CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 23 luglio 2013
60.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
Pag. 4

COMITATO PERMANENTE SULL'AFRICA E LE QUESTIONI GLOBALI

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Martedì 23 luglio 2013. — Presidenza del presidente Arturo SCOTTO.

  La seduta comincia alle 8.40.

Sul programma dei lavori del Comitato.

  Arturo SCOTTO, presidente, nel ringraziare i colleghi della Commissione per la costituzione del Comitato sull'Africa, afferma di aver voluto fortemente questa occasione di approfondimento di un tema che ritiene centrale e sul quale auspica si possa lavorare con costanza ed impegno.
  Ricorda che la riunione odierna è finalizzata ad una prima riflessione volta a programmare i lavori del Comitato.
  Ringrazia altresì i gruppi parlamentari per la fiducia accordata nell'affidargli la presidenza del Comitato, che simboleggia l'indicazione di una priorità politica relativa all'Africa da parte della Commissione.
  Rammenta che nella XV legislatura la Commissione Esteri aveva costituito un Comitato permanente per l'Africa, presieduto dall'onorevole Patrizia Paoletti Tangheroni, che, prima dello scioglimento anticipato, Pag. 5ebbe soltanto il tempo per svolgere un'audizione del competente viceministro Patrizia Sentinelli.
  Considera particolarmente importante in questa legislatura la ripresa di tale istanza, anche alla luce dei recenti sviluppi che rendono sempre più strategico il continente africano.
  Sulla base del regolamento e della prassi, i Comitati permanenti svolgono da un lato attività conoscitiva per approfondire temi di interesse particolare, dall'altro esercitano il controllo parlamentare sulle politiche governative nel settore di competenza.
  Ritiene perciò opportuno avviare appena possibile un confronto diretto con gli esponenti del Governo incaricati di seguire l'Africa, vale a dire il viceministro Pistelli (per l'Africa Subsahariana) e il sottosegretario Giro (per l'Africa australe).
  Segnala che interlocutori istituzionali del Comitato potranno essere i rappresentanti delle Organizzazioni internazionali e delle ONG impegnate in Africa, nonché il corpo diplomatico residente a Roma.
  Al fine di rendere efficace l'azione del Comitato, ritiene sia opportuno individuare alcuni ambiti specifici su cui concentrare l'attenzione. Fa riferimento, ad esempio, alla possibilità di approfondire le situazioni di conflitto che caratterizzano drammaticamente molte regioni dell'Africa, eventualmente promuovendo un'indagine conoscitiva. Afferma di aver pensato, tra le altre, alle zone del Sahel, del Corno d'Africa, alla regione dei Grandi Laghi: luoghi caratterizzati da situazioni politiche molto significative.
  Rileva che le questioni globali che, a partire dall'Africa ma anche in senso più ampio, il Comitato potrebbe affrontare, riguardano la salute, il clima, l'ambiente, il lavoro ed il cibo. A tale ultimo proposito ritiene che l'Expo 2015 possa rappresentare una utilissima occasione per avviare un approfondimento serio su temi quali la lotta alla povertà e la sicurezza alimentare.
  Sottolinea che, naturalmente, ove alcuni temi fossero di interesse anche di altri Comitati, potrebbe essere valutata la possibilità di attività comuni. In tal senso, richiama esplicitamente il Comitato sull'Agenda globale post-2015, presieduto dall'Onorevole Spadoni.
  Ricorda infine che nelle precedenti legislature la Commissione esteri ha più volte collaborato con l'Associazione dei parlamentari europei per l'Africa (AWEPA), ospitando da ultimo l'anno scorso un seminario internazionale. Si è quindi costituita una sezione italiana dell'AWEPA, che potrebbe essere ricostituita in questa legislatura. Esprime un particolare auspicio in tal senso, sottolineando la funzione di empowerment che tale collaborazione potrebbe svolgere nei confronti dei Parlamenti africani soprattutto constatando come sia, di solito, piuttosto raro il coinvolgimento attivo di istituzioni parlamentari africane in consessi ed iniziative di respiro internazionale. Segnala che l'Onorevole Quartapelle Procopio sta già lavorando attivamente su questo tema.
  Auspica altresì che si sviluppi un maggiore raccordo con il Parlamento europeo e con gli altri Parlamenti nazionali proprio per ampliare le relazioni con i Parlamenti africani.
  Nell'invitare tutti i colleghi a formulare osservazioni e proposte sulla programmazione dei lavori del Comitato, ritiene che si potrebbe comunque tentare di prevedere, prima della pausa estiva, un'altra riunione svolgendo un'audizione a titolo introduttivo, ad esempio, se possibile, della rappresentanza in Italia dell'Unione africana.

