Il viceministro Stefano FASSINA rappresenta la necessità di apportare modifiche all'articolo 6-bis del provvedimento in esame. In particolare, al comma 2, dopo le parole «In caso di accordi tra soggetti pubblici, anche non economici, la permuta può prevedere anche la cessione diretta di beni di proprietà pubblica in cambio di prestazioni o finanziamenti volti alla ristrutturazione di altri beni di proprietà pubblica destinati a presidi di polizia», propone di inserire le seguenti: «previa autorizzazione dell'Agenzia del demanio ove la permuta riguardi beni di proprietà dello Stato dalla stessa gestiti», in quanto tra i beni di proprietà pubblica sono compresi anche i beni di proprietà dello Stato, gestiti dall'Agenzia del Demanio. Inoltre, con riferimento al comma 3, dopo le parole «d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze», propone di inserire le seguenti: «sentita l'Agenzia del Demanio per gli immobili di competenza».
  Quanto alle questioni sollevate dal relatore sul testo del provvedimento, allo scopo di fornire i chiarimenti richiesti, chiede che il seguito dell'esame sia rinviato ad altra seduta.

  Francesco BOCCIA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.20.

ATTI DEL GOVERNO

  Giovedì 3 ottobre 2013. — Presidenza del presidente Francesco BOCCIA. – Interviene il viceministro dell'economia e delle finanze Stefano Fassina.

  La seduta comincia alle 15.20.

Schema di decreto del Ministro dell'economia e delle finanze relativo ai compensi per gli amministratori con deleghe delle società controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze.
Atto n. 27.

(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del Regolamento, e conclusione – Parere favorevole con osservazione).

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  La Commissione prosegue l'esame dello Schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 26 settembre 2013.

  Rocco PALESE, relatore, nel ricordare che lo schema di decreto è già stato esaminato dalla Commissione e che il Governo ha fornito i richiesti chiarimenti, sottolinea l'opportunità che venga comunque garantito il rispetto dei contratti vigenti, fino alle rispettive scadenze, anche allo scopo di evitare eventuali contenziosi.
  Formula pertanto la seguente proposta di parere:
  «La V Commissione bilancio, tesoro e programmazione,
   esaminato lo schema di decreto del Ministro dell'economia e delle finanze relativo ai compensi per gli amministratori con deleghe delle società controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze (atto n. 27);
   preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo, secondo il quale:
    può escludersi dall'ambito applicativo dell'articolo 23-bis, comma 1, del decreto-legge n. 201 del 2011 la società Ferrovie dello Stato S.p.A., posto che l'articolo 34, comma 38, del decreto-legge n. 179 del 2012 consente di ricomprendere nel novero delle società quotate – e quindi escluse dall'ambito applicativo della disciplina pubblicistica di contenimento della spesa – non soltanto le società emittenti azioni quotate in mercati regolamentati, ma, più genericamente, tutte le società emittenti «strumenti finanziari», anche diversi dai titoli azionari, purché ammessi alla quotazione sui mercati regolamentati, in linea con l'ampia nozione di «strumento finanziario» fornita dall'articolo 1, comma 2, del Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, comprensiva, tra gli altri, dei titoli rappresentativi di capitale di rischio e dei titoli di debito;
    la CONSIP S.p.A. è stata inclusa nella fascia 2 anziché nella fascia 1, prevista dal provvedimento in esame, tenendo conto di variabili quantitative ed oggettive, quali il valore della produzione, gli investimenti ed il numero di dipendenti;
   ritenuto comunque che potrebbe valutarsi l'opportunità di prevedere eventuali deroghe all'inclusione nelle diverse fasce in considerazione del rilevante apporto dato dalle diverse società al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica che, unitamente al valore della produzione, potrebbe rappresentare un indicatore rilevante della complessità gestionale, come nel caso della richiamata CONSIP S.p.A.,
   esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con la seguente osservazione:
   valuti il Governo l'opportunità di prevedere il riconoscimento della fascia superiore per le società per quali ricorrano precisi elementi di complessità gestionale, a motivo dell'apporto da esse dato al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica.».

  Il viceministro Stefano FASSINA concorda con la proposta di parere formulata dal relatore.

  La Commissione approva la proposta del relatore.

  La seduta termina alle 15.25.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.25 alle 15.35.

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