CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 30 luglio 2013
65.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
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UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Martedì 30 luglio 2013

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 9.30 alle 10.10 e dalle 21.50 alle 22.05.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 30 luglio 2013. — Presidenza del presidente Francesco Paolo SISTO.

  La seduta comincia alle 10.10.

Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2013.
C. 1326 Governo, approvato dal Senato.

(Relazione alla XIV Commissione).
Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2013.
C. 1327 Governo, approvato dal Senato.

(Relazione alla XIV Commissione).
Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2012.
(Doc. LXXXVII, n. 1).

(Parere alla XIV Commissione).
(Seguito dell'esame congiunto e conclusione – Relazione favorevole sul disegno di legge C. 1326 e parere sugli emendamenti – Relazione favorevole sul disegno di legge C. 1327 e parere sugli emendamenti – Parere favorevole sul Doc. LXXXVII, n. 1).

  La Commissione prosegue l'esame congiunto dei provvedimenti, rinviato nella seduta del 18 luglio.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, avverte che si passerà dapprima all'esame del disegno di legge di delegazione europea C. 1326, al quale non sono stati presentati emendamenti presso la I Commissione.
  Comunica, peraltro, che – su tale provvedimento sono stati trasmessi gli emendamenti 1.1 Schullian, 6.1 Prataviera, 7.4 Prataviera, 7.3 Fava e 7.1 Ricciatti, per il parere di competenza della I Commissione, presentati direttamente presso la XIV Commissione.

  Ettore ROSATO (PD), relatore, nel richiamare quanto evidenziato nella relazione illustrativa sul disegno di legge C. 1326 formula una relazione favorevole sul provvedimento (vedi allegato 1). Ritiene, infatti, che nel corso dell'esame presso il Senato sia stato raggiunto un positivo punto di equilibrio sul testo e, per tali ragioni, formula una proposta di parere contrario sugli emendamenti 1.1 Schullian, 6.1 Prataviera, 7.4 Prataviera, 7.3 Fava e 7.1 Ricciatti (vedi allegato 2), non ritenendo opportuno modificare in questa sede il provvedimento, anche al fine di evitare sanzioni conseguenti a ritardi o a inadempimenti nell'attuazione della normativa dell'Unione europea.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva, con distinte votazioni, la proposta di relazione sul disegno di legge C. 1326, presentata dal relatore, e la proposta di parere contrario sugli emendamenti 1.1 Schullian, 6.1 Prataviera, 7.4 Prataviera, 7.3 Fava e 7.1 Ricciatti, trasmessi dalla XIV Commissione.
  La Commissione delibera, altresì, di nominare il deputato Ettore Rosato relatore presso la XIV Commissione sul disegno di legge C. 1326, per le parti di competenza.

  Si passa quindi all'esame del disegno di legge europea C. 1327 e alle relative deliberazioni.

  Ettore ROSATO (PD), relatore, nel richiamare quanto evidenziato nella relazione illustrativa sul disegno di legge C. 1327 formula una relazione favorevole sul provvedimento (vedi allegato 3).
  Come già evidenziato riguardo al disegno di legge C. 1326, ritiene che nel corso dell'esame presso il Senato sia stato raggiunto un positivo punto di equilibrio e, Pag. 14per tali ragioni, formula una proposta di parere contrario sugli emendamenti Pinna 7.1, identici Sorial 7.3 e Ricciatti 7.4, Schullian 7.2 e Schullian 13.1 (vedi allegato 4), non ritenendo opportuno modificare in questa sede il provvedimento, anche al fine di evitare sanzioni conseguenti a ritardi o a inadempimenti nell'attuazione della normativa dell'Unione europea.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva, con distinte votazioni, la proposta di relazione sul disegno di legge C. 1327, presentata dal relatore, e la proposta di parere contrario sugli emendamenti Pinna 7.1, identici Sorial 7.3 e Ricciatti 7.4, Schullian 7.2 e Schullian 13.1, trasmessi dalla XIV Commissione.
  La Commissione delibera, altresì, di nominare il deputato Ettore Rosato relatore presso la XIV Commissione sul disegno di legge C. 1327, per le parti di competenza.

  Si passa quindi all'esame della Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2012 (Doc. LXXXVII, n. 1), e alle relative deliberazioni.

  Ettore ROSATO (PD), relatore, presenta una proposta di parere favorevole (vedi allegato 5) sulla Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2012 (Doc. LXXXVII, n. 1), che illustra.
  Ricorda in particolare che, nella Relazione in esame, per quanto riguarda la materia dell'immigrazione e del controllo delle frontiere, il Governo pone l'accento sul processo di aggiornamento di Schengen e sul rafforzamento di Frontex, sulla conclusione degli accordi di riammissione UE, sugli sviluppi del processo Eurosur per il controllo delle frontiere e soprattutto sul dialogo tra l'Unione europea e i Paesi terzi (soprattutto quelli che si affacciano sul Mediterraneo).
  Ricorda altresì che, secondo la Relazione programmatica del 2013, il Governo intende proseguire l'attività di sostegno all'implementazione dei sistemi VIS (Sistema informativo dei visti) e SIS II (Sistema informativo Schengen di seconda generazione).
  Rileva altresì l'esigenza, come evidenziato nella Relazione programmatica 2013, di porre l'accento sulla dimensione transnazionale del terrorismo e della criminalità organizzata, tale da richiedere nelle politiche di contrasto un elevato grado di collaborazione tra gli Stati membri, e di proseguire l'impegno nello sviluppo di politiche di contrasto a quei fenomeni di criminalità organizzata definiti prioritari dal Consiglio.
  Rileva che la Relazione programmatica dichiara altresì l'intenzione del Governo di continuare nella presentazione di proposte nell'ambito dei programmi finanziari relativi alla prevenzione e contrasto della criminalità (ISEC) e all'antiterrorismo (CIPS).
  Ricorda infine che la Relazione consuntiva si sofferma, al punto 1.5, sulla materia «Innovazione e Agenda digitale», evidenziando come la realizzazione del mercato unico digitale entro il 2015 costituisca un importante obiettivo dell'Unione europea e figuri tra le azioni prioritarie previste dalla Commissione nell'Agenda digitale.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole del relatore.

  La seduta termina alle 10.25.

SEDE REFERENTE

  Martedì 30 luglio 2013. — Presidenza del presidente Francesco Paolo SISTO. — Interviene il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Sesa Amici.

  La seduta comincia alle 10.25.

Istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali.
C. 1359 Cost. Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio)

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  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 18 luglio 2013.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, comunica che sono stati presentati emendamenti ed articolo aggiuntivi (vedi allegato 6).
  Comunica che tutti gli emendamenti al provvedimento a prima firma dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle sono stati sottoscritti da tutti i 106 deputati appartenenti al gruppo.
  Formula quindi, in qualità di relatore, il parere sugli emendamenti presentati all'articolo 1. Invita i presentatori al ritiro di tutti gli emendamenti, esprimendo altrimenti parere contrario.

  Il sottosegretario Sesa AMICI esprime parere conforme a quello del relatore.

  Fabiana DADONE (M5S), illustrando l'emendamento Cozzolino 1.1. di cui è cofirmataria, sottolinea come, nel chiedere la soppressione dell'articolo 1 del disegno di legge, si chieda la soppressione del Comitato. Infatti, come affermato anche da illustri costituzionalisti nel corso delle audizioni, il Comitato si pone come deroga non necessaria dell'articolo 138 della Costituzione, che affida al Parlamento e alle Commissioni parlamentari competenti il processo di revisione della Costituzione.

  La Commissione respinge l'emendamento Cozzolino 1.1.

  Nazzareno PILOZZI (SEL), nell'illustrare l'emendamento Migliore 1.2. di cui è cofirmatario, osserva come l'emendamento si proponga di eliminare la materia elettorale tra i compiti da affidare al Comitato. Affidare al Comitato la competenza sulla materia elettorale rappresenta, a suo avviso, qualcosa di abnorme rispetto ai suoi compiti precipui.

  Gianclaudio BRESSA (PD), intervenendo su quanto sostenuto da ultimo dal collega Pilozzi, afferma di non rilevare nulla di abnorme nel testo all'esame della Commissione. Le modifiche apportate al Senato hanno infatti chiarito che il Comitato si occuperà esclusivamente delle modifiche alla legge elettorale consequenziali alle modifiche costituzionali relative alla forma di stato e di Governo e non della materia elettorale nel suo complesso.
  Sottolinea che se tale aspetto non fosse stato chiarito, la posizione del Partito Democratico sarebbe stata contraria.

  Nazzareno PILOZZI (SEL), ribadisce che la riforma delle legge elettorale va fatta dal parlamento con la procedura ordinaria prevista dalla Costituzione.

  Renato BALDUZZI (SCpI), desidera rilevare anche lui la differenza tra il testo originario e la modifica apportata al Senato che ha limitato la competenza del Comitato esclusivamente alle sole modifiche alla legge elettorale consequenziali alle modifiche apportate alla Costituzione.
  Rileva quindi come in materia elettorale rimane pieno il potere del Parlamento di modificare sin da ora l'attuale legge elettorale al di là delle attribuzioni del Comitato.
  La modifica al testo apportata dal Senato ha dunque fatto venire meno la preoccupazione del suo gruppo rispetto alla formulazione originaria.

  Gianclaudio BRESSA (PD), rileva come ad ogni modo la procedura dell'istituzione di un Comitato per le riforme istituzionali rientri a pieno titolo in una legittima procedura parlamentare.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, in qualità di relatore condivide quanto affermato dal collega Bressa.

  Nazzareno PILOZZI (SEL), sottolinea come il suo gruppo abbia presentato una proposta di legge per tornare con celerità al sistema elettorale precedente. Attendere invece la fine dei lavori del Comitato, significa di rimandare di perlomeno diciotto mesi una riforma fondamentale come quella elettorale.