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD) ritiene molto importante il tema dell'Africa soprattutto per il fatto che essa ha assunto oggi un ruolo, nell'ambito delle relazioni internazionali, mai svolto prima d'ora. Afferma che l'Africa non è più considerata il «continente senza speranza» al quale si guardava negli anni novanta ed ha iniziato a svolgere una parte attiva nelle relazioni internazionali anche attraverso la ricerca di rapporti di partnership con i Paesi di altri continenti. Si augura che il Comitato avvii i propri lavori forte di tale consapevolezza.Pag. 6
  In particolare ritiene opportuno rafforzare il rapporto tra Italia e Africa soprattutto sui temi economici.
  Riprende il tema dell'Expo 2015, già richiamato dal Presidente Scotto, al fine di sottolinearne l'imperdibile opportunità, in particolare con riferimento ai temi dell'accesso al cibo, della salute globale, della sostenibilità ambientale.
  Accoglie con favore la proposta di un'audizione di alcuni rappresentanti del corpo diplomatico africano, in particolare dell'ambasciatore etiope in rappresentanza dell'Unione africana e suggerisce un incontro anche con il decano del corpo diplomatico africano, l'ambasciatore congolese, che possa rappresentare l'avvio di un dialogo continuo e sistematico tra il Parlamento e le istituzioni africane del quale, ad oggi, lamenta l'assoluta inadeguatezza.

  Manlio DI STEFANO (M5S) esprime l'auspicio che il lavoro del Comitato possa essere fruttuoso e possa svolgere approfondimenti utili per conoscere davvero il continente africano. A tal fine ritiene che sarebbe utile affrontare il tema con un approccio improntato alla «deistituzionalizzazione» poiché, avendo visitato e conosciuto l'Africa in modo profondo ed avendo invece ascoltato, in occasione della scorsa Giornata dell'Africa, un intervento del Ministro Bonino assolutamente deludente, ritiene che possa essere molto più proficuo affrontare l'argomento attraverso la testimonianza di coloro che vivono da vicino il continente africano. A tal fine suggerisce, con riferimento al programma delle audizioni, che sarebbe più costruttivo ascoltare le ONLUS oltre alle ONG, essendo le prime realtà più piccole e capillarmente operative sul territorio.
  Invita ad approfondire prioritariamente i veri problemi dell'Africa, quali l'elevato tasso di corruzione nelle istituzioni, l'iniquo sfruttamento del suolo, il divario esistente tra le zone di città e le zone rurali acuito dal forte processo di urbanizzazione in atto.

  Pia Elda LOCATELLI (Misto-PSI-PLI) esprime consenso per l'iniziativa di costituire il Comitato sull'Africa e condivide pienamente l'intenzione di agire in collegamento coordinato con altre istituzioni anche al fine di evitare sovrapposizioni ed inutili doppioni. Ritiene utile definire una mappa di collaborazioni e, a tale riguardo, desidera avanzare due suggerimenti. Insieme all'onorevole Mogherini, nell'ambito dell'Intergruppo parlamentare per la cooperazione internazionale allo sviluppo, ha avuto un incontro con il Direttore per le relazioni esterne del Global Fund per la lotta all'Aids, la tubercolosi e la malaria e ritiene possa essere utile proporre al Comitato di ascoltarne i rappresentanti e sostenere l'intenzione che l'Italia torni a giocare un ruolo centrale nel finanziarlo. Il secondo suggerimento di interlocuzione è con l'Intergruppo parlamentare «Salute globale e diritti delle donne».
  Segnala il proprio disaccordo con l'onorevole Di Stefano quanto all'intenzione di deistituzionalizzare il tema dell'Africa. Si professa forte sostenitrice delle istituzioni e ritiene che, proprio in considerazione dell'importanza del tema affrontato, si sia in dovere di affrontarlo in ambito istituzionale seppur non «ingessato».

  Alessandro DI BATTISTA (M5S) formula l'augurio al presidente per un ottimo lavoro e si dice certo che il Comitato produrrà buoni risultati. Sostiene che l'Africa meriti un trattamento ben diverso da quello che negli anni i Paesi occidentali le hanno riservato. Afferma che chi, come lui, è stato in Africa e la conosce da vicino sa che ciò di cui c’è bisogno non è dare di più, bensì sottrarre di meno. Ricordando al riguardo la sua esperienza in un villaggio del Katanga, rileva che l'Africa va trattata come un continente ricchissimo che è stato, da sempre, sfruttato dalla colonializzazione – non più solo dagli occidentali ma, negli ultimi tempi, anche dai cinesi – che ne ha distrutto ricchezze materiali e sradicato antiche culture e civiltà. Cita, ad esempio, la comunità Bantu.
  Quanto ai rapporti tra Italia e Africa, sostiene la complessiva inadeguatezza Pag. 7della politica estera del nostro Paese, della quale ritiene il recente caso kazako un esempio eloquente, ed auspica un approccio «rivoluzionario» nel trattare il tema.
  Concorda con il collega Di Stefano quanto alla proposta di incontrare piccole ONLUS, attive sui territori africani, che vivono a stretto contatto con le problematiche più vere.
  Invita ad affrontare il tema del cibo sostituendo il concetto di sicurezza alimentare con quello più corretto di sovranità alimentare.

  Arturo SCOTTO, presidente, ringrazia i colleghi per l'attenzione e per gli interventi svolti da cui sono emerse diverse suggestioni ed utili spunti per l'agenda di lavoro.
  Si dice d'accordo con la proposta dell'onorevole Di Stefano di allargare il campo di interlocuzione al fine di ottenere uno sguardo molto ampio sul continente africano.
  Propone di convocare nuovamente il Comitato sull'Africa in una giornata della prossima settimana e chiede a tutti i colleghi di fornire le proprie indicazioni e priorità al fine di poter redigere un programma di audizioni per i mesi di settembre ed ottobre prossimi.

  La seduta termina alle 9.

SEDE REFERENTE

  Martedì 23 luglio 2013. — Presidenza del presidente Fabrizio CICCHITTO. – Interviene il viceministro degli affari esteri, Marta Dassù.

  La seduta comincia alle 9.

Ratifica ed esecuzione del Trattato sul commercio delle armi, adottato a New York dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 2 aprile 2013.
C. 1239 Mogherini ed altri e C. 1271 Marazziti ed altri.

(Esame e rinvio – Adozione del testo base).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Federica MOGHERINI (PD), relatore, si dichiara particolarmente lieta di potere illustrare questa proposta di legge di autorizzazione alla ratifica del Trattato internazionale sul commercio delle armi convenzionali (Arms Trade Treaty – ATT): questa iniziativa – di cui è la prima presentatrice – costituisce in un certo senso la naturale prosecuzione della risoluzione adottata all'unanimità dalla nostra Commissione il 26 giugno scorso, che ha sintetizzato la peculiare attenzione con la quale la Camera segue le problematiche del disarmo, nella prospettiva di mantenere sempre all'avanguardia la nostra legislazione sul controllo dei materiali di armamento, nel solco dei princìpi tracciati dalla legge n. 185 del 1990.
  Esprime apprezzamento per l'azione sinergica che si sta concretizzando sul tema del commercio delle armi testimoniata dalla presentazione di un'altra proposta di legge, quella di iniziativa del collega Marazziti, poi sottoscritta da colleghi appartenenti a diversi gruppi, e dall'intenzione del Governo di adottare un disegno di legge che, ad oggi, non risulta tuttavia ancora presentato alle Camere.
  Fa presente che il Trattato in esame è stato adottato il 2 aprile scorso dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, con il voto favorevole di 154 Paesi (tra cui l'Italia, tutti i paesi dell'Unione europea, gli Stati Uniti, gran parte degli Stati dell'America Latina e dell'Africa), il voto contrario di soli 3 Paesi (Iran, Siria e Corea del Nord) e 23 astensioni (tra cui quelle di Russia, Cina, India, Indonesia, Egitto, Arabia Saudita). Il Trattato, aperto alla firma il 3 giugno 2013 a New York, ha raccolto sinora 72 sottoscrizioni, tra cui quella dell'Italia: l'entrata in vigore dell’Arms Trade Treaty avverrà solo novanta giorni dopo il deposito dello strumento di ratifica da parte di almeno cinquanta Stati. Ricorda che il processo negoziale per la definizione del Trattato è stato particolarmente laborioso e ha le sue radici negli anni Novanta, quando gli attori Pag. 8della società civile e i premi Nobel per la pace segnalarono con particolare forza la necessità e l'urgenza di definire uno strumento di diritto internazionale per regolamentare il commercio delle armi e per contrastare quei traffici illeciti che alimentano instabilità, conflitti, povertà e gravi violazioni dei diritti umani.
  Evidenzia che il nostro Paese si è impegnato, in maniera attiva nel corso del lungo iter diplomatico, affinché lo spirito del Trattato fosse in linea con le proprie priorità negoziali e con quanto da sempre sostenuto nell'ambito della tutela e della promozione dei diritti umani, del disarmo, della cooperazione e dello sviluppo e nel rispetto delle norme di diritto internazionale umanitario e con il richiamo all'obbligo di risolvere le controversie internazionali con mezzi pacifici. L'avvento della nuova Amministrazione USA guidata da Barack Obama nel 2008 ha indubbiamente impresso un nuovo impulso al processo negoziale, così come ha svolto un ruolo centrale quella larga coalizione costituita da Stati dell'America Latina, dell'Africa e da molti Paesi europei (a partire proprio dall'Italia) che si è progressivamente venuta raccogliendo intorno all'obiettivo condiviso di regolamentare su scala internazionale il commercio di armi convenzionali.
  Rileva che il Trattato, pur essendo in alcuni punti frutto di un difficile compromesso, rappresenta un importante strumento di diritto internazionale concepito per il contrasto al traffico illecito o alla diversione di armamenti convenzionali, con l'intento di superare quella condizione di incertezza, disomogeneità tra Stati o talvolta addirittura di vuoto normativo in materia di regolamentazione del commercio delle armi, affermando tra gli Stati parte princìpi di responsabilità, trasparenza, controllo e cooperazione nel settore.
  In particolare, l'obiettivo del Trattato, così come enunciato all'articolo 1, è l'introduzione di standard comuni legalmente vincolanti per l'importazione, l'esportazione e il trasferimento delle armi convenzionali, che siano riconosciuti nella misura più larga possibile all'interno della comunità internazionale e che contribuiscano alla pace, alla sicurezza e alla stabilità internazionali.
  Segnala che, ad ispirazione e riferimento concettuale del Trattato vengono richiamati proprio i pilastri su cui si fonda l'intero sistema delle Nazioni Unite: pace, sicurezza, sviluppo e diritti umani, pilastri che sono tra loro strettamente interconnessi e che si rafforzano secondo un criterio di reciprocità.
  L'ambito di applicazione dell’Arms Trade Treaty è definito all'articolo 2, nel quale si precisano le otto categorie di armi a cui le disposizioni del Trattato si applicano: carri armati, mezzi corazzati da combattimento, sistemi di artiglieria di grosso calibro, aerei da combattimento, elicotteri da attacco, navi da guerra, missili e lanciamissili (sette tipologie di armamento già previste dal Registro per le armi convenzionali delle Nazioni Unite istituito nel 1991), oltre alle armi leggere e di piccolo calibro.
  Nel fare presente che le munizioni, le parti e i componenti delle armi non sono direttamente oggetto del Trattato, circostanza questa da alcuni segnalata come un limite del Trattato, segnala che agli articoli 3 e 4 si prevede che ciascuno Stato parte stabilisca un sistema nazionale di controllo per regolarne l'esportazione in relazione alle categorie di armi elencate dal citato articolo 2.
  L'articolo 5 contiene le disposizioni di attuazione del Trattato, con la previsione di un sistema nazionale e di una lista di controllo sulle attività di importazione, esportazione e trasferimento delle armi convenzionali che ciascun Paese dovrà comunicare al Segretariato istituito dal Trattato. Lo stesso Segretariato provvederà a condividere tali informazioni con gli altri Stati parte.