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  Rosy BINDI (PD), condivide quanto affermato dai colleghi Bressa e Balduzzi. Il Parlamento può già da oggi prendere l'iniziativa e discutere della riforma dell'attuale legge elettorale e magari modificarla di nuovo a conclusione dell’iter delle riforme costituzionali. Non esiste, a suo avviso, nessuna forma di esproprio delle prerogative parlamentari.

  La Commissione respinge l'emendamento Migliore 1.2.

  Danilo TONINELLI (M5S), illustrando l'emendamento 1.3., di cui è primo firmatario, osserva come l'emendamento si proponga di modificare il rapporto paritario della composizione del Comitato tra Camera e Senato, che invece deve essere composto per due terzi da componenti dell'organo più numeroso, la Camera dei deputati, e per un terzo da senatori

  Gianclaudio BRESSA (PD), rileva come la questione sia tutt'altro che banale. Una revisione costituzionale non può essere fatta, a suo avviso, senza una partecipazione paritaria di entrambi i rami del Parlamento. Inoltre, il testo del disegno di legge fornisce gli strumenti per riequilibrare il rapporto tra le forze politiche che devono essere rappresentate nel Comitato.

  Matteo BRAGANTINI (LNA), evidenzia come a suo avviso la ratio della composizione paritaria del Comitato tra Camera e Senato risiede nel dare pari dignità ad entrambi i rami del Parlamento. Si augura che anche in futuro si rispetti tale principio

  Riccardo FRACCARO (M5S), esprime soddisfazione per le affermazioni dei colleghi Bressa e Bragantini. In base alle loro dichiarazioni, si augura, infatti, che daranno il loro voto alle proposte emendative del gruppo del Movimento 5 Stelle tese privilegiare il criterio dei voti effettivamente ottenuti rispetto a quello dei seggi conseguiti.
  Sulla composizione paritaria tra Camera e Senato del Comitato condivide, invece, quanto affermato dal collega Toninelli. Sottolinea come, a sostegno di tale tesi, va anche il comma 7 dell'articolo 1 del provvedimento che stabilisce che, nelle sedute delle rispettive Assemblee, i componenti del Comitato assenti, in quanto impegnati nei lavori del Comitato medesimo, non sono computati ai fini del numero legale.

  La Commissione respinge l'emendamento Toninelli 1.3.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) illustra il proprio emendamento 1.4, volto in particolare a prevedere che siano compresi di diritto nei venti senatori e nei venti deputati che compongono il Comitato i presidenti delle Commissioni Affari costituzionali della Camera e del Senato e a dettare norme sulla presidenza del Comitato.

  La Commissione respinge l'emendamento Bragantini 1.4.

  Fabiana DADONE (M5S) illustra il proprio emendamento 1.5, che ha una ratio simile al precedente emendamento Bragantini 1.4. L'intenzione è infatti quella di non recare svantaggio alle minoranze prevedendo che i presidenti delle Commissioni Affari costituzionali della Camera e del Senato siano computati nei quaranta e siano quindi ricompresi nella quota che spetta ai gruppi di maggioranza.

  Riccardo FRACCARO (M5S) fa presente come l'emendamento Dadone 1.5. ha proprio la finalità di evitare che la composizione del Comitato sia alterata dalla presenza dei presidenti delle Commissioni Affari costituzionali della Camera e del Senato, che – pur facendo parte della maggioranza – non vengono computati nella ripartizione numerica per gruppi.

  La Commissione respinge, con distinte votazioni, gli emendamenti Dadone 1.5, D'Ambrosio 1.6. e Bragantini 1.7.

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  Nazzareno PILOZZI (SEL) illustra l'emendamento Migliore 1.8, che va nella direzione di garantire il rispetto della proporzionalità all'interno dell'istituendo Comitato.

  La Commissione respinge l'emendamento Migliore 1.8.

  Roberta LOMBARDI (M5S), illustrando il suo emendamento 1.9, sottolinea come lo stesso tenti di ovviare agli effetti di distorsione della rappresentanza provocati dall'attuale legge elettorale. A tal fine l'emendamento prevede che, ai fini della composizione del Comitato, si tenga conto non della consistenza numerica dei gruppi, che è distorta dalla legge elettorale, né dei voti conseguiti dalle coalizioni di liste, che sono venute meno, ma semplicemente dei voti conseguiti dalle liste nelle elezioni. Alla luce dell'intervento svolto dal deputato Bressa sull'emendamento Toninelli 1.3, ritiene che la maggioranza dovrebbe votare il suo emendamento 1.9.

  Gianclaudio BRESSA (PD), dopo aver sottolineato che le titolari del potere legislativo e di revisione costituzione sono le Assemblee delle Camere, e non il Comitato, il quale dovrà svolgere un lavoro solamente istruttorio, osserva che le Assemblee sono composte sulla base dei voti conseguiti dalle liste nelle elezioni e dalla legge elettorale e che non è dunque ragionevole prevedere per il Comitato un criterio di composizione che porti a una composizione dell'organo troppo diversa da quella delle due Assemblee. Si è quindi previsto di tenere fermo l'ordinario criterio di composizione degli organi parlamentari, ossia quello del rispecchiamento della consistenza numerica dei gruppi, e nel contempo di temperare tale criterio con diverse misure di revisione delle proporzioni: il numero dei voti conseguiti dalle liste e dalle coalizioni di liste riconducibili ai gruppi, la garanzia della presenza di almeno un rappresentante per ciascun gruppo, nonché della presenza di un rappresentante delle minoranze linguistiche riconosciute, eletto in una delle circoscrizioni comprese in regioni il cui statuto speciale prevede una particolare tutela di tali minoranze linguistiche. Sottolinea che le predette misure correttive del criterio puro della proporzione dei gruppi agiscono tutte in danno della maggioranza – e segnatamente del Partito democratico – e quindi a favore dei gruppi numericamente minori, compresi quelli di opposizione.

  Riccardo NUTI (M5S) esprime l'avviso che, per essere coerenti, occorra comunque prevedere che la composizione del Comitato rispetti le proporzioni della rappresentanza tra Camera e Senato – cioè un terzo di senatori e due terzi di deputati, come previsto dall'emendamento Toninelli 1.3, respinto dalla Commissione – e questo sia nell'ipotesi che la composizione del Comitato rispecchi strettamente quella delle Camere, sia nell'ipotesi che sia invece corretta per temperare la distorsione provocata dal premio di maggioranza.

  Renato BALDUZZI (SCpI) ritiene che i criteri di composizione del Comitato definiti dal Senato siano senz'altro ragionevoli, atteso che – pur nel quadro di un procedimento derogatorio rispetto a quello delineato dall'articolo 138 della Costituzione – assicurano la tutela delle minoranze ed anzi la rafforzano. Ricorda infatti che la Costituzione prevede come criterio di composizione degli organi parlamentari quello del rispecchiamento della proporzione numerica tra i gruppi nelle Camere: questo agli articoli 72 e 82, rispettivamente con riferimento alle Commissioni permanenti e a quelle di inchiesta. Il progetto di legge in esame, per tenere conto del disallineamento tra la consistenza dei gruppi e i voti conseguiti dalle liste nelle elezioni, deroga al criterio costituzionale ordinario nel senso di introdurre, accanto ad esso, anche un criterio correttivo, appunto quello del rinvio ai voti conseguiti dalle liste.

  Emanuele COZZOLINO (M5S) ritiene che la commistione dei due criteri – Pag. 18quella della consistenza numerica dei gruppi e quello dei voti conseguiti dalle liste – generi una contraddizione.

  Riccardo FRACCARO (M5S) chiede di sapere quale sarà, in concreto, sulla base del testo trasmesso dal Senato, la presenza dei singoli gruppi all'interno del Comitato.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, chiarisce che non è possibile indicare fin d'ora il numero di seggi che ciascun gruppo avrà nel Comitato in quanto il comma 2 dell'articolo 1 del progetto di legge costituzionale prevede l'applicazione della disposizione in materia di composizione del Comitato avvenga «previa intesa tra i presidenti di gruppo» e che, in mancanza di tale intesa, intervengano i Presidenti delle Camere: in ogni caso, sia l'intesa tra i presidenti dei gruppi, sia l'eventuale intervento sostitutivo dei Presidenti delle Camere avranno come vincoli i criteri di composizione stabiliti dal provvedimento.

  Riccardo FRACCARO (M5S), prendendo atto della precisazione del presidente, rileva che, in sostanza, si sono previsti criteri indeterminati in modo da lasciare la scelta ai presidenti dei gruppi: in altre parole, la disposizione in esame dice tutto e nulla.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, dissente dalla conclusione del deputato Fraccaro, ritenendo che la disposizione in esame stabilisca vincoli precisi per la composizione dei gruppi, nel contempo lasciando questi ultimi liberi di raggiungere una intesa tra loro.

  Renato BALDUZZI (SCpI) sottolinea che la previsione dell'intesa tra i presidenti dei gruppi costituisce un elemento di flessibilità nel meccanismo di designazione dei componenti del Comitato: si prevede che i gruppi possano confrontarsi per raggiungere un accordo sull'applicazione dei criteri previsti dal provvedimento; se tale accordo non fosse raggiunto, provvederebbero a ciò i Presidenti delle Camere, in qualità di garanti dell'imparzialità.

  Riccardo FRACCARO (M5S) ritiene, per contro, che la disposizione sulla composizione del Comitato non preveda garanzie certe per la tutela delle opposizioni.