  La previsione più rilevante ed innovativa introdotta dall’Arms Trade Treaty è quella contenuta all'articolo 6: una golden rule a tutela dei diritti umani e dei princìpi di diritto internazionale umanitario. È previsto infatti che ogni Stato parte debba negare automaticamente l'autorizzazione Pag. 9al trasferimento di armi convenzionali, munizioni, parti o componenti, qualora ciò sia in contrasto con obblighi derivanti da risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU (con particolare riferimento a misure di embargo sulle armi) o da accordi internazionali per il contrasto di traffici illeciti di armi convenzionali o qualora si accerti la circostanza che tali materiali possano essere impiegati per commettere crimini internazionali, crimini contro l'umanità, atti di genocidio, crimini di guerra, attacchi contro obiettivi civili o comunque ogni altra azione di grave violazione delle Convenzioni di Ginevra del 1949.
  L'articolo 7 approfondisce e precisa i termini nei quali le autorità nazionali competenti dovranno regolamentare il commercio e il trasferimento di armi convenzionali, valutando – anche ove l'esportazione di armamenti non sia espressamente vietato ai sensi dell'articolo 6 – in modo obiettivo e non discriminatorio e prendendo in considerazione tutti i fattori rilevanti, il potenziale impatto di tale attività sul mantenimento o sulla messa in pericolo della pace e della sicurezza, sulle possibili violazioni che si possano produrre in relazione ai diritti umani, al diritto internazionale umanitario o ai Protocolli internazionali in materia di terrorismo o di criminalità organizzata trans-nazionale.
  In questo ambito, una previsione normativa particolarmente rilevante e innovativa è quella contenuta dal paragrafo 4 del citato articolo 7, secondo la quale gli Stati parte dovranno valutare se le armi convenzionali, le munizioni, le parti o componenti oggetto del commercio o del trasferimento possano essere usate per «commettere o facilitare seri atti di violenza di genere o seri atti di violenza contro donne e minori».
  Altra previsione rilevante del Trattato è quella contenuta dall'articolo 11 in materia di prevenzione dal rischio di diversione, secondo la quale ogni Stato parte coinvolto nel commercio e nel trasferimento di armi convenzionali dovrà cercare di impedirne la diversione attraverso i sistemi di controllo attivati su base nazionale ai sensi dell'articolo 5, verificando ogni possibile misura di mitigazione e di scambio di informazione tra i Paesi interessati. Ove si accerti la sussistenza di un'attività di diversione, dovranno essere adottate misure adeguate, con avvisi agli Stati coinvolti, esame delle spedizioni, indagini e azioni legali.
  Gli Stati parte si impegnano inoltre a regolare in accordo con le norme di diritto internazionale le attività di transito, trasbordo (articolo 9) e brokeraggio (articolo 10) di armi convenzionali che avvengano sul loro territorio o sotto la loro giurisdizione, proprio al fine di evitare azioni di triangolazione.
  Importanti infine sono le misure di trasparenza introdotte dal Trattato: l'articolo 12, in tal senso, dispone che ogni Stato parte debba mantenere registri nazionali delle autorizzazioni concesse e delle esportazioni di armi convenzionali che sono state effettuate, con specifiche informazioni sulla quantità, sul valore e sulle tipologie degli armamenti trasferiti, sugli Stati di importazione, di esportazione, di transito e sugli utilizzatori finali.
  L'articolo 13 prevede inoltre che ogni Stato parte, entro un anno dall'entrata in vigore dell’Arms Trade Treaty, debba presentare al Segretariato un rapporto iniziale relativo alle misure adottate per l'implementazione delle disposizioni contenute nel Trattato stesso, oltreché successive relazioni a cadenza annuale sulle attività svolte nell'ambito del commercio e del trasferimento di armi convenzionali.
  L'articolo 14 dispone che ogni Stato parte adotti le misure necessarie per adeguare la normativa interna alle disposizioni contenute nel Trattato.
  A tale riguardo, riprendendo quanto affermato, rileva come la normativa italiana sul controllo dei materiali di armamento (legge 9 luglio 1990, n. 185) rappresenti ancora oggi una delle discipline più avanzate e stringenti su scala globale, e che il recepimento della direttiva 2009/43/CE sul controllo dei trasferimenti dei materiali di armamento in ambito comunitario (avvenuto attraverso il decreto legislativo Pag. 1022 giugno 2012, n. 105) abbia consentito di preservare e aggiornare gli alti standard già vigenti in materia, permettendo al nostro ordinamento di essere già in condizione di dare piena attuazione alle previsioni del Trattato. Nel ricordare, inoltre, la recente discussione svolta dalle Commissioni competenti sull'articolo 48 del cosiddetto «decreto del fare» in materia di cooperazione tra Stati nel settore della difesa, evidenzia che, a suo avviso, sia il Trattato in esame sia la legge n. 185 del 1990 devono costituire i confini all'azione del nostro Paese in questa materia. Proprio in quest'ottica, segnala l'approvazione dell'emendamento che ha eliminato il riferimento all'attività di tipo contrattuale tra quelle in merito alle quali il Ministero della difesa avrebbe potuto svolgere la sua attività di supporto.
  Sottolinea che lo spirito dell’Arms Trade Treaty appare pienamente coerente con gli indirizzi di azione internazionale che l'Italia persegue già nell'ambito della tutela e della promozione dei diritti umani, del disarmo, della cooperazione allo sviluppo, del contrasto alle reti trans-nazionali della criminalità organizzata e del terrorismo.
  L'Italia ha tra l'altro già firmato e ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, di cui sono parte 176 Stati, ed in particolare il suo Protocollo contro la produzione illecita ed il traffico di armi da fuoco, loro parti, componenti e munizioni, supplemento della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, che presenta diversi punti di contatto con l’Arms Trade Treaty.
  L'entrata in vigore dell'ATT potrà rappresentare dunque un significativo strumento di implementazione di misure volte al contrasto dei traffici illeciti di armamenti su scala globale già adottate.
  Auspica una rapida conclusione dell’iter di approvazione del progetto di legge di autorizzazione alla ratifica, al fine di poter giungere al deposito dello strumento di ratifica al Segretario generale delle Nazioni Unite in occasione del UN Treaty Event del 24-26 settembre prossimi, consentendo all'Italia di essere tra i primi cinquanta Paesi che, attraverso la loro ratifica, potranno contribuire all'entrata in vigore di questo Trattato (al momento ratificato soltanto dall'Islanda e dalla Guyana), a testimonianza dell'impegno coerente e determinato del nostro Paese in materia di pace, sicurezza internazionale, controllo degli armamenti, disarmo, contrasto ai traffici illeciti di armi e al crimine organizzato.
  Propone infine ai colleghi l'adozione come testo base di un testo unificato delle proposte di legge assegnate (vedi allegato) comprensivo di un nuovo articolo in materia di copertura finanziaria al fine di consentire l'erogazione del contributo italiano al funzionamento del segretariato incaricato di monitorare l'attuazione del Trattato.

  Il viceministro Marta DASSÙ, ringraziando la relatrice Onorevole Mogherini e la Commissione per il lavoro svolto sulla materia del commercio delle armi, testimoniato anche dall'approvazione della risoluzione nella seduta del 26 giugno scorso, segnala che il Trattato in esame, pur rappresentando un compromesso fra diverse istanze, rappresenta un risultato diplomatico assai rilevante.
  Ricorda, infatti, che gli Stati Uniti, da sempre restii ad una regolamentazione del commercio delle armi nonché primo Paese esportatore di armamenti, hanno aderito a tale accordo. Fa presente che l'Italia, sia a livello istituzionale che di società civile, è da sempre impegnata sul tema del commercio delle armi; ne è prova l'attuale regolamentazione della materia nel nostro ordinamento rappresentata dalla legge n. 185 del 1990 che è da ritenersi, a suo avviso, una delle più avanzate al mondo. Segnala, pertanto, che l'entrata in vigore del Trattato non porterà alcuna necessità di modifica di tale impianto normativo.
  Nell'evidenziare l'importanza dell'articolo 6 del documento in materia di golden rule, auspica, quanto ai tempi necessari per la conclusione della procedura di ratifica del Trattato che tale procedura possa concludersi rapidamente per consentire Pag. 11all'Italia di presentarsi quale «socio fondatore» in occasione dell’UN Treaty Event del 24 settembre prossimo, programmato a New York a margine dei lavori dell'Assemblea generale dell'ONU.
  Fa presente che il 22 luglio scorso il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge di ratifica del Trattato che ha previsto una clausola di copertura finanziaria del tutto identica a quella proposta dalla relatrice nel testo unificato da adottare quale testo base per l'esame della Commissione.
  Ricorda, infatti, che il Governo ha quantificato in 50 mila euro annui l'onere finanziario necessario per il funzionamento del Segretariato previsto dal Trattato.
  Conclude segnalando alla Commissione che la materia disciplinata dal Trattato rientra tra quelle di competenza legislativa concorrente dell'Unione europea. Al riguardo rileva che esistono due decisioni del Consiglio europeo, risalenti al 27 maggio e al 22 luglio scorsi, relative al trattato stesso che devono essere esaminate dal Parlamento europeo. Sarebbe importante, a suo avviso, che la Commissione si attivi in tutte le sedi opportune per permettere che il Parlamento europeo, nella prossima sessione plenaria di settembre, possa pronunciarsi tempestivamente.