  Gianclaudio BRESSA (PD) sottolinea ancora una volta che i criteri di composizione del Comitato previsti dal testo in esame derogano rispetto a quelli ordinariamente previsti dalla Costituzione limitando la presenza del gruppo numericamente più consistente – vale a dire quello del Partito democratico – a favore dei gruppi più piccoli, compresi quelli di opposizione. In sostanza, i gruppi più piccoli avranno una rappresentanza più che proporzionale. Il risultato è a favore delle minoranze e del resto al Senato la disposizione in esame non è stata oggetto di contestazione da parte dei gruppi di opposizione.

  Danilo TONINELLI (M5S) rimarca come la composizione del Comitato sia un punto di massima delicatezza del testo in esame, in quanto è evidente a tutti che le conclusioni raggiunte del Comitato saranno vincolanti per le Assemblee, che poco o nulla potranno fare per tornarvi sopra. Ritiene pertanto necessario garantire nel modo più certo la presenza delle opposizioni, cosa che la disposizione in esame non fa.

  Roberta LOMBARDI (M5S) fa presente che il suo gruppo è attento soprattutto alla coerenza interna del testo e vuole essere certo che la composizione del Comitato garantisca nel modo più sicuro gli interessi dei cittadini e del Paese. A questo scopo occorre, a suo avviso, prevedere che il Comitato sia composto esclusivamente sulla base del criterio dei voti conseguiti dalle liste nelle elezioni, senza rinvio alla consistenza numerica dei gruppi o alle coalizioni di liste, che si sono dissolte.

  Federica DIENI (M5S) ribadisce che c’è una contraddizione tra il criterio della proporzione dei gruppi e quello dei voti conseguiti dalle liste nelle elezioni e dichiara che il suo gruppo insiste conseguentemente Pag. 19perché la disposizione in esame sia rivista.

  Riccardo FRACCARO (M5S), premesso che il suo gruppo ritiene che far riferimento alla consistenza numerica dei gruppi sia scorretto, atteso che questa è il risultato di una legge elettorale della cui costituzionalità si discute e che la sua parte politica contesta, osserva che la disposizione in esame non assicura in ogni caso adeguate garanzie alle opposizioni, in quanto prevede, sì, un'intesa tra i presidenti dei gruppi, ma prevede anche che, in mancanza di questa intesa, la decisione sia assunta dai Presidenti delle Camere, della cui terzietà c’è motivo di dubitare. A suo avviso, è indispensabile individuare un criterio che garantisca in modo certo le opposizioni all'interno del Comitato.

  Giuseppe LAURICELLA (PD) ricorda che, finché l'attuale legge elettorale sarà vigente, si dovrà necessariamente fare riferimento ad essa. Rileva altresì che la presenza paritetica di deputati e senatori nel Comitato è in linea con l'articolo 138 della Costituzione, ai sensi del quale le leggi costituzionali sono approvate da Camera e Senato senza riguardo al numero dei loro componenti.

  La Commissione respinge l'emendamento Lombardi. 1.9.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, essendo imminente l'inizio dei lavori dell'Assemblea, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 11.10.

SEDE REFERENTE

  Martedì 30 luglio 2013. — Presidenza del presidente Francesco Paolo SISTO. — Interviene il ministro per le riforme costituzionali, Gaetano Quagliariello.

  La seduta comincia alle 14.10.

Istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali
C. 1359 Cost. Governo, approvato dal Senato
(Seguito dell'esame e rinvio)

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta odierna antimeridiana.

  Fabiana DADONE (M5S) illustra il proprio emendamento 1.24, che sopprime – al comma 2 dell'articolo 1 – il riferimento alla «complessiva consistenza numerica dei gruppi». La finalità è quella di ridurre il margine di criticità che può generare la coesistenza di più criteri tra loro divergenti.

  La Commissione respinge l'emendamento Dadone 1.24.

  Federica DIENI (M5S) illustra il proprio emendamento 1.10 volto a sopprimere – al comma 2 dell'articolo 1 – la parola «complessiva», riferito alla consistenza numerica dei gruppi. L'emendamento è finalizzato ad evitare problemi di carattere interpretativo.

  La Commissione respinge l'emendamento Dieni 1.10.

  Emanuele COZZOLINO (M5S) illustra il proprio emendamento 1.12, che propone di prevedere – al comma 2 dell'articolo 1 – che, qualora un gruppo contesti l'applicazione dei criteri di nomina da parte dei Presidenti, si apra una discussione in ciascuna delle due Assemblee nella quale possa prendere la parola un rappresentante per ciascun gruppo e che, al termine di questa discussione, ciascuna Assemblea voti a maggioranza dei due terzi.
  Rileva come potrebbero, infatti, emergere delle contestazioni sull'applicazione dei criteri di nomina ed è pertanto opportuno che sul punto decida l'Assemblea vista anche la rilevanza dei compiti che sono attribuiti al Comitato. Ricorda altresì che il comma 2 dell'articolo 1 prevede che Pag. 20la nomina sia effettuata su designazione dei gruppi parlamentari delle due Camere.

  La Commissione respinge, con distinte votazioni, gli emendamenti Cozzolino 1.12 e 1.13.

  Danilo TONINELLI (M5S) illustra l'emendamento Fraccaro 1.25, volto a prevedere che alle sedute del Comitato partecipino sessanta cittadini scelti in proporzione alla consistenza numerica delle popolazioni residenti in ciascuna regione, assicurando la presenza di un rappresentante per le minoranze linguistiche nelle regioni il cui statuto speciale preveda una tutela di tali minoranze.
  L'emendamento prevede altresì che i cittadini siano estratti a sorte tra coloro che, alla data di entrata in vigore della presente legge, risultano iscritti nelle liste elettorali per le elezioni della Camera dei deputati.
  Il suo gruppo ritiene infatti che, in un momento particolarmente delicato come quello attuale, nel quale è oltretutto molto forte la richiesta dei cittadini di poter partecipare maggiormente alla vita istituzionale del Paese, sia quanto mai importante prevedere forme di democrazia diretta quali quelle proposte dall'emendamento in questione.
  Ricorda, in proposito, le esperienze maturate in altri Paesi, quali l'Irlanda e ricorda come i cittadini siano alla fine i veri detentori della sovranità. Rileva altresì come la loro partecipazione viene prevista in forma gratuita dall'emendamento.
  Rileva come l'emendamento Fraccaro 1.25 specifichi inoltre che non possono far parte del Comitato coloro che siano stati condannati con sentenza definitiva per delitto anche non colposo. In tale modo si assicura la partecipazione a tale organismo a soggetti puliti ed onesti e non a chi ha delle condanne, tenuto conto della particolare delicatezza delle funzioni proprie del Comitato.
  Occorre considerare come ci si trovi in un periodo storico in cui alla politica viene chiesto di fare passi avanti epocali.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) ritiene abbastanza assurdo affidarsi alla sorte per la scelta di coloro che saranno poi incaricati di modificare la Costituzione. In caso, sarebbe a suo avviso più ragionevole porre la scelta in capo alle regioni. In ogni modo, preannuncia il voto contrario del suo gruppo sull'emendamento Fraccaro 1.25.

  Danilo TONINELLI (M5S), rispondendo al deputato Bragantini, fa presente che la proposta del suo gruppo non attribuisce in capo ai cittadini il potere di modificare direttamente la Costituzione quanto piuttosto, in analogia con quanto previsto in altri Paesi, la funzione di approvare indirizzi cui poi fa seguito l'attività del Parlamento.

  La Commissione respinge l'emendamento Fraccaro 1.25.

  Florian KRONBICHLER (SEL) illustra l'emendamento Migliore 1.14, rilevando come il termine di dieci giorni – stabilito dal comma 3 dell'articolo 1 per lo svolgimento della prima riunione del Comitato – appaia eccessivamente macchinoso. Per tale ragione l'emendamento propone di sopprimere il suddetto comma 3.

  La Commissione respinge l'emendamento Migliore 1.14.

  Federica DIENI (M5S) illustra l'emendamento Fraccaro 1.15, che interviene sulle previsioni del comma 3 dell'articolo 1, relativamente alla convocazione della prima riunione del Comitato. L'emendamento è finalizzato a fare in modo che anche per il Comitato valgano le disposizioni dei regolamenti della Camera e del Senato e non previsioni ad hoc.

  La Commissione respinge l'emendamento Fraccaro 1.15.

  Federica DIENI (M5S) illustra il proprio emendamento 1.16 evidenziando come appaia illogico prevedere sin d'ora i tempi della prima riunione del Comitato non essendo noti neanche i tempi di approvazione della legge che lo istituisce.

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  La Commissione respinge l'emendamento Dieni 1.16.

  Giuseppe D'AMBROSIO (M5S) illustra il proprio emendamento 1.17, che sostituisce il comma 4 dell'articolo 1 in modo da prevedere che nella prima seduta il Comitato elegge quattro vicepresidenti, dei quali due senatori e due deputati, con voto segreto limitato a due, e tre segretari, un senatore e due deputati con voto segreto e limitato a uno. L'emendamento è finalizzato inoltre a stabilire che sono eletti coloro che ottengono il maggior numero di voti e che, in caso di parità di voti, risulta eletto il più giovane per età.
  Il proprio emendamento 1.17 è dunque volto ad allargare la composizione dell'Ufficio di presidenza del Comitato, per garantire una equa rappresentanza di tutti i gruppi parlamentari e per tenere conto della diversa composizione numerica del Senato rispetto alla Camera, nonché a rivedere il criterio dell'anzianità.

  La Commissione respinge l'emendamento D'Ambrosio 1.17.

  Roberta LOMBARDI (M5S) illustra il proprio emendamento 1.18, che si pone nell'ottica dell'emendamento precedente, ma focalizzando maggiormente la questione della presenza giovanile all'interno dell'Ufficio di Presidenza del Comitato. Presenza giovanile che non è valorizzata solo all'interno del Movimento 5 Stelle, ma anche, ad esempio, all'interno del gruppo del Partito Democratico.
  Rileva come una maggiore presenza giovanile abbia apportato un'aria di freschezza all'interno del Parlamento, anche perché il requisito dell'anzianità non ha dato risultati significativi sul piano dell'efficienza.