  Mario MARAZZITI (SCpI), nel ringraziare il sottosegretario Dassù per il suo intervento e la collega Mogherini per le considerazioni appena svolte, accoglie con favore la proposta di testo unificato presentata, anche in quanto comprensiva dell'articolo in materia di copertura finanziaria, ed auspica una celere conclusione della procedura di ratifica in vista dell’UN Treaty Event del 24 settembre prossimo. Evidenzia che il Trattato in esame rappresenta un risultato di grande rilievo in considerazione dell'opposizione delle grandi lobbies dei produttori delle armi ad ogni ipotesi di accordo. Nel ricordare che l'Italia possiede una normativa all'avanguardia sul tema delle armi, quale quella disposta dalla legge n. 185 del 1990, segnala l'opportunità di presentare, nel corso dell'esame che verrà svolto dall'Assemblea una volta conferito dalla Commissione il mandato al relatore, un ordine del giorno che dia conto della necessità di applicare il Trattato nel pieno rispetto della legge citata. Evidenzia, infine, la necessità di proseguire in tutte le sedi il lavoro dell'Italia finalizzato a migliorare l'articolato in esame relativamente agli aspetti del commercio delle armi con gruppi privati e a quelli del commercio delle componenti delle armi medesime e delle munizioni.

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD) ringrazia la collega Mogherini per il lavoro svolto e condivide la considerazione relativa alla necessità di una rapida conclusione della procedura di ratifica. Auspica, inoltre, che la Camera dei deputati possa esaminare quanto prima la relazione annuale che il Governo è tenuto presentare al Parlamento ai sensi della legge n. 185 del 1990.

  Pia Elda LOCATELLI (Misto-PSI-PLI), nel fare presente che l'Italia sarà uno dei primi Paesi a ratificare il Trattato e nel ricordare che l'iniziativa volta a concludere un accordo sul commercio delle armi, è da ricondurre all'impegno ventennale della società civile e dei Premi Nobel per la pace dell'epoca, si impegna a dare seguito alla richiesta del Governo di adoperarsi affinché il Parlamento europeo si esprima quanto prima sulle decisioni adottate dal Consiglio europeo relativamente al documento in esame.

  Il viceministro Marta DASSÙ, replicando all'Onorevole Quartapelle Procopio, dichiara di condividere l'opportunità di esaminare quanto prima la relazione ai sensi della legge n. 185 del 1990 da poco trasmessa dal Governo alle Camere.

  La Commissione adotta come testo base il testo unificato predisposto dalla relatrice.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che, nessun altro chiedendo di intervenire, Pag. 12è concluso l'esame preliminare del provvedimento, che sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Ricorda che, come di consueto, se non vi sono specifiche segnalazioni da parte dei Gruppi, si intende che si sia rinunziato al termine per la presentazione degli emendamenti.

Ratifica ed esecuzione del Protocollo d'intesa tra il Governo della Repubblica italiana e l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura relativo al funzionamento in Italia, a Perugia, dell'UNESCO Programme Office on Global Water Assessment, che ospita il Segretariato del World Water Assessment Programme, fatto a Parigi il 12 settembre 2012.
C. 1247 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e conclusione).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 2 luglio scorso.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni Affari costituzionali, Giustizia, Bilancio, Finanze, Ambiente e Lavoro.

  Manlio DI STEFANO (M5S) nel dichiarare il voto contrario del suo gruppo per il conferimento del mandato al relatore a riferire in Assemblea, rileva che il Protocollo d'intesa in esame, pur condivisibile nei fini, non sembra affrontare adeguatamente alcuni nodi relativi alla effettiva funzionalità del Programme Office on Global Water Assessment dell'UNESCO. Fa presente, infatti, che non esiste né un dettaglio delle spese necessarie per la gestione del Segretariato né un'indicazione analitica degli emolumenti spettanti al relativo personale né un'enucleazione dei criteri di individuazione di tale personale. Evidenzia, peraltro, che non è chiara la motivazione che ha portato alla scelta di Perugia quale sede del Segretariato. Nel fare presente che da un'analisi del sito internet relativo al programma WWAP dell'UNESCO si evince che non sia ancora stato presentato il Rapporto per l'anno 2012 e che non risulta che l'UNESCO abbia mai preso contatti con organismi, quale ad esempio il Forum mondiale dell'acqua, impegnati da sempre a lavorare su queste tematiche, osserva che sarebbe necessario una maggiore trasparenza nella definizione delle norme che disciplinano concretamente il funzionamento del programma WWAP.

  Vincenzo AMENDOLA (PD), nel preannunciare il voto favorevole del suo gruppo sul conferimento del mandato al relatore, ritiene che la Commissione abbia approfondito a sufficienza nelle sedute precedenti le questioni riguardanti il Protocollo d'intesa oggi in discussione. Pur condividendo le preoccupazioni del collega Di Stefano relative all'utilizzo delle risorse necessarie al funzionamento del Segretariato, ricorda, al riguardo, che il programma WWAP è istituito in seno ad una organizzazione sovranazionale quale è l'UNESCO e sottolinea, inoltre, che ogni aspetto di copertura finanziaria è stato valutato dalle Commissioni competenti in sede consultiva. Rileva che il programma WWAP costituisce uno strumento fondamentale per intervenire sulla tematica dell'acqua che costituisce da sempre motivo di scontro e di diseguaglianze. Osserva che la scelta di Perugia quale sede del Segretariato è stata motivata dalla propensione della città a proiettarsi all'estero anche in considerazione della presenza dell'Università per gli stranieri.