  La Commissione respinge l'emendamento Lombardi 1.18.

  Riccardo NUTI (M5S) illustra il proprio emendamento 1.19, che tende ad assicurare la presenza di tutti i gruppi di opposizione all'interno dell'Ufficio di Presidenza del Comitato.
  Sottolinea infatti come la previsione attuale del disegno di legge del Governo attua una vistosa modifica che privilegia i gruppi di maggioranza, sacrificando i diritti delle minoranze. Il testo attribuisce al Comitato eccessivi poteri derogatori, con gravi scompensi sul piano ordinamentale, che si risolvono tutti a favore della maggioranza.
  Osserva poi come i regolamenti parlamentari non possano essere compressi da leggi costituzionali e come il comma 5 dell'articolo 1 del disegno di legge, derogando a previsioni costituzionali e regolamentari, sopprime le prerogative dell'opposizione e non tutela quelli che sono diritti costituzionali garantiti.

  Renato BALDUZZI (SCpI), rispondendo al collega Nuti, osserva prima di tutto che non esiste una maggioranza che vuole mettere le mani sulla Costituzione.
  Nel merito delle previsioni del comma 5, osserva che il Comitato potrà adottare proprie regole, ma solo a fini procedurali e di un progresso dei lavori del Comitato medesimo. Se invece adottasse norme non rispondenti a princìpi costituzionali e in contrasto con norme regolamentari, sarebbe una ferita estremamente grave.
  Rileva infine come la norma sia rispettosa delle esigenze che vogliono portare avanti i presentatori dell'emendamento.

  Danilo TONINELLI (M5S), rileva come il problema posto dall'emendamento 1.19, rappresenta un passaggio cruciale del provvedimento. Proprio per questo gradirebbe conoscere dal Ministro le motivazioni del suo parere contrario.

  La Commissione respinge l'emendamento Nuti 1.19.

  Danilo TONINELLI (M5S) illustra il proprio emendamento 1.20., che tende a sopprimere i commi 6 e 7 dell'articolo 1. Si tratta di commi del tutto irragionevoli e che comportano elementi notevoli di non applicazione di norme regolamentari. In Pag. 22particolare il comma 6, che prevede l'impossibilità di sostituzioni all'interno del Comitato rappresenta una violazione del Regolamento. Inoltre sussiste una criticità nel diritto di rappresentanza. Infatti nel caso di cambio di gruppo da parte di un deputato, il gruppo medesimo perderebbe la propria rappresentanza all'interno del Comitato.
  Trova inoltre assurdo non prevedere la possibilità di una sostituzione temporanea all'interno del Comitato che si pone in contrasto con quanto prevede l'articolo 46 del Regolamento della Camera in materia di presenza ai fini del calcolo del numero legale.
  Chiede infine al Governo quale sia la ratio di queste norme.

  Giulia GRILLO (M5S), ritiene che i due commi dei quali si propone la soppressione siano due commi a dir poco «osceni» in quanto inibiscono la partecipazione democratica.
  Si chiede come mai i deputati di altri gruppi non partecipino al dibattito su questi temi e si associa alla richiesta di chiarimenti al Governo.

  Francesco SANNA (PD), osserva che i regolamenti parlamentari prevedono già casi di organi di garanzia dove non è possibile la sostituzione del deputato che ne fa parte.
  Si tratta di una tutela della libertà del parlamentare, mentre la posizione qui espressa dai colleghi del Movimento 5 Stelle è riconducibile al modello del mandato imperativo.
  Il comma 7 che si vuole abrogare è, a suo parere, una norma procedurale chiarissima e il riferimento all'esclusione dal computo del numero legale è ai lavori dell'Assemblea e non a quelli del Comitato.

  Danilo TONINELLI (M5S), nel rispondere al collega Sanna, osserva che il suo gruppo ha ben chiaro che esistono organi parlamentari dove non è prevista la sostituzione di un deputato. Ma rileva altresì che la risposta fornita dal comma 7 aggira l'ostacolo e non risolve l'eventuale criticità nel caso ci cambio di gruppo da parte di un componente del Comitato.

  La Commissione respinge l'emendamento Toninelli 1.20.

  Emanuele COZZOLINO (M5S) illustra il proprio emendamento 1.21. interamente sostitutivo del comma 6 e teso a risolvere l'irragionevolezza di quel comma che penalizza i piccoli gruppi e che blinda la composizione del Comitato in contrasto con i regolamenti parlamentari.
  L'emendamento prevede, infatti, che nel caso uno dei componenti del Comitato cambi gruppo di appartenenza, questi cessi di far parte del Comitato e che venga sostituito entro la seduta successiva a quella della comunicazione della iscrizione ad altro gruppo, da un nuovo componente del gruppo di cui faceva parte all'atto della nomina. In questo modo si evitano alterazioni tra gli equilibri dei gruppi parlamentari all'interno del Comitato.

  Matteo BRAGANTINI (LNA), dichiara il voto di astensione del proprio gruppo sull'emendamento 1.21., di cui condivide la ratio ma non come emendamento integralmente sostitutivo del comma 6 dell'articolo 1.
  Il comma 6, infatti, è a suo avviso un elemento positivo perché assicura la continuità del lavoro del Comitato, allo stesso modo di quanto avviene con riguardo alle Giunte.

  Danilo TONINELLI (M5S), osserva che quanto affermato dal collega Bragantini non risponde al testo dell'emendamento 1.21. Le sue osservazioni, inoltre, sembrano più confacenti all'ipotesi di un cambio di Commissione e non di gruppo da parte del deputato che fa parte del Comitato.

  Matteo BRAGANTINI (LNA), ribadisce che se l'emendamento 1.21. non fosse stato interamente sostitutivo del comma 6, ma magari aggiuntivo, l'avrebbe considerato in Pag. 23modo positivo. Conferma il voto di astensione del suo gruppo.

  Ignazio LA RUSSA (FdI) ritiene che la ratio dell'emendamento Cozzolino 1.21 sia condivisibile, in quanto il cambiamento di gruppo da parte di un parlamentare rappresenta un problema serio, del quale si è discusso anche nelle precedenti legislature, senza contare che esiste la possibilità che, per effetto dei cambiamenti di gruppo, un gruppo potrebbe ritrovarsi ad essere privo di propri esponenti nel Comitato, il che costituirebbe una grave lesione della rappresentatività dell'organo. Preannuncia tuttavia che il suo gruppo si asterrà dalla votazione sull'emendamento in questione, in quanto modificare il testo del Senato significherebbe ritardare l'approvazione della legge costituzionale e quindi l'avvio dei lavori parlamentari sulle riforme, che il suo gruppo reputa invece importanti e per le quali intende impegnarsi.

  Il ministro Gaetano QUAGLIARIELLO, replicando al deputato Toninelli, ricorda che il Governo partecipa ai lavori parlamentari non intervenendo ogni volta che è chiamato in causa, ma nei tempi e con i modi che ritiene appropriati e quindi quando lo reputa utile per il dibattito.
  Quanto al comma 6 dell'articolo 1, fa presente che la sua ratio è quella di evitare che i componenti del Comitato varino nel tempo, con pregiudizio per la continuità dei suoi lavori: si tratta di una disposizione che tiene conto della rigidità della Costituzione e della importanza e delicatezza delle riforme cui il Comitato stesso è chiamato a lavorare.
  Con riferimento poi ai timori manifestati dal deputato La Russa, osserva che il cambiamento di gruppo da parte di un parlamentare non incide sulla presenza del gruppo nel Comitato, in quanto il parlamentare che cambia gruppo cambia di regola anche Commissione, laddove l'appartenenza alle Commissioni affari costituzionali è requisito per l'appartenenza al Comitato.

  Nazzareno PILOZZI (SEL), nel prendere atto del fatto che una parte dell'opposizione si dichiara favorevole a questo disegno di legge del Governo, sottolinea che il suo gruppo è invece contrario allo stesso, ritenendo che le riforme costituzionali siano un campo riservato al Parlamento e che sia quindi inaccettabile che l'Esecutivo le preveda nel proprio programma di governo. Quanto alla rigidità della Costituzione e all'importanza e delicatezza delle riforme cui il Comitato sarà chiamato a lavorare, osserva che si tratta di un argomento che non può essere invocato solo quando fa comodo, fingendo di non sapere che con il provvedimento in esame si costruisce un grimaldello per scassinare la Costituzione e per stravolgerne il contenuto.

  Andrea GIORGIS (PD) auspica che da parte di tutti si usino toni più consoni al dibattito che si svolge. A suo avviso, è fuori luogo parlare del provvedimento in esame – che modifica le procedure di revisione costituzionale senza intaccare le garanzie – come di un grimaldello per scardinare la Costituzione. Saluta inoltre con soddisfazione le parole del deputato La Russa, ricordando come la maggioranza di Governo si sia prefissa di coinvolgere nel dibattito sulle riforme costituzionali, che reputa fondamentali per il Paese, il numero più alto possibile di forze politiche rappresentate in Parlamento.

  Gianclaudio BRESSA (PD) rileva come troppo spesso, nelle aule parlamentari e fuori di esse, si utilizzi per descrivere il provvedimento in esame un'immagine inopportuna e ingiustificata come quella di «grimaldello per scassinare la Costituzione». Ricorda che, quanto al merito, non si può paventare uno stravolgimento della Costituzione dal momento che allo stato non si conosce il contenuto delle proposte di riforma di cui il Comitato discuterà.
  Quanto al procedimento di revisione costituzionale delineato dal provvedimento in esame, sottolinea che questo non pregiudica in alcun modo le garanzie previste dall'articolo 138, rispetto al quale introduce deroghe su aspetti non fondamentali Pag. 24e «infinitesimi» per importanza, rafforzando nel contempo le garanzie. Per contro, osserva che l'emendamento Cozzolino 1.21 tende a introdurre nel testo un principio in patente contraddizione con il divieto di mandato imperativo di cui all'articolo 67 della Costituzione. Invita quindi tutti ad affrontare i problemi del testo con la necessaria lucidità, considerando gli equilibri costituzionali nella loro globalità e complessità.

  Danilo TONINELLI (M5S) ritiene «spaventose» le affermazioni del deputato Bressa, secondo il quale la modifica delle procedure di revisione costituzionale previste dall'articolo 138 non sarebbe un fatto grave. In buona sostanza, si pretende che una legge costituzionale stia al di sopra della Costituzione stessa.
  Quanto alle considerazioni del deputato La Russa, le ritiene inaccettabili e gravi, in quanto preannunciano che la maggioranza e il Governo, con l'appoggio di parte dell'opposizione, non intendono prendere in considerazione nessuna proposta emendativa presentata qui alla Camera, neanche quando la giudichino condivisibile, ma vogliono approvare al più presto il testo definito dal Senato. A suo parere, è grave che su un tema così importante il dibattito venga strangolato per arrivare quanto prima all'approvazione della legge.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, giudica del tutto improprio parlare di «strangolamento» del dibattito, atteso che la presidenza ha dimostrato di non volere in alcun modo intaccare il dibattito stesso, al punto di consentire che gli stessi deputati intervengano sullo stesso emendamento anche più volte.

  Maurizio BIANCONI (PdL) ritiene che la vera anomalia del provvedimento in esame stia nel fatto che le riforme costituzionali sono materia di competenza del Parlamento, sulla quale c’è riserva di esame in Assemblea, mentre nel caso di specie la Commissione si trova a dibattere di un disegno di legge di iniziativa del Governo e quindi riconducibile alla maggioranza governativa. Ritiene che si tratti di un limite che va superato e a questo scopo invita le opposizioni a partecipare al dibattito in modo costruttivo, in vista di riforme condivise.

  La Commissione respinge l'emendamento Cozzolino 1.21.

  Riccardo NUTI (M5S), intervenendo sui lavori della Commissione, si chiede a che serva il dibattito in corso se, come trapela dall'intervento del deputato La Russa, il provvedimento è di fatto blindato e non si intende modificarlo per non ritardare i tempi della sua approvazione. La maggioranza dica allora apertamente che sta giocando e che non intende discutere seriamente nessun emendamento dei gruppi, neanche quelli che giudica condivisibili nel merito.

  Renato BALDUZZI (SCpI), intervenendo sui lavori della Commissione, esprime l'avviso che i toni del deputato Nuti siano inaccettabili. Per quanto riguarda il suo gruppo, dichiara che questo è pronto a votare a favore degli emendamenti che giudichi condivisibili nel merito, senza preoccuparsi dell'eventuale ritardo nell'iter di approvazione del disegno di legge, che in ogni caso sarebbe al massimo di pochi giorni. Osserva d'altra parte che nessuno degli emendamenti fin qui esaminati sono condivisibili nel merito.

  Emanuele FIANO (PD), intervenendo sui lavori della Commissione, ritiene essenziale mettere in evidenza come nel dibattito emerga una contrapposizione tra quanti contestano il procedimento di revisione costituzionale delineato dal provvedimento in esame, parlandone come di un «grimaldello per scassinare la Costituzione», e quanti – come il suo gruppo – ritengono per contro che si tratti di un provvedimento che modifica appena l'articolo 138 e non intacca le garanzie in esso previste, incidendo semmai sulla fase di esame in Commissione.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, essendo imminente la ripresa dei Pag. 25lavori dell'Assemblea e dovendo prima di allora riunirsi il comitato permanente per i pareri per l'espressione di un parere atteso dall'Assemblea stessa, rinvia il seguito dell'esame a venti minuti dopo il termine delle votazioni dell'Aula.

  La seduta termina alle 15.05.

COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

  Martedì 30 luglio 2013. — Presidenza del presidente Alessandro NACCARATO.

  La seduta comincia alle 15.05.

DL 63/2013: Disposizioni urgenti per il recepimento della direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell'edilizia per la definizione delle procedure d'infrazione avviate dalla Commissione europea, nonché altre disposizioni in materia di coesione sociale.
Emendamenti C. 1310-A Governo, approvato dal Senato.

(Parere all'Assemblea).
(Esame e conclusione – Parere).

  Il Comitato inizia l'esame.

  Andrea MAZZIOTTI DI CELSO (SCpI), relatore, rileva che l'emendamento 19.600 delle Commissioni non presenta profili critici per quanto attiene al rispetto del riparto di competenze legislative di cui all'articolo 117 della Costituzione e propone pertanto di esprimere su di esso il parere di nulla osta.

  Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere del relatore.

  La seduta termina alle 15.10.

SEDE REFERENTE

  Martedì 30 luglio 2013. — Presidenza del presidente Francesco Paolo SISTO. — Interviene il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Sesa Amici.

  La seduta comincia alle 20.

Istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali.
C. 1359 Cost. Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta odierna antimeridiana.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, avverte che la Commissione riprende l'esame dall'emendamento Dadone 1.22.

  Danilo TONINELLI (M5S), intervenendo sui lavori della Commissione, chiede che le proposte di legge costituzionale n. 357 e n. 744 siano abbinate ai sensi dell'articolo 77 del regolamento. Le predette proposte vertono infatti, a suo avviso, su materia identica a quella del disegno di legge in esame, in quanto modificano l'articolo 138 della Costituzione.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, dichiara che la presidenza si riserva di valutare il contenuto delle proposte di legge segnalate dal deputato Toninelli ai fini dell'eventuale abbinamento delle stesse.

  Fabiana DADONE (M5S) illustra il suo emendamento 1.22.

  Nazzareno PILOZZI (SEL), richiamando alcuni profili critici del testo trasmesso dal Senato evidenziati dal relatore nella relazione introduttiva, chiede che cosa avverrà se il Comitato dovesse trovarsi nelle condizioni di non poter lavorare.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, rilevato che gli aspetti critici da lui evidenziati nella relazione introduttiva Pag. 26non hanno niente a che vedere con l'emendamento in esame, invita il deputato Pilozzi ad attenersi al merito di quest'ultimo.

  Riccardo FRACCARO (M5S) evidenzia che l'assenza di un componente del Comitato dai suoi lavori potrebbe comportare una grave menomazione delle prerogative di un gruppo, per esempio nell'ipotesi in cui quel gruppo si trovasse a non avere propri esponenti nel Comitato stesso.

  La Commissione respinge l'emendamento Dadone 1.22.

  Giuseppe D'AMBROSIO (M5S) illustra il suo emendamento 1.23, che allarga la partecipazione al dibattito sulle riforme costituzionali, coinvolgendo via internet i cittadini al di sopra dei 16 anni di età, e in questo modo realizza una consultazione pubblica assai più efficace e credibile della consultazione «farlocca» avviata dal Governo, la quale non è credibile dal momento che il Governo stesso mostra di non voler tenere conto delle posizioni delle minoranze già all'interno del Parlamento.

  Renato BALDUZZI (SCpI) ritiene che, una volta costituito, il Comitato, nell'esercizio dei suoi poteri di autoregolamentazione, potrà sicuramente valutare la possibilità di un coinvolgimento della popolazione, ulteriore rispetto a quello già avviato dal Governo. A suo avviso, non c’è ragione di precostituire le decisioni del Comitato prevedendo questo coinvolgimento fin nella legge costituzionale in esame.

  Federica DIENI (M5S) ritiene opportuno e necessario consultare i cittadini in modo adeguato e in tempo utile – e quindi prima di assumere decisioni sul contenuto delle riforme – anche per evitare di andare incontro a un voto contrario nel referendum successivo.

  Gianclaudio BRESSA (PD) rileva che l'emendamento in esame propone un modello di democrazia già sperimentato, con non grande successo, in Islanda: un Paese che ha peraltro un numero di abitanti molto limitato. Ritiene che si tratti di una proposta irragionevole, sproporzionata e inadeguata in quanto la consultazione del corpo elettorale è già prevista attraverso il referendum e in quanto l'accesso ad internet in Italia è limitato ad alcune fasce della popolazione e non è generalizzato.

  Giuseppe D'AMBROSIO (M5S) fa presente che la consultazione pubblica proposta dal suo emendamento si limiterebbe ad accompagnare i lavori parlamentari. Osserva inoltre che la scarsa diffusione dell'accesso a internet in Italia è una responsabilità della classe politica che ha governato il paese fino a oggi.

  Riccardo NUTI (M5S) osserva che, se la scarsa diffusione di internet in Italia è un impedimento, allora deve ritenersi priva di senso anche la consultazione pubblica avviata dal Governo sul sito istituzionale del Ministro per le riforme costituzionali.

  Il sottosegretario Sesa AMICI coglie l'occasione di questo intervento per ricordare che il Governo ha avviato un sondaggio presso la popolazione per fornire con tempi certi un contributo ai lavori del Comitato. Sempre allo scopo di fornire un contributo ai lavori del Comitato è stato costituito, com’è noto, una Commissione di saggi. Ritiene che il Comitato parlamentare istituendo potrà a sua volta prendere in considerazione ulteriori iniziative per l'istruttoria dei propri lavori.