  Il viceministro Marta DASSÙ, replicando all'Onorevole Di Stefano, segnala che il rapporto del Segretariato ha cadenza triennale e non annuale. Osserva che è stata l'Italia a insistere per ottenere che il Segretariato per il programma WWAP avesse sede a Perugia e, nel condividere ogni sollecitazione finalizzata ad una verifica attenta degli oneri relativi al funzionamento degli Accordi internazionali, evidenzia tuttavia che tale protocollo d'intesa realizza un significativo risparmio di risorse pari a circa il 34 per cento rispetto ai precedenti calcoli.

Pag. 13

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione delibera di conferire il mandato al relatore, Onorevole Sereni, di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

  Fabrizio CICCHITTO, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

  La seduta termina alle 9.50.

COMITATO PERMANENTE SULL'AGENDA GLOBALE POST-2015, COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E PARTENARIATO PUBBLICO E PRIVATO

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Martedì 23 luglio 2013. — Presidenza del presidente Maria Edera SPADONI.

  La seduta comincia alle 15.10.

Sul programma dei lavori del Comitato.

  Maria Edera SPADONI, presidente, segnala che lo scopo della seduta è in primo luogo quello di individuare le possibili linee di azione del Comitato nei prossimi mesi.
  Ritiene importante che le sedute del Comitato avvengano con una certa periodicità, tendenzialmente ogni due settimane, possibilmente anche con regolarità per quanto riguarda il giorno della settimana e l'orario, ovviamente tenendo conto dei lavori dell'Assemblea e della Commissione plenaria. Auspica inoltre una assidua partecipazione ai lavori di tutti i componenti.
  In relazione ai temi di lavoro, ricorda che nella scorsa legislatura presso la III Commissione era stato costituito il Comitato permanente sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio, presieduto da Enrico Pianetta. Rammenta che tali Obiettivi sono stati adottati dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2000, con scadenza al 2015, per individuare parametri concreti per le azioni volte a sradicare la povertà estrema e la fame, sviluppare l'istruzione primaria e la parità dei sessi, migliorare la salute, specialmente materna e infantile, garantire la sostenibilità ambientale, promuovere un partenariato mondiale per lo sviluppo.
  Osserva che il Comitato ha svolto un lavoro approfondito su tali temi, in particolare attraverso una esaustiva indagine conoscitiva svoltasi nella prima parte della legislatura. In quella sede sono emerse numerose criticità, a partire dal quadro assai disomogeneo, sia a livello geografico che per temi, nel raggiungimento degli Obiettivi e la perdurante grave situazione economica non ha certo contribuito in questi ultimi anni a facilitarne la realizzazione.
  In questo quadro, a partire dal Millennium Summit del 2010, si è istituzionalizzato il dibattito sulle prospettive dello sviluppo dopo il 2015. Tale processo viene appunto indicato come Agenda post-2015. Come possibile punto di partenza dell'analisi per il lavori del Comitato segnala che lo scorso 30 maggio è stato pubblicato il rapporto A New Global Partnership: Eradicate Poverty and Transform Economies through Sustainable Development, redatto dall'High Level Panel nominato dal Segretario generale Ban Ki-moon. Ricorda inoltre che nel prossimo mese di settembre, l'Assemblea generale dell'ONU terrà un evento speciale sui seguiti delle attività volte al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio.
  Ritiene opportuno, pertanto, procedere ad alcune audizioni, a cominciare da rappresentanti del mondo del volontariato e delle ONG, per acquisire elementi sul dibattito in atto procedendo, eventualmente, allo svolgimento di un'indagine conoscitiva sul tema.
  Sottolinea che, a partire dal Forum di alto livello di Busan del 2011, è in corso un dibattito sul passaggio da una visione centrata sull'efficacia dell'aiuto a quella dello sviluppo, con l'obiettivo di superare la dipendenza dei Paesi in via di sviluppo Pag. 14dai Paesi donatori, ponendo maggiore attenzione ai risultati concreti delle azioni intraprese. A suo parere occorre quindi prestare ascolto a chi opera direttamente sul campo, anche attraverso un approfondimento sui singoli obiettivi.
  Quanto all'aspetto strettamente correlato della cooperazione allo sviluppo, ritiene che il tema più urgente – pur tenendo conto del fatto che il Comitato non svolge una funzione legislativa – sia quello della riforma complessiva della legge n. 49 del 1987. Anche in questo caso suggerisce di partire da un ciclo di audizioni per individuare gli aspetti critici, ivi incluso l'approfondimento del partenariato tra pubblico e privato.
  Segnala che il Comitato può svolgere un esame istruttorio di documenti assegnati alla III Commissione. Nella scorsa legislatura il Comitato sugli Obiettivi del Millennio ha esaminato la Relazione previsionale e programmatica sull'attività di cooperazione allo sviluppo, predisposta dal Ministero degli affari esteri, e la Relazione sull'attività di banche e fondi di sviluppo a carattere multilaterale, redatta dal Ministero dell'economia e delle finanze. In questa legislatura non sono ancora stati trasmessi atti rientranti in questa tipologia. Ricorda che in ambito europeo vi è una cospicua produzione di documenti sulla tematica dello sviluppo che possono essere esaminati e valutati dal Comitato, anche perché sul piano finanziario la cooperazione italiana si svolge in larga misura attraverso le strutture UE, senza che a ciò corrisponda una significativa presenza del nostro Paese in tale ambito.
  Fa presente che la Relazione previsionale e programmatica sull'attività di cooperazione allo sviluppo per il 2013 indica le linee prioritarie nei Balcani, nella sponda sud del Mediterraneo e nell'Africa subsahariana. Occorre a suo avviso anche un approfondimento sulle ragioni dello scarso intervento italiano in alcune realtà.
  Richiama e fa sue le considerazioni svolte dal presidente del Comitato permanente sull'Africa e le questioni globali Arturo Scotto nella seduta antimeridiana, circa l'opportunità di una collaborazione tra i diversi Comitati. In conclusione dichiara la massima apertura verso i suggerimenti e le proposte sui futuri lavori del Comitato provenienti da tutti i gruppi parlamentari.