  Andrea GIORGIS (PD), rileva che quando qualcuno desidera una consultazione diretta dei cittadini,sembra che il fatto debba considerarsi di per sé democratico, e chi è contrario viene ritenuto colui che esautora il popolo del suo potere.
  È un tema antico che indica la contraddizione tra la necessità di muoversi all'interno del potere costituito, come previsto dalla Costituzione, e velleità plebiscitarie.Pag. 27
  La democrazia rappresentativa costituisce, a suo avviso, un freno all'irragionevolezza della maggioranza. La consultazione popolare si può quindi risolvere nell'opposto di quanto desiderato e ci si deve muovere, invece, all'interno dei limiti stabiliti dalla Costituzione.

  Giulia GRILLO (M5S), sottolinea come l'emendamento 1.23 prevede solamente la partecipazione dei cittadini al dibattito.

  La Commissione respinge l'emendamento D'Ambrosio 1.23.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, esprime il parere sulle proposte emendative presentate all'articolo 2. Invita tutti i presentatori al ritiro delle proposte emendative, altrimenti esprime parere contrario.

  Il Sottosegretario Sesa AMICI, a nome del Governo, esprime parere conforme a quello del relatore.

  Riccardo FRACCARO (M5S), illustra il proprio emendamento 2.1, col quale si chiede la soppressione dell'articolo 2, che indica i campi di competenza del Comitato, in particolare i titoli I, II, III e V della parte seconda della Costituzione per un totale di più di 69 articoli della Carta costituzionale medesima: Si tratta, quindi, di una revisione extra ordinem, in violazione dell'articolo 138 della Costituzione, che dà vita a un vero e proprio potere costituente. Si affidano infatti al Comitato temi come forma di Stato e di Governo, superamento del bicameralismo, Senato delle Regioni che richiederebbero, invece, una partecipazione più ampia e ponderata.
  Riguardo alla forma di Governo, si dichiara contrario alle ipotesi di presidenzialismo o semipresidenzialismo perché non adatte a un Paese lacerato come il nostro. Il Presidente della Repubblica deve mantenere quelle caratteristiche di garante super partes che tali sistemi non assicurerebbero.
  In merito all'articolo 138 della Costituzione, osserva come questo preveda solo la possibilità di modifiche specifiche ed omogenee escludendo quelle grandi riforme per cui altri sistemi prevedono procedimenti più rigidi.
  Ricorda come, in relazione alla legge costituzionale n. 1 del 1997, istitutiva della Commissione bicamerale, molta della dottrina aveva espresso perplessità sul referendum confermativo, in quanto avrebbe tolto ai cittadini la libertà di esprimersi su modifiche singole, dovendo dare un solo voto complessivo.
  Anche l'articolo 4, comma 2, del disegno di legge prescrive i caratteri di omogeneità, ma poi, come rilevato dal prof. Alessandro Pace, affida al Governo un ruolo di guida che fa entrare l'indirizzo politico nella revisione costituzionale, facendo balenare l'ipotesi – anche se oggi remota – addirittura di un possibile voto di fiducia.
  Ma il vero scopo, non detto, del disegno di legge in esame è quello di aprire una fase costituente che tradisce lo spirito dell'articolo 138 in un momento così delicato e che tocca la Costituzione nel suo insieme.
  Si augura che venga accolto, se non il suo, perlomeno un emendamento del gruppo di SEL che toglie le competenze del Presidente della Repubblica dalle materie di esame del Comitato. Toccare le prerogative super partes della figura del Capo dello Stato potrebbe essere pericoloso anche in vista di un'eventuale crisi che molti economisti prevedono per fine anno.
  A suo avviso sarebbe più importante, prima di pensare alla modifica della forma di Governo, attuare riforme come quella del conflitto di interessi sulla quale ha verificato la condivisione di molti colleghi, in particolare del gruppo del Partito Democratico.
  Auspica infine che col metodo previsto dall'articolo 138, si possano attuare quelle riforme costituzionali volute dai cittadini e che il suo gruppo condivide, quali la diminuzione del numero dei parlamentari e il Senato delle Regioni.

Pag. 28

  La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Fraccaro 2.1, Bragantini 2.2 e 2.3.

  Giulia GRILLO (M5S) illustra l'emendamento Lombardi 2.4, volto a porre un «paletto» affinché non si metta mano all'articolo 68 della Costituzione.
  Rileva come, nonostante gli annunci fatti, la legge sul finanziamento dei partiti non è giunta finora neanche all'approvazione in Commissione. È dunque importante approvare l'emendamento in questione per porre un presidio certo: non vorrebbe, infatti, che nonostante l'intenzione annunciata di non intervenire sull'articolo 68 della Costituzione tale impostazione venisse poi disconosciuta.

  La Commissione respinge l'emendamento Lombardi 2.4.

  Nazzareno PILOZZI (SEL) illustra l'emendamento Migliore 2.5, volto a sopprimere dal testo il riferimento al Titolo secondo della Parte seconda della Costituzione. Ritiene, infatti, che troppa parte del centro-sinistra abbia avuto uno «sbandamento culturale». Stigmatizza in particolare una visione individualista della politica. Ritiene che, immaginare una Repubblica presidenziale o semi presidenziale equivalga a seppellire la Costituzione repubblicana come l'abbiamo conosciuta.
  Rileva di aver assistito negli ultimi anni ad un'invadenza del potere politico del Governo in molti campi di grande rilievo in cui, in molti Paesi, sono stati previsti pesi e contrappesi.
  Invita quindi a riflettere ulteriormente e ad approvare l'emendamento Migliore 2.5 che consente almeno di mettere in sicurezza la più alta carica della Repubblica, i suoi poteri e le sue competenze.

  Enzo LATTUCA (PD) rileva come vi possa essere il rischio di una confusione tra il metodo ed il merito.
  Rileva infatti come il disegno di legge in esame abbia profili procedurali ed operi nel solco dell'articolo 138 della Costituzione, con un aggravio delle garanzie ivi previste.
  Ricorda come l'ampiezza delle materie affidate all'esame del Comitato sia la medesima di quella che fu stabilita per altre Commissioni di riforma costituzionale, tra cui la Commissione Bozzi e la Commissione De Mita-Iotti, i cui componenti erano di nota competenza e capacità giuridica.
  Ritiene sia innegabile come anche riguardo al Titolo secondo della Parte seconda della Costituzione sia necessaria una revisione, come dimostrano ad esempio gli articoli 89 e 90 della Costituzione.
  Evidenzia inoltre come includere il Titolo secondo nel testo non equivalga ad operare una scelta in senso semi-presidenziale o presidenziale.
  Chiede inoltre che non sia attribuita al suo gruppo la volontà di stravolgere la Costituzione offendendola. Vi è, infatti, chi con la Costituzione sotto il braccio è cresciuto e nonostante ciò ritiene che occorra ora apportarvi alcune modifiche.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) esprime il parere contrario del suo gruppo sull'emendamento Migliore 2.5 e su tutti quegli emendamenti che tolgono al Comitato la possibilità di valutare come e se modificare la Costituzione, ad eccezione della prima parte.
  Rileva come ora sia in discussione solo la parte procedurale e si potrà valutare nel corso dei lavori del Comitato come e quanto intervenire sul testo costituzionale. Ritiene quindi importante esprimere un voto contrario rispetto a quegli emendamenti che pongono sin d'ora dei paletti e che negano la possibilità di una riforma organica portando verso una revisione «a pezzi» della Costituzione.

  Danilo TONINELLI (M5S) ricorda come il professore Rodotà abbandonò i lavori della Commissione Bozzi con motivazioni molto forti, analoghe a quelle per cui il suo gruppo voterà a favore dell'emendamento in discussione.
  Ritiene sia evidente come con l'esclusione del Titolo secondo dal testo vi sia la possibilità di evitare il rischio di derive autoritaristiche e verticistiche dello stato. Pag. 29Si rivolge quindi ai parlamentari che sono anche giuristi esperti per comprendere come si intenda intervenire sul Titolo secondo della Parte seconda della Costituzione e per quali ragioni intendano mantenere tale parte nel testo nonostante i rischi che ne possono derivare.

  Federica DIENI (M5S), nel manifestare rilievi critici sul testo in esame, rammenta che il professor Caretti ha espresso talune perplessità sui contenuti del medesimo, prefigurando il rischio che venga stravolto l'assetto costituzionale vigente. Richiama altresì l'intervento che svolse l'onorevole Rossi in sede di Assemblea costituente nel 1947, secondo cui il procedimento della doppia lettura dei disegni di legge costituzionali appare volto a respingere eventuali impulsi demagogici di maggioranze occasionali che, in assenza di apposite clausole di garanzia, potrebbero inopinatamente alterare o ledere i principi che ispirano la Costituzione. Aggiunge che il predetto costituente Rossi riteneva essenziale che, entrate in vigore, le norme costituzionali venissero sempre osservate e rispettate con particolare attenzione.

  Renato BALDUZZI (SCpI) precisa che qualora avesse un minimo dubbio sulla non conformità costituzionale del disegno di legge in oggetto non si sentirebbe affatto tenuto al rispetto del vincolo di maggioranza. Avverte che, in grande prevalenza, i costituzionalisti non reputano che il testo in esame possa ledere i principi che regolano l'articolo 138 e non rilevano il rischio di un eventuale stravolgimento dei contenuti della carta costituzionale. Richiama quindi i termini del dibattito inerente alla questione del potere costituito, quale è quello in atto, del tutto diverso rispetto ad una ipotesi di potere costituente che non si prefigura nel caso attuale. Fa notare che la Corte costituzionale sarà tenuta ad utilizzare gli ordinari parametri di individuazione della volontà del legislatore in sede di interpretazione delle norme costituzionali che saranno successivamente emanate sulla base delle regole fissate nel testo d'esame. Segnala pertanto che appare utile prevedere un contenuto particolarmente dettagliato dell'articolato in esame.

  Fabiana DADONE (M5S) evidenzia i contenuti delle relazioni svolte dal professor Pace e dal professor De Fiore nel corso delle rispettive audizioni; segnala che gli stessi hanno paventato i possibili rischi di stravolgimento dell'impianto costituzionale connessi all'attuazione del disegno di legge in oggetto. Sottolinea altresì il rischio che si possano delineare eventuali gravi alterazioni dei principi contemplati dalla parte prima della costituzione.

  Riccardo FRACCARO (M5S), intervenendo sull'ordine dei lavori, stigmatizza l'atteggiamento della maggioranza che appare prevenuto e di chiusura rispetto alle posizioni ed alle proposte emendative del suo gruppo. Chiede quindi ai rappresentati dei gruppi parlamentari presenti in Commissione se intendono effettivamente confrontarsi sul merito dei contenuti recati dal testo in esame.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, rammenta che dal punto di vista metodologico sugli emendamenti presentati sono intervenuti nel merito i rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari ed il dibattito è stato particolarmente approfondito, senza alcuna pregiudiziale chiusura.

  Emanuele FIANO (PD) assicura di aver esaminato con il massimo rispetto e con attenzione tutte le proposte emendative presentate dai gruppi di opposizione e di aver ascoltato gli interventi svolti nel corso del dibattito. Evidenzia che il confronto è stato sinora aperto e franco sui contenuti e ricorda che il provvedimento è stato ampiamente modificato nel corso dell'esame al Senato. Contesta l'ipotesi che si stia avviando una fase costituente e, citando il professor Onida, sottolinea che il testo in esame non delinea alcuna attentato alla Costituzione.

  Mariastella GELMINI (PdL) ritiene che i tempi di lavoro della Commissione siano Pag. 30ampi e che a tutti i gruppi, e in particolare a quelli di opposizione, siano venendo garantiti adeguati spazi di intervento. Ricorda, d'altra parte, che non si sta discutendo del merito delle riforme costituzionali, ma soltanto del metodo da seguire per le riforme. Ricorda altresì che il disegno di legge del Governo è stato presentato dopo che le Camere hanno approvato specifiche mozioni di maggioranza per orientare il percorso delle riforme.
  Quanto al fatto che i gruppi che sostengono il Governo non hanno presentato emendamenti, questo non deve sorprendere, essendo semplicemente la prova della forte adesione della maggioranza al testo trasmesso dal Senato.
  Per quanto riguarda invece gli emendamenti delle opposizioni, assicura che il suo gruppo li ha esaminati tutti senza alcun preconcetto e che è pronto a cambiare opinione su di essi e a votare a favore alla luce delle argomentazioni addotte dai presentatori.
  Ritiene altresì che nel dibattito ci debba essere rispetto nei confronti di tutte le parti e che, da parte dell'opposizione, si debba avere la consapevolezza del fatto che le riforme costituzionali sono un momento di forte aggregazione della maggioranza, sul quale è difficile – e sarebbe grave – che venga meno l'intesa.

  Danilo TONINELLI (M5S), premesso di aver riconosciuto fin dall'inizio della legislatura la serietà del modo in cui la Commissione lavora dall'inizio e dopo aver ringraziato il presidente per non aver compresso gli spazi di intervento dei gruppi di opposizione, esprime l'avviso che, con il disegno di legge costituzionale in esame, si stia consumando un momento triste nella storia della democrazia italiana. Rileva infatti come il timore espresso dal collega Fraccaro risulti confermato dagli interventi dei deputati Fiano e Gelmini. Il deputato Fiano ha infatti in buona sostanza affermato che il dibattito svolto al Senato ha condotto ad un testo soddisfacente, al quale la maggioranza non intende rimettere mano. La deputata Gelmini ha invece confermato che l'approvazione del disegno di legge costituzionale entro tempi rapidi costituisce un impegno fondamentale per la tenuta della maggioranza di Governo e che quindi non ci sono i tempi per una discussione nel merito alla Camera. Di fatto non c’è, quindi, nessuna disponibilità, da parte della maggioranza, ad un confronto effettivo con le opposizioni sul testo.
  Quanto poi alle mozioni approvate dalla maggioranza, ritiene che queste non provino nulla, atteso che i loro testi sono stati scritti sotto dettatura del Governo. In conclusione, ribadisce che per il Movimento 5 Stelle l'aver previsto tempi di discussione così ristretti su un provvedimento tanto importante costituisce un fatto grave.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, ricorda che i tempi di discussione del disegno di legge costituzionale sono stati stabiliti dai presidenti dei gruppi all'unanimità nell'ambito della Conferenza dei presidenti di gruppo e che la Commissione è tenuta ad attenersi alla programmazione dei lavori stabilita in quella sede.

  Riccardo NUTI (M5S) dichiara che, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, il suo gruppo – e lui personalmente, in qualità di presidente del suo gruppo – ha chiesto che la discussione del disegno di legge in materia di finanziamento ai partiti precedesse la discussione del disegno di legge costituzionale. Ricorda poi che sulla questione dell'anticipazione della discussione del disegno di legge costituzionale rispetto al disegno di legge in materia di finanziamento dei partiti, del quale ultimo era stata dichiarata l'urgenza, il suo gruppo ha chiesto che si pronunci la Giunta del regolamento.
  Quanto poi alla tesi sostenuta dalla deputata Gelmini secondo cui il disegno di legge costituzionale in esame si limiterebbe a modificare le regole per la revisione della Costituzione e non toccherebbe la Costituzione stessa, fa presente che le regole per la revisione della Costituzione sono già previste dall'articolo 138 ed afferma Pag. 31che è inaccettabile che la maggioranza pretenda di potersi porre al di sopra della Costituzione.
  Osserva, infine, che le riforme costituzionali non sono un tema che i partiti della maggioranza abbiano preannunciato in campagna elettorale di voler affrontare.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, ribadisce che la Conferenza dei presidenti di gruppo riunitasi il 26 luglio ha concordato all'unanimità che la discussione in aula del disegno di legge costituzionale inizi giovedì 1o agosto e riprenda quindi venerdì 6 settembre – come espressamente suggerito dal gruppo del Movimento 5 Stelle – per concludersi entro lunedì 9 settembre. La Conferenza ha stabilito altresì, nella riunione di lunedì 29 luglio, che la discussione del disegno di legge in materia di finanziamento dei partiti cominci venerdì 2 agosto.
  Osserva che la programmazione definita in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo non può essere contestata in sede di Commissione, atteso che la Commissione è tenuta a rispettare le decisioni della Conferenza dei presidenti di gruppo. In ogni caso, se il gruppo del Movimento 5 Stelle intende disconoscere la posizione assunta in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, sarà sua cura scrivere alla Presidente della Camera per informarla al riguardo.

  Riccardo NUTI (M5S) dichiara che il suo gruppo non intende rimettere in discussione l'accordo sui tempi di discussione del disegno di legge costituzionale raggiunto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, ma ribadisce di aver richiesto in quella sede che il disegno di legge in materia di finanziamento dei partiti avesse la precedenza.

  Francesco Paolo SISTO presidente e relatore, ritiene opportuno convocare l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentati dei gruppi, della Commissione, per discutere dell'organizzazione dei tempi di discussione, in vista del rispetto dei termini di inizio della discussione in Assemblea stabiliti dalla Conferenza dei presidenti di gruppo. Sospende pertanto la seduta e convoca immediatamente l'ufficio di presidenza integrato dai rappresentati dei gruppi.

  La seduta, sospesa alle 21.45, riprende alle 22.10.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, comunica che, in merito, alla richiesta di abbinamento avanzata dal collega Toninelli, si riserva di porre la questione all'attenzione della Commissione nella seduta di domani.
  Riguardo alla programmazione dei lavori, informa che l'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti di gruppo, nella riunione testé conclusa, ha stabilito che l'esame del disegno di legge costituzionale n. 1358 e delle abbinate proposte di legge proseguirà nella seduta odierna fino alle ore 23, per proseguire domani dalle 10 sino alle 11 e poi dalle 14 fino alle 22, per concludersi col conferimento del mandato al relatore a riferire all'Assemblea, nel rispetto di quanto stabilito all'unanimità dalla Conferenza dei Presidenti di gruppo nella riunione di venerdì scorso, 26 luglio.

  La Commissione respinge l'emendamento Migliore 2.5.

  Danilo TONINELLI (M5S), intervenendo sull'ordine dei lavori, ricorda che nel suo precedente intervento aveva fatto riferimento alla eccessiva accelerazione dei tempi di esame e alla perentorietà dei termini, senza riferirsi al dibattito in Commissione, come invece è stato interpretato dal Presidente, dando vita al successivo dibattito.
  Intendeva invece riferirsi ai tempi che il Presidente del Consiglio e lo stesso disegno di legge del Governo indicano per il completamento del processo di riforme costituzionali.
  Non si riferiva, quindi, ai tempi di calendarizzazione del provvedimento in sede di Conferenza dei Presidenti di gruppo, tempi fortemente voluti e ottenuti dal Movimento 5 Stelle. Pag. 32
  L'andamento dei lavori della Commissione dimostra che l'obiettivo è solo quello di non approvare gli emendamenti presentati dal Movimento 5 Stelle. Si è dato così vita ad un inutile dibattito e a un momento triste per la democrazia.
  Per questi motivi, pur nel rispetto della Commissione, annuncia che il suo gruppo abbandonerà i lavori della Commissione sul disegno di legge costituzionale.

  (I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle abbandonano l'aula).

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, nel rispetto della decisione assunta dal gruppo del Movimento 5 Stelle, di cui si rammarica, sottolinea come non sia stata in alcun modo negata a nessuno la possibilità di intervenire nel dibattito e che tutti gli emendamenti fin qui esaminati sono stati discussi in modo ampio, approfondito e sereno. Per quanto riguarda le votazioni, osserva che non può essere messa in discussione l'autonomia di ciascun deputato di approvare o respingere una proposta emendativa.
  Per quanto esposto, ritiene del tutto immotivata la decisione del gruppo del Movimento 5 Stelle di abbandonare i lavori della Commissione.