  Federica MOGHERINI (PD) condividendo l'impostazione data dalla Presidente ai prossimi lavori del Comitato, pone l'accento sulla prioritaria necessità di riagganciarsi ai temi dell'agenda internazionale in materia di sviluppo, recuperando il tempo perso nel passaggio di legislatura.
  Concorda con la presidente sull'importanza del recente documento delle Nazioni Unite e sul prossimo appuntamento in sede di Assemblea generale, ritenendo che in questa fase si stia individuando la cornice entro la quale si svolgerà l'azione successiva. Evidenzia al riguardo che l'Italia non ha sinora ospitato nessuno degli incontri internazionali che sono in corso per approfondire temi specifici. Suggerisce la possibilità di eventuali sinergie con l'organizzazione dell'Expo 2015 che avrà come tema la nutrizione. Ritiene che rappresentanti delle ONG più attive in ambito internazionale potrebbero fornire al Comitato chiarimenti sugli sviluppi più recenti.
  Sul tema della riforma della legge n. 49 del 1987 in materia di cooperazione allo sviluppo, occorre a suo avviso evitare di ripartire nuovamente da zero, vanificando così il lavoro prezioso svolto nella passata legislatura e correndo il rischio di mancare ancora una volta l'obiettivo che si intende raggiungere.

  Paolo BENI (PD) condivide pienamente le considerazioni della collega Mogherini sulla riforma della normativa sulla cooperazione, anche sulla base della sua recente esperienza all'interno del settore delle ONG, a cominciare dall'importanza delle soluzioni individuate nella scorsa legislatura. Manifesta il suo apprezzamento per le proposte della presidente in ordine al programma dei lavori del Comitato, propedeutico ad un aggiornamento sul dibattito internazionale rispetto al quale è auspicabile un contributo anche da parte italiana. Pag. 15
  Ricorda che per molti degli Obiettivi individuati nel 2000 la loro realizzazione appare lontana e che in alcuni casi si sono compiuti a partire dal 2008 persino dei passi indietro. Giudica fondamentale un approccio trasversale che tenga conto degli aspetti economici, sociali, ed ambientali, nonché del regresso nella tutela dei diritti umani verificatosi negli ultimi anni, che dovrebbe caratterizzare in primo luogo l'azione dell'Italia e dell'Unione europea.
  Condivide la proposta di audire rappresentanti delle ONG, evitando però la pura ripetizione di incontri già svoltisi in anni precedenti. In relazione alle aree prioritarie di cooperazione, conclude osservando che l'Unione europea non dedica ancora sufficiente attenzione all'Africa subsahariana che diventerà cruciale nei prossimi anni, se non altro per i fattori demografici.

  Pia Elda LOCATELLI (Misto-PSI-PLI) dichiara di concordare con le considerazioni sinora formulate dai colleghi, volendo solo fornire alcune precisazioni. Innanzitutto, sottolinea il fatto che molti degli Obiettivi del Millennio sono finalizzati al miglioramento della condizione delle donne e che una maggiore attenzione alla dimensione di genere sia fondamentale anche alla luce delle maggiori difficoltà sinora verificatesi in questo campo. Ritiene inoltre che occorra una maggiore attenzione verso l'Africa subsahariana.
  Sulla riforma della cooperazione, in sintonia con la collega Mogherini, sottolinea che il Parlamento deve adottare un approccio fattivo. Per dare maggiore visibilità al tema dello sviluppo ribadisce l'importanza di una connessione più stretta con i lavori di preparazione dell'Expo 2015.

  Maria Edera SPADONI, presidente, ringrazia tutti gli intervenuti per gli spunti forniti. Condivide la sottolineatura della collega Locatelli della dimensione di genere dello sviluppo. Ritiene che un rapporto più stretto con il mondo del volontariato e delle ONG possa rappresentare una linea ascendente per portare la loro esperienza all'interno delle istituzioni.
  Auspica la possibilità di una riunione del Comitato prima della pausa estiva compatibilmente con l'andamento dei lavori in Commissione e in Assemblea.

  La seduta termina alle 15.40.

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