  Nazzareno PILOZZI (SEL), illustra l'emendamento Migliore 2.6, di cui è cofirmatario, teso ad eliminare dalle competenze del Comitato, il Titolo II della parte seconda della Costituzione, riguardante il Presidente della Repubblica, e la materia elettorale.
  Ritiene infatti necessario che siano messi dei limiti alla possibilità di riforma della Costituzione. E non ritiene valido l'argomento che sono trenta anni che si tenta di riformare la Costituzione senza riuscirci, perché la colpa è di una classe dirigente che si è dimostrata del tutto inadeguata.
  Esprime preoccupazione per il fatto che non siano posti limiti al Comitato e non si fida sulla parola di chi afferma di non voler toccare le prerogative del Presidente della Repubblica. In realtà si vuole dare la possibilità al Comitato di mettere mano a tutta la Costituzione, anche, con interventi consequenziali alle modifiche, alla parte prima. Il sistema parlamentare, come spiegato molto bene anche dal collega Balduzzi, rappresenta l'unica garanzia.
  Sul sistema elettorale, l'affidare la materia al Comitato, anche se nei termini definiti al Senato, rappresenterà un alibi per non fare nulla. Per fortuna interverrà la Corte costituzionale sulla legge vigente, Corte che fortunatamente esiste, o meglio la fortuna è che la Costituzione esista.
  In conclusione esprime preoccupazione perché quando il campo si allarga, non sono più i mediani a giocare, ma i registi.

  Renato BALDUZZI (SCpI), continuando sulla metafora calcistica del collega Pilozzi, non ha niente contro i registi, essendo nato ad Alessandria. Patria del più grande regista di calcio italiano, Gianni Rivera.
  In quanto alle preoccupazioni del collega Pilozzi sulle materia oggetto di revisione della Costituzione, ricorda che l'articolo 139 esclude solo la forma repubblicana e che la giurisprudenza costituzionale ha escluso i principi fondamentali. Anche senza deroga alla procedura dell'articolo 138 si potrebbe nutrire tale preoccupazione, che avrebbe fondamento ci fosse una volontà di stravolgimento della Costituzione che invece non c’è.
  Sulla materia elettorale, rileva come sia importante la capacità del Parlamento di interpretare la norma. Sarebbe sufficiente, probabilmente, quanto stabilito nel corso dell'esame al Senato, ma se necessario si potrebbe chiarire ancora di più. Sottolinea, infine, come la Presidenza delle Camera abbia manifestato l'intenzione di attribuire carattere d'urgenza all'esame della modifica della legge elettorale.

  La Commissione respinge, con distinte votazioni, gli emendamenti Migliore 2.6.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, constata l'assenza dei presentatori dell'emendamento Pag. 33Lombardi 2.7 si intende che vi abbiano rinunciato.

  Nazzareno PILOZZI (SEL) illustra l'emendamento Migliore 2.9 volto a sopprimere il comma 2 dell'articolo 2, che attribuisce al Comitato il compito di esaminare, in relazione ai progetti di legge costituzionali di cui al comma 1 dell'articolo 1, anche le modificazioni, strettamente connesse, ad altre disposizioni della Costituzione o di legge costituzionale.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, rileva come a suo avviso la disposizione del comma 2 dell'articolo 2 sia piuttosto una norma di prudenza poiché sarebbe assurdo bloccare i lavori del Comitato qualora nel corso dell'esame emergessero strette connessioni con altre parti.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) rileva come per il suo gruppo il comma 2 dell'articolo 2 vada sostituito con una formulazione più ampia, proposta dal proprio emendamento 2.10, che prevede che siano i Presidenti della Camera e del Senato ad assegnare i progetti di legge al Comitato.

  Nazzareno PILOZZI (SEL) rileva come il rischio sia quello di non avere dei paletti certi e si chiede ad esempio se, qualora ritenuto necessario, il Comitato possa intervenire anche sulla composizione del CSM.

  Giuseppe LAURICELLA (PD) ricorda come il comma 1 dell'articolo 2, richiamato dal comma 2 in esame, fa espresso riferimento ai titoli I, II, III e V della parte seconda della Costituzione.

  Renato BALDUZZI (SCpI) ricorda la discussione svolta sul punto al Senato ed evidenzia come ciò che è sembrato ad alcuni un'estensione preoccupante costituisca, in realtà, una sorta di macigno. Rileva, infatti, come la Corte Costituzionale potrà valutare la legittimità costituzionale delle leggi approvate sulla base di un criterio molto restrittivo.

  La Commissione respinge gli identici emendamenti Nuti 2.8 e Migliore 2.9.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) illustra il proprio emendamento 2.10 che sostituisce il comma 2 in modo più completo e preciso, come già evidenziato in precedenza.

  La Commissione respinge l'emendamento Bragantini 2.10.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, constata l'assenza dei presentatori degli emendamenti Toninelli 2.11, Cozzolino 2.12, Dadone 2.13, D'Ambrosio 2.14, Fraccaro 2.22, Dieni 2.15: si intende che vi abbiano rinunciato.

  Nazzareno PILOZZI (SEL) illustra l'emendamento Migliore 2.16 volto a sopprimere il potere di autoregolamentazione del Comitato, evitando di introdurre anomalie procedurali.

  La Commissione respinge l'emendamento Migliore 2.16.

  Francesco Paolo SISTO, presidente, constata l'assenza dei presentatori degli emendamenti Fraccaro 2.17, Lombardi 2.18, Nuti 2.19, Toninelli 2.20, Cozzolino 2.21, Lombardi 2.23, Dadone 2.24, Lombardi 2.25, D'Ambrosio 2.26, Nuti 2.27 e Dieni 2.28: si intende che vi abbiano rinunciato.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) illustra il suo emendamento 2.29, che prevede, tra l'altro, che il Comitato possa istituire al suo interno dei sottocomitati.

  La Commissione respinge l'emendamento Bragantini 2.29.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) illustra il suo emendamento 2.30, chiarendo che il suo gruppo ha chiesto di discutere i propri Pag. 34emendamenti, pur nella consapevolezza che non sarebbero stati approvati, perché li ritiene migliorativi del testo.

  La Commissione respinge l'emendamento Bragantini 2.30

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, constatata l'assenza dei presentatori degli emendamenti Fraccaro 2.31, Lombardi 2.32 e Fraccaro 2.33, avverte che si intende che vi abbiano rinunziato.

  Matteo BRAGANTINI (LNA) illustra il suo emendamento 2.34.

  La Commissione respinge l'emendamento Bragantini 2.34.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, constatata l'assenza dei presentatori dell'emendamento Toninelli 2.35, avverte che si intende che vi abbiano rinunziato.

  Nazzareno PILOZZI (SEL) illustra il suo emendamento 2.36.

  Emanuele FIANO (PD), rilevato che alcuni emendamenti sono in parziale contraddizione con la richiesta di avere una speciale attenzione nei procedimenti di revisione costituzionale, preannuncia il suo voto contrario.

  Nazzareno PILOZZI (SEL) chiarisce che gli emendamenti del suo gruppo mirano non solo ad ampliare le garanzie nel procedimento di revisione costituzionale delineato dal provvedimento in esame, ma, quando è possibile, anche a rendere più razionale l'organizzazione dei lavori del comitato.

  La Commissione respinge l'emendamento Pilozzi 2.36.

  Francesco SANNA (PD) sottoscrive l'emendamento Nuti 2.37, al fine di consentirne la discussione. Osserva che, da parte di alcuni gruppi e di alcuni settori dell'opinione pubblica, si sostiene che la maggioranza sarebbe contraria a un metodo di revisione costituzionale aperto alla partecipazione dei cittadini. Sottolinea invece che tale apertura è importante per il suo gruppo, il quale ritiene che potrà essere prevista in sede di autoregolamentazione dei lavori del Comitato.

  Rosy BINDI (PD) invita ad usare una particolare prudenza su questa materia, evitando di confondere la partecipazione popolare nella fase istruttoria dei lavori del Comitato con la verifica del consenso sulle riforme costituzionali e ricorda che lo strumento proprio per la verifica del consenso del corpo elettorale è il referendum e che nel disegno di legge in esame il referendum sulle riforme costituzionali è stato ricondotto – da strumento della maggioranza – a strumento delle minoranze, come è nella sua natura.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, propone l'accantonamento dell'emendamento Nuti 2.37, sottoscritto dal deputato Sanna, per riprenderne la discussione nella seduta di domani.

  La Commissione acconsente.

  Francesco Paolo SISTO, presidente e relatore, constatata l'assenza dei presentatori degli emendamenti Toninelli 2.38, Cozzolino 2.39, D'Ambrosio 2.01 e Dadone 2.02, avverte che si intende che vi abbiano rinunziato. Rinvia quindi il seguito dell'esame alla seduta prevista per domani alle ore 10.

  La seduta termina alle 22.50.

AVVERTENZA

  Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

SEDE REFERENTE

Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della Pag. 35contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore.
Testo base C. 1154 Governo, C. 15 d'iniziativa popolare, C. 186 Pisicchio, C. 199 Di Lello, C. 255 Formisano, C. 664 Lombardi, C. 681 Grassi, C. 733 Boccadutri, C. 961 Nardella, C. 1161 Rampelli, C. 1325 Gitti e petizione n. 43.

ERRATA CORRIGE

  Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 57 del 17 luglio 2013, a pagina 92., prima colonna, trentaseiesima riga, il numero: «7.5» è sostituito dal seguente «7.6».

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